LA RADIAZIONE A 3 KELVIN:. . . .MA E’ DAVVERO FOSSILE? Già da molti anni ormai mi ronza nella testa un’idea impertinente che non mi fa essere d’accordo con la spiegazione standard che su questo argomento fornisce la scienza ufficiale. Ora il mio lavoro mi concede una pausa, e quindi desidero esporre il mio punto di vista. Tutti gli articoli o i libri di astrofisica narrano, prima o poi, della radiazione fossile. Che cosa è? Nel 1965, due tecnici americani(Penzias e Wilson) di una compagnia telefonica, stavano mettendo a punto un’antenna e si accorsero che essa captava un rumore di fondo ineliminabile, ovunque venisse puntata!! Il ‘rumore’ sembrava provenire in modo isotropo da ogni angolo del cielo e la sua energia era identica a quella emessa da un corpo nero ad una temperatura bassissima, sulla lunghezza d’onda di 7.35 cm, (Maffei, L’Universo nel Tempo). Si susseguirono numerose altre misure, anche da parte di altri ricercatori e così, per punti, fu costruita l’intera curva (chiamata Planckiana), che descrive l’intensità della radiazione emessa dalla volta celeste alle varie lunghezze d’onda. Una volta conosciuta l’intera curva, si va a vedere a quale lunghezza d’onda corrisponde il massimo di intensità, quindi si applica la legge di Wien e si trova la temperatura del corpo emittente. Tale temperatura fu valutata pari a 2,7 gradi Kelvin, ma c’è chi la ritiene pari a 2,96 gradi Kelvin, (Gratton, Cosmologia). Da allora la radiazione fossile fu ritenuta residuo della grande vampata iniziale; anzi meglio: non è altro che la stessa vampata iniziale solo che è diluita in un volume più grande. Si tratta di quel volume che all’inizio non c’era ma che si è andato via via creando con l’espansione generale dell’Universo! Nuova ipotesi Come già accennato all’inizio, io sospetto che sia valida un’altra interpretazione, che anticipo subito: essa dovrebbe essere la temperatura media della volta celeste (cioè dello spazio vuoto), la quale si troverebbe allo zero assoluto, ma siccome è punteggiata di stelle e galassie a temperature di svariate migliaia di gradi, si troverà un po’ sopra allo zero!!! Non ritengo ci sia nulla di strano in ciò ed anzi a me sembra del tutto ovvio. Faccio un esempio. Supponiamo di stare davanti al caminetto acceso con una bella fiamma e parecchia brace: chi l’ha provato sa bene che ad 1 metro di distanza si può resistere per poco tempo, tanto intensa è la radiazione che ci colpisce! Ora supponiamo di interporre un grande pannello di materiale isolante: di colpo non si avvertirebbe più la radiazione del fuoco. Quindi interponiamo un pannello identico ma pieno zeppo di fori da mezzo cm di diametro: si avvertirebbe ancora buona parte della radiazione. Ma se i fori fossero pochissimi allora si avvertirebbe solo un po’ di calore, molto meno del caso precedente, ma certamente un po’ più del primo caso col pannello integro. Se ora prendessimo l’apparecchio di Penzias e Wilson e lo disponessimo in modo da ricevere solo ciò che proviene dal pannello, io mi aspetto che esso riceverebbe, per ogni lunghezza d’onda, un miscuglio di radiazioni, provenienti in parte dalla brace a 600 gradi attraverso i fori, ed in parte dalla superficie del pannello a circa 20 gradi centigradi. Si otterrà anche in questo caso una curva Planckiana, ma essa si avvicinerà tanto più alla curva dell’emettitore a 600 gradi quanto più i fori saranno numerosi e viceversa, ed in ogni caso denoterà la temperatura media dell’insieme ‘pannello + brace visibile dai fori’. Tale argomentazione mi sembra del tutto logica. Ecco dunque il nocciolo della mia supposizione: mandando delle rette dai nostri occhi verso punti qualsiasi della volta celeste, esse non incontreranno alcuna superficie stellare, se non in pochissimi casi, data la spaventosa preponderanza del vuoto sul pieno. Quindi i centimetri quadrati della volta celeste sono degli emettitori pressoché allo zero assoluto, mentre i cm quadrati di volta occupati da stelle, li considero emettitori alla temperatura media di 6000 gradi Kelvin, valore che per ora assumo valido, per semplicità. Vediamo dove mi porta questa ipotesi. Credo di poter scrivere la seguente equazione: La potenza emessa dall’Area Vuota (AV), circa allo zero assoluto + la potenza emessa dall’Area (AS) occupata da Stelle, a circa 6000 gradi Kelvin = Potenza emessa dall’Area totale (A) alla temperatura media. Tale equazione è espressa a parole; tradotta in formula con la legge di Stefan, diventa così: (1) K*AV*Tv^4 + K*AS*6000^4 = K*A*T^4 Ripeto: 6000 gradi per ora è assunto come valore medio per la temperatura della superficie delle stelle, ma poi lo indagherò. In tale formula K è una costante che vale 5,55*10^-12 se la potenza è espressa in Watt per ogni cmq di superficie emittente, ma è ininfluente perché compare in tutti i termini dell’equazione. Il primo termine al primo membro scompare perché la temperatura Tv dell’Area Vuota si può considerare pari a zero gradi o al massimo 0,1 gradi Kelvin e comunque il termine rimane circa 1 milione di volte minore del secondo. Semplificando dunque l’equazione (1) si ottiene: (2) As*6000^4 = A*T^4 Al secondo membro la T indica la temperatura media della volta celeste in gradi Kelvin, quella che stiamo cercando. Problemi Quanto valgono A , cioè l’area totale della volta celeste, e soprattutto AS, cioè la parte di area di tale volta occupata dalla materia luminosa? Ed inoltre, il valore di 6000 gradi kelvin è proprio giusto?? Siccome ci sono stelle a ben più alta temperatura, temo che elevando alla quarta potenza esse influiscano parecchio. Se conoscessi tali incognite, potrei calcolare subito la temperatura media. La temperatura media superficiale delle stelle Bisogna ragionare su di essa, che fino ad ora ho assunto pari a 6000 gradi assoluti. La monumentale opera “Il Cielo” del grande astronomo Gino Cecchini, secondo volume, riporta i dati relativi a 10 mila stelle contenute in una sfera di 30 parsec di raggio intorno al Sole. Riporto quindi la sua tabella, dove in tutte le colonne, tranne le prime due, ho inserito io dei valori non espressamente citati dall’autore, ma da me ipotizzati con discernimento. (Nota: se scrivo 20E30 intendo 20 esponenziale 30 eccetera.) 1 2 3 Tipo spettrale Numero di stelle Massa unitaria in kg B A F G G K K M M 3 63 19 15 870 44 3800 3 5812 20E30 6E30 2,6E30 5E30 1,6E30 5E30 1,1E30 5E30 0,6E30 9857E30 (gig.) nane (gig.) nane (gig.) nane 4 5 6 7 Percen. in peso Sul totale Raggio in km Area dei dischi in 10E14 kmq Temperat. In gradi Kelvin 0,6 3,8 0,5 0,76 14,1 2,2 42,4 0,15 35,3 7E6 1,4E6 9,1E5 6,3E6 7,7E5 15,4E6 4,55E5 29E6 3,5E5 4,615 12000 3,877 9000 0,494 6700 18,69 5500 16,196 5500 327,6 4500 24,7 4500 79,22 2800 22,35 2800 487,74 8 9 Area dischi* *T^4 (sommatoria) Percent. sul totale 9,57E30 2,54E30 9,95E28 1,71E30 1,48E30 13,4E30 1E30 4,87E29 1,37E29 30,43E30 31 % 8,3 % 0,32 5,6 4,87 44 3,28 1,6 0,4 totale kg Quindi in totale, le 10 mila stelle dei nostri dintorni, con buona approssimazione pesano 9857E30 kg, cioè 4929 volte il Sole. Nella sesta colonna ho riportato la sommatoria delle aree dei dischi stellari, tipo per tipo, poiché ai fini della radiazione emessa verso di noi ogni stella si comporta come un disco di pari diametro. Ho ottenuto 487,74E14 km quadrati Nell’ottava colonna ho riportato la potenza radiante emessa come corpo nero, a meno del coefficiente di Stefan ed ho ottenuto una sommatoria pari a 30,43E30. Nella nona colonna si può notare il gran contributo dato dalle stelle di tipo B, con la loro grande temperatura. Sono poche in quella tabella, ma in una sfera, per esempio, di 2000 anni-luce sarebbero già più di 25 mila. Lo stesso si può dire del grande contributo fornito dalle 44 giganti con raggi di 22 volte il Sole: nella sfera di 2000 anniluce di raggio ce ne sarebbero più di 350 mila. Temperatura media ponderata Imponendo che sia: 487,74E14 * Ts^4 = 30,43E30 posso ricavare Ts cioè la temperatura media superficie delle stelle. Si ha Ts = 4998 gradi Kelvin. ponderata della Estensione della tabella. Il risultato fondamentale della tabella sopra mostrata è il seguente: intorno a noi, in una sfera di 30 parsec di raggio (quasi 100 anni-luce), ci sono 10 mila stelle, con una massa stimata di 4929 masse solari (9857E30 kg); tale somma la chiamo Mc (cioè massa campione) e ci invia una potenza radiante proporzionale al valore di 30,43E30, che chiamo Rc (radiazione campione). Estendo tale risultato a tutto l’universo, di massa visibile enormemente superiore, assumendo che da esso ci pervenga una potenza proporzionale al valore sopra riportato: cioè, per esempio, per ogni miliardo di volte la massa Mc, la potenza radiante che ci giunge sarà un miliardo di volte Rc. Il valore della massa visibile. Dunque, quanto vale la massa visibile dell’Universo e soprattutto la superficie A della volta celeste? Onestamente non lo so io e neanche altri, ma posso fare un’ipotesi sensata. Supponiamo che il volume sferico intorno a noi, occupato da miliardi di galassie, possieda un raggio non minore di 10 miliardi di anni luce. Risparmiando di esporre i noiosi calcoli e supponendo la densità della materia visibile pari a quella stimata da Oort = 3 / 10E31 grammi al cm cubo, si ottiene che dentro una simile sfera c’è una massa visibile pari a 1,06E51 kg, cioè 1,078E17 volte la massa campione, con una potenza radiante altrettanto superiore alla radianza campione e quindi proporzionale a 3,28E48. La superficie della “volta celeste”. Come tutte le sfere, anche la sfera sopra ipotizzata, di 10 miliardi di anni luce di raggio, si può scomporre in tante piramidi aventi il vertice nel nostro punto di osservazione. Considero quindi la massa visibile tutta concentrata nel baricentro di ciascuna piramide, posto a 0,75 volte l’altezza, partendo dal vertice. Considero poi che la volta celeste media è la superficie della sfera passante per tali baricentri. Nel nostro caso allora, la volta celeste avrà una superficie Av = 6,32E46 km quadrati. Equazione. Ora posso scrivere che tale superficie alla temperatura media di T gradi Kelvin emette tanto quanto vale la radianza prima calcolata e cioè 3,28E48. In formula: 6,32E46 * T^4 = 3,28E48 Da cui, ricavando la T si ottiene T = 2,68 gradi Kelvin. Ma l’Universo credo sia più grande, ed allora la T si dovrebbe avvicinare di più ai 3 gradi Kelvin. Ripetendo infatti pari pari il calcolo per una sfera di raggio = 14 miliardi di anni-luce, anziché 10, si otterrebbe una temperatura della volta celeste T = 2,92 gradi Kelvin. Come non rimanere meravigliati davanti a tali risultati? Riflessione finale Per la professione che svolgo, ho sviluppato un grande senso critico verso le mie scelte: so bene che la svista e l’errore sono sempre in agguato e si annidano spesso là dove non avrei mai supposto. Decine di volte ho temuto ed ipotizzato che qualcuno, nel leggere questi risultati, potrebbe sogghignare e dire che ho fatto un gran castello di carte per far tornare i conti, giocando coi numeri, come coloro che predìcono il futuro partendo dalle dimensioni della piramide di Cheope. Ma poi mi tranquillizzo riflettendo che, al contrario, ho fatto una serie di ragionamenti, tutti logici e del tutto sensati, ed alla fine la coincidenza dei risultati col dato osservativo è strabiliante, così da farmi credere seriamente che le ipotesi di partenza fossero tutte giuste. Finestra nel cielo. E mi tranquillizza anche il seguente ragionamento: Immaginiamo una finestra nel cielo, grande come un quadrato che circoscriva esattamente il Sole. Congiungo i vertici del quadrato con il mio occhio ed ho una piramide a base quadrata, il cui lato è 1,4E6 cioè un milione e 400 mila km, il diametro del Sole! Per le leggi dei triangoli simili, se prolungo questa piramide fino a portare la sua base al limite dei 10 miliardi di anni luce prima supposti, tale base, rimasta quadrata, ha ora il lato di 93,3 milioni di anni-luce; e di piramidi così la sfera visibile ne contiene 144 mila!!! Il volume della sola piramide, che ha la punta intercettata dal nostro Sole, contiene ora tanta materia visibile quanta se ne trova in circa 20 mila galassie come la nostra! Dunque da quella misera finestra, di apertura pari a 31 primi d’arco, mi bombardano le radiazioni di miliardi e miliardi di stelle blu, di nane gialle e rosse, di giganti rosse e non mi meraviglio più che la temperatura media di quei dischetti possa essere di 5000 gradi e che lo strumento che indaga le radiazioni possa segnare la temperatura media, vuoto per pieno, di circa 3 gradi Kelvin!!! Ing. Pietro Petesse