CORSO PER RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE “RISCHIO ELETTRICO” BASI LEGISLATIVE Tutte le disposizioni legislative e normative riguardanti la sicurezza degli impianti elettrici si estrinsecano in due punti: INCOLUMITÀ DELLE PERSONE SALVAGUARDIA DELLE COSE In queste note cercheremo, senza entrare nei particolari, di esplicare le principali leggi e norme vigenti. La prima fonte legislativa è la COSTITUZIONE che in vari articoli ribadisce il concetto di tutela della salute e dell’integrità fisica come diritto fondamentale dell’individuo. Una serie di provvedimenti legislativi riguardano le norme generali e particolari di prevenzione degli infortuni e dell’igiene del lavoro. Il primo di tali provvedimenti che si è occupato in modo specifico della sicurezza degli impianti e degli apparecchi elettrici è il DPR 547 del 27 aprile 1955 dedicandovi l’intero titolo VII - IMPIANTI MACCHINE ED APPARECCHI ELETTRICI - composto da XI capitoli con 183 articoli. Il primo articolo indica esplicitamente quanto sopra asserito e recita testualmente: “Gli impianti elettrici in tutte le loro parti costruttive, devono essere costruiti, istallati e mantenuti in modo da prevenire i pericoli derivanti dai contatti accidentali con gli elementi sotto tensione (incolumità delle persone) ed i rischi di incendio e di scoppio derivanti da eventuali anomalie che si verificano nel loro esercizio (incolumità delle persone e salvaguardia delle cose)” Seguendo la storia cronologica delle leggi e delle norme possiamo osservare che quasi contemporaneamente al DPR 547 esordirono le Norme CEI con la funzione di supplemento esplicativo ed informativo di quanto contenuto nel DPR 547. Solo nel marzo 1968 la Legge 186 riconobbe le Norme CEI nella quale veniva definito il concetto di “REGOLA D’ARTE” e veniva attribuita alle Norme CEI questa prerogativa. Nessuno però, pur riconoscendo alle Norme CEI il concetto di regola d’arte, osava derogare da quanto previsto nel DPR 547. La svolta avvenne grazie alla sentenza della Corte di Cassazione del 1981, la quale stabilì che: ”... la costruzione o la installazione di impianti ed apparecchiature elettriche in conformità alla Norme CEI, costituendo garanzia della adozione di mezzi e sistemi di sicurezza e di efficacia legislativamente riconosciuti, automaticamente esclude la possibilità di applicare qualsiasi sanzione.” In parole povere un impianto elettrico costruito, installato e mantenuto secondo quanto previsto dalle Norme CEI non solo corrisponde ai criteri di regola d’arte e agli obiettivi di sicurezza previsti dalla legislazione sulla prevenzione degli infortuni, ma può anche essere in contrasto con quanto previsto dal DPR 547 senza che ciò comporti sanzioni di sorta. Va osservato che le Norme CEI non rappresentano l’unica soluzione alla regola d’arte potendosi anche ricorrere a soluzioni tecniche alternative possibili (ad esempio le Norme tecniche elaborate da organismi riconosciuti dalla CEE). In questo caso però spetta a chi ha operato al di fuori delle Norme CEI l’onere delle prova di aver comunque operato a regola d’arte. Un passo avanti nella legislazione è stato fatto con la legge 46 del 5/3/1990 Di detta legge e del relativo regolamento di attuazione contenuto nel DPR 447 del 6.12.91 prenderemo in considerazione principalmente l’aspetto applicativo e tecnico riguardante gli impianti elettrici LEGGE 46/90 - APPLICABILITÀ Sono soggetti alla legge gli impianti elettrici di produzione, trasporto, distribuzione e utilizzazione dell’energia elettrica a partire dal punto di consegna dell’Ente Distributore sino a - prese a spina queste comprese - ingresso del quadro a bordo macchina o al connettore del cavo di alimentazione dell’apparato o della macchina, posti all’interno di qualsiasi tipo di edificio o porzione di esso, con qualsiasi destinazione d’uso oppure posti all’esterno degli edifici qualora gli impianti siano collegati ad impianti elettrici posti all’interno degli edifici. Non sono soggetti alla legge: Ø Gli impianti elettrici posti totalmente all’esterno di edifici (illuminazione pubblica, semafori ecc.) Ø Gli impianti a bordo macchina e l’equipaggiamento elettrico degli utilizzatori Ø La linea di alimentazione degli impianti di sollevamento di persone e/o di cose a partire dal punto di consegna dell’energia o dal quadro generale (tale linea è considerata facente parte dell’equipaggiamento dell’ascensore o simile) Ø La linea di alimentazione dei carri ponte di gru ecc. compreso l’interruttore di protezione (tali componenti si considerano facenti parte dell’equipaggiamento elettrico dell’apparecchio di sollevamento e quindi di competenza del costruttore dello stesso). Ø Il quadro di comando e controllo di centrali termiche, di condizionamento, idriche ed i circuiti a valle di tali quadri (sono soggetti alla legge invece l’impianto di illuminazione del locale e la linea di alimentazione dei quadro di comando e controllo). Ø Il quadro di comando e controllo e le linee a valle che alimentano cancelli, portoni motorizzati, impianti di irrigazione ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI Gli impianti elettrici devono essere eseguiti a regola d’arte e con materiali parimenti costruiti a regola d’arte. In particolare gli impianti elettrici devono essere dotati di: a) impianti di messa a terra b) interruttori differenziali ad alta sensibilità o altri sistemi di protezione equivalenti. Nel regolamento di attuazione è specificato che per sistemi equivalenti si intendono i sistemi previsti dalle Norme CEI contro i contatti indiretti. In altre parole i sistemi protetti contro i contatti indiretti senza interruttore differenziale, ma in conformità alle norme CEI soddisfa anche alla legge 46/90. Questo è il caso ad esempio dei trasformatori d’isolamento, della bassissima tensione di sicurezza, del doppio isolamento, dei sistemi TN e IT. L’interruttore differenziale è di fatto INDISPENSABILE NEI SISTEMI TT per conseguire la protezione contro i contatti indiretti: lo era anche prima della legge 46/90, lo rimane anche dopo. In sostanza per gli impianti nuovi la legge 46/90 nulla aggiunge a quanto già previsto dalle Norme CEI. In pratica la novità introdotta dalla 46/90 riguarda invece l’adeguamento degli impianti esistenti. Infatti “tutti gli impianti esistenti all’entrata il vigore della legge 46/90 devono essere adeguati a quanto previsto nella legge 46/90 e nel DPR 447.” Il DPR 447 in particolare chiarisce (art.5 comma 8) i requisiti che devono avere gli impianti elettrici per essere ritenuti adeguati. sezionamento posto all’origine dell’impianto protezioni contro le sovracorrenti poste all’inizio dell’impianto protezioni contro i contatti diretti protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore differenziale avente corrente nominale non superiore a 30 mA. UN IMPIANTO SI RITIENE ADEGUATO SE TUTTE LE MISURE SOPRA RIPORTATE ESISTONO CONTEMPORANEAMENTE La legge 46/90 ha solamente integrato la legislazione preesistente relativa alla sicurezza, quindi rimangono sempre in vigore le precedenti disposizioni legislative ed in particolare: q Legge 186/68 q DPR 547/55 q DPR 577/82 In conclusione sia per gli edifici civili, sia per gli immobili adibiti ad attività commerciale, al terziario o ad altri usi, qualora esistano attività soggette al DPR 547 (attività con lavoratori subordinati) o al DPR 577 (attività soggette al controllo dei VVFF) e decreti collegati i relativi impianti elettrici devono essere integralmente conformi alla regola d’arte. Per gli edifici e le attività esistenti alla data di entrata in vigore della legge 46/90, non soggetti alle disposizioni legislative sopra citate, ad esempio: - le piccole attività artigianali o commerciali ove non operino lavoratori subordinati ed assimilati - le piccole aziende agricole non soggette alla prevenzione incendi e senza dipendenti sarà sufficiente la verifica dell’esistenza delle misure minime previste dal DPR 447/91 per l’adeguamento ai sensi della legge 46/90. Tenendo conto delle precisazioni fornite in precedenza si può affermare quanto segue: 1. per la protezione contro i contatti indiretti è necessario l’impianto di terra abbinato ad interruttori differenziali posti all’origine dei rispettivi circuiti per: impianto di ascensori impianto centrali termiche per potenze oltre 34,8kW autorimesse con più di nove autoveicoli attività produttive 2. in tutti gli altri casi è sufficiente ottemperare alle condizioni esposte nel DPR 477 sopra indicate. OBBLIGO DEL PROGETTO La Legge 46/90 impone l’obbligo della progettazione, da parte di professionisti iscritti nei rispettivi albi professionali, per alcune categorie di impianti elettrici. L’obbligo del progetto è indicato nei diagrammi di seguito riportati. I progetti devono contenere gli schemi dell’impianto, i disegni planimetrici nonché una relazione tecnica sulla tipologia dell’installazione con riferimento alle misure di sicurezza e di prevenzione adottate e corredata dai calcoli relativi. Impianto di protezione contro i fulmini NO (non si applica la 46/90) EDIFICIO CIVILE SI NO VOLUME > 200m³ SI NO ALTEZZA > 5m SI NO L’edificio comprende locali con pericolo di esplosione o MARCI o locali adibiti ad uso medico SI OBBLIGO DI PROGETTO OBBLIGO DI PROGETTO NO SI Edifici adibiti ad attività produttive, commercio, terziario o altri usi SI Impianto con propria cabina di trasformazione NO SI Superficie > 200m² NO SI Luogo con Pericolo di esplosione (CEI 31-30) NO SI Luogo MARCIO (CEI 64-8 sez.751) NO SI Locale adibito ad uso medico (CEI 64-8) NO OBBLIGO DI PROGETTO OBBLIGO DI PROGETTO SI NO Altri obblighi INSTALLAZIONE NO TRASFORMAZIONE NO AMPLIAMENTO SI L’IMPIANTO SUPERA SI I LIMITI DIMENSIONALI DI CUI ALL’ART. 4 DPR 447/91 SI NO NO MANUTENZIONE STRAORDINARIA SI L’IMPIANTO DEVE ESSERE ESEGUITO DA UNA DITTA INSTALLATRICE O UFFICIO TECNICO INTERNO ABILITATO NO MANUTENZIONE ORDINARIA NON SOGGETTA ALLA LEGGE 46/90 L’IMPRESA INSTALLATRICE O L’UFFICIO TECNICO INTERNO DEVONO RILASCIARE LA DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’ OCCORRE IL PROGETTO DI UN PROFESSIONISTA LIBERO O DIPENDENTE ISCRITTO ALL’ALBO Ad illustrazione di tale diagramma ricordiamo che: 1. La MANUTENZIONE ORDINARIA è definita come “interventi finalizzati a contenere il degrado normale d’uso nonché a far fronte ad eventi accidentali che comportino la necessità di primi interventi che comunque non modifichino la struttura essenziale dell’impianto o la loro destinazione d’uso”. 2. La MANUTENZIONE STRAORDINARIA, non essendo definita dalla Norma, può essere considerata per differenza come tutti gli interventi manutentivi che non rientrano nella manutenzione ordinaria Possono ad esempio essere classificati come manutenzione straordinaria: la sostituzione di una conduttura elettrica con altra di caratteristiche almeno equivalenti la sostituzione di un dispositivo di protezione con altro di caratteristiche almeno equivalenti spostamento o aggiunta di una presa a spina senza modifiche alla linea 3. I limiti dimensionali di cui all’art. 4 del DPR 447 sono indicati nelle tabelle relative all’obbligo del progetto 4. L’impresa abilitata deve avere i requisiti indicati nel diagramma di cui alla figura seguente: NO ALLA DATA DEL 13/3/1990 L’IMPRESA RISULTAVA REGOLARMENTE ISCRITTA AL REGISTRO DELLE DITTEO ALL’ALBO DELLE IMPRESE ARTIGIANE? SI NO L’ATTIVITA’ DI INSTALLAZIONE PER LA QUALE SI RICHIEDE IL RICONOSCIMENTO DEI REQUISITI TECNICO-PROFESSIONALI E’ NELLO OGGETTO SOCIALE DELL’IMPRESA? NO SI NO E’ DISPONIBILE UNA IDONEA DOCUMENTAZIONE PER DIMOSTRARE DI AVERE EFFETTIVAMENTE GIA’ SVOLTO ATTIVITA’ DI INSTALLAZIONE PRIMA DEL 13/3/1990? L’IMPRESA NON PUO’ OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DEI REQUISITI TECNICO-PROFESSIONALI IN BASE ALL’ART.5 DELLA LEGGE 46/90. IN ALTERNATIVA L’IMPRESA PUO’ FAR DOMANDA PER L’ACCERTAMENTO DEGLI EVENTUALI REQUISITI TECNICO-PROFESSIONALI IN BASE ALL’ART.4 DELLA LEGGE 46/90 L’ATTIVITA’ DI INSTALLAZIONE PER LA QUALE SI RICHIEDE IL RICONOSCIMENTO DEI REQUISITI TECNICO-PROFESSIONALI E’ STATA DENUNCIATA PRIMA DEL 13/3/1990? SI SI L’IMPRESA PUO’ OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DEI REQUISITI TECNICO-PROFESSIONALI IN BASE ALL’ART.5 DELLA LEGGE 46/90 DENUNCE OBBLIGATORIE L’evoluzione legislativa Il DPR 462/01 ha introdotto l’obbligo per il datore di lavoro di richiedere la verifica periodica dell’impianto di terra e dei dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, e la verifica periodica dell’intero impianto elettrico nei luoghi con pericolo di esplosione. Tale novità legislativa cambia sostanzialmente la situazione in ambito delle verifiche soprattutto dal punto di vista della responsabilità giuridica, in quanto con l’entrata in vigore del DPR 462/01 “il datore di lavoro è tenuto ad effettuare regolari manutenzione dell’impianto, nonché a far sottoporre lo stesso a verifica periodica …” (art. 4 c.1). DENUNCE OBBLIGATORIE PRIMA DEL DPR 462/01 Il datore di lavoro aveva esclusivamente l’obbligo di denunciare l’impianto presentando i modelli A, B e C all’Ispesl o alla Asl/Arpa, svincolandosi automaticamente da ogni responsabilità in caso di mancata effettuazione delle verifiche periodiche o omologazioni da parte degli organismi pubblici preposti (in particolare se sollecitava l’intervento degli stessi Enti di controllo) DENUNCE OBBLIGATORIE DOPO IL DPR 462/01 Il datore di lavoro ha l’obbligo giuridico di richiedere la verifica periodica degli impianti elettrici, con cadenza biennale o quinquennale, all’Asl/Arpa o ad un organismo abilitato dal Ministero delle Attività Produttive. Il datore di lavoro è ora responsabile della mancata effettuazione delle verifiche periodiche relative non solo ai nuovi impianti, ma anche agli impianti esistenti. Le responsabilità del datore di lavoro Il datore di lavoro inadempiente può incorrere in sanzioni civili e penali, in caso di controllo da parte delle autorità di pubblica vigilanza: Ispesl, Direzione Provinciale del Lavoro, ASL, VV.F., ecc. In caso di controllo da parte delle autorità di pubblica vigilanza il datore di lavoro è tenuto ad esibire il verbale di verifica. MANUTENZIONI PERIODICHE E SORVEGLIANZA TIPO DI INTERVENTO PERIODICITÀ INCARICATO Verifica della messa a terra -2 anni per cantieri, locali ad uso medico e luoghi a rischio d'incendio -5 anni negli altri casi ASL, ARPA o organismi identificati dal Ministero delle attività produttive Verifica delle protezioni contro le scariche atmosferiche -2 anni per cantieri, locali ad uso medico e luoghi a rischio d'incendio -5 anni negli altri casi ASL, ARPA o organismi identificati dal Ministero delle attività produttive Verifica degli impianti antideflagranti -2 anni ASL, ARPA o organismi identificati dal Ministero delle attività produttive Verifiche straordinarie di messa a terra, protezione scariche atmosferiche e impianti in luoghi a rischio di esplosione esito negativo della verifica periodica ASL, ARPA o organismi identificati dal Ministero delle attività produttive (a cura del datore di lavoro) SOLO PER NUOVO IMPIANTO MODELLO DI TRASMISSIONE DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’ DPR 22/10/2001 N. 462 SOTTOPOSTO AGLI OBBLIGHI DEL DPR 547/55 IN PRESENZA DI LAVORATORI SUBORDINATI Art.3. Il sottoscritto in qualità di della DITTA Sede Sociale in via n° Cap. Tel. Invia DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’ della DITTA Installatrice con sede via n° Cap. Tel. Allegati obbligatori conservati presso Ditta utente. Messa a terra Protezione contro le scariche atmosferiche (Art. 38-39 DPR 547/55 – DPR 689/59) Ubicazione dell’impianto: Città via Cap. Tel. TIPO DI IMPIANTO SOGGETTO A VERIFICA: cantiere ospedale,case di cura ambulatorio medico edificio scolastico locale di pubblico spettacolo, cinema, teatro, ecc. stabilimento industriale - attività: ambiente agricolo: attività commerciale: illuminazione pubblica impianto a maggior rischio in caso di incendio tipo specificare tipo di attività : impianto alimentato in bassa tensione impianto alimentato in media tensione impianto alimentato in alta tensione altro : specificare tipo di attività sopra segnalata numero addetti : Verifica impianto protezione contro i fulmini a) Parafulmini ad asta b) Parafulmine a gabbia si si no no TIPO DI ALIMENTAZIONE n° n° Dalla rete B.T. Media tensione Alta tensione c) Strutture, recipienti e serbatoi metallici per i quali si chiede la verifica dell’impianto di protezione si no n° Potenza installata kW d) Capannoni metallici per i quali si richiede la verifica N° Cabine di trasformazione dell’impianto di protezione Imp. di produzione autonoma N° Dispersori si no n° e) Per cantieri edili indicare il numero di strutture metalliche per i quali si richiede la verifica dell’impianto di protezione dai fulmini n° ………….. Data ………………………………………….. Firma e timbro del datore di lavoro LA CORRENTE ELETTRICA Per corrente elettrica si intende il passaggio di elettroni attraverso un circuito conduttore. conduttore Fattori di rischio Ø intensità della corrente; Ø frequenza della corrente; Ø percorso della corrente attraverso il corpo; Ø tempo di esposizione. Effetti sull’organismo Il passaggio di corrente elettrica attraverso il corpo umano può determinare una serie di alterazioni e lesioni, lesioni con effetti temporanei o permanenti. Tali effetti sono indentificabili nella: TETANIZZAZIONE La contrazione dei muscoli è determinata da stimoli elettrici trasmessi dalle fibre nervose. Qualora agli stimoli elettrici naturali si sovrappongano stimoli elettrici esterni (di intensità e durata appropriate) si determina comunque la contrazione della muscolatura. La successione di più stimoli efficaci porta alla completa contrazione della muscolatura; muscolatura condizione che permane, senza possibilità di riportarsi alla posizione di riposo, salvo la cessazione degli stimoli stessi. Tali effetti sono indentificabili nella: TETANIZZAZIONE ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE Qualora anche i centri nervosi che controllano i muscoli interessati alla respirazione siano interessati dal passaggio di correnti “esterne”, la tetanizzazione può interessare i muscoli stessi inducendo difficoltà respiratoria e asfissia. asfissia Perdurando lo stato di sollecitazione sopraggiunge la perdita di conoscenza ed il soffocamento. soffocamento Tali effetti sono indentificabili nella: TETANIZZAZIONE ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE FIBRILLAZIONE Il muscolo cardiaco si contrae con una frequenza variabile, circa 60100 volte al minuto. Le contrazioni sono ancora una volta determinate da stimoli elettrici, provenienti dal nodo seno atriale. Quest’ultimo è un vero e proprio generatore biologico di impulsi. impulsi Il passaggio di corrente all’interno del corpo umano può interessare anche il nodo seno atriale, sovrapponendo la frequenza propria della corrente esterna (50Hz, nel caso di corrente alternata) a quella degli impulsi generati dal nodo stesso (1-2 Hz). Il muscolo cardiaco riceve quindi stimolazioni scoordinate e contrastanti che lo portano ad uno stato di fibrillazione (pulsazioni irregolari). Tali effetti sono indentificabili nella: TETANIZZAZIONE ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE FIBRILLAZIONE USTIONE Il passaggio di corrente attraverso i corpi che oppongono resistenza provoca il riscaldamento dei corpi stessi (effetto joule).Anche il corpo umano si riscalda al passaggio di corrente, con effetti che possono variare dal riscaldamento dei tessuti fino alla carbonizzazione, soprattutto nei punti di contatto con i conduttori ove è maggiore il flusso di corrente per unità di superficie. L’effetto termico può portare alla distruzione dei tessuti nervosi nonché all’ustione in profondità dei vari tessuti, tessuti con elevata difficoltà alla successiva guarigione. Anche le scariche elettriche (senza attraversamento del corpo) possono determinare ustioni per gli effetti termici generalmente connessi agli archi elettrici (emissioni di gas/vapori, proiezione di particelle incandescenti, irraggiamento, raggi infrarossi ed ultravioletti). Tali effetti sono indentificabili nella: TETANIZZAZIONE ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE FIBRILLAZIONE USTIONE Tutti gli effetti indicati sono riscontrabili tanto per esposizioni a correnti alternate quanto per esposizioni a correnti continue. A parità di effetti è tuttavia maggiore l’intensità di corrente richiesta se trattasi di corrente continua. Effetti della corrente alternata (15Hz÷100Hz) percorso mani-piedi A. Nessun effetto pericoloso B. Effetti pericolosi, ma non la fibrillazione ventricolare C. Si può innescare la fibrillazione ventricolare PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI Prima di analizzare la normativa che riguarda la protezione contro i contatti indiretti e gli impianti di terra è opportuno richiamare alcuni concetti che chiariscono l’importanza dell’impianto stesso. Il terreno si comporta come un conduttore elettrico tutte le volte che tra due suoi punti viene applicata, tramite degli elettrodi, una differenza di potenziale. Nel contatto di una persona con parti in tensione si crea un circuito formato dal corpo umano e dal terreno e si genera la circolazione di corrente che fluisce attraverso il corpo umano e si chiude in genere tramite il terreno. Curva di sicurezza della tensione di contatto a vuoto in relazione al tempo in condizioni ordinarie e in condizioni particolari, in bassa tensione Più che ai limiti dei corrente pericolosa ci si riferisce ai limiti di tensione pericolosa: gli uni e gli altri sono tra loro legati dalla legge di Ohm. Si sono stabiliti in modo convenzionale dei valori di tensione e di tempi massimi di sopportabilità realizzando una curva di sicurezza o curva limite tensione-tempo rappresentata nella tabella sottostante. Tensione di contatto a vuoto Tempo massimo di sopportabilità Corrente alternata Corrente continua (s) <50 <120 ∞ 50 120 5 75 140 1 90 160 0,5 110 175 0,2 150 200 0,1 220 250 0,05 280 310 0,03 La misura di protezione più usuale consiste nel dotare i circuiti elettrici di dispositivi di interruzione automatica che intervengano in un tempo tanto più breve quanto maggiore è la tensione sulle masse rispettando così la curva di sicurezza sopra indicata. Da quanto sopra esposto si deduce che: la “terra” è coinvolta nei sistemi di sicurezza I requisiti delle protezioni dipendono dal tipo di sistema elettrico di alimentazione e dalla tensione di alimentazione e di ciò accenneremo nel paragrafi seguenti. Oltre ai sistemi di protezione con interruzione automatica del circuito esistono sistemi di protezione diversi ad es. isolamento doppio o rinforzato, trasformatori di isolamento, locali isolanti ecc.: i sistemi di gran lunga più usati sono quelli a cui sopra si è accennato, con interruzione automatica del circuito. Richiamiamo a questo punto alcune definizioni basilari per la tecnica della sicurezza elettrica. DEFINIZIONI - 1 MASSA Parte conduttrice facente parte elettrico che non è in tensione in condizioni ordinarie di isolamento, ma che può andare in tensione in caso di cedimento dell’isolamento principale, e può essere toccata. MASSA ESTRANEA Parte conduttrice non facente parte dell’impianto elettrico, suscettibile di introdurre il potenziale di terra o altri potenziali. CONTATTO DIRETTO Contatto con una parte dell’impianto normalmente in tensione divenuta casualmente accessibile DEFINIZIONI - 2 CONTATTO INDIRETTO Contatto con una massa durante un guasto all’isolamento. Il contatto indiretto è più insidioso del contatto diretto. Si può evitare un contatto diretto con una condotta prudente verso l’impianto elettrico, ma è impossibile evitare il contatto con parti abitualmente non in tensione perché il contatto con gli apparecchi elettrici è continuo e inevitabile la sicurezza risiede in tal caso solo nel sistema di protezione. DEFINIZIONI - 3 IMPIANTO DI TERRA Insieme costituito dai dispersori, dai conduttori di terra, dai collettori o nodi di terra dai conduttori di protezione ed equipotenziali (nei sistemi di I categoria) TERRA Il terreno come corpo conduttore a potenziale zero. CONDUTTORE DI TERRA Conduttore non in intimo contatto col terreno che collega le parti metalliche da mettere a terra ai dispersori DISPERSORE Corpo metallico in intimo contatto col terreno; può essere: -intenzionale se installato unicamente per la messa a terra di impianti elettrici -di fatto se non installato unicamente per la messa a terra di impianti elettrici DEFINIZIONI - 4 TENSIONE DI CONTATTO Tensione alla quale può essere soggetto il corpo umano (convenzionalmente tensione mani-piedi) in contatto con parti conduttrici durante un cedimento dell’isolamento. TENSIONE DI PASSO Tensione che può verificarsi tra i piedi di una persona durante il cedimento di isolamento CORRENTE DI GUASTO A TERRA Massima corrente monofase che si può verificare nel sistema in caso di guasto DEFINIZIONI - 5 TENSIONE TOTALE DI TERRA Tensione che si stabilisce tra l’impianto di terra quando disperde la corrente di terra, e i punti sufficientemente lontani che si assumono a potenziale zero. RESISTENZA DI TERRA Rapporto tra la tensione totale di terra e la corrente di terra. CORRENTE DI TERRA Quota parte della corrente di guasto a terra Ig che l’impianto di terra disperde nel terreno In relazione allo stato del neutro ed alla situazione delle masse i sistemi elettrici sono individuati da due lettere: La prima lettera indica lo stato del neutro: T = neutro collegato direttamente a terra I = neutro isolato da terra o a terra tramite impedenza La seconda lettera indica la situazione delle masse: T = masse collegate a terra N = masse collegate al neutro del sistema direttamente (TN-C) IL CONTATTO DIRETTO Per contatto diretto si intende il contatto di persone con una parte attiva dell'impianto, per esempio, quando si tocca un filo elettrico scoperto o male isolato oppure quando si toccano con entrambe le mani i due poli della corrente. Il corpo umano è così sottoposto ad una differenza di potenziale (tensione elettrica) che provoca il passaggio di una corrente elettrica verso terra nel primo caso e attraverso le braccia nel secondo. Ciò produce una sensazione dolorosa (scossa elettrica) elettrica sempre pericolosa e talvolta mortale. Nei luoghi accessibili a tutti, la protezione deve essere totale; essa è assicurata tramite l'adozione di involucri e barriere rimovibili solo tramite l'utilizzo di un attrezzo, l'impiego di una chiave, il sezionamento automatico delle parti attive (interblocco). 1° CASO 2° CASO PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Le misure di protezione contro i contatti diretti in bassa tensione possono essere totali o parziali. parziali Sono di tipo totale le misure di protezione costituite dall’isolamento e dagli involucri o barriere. Sono invece di tipo parziale le misure quali gli ostacoli o il distanziamento, destinate alla protezione delle persone addestrate e applicate quindi nei luoghi ove hanno accesso soltanto tali persone (ad esempio le cabine elettriche). Isolamento Il materiale isolante deve ricoprire completamente le parti attive e non deve poter essere rimosso se non con la sua distruzione. Evidentemente le caratteristiche dell’isolamento devono essere adeguate ai valori di tensione del sistema elettrico e ad assicurare una idonea resistenza alle sollecitazioni meccaniche (urti, vibrazioni ecc.), elettrodinamiche, termiche ed alle influenze chimiche alle quali l’isolamento può essere soggetto in esercizio. Vernici, lacche, smalti e prodotti similari, se da soli, non possono in genere essere considerati idonei ad assicurare un accettabile livello di isolamento contro i contatti diretti. Distanziamento La protezione mediante distanziamento si realizza quando parti conduttrici (elementi in tensione, masse, pavimenti e pareti non isolati ecc.) simultaneamente accessibili (ossia che distano tra loro non più di 2,5 metri in verticale e non più di 2 metri in orizzontale) sono poste fuori dalla portata di mano Misure di protezione addizionali Come mezzo di protezione aggiuntivo da associare a quelli precedentemente esaminati per la protezione contro i contatti diretti, le norme prevedono l’impiego di un interruttore differenziale con corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA. Tale dispositivo consente di aumentare in modo significativo la sicurezza dell’utente nell’uso dell’energia elettrica; non può però, essere riconosciuto come misura di protezione completa contro i contatti diretti in quanto non permette di evitare gli infortuni provocati dal contatto simultaneo con due fasi del circuito. Involucri o barriere Sono destinati ad impedire il contatto con parti attive. Mentre l’involucro assicura la protezione contro i contatti diretti in ogni direzione, direzione la barriera protegge contro i contatti diretti solo nella direzione abituale di accesso. Il grado di protezione dell’involucro e della barriera è identificato dalla sigla IP. Gli involucri e le barriere devono essere fissati in modo sicuro e la rimozione degli elementi per l’accesso alle parti attive (consentito esclusivamente a personale addestrato) deve avvenire solo mediante l’uso di un utensile. utensile L’involucro o la barriera può essere rimovibile anche tramite l’uso di chiave purché la chiave sia in possesso solo di personale addestrato. Ostacoli Sono elementi predisposti al fine di prevenire un contatto diretto involontario con parti attive, ma non ad impedire un contatto volontario (ad esempio un parapetto, una griglia a maglie larghe ecc.) I CONTATTI INDIRETTI Per contatto indiretto si intende il contatto di persone con una massa che non è in tensione in condizioni ordinarie ma solo in condizioni di guasto come per esempio avviene quando l'isolamento elettrico di un apparecchio cede o si deteriora in seguito ad un guasto o ad un degrado spesso non visibile. L'involucro metallico dell'apparecchio elettrico si trova in questo caso sotto tensione ed in caso di contatto la persona può essere investita dal passaggio della corrente elettrica verso terra. Per prevenire tale rischio occorre installare un impianto di messa a terra al fine di collegare allo stesso potenziale tutte le masse metalliche. Dal collegamento a terra sono esonerati i prodotti provvisti del simbolo con il quale la ditta costruttrice garantisce l'isolamento rinforzato o doppio. Tutti gli altri apparecchi devono essere muniti di prese a spina con polo o contatto per il collegamento elettrico a terra della massa metallica: le prese a spina di tipo piatto utilizzano il polo centrale mentre quelle di tipo rotondo utilizzano una lamella laterale. Oltre all'impianto di messa a terra per garantire la protezione dai contatti indiretta è necessario installare a monte degli apparecchi utilizzatori un dispositivo in grado di rilevare la dispersione di corrente verso terra (interruttore differenziale o magnetotermico) magnetotermico che interrompa il flusso di corrente elettrica prima che la stessa assuma valori pericolosi. Gli interruttori magnetotermici, i fusibili e gli interruttori differenziali devono essere coordinati con l'impianto di messa a terra in modo da garantire il rispetto delle condizioni di sicurezza richieste dalla Norma CEI 64-8. Anche l'impianto di messa a terra deve essere installato e verificato da personale qualificato, così come stabilito dalla Legge 46/90; tale impianto è soggetto a denuncia obbligatoria e verifica periodica da parte dell'autorità competente. La prevenzione dei contatti indiretti si basa sui controlli periodici degli interruttori e dell'efficienza dell'impianto di messa a terra. APPARECCHI DI CLASSE II Gli apparecchi di classe II portano sulla targa il simbolo del doppio quadrato Esempi di apparecchi di classe II sono: il trapano portatile, l’asciugacapelli, il rasoio elettrico. Un apparecchio di classe II è dotato di un isolamento doppio o rinforzato. Ogni apparecchio è dotato di un isolamento che serve come protezione per le persone; tale isolamento prende il nome di isolamento principale A seguito di un guasto dell’isolamento principale la massa dell’apparecchio va in tensione e si configura un contatto indiretto Per questo motivo l’apparecchio è dotato di un morsetto di terra, al quale va collegato il conduttore di protezione. Un apparecchio del genere prende il nome di apparecchio di classe I Per evitare che la massa vada in tensione in caso di cedimento dell’isolamento principale, si può costruire l’apparecchio con un ulteriore isolamento, che prende il nome di isolamento supplementare. L’insieme dell’isolamento principale e dell’isolamento supplementare costituisce un doppio isolamento In luogo di due isolamenti, separatamente provabili, si può realizzare un unico isolamento avente caratteristiche elettriche e meccaniche equivalenti al doppio isolamento. Tale isolamento prende il nome di isolamento rinforzato In definitiva, UN APPARECCHIO DI CLASSE II È UN APPARECCHIO CON ISOLAMENTO DOPPIO O RINFORZATO. PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI NEI SISTEMI TT Tali impianti si riferiscono ad utenze in bassa tensione alimentate dalla rete pubblica. Il circuito di guasto franco a terra alimentato da un sistema TT risulta dalla figura: Per la protezione dei contatti indiretti in tale sistema deve essere verificata la formula: Rt <= 50*Is dove: Is (A) = è il valore del dispositivo di intervento entro 5 s Rt (ohm) = resistenza totale di terra La sicurezza in caso di guasto è cioè garantita se, per ogni possibile valore della corrente di guasto, le protezioni intervengono in un tempo tale da limitare la tensione a valori <= 50 V (vedi curva di sicurezza). Il coordinamento può essere realizzato o mediante dispositivi a tempo inverso (fusibili o interruttori magnetotermici) o mediante relè differenziali : vediamo di analizzare i due casi. L’intervento entro 5s degli interruttori è variabile da interruttore a interruttore, con valori medi oscillanti fra 3 e 10In, il che porta generalmente a valori della resistenza dei terra necessari al coordinamento non facilmente ottenibili ed economicamente onerosi. Una corretta ed economica protezione si ottiene, quasi necessariamente, coordinando un discreto impianto di terra con un dispositivo differenziale. In tal caso la corrente da inserire nella formula risulta essere la corrente differenziale ed il coordinamento risulta di facile realizzazione come risulta dalla tabella seguente: IΔN (Ampere) RT (Ω) 0,005 10000 0,010 5000 0,03 1666 0,1 500 0,3 166 0,5 100 1 50 3 16,6 5 10 10 5 20 2,5 IL GRADO DI PROTEZIONE IP Gli impianti elettrici devono essere progettati tenendo conto degli ambienti in cui saranno installati. Il grado di protezione IP di un componente elettrico è un parametro che esprime il suo livello di protezione contro l'ingresso di corpi solidi e liquidi attraverso due numeri (da zero a sei per i solidi e da zero a otto per i liquidi). Ogni componente deve riportare tale indicazione. Per esempio IP55 sarà adatto per ambienti polverosi e sottoposti a getti d'acqua come potrebbero essere i laboratori chimici. Alcuni ambienti sono poi classificati dalla norma come a maggior rischio di incendio od esplosione e vi rientrano: biblioteche ed archivi, locali con notevole densità di affollamento, locali con strutture o rivestimenti combustibili, laboratori chimici, depositi di gas compressi, depositi di prodotti chimici, locali caldaie. Negli ambienti con pericolo di incendio od esplosione, gli impianti devono essere del tipo a sicurezza per esempio nelle centrali termiche di elevata potenza si utilizza un grado di protezione del tipo AD-PE (a prova di esplosione) cioè con tutti i componenti racchiusi in custodie a prova di esplosione. Le misure preventive da attuare sono: garantire un totale isolamento di tutte le parti attive con conduttori elettrici • sotto traccia, entro canalette o in tubi esterni (non in metallo). Sono assolutamente da evitare collegamenti approssimativi quali piattine chiodate nei muri. non congiungere i fili elettrici con il classico giro di nastro isolante. Questo tipo • di isolamento risulta estremamente precario. Le parti terminali dei conduttori o gli elementi "nudi" devono essere racchiusi in apposite cassette o in scatole di materiale isolante. sostituire tutti i componenti dell'impianto rotti o deteriorati (prese a spina, • interruttori, cavi, etc.) le prese fisse a muro, le prese a spina volanti e gli apparecchi elettrici non devono essere a portata di mano nelle zone in cui è presente acqua. RISCHI DA INCENDIO O ESPLOSIONE Per prevenire i rischi da incendio o esplosione gli impianti devono essere protetti contro: il sovraccarico (ogni corrente che supera il valore nominale e che si verifica in un circuito elettricamente sano) il corto circuito (ogni corrente che supera il valore nominale e che si verifica in seguito ad un guasto di impedenza trascurabile fra due punti in tensione) In entrambi i casi la protezione è realizzabile attraverso l'installazione di interruttori automatici o di fusibili. La protezione dalla propagazione dell'incendio è realizzabile attraverso l'impiego di sbarramenti antifiamma, cavi e condutture ignifughe od autoestinguenti. GESTIONE DELL’IMPIANTO I rischi legati alla gestione dell'impianto sono: !!! il sovraccarico che produce surriscaldamenti e che può quindi provocare !!! l'incoerenza presa - spina che fa perdere la continuità con l'impianto di !!! la riduzione del grado di protezione che abbassa il livello di sicurezza • • • incendi; messa a terra; dell'impianto. Per prevenire questi rischi è necessario verificare le seguenti condizioni sulle prese a spina: Gli spinotti devono essere protetti contro i contatti diretti anche durante l'inserzione e la disinserzione della spina sono perciò ricoperti alla base di materiale isolante. La presa non deve permettere l 'inserzione unipolare della spina: spina lo spinotto non inserito si troverebbe infatti in tensione per mezzo dell'apparecchio utilizzatore. Il cavo di spine e prese mobili dovrebbe essere a loro fissato, tramite una fascetta, per impedire che i conduttori, distaccandosi dai morsetti, vadano in contatto tra loro, loro con grave pericolo per l'utente. Le prese a spina devono essere smontabili solo con l'aiuto di un utensile per impedire che le parti in tensione si scoprano. Gli spinotti non devono poter ruotare né essere rimossi senza che venga smontata la spina. I morsetti devono serrare il conduttore fra due superfici metalliche (sono da evitare gli "occhielli"). Le spine di tipo tedesco (Schuko) hanno i contatti per la messa a terra sui lati del corpo isolante. L'inserimento di queste spine in prese di tipo italiano non consente il collegamento a terra dell'apparecchio. L'uso di prese multiple mobili, di adattatori di portata, di prolunghe etc. è sconsigliabile in tutti gli ambienti di lavoro ed è vietato nei luoghi con pericolo di incendio e/o esplosione e nei locali classificati "speciali" dalle Norme CEI: CEI ambienti umidi, bagnati, freddi, caldi, polverosi, con emanazioni corrosive, con pericolo di incendio, con pericolo di esplosione. Le prolunghe sono consentite dalle norme anche se debbono essere realizzate e gestite in modo corretto (ad es. devono avere sez. minima di 1,5mm² per corrente di 10A o di 2,5mm² per corrente di 16A). 16A L'alimentazione contemporanea di più apparecchi da una sola presa, oppure il collegamento di un apparecchio ad una presa non adatta, può provocare il riscaldamento dei conduttori e della presa stessa con pericolo di incendi o per lo meno di deterioramento dell'impianto. Deve quindi essere verificato che le utenze collegate a detti dispositivi non superino complessivamente il valore della corrente nominale della presa fissa (10A o 16A a seconda che abbiano i fori stretti e vicini o larghi e distanti). Non è permessa la presenza di più di due prese sul corpo isolante e non è consentito, consentito inoltre, inserire una spina da 16A in una presa da 10A. Le utenze con assorbimento superiore ai 1000W necessitano di un interruttore a monte della presa o del collegamento fisso alla rete. I cavi e le prese mobili non devono essere appoggiati a terra e soggetti a schiacciamenti e compromissioni dovute alla presenza di liquidi (utilizzati per la pulizia del pavimento). In ambienti particolari, dove è presente il rischio di incendio, incendio la presa a spina mobile deve essere fornita di un dispositivo di ritenuta che ne impedisca il distacco involontario dalla spina dell'utilizzatore. VERIFICHE Ogni impianto elettrico deve essere sottoposto ad una verifica iniziale (cioè prima della sua messa in servizio), consistente in un esame a vista ed in prove (o misure) atte ad accertare l’efficienza dell’impianto stesso. L’esame a vista deve essere effettuato prima delle prove, di regola con ‘impianto non in tensione e deve accertare: - che i componenti siano conformi alle prescrizioni delle rispettive norme - che i componenti siano scelti correttamente - che i componenti non siano danneggiati visibilmente - la rispondenza dei metodi di protezione contro i contatti diretti - la presenza di barriere tagliafiamma o altre precauzioni contro la propagazione del fuoco - la rispondenza dei conduttori per quanto riguarda portata e caduta di tensione e degli dispositivi di protezione rispetto ad un eventuale progetto. - la corretta scelta dei componenti - la corretta identificazione dei conduttori - la presenza di schemi ecc. - l’identificazione dei componenti - l’idoneità delle connessioni - la facilità di manutenzione Le prove, da eseguire con gli strumenti idonei, devono essere eseguite, per quanto applicabili, nel seguente ordine: - continuità dei conduttori di protezione ed equipotenziali - resistenza di isolamento - verifica della separazione dei circuiti - verifica delle protezioni contro i contatti indiretti - misura della resistenza di terra - misura dell’impedenza dell’anello di guasto - prove con tensione applicata - verifica del funzionamento dei dispositivi differenziali - AMBIENTI A MAGGIOR RISCHIO IN CASO DI INCENDIO G1i ambienti a maggior rischio in caso di incendio sono quelli, come dice la parola stessa, in cui il rischio di incendio è maggiore che per gli ambienti normali. L’individuazione degli ambienti a maggior rischio in caso di incendio dipende da una molteplicità di parametri quali ad esempio: 1 - LA DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO 2 – ENTITA’ DEL DANNO A COSE E/O PERSONE 3 – COMPORTAMENTO AL FUOCO DELLE STRUTTURE 4 – TIPO DI UTILIZZAZIONE DELL’AMBIENTE AMBIENTI A MAGGIOR RISCHIO IN CASO DI INCENDIO G1i ambienti a maggior rischio in caso di incendio sono quelli, come dice la parola stessa, in cui il rischio di incendio è maggiore che per gli ambienti LOCALI DI PUBBLICO L’individuazione degli ambienti a maggior rischio inSPETTACOLO caso di incendio dipende da normali. una molteplicità di parametri quali ad esempio: 1 - LA DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO AMBIENTI A MAGGIOR RISCHIO IN CASO DI INCENDIO G1i ambienti a maggior rischio in caso di incendio sono quelli, come dice la parola stessa, in cui il rischio di incendio è maggiore che per gli ambienti normali. L’individuazione degli ambienti a maggior rischio in caso di incendio dipende da una molteplicità di parametri quali ad esempio: LOCALI DI PUBBLICO SPETTACOLO 1 - LA DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO 2 – ENTITA’ DEL DANNO A COSE E/O PERSONE AMBIENTI A MAGGIOR RISCHIO IN CASO DI INCENDIO G1i ambienti a maggior rischio in caso di incendio sono quelli, come dice la parola stessa, in cui il rischio di incendio è maggiore che per gli ambienti normali. L’individuazione degli ambienti a maggior rischio in caso di incendio dipende da una molteplicità di parametri quali ad esempio: LOCALI CON 1 - LA DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO STRUTTURE COMBUSTIBILI 2 – ENTITA’ DEL DANNO A COSE E/O PERSONE 3 – COMPORTAMENTO AL FUOCO DELLE STRUTTURE AMBIENTI A MAGGIOR RISCHIO IN CASO DI INCENDIO G1i ambienti a maggior rischio in caso di incendio sono quelli, come dice la parola stessa, in cui il rischio di incendio è maggiore che per gli ambienti normali. L’individuazione degli ambienti a maggior rischio in caso di incendio dipende da una molteplicità di parametri quali ad esempio: 1 - LA DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO LAVORAZIONE, CONVOGLIAMENTO, DEPOSITO DI MATERIALI INFIAMMABILI 2 – ENTITA’ DEL DANNO A COSE E/O PERSONE O COMBUSTIBILI 3 – COMPORTAMENTO AL FUOCO DELLE STRUTTURE 4 – TIPO DI UTILIZZAZIONE DELL’AMBIENTE Le prescrizioni comuni di protezione contro l’incendio possono cosi essere assunte: a) i componenti elettrici devono essere limitati a quelli strettamente necessari ad eccezione delle condutture che possono anche transitare b) nel sistema di vie d’uscita non devono essere installati componenti elettrici contenenti fluidi infiammabili c)- negli ambienti in cui è consentito l’accesso del pubblico i dispositivi di manovra, controllo e protezione devono essere posizionati in luogo accessibile al solo personale addetto o chiusi in involucri dotati di chiave d)- tutti i componenti elettrici non devono costituire pericolo di innesco o di propagazione di incendio per i materiali adiacenti e)- gli apparecchi di illuminazione devono essere mantenuti ad una adeguata distanza dagli oggetti illuminati. f)- è vietato l’uso del conduttore PEN g)- i conduttori dei circuiti in c.a. devono essere disposti in modo da evitare pericolosi riscaldamenti delle parti metalliche adiacenti a causa di fenomeni di induzione h)- i circuiti che entrano o attraversano gli ambienti a maggior rischio in caso di incendio devono essere protetti contro i sovraccarichi ed i corto circuiti con dispositivi di protezione posti a monte di questi ambienti i)- devono essere utilizzate in linea di massima conduttori non propaganti la fiamma l)- devono essere previste barriere tagliafuoco in tutti gli attraversamenti di pareti o solai che delimitano compartimenti antincendio. ESEMPI APPLICATIVI SULLE PRESE Se più prese di diversa corrente nominale sono alimentate da uno stesso circuito, l’interruttore che protegge il circuito ha in genere una corrente nominale pari a quella della presa di corrente nominale minore. Questo impedisce il pieno utilizzo delle prese. Nell’esempio non si possono utilizzare le prese da 32 A alla piena corrente nominale o alimentare contemporaneamente carichi per più di 16 A. Se il circuito alimenta più prese della stessa corrente nominale, si può alimentare una sola presa alla corrente nominale o un carico complessivo equivalente su più prese. Se si vogliono utilizzare contemporaneamente più prese alla piena corrente nominale, bisogna suddividere le prese su più circuiti, ad esempio due prese per ogni circuito. Con la soluzione nel quale ogni presa è protetta singolarmente contro le sovracorrenti, si possono alimentare contemporaneamente tutte le prese alla piena corrente nominale, sempre che la protezione a monte, ad esempio il limitatore del Distributore, lo permetta. LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI La documentazione necessaria ai fini della manutenzione si distingue in due parti: la documentazione di impianto (aggiornata) la documentazione specifica per la manutenzione La documentazione di impianto, impianto la cui consistenza dipende dalla destinazione d’uso, dalla complessità e dalla pericolosità dell’impianto, necessita di un COSTANTE AGGIORNAMENTO. AGGIORNAMENTO La documentazione di impianto può essere composta da: Documenti di disposizione funzionale Schema a blocchi Schema elettrico generale Schema dei circuiti Documenti di disposizione topografica Disegni planimetrici Disegni di disposizione (es. fronti quadro) Documenti di connessione Schema dei cablaggi Schema o tabella delle interconnessioni Schema o tabella delle morsettiere Schema o elenco delle condutture Documenti specifici per la messa in servizio, il funzionamento e l’esercizio (regolazioni, tarature) Dettagli di installazione Specifiche tecniche delle apparecchiature Per ambienti ed applicazioni particolari è necessaria una ulteriore documentazione integrativa che può essere composta da: CLASSIFICAZIONE AMBIENTALE (ambienti speciali, luoghi a maggior rischio in caso di incendio CLASSIFICAZIONE DELLE ZONE CON PERICOLO DI ESPLOSIONE La documentazione specifica per la manutenzione fornisce le istruzioni relative alle procedure di manutenzione di un componente, apparecchiatura, macchina, sistema o impianto. Il tipo di documentazione specifica è influenzata dalla tipologia dell’ambiente in cui si opera e dalle procedure interne di cui il Committente si intende dotare per realizzare la manutenzione. A titolo di esempio sono di seguito descritti alcuni documenti di accompagnamento e registrazione delle operazioni di manutenzione. ELENCO DEGLI IMPIANTI E DEI COMPONENTI Contiene l’elenco degli impianti e dei componenti assoggettati a manutenzione ed altre informazioni quali, ad esempio, se gli interventi sono affidati alla squadra di manutenzione interna o ad una ditta esterna SCHEDE ANAGRAFICHE DEI COMPONENTI Contiene le informazioni relative al costruttore, all’anno di costruzione, all’immatricolazione e alle caratteristiche elettriche del singolo componente. Le schede anagrafiche dovranno almeno riguardare i seguenti componenti: Sezionatori di alta/media tensione Interruttori di alta/media tensione Quadri di media tensione Trasformatori MT/bt Quadri di bassa tensione Interruttori di bassa tensione Batterie di accumulatori Raddrizzatori e carica-batterie Gruppi elettrogeni di emergenza Motori elettrici Quadri di rifasamento UPS Apparecchi di illuminazione Illuminazione di sicurezza SCHEDE DI MANUTENZIONE Contengono: • Descrizione dettagliata delle operazioni elementari da eseguire su ogni impianto, apparecchiatura o componente dell’impianto elettrico stesso e le modalità alle quali attenersi circa l’effettuazione di prove, misure ed ispezioni • Un codice identificativo per ogni operazione • la frequenza di esecuzione di tali operazioni MANUALE D’ISTRUZIONE Contiene le informazioni relative alla taratura, alla messa in servizio, ad un uso corretto e alla conservazione del singolo componente dell’impianto elettrico. CALENDARIO DEGLI INTERVENTI Documento collegato con la scheda di manutenzione che ha la funzione di definire il calendario degli interventi di manutenzione dell’impianto o di u suo componente LE PROCEDURE DI MANUTENZIONE Per individuare la parte di impianto da sottoporre a manutenzione si deve esaminare la documentazione di impianto (aggiornata). In particolare, dall’analisi degli schemi unifilari di potenza si può risalire alla porzione di impianto elettrico interessata, interessata e quindi definire l’impatto dovuto a manovre d’esercizio tese a mettere fuori tensione le apparecchiature alle quali si deve accedere. Altro esame fondamentale riguarda la classificazione ambientale o delle zone con pericolo di esplosione ai fini di individuare le estensioni e la qualifica delle varie zone pericolose e delle relative costruzioni elettriche, in maniera tale da prendere le opportune contromisure per evitare pericoli durante le fasi della manutenzione. 1 Il manutentore esamina i documenti necessari per definire nel dettaglio l’operazione manutentiva. SPECIFICHE TECNICHE DOCUMENTI DI CONNESSIONE FRONTI QUADRO SCHEMI ELETTRICI DI POTENZA E AUSILIARI SCHEDE DI MANUTENZIONE 1 Il manutentore esamina i documenti necessari per definire nel dettaglio l’operazione manutentiva. 2 Dall’esame dei disegni planimetrici si risale alla dislocazione delle apparecchiature e quindi si elabora la strategia manutentiva per ridurre i tempi di effettuazione 1 Il manutentore esamina i documenti necessari per definire nel dettaglio l’operazione manutentiva. 2 Dall’esame dei disegni planimetrici si risale alla dislocazione delle apparecchiature e quindi si elabora la strategia manutentiva per ridurre i tempi di effettuazione 3 Il manutentore deve predisporre le attrezzature, gli utensili speciali e quelli di routine atti ad eseguire le operazioni manutentive Per ovvi motivi la strumentazione tipica di un manutentore deve essere robusta, leggera, semplice e di impiego veloce. Il manutentore dovrà orientarsi verso alcuni strumenti estremamente maneggevoli che comprendano poche funzioni, ma essenziali. In commercio vi sono strumenti detti palmari che rispondono alle esigenze sopra esposte. Si citano a titolo di esempio: Pinze amperometriche con funzione di: ü Misura del vero valore efficace ü Senso ciclico delle fasi ü Resistenza ü Frequenza ü Potenza attiva/reattiva/apparente ü Fattore di potenza Apparecchio di prova per interruttori differenziali per misurare: ü tempo di intervento ü soglia di intervento Misuratore di isolamento e continuità: ü prova della continuità dei conduttori di protezione ed equipotenziali ü misura della resistenza d’isolamento 250V, 500V, 1000V Apparecchi in grado di localizzare: ü cavi interrati ü cavi interrotti ü cavi all’interno di un fascio ü cavi guasti o in corto circuito Unità test per verificare il corretto funzionamento dello sganciatore elettronico e il relativo sgancio dell’interruttore. Apparecchi per misurare la velocità, la temperatura e l’umidità relativa dell’aria L’esecuzione delle operazioni manutentive sulle apparecchiature dell’impianto elettrico si compone delle seguenti fasi: 1 MANOVRE DI ESERCIZIO Servono per modificare lo stato elettrico dell’impianto o per metterlo metterlo fuori servizio e costituiscono l’inizio dell’operazione manutentiva L’esecuzione delle operazioni manutentive sulle apparecchiature dell’impianto elettrico si compone delle seguenti fasi: 1 MANOVRE DI ESERCIZIO 2 CONTROLLI FUNZIONALI Si dividono in PROVE: tutte le operazioni destinate al controllo del funzionamento funzionamento o stato elettrico, meccanico o termico, di un impianto elettrico MISURE: operazioni necessarie alla rilevazione dei dati fisici ISPEZIONI: operazioni di verifica che l’elemento controllato sia rispondente alle prescrizioni tecniche e di sicurezza Tipi e modalità di esecuzione dei controlli funzionali sono specificati nelle schede di manutenzione.. dello L’esecuzione delle operazioni manutentive sulle apparecchiature dell’impianto elettrico si compone delle seguenti fasi: 1 MANOVRE DI ESERCIZIO 2 CONTROLLI FUNZIONALI 3 LAVORI DI PULIZIA, RIPARAZIONE E SOSTITUZIONE Sono elencati nelle schede di manutenzione alle quali il manutentore manutentore deve attenersi scrupolosamente. L’esecuzione delle operazioni manutentive sulle apparecchiature dell’impianto elettrico si compone delle seguenti fasi: 1 MANOVRE DI ESERCIZIO 2 CONTROLLI FUNZIONALI 3 LAVORI DI PULIZIA, RIPARAZIONE E SOSTITUZIONE Al termine dell’esecuzione dei lavori l’incaricato della manutenzione deve compilare in tutte le sue parti il registro degli interventi di manutenzione e deve infine consegnare l’impianto al preposto dell’impianto elettrico. All’interno delle procedure di manutenzione rientra anche lo studio della gestione dei materiali tecnici di scorta. Per ciascuna parte di un componente dell’impianto elettrico devono essere definiti i ricambi necessari, che al momento delle varie manutenzioni dovranno essere disponibili e che devono quindi essere ordinati per tempo prima di programmare gli interventi. I quantitativi devono essere suddivisi per: MANUTENZIONE Materiali da avere a disposizione per ciascun apparecchio al momento dell’esecuzione della manutenzione programmata SCORTA Materiali da tenere di scorta per fare fronte a qualsiasi inconveniente in fase di esercizio, per sostituire in breve tempo le parti guaste dei componenti. CHI PUÒ ESEGUIRE LAVORI ELETTRICI I lavori elettrici possono essere eseguiti soltanto da persone esperte o avvertite, avvertite oppure da persone comuni sotto la responsabilità di persone esperte o avvertite. Inoltre, per eseguire i lavori elettrici sotto tensione (bassa tensione) occorre una particolare idoneità. idoneità LA PERSONA ESPERTA (PES) ha un’adeguata istruzione in merito all’impiantistica e normativa elettrica, ha esperienza di lavoro, è equilibrata e precisa; ha quindi capacità di valutare i rischi connessi con i lavori elettrici, di attuare le misure di protezione necessarie e di affrontare gli imprevisti che si possono verificare in occasione dei lavori elettrici; è quindi in grado di organizzare ed eseguire in autonomia lavori elettrici fuori tensione e/o in prossimità. prossimità La persona esperta ha inoltre la capacità di sovrintendere e di coordinare altri lavoratori e di istruire una persona avvertita affinché possa eseguire in sicurezza un determinato lavoro. LA PERSONA AVVERTITA (PAV) ha caratteristiche analoghe alla persona esperta, ma ad un livello minore; può infatti eseguire in autonomia solo lavori di una precisa tipologia, tipologia seguendo le istruzioni fornite da una PES o da procedure di lavoro prestabilite, mentre può eseguire lavori più complessi soltanto con la supervisione di una persona esperta. esperta In sintesi, una PAV si distingue da una PES per la insufficiente capacità di affrontare in autonomia l’impostazione di lavoro e gli imprevisti. In genere, una persona avvertita (PAV) maturando l’esperienza e completando la formazione evolve in persona esperta (PES). L’attributo di persona esperta o avvertita può anche essere limitato ad una tipologia di lavori o di interventi. LA PERSONA COMUNE (PEC) è una persona non esperta e non avvertita la quale può eseguire lavori elettrici solo in assenza di rischio elettrico (lavori in prossimità con protezione almeno IPXXB), oppure sotto la sorveglianza o la supervisione di una persona esperta o avvertita (lavori fuori tensione o in prossimità a distanza di sicurezza). È RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO INDIVIDUARE LE PERSONE CHE IN BASE AL PROCESSO FORMATIVO, ALL’ESPERIENZA E ALLE CARATTERISTICHE PERSONALI DI AFFIDABILITÀ POSSONO ESSERE RITENUTE PERSONE ESPERTE O AVVERTITE. TALE ATTRIBUZIONE DEVE ESSERE FORMALIZZATA PER ISCRITTO NELL’AMBITO AZIENDALE. AZIENDALE ATTREZZI E DPI PER LAVORI ELETTRICI Gli attrezzi per lavorare sotto tensione devono essere conformi alla relativa norma di prodotto, la quale prescrive le dimensioni, gli isolamenti, le marcature e le prove che gli attrezzi a mano devono superare per essere ritenuti sicuri. Ad esempio la lama di un cacciavite deve essere ricoperta di uno strato isolante, salvo la punta; il tratto scoperto deve avere una lunghezza inferiore a 15mm nei cacciavite per viti a testa con intaglio (a taglio), 18mm per gli altri cacciavite. I dispositivi di protezione individuale (DPI) necessari per prevenire i rischi relativi ai lavori elettrici sono indicativamente i seguenti: Calzature elettricamente isolanti Guanti isolanti Guanti da lavoro Elmetto isolante Visiera di protezione Vestiario di protezione Cintura di sicurezza I DPI SPROVVISTI DI MARCATURA CE NON POSSONO PIÙ ESSERE UTILIZZATI, ANCHE SE NUOVI O ANCORA IN BUONO STATO Il costruttore dei DPI deve rilasciare una nota informativa contenente le indicazioni necessarie per il corretto deposito, impiego e manutenzione del DPI stesso, la natura e la frequenza delle verifiche e delle eventuali prove dielettriche da eseguire sul DPI, e la sua eventuale data di scadenza. I DPI utilizzati nei lavori elettrici sotto tensione devono portare l’indicazione della classe di protezione e/o della tensione di impiego, impiego del numero di serie e della data di fabbricazione; fabbricazione in un apposito spazio all’esterno dell’involucro di protezione deve essere indicata la data di messa in servizio. servizio Sui guanti isolanti devono essere impressi: Simbolo del doppio triangolo Nome, marchio di fabbrica o identificazione del costruttore Categoria (se applicabile) Taglia e classe Mese ed anno di costruzione Marcatura CE Una banda rettangolare (o altro mezzo) che permetta di identificare la data di inizio d’uso La classe può essere indicata con il colore del doppio triangolo: Classe 00: beige Classe 0: rosso Classe 1: bianco Classe 2: giallo Classe 3: verde Classe 4: arancione I guanti isolanti di classe 1, 2, 3 e 4 devono essere verificati (con prove di tensione) ogni sei mesi anche se non vengono mai utilizzati. utilizzati I guanti di classe 00 e 0 vanno verificati a vista prima dell’uso e gonfiati con aria per stabilire se sono bucati. Se uno dei guanti è rovinato devono essere buttati entrambi. Le scarpe (tronchetti) elettricamente isolanti devono essere conformi alle relative norme. Le scarpe di classe 00 possono essere utilizzate fino a 500Vca/750Vcc e sono marcate con un doppio triangolo di colore beige; beige le scarpe di classe 0 possono essere utilizzate fino a 1000Vca/1500Vcc e sono marcate con un doppio triangolo di colore rosso. Le scarpe di classe 00 immerse in acqua devono tenere una tensione alternata di 5kV; 5kV le scarpe di classe 0 una tensione di 10kV. 10kV Ciascuna scarpa deve avere una striscia (o spazio) in cui deve essere indicata la classe, il doppio triangolo, numero di serie o di lotto, mese e anno di fabbricazione; in questo spazio deve essere annotata la data del primo utilizzo e le date di ispezione periodica. Altri equipaggiamenti utilizzati nei lavori elettrici sono ad esempio: Tappeti, piattaforme e pedane isolanti Schermi isolanti flessibili e rigidi Aste isolanti di manovra Rivelatori di tensione Apparecchi per l’individuazione dei cavi Dispositivi per la messa a terra e in corto-circuito Barriere e supporti Gli attrezzi da lavoro, i DPI e gli altri equipaggiamenti necessari per eseguire i lavori elettrici devono essere conservati in modo che mantengano le proprietà dielettriche e meccaniche; vanno inoltre controllati periodicamente. LAVORO ELETTRICO Parti attive fuori tensione Parti attive in tensione Lavoro fuori tensione Lavoro sotto tensione A contatto Sezionamento e messa in sicurezza Attrezzi isolati E DPI Lavoro in prossimità A distanza Aste isolanti E DPI Impedimento o distanza sicura ESEMPIO DI LAVORO ELETTRICO FUORI TENSIONE Tipologia di lavoro Sostituzione di un interruttore automatico quadripolare in un quadro bassa tensione; (manutenzione ordinaria) Tipo di intervento Lavoro fuori tensione Alimentazione Sistema trifase 230/400V Numero di operatori necessari Un solo operatore che svolge anche la funzione di preposto ai lavori Analisi dei rischi Rischi generici: si veda la valutazione generale effettuata ai sensi del Dlgs 626/94 Rischi specifici del lavoro elettrico: elettrocuzione (in caso di un difetto nella messa fuori tensione e in sicurezza) Attrezzature di lavoro Voltmetro, o rilevatore di tensione, tasca porta attrezzi alla cintura, pinze, tronchesi, cacciaviti, chiavi fisse di varie misure, ecc. Dispositivi di protezione individuale (DPI) Per il rischio elettrico: nessuno Per gli altri rischi: elmetto, guanti da lavoro, calzature da lavoro, vestiario in dotazione. Materiali di utilizzo Interruttore, cartelli monitori, capicorda per terminali. Fasi di lavoro ü Prima di intervenire si chiede conferma al responsabile dell’azienda che non esistono condizioni di rischio aggiuntive oltre a quelle elettriche (ad esempio pericolo di esplosione) ü Dopo aver individuato il quadro elettrico su cui intervenire, viene definita la zona di lavoro. Da un attento controllo si esclude che zone di guardia o zone prossime di altre parti in tensione entrino nella zona di lavoro, pertanto si configura un lavoro fuori tensione. ü Viene quindi individuato l’interruttore a monte della linea di alimentazione del quadro. ü Ci si accerta che l’interruttore abbia caratteristiche atte al sezionamento. ü Prima di togliere tensione viene avvisato il personale che opera sulle macchine o impianti alimentati dal quadro in manutenzione. ü Si apre l’interruttore e viene apposto il cartello “Lavori in corso, non effettuare manovre”. Si chiude a chiave lo sportello del quadro e si porta via la chiave. ü Dopo aver indossato i guanti da lavoro, si rimuovono i pannelli necessari per l’esecuzione del lavoro e si verifica con il voltmetro l’assenza di tensione. ü I cavi dell’interruttore da sostituire vengono scollegati e contrassegnati per evitare possibili inversioni: poi si rimuove l’interruttore. ü Viene controllato lo stato dei terminali dei cavi e si monta il nuovo interruttore ü Si ricollegano i cavi, rispettando l’ordine delle fasi. L’interruttore sostituito viene lasciato nella posizione di aperto e si rimontano i pannelli del quadro. ü Prima di ridare tensione viene avvisato il personale interessato in precedenza dall’assenza di tensione. ü Si rimuove il cartello “Lavori in corso, non effettuare manovre” e si richiude l’interruttore a monte della linea di alimentazione del quadro. ü Viene richiuso il nuovo interruttore e si controlla il regolare funzionamento delle apparecchiature alimentate.