Produrre qualità è sempre più importante: si sa che ad esempio una pera Abate di calibro superiore a 65 spunta prezzi ben diversi rispetto ad una di calibro inferiore a 65. Se analizziamo le curve relative ai costi di produzione l’aumento di costi dovuti a una migliore concimazione (più mirata, più attenta) è molto meno che proporzionale all’aumento delle rese ottenute; se poi con una concimazione mirata riusciamo a spostare la qualità della produzione verso un 70 % di diametro >65, l’incremento di reddito è evidente. Altro esempio per la coltivazione di pomodoro da industria, dove il concetto si applica allo stesso modo, seppure con caratteristiche diverse Il risultato economico, a parità di prezzo, dipende dalle rese produttive, al netto degli scarti, e dal grado brix. Vediamo nell’esempio che passando da rese di 60 a 100 T/Ha la redditività della coltura, data da differenza tra ricavi e costi, aumenta considerevolmente. Sono ipotizzate due possibilità, la produzione tradizionale con irrigazione per aspersione e concimazione granulare, e la produzione mediante fertirrigazione con manichetta. La curva delle rese produttive nel caso del tradizionale si può considerare che si arresti a 80 T/Ha, mentre con la fertirrigazione si raggiungono e superano rese di 100 T/Ha: si stima che il maggior costo dovuto alla fertirrigazione (impianto fisso di irrigazione, concimi più puri) sia intorno a 1.000 euro/Ha; se a parità di produzione si ottiene anche un maggior grado brix, il risultato economico è molto migliore. Il nostro compito è allora quello di soddisfare le esigenze delle piante in termini di quantità per ognuno degli elementi nutritivi, siano essi macroelementi, che vengono assorbiti in ragione di diversi kg per ettaro, siano essi microelementi assorbiti in ragione di pochi grammi per ettaro, e la bontà della nostra fertilizzazione è confermata dalla analisi fogliare, nella quale ognuno degli elementi nutritivi deve trovarsi all’interno di un adeguato intervallo. Da esperimenti condotti già nel 1943 da Lyon e coll. su pomodoro, la carenza di ferro determina cali di rese del 70%, quella di Manganese del 74%, quella di rame del 25%, quella di zinco del 56 %, pur trattandosi di elementi dei quali occorrono pochi grammi per ettaro. Quando sono previsti disciplinari di produzione restrittivi, è fondamentale poi che le unità distribuite abbiamo la massima efficienza. È molto importante ai fini sia della efficienza (massimo assorbimento, riduzione degli sprechi) sia della qualità del raccolto gestire in maniera differente gli apporti di ogni differente elemento nutritivo in base sia alla fase fenologica, sia all’andamento climatico. Vediamo in questo grafico, che riguarda il pomodoro da industria, che l’assorbimento dei macroelementi varia sia in valore assoluto sia in termini relativi (rapporto NPK) con il tempo (settimane dal trapianto). Per impostare un corretto piano di concimazione dobbiamo prima di tutto valutare le esigenze della coltura in termini di elementi nutritivi, sia nel loro complesso che in ognuna delle fasi colturali diverse. Poi decideremo in quale modo apportare gli elementi nutritivi necessari. A seconda della tecnica impiegata, dovremo fare di tutto per renderla il più efficiente possibile. Ad esempio, nella concimazione tradizionale cercheremo di frazionare in almeno 2-3 interventi la distribuzione del concime, e aumenteremo le quantità per tenere conto della minore efficienza e mobilità del concime, e delle possibili perdite per dilavamento, ruscellamento, percolazione, evaporazione, ecc. Nella fertirrigazione cercheremo di far lavorare l’acqua, tendenzialmente distribuendo le unità nel giusto rapporto nutrizionale suddivise con l’acqua di irrigazione, tendenzialmente ogni volta che irrighiamo. Nella coltivazione fuori suolo faremo in modo che la soluzione nutritiva che giunge in contatto con gli apparati radicali abbia composizione costante con il giusto rapporto nutritivo, e conducibilità e pH controllati L’aumento di efficienza della concimazione non è l’unico aspetto a favore della fertirrigazione. Soprattutto è importante conoscere il concetto di salinità La concentrazioni di Sali elevate a livello dell’apparato radicale delle piante sono dannose perché per potenziale osmotico competono con la radice per l’assorbimento di acqua e fanno appassire la pianta. Ogni specie di pianta ha una sua caratteristica capacità di resistere alla salinità del suolo. Ad un certo livello di salinità nel suolo tipico di ogni specie ogni pianta inizia a diminuire le rese produttive. Anche la rapidità con cui questo calo avviene dipende dalla maggiore o minore sensibilità della pianta. Le nostre principali colture orticole (lattuga, pomodoro…) e frutticole (melo, pero, pesco…) sono sensibili o molto sensibili alla salinità. La fertirrigazione è l’unica tecnica di concimazione che ci permette di somministrare grandi quantità di elementi con soluzioni diluite . Anche la scelta dei concimi deve essere oculata. Concimi con contenuti di cloro > 2% sono sconsigliati . Se si vuole concimare razionalmente non si può trascurare la conoscenza della situazione idrica del suolo, e delle piante. Il terreno funziona come una grande cisterna: dopo una forte pioggia o una irrigazione con rotolone, l’acqua in eccesso sgronda e quella che rimane, trattenuta nel suolo umido a disposizione delle piante è chiamata Capacità di Campo; in questa situazione la pianta non compie nessuno sforzo per assorbire acqua, e il contenuto di ossigeno del suolo è ottimale per l’attività radicale. Pian piano però il terreno si asciuga, per effetto degli assorbimenti da parte delle piante, per evaporazione, per perdite di gravità ecc. Si arriva ad un punto, detto Punto Critico, oltre il quale è meglio non permettere al serbatoio di svuotarsi, perché diventa difficile riempirlo nuovamente e soprattutto la pianta deve vincere pressioni troppo elevate per assorbire acqua. Se non intervengono piogge o irrigazioni il terreno si asciuga ulteriormente fino al punto di appassimento, e la pianta muore. Bisogna allora irrigare prima che si raggiunga il punto critico, con un volume sufficiente per ripristinare la capacità di campo Per capire a che livello di umidità si trovi il terreno si usano due modi empirici: uno è l’evaporimetro che fa riferimento alla coltura e all’andamento climatico ma non al terreno; l’altro invece è il tensiometro che ci dice quale è la situazione del terreno, senza considerare pianta e clima. L’evaporimetro ci dice quanta acqua evapora giornalmente, e questo dato moltiplicato per un coefficiente colturale tipico di ogni coltura in una certa area geografica, in una certa fase colturale, ci dà indicazione della quantità di acqua da restituire con l’irrigazione. Il tensiometro invece simula la radice della pianta e ci indica quale sforzo questa debba compiere per assorbire acqua dal terreno. Non ci soffermiamo sugli aspetti impiantistici dell’irrigazione, su come progettare un impianto efficace o su come l’acqua si muove nel terreno, perché questi temi sono materia più specifica dei progettisti. Tuttavia abbiamo dedicato molto tempo e impegno allo studio e alla messa in opera delle tecnologie più adatte, perché un risultato soddisfacente della fertirrigazione non può prescindere dalla presenza di un impianto efficiente, e noi siamo sempre a disposizione per aiutare il coltivatore a scegliere la soluzione tecnica migliore per la sua azienda (vedi foto) Diremo solo che è fondamentale l’uniformità di distribuzione dell’acqua, non solo nello spazio ma anche nel tempo. Gli impianti possono avere un sistema di controllo fisso oppure mobile, il sistema per inserire il fertilizzante può essere “quantitativo”,“proporzionale a tempo”, “proporzionale a volume”o “a sensore” Nel primo caso non vi è costanza della concentrazione del fertilizzante, dunque di salinità; il proporzionale a volume è da preferire, e si può usare o un sistema semplice come il Tubo Venturi, purchè si controlli con precisione la perdita di pressione necessaria, oppure con pompe idrauliche come l’Amiad. L’uniformità di distribuzione nel tempo dell’acqua e di conseguenza del concime dipende dal mantenimento in piena efficienza dell’impianto: I rischi di occlusione possono derivare da moltissimi fattori: calcare, alghe, ferro, ecc. Ovviamente è fondamentale impiegare in fertirrigazione solo prodotti totalmente solubili e solo soluzioni stabili , evitando l’impiego di concimi granulari tradizionali, miscele di prodotti non com- patibili,e soluzioni liquide non limpide, come emulsioni o sospensioni. Si può, e si deve, intervenire in caso di otturazione, di rischio di otturazione o semplicemente come ordinaria manutenzione con specifici prodotti che reagiscono con gli agenti causa di occlusione. A questo punto dopo acqua, fabbisogni, impianto, dobbiamo conoscere il suolo nel quale operiamo. E’ bene dotarsi di una analisi del suolo, che ci indichi la tessitura del terreno (% di argilla, limo, sabbia), il contenuto di N-NO3, di sostanza organica, di fosforo, di potassio, la capacità di scambio cationico, e la sua ripartizione, il calcare, il pH, la salinità… A seconda del contenuto di S.O. e di argilla sapremo aspettarci quanto azoto si renderà disponibile durante la coltivazione in seguito a mineralizzazione della sostanza organica e ne potremo tenere conto, in base al pH potremo capire se il fosforo sarà abbastanza disponibile e quanto saranno disponibili i microelementi presenti, e se necessiti una correzione per migliorare le caratteristiche del terreno per la coltura. In base al contenuto di argilla e alla capacità di scambio possiamo stimare quanto potassio è disponibile per la nostra coltura durante la stagione, per tenerne conto nella elaborazione del piano di concimazione Per fare un esempio concreto, supponendo di avere una coltivazione di pomodoro da industria e un suolo con le caratteristiche sopra riportate, ricavate da analisi. La coltura va da aprile e fine luglio, quando i dati dell’evaporato medio e i coefficienti colturali sono quelli indicati nella tabella Per la coltivazione riteniamo che la coltura debba disporre delle unità indicate nella seconda tabella, fase per fase. Decidiamo in questo caso , visto che: il terreno ha un buon contenuto di argilla, la coltivazione inizia presto, e per motivi economici (vedi dopo) di suddividere le unità in due parti: una metà da mettere a disposizione mediante concimazione di fondo, l’altra con fertirrigazione Correggiamo la quantità con concimazione di fondo tenendo conto della minore efficienza del concime granulare (dilavamento N, scarsa mobilità di P, non localizzazione di p e K..). In base alle analisi del terreno correggiamo gli apporti, riducendo le unità dei fertilizzanti che già in parte sono disponibili nel suolo, poi apportiamo a fine inverno le unità fertilizzanti risultanti, avendo l’accortezza di considerare solo le unità solubili in acqua e evitando di apportare cloro per non aumentare la salinità Poi interveniamo con coltura in atto con la fertirrigazione, apportando periodo per periodo il fertilizzante completo NPK con Magnesio e microelementi più adatto in base al rapporto NPK Le quantità saranno periodo per periodo quelle prima ritenute necessarie per la coltura, diviso due (50%) Controlliamo la concentrazione della soluzione, che non deve superare i valori indicati per ogni periodo, e vediamo che settimanalmente avremo un quantitativo di concime da distribuire con un volume di acqua minimo sotto il quale non andare, per non avere una salinità troppo elevata. Il numero di interventi settimanali dipenderà dalla organizzazione aziendale, potrebbero variare da 14 (due al giorno) a 1 alla settimana. Più si fraziona e migliori sono i risultati In questo esempio abbiamo ipotizzato un turno di 3 giorni A questo punto, è di fondamentale importanza la valutazione economica. Vediamo qui a confronto economico tre tecniche differenti, con gli apporti che riteniamo di dover distribuire per un effetto equivalente sulle colture. Per le prime due tecniche è valutato anche (riga a e riga b) l’impiego di 2 diversi tipi di concime granulare: poiché un concime costa meno ma ha molte meno unità fertilizzanti, e inoltre minore solubilità del fosforo in acqua, si vede che è fondamentale valutare il concime sulla base delle unità fertilizzanti disponibili (= solubili in acqua) e non sul costo del sacco. Nella riga c si valuta un fertilizzante idrosolubile preparato con nitrato potassico, magnesio, microelementi chelati e in media circa 50 unità fertilizzanti tra N,P e K nel rapporto richiesto, esente da cloro (= a basso tenore in cloro) . La fertirrigazione, anche se abbinata al concime tradizionale, comporta un costo maggiore, però la resa produttiva è maggiore e pertanto il costo della concimazione per unità prodotta diventa inferiore alla tecnica tradizionale. Inoltre, se aumentano le rese, l’utilità marginale della fertirrigazione è molto positiva ( il maggior costo è molto inferiore al maggior ricavo; nell’esempio, 30 T in più x 80 Euro = 2400 euro/Ha, mentre la differenza di costo tra le due tesi si riduce a poco più di 400 euro/Ha). E’ chiaro che la nutrizione delle colture è una tecnica che non va lasciata al caso, ma va attentamente studiata in base alle situazioni produttive e alle esigenze di mercato. Rivolgersi a Aziende che dispongono contemporaneamente di fertilizzanti di elevata qualità ottimale rapporto prezzo/qualità, delle competenze tecniche necessarie per il loro migliore utilizzo e di una organizzazione logistica efficiente dovrebbe essere una scelta obbligata per chiunque voglia produrre bene, e sempre meglio.