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L'ASSOLUTISMO "ILLUMINATO":
SPAGNA, PORTOGALLO, PRUSSIA,
AUSTRIA E LOMBARDIA, RUSSIA
1) Nell'Europa della seconda metà del '700, ad eccezione dell'Inghilterra, i maggiori Stati europei – Francia, Spagna, Portogallo, Austria, Prussia, Russia – erano accomunati dal
considerevole peso sociale della nobiltà feudale, che ancora dominava sui contadini e
monopolizzava il potere politico, costituendo così la causa e l'effetto del notevole rallentamento dello sviluppo economico e sociale borghese; questi Stati erano tuttavia retti da
monarchie che, ormai consapevoli – anche grazie all'esempio inglese – dell'importanza
della ricchezza produttiva ai fini del mantenimento del loro stesso potere, provarono,
dall'alto, a migliorarne le sorti, dando vita all'esperienza del cosiddetto assolutismo (o dispotismo, in virtù della sua negazione delle antiche "libertà") illuminato, ovvero dell'attiva
promozione di riforme economiche e giuridiche.
2) Si trattava, in effetti, di uno sviluppo creativo di principi già affermati da Luigi XIV –
anche se non fu applicato in Francia, dove la nobiltà, alla morte di quello e forte del suo
discredito, aveva rialzato la testa, e a nulla sarebbe valso il tentativo in extremis di Turgot
di introdurre la tolleranza religiosa, estendere la tassazione a nobiltà e clero e sottrarre a
quest'ultimo l'insegnamento scolatico –, che aveva cercato di legittimare l'assolutismo non
più sulla base della volontà divina, ma piuttosto sulla funzione di attivo perseguimento del
benessere comune. Di qui la tendenza ad un rafforzamento dello Stato che lo svincolasse
con più forza dai legami tradizionali con la Chiesa e da ciò che si definiva sbrigativamente
"feudalesimo", cioè gli antichi privilegi "dei nobili, delle città, corporazioni, province, assemblee rappresentative, o, in Francia, degli organi giudiziari detti parlamenti"1, senza
che ciò si traducesse – si badi – nell'intenzione di farli totalmente saltare, essi costituendo
in ogni caso un sostegno dell'ordine costituito.
3) Proseguiva, dunque, l'antichissima politica centralistica degli Stati moderni, mirante
a rendere più efficiente la burocrazia e la riscossione fiscale: le varie guerre che funestarono il secolo avevano dopotutto dimostrato l'importanza dell'attivo del bilancio, al qual fine non era affatto sufficiente limitarsi a spremere i contadini: di qui i tentativi di estendere i contributi ai ceti privilegiati e, per sviluppare l'agricoltura, "di abolire o limitare privilegi come la manomorta o il fedecommesso, che impedivano lo smembramento e la vendita, rispettivamente, delle proprietà ecclesiastiche e aristocratiche"2; a proposito del primo
caso in Austria si sarebbe giunti all'incameramento di alcune delle proprietà terriere della
Chiesa.
4) Nonostante l'evidente strumentalità di molte di queste politiche, condotte tutt'altro che
disinteressatamente, si determinò in ogni caso una sintonia con le convinzioni degli illuministi, molti dei quali erano appunto persuasi che gli obiettivi di cui abbiamo parlato nella lezione precedente fossero realizzabili per l'appunto gradualmente e dall'alto, ad opera
dei sovrani già esistenti.
5) Coerentemente con l'esigenza centralizzatrice di abolire qualsiasi potere concorrente a
1
2
Cartiglia, Storia e ricerca, laboratorio.
Gentile-Ronga-Salassa, Nuove prospettive storiche.
a cura del prof. Vinicio D’Intino – per contatti [email protected]
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quello dello Stato, il primo e più deciso intervento riformatore investì, nei paesi cattolici,
i poteri della Chiesa e degli ordini religiosi, avviando una politica ecclesiastica caratterizzata dalla volontà di estendere la giurisdizione e il controllo dello Stato sulla vita e l'organizzazione delle Chiese nazionali (giurisdizionalismo) 3, riducendo quella sorta di struttura
giuridica parallela rappresentata dai diritti e privilegi ecclesiastici: diritti come quello d'asilo, che riconosceva l'immunità a quanti si rifugiavano nei luoghi di culto, o privilegi come
quello che riservava ai soli tribunali ecclesiastici di giudicare anche reati comuni (come il
furto e l'omicidio) quando fossero imputati a religiosi. Vennero messi in discussione la legittimità del tribunale dell'Inquisizione e il monopolio religioso dell'istruzione, in piena
sintonia con la polemica illuminista contro l'oscurantismo religioso.
6) Per quanto riguarda la razionalizzazione amministrativa, "ci si sforzò di definire le
competenze dei singoli organismi, di concentrare le decisioni, di riorganizzare le giurisdizioni attraverso tentativi di codificazione che riducessero il particolarismo e l'incontrollabile varietà delle norme, infine di rendere efficace la raccolta e la distribuzione delle risorse economiche. Si venne così formando quella struttura organizzata in diparti-menti o
ministeri con cui ancor oggi identifichiamo l'amministrazione pubblica"4.
7) I primi tentativi di riforme nel senso suddetto si ebbero anzitutto nell'arretratissima
Spagna, dove il nuovo re Carlo III di Borbone (1759-88) cercò di ridimensionare i consistenti privilegi nobiliari ed ecclesiastici: "una parte dei vastissimi latifondi improduttivi fu
recuperata alla coltivazione del grano, il cui commercio fu liberalizzato; gli scambi interni
furono facilitati abolendo le barriere doganali esistenti fra le varie province e quelli internazionali vennero agevolati autorizzando altri porti, oltre Cadice e Siviglia al traffico coloniale. L'amministrazione pubblica, in una certa misura sottratta alla inettitudine e agli
abusi dei nobili, fu resa più efficiente, mentre la Chiesa dovette accettare, almeno in linea
di principio, la sovranità dello Stato (giurisdizionalismo) perdendo alcuni dei suoi poteri"5. Tutte queste misure, però, a causa della mancanza di una forte borghesia, furono destinate all'insuccesso, e fu per questo che "l'avvento al trono di Carlo IV segnò l'arresto
del programma riformatore, per cui la Spagna ricadde nel suo secolare immobilismo"6.
8) "Analoghe iniziative riformistiche [di altrettanto breve durata] furono attuate in Portogallo dal marchese Sebastiano de Pombal, primo ministro del sovrano Giuseppe I (17501777), che si impegnò a rivitalizzare l'economia del Brasile, principale colonia lusitana,
fondando anche due compagnie commerciali per dare il via allo sfruttamento dell'immenso
bacino del Rio delle Amazzoni. Tuttavia questa politica portò il Pombal a scontrarsi frontalmente con la potente Compagnia di Gesù"7, la cui tradizionale difesa degli indios, organizzati in comunità "comunistiche", era percepita come "una potenziale minaccia per il sistema schiavistico adottato dai portoghesi [come da tutte le potenze coloniali, del resto]
nelle miniere e nelle piantagioni"8.
9) È dunque a partire da queste concretissime esigenze economiche del potere centrale –
3
Il che portò all'introduzione delle funzioni statali del "placet" (ovvero dell'approvazione della pubblicazione di bolle ed encicliche – peraltro già realizzata nella Spagna del "cattolicissimo" Ferdinando I alla fine del XV secolo) e dell' "exequatur" (ovvero l'accettazione dell'insediamento di nuovi vescovi – pretesa che in Francia aveva una storia secolare).
4
Giardina-Sabbatucci-Vidotto, Il mosaico e gli specchi.
5
Polcri-Giappichelli, Storia e analisi storica.
6
Desideri, Storia e storiografia.
7
Polcri-Giappichelli, op. cit.
8
Ivi.
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più che da una sua "illuministica" avversione alla "superstizione"9 – che va dunque spiegata la successiva (1759) espulsione (con il connesso incameramento dei beni) dei gesuiti,
che del resto avevano sempre sostenuto i diritti della Chiesa in opposizione all'assolutismo,
e che "fino ad allora avevano goduto di grande prestigio ed esercitato una grande influenza sui ceti dirigenti: erano spesso i confessori dei principi e nei loro collegi si educavano i
ramponi della nobiltà"10; provvedimenti analoghi furono perciò presi anche in Francia, in
Spagna, nel Regno di Napoli, "finché le crescenti pressioni esterne indussero il pontefice
Clemente XIV a scioglierne l'ordine (1773), che verrà ricostituito soltanto nel 1814"11, dopo la stagione rivoluzionaria.
L'ASSOLUTISMO ILLUMINATO NELL'IMPERO ASBURGICO
PIANO POLITICO
ED ECONOMICO
PIANO
CULTURALE
E RELIGIOSO
imposizione fiscale a nobili e Chiesa
introduzione sistema catastale
abolizione privilegi nobiliari ed ecclesiastici:
uguaglianza dei sudditi dinanzi alla legge
introduzione del libero commercio delle terre
sostituzione della censura ecclesiastica con quella statale
limitazione della pena capitale
abolizione della tortura;
aumento dei delitti "politici"
abolizione dell'ordine dei gesuiti e dell'Inquisizione
istruzione elementare obbligatoria
istruzione universitaria pubblica
soppressione delle festività "superstiziose"
e degli ordini monastici "contemplativi"
legalizzazione della Massoneria
formazione dei sacerdoti in seminari pubblici
tolleranza religiosa
10) Ad ogni modo, risultati più robusti della nuova stagione dell'assolutismo – specialmente per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema fiscale – si ebbero anzitutto in
Austria, dove prima la guerra di successione spagnola e poi quella dei Sette anni (combattuta tra il 1756 e il 1763, alleata di Russia e Francia contro Inghilterra e Prussia – che le
aveva quindici anni prima sottratto la Slesia), aveva dimostrato anche agli Asburgo la
drammatica necessità di un opportuno sostegno finanziario alla propria politica di centralizzazione e rafforzamento dell'esercito e del potere monarchico, principalmente ostacolato dalla tradizionale frammentazione dell'Impero, che all'epoca comprendeva la Boemia,
l'Ungheria, la Croazia, i Paesi Bassi e l'area milanese.
11) Le prime riforme, attuate da Maria Teresa (1740-80), riguardarono l'estensione alla
nobiltà e al clero del prelievo fiscale – esercitato direttamente dallo Stato per mezzo di
9
Avversione che pure non fu assente, se si pensa alla lotta del Pombal contro le discriminazioni nei
confronti degli ebrei.
10
Giardina-Sabbatucci-Vidotto, op. cit.
11
Polcri-Giappichelli, op. cit.
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funzionari –, dopo averlo razionalizzato con il nuovissimo sistema catastale12 finalizzato
al censimento delle proprietà fondiarie, scientificamente descritte e catalogate, e tassate di
conseguenza. Particolarmente rimarchevole il fatto che, poiché i terreni venivano valutati
in base alla loro redditività ordinaria, i proprietari erano stimolati ad attuare innovazioni;
il che, costituendo un modo indiretto per promuovere la diffusione della moderna azienda
agraria capitalistica, fu alla base di un durevole sviluppo economico, incoraggiato anche
dall'abolizione della manomorta e fidecommesso, dalla diminuzione dei dazi doganali e dal
miglioramento delle vie di comunicazione.
12) Sul piano culturale fu smantellata l'Inquisizione, sostituita la censura ecclesiastica
con quella di Stato, riformata l'università – strappandola al controllo dei gesuiti – ed istituito un sistema di formazione per gli insegnanti e l'obbligo per la totalità dei sudditi dell'istruzione elementare. Le risorse necessarie per quest'ultimo fine furono ricavate dalla secolarizzazione e la vendita dei beni ecclesiastici, prima quelli dei conventi, e poi quelli
dei Gesuiti, il cui ordine, come stava accadendo un po' in tutt'Europa, fu soppresso a causa
del suo antiassolutismo clericale.
13) Comunque sia, se la pratica riformista di Maria Teresa fu caratterizzata, tutto sommato,
da una certa cautela – in effetti ella era personalmente ostile alle idee dei philosophes – le
cose cambiarono drasticamente con il figlio Giuseppe II, salito al trono nel 1780 senza celebrare la cerimonia dell'incoronazione, per non dover prendere i tradizionali impegni nei
confronti di nobiltà e clero, profondamente imbevuto dei principi dell'assolutismo illuminato e, ancor di più, delle idee anticlericali (ma non anticristiane) illuministe. Così, non
tollerando il potere politico e coscienziale della Chiesa, si sforzò di ridurlo a quelli che
considerava i suoi limiti "evangelici", sottraendole la facoltà di censura, abolendo il diritto
d'asilo, vietando le festività giudicate dispendiose e superstiziose, ed inoltre istituendo seminari statali per porre sotto controllo la formazione dei sacerdoti.
14) Fu quindi varata una "patente di tolleranza" che accordava la libertà di culto ai protestanti e agli ortodossi, e poi promossa l'emancipazione degli ebrei mediante l'attribuzione
dei diritti civili e della possibilità di accesso all'università e alla carriera militare. La Massoneria, semi-clandestina in tutt'Europa, fu riconosciuta legalmente, e successivamente,
nonostante il "pellegrinaggio" di Pio VI, settecento, tra monasteri e conventi (considerati
inutili perché non destinati ad opera di beneficenza od insegnamento, ma di natura "contemplativa" e letteralmente sterili), furono sciolti, incamerandone i beni e destinandoli al
finanziamento di attività educative ed assistenziali promosse dallo Stato; fu inoltre riconosciuto "il matrimonio civile fra cattolici e non cattolici [ortodossi e protestanti; grazie a
questi atti di tolleranza, innumerevoli furono i 'convertiti'], e ammesso per questi ultimi il
divorzio"13.
15) È bene notare che, ovviamente, tutte queste misure non miravano certo a sradicare il
cattolicesimo – che restava l'unica religione praticabile pubblicamente – ma, piuttosto, a
sottomettere le esigenze del Papato – considerato quasi alla stregua di una potenza straniera – a quelle nazionali: di qui la sostituzione del tedesco al latino nella liturgia e l'istituzione di seminari statali per la formazione del clero.
16) Per quanto riguarda i rapporti dei sudditi con lo Stato, nel 1787 fu varato un nuovo co12
"Il catasto [già varato nello Stato sabaudo nel 1698] è l'inventario generale delle proprietà immobiliari (terre ed edifici) di un'area, compilato allo scopo di sottoporle a tassazione" (De LunaMeriggi-Tarpino, La scena del tempo).
13
De Bernardi-Guarracino, L'operazione storica.
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dice penale, valido per tutte le regioni dell'impero, che anzitutto stabiliva l'uguaglianza
dei sudditi dinanzi alla legge, abolendo i privilegi di nascita della nobiltà (già indebolita
con l'obbligo di pagamento delle imposte e l'abolizione della servitù della gleba, cioè delle
prestazioni obbligatorie dovute dai contadini ai loro signori) e quelli giurisdizionali del
clero; quindi aboliva la pratica della tortura negli interrogatori, riduceva i casi puniti con
la pena di morte ed estendeva, abbastanza coerentemente, il numero dei delitti "politici".
17) È comunque importante non dimenticare che quello austriaco restò uno Stato assoluto, cioè un sistema politico in cui qualsiasi riforma, oltre ad essere sempre revocabile, non
era certo elaborata con il concorso del "popolo". E fu proprio questo a provocare vasti
malcontenti: in Ungheria e Paesi Bassi austriaci (Belgio) ci furono varie sollevazioni nobiliari contro la politica giuseppina antifeudale e mirante all'accentramento statale, indifferente alle particolarità nazionali14 e alle vecchie autonomie locali (si ricordi la questione
dell'unità potenziale, però), che indussero prima Giuseppe II a sospendere l'attuazione del
proprio decreto, e poi il suo successore, Leopoldo II, a ripristinare i vecchi privilegi fiscali
e giuridici, nonché le prestazioni obbligatorie dei contadini. Anche questi ultimi, del resto,
avevano manifestato insoddisfazione per riforme ritenute soltanto parziali – avrebbero aspirato, piuttosto, alla proprietà della terra –, ed in generale il popolo minuto non era stato
particolarmente felice delle misure prese contro la Chiesa, che avevano urtato i suoi sentimenti religiosi e determinato il venir meno dell'opera di assistenza dei monaci; allo stesso
modo, rimpiangeva le vecchie festività, e non era nelle condizioni di apprezzare l'utilità
dell'istruzione elementare.
18) Per quanto riguarda l'Italia, nel '700 era ancora frammentata ed arretrata: fra gli Stati indipendenti, cioè la Repubblica di Venezia, quella di Genova, lo Stato della Chiesa e il
Ducato di Savoia (comprendente Piemonte e Sardegna), solo quest'ultimo intraprese la
strada delle riforme, che furono invece relativamente abbondanti negli Stati dipendenti:
anzitutto nel Regno di Napoli, la cui cronica arretratezza lo rese tuttavia ad esse impermeabile, nonostante la buona volontà di Carlo III di Borbone, che pure lo rese indipendente
dalla Spagna e si sforzò di limitare il potere della Chiesa abolendo decime ed Inquisizione,
alcuni conventi e l'ordine dei gesuiti; e quindi, molto più notevolmente, nel Granducato
di Toscana (dove furono abolite le corvées, si provvedette a lavori di bonifica dei terreni,
alla liberalizzazione del commercio dei grani e alla tassazione di nobiltà e clero) e nel Ducato di Milano, ambedue sostanzialmente appartenenti all'Austria.
19) Ed era stato in appunto in Lombardia che, in effetti, nel 1718 era iniziata la sperimentazione riformatrice degli Asburgo – appoggiata "dai maggiori illuministi Milanesi,
tra cui Pietro Verri e Cesare Beccaria, ispiratori della rivista Il Caffè"15, con l'abolizione
dei privilegi fiscali della nobiltà, l'incameramento dei beni della Chiesa e l'indebolimento
della sua influenza politica e culturale (abolizione del diritto d'asilo, dell'Inquisizione, della
censura ecclesiastica), la promozione dell'istruzione elementare, il progresso della cultura
razionalistica, la liberalizzazione dei commerci (mediante l'unificazione dei dazi) e della
vendita delle terre, l'allestimento del catasto (va però detto che "i risultati positivi dell'agricoltura lombarda ne anticiparono in gran parte la redazione"16.
14
Fu così che "il tedesco divenne l'unica lingua amministrativa, relegando ai margine della vita
statale altre importanti lingue come il ceco e l'ungherese" (Giardina-Sabbatucci-Vidotto, op. cit.).
15
Polcri-Giappichelli, op. cit.
16
Giardina-Sabbatucci-Vidotto, op. cit.
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L'ASSOLUTISMO ILLUMINATO IN PRUSSIA
tolleranza religiosa
PIANO POLITICO
libertà di stampa
E GIURIDICO
abolizione della tortura
indipendenza della magistratura
PIANO
istruzione elementare laica e obbligatoria dai 5 ai 13 anni
CULTURALE
sviluppo dell'Accademia delle Scienze a Berlino
sviluppo di agricoltura, allevamento,
PIANO ECONOMICO
industria tessile e mineraria
20) Passando alla Prussia, la politica del suo sovrano Federico II Hohenzollern, "amico"
di filosofi quali Voltaire e d'Alembert, si poneva in totale continuità con quella accentratrice ed assolutista dei suoi predecessori; sicché, anche se egli passò per "la più compiuta
personificazione del sovrano illuminato"17, non venne meno la marcata caratterizzazione
militare del suo Stato18, che già da una generazione vedeva il conseguente predominio sociale dell'antica nobiltà feudale, comunque del tutto sottomessa alla monarchia.
21) Le guerre del nuovo re estesero il paese alla Slesia, strappata quasi brigantescamente
all'Austria, e a parte della Polonia, comportando più che il raddoppiamento della popolazione; e agli stessi disagi da esse determinate egli pose rimedio, come già aveva fatto il bisnonno, Federico Guglielmo il Grande Elettore, incoraggiando l'immigrazione di classi
produttive, in questo caso di contadini (ovviamente quelli nativi restavano sotto il giogo
degli junker), aiutati nell'insediamento e nell'avviamento della propria attività (particolarmente importante, a questo proposito, il miglioramento delle colture, ottenuto anche con
l'utilizzo di fertilizzanti artificiali).
22) Per quanto riguarda invece il settore manifatturiero, il suo risaliva all'immigrazione
dalla Francia dei professionisti ugonotti, alla fine del '600. Sotto Federico II si sviluppò,
grazie all'incremento dell'allevamento (bachi da seta e pecore lanifere) l'industria tessile, e
grazie alle esigenze militari quella mineraria (nella regione della Ruhr) e del legname. Il
commercio estero fu incrementato grazie alla Compagnia del Baltico, e quello interno grazie all'apertura di nuovi canali; fu infine fondata una Banca di Stato.
23) Sono proprio queste riforme economiche, in effetti, a consentire di annoverare tra i sovrani illuminati Federico II; assieme, naturalmente, alla promozione della cultura (egli
fece "dell'Accademia delle Scienze di Berlino uno dei più prestigiosi centri intellettuali
d'Europa"19 all'istituzione dell'istruzione elementare laica e obbligatoria, "dai cinque ai
tredici anni per i ragazzi di tutte le categorie sociali, aprendo anche scuole in piccoli villaggi per agevolare i figli dei contadini e degli artigiani"20, alla tolleranza religiosa, alla
concessione di una limitata libertà di stampa e alla quasi totale "abolizione della tortura
17
Ivi.
Anzi, il nuovo sovrano elevò il numero dei soldati a 195.000, "istituendo un rigido sistema di coscrizione che interessò tutti i sudditi maschi compresi tra i 18 e i 40 anni d'età" (Feltri-BertazzoniNeri, I giorni e le idee).
19
Gentile-Ronga, Storia e geostoria.
20
Gentile-Ronga-Salassa, op. cit. Va in ogni caso detto che "i risultati furono piuttosto modesti, tuttavia la dipendenza dei maestri dallo Stato contribuì a rafforzare i princìpi della dedizione al sovrano e alle istituzioni civili e militari" (Giardina-Sabbatucci-Vidotto, op. cit.) (probabilmente l'effetto che più stava a cuore, in ogni caso).
18
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e dell'ingerenza regia nei processi21 e del commercio delle cariche"22.
24) Comunque sia, di quanto l' "illuminazione" dell'assolutismo, cioè la sua finalizzazione al "bene comune", fosse dipendente dalle generali condizioni socio-economiche degli
Stati (e dalla volontà del sovrano che comunque aveva il monopolio della sua interpretazione), fu un ottimo esempio la Russia di Caterina II. Costei, giunta al potere dopo aver
fatto assassinare dall'amante il marito che voleva ripudiarla, lo zar Pietro III (1762) – che
definire inetto sarebbe generoso – ebbe tanto a cuore la propria popolarità presso l'opinione
pubblica europea (anche lei fu amica dei principali illuministi francesi) quanto la necessità
di rafforzare il potere dello Stato: così, anzitutto, per far fronte alle sue esigenze finanziarie, secolarizzò e vendette i beni della Chiesa ortodossa, e quindi razionalizzò la struttura
amministrativa dello Stato, dividendolo in 51 governatorati a loro volta articolati in distretti, tutti organismi ovviamente dipendenti dall'autorità centrale.
25) Tutto questo non poté significare, tuttavia, uno stravolgimento dell'ordine sociale: la
riforma "illuministica" del codice di leggi, proposta nel 1767 e mirante alla realizzazione
dell'uguaglianza giuridica, all'introduzione della tolleranza religiosa e della libertà di stampa, all'abolizione della servitù e della tortura, si rivelò impossibile a causa della ferma opposizione dell'aristocrazia, che poté mantenere – in cambio della propria soggezione politica – i propri contadini soggiogati, e dunque sottomessi alla sua giurisdizione diretta, passibili di condanne ai lavori forzati e deportazioni, impossibilitati a cambiare attività e persino
a scegliere o mantenere la propria residenza.
26) A questa situazione è plausibilmente da ricondurre anche l'impresa – "che gli studiosi
considerano tra le più grandi della storia agraria europea"23 – del dissodamento del bassopiano ucraino (comprendente anche la Crimea, strappata all'Impero ottomano, e la valle
del Volga), che richiese "lo spostamento di intere popolazioni. Nelle terre messe a coltura,
comunque, non decollarono forme di produzione moderna e le condizioni della mano d'opera rimase servile"24: ancora una volta, come si vede e si sarebbe visto nel XX secolo, la
modernizzazione della Russia veniva avviata dall'alto e ad un prezzo non molto piacevole
per la popolazione contadina, contro l'insostenibilità delle cui condizioni insorse il movimento guidato da Emel'jan Pugačëv (1773-4), che arrivò a coinvolgere venticinquemila
contadini con le parole d'ordine dell'abolizione della servitù della gleba, dello sterminio
della nobiltà, della divisione delle terre e della tolleranza religiosa: tutte mine per l'ordine
costituito che con tutta evidenza poteva essere garantito soltanto dall'aristocrazia: da ciò la
riforma della Carta della nobiltà, che ne ribadì e garantì, più di quanto accadeva contemporaneamente in Prussia, i tradizionali privilegi di casta (esenzione dalle imposte e dal servizio militare e civile, sottomissione a tribunali speciali, monopolio nell'acquisto di terre).
27) Sarebbe chiaramente erroneo spiegare tutto questo con l'inettitudine o la "malvagità"
personale della zarina, la quale pure riuscì ad abolire i monopoli e i vincoli alle attività
commerciali e manifatturiere: in ogni caso, però, la Russia scontava la mancanza di una
borghesia imprenditrice capace di porsi alla testa del rinnovamento del paese che, in prospettiva, mostrava come inevitabile una futura soluzione rivoluzionaria.
21
"Famoso è poi il mugnaio di Sans Souci che a Federico di Prussia, che gli voleva espropriare il
mulino per ingrandire il parco del suo castello di delizie, oppose rifiuto, e uscì dall'udienza dicendo: ' Vi sono dei giudici a Berlino!'. Il giudice può condannare il re nel nome del re" (Partito comunista internazionalista, I fattori di razza e nazione nella teoria marxista).
22
Atlante Storico Garzanti.
23
Desideri, op. cit.
24
Ivi.
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