quegli estremi di gamma che fanno la differenza

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QUEGLI ESTREMI DI GAMMA CHE FANNO LA DIFFERENZA
Vi siete mai chiesti perché un cane piccolo ha la voce acuta? E perché un grosso
cane ha spesso un vocione da fare paura? Semplice: è questione di potenza. Il
cane piccolo ha piccoli polmoni, piccole corde vocali e… un piccolo diaframma
ovviamente. Vice-versa, quello grosso. Dato che in natura tutto è improntato alla
massima efficienza e al minor dispendio di energia, con la debole potenza del
cagnolino si ottiene il massimo rendimento sonoro quando vibrano le corde vocali
preposte alla produzione di frequenze piuttosto alte, parlando di suoni uditivi,
dell’ordine dei 1.000 … 4.500 Hz. Le corde vocali sono corte, piuttosto rigide, e il
diaframma è chiamato a comprimere un debole volume polmonare. Vice-versa nel
cane grosso: ampio diaframma, vasti polmoni e corde vocali piuttosto lunghe e
morbide, che richiedono una ragguardevole potenza per produrre una gamma di
frequenze dell’ordine dei 1.500 … 250 Hz.
Quello che ho appena descritto è per spiegare le problematiche di riproduzione
sonora degli impianti stereo delle nostre moto. Anche qui, si tratta di produrre con il
minor fabbisogno di potenza elettrica la maggior potenza audio possibile (l’una è
parente dell’altra. Ricordate? 1 W audio richiede all’incirca 2 W elettrici), e
soprattutto in grado di estendere in maniera lineare la più ampia gamma di
frequenza udibile (i famosi 20 … 20.000 Hz teorici).
Quali sono i limiti che
incontriamo? Anzi tutto la
dimensione medio-piccola degli
altoparlanti (e della loro
membrana, ovviamente); il fatto
che sono dei full-range (oltre
tutto spesso impermeabili, il ché
non costituisce forzatamente un
vantaggio dato che così la
membrana tende ad essere
ancora più rigida, e quindi meno
idonea a riprodurre frequenze più
basse); infine, la potenza mediobassa dell’apparato audio. Cosa
vuol dire full-range? Significa che l’altoparlante è chiamato a riprodurre tutto ciò
che può e… come può. Nel migliore dei casi, otterremo (CON QUEL DIAMETRO) una
risposta in frequenza dell’ordine di 200 Hz (– 7 … -10 dB) … 8.000 Hz (- 2 … -3 dB).
Una risposta non dico microfonica, ma… quasi. Capite bene che per riprodurre
questa gamma di frequenze l’amplificatore non andrà mai in crisi.
Cosa possiamo fare allora per migliorare la risposta musicale del nostro impianto
stereo? Anzi tutto dovremmo superare il limite fisico del piccolo diametro degli
altoparlanti, accontentandoci di una buona riproduzione nella soia gamma media.
Per le alte frequenze audio, essenziali per la "cristallinità" della musica,
l’intelligibilità della parola e la spazialità della suono, dovremo montare in parallelo
agli altoparlanti originali quattro tweeter. Si tratta di minuscoli altoparlanti, dalla
membrana piccolissima e rigidissima, equipaggiati internamente di un piccolo e
semplice cross-over (cioè di filtro elettronico passivo) grazie al quale al tweeter
arrivano solo le frequenze alte che esso deve riprodurre.
Essendo minuscoli (ma sufficienti, ricordate la voce del cane piccolo?) i tweeter non
richiedono praticamente alcuna potenza supplementare all’amplificatore del nostro
gruppo audio.
Tutt’altro discorso invece la riproduzione dei suoni bassi, insostituibili per conferire
corpo al suono, profondità emotiva alla musica e maestosità esplosiva ai pieni
orchestrali. Qui si tratta di disporre di una potenza supplementare quasi pari a
quella dell’impianto audio, ma
soprattutto di un altoparlante di
dimensione il più grande
possibile, detto woofer. Ciò, in
quanto la dimensione della
membrana è direttamente
proporzionale alla frequenza
che l’altoparlante riesce a
riprodurre e al suo rendimento
musicale. Fortunatamente, è
sufficiente un solo woofer, per
giunta di qualità anche modesta, in quanto i suoni bassi non sono direzionali e la
distorsione alle basse frequenze è poco percepibile dall’orecchio umano (ecco
perché si può montare il woofer anche nel baule del side).
Dovendo istallare un woofer è giocoforza sceglierne uno di tipo attivo, cioè dotato
internamente di amplificatore regolabile (per evitare distorsioni esagerate) e di
crossover elettronico in grado di intervenire sull’estensione in frequenza (per
annullare i rimbombi) e sulla cosiddetta fase (per dare “rilievo sonoro” alla
riproduzione). Si tratta dei sub-woofer, così chiamati in quanto chiamati a
riprodurre la gamma delle... quasi sub frequenze dell'umanamente udibile.
A meno di non appellarsi a qualcuna delle compatte
ma costosissime realizzazioni brevettate dal compianto
Henry Kloss (padre di AR, di Advent e recentemente di
Tivoli), saremo comunque obbligati a sacrificare un
volume più o meno ampio del nostro prezioso
bagagliaio posteriore per alloggiarvi l’indispensabile
sub-woofer. Attenzione però: più è piccolo il subwoofer, meno sarà in grado di regalarci quelle
frequenze profonde che sono alla base dell’emozione
d’ascolto.
Vittorio
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