Bruno, il processo

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BRUNO, AMORI EROICI
Gli amori si distinguono in naturali ed eroici. Questi ultimi sono sempre amori per la divinità, tendono alla divina bellezza.
Essa permea di sé tutto, anche i corpi, i quali vengono a possedere una bellezza spirituale. Per questo può avere valore
anche l’amore per un corpo.
G. Bruno, De gli eroici furori, Dialogo Terzo
Tutti gli amori ( se sono eroici e non son puri animali, che chiamano naturali e cattivi alla generazione, come instrumenti
de la natura in certo modo) hanno per oggetto la divinità, tendeno alla divina bellezza, la quale prima si comunica
all’anime e risplende in quelle; e da quelle poi o, per dir meglio, per quelle poi si comunica alli corpi; onde è che l’affetto
ben formato ama gli corpi o la corporal bellezza, per quel che è indice della bellezza del spirito. Anzi quello che
m’innamora del corpo è una certa spiritualità che veggiamo in esso, la qual si chiama bellezza; la qual non consiste nelle
dimensioni maggiori o minori, non nelli determinati colori o forme, ma in certa armonia e consonanza de membri e colori.
Questa mostra certa sensibile affinità col spirito a gli sensi piú acuti e penetrativi; onde sèguita che tali piú facilmente ed
intensamente s’innamorano; ed anco piú facilmente si disamorano, e piú intensamente si sdegnano, con quella facilità
ed intensione, che potrebbe essere nel cangiamento dello spirito brutto, che in qualche gesto ed espressa intenzione si
faccia aperto; di sorte che tal bruttezza trascorre da l’anima al corpo, a farlo non apparir oltre come gli apparía bello. La
beltà dunque del corpo ha forza d’accendere, ma non già di legare e far che l’amante non possa fuggire, se la grazia,
che si richiede nel spirito, non soccorre, come la onestà, la gratitudine, la cortesia, l’accortezza. Però dissi bello quel
fuoco che m’accese, perché ancor fu nobile il laccio che m’annodava.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. VI, pag. 1379
BRUNO, IL PROCESSO
Riportiamo alcuni atti della prima fase del processo a Giordano Bruno, svoltosi a Venezia. In queste poche pagine
riemerge il problema del rapporto fra il cristianesimo, con tutto il suo apparato dogmatico, e la filosofia. Nello stesso
tempo il fatto che la Chiesa cattolica si fosse data in quel periodo un suo sistema di controllo delle idee (l’Inquisizione,
l’Indice dei libri proibiti, ecc.) mette in evidenza il rapporto fra sistemi repressivi e libertà di coscienza.
Documenti veneti del processo a G. Bruno
Ho detto, che me volevo presentar alli piedi de Sua Beatitudine con alcune mie opere approbate, avendone alcune altre
che non approbo [...], perché in esse ho parlato e discorso troppo filosoficamente, disonestamente e non troppo da buon
cristiano [...], fondando la mia dottrina sopra il senso e la raggione e non sopra la fede.
La materia de tutti questi libri [...] è materia filosofica; [...] nelli quali tutti io ho diffinito filosoficamente e secondo li
principii e lume naturale, non avendo riguardo principal a quel che secondo la fede deve essere tenuto; e credo che in
essi non si ritrova cosa per la quale possa esser giudicato, che de professo piú tosto voglia impugnar la religione che
essaltar la filosofia, quantonque molte cose impie fondato nel lume mio naturale possa aver esplicato.
Di piú in questo universo metto una provvidenza universale [...] e la intendo in due maniere: l’una nel modo in cui
presente è l’anima nel corpo... e questo chiamo natura; [...] l’altra nel modo ineffabile col quale Iddio per essentia [...] è
in tutto, non come parte, non come anima, ma in modo inesplicabile.
Interrogatus: Se esso constituito in effetto ha tenuto, tiene e crede la Trinità, Padre Figliuolo e Spirito Santo in una
essentia ma distinti però personalmente secondo che viene insegnato dalla catholica Chiesa. R. Parlando
christianamente e secondo la theologia e che ogni fedel christiano e catholico deve creder ho in effetto dubitato circa il
nome di persona del Figliuolo e dello Spirito Santo non intendendo queste due persone distinte dal Padre se non nella
maniera che ho detto de sopra parlando filosoficamente e assignando lo intelletto del Padre per il Figliuolo, et l’amore
per il Spirito Santo senza conoscer questo nome Persona che appresso S. Augustino è dichiarato nome non antico, ma
novo, et de suo tempo e questa opinione l’ho tenuta da disdotto anni della mia età sino adesso, ma in effetto non ho mai
però negato, né insegnato, né scritto, ma sol dubitato tra me come ho detto.
Nelle mie opere si trovaranno scritte molte cose, quali saranno contrarie alla Fede Cattolica, e che parimenti ne i
raggionamenti avrò dette cose ch’avranno potuto portare scandalo, ma però io non ho detto, né scritto queste cose ex
professo, né per impugnar direttamente la fede cattolica, ma fondandomi solamente nelle raggioni filosofiche.
Il praticar che ho fatto con heretici leggendo, raggionando, e disputando sempre ho trattato di materie filosofiche, né mai
ho comportato che da loro me sia trattato da altro, anzi che per questo sono stato ben visto da calvinisti, da lutherani, e
da altri heretici perché me tenevano da filosofo e vedevano che non impacciava, né me intrometteva nelle loro opinioni,
anzi che da loro era tenuto piú tosto de nessuna religione piutostoché io credesse quanto tenevano loro, il che
concludevano, perché sapevano che io ero stato in diverse parti senza haver communicato, né accettato la religione di
alcuno di loro.
Io ho tenuto e tengo che l’anime sieno immortali, e che sieno substantie subsistenti, cioè l’anime intellettive e che
catholicamente parlando non passino da un corpo all’altro, ma vadino in Paradiso o in Purgatorio o in Inferno; ma ho ben
raggionato e seguendo le ragion filosofiche, che essendo l’anima inesistente senza il corpo e inesistente nel corpo
possa col medesimo modo che in un corpo essere in un altro e passar da un corpo in un altro, il che se non è vero, par
almeno verisimile secondo l’opinione di Pitagora.
Queste spezie di religiosi li quali insegnano li popoli a confidare senza l’opera, la quale è fine de tutte le religioni, essere
piú degna di essere estirpata dalla terra, che serpi, draghi ed altri animali perniziosi alla natura umana: perché li popoli
barbari per tal confidenza devengono cattivi cosí persuasi.
Non posso dir male della vita e miracoli di Christo suo capo et però non ho mai detto male di Christo né della fede
catholica cristiana e manco ho detto e tenuto che le Religioni non siano buone, anzi le ho tenute et tengo per buone.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. IX, pagg. 2023-2024
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