LA CROSTA TERRESTRE E I SUOI MINERALI Formazione, trasformazione e alterazione del suolo su cui viviamo Siamo abituati a considerare la terra solida, dura come roccia perchè è questo ciò che calpestiamo, ma non è così. La terra è una sfera plastica di materiale incandescente con una sottilissima crosta fredda continuamente rimescolata e riciclata dai movimenti convettivi generati dal calore emesso dalle reazioni nucleari che avvengono in profondità. Il decadimento radioattivo degli elementi che avviene all’interno del globo, composto da magma fuso, genera correnti surriscaldate che risalgono in superficie con movimenti convettivi, fratturano la sottile crosta dividendola in placche che trascinano sulla superficie del globo in un moto incessante. Queste placche trasportano i continenti esistenti su di esse. Questi ultimi (le terre emerse) si sono formati come residuo dell'azione disgregatrice degli eventi atmosferici. Il ciclo dell'acqua unita all’anidride carbonica hanno agito sulla crosta basaltica trasformandola con un processo della durata di miliardi di anni. Utile ricordare che la crosta terrestre basaltica in parte viene inghiottita nuovamente dalle placche continentali mentre se ne forma della nuova nelle dorsali oceaniche . Fin dal '700 si era capito che le rocce ignee risalgano dall’interno della terra e si portano in superficie in tempi brevi, ma che sono successivamente degradate in tempi lunghissimi dagli agenti atmosferici. Nei processi di alterazione le parti solubili finiscono in mare, generando depositi salini mentre i detriti e i frammenti solidi vanno a sedimentarsi in luoghi molto lontani rispetto alle rocce d’origine venendo selezionati secondo la granulometria e il peso specifico dal movimento delle acque e del vento. Col tempo questi frammenti sono cementati chimicamente a formare le rocce sedimentarie. In seguito può succedere che questi strati finiscano in profondità per effetto dei movimenti crostali, e per effetto della forte pressione e dell’alta temperatura prodotte nelle zone di collisione della crosta possono trasformarsi in rocce metamorfiche. Se queste sono spinte in superficie e restano esposte alla degradazione meteorica, l’intero ciclo delle rocce ricomincia da capo: trasporto, sedimentazione, consolidamento, metamorfismo. Per chi è digiuno di geologia, è arduo capire non solo i processi naturali che hanno portato alla formazione delle rocce della crosta terrestre, ma anche la formazione delle montagne e del loro continuo disgregarsi in minute particelle provocato dagli eventi geologici e meteorologici. Inoltre la loro continua metamorfosi provocata dal calore e dalla pressione e la successiva disgregazione fa si che ogni particella è stata più volte riciclata e compattata e trasformata in roccia in un processo continuo durato molti, ma molti anni. Il risultato è che la totalità delle terre emerse è stata trasformata in rocce di composizione diversa dall'originale basalto. La storia della Terra non può essere interpretata con i parametri temporali della nostra vita o con la storia dell'umanità, il tutto verrebbe racchiuso in frazioni di tempo incapaci di dare risposte comprensibili. Quando si dice 1 moltissimi anni si devono considerare i processi relativi alla storia della terra della durata di milioni e a volte miliardi di anni. Schematicamente e idealmente questo lunghissimo meccanismo può essere suddiviso in tre fasi o momenti geologici e in larga parte possono essere contemporanei e indipendenti. Essi sono in ordine cronologico: il tempo della formazione delle rocce (litogenesi), il tempo della formazione delle montagne (orogenesi) e quello della formazione del paesaggio e delle sue varie forme (morfogenesi). I tre processi possono essere, come già accennato, contemporanei e ciclici, cioè ripetersi più volte. Materiali della crosta. Rocce e minerali (e le sabbie) sono i documenti che svelano la storia della crosta terrestre alla geologia. I minerali sono composti inorganici naturali di formula definita, le rocce invece sono aggregati di minerali di composizione variabile entro precisi parametri, per esempio possono essere distinte in base al colore, alla compattezza, al tipo e alle dimensioni dei componenti minerali. Una fondamentale distinzione delle rocce può essere fatta nei tre gruppi di: rocce ignee, rocce sedimentarie e rocce metamorfiche. Il 98% degli elementi presenti sulla crosta terrestre sono costituiti da otto elementi (di cui il silicio (Si) e l'ossigeno (O) rappresentano ben il 75%), il resto è composto principalmente da: alluminio (Al), calcio (Ca), ferro (Fe), sodio (Na), potassio (K), magnesio (Mg). Per questo motivo le rocce presenti sulla Terra sono in maggioranza formate da silicati, mentre il carbonio (C) dei carbonati e lo zolfo (S) dei solfati, che sono solubili, sono finiti in mare e a volte sono stati separati a causa della scarsa solubilità, oppure per separazione provocata dagli esseri viventi che l’hanno utilizzata per costruire i loro gusci o scheletri. Litogenesi, o la formazione delle rocce. Litogenesi: cioè della formazione delle rocce. Ricordiamo che la crosta terrestre è formata per la massima parte dalle rocce basaltiche (di colore scuro) che si sono formate e si formano ancora oggi sul fondo degli oceani al margine delle placche continentali che potremmo definire materiale di base (le vedremo meglio più avanti). Le rocce delle terre emerse dei continenti sono di colore chiaro perchè sono il risultato residuale dall'alterazione della crosta dovuta a processi meteorologici durati miliardi di anni. Citiamo alcune famose montagne o località italiane e le rocce che le compongono quali, ad esempio: il granito del Monte Bianco, le trachiti dei Colli Euganei, il calcare del Gran Sasso, i marmi delle Alpi Apuane e i calcari selciferi dell'isola di Capri o del Gargano. Queste località hanno rocce diverse perchè hanno avuto una storia geologica locale diversa. Tutte le rocce dei continenti sono formate con la compattazione, il riscaldamento o la fusione di materiali provenienti dalla disgregazione e dalla lisciviazione di rocce preesistenti, spesso accumulati in strati, sotto forma di sabbie, limi e fanghiglie sul fondo di mari ora scomparsi e trasformate (come il granito) a diversi chilometri di profondità sotto l'azione della pressione e del calore. Per quanto riguarda le rocce presenti in Italia, la geologia sa ormai con certezza: come si sono formate, quando si sono formate e perchè si trovano 2 localizzate in quel punto del territorio italiano. Le più antiche si trovano in Sardegna e hanno dai 600 ai 400 milioni di anni (ma si sono formate sul continente europeo), le più recenti si trovano ai margini della catena appenninica ed hanno al massimo qualche milione di anni. Nel mondo le rocce superficiali più antiche sono in Canada ed in Australia con la ragguardevole età di 3,5 miliardi di anni (significa che in questo lasso di tempo ciò che è rimasto é rimasto inalterato). Notare che le rocce della Luna che hanno la rispettabile età di 4,5 miliardi di anni, hanno praticamente la stessa età della terra. Orogenesi, o la formazione delle montagne. Il fenomeno responsabile del sollevamento delle montagne è un processo assai complesso, lungo e lentissimo che viene chiamato orogenesi. Possiamo dire che esso è il risultato di eventi geologici a scala planetaria, più in particolare è causato dai movimenti convettivi della massa fusa esistente sotto la crosta terrestre (come già accennato) che si è solidificata per raffreddamento. La crosta si è divisa in grandi blocchi galleggianti sugli strati fusi e incandescenti esistenti all’interno della Terra. Questi strati superficiali freddi di lava basaltica, che sono mossi per trascinamento dal magma fuso sottostante, vanno alla deriva come grandi zattere e trasportano le terre emerse dei continenti come residuo dell'alterazione meteorologica del passato, la crosta oceanica è continuamente rinnovata, ( infatti ha un massimo di 200.000.000 di anni) per effetto della subduzione di parte di essa. Quando le placche si scontrano, la parte basaltica, che è pesante, tende a immergersi sotto gli strati continentali leggeri ed è inghiottita dal mantello e rifusa. I sedimenti marini depositati che non riescono a penetrare sotto la crosta sono raschiati e si accumulano nella zona di subduzione aumentando ai bordi le dimensioni dei continenti ed originando le montagne. Le Alpi, gli Appennini e i vulcani che costituiscono l'Italia, devono la loro genesi al continuo e progressivo avvicinamento della placca africana a quella europea, dopo che per un breve periodo si era aperto l’oceano ligurepiemontese . Questo movimento del continente africano è iniziato circa cento milioni di anni fa, è tuttora in atto e ha portato alla formazione della penisola italiana, delle montagne e di profondi bacini marini quali il Mar Tirreno, il tutto accompagnato da terremoti ed eruzioni vulcaniche di grande intensità. La continuazione del processo porterà alla chiusura del Mediterraneo fra circa 40.000.000 di anni. Occorre però ricordare nuovamente che i fenomeni sopradescritti sono estremamente lenti, praticamente impercettibili. Si tratta di processi che si verificano in tempi geologici, seguendo una scala temporale totalmente al di fuori della capacità di percezione e sensibilità umana. Percepire uno spostamento verticale o orizzontale di uno o più millimetri all'anno su distanze di molti chilometri è praticamente impossibile all'occhio umano (il Monte Bianco cresce di circa un millimetro all'anno, pari a 7 - 8 cm durante l'intera vita di un uomo, perciò impercettibile, ma diventa di 1000 metri in un milione di anni! Che da un punto di vista geologico è un tempo breve). Lo spostamento (allontanamento) della placca nord americana da quella 3 europea dovuta alla formazione di nuova crosta oceanica è di circa un centimetro all'anno; significa uno spostamento di 10 chilometri ogni milione di anni del continente nord americano. In questo processo di apertura dell'Atlantico ove nuova crosta si forma, da un'altra parte del globo altra crosta verrà riassorbita all'interno del mantello (il diametro terrestre rimane pressoché uguale nel tempo, se escludiamo i piccoli apporti extraterrestri di polvere cosmica e delle meteoriti). I tempi geologici, a noi invisibili, sono tempi lunghissimi ma trasformano la crosta in modo sostanziale. La crosta è in continua sostituzione e gli enormi spostamenti e sollevamenti delle terre emerse (per es. come la catena Himalaiana) si verificano in tempi geologici, senza che all'osservatore umano appaiano grandi cataclismi o altri drammatici eventi. Morfogenesi, o modellazione del territorio e delle montagne. Le rocce che vediamo oggi, in superficie sono i residui di massicci montuosi antichi trasformati dalle intemperie e dalla gravità terrestre che hanno spianato le montagne e trasportato i frammenti a colmare le depressioni per formare le pianure, eventi questi accaduti negli ultimi due o tre milioni di anni. Le Alpi sono state coperte a più riprese dai ghiacciai durante ripetute glaciazioni che hanno determinato le forme del paesaggio. L'ultima di queste glaciazioni, la più importante, è terminata 10.000 anni fa. Una volta sciolti i ghiacci che nell'arco di 80.000 anni avevano raschiato e disgregato le rocce, (tale è stato il tempo della glaciazione) le pareti rocciose liberate dalla morsa dei ghiacci cedevano franando a valle e i ruscelli, i torrenti e i fiumi hanno cominciato a scavare e a trasportare detriti verso il mare. Il fiume Po ha colmato di detriti la Valle Padana, ha fatto avanzare la costa della pianura e ha formato il delta. Quindi abbiamo visto che le montagne sono il risultato di tre differenti processi: quello litogenetico che risale a decine o centinaia di milioni di anni fa ed è stato responsabile della formazione delle rocce; quello orogenetico, verificatosi qualche milione di anni fa, ha portato al sollevamento di tali rocce, mentre quello morfogenetico, verificatosi nelle ultime migliaia di anni, è responsabile dell'aspetto del paesaggio attuale. Le rocce ignee. Le rocce ignee dette anche magmatiche o eruttive, costituiscono la quasi totalità della crosta terrestre, si formano per raffreddamento di una massa fusa incandescente fuoriuscita dall'interno della Terra. La massima parte di queste rocce forma la crosta oceanica (sommersa dalle acque) e come già accennato, ha una età massima di 200 milioni di anni per il continuo rinnovarsi. La rimanente parte, che è una minima percentuale, deriva da eruzioni vulcaniche e da intrusioni granitiche. Queste ultime derivano da rocce sedimentarie dei continenti e sono di natura silicica, fuse poi per subduzione del materiale alterato della crosta e venute in superficie. Le rocce metamorfiche Metamorfismo significa cambiamento di forma e di composizione (dei cristalli che compongono la roccia), con tale termine si intende la trasformazione di una roccia dovuta a condizioni di temperatura e pressione diverse da quelle di origine. Le rocce ignee e sedimentarie sottoposte al calore e alla 4 compressione del sottosuolo, subiscono una serie di modificazioni chimicofisiche che le trasformano lentamente allo stato solido (cioè senza fondere) in altre rocce. Le rocce metamorfiche dette anche semplicemente "cristalline" costituiscono la parte più profonda dei continenti e di molte catene montuose: esse hanno origine dai graniti primordiali. Una speciale roccia metamorfica cristallina è il marmo, che è una roccia carbonatica sottoposta ad alte temperature e ricristallizzata con aumento di grana dei cristalli di calcite, (mentre i calcari sono rocce sedimentarie a grana fine, compattate e cementate). Le rocce sedimentarie. Sono il frutto delle trasformazioni delle rocce emerse che le intemperie e la gravità hanno originato sui continenti. Le rocce sedimentarie, il cui carattere principale è la stratificazione, sono derivate per la massima parte da materiali detritici deposti e accumulati da acqua e vento. I più caratteristici sedimenti presi da noi in considerazione sono le sabbie incoerenti di recente formazione delle spiagge che sono il risultato di selezione gravimetrica degli eventi meteorologici. Tali forze hanno spostato le particelle con i movimenti vorticosi dei venti e delle acque, creando la selezione granulometrica e di peso specifico. Le più fini sono finite in mare in sospensione nell'acqua dei fiumi e deposte poi sulla piattaforma continentale. Dopo la deposizione, il sedimento, incoerente e molle, viene a poco a poco sepolto da altri materiali, sprofonda ed inizia a subire (anche per la temperatura che aumenta mediamente di 3°C ogni 100 metri di profondità) una serie di alterazioni fisiche e chimiche che lo trasformano in una roccia vera e propria. Tutte le trasformazioni che un sedimento subisce dopo la sua deposizione sono indicate col termine generale di diagenesi. Modellazione del territorio e degradazione delle rocce Dopo aver esaminato la genesi delle rocce osserviamo anche le trasformazioni che esse subiscono dalla degradazione meteorica e dall'erosione. Con questo termine si intende la trasformazione dei materiali rocciosi affioranti sulla superficie terrestre ad opera degli agenti chimici e fisici presenti nell'atmosfera terrestre e l'importanza che ha l'anidride carbonica (CO2) nel processo di alterazione chimica, dissoluzione e trasformazione dei carbonati. L'acqua piovana stessa, al naturale, è già leggermente acida per la presenza in soluzione di anidride carbonica (la CO2 in soluzione acquosa diventa acido carbonico) scioglie il calcare perché lo trasforma da carbonato insolubile a bicarbonato solubile; se la soluzione perde di nuovo l’anidride carbonica, il carbonato precipita nuovamente come carbonato di calcio. . Sia l’acqua liquida o solida sotto forma di ghiaccio modella il paesaggio, i ghiacciai trasformano il territorio meccanicamente con il loro peso e l'acqua ghiacciandosi nelle fessure delle rocce ne provoca la frantumazione. L'acqua inoltre, scorrendo nei torrenti e nelle valli fluviali provoca l'azione abrasiva dei ciottoli trascinati con la forza della corrente causata dalla gravità. La forza di gravità che provoca le frane regola anche il meccanismo dei ghiacciai e dei fiumi contribuendo massicciamente al degrado del territorio. Il prodotto della degradazione meteorica e delle alluvioni è una massa ingente di detriti ghiaiosi, sabbiosi e fangosi che i fiumi e i torrenti muovono verso la pianura e infine nel mare. L’erosione dell’acqua è molto evidente 5 anche lungo le coste, infatti battendo contro le rocce, le onde del mare asportano ciottoli, sabbia, frammenti di roccia, che vengono trascinate lungo la riva anche per lunghe distanze. I fiumi e le acque in generale sono il mezzo che asporta dalle terre emerse fino al mare i detriti più fini, abbandonando ciottoli e sassi nel letto del fiume perché troppo pesanti; allo sbocco nel mare i fiumi perdono turbolenza e depositano le sabbie, mentre le parti fini sono trasportate al largo sulla piattaforma continentale. Successivamente le particelle sabbiose sono abrase e lucidate dall'incessante lavorio del mare e distribuite lungo le coste dalle correnti marine . Anche il vento seleziona i detriti con un meccanismo simile chiamato "saltazione", infatti nei deserti i granelli di quarzo che compongono la sabbia sono già stati separati dalle parti più fini; i rimanenti sollevati e continuamente fatti urtare gli uni contro altri, si consumano per abrasione producendo altra polvere finissima sollevata dall'azione del vento che la trasporta anche molto lontano (quella del Sahara arriva anche in America); proprio per questa ragione i granelli dei deserti hanno un aspetto caratteristico: sono arrotondati e di aspetto vellutato a causa dai continui urti. I minerali A differenza delle rocce che sono formate da una mescolanza di composti chimici cristallizzati caoticamente, i minerali sono corpi solidi cristallini caratterizzati da forma geometrica propria e una composizione molecolare omogenea in tutta la massa ed esprimibile con una formula chimica. Sono il risultato di una serie di reazioni chimico-fisiche per lo più avvenute ad alta temperatura che hanno fatto separare dalla massa rocciosa gli atomi disciolti dai fluidi circolanti e con un processo dovuto al raffreddamento ne hanno determinato la cristallizzazione. I minerali, in determinate condizioni, possono dar luogo a corpi solidi delimitati da superfici piane, che sono i cristalli; queste forme sono prodotte dalla struttura interna dei cristalli ed in passato sono servite per studiare e classificare i minerali. Gli ioni e le molecole che formano un minerale sono perciò disposte nello spazio in modo ordinato e secondo forme geometriche ben definite che vengono chiamate reticoli cristallini. La struttura del reticolo cristallino definisce la forma esterna del solido cristallino che dipende a sua volta dalla natura dell'ambiente chimico in cui è cresciuto il cristallo I minerali che costituiscono la crosta terrestre sono formati dagli stessi elementi chimici che si ritrovano in tutto il sistema solare. Ne esistono moltissime specie: in totale sono oltre 4000, alcune sono rare e altre invece molto diffuse. Alcuni minerali sono formati da un solo tipo di atomi e per questo sono denominati elementi nativi. Appartengono a questa specie: la grafite, il rame, l’argento e l'oro, ecc. ma per la maggior parte i minerali hanno una formula complessa, risultante dalla combinazione di atomi diversi legati tra loro a formare un composto chimico ben definito. La composizione e la disposizione degli atomi nel reticolo cristallino, cioè nel modo con cui si legano fra loro, ne determina le caratteristiche meccaniche come la sfaldatura e la durezza, ma anche le caratteristiche fisiche e ottiche come il colore e la birifrangenza. La durezza é la più antica delle caratteristiche usata per l'identificazione dei minerali; serve per misurare e analizzare la resistenza del minerale ad 6 essere scalfito, é determinata con la nota scala di Mohs che va da 1 a 10. La scala consiste in una serie di dieci minerali via via più duri. Il test si realizza trovando il minerale più tenero che é rigato dal campione che é a sua volta rigato dal successivo più duro. Ai primi posti della scala troviamo minerali molto teneri che possono essere scalfiti con un’unghia come il talco e il gesso mentre la calcite, terzo termine della scala, è rigata da un temperino. All’ultimo posto (10 in scala), troviamo il diamante che è il minerale più duro esistente in natura. Rocce e minerali usati dall’uomo Nella millenaria storia dell'uomo le rocce sono state tra le prime materie usate per strumenti e armi fin dalla notte dei tempi; nonostante l'avvento del cemento e dell'acciaio pietre, marmi e graniti sono indubbiamente importanti ancora oggi. Nella preistoria primordiale i minerali furono utilizzati soprattutto sotto forma di ossidi metallici usati come colori e alcuni rari cristalli o frammenti di quarzo usati per punte di freccia. Sono dovute passare molte migliaia di anni prima che l'umanità riuscisse ad usare i metalli che poteva reperire allo stato nativo come oro, rame ed il rarissimo ferro ricavato dalle meteoriti. Quando invece ha scoperto le tecniche per ricavarli dai minerali, l'umanità è entrata nella modernità con la tecnologia metallurgica. E' utile ricordare che probabilmente la metallurgia si è sviluppata soprattutto per ottenere l'oro, già noto e apprezzato dalle civiltà più antiche. Dagli studi empirici dei primi alchimisti che volevano produrre la pietra filosofale capace di trasformare i corpi in oro, molto è stato scoperto. Per tre o quattro secoli gli uomini si sono arrovellati per capire la natura dei minerali e carpire le ricchezze che ne scaturivano; così facendo lentamente ci hanno condotto alla scienza chimica e alla metallurgia moderna. Ora assistiamo ad una rivoluzione tecnologica dovuta ai cristalli; questa rivoluzione in atto, direttamente o indirettamente, é figlia delle nuove tecnologie derivate dalle capacità di produrre dei cristalli sintetici. Anche questa tecnologia si è sviluppata originariamente per imitare le gemme naturali da utilizzare in gioielleria, ma le tecniche sviluppate per la costruzione dei cristalli al fine di ottenerne delle gemme sono state un impulso formidabile e insostituibile per la moderna tecnologia informatica e spaziale. 7