MONT’ORFANO: la sua storia Il Mont’Orfano, alto appena 794 metri, deve il suo nome al fatto che si erge solitario all’imbocco della Val d’Ossola, sopra la pianura alluvionale di Fondotoce, che divide il lago di Mergozzo dal lago Maggiore. Il Mont’Orfano, il fiume Toce, a destra il lago Maggiore, a sinistra il lago di Mergozzo Il lago di Mergozzo, ha preso il nome dal piccolo paese che si trova sulle sue sponde, a pochi chilometri da Verbania. Un tempo lo specchio d’acqua era unito al lago Maggiore ma con il passare degli anni, i detriti portati nel lago dal fiume Toce hanno creato una barriera naturale. Sullo sfondo la striscia di terra che divide ora i due laghi Il fiume Toce, che nasce in alta Val Formazza dall’unione di tre ruscelli, dopo aver percorso l’alta e la bassa Ossola, si immette nel lago Maggiore tra gli abitati di Feriolo e Fondotoce. SMS di Piancavallo 1 Foce del Toce nel lago Maggiore Il grande ghiacciaio pleistocenico della Val d’Ossola che dal Monte Rosa, dal Monte Leone e dall’Arbola si spingeva verso Sud sino a riempire i bacini del Lago Maggiore e del Lago d’Orta, fino a sommergere completamente il Mont’Orfano, ma le sue rocce granitiche hanno resistito all’erosione. Si tratta di rocce molto profonde e antiche, di età ercinica, venute alla luce grazie ai processi tettonici che hanno generato le montagne alpine. Il territorio del lago Maggiore è stato più volte nel tempo occupato da un ghiacciaio di tipo “pedemontano”, cioè un ghiacciaio vallivo che esce fuori dalla valle e si espande in un grande lobo. Il flusso verso il basso è stato sicuramente un potente mezzo di erosione e di escavazione del territorio. Questi ghiacciai, infatti, rimodellavano le valli preesistenti allargandole, modificandole e scavandole in profondità. In questa loro azione portavano a valle tutti i detriti accumulati sul fronte del ghiacciaio creando degli sbarramenti simili a dighe a sbarrare le valli stesse. In questi invasi si raccolse l’acqua che diede origine ai grandi laghi prealpini come il lago Maggiore, frutto del ritiro dell’ultima fase glaciale intorno a 15 mila anni fa. Il ghiacciaio, tuttavia, dopo il suo ritiro, ha lasciato anche sul Mont’Orfano numerose tracce: superfici arrotondate e striate, rocce affioranti e grossi massi erratici, fino sulla sua sommità. Si ritiene che il Mont’Orfano costituisca un corpo unico con il Mottarone che gli sta di fronte. Pochi sanno che fino all’ottocento il Mottarone era chiamato Il Margozzolo, ora invece viene chiamato “La montagna tra i due laghi” perché è inserito tra il lago Maggiore e quello d’Orta. SMS di Piancavallo 2 Mont’Orfano a sinistra, Mottarone a destra in mezzo la piana del Toce, sullo sfondo il lago Maggiore Il Mont’Orfano appare tuttora profondamente segnato da un’intensa attività estrattiva, soprattutto di granito bianco, che ebbe inizio fin dal lontano Medioevo. Il granito bianco è una pietra di aspetto granulare con piccole punteggiature nere per la presenza di biotite. È una roccia di origine vulcanica formatasi circa 300 milioni di anni fa dal magma solidificato all’interno di una massa rocciosa preesistente e successivamente erosa. Nella parte rivolta verso l’Ossola esisteva, fino a pochi decenni fa, una cava di granito verde, per l’abbondante presenza di clorite, cava ormai dimessa per esaurimento del filone estrattivo. Cava di granito verde dismessa SMS di Piancavallo 3 Già nel 1506 vennero realizzate con questo granito bianco le 12 colonne per il porticato del Lazzaretto di Milano, colonne che furono trasportate attraverso il Toce, poi il lago Maggiore, il Ticino e infine il Naviglio. Nel 1830, sul piccolo monte c’erano ben 39 cave. Tra le numerose opere realizzate con questo bellissimo materiale di Mont’Orfano, si possono ricordare le 82 colonne per la ricostruzione della basilica romana di San Paolo fuori le Mura, ma due colonne scartate rimasero alla cava e una di queste è la colonna che troviamo ora nel Vecchio Porto di Intra. Le colonne furono trasportate a Roma con un lungo viaggio su via d’acqua, durato ben quattro anni. Una cava di granito bianco vista dalla sponda del Toce La storia di questo piccolo monte è stata sempre segnata dalla sua posizione strategica. I romani, poiché all’epoca le acque del Lago Maggiore giungevano a lambire il massiccio, costruirono qui un porto che facilitasse la comunicazione con le Gallie, fornendolo di torri di vedetta. Durante la prima guerra mondiale il monte fu fortificato con torrette di avvistamento e sentieri militari, che facevano parte di quella grande opera di fortificazione delle Alpi, a scopo di difesa, conosciuta come “Linea Cadorna”. Oggi quelle strade militari si sono trasformate in percorsi panoramici per tranquille passeggiate. Una passeggiata, comoda, facile e molto panoramica è il “sentiero azzurro” che si imbocca poche centinaia di metri dall’inizio della strada che, dalla stazione ferroviaria di Fondotoce, sale al piccolo paesino di Montorfano. Il sentiero, nel bosco, percorre a mezza costa il monte fino all’inizio dell’abitato di Mergozzo dove una tappa irrinunciabile è L’Antiquarium in cui sono esposti importanti reperti archeologici che testimoniano la presenza di antichi insediamenti preromani e romani. Tra i reperti preistorici si ricorda l’ara di Giove e steli funerarie con iscrizioni leponzio – liguri. Il nome Mergozzo deriverebbe da Muregocium (Acqua nera). SMS di Piancavallo 4 A circa due chilometri da Mergozzo si trova la cava di marmo di Condoglia, la cava madre del Duomo di Milano, di proprietà ancora oggi della veneranda fabbrica del Duomo. La cava è visitabile su prenotazione. Un’altra piacevole passeggiata, anche se un po’ più faticosa perché maggiore è il dislivello da percorrere, permette di raggiungere la vetta seguendo la vecchia via delle cave, incontrando le “casermette” fatte costruire dal generale Cadorna, completamente in granito del posto e abbastanza ben conservate. Sono ancora visibili sui muri le scritte dei soldati della prima guerra mondiale e le torrette per le sentinelle. Lungo la strada che collega Gravellona Toce a Verbania, si devia in direzione di Mergozzo sino in località Prato Michelaccio, dove inizia il sentiero di salita. Una delle casermette della linea Cadorna sul Mont’Orfano Il Mont’Orfano, solitario tra i due laghi, separati dai depositi del fiume Toce BIBLIOGRAFIA A. Fornara “Scuola all’aperto” proposte per itinerari didattici nel Verbano Cusio Ossola – Distretto Scolastico N°55 – Verbania “Le origini del Lago Maggiore” dalla Rivista Traveller marzo 2002 Reteiter “Il Piemonte come ambiente” Regione Piemonte Assessorato all’Ambiente e al Turismo – supplemento al n°25 di école “Le guide” supplemento al n°173 marzo de “La Rivista del Trekking”anno XXI Clementi Editore SMS di Piancavallo 5