Indice 1 INTRODUZIONE 2 1.1 La galassia di Andromeda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 1.2 Curve di rotazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 2 ANALISI DATI 5 2.1 Le immagini radio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 2.2 Il metodo di estrazione della curva di rotazione . . . . . . . . . . . 6 2.3 Curva di rotazione di M 31 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 3 ANALISI DINAMICA DELLA CURVA DI ROTAZIONE 10 3.1 Massa stellare di Andromeda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3.2 Alone di materia oscura isotermo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 3.3 Alone di materia oscura con profilo di Burkert . . . . . . . . . . . 13 3.4 MOND: Modified Newtonian Dynamics . . . . . . . . . . . . . . . 15 3.5 Satelliti: curva di rotazione a grandi raggi . . . . . . . . . . . . . 17 4 CONCLUSIONI 20 1 1 INTRODUZIONE Questo lavoro di tesi tratta lo studio della presenza di materia oscura nella galassia di Andromeda, tramite l’analisi della sua curva di rotazione. 1.1 La galassia di Andromeda La galassia di Andromeda è la galassia a spirale più vicina alla nostra. Andromeda e la Via Lattea sono le più luminose di un insieme di galassie chiamato Gruppo Locale, che comprende più di 50 membri. Andromeda è chiamata anche M 31, essendo il trentunesimo oggetto catalogato da Charles Messier nel 1781 (catalogo degli oggetti non stellari). Figura 1: La galassia di Andromeda: confronto con le dimensioni angolari della luna La galassia di Andromeda è l’unica visibile a occhio nudo dall’emisfero Nord terrestre: il disco ottico è inclinato di circa 77◦ rispetto alla linea di vista e ha un raggio di 22 kpc; la galassia si estende per 1.5◦ ×3.3◦ sul piano del cielo. A occhio nudo se ne vede soltanto il nucleo centrale. Andromeda è di tipo morfologico Sb ed è costituita da un rigonfiamento centrale di stelle più vecchie, detto sferoide, e da un disco composto da stelle e gas atomico e molecolare. La galassia di Andromeda ha almeno 14 piccole galassie che orbitano attorno ad essa; la più luminosa di queste è M 32, facilmente visibile in figura. I modelli gerarchici di formazione 2 delle galassie prevedono che M 31 sia cresciuta grazie alla fusione di numerose piccole galassie satelliti con essa: i satelliti che si osservano oggi si fonderanno in futuro con la galassia stessa. La conformazione del nucleo, l’estensione dell’alone stellare e la presenza di zone disturbate nel disco sembrano confermare questa teoria: Andromeda rappresenta perciò un interessante oggetto per provare la validità di modelli cosmologici. La galassia di Andromeda ha una velocità sistemica negativa, ovvero si sta avvicinando a noi (con una velocità di circa 300 km/s): sembrerebbe quindi non seguire la legge di Hubble, ma questo è solo l’effetto del suo legame gravitazionale con la nostra galassia. In questo lavoro si assume una distanza di Andromeda di 785 kpc. 1.2 Curve di rotazione Un metodo efficace per indagare la presenza di materia oscura nelle galassie a disco risulta essere lo studio delle curve di rotazione, ovvero della relazione tra le velocità di rotazione delle stelle e del gas intorno al centro della galassia di appartenenza (v) e la loro distanza dal centro della stessa (r). Le curve di rotazione presentano un primo tratto di crescita rapida, caratterizzato da un andamento quasi lineare v(r) ∝ r (tipico della rotazione di un corpo rigido), che implica una densità di massa costante ρ(r) ∼ ρ0 . A distanza di qualche kpc dal centro, la curva di rotazione assume un andamento costante, cioè caratterizzato da v(r) ∼ v0 , che implica una densità ρ(r) ∝ r−2 . La densità superficiale di stelle del disco mostra però una diminuzione esponenziale con il raggio e a grandi distanze dal centro (dopo circa 4-5 lunghezze scala) ci si aspetta una decrescita 1 kepleriana della velocità v(r) ∝ r− 2 , essendo M(r) ' costante. Si ha così una notevole discrepanza tra l’andamento osservato e quello teorizzabile dalla materia visibile. Questo fenomeno può essere spiegato ipotizzando l’esistenza di materia non visibile, detta materia oscura. I barioni, ovvero la materia fatta di atomi e molecole, costituirebbero una piccola frazione della massa totale delle galassie. Questa materia visibile, sotto forma di stelle e mezzo interstellare, risiederebbe al centro di un alone molto più esteso costituito da materia oscura. La conoscenza del profilo di densità di questo alone di materia oscura è essenziale per testare modelli cosmologici sulla formazione e sull’evoluzione delle galassie, come il modello di universo piatto costituito per la maggior parte da materia oscura fredda. 3 Figura 2: Confronto tra una tipica curva di rotazione osservata (B) e l’andamento predetto dalla meccanica Newtoniana (A) La galassia a spirale M 31 rappresenta un oggetto ideale per studiare le proprietà degli aloni di materia oscura : le sue dimensioni, la sua vicinanza ben nota (D = 785 ± 25 kpc) e le numerose osservazioni ad alta risoluzione spaziale, effettuate a tutte le lunghezze d’onda, permettono di analizzare in dettaglio la distribuzione di massa barionica e di tracciare la curva di rotazione. L’analisi dinamica ci consente poi di ricavare il profilo di densità della materia oscura. In galassie luminose come M 31 è più difficile delineare con precisione le proprietà della materia oscura nelle regioni centrali, dato l’elevato rapporto tra materia barionica e materia oscura in queste regioni. Per galassie luminose più distanti di M 31 le maggiori incertezze sulla distanza e sulla massa delle componenti barioniche complicano notevolmente l’analisi dinamica. M 31 è una delle prime galassie di cui è stata tracciata la curva di rotazione, dalla quale Babcock (1939) per primo intuì la presenza di materia non visibile a grandi raggi dal centro galattico. Nonostante tutti questi anni di studi ci sono però ancora molte questioni aperte a proposito della curva di rotazione di M 31 e della sua analisi dinamica. A esempio è importante stabilire l’orientazione del disco galattico a varie distanze dal centro: in Andromeda è stato infatti riscontrata la presenza di una distorsione del disco, cioè a grandi distanze dal centro le orbite giacciono su un diverso piano da quelle centrali. Il modello ad anelli con orientazione variabile è stato usato per dedurre con esattezza l’orientazione 4 spaziale delle orbite del gas e delle stelle in funzione del raggio. Questo modello tuttavia non tiene in considerazione possibili deviazioni del moto da quello puramente circolare, deviazioni che ci aspettiamo siano importanti nelle zone centrali o molto periferiche delle spirali luminose come Andromeda. 2 ANALISI DATI In questo capitolo vengono descritti i dati spettroscopici usati per tracciare la velocità lungo la linea di vista della galassia di Andromeda; viene poi descritto il metodo usato per estrarre la curva di rotazione da questo campo di velocità. 2.1 Le immagini radio Poiché l’idrogeno atomico ha un’estensione radiale maggiore di quella delle stelle si sono utilizzati i dati delle osservazioni a 21 cm per tracciare il campo di velocità fino a grandi distanze galattocentriche. La riga a 21 cm è il risultato della separazione iperfine del livello fondamentale. La differenza di energia tra i livelli della struttura iperfine è di 6 · 10−6 eV. La transizione origina dunque un fotone con frequenza di 1420.405 MHz, ovvero con una lunghezza d’onda di 21.1 cm. La riga è otticamente sottile quando si osserva il mezzo interstellare nei dischi di galassie. I dati utilizzati per la galassia di Andromeda sono stati presi con il Westerbork Syntesis Radio Telescope, un interferometro di apertura, situato in Olanda. Abbiamo iniziato questo lavoro analizzando la mappa del campo di velocità in formato FITS (sigla che significa Flexible Image Transport System), formato tipico delle immagini astronomiche, fornito dagli autori del lavoro più recente sull’analisi dinamica di M 31 (Corbelli, Lorenzoni, Walterbos, Braun 2010): il file è composto da un header con le informazioni sull’acquisizione dei dati (coordinate del centro del campo di osservazione, strumento utilizzato, scala numero di arcosecondi per pixel) ed è stato ricavato dal cubo contenente l’immagine della galassia a varie velocità intorno a quella sistemica (ad ogni velocità corrisponde la frequenza della riga a 21 cm spostata in frequenza per effetto Doppler, a causa del moto sistemico e di rotazione). L’immagine utilizzata ha 500 × 572 pixel, centrata sul centro ottico della galassia e contiene per ogni pixel i valori della velocità media lungo la linea di vista della galassia di Andromeda. Si è deciso di lavorare in ambiente IDL, riducendo la dimensione dell’immagine accorpando 5 i pixel a quattro a quattro - per facilitare il processamento dei dati. Il ’nuovo’ pixel ha dunque una dimensione angolare di 160 arcosecondi (arcsec) che corrispondono a una dimensione lineare di 0.608 kpc per un oggetto lontano 785 kpc (la distanza di Andromeda). 2.2 Il metodo di estrazione della curva di rotazione Le orbite circolari nel piano del disco della galassia hanno forma ellittica quando proiettate sul piano del cielo; si devono perciò determinare le forme funzionali di queste ellissi a varie distanze dal centro della galassia (dette ’best fitting ellipse’). Considerando il disco della galassia situato sul piano xy e la linea di vista sul piano yz, formante un angolo i con l’asse z, possiamo scrivere la posizione della linea di vista con un versore ~n = sin i ~y + cos i ~z e la velocità totale di ogni punto come ~v = vsys~n+v(r)(−sin φ ~x+cos φ ~y ), dove vsys è la velocità di allontanamento della galassia (comune a tutti i punti). Figura 3: Orbita circolare sul piano della galassia (xy) La velocità osservata lungo ~n è dunque voss = ~v · ~n = vsys + v(r) sin i cos φ (1) dove v(r) è la velocità di rotazione sul piano della galassia, i è l’angolo di inclinazione del disco rispetto alla linea di vista e φ è l’angolo misurato sul piano 6 del disco a partire dall’asse x, che rappresenta l’asse maggiore sul piano del cielo. Per ottenere la curva di rotazione si è soliti adottare il metodo dei tilted rings: si fa cioè il fit della mappa di velocità con un modello della galassia ad anelli concentrici, liberi di avere inclinazioni i e orientazioni differenti tra loro, in rotazione circolare. In questo lavoro si è invece scelto di usare il programma KINEMETRY (Krajnovic et al. 2006): esso si basa sull’assunzione che lungo ogni ellisse, corrispondente alla proiezione di un’orbita circolare, le velocità circolari lungo la linea di vista varino con legge del coseno (dell’angolo misurato a partire dal semiasse maggiore, vedi forma funzionale data dalla (1)). In generale i moti osservati lungo la linea di vista, in quanto funzioni periodiche, possono essere scomposti in armoniche, i cui termini dispari descrivono l’andamento dei momenti cinematici dispari - come la velocità di rotazione. Questo metodo risulta particolarmente adatto all’analisi delle curve di rotazione delle galassie, grazie alla spiccata sensibilità ai moti circolari puri. L’algoritmo impiegato è una generalizzazione ai momenti dispari del metodo dell’ ellipse fitting utilizzato in fotometria, che contempla la stessa idea dello sviluppo in serie ma trattando solo i momenti pari. Il campo di velocità può quindi essere diviso in anelli ellittici con profilo di velocità scrivibile in N + 1 armoniche, tramite l’espansione di Fourier K(a, φ) = A0 (a) + N X [An (a) sin(n φ) + Bn (a) cos(n φ)] (2) n=1 dove A0 dà la vsys di ciascun anello e a è il semiasse maggiore dell’ellisse; la (2) descrive quindi l’andamento della velocità misurata lungo ogni ellisse. L’espansione di Fourier (2) si può scrivere anche K(a, φ) = A0 (a) + N X kn (a) cos[n(φ − ψn (a))] (3) n=1 con kn = p An A2n + Bn2 e ψn = arctg B . n In questo lavoro si è usato N = 5. Dato il raggio, un’ellisse è individuata da due parametri: l’angolo di posizione dell’asse maggiore (PA) e l’appiattimento (q = 1−, con = ellitticità). L’angolo di posizione è misurato in senso antiorario a partire dal Nord celeste. Nel caso di un disco il cui moto è confinato su un piano, l’appiattimento è legato all’inclinazione i del disco stesso da q = cos i. Per trovare le ellissi che riproducono meglio i dati si prendono i valori di q e PA che minimizzano i coefficienti A1 , A3 e B3 della (2). Errori sulla posizione del centro producono coefficienti di termini 7 pari diversi da 0, ma in questo lavoro abbiamo considerato fisso il centro delle orbite e di conseguenza non ci si è occupati dei coefficienti corrispondenti. Un piccolo errore su q produce un coefficiente B3 diverso da 0 e un piccolo errore su PA produce coefficienti A1 , A3 e B3 diversi da 0. Il fit delle ellissi viene realizzato dal programma MPFIT in due fasi: la procedura prevede una prima minimizzazione di A21 + A23 + B32 su una griglia di valori di PA e q; subito dopo viene ripetuto lo stesso procedimento, ma con PA e q inizializzati ai valori di minimo registrati dal primo ciclo. La scelta della lunghezza del semiasse maggiore per le n ellissi (an ) viene fatta anch’essa automaticamente dal programma, in modo da evitare correlazioni tra anelli consecutivi: viene stabilito an = n + 1.1n , con n = 1, 2, 3, ... La velocità di rotazione è infine riprodotta in uscita da 2.3 B1 . sin i Curva di rotazione di M 31 Dalla mappa della velocità media dell’emissione a 21 cm della galassia di Andromeda abbiamo ottenuto, con l’uso della kinemetry i risultati riportati in Figura 4. La curva di rotazione ottenuta con la kinemetry oltre gli 8 kpc dal centro è in perfetto accordo con quella ottenuta tramite il modello ad anelli (Corbelli et al. 2010); l’angolo di posizione, pressoché costante a 38◦ , e l’inclinazione (q) sono anch’essi in buon accordo con i risultati di lavori precedenti. Inoltre con questo metodo si è riusciti a tracciare la curva di rotazione anche a piccoli raggi, per r ≤ 8 kpc, dove i moti non circolari non possono essere trascurati. Il pannello più in basso in figura (4) riporta k5 /k1 , che rappresenta il rapporto tra le deviazioni dal moto circolare e il moto circolare stesso (il termine k5 rende conto infatti dell’esistenza di altre componenti cinematiche): si noti che queste deviazioni sono rilevanti a piccoli e a grandi raggi, come ci si aspettava, e che quindi in queste regioni il modello ad anelli è poco affidabile per tracciare la curva di rotazione. Gli errori sui parametri risultanti sono stimati dagli errori sulle misure in ingresso alla procedura: ai valori generati dal metodo dei minimi quadrati viene assegnata un’incertezza di 1σ, ma a un parametro che viene tenuto fissato o che assume un valore limite viene dato errore 0; anche ai termini armonici prodotti dalla seconda parte del fit viene assegnata un’incertezza di 1σ. Gli errori così ricavati per la curva di rotazione sono sensibilmente più piccoli di quelli ricavati 8 Figura 4: Risultati della kinemetry per la galassia di Andromeda, utilizzando il campo di velocità tracciato dall’emissione a 21 cm 9 dalla dispersione della velocità circolare lungo un’ellisse, riportati nelle curve di rotazione ricavate con il metodo ad anelli. 3 ANALISI DINAMICA DELLA CURVA DI ROTAZIONE La curva di rotazione ottenuta risulta effettivamente piatta a grandi raggi, come predetto. Con la kinemetry si è riusciti a tracciare la curva fino a circa 40 kpc, quasi due volte il raggio ottico della galassia. La mancanza del tratto 1 decrescente come v ∼ r− 2 (detto tratto kepleriano) anche a così grandi distanze galattocentriche, è indice del fatto che Andromeda è dominata dalla materia oscura a grandi distanze dal centro. Per valutare quantitativamente la massa dell’alone di materia oscura è importante stabilire quali siano i contributi di materia visibile barionica alla curva di rotazione: si considerano quindi lo sferoide centrale e il disco stellare. La velocità di rotazione totale sarà perciò data dalla somma in quadratura dei vari termini 2 2 2 v 2 (r) = vdisco (r) + vsf eroide (r) + valone (r) (4) 2 dove valone (r) è il contributo alla velocità di rotazione dato dal potenziale dell’alone di materia oscura. Come si vedrà se non si considera il contributo dell’alone alla velocità di rotazione si manifesta un divario tra le velocità osservate e quelle previste dalla distribuzione di massa barionica. Questo costituisce, come si è detto, evidenza per l’esistenza della materia oscura. In questa tesi si sono esaminati due modelli di alone di materia oscura, l’alone sferico isotermo e l’alone con profilo di densità di Burkert, per fittare la curva di rotazione. Abbiamo poi preso in considerazione una modifica della dinamica Newtoniana, chiamata MOND, per riprodurre le velocità di rotazione osservate in Andromeda in assenza di materia oscura. Il fit delle velocità osservate viene effettuato dal programma MPFIT, che adopera il metodo dei minimi quadrati: i dati delle velocità circolari vengono fittati con un modello dinamico secondo la funzione descritta nella precedente equazione, con un insieme di parametri liberi. Se v(r) sono i valori del modello dinamico corrispondenti a determinati parametri liberi, yi le misure della velocità per ogni 10 valore del raggio r, erri gli errori sulle misure, il programma trova i valori dei parametri liberi che minimizzano il χ2 , dato da 2 χ = 2 N X yi − v(ri ) (5) erri i=1 I valori di χ2 riportati in questa tesi si riferiscono al χ2 ridotto. 3.1 Massa stellare di Andromeda La brillanza superficiale di un disco stellare misurata perpendicolarmente ad esso e mediata sull’angolo azimutale segue approssimativamente una legge esponenziale in molte bande spettrali r S(r) = S0 e− re (6) dove re è la lunghezza scala del disco. Nel caso di Andromeda re è stimato essere circa 5 kpc. L’integrale su tutto il disco di S è la luminosità. La luminosità in banda B per la galassia di Andromeda è LB = (3 ± 0.5)1010 L (Walterbos e Kennicutt 1988). Alla brillanza superficiale corrisponde una densità di massa se si conosce il rapporto M/L per la galassia in questione. Questo rapporto dipende dai colori della galassia e quindi dalla sua età. Nel caso di Andromeda le stime che si hanno di M/L variano fra 2.5 e 7. Per un dato valore di M/L possiamo ricavare la densità superficiale di massa come r Σ(r) = Σ0 e− re (7) dove Σ0 è la densità superficiale centrale. Per un disco sottile il potenziale è Φ(r) = −πGΣ0 r[I0 (y)K1 (y) − I1 (y)K0 (y)] dove y = r 2re (8) e In , Kn sono le funzioni di Bessel modificate del primo e del secondo tipo. La velocità di rotazione dovuta alle stelle è quindi 2 vdisco (r) = rΦ0 = 4πGΣ0 re y 2 [I0 (y)K0 (y) − I1 (y)K1 (y)] (9) e la massa del disco esponenziale è r Mdisco (r) = 2πΣ0 re2 [1 − e− re (1 + 11 r )] re (10) La luminosità totale dello sferoide di Andromeda è circa 9·109 L e l’intervallo di rapporti accettabili di M/L che si considerano per lo sferoide sono simili a quelli del disco. La distribuzione di densità dello sferoide centrale è descritta dalla funzione ρsf eroide (r) = Ms rs 2πr(r + rs )3 (11) con rs raggio scala dello sferoide ' 0.5 kpc per la galassia di Andromeda. Questa distribuzione di densità darà contributi significativi alla curva di rotazione solo a piccoli raggi e nell’ambito dell’analisi presentata in questa tesi si è scelto di trascurarla. Dai lavori pubblicati notiamo anche che il contributo del disco gassoso alla curva di rotazione è molto esiguo (vgas = 30 km/s), pertanto è stato deciso di non considerarlo. Per confrontare l’andamento osservato della curva di rotazione con quello previsto dalla distribuzione di stelle nel disco, si è inizialmente trascurato il contributo dell’alone di materia oscura. Considerando la sola distribuzione di massa stellare nel disco di Andromeda si riesce a fare un buon fit della curva di rotazione solo fino a r ' 20 kpc, dopodiché la velocità predetta dal modello decresce, mentre la curva osservata continua a restare piatta. Inoltre il valore di M/L richiesto in assenza di materia oscura per fittare la curva entro 20 kpc è molto grande (' 8), superiore all’intervallo preso in esame. 3.2 Alone di materia oscura isotermo Per cercare di riprodurre la curva di rotazione di Andromeda si è preso in esame un modello di alone di materia oscura isotermo, cioè con profilo di densità ρ0 ρ(r) = 1+ (12) r 2 a dove ρ0 è la densità centrale e a è il raggio del nucleo. A questo alone corrisponde il seguente andamento radiale della velocità di rotazione 2 valone (r) = GM (r) = 4πG ρ0 a3 r r a − arctg ar r (13) in cui si sono lasciati come parametri liberi sia ρ0 che a. Sommando in quadratura le due componenti di velocità si ha 1 2 2 )2 v(r) = (vdisco + valone 12 (14) rappresentata dalla linea nera in Figura 5. I valori dei parametri liberi trovati dal fit sono: 10 Mdisco = (1.274 ± 0.002) · 1011 M M ρ0 = (2.4 ± 1.3) 107 kpc 3 a = (6.3 ± 1.9) kpc con χ2ridotto = 12.3 da cui si ricava Mdisco (r = 40kpc) = 1.8 · 1011 M Malone (r = 40 kpc) = 5 · 1011 M Figura 5: Fit della curva di rotazione di Andromeda con le componenti stellari di disco e di alone di materia oscura isotermo. La linea rossa traccia il contributo alla velocità data dal disco di stelle con profilo esponenziale, quella blu il contributo dell’alone di materia oscura isotermo In questo caso il rapporto M/L risulta essere uguale a 6, valore accettabile. 3.3 Alone di materia oscura con profilo di Burkert Il secondo tentativo è stato supporre l’alone di materia oscura sferico e caratterizzato dal profilo di densità proposto da Burkert nel 1995: ρ(r) = ρ0 r03 (r + r0 )(r2 + r02 ) 13 (15) dove ρ0 è la densità di materia oscura centrale e r0 è il raggio del nucleo. La distribuzione di massa a esso relativa è r r 1 r −1 MB (r) = 4M0 ln(1 + ) − tg + ln 1 + r0 r0 2 r0 (16) dove M0 è la massa di materia oscura nel nucleo, legata a r0 dalla relazione empirica (vedi Salucci e Burkert 2000) 7 M0 = 4.3 · 10 r0 kpc 73 M (17) la velocità che ne deriva è quindi valone (r) = GM (r) r 12 n G 4M0 ln(1 + = r ) r0 − tg −1 r r r0 + 1 ln 2 h io 12 1 + rr0 (18) in cui si è potuto lasciare come unico parametro libero M0 grazie alla (17). Sommando in quadratura le due componenti di velocità si ha la funzione fit totale 1 2 2 v(r) = (vdisco + valone )2 (19) rappresentata dalla linea nera in figura (6). Per avere lo stesso numero di parametri liberi dell’alone isotermo abbiamo lasciato libero il raggio scala de disco stellare. I valori dei parametri del best fit sono: re = (6.41 ± 0.07) kpc 10 Mdisco = (1.264 ± 0.007)1011 M M0 (r = r0 = 133 kpc) = (3.9 ± 1.0) 1012 M con χ2ridotto = 9.13 Da questi parametri si ricava che le masse barionica e oscura entro 40 kpc sono paragonabili, infatti: Mdisco (r = 40kpc) = 2.7 · 1011 M Malone (r = 40 kpc) = 2.4 · 1011 M Il valore del χ2 è leggermente inferiore a quello ottenuto con il modello isotermo, ma il valore di M/L, di circa 9, è del tutto fuori dall’intervallo ammissibile. I risultati sono mostrati in Figura 6. 14 Figura 6: Fit tramite disco di stelle e alone di materia oscura con profilo di Burkert. La linea rossa traccia la velocità data dal disco di stelle con profilo esponenziale, la blu quella data dall’alone di materia oscura con profilo di Burkert 3.4 MOND: Modified Newtonian Dynamics Una spiegazione alternativa della discrepanza tra le curve di rotazione osservate e quelle previste dai modelli di massa barionica è stata proposta da Milgrom nel 1983: secondo la MOND, cioè la Modified Newtonian Dynamics, l’accelerazione (a) è in generale diversa da quella Newtoniana (aN ) e si ha aN = a µ( a ) a0 (20) dove a0 è l’accelerazione limite, al di sotto della quale la dinamica diventa a x non Newtoniana e µ aa0 = 1+a0a cioè, ponendo x = aa0 , µ(x) = 1+x . Per a0 l’accelerazione di gravità g si ha gN = g µ(x) (21) Si vede che se a a0 µ a a0 a a0 = 1+ e si ritrova a = aN ; se invece a a0 15 a a0 '1 (22) µ e si ha aN = a2 ; a0 a a0 a a0 = 1+ ' a a0 a a0 (23) dalla legge di gravitazione universale e ricordando che a = v2 r si ha quindi v4 a2 GM = = r2 a0 r 2 a0 (24) da cui v 4 = GM a0 ⇒ v = p 4 GM a0 (25) cioè per a a0 la velocità di rotazione è costante. Se si assume valida questa teoria infatti, il potenziale gravitazionale decresce molto più lentamente che nel caso classico: si riesce così a riprodurre il comportamento di molte curve di rotazione. In questa tesi si è provato a utilizzare MOND per fittare la curva di rotazione di M 31. Tenendo presente che anche nella nuova dinamica è soddisfatta la relazione g = v2 r e ricordando che g µ(x) = GM r2 = 2 vN , r si ha per la velocità 2 2 vN [1 (1 + 4a0 r 12 2 ) vN ] (26) 2 dove vN è la velocità Newtoniana, data dalla distribuzione di materia barionica. v (r) = + Fittando la curva di rotazione di Andromeda con questo modello si lasciano come parametri liberi il raggio scala del disco re , la sua massa stellareMdisco e a0 . I risultati del best fit sono: re = 5.9 kpc con errore nullo 10 Mdisco = (0.601 ± 0.011) 1011 M a0 = (8.9 ± 0.4) 10−14 km/s2 con χ2ridotto = 13.3 Essendo il valore di a0 ottenuto dal fit più piccolo del valore più comunemente usato, si è provato a riprodurre la curva fissando re a 5 kpc e a0 al valore 1.2 · 10−13 km/s2 (valore usato da Corbelli et al. 2010), ottenendo per la massa dinamica: 10 Mdisco = (0.579 ± 0.003) · 1011 M con χ2ridotto = 22.9 Il valore della massa del disco è molto simile a quello ottenuto lasciando tutti e tre i parametri liberi. I risultati del fit della curva sono riportati in Figura 7. 16 Figura 7: Fit tramite MOND, con re e a0 fissati dove Mdyn risulta inferiore al valore ricavato dai fit precedenti per effetto della MOND. Poi si è ripetuto il procedimento fissando solo il raggio scala del disco stellare e tenendo come parametri liberi a0 e la massa del disco. Il best fit è stato ottenuto con: 10 Mdisco = (0.388 ± 0.012) 1011 M a0 = (2.72 ± 0.15) 10−13 km/s2 con χ2ridotto = 14.9 La qualità del fit della curva di rotazione di Andromeda con MOND è simile a quella ottenuta con modelli di alone di materia oscura isotermo e di Burkert. 3.5 Satelliti: curva di rotazione a grandi raggi Si sono infine presi in considerazione i satelliti di Andromeda e altri oggetti alla periferia della galassia come traccianti della velocità di Andromeda a grandi raggi. Le distanze galattocentriche di questi oggetti sono state stimate tra 30 e 560 kpc; si sono usati indicatori quali nebulose planetarie (nubi di gas derivanti dall’espulsione degli strati esterni di stelle del ramo delle giganti), ammassi globulari (insiemi sferoidali di stelle), code stellari (associazioni di stelle, che possono essere ciò che resta di ammassi globulari o di galassie nane disgregate dalle 17 Figura 8: Fit tramite MOND, con re fissato forze mareali) e satelliti; i dati di raggio dal centro della galassia e velocità di rotazione relativi a questi satelliti di Andromeda derivano dagli articoli elencati in Corbelli (2009). Si è deciso di eseguire il fit della velocità di rotazione con il contributo aggiuntivo dei satelliti tramite la funzione (19), cioè utilizzando il profilo di densità di Burkert per l’alone di materia oscura perché prevede che le velocità di rotazione decrescano a grandi distanze dal centro; tenendo re fissato a 5 kpc per gli altri due parametri si ottiene 10 Mdisco = (1.307 ± 0.005) 1011 M M0 = (2.11 ± 0.16) 1011 M con χ2ridotto = 46 Questo risultato non è molto diverso da quello che si otteneva eseguendo il fit della sola curva di rotazione di Andromeda dai dati radio. Questo perché gli errori relativi ai dati dei punti a grandi distanze galattocentriche sono grandi rispetto a quelli relativi alla curva di rotazione ottenuta con la kinemetry. A grandi raggi, come si vede in figura (11), la velocità decresce molto; questo effetto nel nostro caso è spiegabile solo considerando un troncamento dell’alone di materia oscura oltre la regione in cui si estende l’idrogeno neutro. 18 Tabella 1: Satelliti di Andromeda r [kpc] v(r) [km/s] Oggetto 32 230 Ammasso globulare 41 225 Ammasso globulare 55 208 Ammasso globulare 60 178 Ammasso globulare 100 185 Satellite 125 161 Corrente stellare 125 160 Corrente stellare 268 149 Satellite 560 98 Satellite 560 87 Satellite Figura 9: Fit della curva di rotazione con l’aggiunta delle velocità dei satelliti (che permettono di estendere la distanza a cui si misura la curva), tramite disco di stelle e alone di materia oscura con profilo di Burkert. 19 Figura 10: Curva di rotazione a grandi raggi 4 CONCLUSIONI In questo lavoro di tesi sono stati utilizzati dati radio a 21 cm per tracciare le velocità di rotazione della galassia di Andromeda. Si è ricavata la curva di rotazione tramite il metodo della kinemetry, presentato in questa tesi. Questo metodo è stato capace di rilevare la presenza di moti non circolari nelle regioni più interne e in quelle più esterne della galassia. Successivamente è stata svolta l’analisi dinamica, mettendo a confronto l’andamento osservato della curva di rotazione con quello teorizzabile dalla distribuzione di massa stellare del disco. Si è dimostrata necessaria la presenza di un alone di materia oscura, con profilo isotermo o con profilo di Burkert, per riprodurre l’andamento osservato. Assumendo un modello di alone isotermo si è ottenuto un valore di massa dell’alone di più del doppio di quello di massa stellare, a 40 kpc dal centro. Allo stesso raggio, usando un alone con profilo di Burkert, si è ottenuta una massa oscura circa uguale alla massa stellare. Questo modello presenta però due problemi: il primo è che il rapporto M/L del disco stellare è più alto dei valori comunemente adottati per la galassia di Andromeda, il secondo è che il nucleo a densità costante si estende molto oltre il disco di materia barionica della galassia. Questo prevede una curva di rotazione a raggi maggiori di 40 kpc non compatibile con quella osservata analizzando dati relativi a oggetti gravitazionalmente legati alla 20 galassia a grandi distanze dal centro, come i satelliti. Le velocità di rotazione di questi oggetti orbitanti attorno alla galassia di Andromeda mostrano che c’è una notevole decrescita della velocità oltre i 60 kpc di distanza, indice della corrispondente diminuzione di materia a così grandi raggi. Alternativamente si è presa in considerazione la teoria MOND, notando che essa riproduce l’andamento della curva di rotazione altrettanto bene del modello con l’alone di materia oscura. Tuttavia questa teoria prevede che quando l’accelerazione scende al di sotto di un certo valore la velocità di rotazione rimanga costante: la MOND non può quindi essere utilizzata per spiegare le velocità dei satelliti di Andromeda. 21 Riferimenti bibliografici [1] Babcock H. W. 1939, Lick Observatory bulletins, 498, 41 [2] Burkert A. 1995, Astrophysical Journal Letters, 447, L25 [3] Corbelli E., Lorenzoni S., Walterbos R., Braun R., Thilker D. 2010, Astronomy and Astrophysics, 511, 89 [4] Krajnovi? D., Cappellari M., de Zeeuw P. T., Copin Y. 2006, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society , 366, 787 [5] Milgrom, M. 1983, Astrophysical Journal, 270, 365 [6] Salucci P., Burkert A. 2000, Astrophysical Journal Letters, 537, L9 [7] Walterbos R. A. M., Kennicutt R. C. 1988, Astronomy and Astrophysics, 198, 6 22