1 IV LETTERA A messer Giovanni Battista Scaino valle di san Martino il giorno della Madonna I - Carissimo in Cristo, pace. Sebbene sia ormai passato il tempo per preparare la medicina per curare il male agli occhi, te ne mando ugualmente la ricetta che mi hai chiesto. 2 Prendi una certa quantità di tuzia già preparata e, senza macinarla né farle altro trattamento, mettila in una tazza, o in un recipiente dal fondo piatto. 3 Fa che sia accuratamente stesa da coprire tutto il fondo, evitando che i granuli si sovrappongano l’uno sull’altro, 4 e proporzionando la quantità della polvere alla capacità del recipiente. 5 Poi spremi un po’ di agresto, e conservane il succo in un bicchiere. 6 Quando sarà limpido, versalo nella tazza in modo da ricoprire interamente la tuzia. 7 Lascia il tutto esposto al sole per la durata di quaranta giorni. 8 Ogni giorno aggiungi la medesima quantità di agresto, che sia spremuto fresco ogni volta — 9 anzi, un giorno versa agresto e un giorno acqua ordinaria di canale. Prepara l’agresto nuovo di giorno in giorno. 10 Tieni esposto al sole più in continuazione possibile, evitando che vi cada dentro acqua piovana. 11 Se l’uva è matura non è più adatta. 12 E adesso è troppo tardi, perché è difficile avere quaranta giorni di bel sole e agresto nuovo. 13 Per questa volta raccogli ugualmente i grappoli che trovi, spremili e conservane l’agresto. II - Durante i quaranta giorni di esposizione al sole, il miscuglio si deve seccare bene, ed essere così asciutto da poterlo macinare facilmente. 2 Appena è ben secco, togli il contenuto dalla tazza, e fallo macinare da un pittore, su quella pietra che egli usa per ridurre in polvere i suoi colori. 3 Riponi tutto in una manica di camicia sottile, senza rotture, e scuotila per bene. 4 Poi conserva la polvere in un’ampolla di vetro ben sigillata da impedire ogni contaminazione. 5 Per fare le applicazioni, prendi una punta d’argento, simile ai punteruoli dei sarti, ben pulita, 6 e con essa deponi la polvere nell’occhio, in quantità più o meno maggiore a seconda della gravità del male, 7 una sola volta al giorno, o con maggior frequenza per chi soffre di più. 8 Ti avverto che in principio la polvere produce bruciore, per la presenza dell’agresto, 9 e quindi non bisogna metterne troppa per volta, specialmente a chi desse più intensamente il senso di scottatura. I0 Come dose massima, quella che può stare sulla punta, come dose minima quella che può essere tollerata. III- Ed ecco come fare l’applicazione. 2 Nella mano destra tieni la punta con la polvere, mentre con il pollice della sinistra apri a forza l’occhio, sollevando la palpebra. 3 Appena la punta tocca l’occhio, abbassa rapidamente la palpebra in modo da rinchiudervi insieme punta e polvere. 4 Poi, rapidamente, estrai la punta come faresti per estrarla da un fodero. 5 Gli occhi devono rimanere chiusi almeno per un quarto d’ora, precisa. mente fino a che perdura prurito nell’occhio. 6 In caso di applicazione alla sera, meglio andarsene a letto e non aprire più l’occhio. Meglio ancora se ci si addormenta. 7 In ogni caso si deve evitare di strofinare od aprire L’occhio dopo l’applicazione. 8 Non c’è alcun pericolo. 9 Non ci sono da temere complicazioni, anzi, chi sta prendendo altre medicine per bocca, tanto meglio. 10 La polvere è indicata per ogni malattia degli occhi. Il Fa attenzione che la pietra del pittore sia ben pulita, lavata ed asciutta. Basta così. 12 Usami la cortesia di raccomandarmi alle preghiere dei nostri fratelli, specialmente di Messer Bartolomeo e Messer Stefano. 13. Da come vanno le cose mi pare di capire che non chiedi al Signore la grazia di agire, 14 e la fede senza le opere è morta. 15 Non credere di esser davanti a Dio quel che ti sembra essere. Scritta in Valle di San Martino, il giorno della Madonna. Ieronimo Miani Di solito si comincia a preparare la ricetta il giorno di San Giovanni, cioè da quando si trova il primo agresto. Al nostro fratello in Cristo Messer Giovanni Battista Scaino A Bedizzole, oppure a Salò. ---------Note 1. “Tuzia” è una polvere fina, costituita da una miscela di zinco. 2. La parola “agresto” può riferirsi sia all’uva acerba, sia al liquido che si ricava dalla spremitura. 3. “Il dì de la Madona”, può essere o l’8 settembre (Natività) o il 15 agosto. L’anno si suppone che sia il 1536.