La crociata dei bambini

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VIAGGIO
NELLA STORIA
Eileen e Rhoda Power
La crociata dei bambini
VIAGGIO
STORIA
Dal 1096 al 1270 si susseguirono numerose Crociate contro i musulmani
per la liberazione dei Luoghi Santi. Il racconto che stai per leggere si
riferisce a una crociata di bambini che, partendo da Parigi e scendendo
lungo la valle del Rodano, giunse a Marsiglia. Qui molti bambini si imbarcarono, per andare a morire miseramente di naufragio o essere venduti
con l’inganno agli Arabi.
1. Tu ... palmiere: tu
sei un pellegrino reduce
dalla Terra Santa perché porti un ramoscello
di palma.
2. minareti: torri che
sorgono presso le moschee, dall’alto delle
quali gli incaricati (i
muezzin), cinque volte
al giorno, invitano i fedeli alla preghiera.
1
Era la primavera del 1212. Nei boschi intorno al piccolo villaggio
francese di Cloyes erano spuntati i primi anemoni e le prime margherite. Le colline erano verdi e bagnate di rugiada.
Alcune pecore pascolavano lungo gli erbosi pendii, mentre Stefano,
un pastorello dagli occhi azzurri e dallo sguardo profondo come un
cielo senza nubi, fantasticava.
La parola «crociata» era in quei giorni sulla bocca di tutti e il cuore
di ognuno batteva per Gerusalemme, per cui la gente che passava
per Cloyes aveva sempre da riferire al ragazzo qualcosa sulla Terra
Santa. Quel giorno Stefano stava sdraiato a pensare a Gerusalemme
con la mente talmente rapita dal fascino dell’Oriente che non si era
accorto che il gregge si era andato disperdendo e che un forestiero, in
silenzio, era salito sulla collinetta e gli stava ora accanto.
«Sei sveglio o stai dormendo?», chiese il forestiero.
Stefano sobbalzò e si scostò i capelli dagli occhi.
«Stavo sognando la Terra Santa», disse. «Tu porti un ramoscello da
palmiere1. Raccontami dunque.»
Il forestiero, rimboccatasi la veste, si sedette per terra e cominciò a
parlare. E mentre quello parlava, Stefano dimenticava le verdi colline
di Francia, dimenticava le piccole baracche di Cloyes, dimenticava di
essere un povero pastorello di neppure dodici anni. Vedeva, invece,
davanti a sé, una città dorata piena di cupole e minareti2, vedeva il
sole splendere sopra le dune del deserto e fare capolino fra le sbarre
di ferro delle prigioni, dove cavalieri cristiani giacevano gementi in
catene; vedeva pure i saraceni che deridevano il sepolcro di Cristo e
cacciavano con parole di scherno i pellegrini sfiniti.
Il quadro svanì, ma un altro ne apparve subito ai suoi occhi. Migliaia
di bambini, che recavano croci e stendardi, scalavano le mura e si
accalcavano ai cancelli dorati della Città Santa. Cantando, attraversavano Gerusalemme. Al loro tocco, le porte delle prigioni si spalancavano. I saraceni baciavano loro le mani e venivano battezzati. Il
sepolcro di Cristo era liberato. E una voce gridò: «Stefano, sarai tu a
guidare la crociata dei bambini».
Stordito dalla visione, Stefano ebbe un senso di vertigine. I minareti
e le cupole svanirono. I canti si affievolirono fino a cessare del tutto.
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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VIAGGIO
STORIA
3. Saint Denys: San
2
Dionigi, vescovo di Parigi, fu inviato in Gallia
da papa Sisto II verso
la metà del III secolo e vi morì martire. Il
culto di questo santo,
venerato come patrono
della Francia, ebbe il
suo centro di diffusione
nella celebre abbazia a
lui dedicata, che sorge
a pochi chilometri da
Parigi.
NELLA STORIA
Lentamente il ragazzo si guardò attorno. Il misterioso forestiero era
scomparso. Il sole stava tramontando e, quasi senza rendersi conto di ciò che stava facendo, Stefano radunò le pecore sparpagliate e
mormorando fra sé: «Ho visto Cristo», scese la collina inciampando
continuamente, finché non raggiunse la capanna del padre.
Non pascolò più pecore nello sperduto paese di Cloyes. Da quel giorno Stefano credette che i bambini di Francia avrebbero liberato Gerusalemme e che Dio lo avesse scelto come loro capo.
Indossata la sua tunica da pastore, un piccolo bastone in mano e una
bisaccia al fianco, abbandonò la povera dimora paterna e si mise in
cammino. Attraversò Chartres e Parigi, paesi e villaggi, predicando
ovunque la crociata dei bambini. Alcuni si unirono a lui e la sua fama
si diffuse precedendolo, finché giunse alla città di Saint Denys3.
A quei tempi, la gente faceva molti pellegrinaggi a Saint Denys per visitare la sacra reliquia. Dai luoghi più lontani, accompagnati dai loro
genitori, vi convenivano molti bambini. Così, alle porte della chiesa,
nella piazza del mercato, nei vicoli e nei sentieri, essi poterono sentire
Stefano predicare. «È il nostro profeta», dicevano, e, tornando dal
pellegrinaggio alle loro case, come Stefano, predicavano a loro volta
la nuova crociata.
Indifferente alle guerre, alle diversità dei governi e ai feudi dei potenti, il movimento dilagò. Raggiunse la Bretagna, la Normandia,
l’Aquitania, l’Alvernia e la Provenza, Tolosa e la Guascogna. Si diffuse anche in Germania.
Ovunque, la voce di Stefano trovava una pronta risposta. Dalle case
e dai giardini, dalle strade principali e da quelle secondarie, venivano
i bambini, e, una volta partiti, non tornavano indietro. Padri e madri
erano incapaci di fermarli. Né catenaccio né sbarra, né punizione né
minaccia valeva a trattenerli.
«Aspetta quando sarai più grande», supplicavano i genitori.
«Dio non può aspettare», rispondevano i bambini.
Quella primavera l’intera Francia vide una processione dietro l’altra di
bambini marciare verso Vendôme, che Stefano aveva scelto come luogo d’incontro. Ogni giorno ne giungevano di nuovi, finché i bambini,
accorsi per far parte di quell’esercito, divennero migliaia. Quando fu
arrivato anche l’ultimo soldatino, partirono per Marsiglia. Ognuno
portava una croce sulla veste. Ricchi e poveri camminavano insieme
e ingannavano il tempo cantando inni o raccontandosi storielle.
I bambini marciarono per settimane, dormendo nei campi o sul bordo della strada. Ma il viaggio non era facile.
Uomini e donne malvagi seguivano la processione, derubavano i
bambini di cibo e denaro e arrivavano perfino a rapire quelli che si
attardavano, per poi farli lavorare nei campi.
In quelle regioni spopolate non c’era di che sfamarsi e si trovava solo
pochissima acqua. Molti bambini e bambine si accasciavano sulla
strada moribondi. Alcuni dei più piccoli non sapevano neppure che
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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4. inerpicatisi: arram-
picatisi.
5. Dio lo vuole!: era il
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STORIA
motto dei crociati.
3
6. il mare ... aperto: si
allude all’episodio dell’Antico Testamento in cui
viene narrata la fuga del
popolo d’Israele dall’Egitto: Mosè stese la sua mano
sul mare e il Signore divise
le acque permettendo al
popolo di attraversarlo.
NELLA STORIA
c’era il mare a dividerli dalla Terra Santa.
Stefano faceva del suo meglio per incoraggiare i più deboli.
Giorno dopo giorno l’esercito procedeva nella sua marcia e si indeboliva sempre più. Ormai non c’era più nessuna disciplina. Ma i bambini ce la mettevano tutta per andare avanti.
Finalmente arrivò il giorno che, inerpicatisi4 in cima a una collina,
videro il mare azzurro infrangersi contro le coste di Marsiglia. Grida
di gioia fluttuarono nel vento.
Gli stendardi furono spiegati e sventolati con ardore nell’aria salina
del mare. Le croci vennero alzate. La moltitudine dei bambini si precipitò giù dalla collina come un’immensa ondata e, quando fu giunta
sotto le mura della città, urlò a gran voce: «Dio lo vuole!5».
Gli abitanti di Marsiglia, meravigliati, aprirono le porte. Mani amiche distribuirono elemosine e pane. Conventi, monasteri e castelli
ospitarono quanti più bambini poterono, mentre gli altri dormirono
nelle strade o sulla spiaggia.
Le vesciche ai piedi e la fame furono dimenticate. Ritornò l’entusiasmo. Stefano, misurando a gran passi il litorale, promise che il giorno
dopo, come aveva fatto con gli Ebrei, il mare si sarebbe aperto6 e i
bambini avrebbero potuto marciare asciutti fino alla Palestina.
Allo spuntar del giorno, si affrettarono verso la spiaggia, ma il mare
era agitato e non dava segno di volersi ritirare.
I bambini attesero tutto il giorno. Quando scese la sera, ben amare
furono le lacrime.
«Stefano ci ha mentito», piangevano i bambini, e centinaia di piccoli
guerrieri con il cuore infranto vagarono per la città in cerca della via
del ritorno.
In quel tempo, vivevano a Marsiglia due mercanti, di nome Ugo Ferreo e Guglielmo Porco. Questi, osservando i bambini disillusi, architettarono un piano.
«Asciugati gli occhi, fratellino», dissero a Stefano. «Noi ti daremo
sette navi, viveri per il viaggio e marinai esperti.»
Stefano riunì la sua armata, gridando: «Dio ha trovato una strada».
In pochi giorni le navi furono pronte. Si trattava di piccoli vascelli,
fragilissimi. Ora che il grande momento era arrivato, molti bambini
ebbero paura e se la svignarono; ma gli altri, pieni di gratitudine verso i gentili mercanti, si imbarcarono.
Da questo momento non sappiamo più niente di Stefano, poiché le
antiche cronache, che raccontano la storia, non fanno più il suo nome.
Senza dubbio salpò e condivise la sorte dei suoi compagni.
Lontano, nel mare azzurro e sconfinato, andarono dondolando sui flutti le sette navi. Navigarono giorno e notte, finché, a sud della Sardegna
fu avvistata l’isola di San Pietro. Il cielo si andò oscurando. Un vento
vorticoso cominciò a schiaffeggiare le fragili imbarcazioni, mentre le
urla dei bambini terrorizzati si perdevano nel fragore delle onde.
Cinque navi scamparono alla tempesta, ma due andarono perdute.
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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7. risacca: movimento
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delle onde.
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8. Bujeiah: si tratta con
ogni probabilità di Buquei’a, che non sorgeva
sul Mediterraneo, come
il racconto lascerebbe
supporre, ma nel deserto di Giuda, sul Mar
Morto.
9.
caravanserraglio:
luogo recintato e talvolta protetto da tettoie
dove si ricoverano le carovane per la notte o il
riposo.
NELLA STORIA
Quando i venti si furono placati e il sole tornò a brillare su San Pietro, fra le rocce e i rottami si poteva vedere un migliaio di corpicini
sballottati avanti e indietro dalla risacca7.
Le imbarcazioni superstiti continuarono la navigazione, finché, dopo
molti giorni, attraverso il bello e il cattivo tempo, si avvicinarono alle
coste dell’Africa.
«Siamo finalmente arrivati?», chiesero i bambini.
Ma i marinai scoppiarono in una risata canzonatoria, e i bambini,
volgendo lo sguardo verso la spiaggia, notarono delle barche di saraceni scivolare rapide e leggere sull’acqua. Al vedere le facce scure e
feroci, gli strani ornamenti e le spade ricurve, cominciarono a urlare
di paura. «Salvateci», gridavano.
Ma i marinai gettarono le ancore e in pochi secondi le cinque navi
furono circondate.
Serrati uno contro l’altro, pregando, piangendo e invocando il papà
e la mamma, i piccoli crociati dovettero assistere impotenti all’assalto
dei loro vascelli da parte degli scuri saraceni. Non c’era scampo: alle
spalle il mare, tutt’intorno i nemici, davanti la cittadella dei saraceni.
Mentre si sentivano svenire per il terrore, i bambini furono legati con
corde e catene per essere condotti al mercato degli schiavi di Bujeiah8. Alcuni furono mandati in terre lontane, altri nei vigneti intorno
ad Alessandria; i più belli e forti furono incatenati insieme e destinati
al mercato degli schiavi di Bagdad.
Era un lungo viaggio da Bujeiah a Bagdad. Il tragitto attraversava il
delta del Nilo e il deserto fino alla Palestina. Fu così che un piccolo
gruppo di crociati raggiunse la Terra Santa.
Una notte in cui erano stati messi a dormire in un caravanserraglio9
insieme ai cammelli, spiando attraverso una fessura della porta, videro le stelle brillare sulla Città Santa. Ecco le mura che avevano
sognato di conquistare. Ecco le cupole, ecco i minareti. Ma proprio
loro, che avrebbero voluto liberare i prigionieri, erano prigionieri essi
stessi.
Loro, che tanto avevano desiderato liberare il sepolcro, sorvegliati da
infedeli, ne erano tenuti lontano.
«Oh, Stefano, Stefano», piangevano. «Tu avevi promesso un miracolo», e, protendendo le mani incatenate, pregavano che le mura cadessero e la città fosse liberata.
Ma la mattina attraversarono la città dei loro sogni, passarono oltre il
sepolcro, poi nel deserto e via verso la lontana Bagdad.
A molte miglia di distanza, in Francia, anno dopo anno, uomini e
donne aspettarono notizie che non giunsero mai.
(da C’eravamo anche noi, Bovolenta, rid. e adatt.)
4
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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