1 I PURITANI Musica di Vincenzo Bellini (libretto di Carlo Pepoli) Prima rappresentazione – Parigi, Teatro Italiano, 25 gennaio 1835 La trama: L’azione si svolge in Inghilterra al tempo di Cromwell. Elvira, figlia di Lord Valton, spinge il padre ad evitare il matrimonio combinato con un colonnello puritano e invece dichiara il suo amore per un partigiano degli Stuard, Lord Arturo. Lord Valton consegna ad Arturo un salvacondotto che permetterà ai due innamorati di uscire dal castello. Ma intanto in parlamento si celebra un processo contro una dama ritenuta spia degli Stuard: è Enrichetta di Francia, la vedova di Carlo I. Servendosi del lasciapassare di Valton, Arturo mette in salvo la regina facendola scappare dal castello. Elvira, ignorando l’identità della donna, crede che Arturo l’abbia tradita e non reggendo al dolore, perde il senno. Dopo aver compiuto la sua missione, Arturo – condannato a morte da Cromwell – ritorna di nascosto al castello per incontrare Elvira. Accecata dalla gelosia, la fanciulla fa accorrere gente e mette così a rischio la vita di Arturo, ma provvidenzialmente riacquista la ragione. Mentre giunge notizia della sconfitta degli Stuard e di un’amnistia generale, i due possono finalmente annunciare il loro matrimonio. Questa edizione dell’opera di Bellini messa in scena dal Petruzzelli nel 1986 è l’ennesima prova di una politica teatrale audace e originale. Mentre infatti per il Festival della Valle d’Itria vanno in scena I Puritani nell’edizione tradizionale, il teatro barese sceglie di rispondere con un evento di portata mondiale: la prima rappresentazione dell’opera nella cosiddetta versione napoletana, mai eseguita se non in forma di concerto, che Bellini compose negli ultimi anni di vita appositamente per il celebre soprano Maria Malibran, e il cui spartito giaceva da anni nel Museo di Catania. Ancora una volta, le scelte del teatro vanno nella direzione del coinvolgimento attivo tra enti e istituzioni (ad esempio si organizza intorno all’evento 2 un convegno universitario che riflette sulle due versioni dell’opera belliniana), provocando un vivace dibattito culturale sulla stampa con le autorevoli prese di posizione di alcuni noti musicologi italiani come Roman Vlad, Mario Bortolotto e Rodolfo Celletti. Uno degli artefici del progetto è il critico Giuseppe Pugliese, che parlerà della necessità di affrontare l’opera inedita di Bellini nel rispetto filologico della sua severa compostezza classicheggiante, cui fa da cornice il tipico lirismo belcantistico del musicista catanese. Alla guida dell’Orchestra sinfonica siciliana c’è Gabriele Ferro. La regia, i costumi e le scenografie sono affidate ad un maestro come Pier Luigi Pizzi, che sceglie di rileggere l’opera senza lasciare spazio alla magniloquenza o a sontuosi decorativismi, puntando piuttosto sull’austerità della messa in scena: le torri e il castello ricordano il severo profilo del federiciano Castel del Monte; mentre sul palcoscenico le presenze assidue di tronchi, piombi e bastioni richiamano il clima di guerra che fa da sfondo alla vicenda, in un uno con il colore dominante dei costumi, di colore metallico ma con riflessi argentei. Katia Ricciarelli si cimenta con questa “rediviva” Elvira, e il suo strepitoso successo non deve far dimenticare la buona prova degli altri cantanti, tutti di levatura internazionale, come il grande tenore Chris Merritt, il basso Roberto Scandiuzzi, e Juan Luque Carmonia.