UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO
FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN COMUNICAZIONE PUBBLICA E
D’IMPRESA
Tesi in:
Analisi delle forme testuali
“PIU’ LO BUTTI GIU’ E PIU’ TI TIRA SU”:
LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI
SINTAGMATICI
RELATORE
Emilio D’Agostino
CANDIDATA
Daniela Guglielmo
03204/00167
CORRELATORE
Annibale Elia
ANNO ACCADEMICO 2007-2008
Ai cari prof.
D’Agostino, Elia, Vietri
2
NOTAZIONI
L’indice seguente presenta le principali notazioni che abbiamo utilizzato :
Avv:
E:
F:
Loc:
N:
N0:
N1:
N2:
Nanim:
Ndest:
Nprov:
Npc:
Num:
N-um:
O:
On:
Onn:
Onnn:
Oo:
Oon:
Ono:
Onno:
Ooo:
Ppv:
Prep:
SA
SN:
SP:
SV:
V:
V’:
VPart:
VS:
Vinf:
Vmt:
Vpp:
Vst:
W:
avverbio.
rappresenta l’elemento neutro della concatenazione e serve a marcare la sequenza vuota.
frase.
tutte le preposizioni che introducono un complemento di luogo.
sostantivo. Gli indici numerici servono per indicare la posizione all’interno della frase
soggetto
primo complemento.
secondo complemento.
sostantivo che si riferisce ad un essere animato.
sostantivo che indica un luogo di destinazione.
sostantivo che indica un luogo di provenienza.
sostantivo che si riferisce ad una parte del corpo.
sostantivo che si riferisce ad un essere umano.
sostantivo che si riferisce ad un oggetto inanimato (concreto o astratto).
elemento linguistico (nome, verbo, aggettivo, ecc.) che svolge, all’interno di un discorso o di una frase, la
funzione di operatore, ovvero di elemento centrale intorno al quale si dispongono tutti gli altri elementi.
operatore su un argomento elementare.
operatore su due argomenti elementari.
operatore su tre argomenti elementari.
operatore su un discorso.
operatore su un discorso ed un argomento elementare.
operatore su un argomento elementare ed un discorso.
operatore su due argomenti elementari ed un discorso.
operatore su due discorsi.
particella preverbale.
preposizione.
sintagma avverbiale
sintagma nominale.
sintagma preposizionale.
sintagma verbale.
verbo, definito morfologicamente.
V (barra)
verbo a particella
verbo sintagmatico
verbo all’infinito.
verbo di movimento.
verbo al participio passato.
verbo che indica una collocazione statica.
indica tutti i tipi di complementi, inclusi eventualmente gli avverbi.
3
INDICE
Premessa………………………………………………………………………………………………………………………..6
Capitolo I
I VERBI SINTAGMATICI:
RIFERIMENTI TEORICI E STATO DELL’ARTE
1.
2.
3.
4.
5.
Per una definizione di “verbo sintagmatico”……………………………………………………………….7
Un’anomalia tipologica italiana………………………………………………………………………………….8
Ipotesi diacroniche a confronto……………………………………………………………............................. 9
Criteri sintattici di identificazione…………………………………………………………………………….11
Proprietà semantiche………………………………………………………………………………………………15
Capitolo II
IL LESSICO-GRAMMATICA
1. L’importanza del lessico nella descrizione delle lingue: dalla GGT al Lessico
Grammatica…………………………………………………………………………………………………………….17
2. Zellig Harris: “distribuzione”, “trasformazione” e “Grammatica in
Operatori ed Argomenti”………………………………………………………………………………………...23
3. La struttura argomentale della frase semplice………………………………………………………….42
4. Il contenuto degli Argomenti: argomenti frastici, argomenti liberi,
argomenti bloccati………………………………………………………………………………………………….45
Capitolo III
LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI SINTAGMATICI:
PRESENTAZIONE DELLA RICERCA
1.
2.
3.
4.
5.
Il corpus e i risultati della ricerca…………………………………………………………………………….48
Usi composizionali e usi idiomatici: lo sdoppiamento delle entrate…………………………...51
Usi composizionali e usi idiomatici: Criteri di identificazione……………………………………55
Verbi sintagmatici composizionali: alcune problematiche…………………………………...........57
L’oggetto di studio: gli usi idiomatici………………………………………………………………………..64
5.1. Caratteristiche sintattiche …………………………………………………………………………….64
5.2. Costruzioni transitive e intransitive………………………………………………………………67
4
5.3.
5.4.
Una prima classificazione……………………………………………………………………………...69
La revisione delle classificazioni…………………………………………………………………...70
6. Criteri di classificazione delle costruzioni transitive………………………………………………….73
6.1. Le proprietà utilizzate…………………………………………………………………………………..74
6.2. Le proprietà distribuzionali…………………………………………………………………………..75
6.3. Le proprietà trasformazionali……………………………………………………………….............75
6.4. Le proprietà parafrastiche e di rimando………………………………………………………...76
Capitolo IV
TAVOLE LESSICO-GRAMMATICALI:
LE COSTRUZIONI TRANSITIVE E NEUTRE
1.
2.
3.
4.
5.
Gli usi assoluti………………………………………………………………………………………………………..78
I verbi-testa operatori…………………………………………………………………………………………….80
Gli usi neutri…………………………………………………………………………………………………………..81
Gli usi supporto………………………………………………………………………………………………………82
La risoluzione dell’ambiguità…………………………………………………………………………………..85
5.1. Disambiguare mediante classi semantiche…………………………………………...……………90
6. Un continuum fra i verbi sintagmatici: argomenti bloccati, argomenti ristretti,
argomenti liberi…………………………………………………………...………………………….………………94
Concludiamo……………………………………………………………………………………………………………….96
Prospettive future………………………………………………………………………………………………………99
Bibliografia..…………………………………………………………………………………………………..…………100
APPENDICE: LE TAVOLE DEGLI USI TRANSITIVI E NEUTRI…………………………………………108
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da GIÙ…………………………………………………….109
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da SU……………………………………………………...113
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da FUORI……………………………………………...….117
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da AVANTI…………………………………………...…..122
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da DENTRO……………………………………………....123
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da DIETRO…………………………………………...…..124
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da INDIETRO……………………………………...……..125
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da SOTTO …………….………………………………..…126
Tavola di usi transitivi e neutri seguiti da VIA ……………………………………………………..127
5
PREMESSA
Il cresente interesse per i verbi a particella in italiano (d’ora in poi V+Part) come uscire fuori,
saltare su, venire meno, buttare giù, tirare su (cf. ‘to exit out’, ‘to jump up’, ‘to fall down’, ‘to
throw down’, ‘to pull up’ ) definiti a partire da Simone (1997) “verbi sintagmatici” ha visto
coinvolti negli ultimi decenni una pluralità di linguisti e studiosi i quali, nonostante la differente
prospettiva adottata, concordano nel riconoscere che i phrasal verbs esistono nella lingua italiana
e che la loro pervasività e produttività non può più essere ignorata. Sulla base di tale costatazione
dunque, si è ritenuto indispensabile indagare e approfondire il fenomeno dal punto di vista
lessico-grammaticale, applicando sia i criteri tassonomici così come formulati da Gross (1979)
che i concetti di “distribuzione”, “trasforma zione”, “classe di equivalenza”, e distinzione fra
operatori unari e binari, così come indicati da Harris (1976).
Il presente contributo si inserisce nel progetto di realizzazione di un Lessico-Grammatica della
lingua italiana ( da ora LGI) avviato sul finire degli anni settanta presso l’istituto di Linguistica
dell’Università di Salerno e ha come obiettivo quello di aggiungere un tassello al quadro finora
delineato presentando una classificazione lessico-grammaticale di circa 215 usi sintagmatici di
tipo idiomatico, composti da una base verbale e da una particella locativa e rientranti in
costruzioni di tipo transitivo.
Nell’ultimo capitolo è contenuta infine una proposta applicativa, utilizzabile nel settore del NLP
(Natural Language Processing): il tentativo di risolvere l’ambiguità che coinvolge i verbi
sintagmatici più polisemici come buttare giù, mettere su e tirare su attraverso una specificazione
il più possibile dettagliata delle restrizioni di selezione operanti sull’oggetto.
Ringrazio “di cuore” la Prof.ssa Simonetta Vietri per la presenza costante nel mio iter di studi
lessico-grammaticali, e in particolare per l’operosità instancabile con cui ha assistito le ricerche
sui verbi sintagmatici. Ringrazio il prof. Emilio D’Agostino per avermi “accolto” nei suoi
seminari interni, per avermi invitato al 26° Convegno Internazionale di Lessico-Grammatica e
per le molteplici occasioni di arricchimento linguistico e culturale tout court che mi ha offerto,
oltre che per la supervisione della tesi. Un sincero “grazie” va inevitabilmente al prof. Annibale
Elia, per le sue indispensabili direttive, per i consigli e l’incoraggiamento in ogni fase del lavoro.
Ringrazio infine Peter Machonis, Claudio Iacobini, Cesareo Rigual e Grazia Biorci per avermi
gentilmente fatto pervenire i loro articoli e per l’interesse esternato nei confronti della mia tesi.
D.G.
6
Capitolo primo
I VERBI SINTAGMATICI:
RIFERIMENTI TEORICI E STATO DELL’ARTE
1. Per una definizione di “verbo sintagmatico”
Il termine “verbo sintagmatico” (dal calco dell’inglese phrasal verb) è stato introdotto per la
prima volta da Simone che, nel febbraio del 1995, a Madrid, nell’ambito del convegno
internazionale SLI in collaborazione con Euralex, Lessico e Grammatica, Teorie Linguistiche e
Applicazioni Lessicografiche, ha proposto un intervento dal titolo Esistono verbi sintagmatici in
italiano? (pubblicato da Bulzoni, 1997) in cui ha fornito la seguente definizione:
“Per intenderci subito definirò i verbi sintagmatici (cf.VS) come sintagmi formati da una
testa verbale e da un complemento costituito da una “particella” (originariamente un
avverbio), uniti da una coesione sintattica di grado elevato al punto che non si può
commutare il VS intero con una sola delle sue parti. Si tratta quindi di costruzioni del
tipo di fare fuori, venire meno o buttare giù” (Simone, 1997, p.49).
Il linguista - mosso da preoccupazioni sensibilmente lessicografiche - ha sottolineato la carenza
con cui vocabolari e grammatiche si sono occupate di queste costruzioni che pure offrono
all’italiano una risorsa importante e caratterizzante: si tratta - afferma Simone - di un caso
singolare ma non sorprendente di “cecità alla propria lingua”:
“E in effetti il loro diritto di cittadinanza non è riconosciuto praticamente da nessuno.
Non c’è un solo vocabolario moderno che li presenti come classe di parole autonome e li
consideri meritevoli di formare un lemma a sé: i vocabolari italiani registrano sì i VS,
ma li dissolvono nel lemma dedicato al verbo-testa. Anche le grammatiche si comportano
in questa maniera: non ho trovato una sola grammatica italiana di vaste dimensioni che
faccia parola dei VS […] Infine non si trova traccia dei VS neppure nei lessici di
frequenza, e sorprendentemente neanche nel LIP (De Mauro et al. 1993), che fa stato
dell’italiano parlato”(Simone, 1997, p.50).
L’idea di Simone è che i VS costituiscono una classe diversa da quella formata dai soli verbitesta ed è quindi indispensabile trattarla in modo autonomo e appropriato. Per lui, in altre parole,
venire meno non può essere considerato un caso particolare di venire, né buttare giù un caso
particolare di buttare.
7
Si tratta di sintagmi costituiti da un verbo e da una particella tale che le due componenti non
possono occorrere l’una senza l’altra e hanno nel loro insieme un medesimo comportamento
sintattico. Rappresentano dunque una sottoclasse molto specifica della più grande ed eterogenea
famiglia di “polirematiche, o “Lessemi complessi” (LC) così come concepita da Voghera
(1994).1
Oltre al lavoro pioneristico di Simone, e ad altri, come quello di Swarze (1985) e Venier ( 1996)
poco o nulla si è aggiunto negli anni a seguire. Negli ultimi tempi tuttavia sembra essersi
sviluppato un rinnovato interesse per queste costruzioni, come dimostrano i lavori di Antelmi
(2002), Iacobini (2003), Jansen (2003), Masini (2005-2006), Biorci-Cini (2005). Le due giornate
di studio monografiche sui VS tenutesi a Torino nel febbraio 2007 infine, hanno chiamato a
raccolta importanti studiosi che, sulla base di approcci metodologici diversi, ne hanno delineato
le caratteristiche fondamentali in un momento di confronto utile a tracciare lo stato dell’arte e a
individuare nuove prospettive di ricerca.2 Nei paragrafi seguenti illustreremo brevemente solo
alcuni dei principali contributi sull’argomento che la letteratura ha finora prodotto.
2. Un’anomalia tipologica italiana
Le costruzioni verbali che vanno sotto il nome di phrasal verb o verb particle combinations (cf.
VPC) sono molto comuni nelle lingue germaniche tanto che hanno ispirato -da sempre- una
pluralità di studi, come quelli di Bolinger (1971), Fraser (1976), Den Dikken (1995) e, più di
recente Dehè (2002), Haiden (2001), Booij (2003), Cappelle Bert (2004), mentre rappresentano
un pattern poco produttivo nel panorama delle lingue romanze.
Leonard Talmy, nel suo lavoro del 1985, identifica due diversi pattern di lessicalizzazione dei
verbi di moto all’interno delle lingue indoeuropee. Come risulta evidente dalla tabella 1 le lingue
indoeuropee lessicalizzano tipicamente la Localizzazione (=direzione o path), mentre le lingue
germaniche lessicalizzano tipicamente la Maniera (Manner) e lasciano ai “satelliti” del verbo,
ovvero a prefissi e particelle post-verbali, la specificazione della Localizzazione.
Famiglia linguistica
Lingue Romanze
Tipologia
“Verb-framed”
languages
Radice verbale
Moto+localizzazione
Satelliti
Lingue Germaniche
“Satellite-framed”
languages
Moto+Maniera
Localizzazione
Ø
Tabella 1. Tipologia dei verbi di moto secondo Talmy (1985)
1
Occorre dire che, a dispetto della lentezza con cui vengono recepite le innovazioni nei repertori descrittivi, le
parole complesse (o polirematiche) sono state inserite come “lemmi”, nel recente Grande Dizionario dell’Uso (De
Mauro 1999) costituendo un tratto innovativo nella tradizione lessicografica italiana.
2
Un’utile bibliografia si può trovare al link: www.verbisintagmatici.caissa.it/bibliografia.html . Gli atti delle
Giornate di Studio sono attualmente in corso di stampa, edite da Peter Lang.
8
Le lingue “incentrate sul verbo” lessicalizzano il path (= direzione e percorso) nel lessema
verbale, mentre le lingue “incentrate sul satellite” lessicalizzano il path (= direzione e percorso)
in un elemento non verbale connesso al verbo che ne funge dunque da “modificatore”. Da quanto
detto appare come l’italiano rappresenti un caso anomalo al interno del panorama romanzo: i
verbi sintagmatici, infatti, prevedono la presenza di satelliti che si aggiungono sia a verbi di
Localizzazione (uscire fuori) sia a verbi di Maniera3 (correre via) rispettivamente per specificare
o rinforzare l’informazione locativa.
L’Italianista tedesco Christopher Schwarze (Schwarze 1985) è stato fra i primi (anticipando lo
stesso Simone) 4 a rimarcare l’importanza di queste costruzioni in italiano che - sottolinea lo
studioso - ha tre possibilità per esprimere l’evento di moto: una di tipo romanzo in cui il verbo da
solo riunisce il tratto di movimento e di localizzazione (a), una di tipo germanico in cui il verbo
esprime la maniera e il movimento mentre la localizzazione è assegnata a particelle post-verbali
(b), e infine una di tipo “pleonastico” in cui l’avverbio di luogo raddoppia il tratto di
localizzazione già espresso dal verbo (c):
a) Tipo romanzo = Giulia esce dalla classe
a) Tipo germanico= Giulia viene fuori dalla classe
b) Tipo pleonastico= Giulia esce fuori dalla classe
Le tre frasi sono equivalenti per senso ma divergono dal punto di vista della pragmatica e del
registro: in particolare l’esempio (a) è differente dall’esempio (b) perché appartiene al registro di
una lingua più ‘sostenuta’ e poiché presenta un valore semantico meno ristretto: “esce” può
corrispondere egualmente bene sia a “viene fuori” che a “va fuori”. Del resto lo stesso Simone (
1997: 168) notava come “sarà nelle varietà informali che i VS tenderanno ad apparire più di
frequente, proprio in quanto sono ottenuti dalla combinazione di due parole ad alta frequenza e
di notevole generalità”. Ciò è imputabile al fatto che i verbi sintagmatici sono più trasparenti dei
loro corrispondenti verbi monotematici, almeno quando vengono interpretati letteralmente:
andare avanti = avanzare
andare indietro= arretrare
venire fuori= uscire
L’ipotesi sociolinguistica proposta da Simone è che i verbi sintagmatici tendono ad apparire più
di frequente nella lingua parlata colloquiale, mentre nello scritto lasciano il posto ai loro
sinonimi “sintetici”.5
3. Ipotesi diacroniche a confronto
Per spiegare come queste costruzioni abbiano fatto il loro ingresso nella lingua italiana sono state
presentate differenti teorie (spesso non del tutto in contrasto fra loro). Presentiamo qui i due
principali orientamenti di pensiero:
3
Sono verbi che indicano la maniera del movimento, in riferimento per esempio alla velocità (correre), ai gesti
compiuti col corpo (saltare, arrampicarsi).
4
Se vogliamo essere giusti dobbiamo riconoscere il merito di aver accennato ai verbi sintagmatici prima di Simone,
anche all’italianista spagnolo Manuel Carrera Diaz (1984) nella sua grammatica dell’italiano per i spanofoni.
5
Questa tesi è stata verificata solo su un piccolo corpus di persone da lui raccolto, a cui veniva chiesto di raccontare
una storia prima in forma orale e poi scritta.
9
Ø Ipotesi del contatto
Ø Ipotesi tipologico-strutturale
L’ipotesi del contatto trova il suo ‘pioniere’ nello stesso Simone (1997) per il quale i VS non
sono frutto di uno sviluppo autonomo, ma sono entrati nell’italiano standard attraverso i dialetti
del Nord:
“Essi non sembrano essere un portato del fondo toscano dell’italiano, ma piuttosto un
affioramento in italiano di un profilo lessemmatico dialettale di un tipo che chiamerei
settentrionale” (Simone, 1997).
Anche Schwarze (1985), sulla base di un’indagine sulla semantica lessicale dei verbi di
spostamento, ‘scopre’ come i parlanti dialettofoni settentrionali da lui interpellati (veneti e
milanesi) considerino più accettabili le forme analitiche di quelle sintetiche, in quanto una delle
caratteristiche riconosciute ai dialetti settentrionali è proprio la nutrita presenza di costruzioni
che però, a differenza dell’italiano, spesso mancano di un corrispondente monorematico.
Uno dei settori di ricerca più ampiamente indagato nella letteratura sui VS è rappresentato
proprio da studi condotti sui dialetti, come quello di Monica Cini (2002) sul piemontese e quello
di Federico Vicario (1997) sul friuliano. Quest’ultimo ha coniato il termine “verbi analitici”
proprio per sottolineare la natura morfologica binaria del costrutto, il cui carico semantico si
distribuisce fra i due elementi che lo compongono.
Naturalmente l’ipotesi dei dialetti settentrionali lascia aperta a sua volta la questione di come i
VS vi si siano sviluppati: l’ipotesi del contatto assume che, se le costruzioni V+ particella
rappresentano una risorsa assai più produttiva nei dialetti del Nord Italia, è per via del contatto di
questi con le lingue germaniche.
Le caratteristiche di dialetti settentrionali sono poi passate alle varietà regionali e da queste sono
entrate finalmente nell’italiano Standard, secondo l’ipotesi diamesica di Jansen (2004),
chiamata a completare le precedenti.
L’ipotesi tipologico-strutturale proposta da Masini (2005,2006) si basa invece sull’idea che lo
sviluppo di VS in italiano sia dovuta non tanto a fattori esterni di contatto, quanto piuttosto a
fattori tipologici e strutturali interni. L’emergere dei Verb-particle construction - afferma la
giovane studiosa - è il risultato di uno sviluppo autonomo della lingua italiana come conseguenza
dei principali mutamenti strutturali verificatisi nel passaggio dal Latino all’italiano, ovvero:
• Dall’ordine soggetto-oggetto-verbo (SOV) del latino all’ordine SVO dell’italiano;
• La generale tendenza alla post-modificazione (dall’ordine modificatore-testa all’ordine
testa-modificatore)
In generale, il progressivo declino del sistema di verbi latini a base prefissale e dei loro valori
locativi (cf. Iacobini 2008) spinse l’italiano a cercare significati alternativi alla prefissazione per
esprimere le marche direzionali e le particelle locative post-verbali devono aver rappresentato il
principale sostituto a tale scompenso, sviluppando in seguito significati aspettuali oltre a quelli
locativi.
A sostegno della sua tesi, e contro l’ipotesi del contatto la Masini (2005) ha analizzato come
corpus “l’Enciclopedia Dantesca” e “il Decamerone” di Boccaccio dimostrando che i verbi a
particella non solo erano presenti ma anche ben stabilizzati nella scrittura di Dante e nella prosa
di Boccaccio, rappresentando una ben nota risorsa linguistica nei testi dell’italiano antico del
tredicesimo secolo.
10
Infine va citato il punto di vista di Donatella Antelmi (2002) che, sulla base dell’analisi di tre
corpora di testi orali e scritti dell’italiano contemporaneo, ha avanzato l’ipotesi che l’origine dei
VS, vista la loro alta frequenza d’uso sia imputabile ad un tratto emergente dell’italiano (spinta
verso l’analiticità) piuttosto che ad un relitto dialettale.
4. Criteri sintattici di identificazione
Uno dei problemi in fase di costruzione di un corpus di verbi sintagmatici è rappresentato dal
riconoscimento delle sequenze in cui il verbo (V) è seguito da una particella (P) e forma con essa
un’unità lessicale compatta, avente le seguente struttura:
[[….]V […]P ]vs
come in
[[mandare]V [avanti]P]
VS
[la società]
rispetto a sequenze in cui il verbo è seguito da un sintagma preposizionale o avverbiale come in:
[mandare] V [l’attore]O [avanti alla platea]SP
I criteri che qui presentiamo sono tratti prevalentemente da Simone (1997), Masini (2005) e
Iacobini (2006) e sono analoghi a quelli sviluppati per phrasal verbs da Quirk (1972) e Fraser
(1976). Per alcuni dettagli si veda anche Antelmi (2002), Schwarze (1985) e Venier (1996).
a) NON SEPARABILITÀ FRA VERBO E P ARTICELLA
La forte coesione sintattica del composto si riflette sul fatto che solo costituenti molto
leggeri e non argomentali possono essere inseriti fra il V e la P. Nel caso dei verbi transitivi
l’oggetto può occorrere solo alla destra del VS e “l’object shift” (movimento dell’oggetto)
non è accettabile:
(1)
Max lava via la macchia
Max lava subito via la macchia
*Max lava con accanimento via la macchia
*Max lava la macchia via
Masini (2005) sottolinea come l’object shift sia invece accettabile quando la particella si fa
testa di un ulteriore sintagma:
(2)
Max lava via la macchia dai jeans
Max lava la macchia via dai jeans
Quando il verbo è intransitivo o inaccusativo l’argomento in posizione soggetto non può
frapporsi fra V e P:
11
(3)
Sono venuti fuori gli amici
*Sono venuti gli amici fuori
Vennero meno le forze
*Vennero le forze meno
Va via Giovanni
*Va Giovanni via
Quando invece il verbo sintagmatico assume interpretazione figurata e non è di movimento
la separabilità fra i due elementi si azzera:
(4)
Max fa fuori un panino
*Max fa un panino fuori
*Max fa con accanimento fuori un panino
Si possono osservare dunque comportamenti differenti nei confronti dell’object shift che è
invece una costante nei phrasal verbs inglesi.
b) ESTRAPOSIZIONE E DISLOCAZIONE
I VS mostrano una certa resistenza all’estraposizione e alla dislocazione a sinistra. Tuttavia
in casi puramente locativi essa è accettata, mentre via via se ne riduce la tolleranza nei casi
di semantica non trasparente:
(5)
Ugo mette su il caffè
*E’ su che Ugo mette il caffè
*Il caffè, Ugo lo mette su
(6)
Max è andato dentro
??E’ dentro che Max è andato
??
Dentro, Max è andato
in (6) si osserva come il composto sia passibile di una double interpretation, ovvero di una
lettura concreta e traslata: i due punti interrogativi indicano che la separabilità fra V e P non
produce inaccettabilità ma spinge verso l’interpretazione letterale di andare dentro, ovvero
riconduce al valore locativo “puro” e sintatticamente più libero dell’avverbio dentro.
Esiste dunque una scala di accettabilità dell’estrazione che è inversamente proporzionale al
grado di idiomaticità: più il verbo sintagmatico è coeso semanticamente più lo sarà anche
sintatticamente e dunque respingerà la manipolazione.
Negli spostamenti di costituenti inoltre, le particelle restano unite al verbo:
(7)
Mi ha proibito di uscire fuori
E’ di uscire fuori che mi ha proibito
*E’ di uscire che mi ha proibito fuori
12
c) COORDINAZIONE
Nelle strutture coordinate i VS (8) diversamente dalle sequenze V+SP\SA
comportano come costituenti:
(8)
(9)
(9), si
*Ugo butta giù una lettera e via la spazzatura
Paolo sta dietro a Ivan e davanti a Eva
L’accettabilità in (9) è dovuta al fatto che i sintagmi preposizionali possono coesistere
separati dai propri verbi.
d) NOMINALIZZAZIONE
Mentre i phrasal verbs conservano la particella nella nominalizzazione, in italiano il
fenomeno è invece impossibile, e se il verbo si nominalizza tende a perdere la particella.
L’unica forma di nominalizzazione ammessa è quella con l’infinito:
(10)
Poiché non accettava quella scelta, Giovanni remava contro
*La remata contro di Giovanni, poiché non accettava quella scelta
Il remare contro di Giovanni , poiché non accettava quella scelta
Quando invece un V è seguito da un SP accetta sia la nominalizzazione con l’infinito che
quella con il deverbale:
(11)
Max corre fuori dallo stadio
Il correre di Max fuori dallo stadio
La corsa di Max fuori dallo stadio
Venier (1996) ha tuttavia sottolineato che anche altri modificatori del verbo bloccano la
nominalizzazione. Potremmo infatti avere:
(12)
Eva è venuta a trovarmi
*La venuta a trovarmi di Eva
e)
COMPORTAMENTO FONOLOGICO
La non separabilità è osservabile anche a livello di pausa intonazionale: la particella di un VS
funge da confine di sintagma che non può essere valicato. Ciò dimostra che il complemento
che segue l’avverbio non è retto da questo ma è l’oggetto dell’intero VS:
(13)
Gianni tira fuori # le unghie
Gianni tira # fuori dal bersaglio
Quando la P si fa testa di un ulteriore sintagma avviene il processo di SANDHI tra essa e
l’articolo, mentre con un VS seguito da un nominale oggetto lo stesso fenomeno si blocca:
(14)
Siamo andati [su # la montagna] -à siamo andati [sulla montagna]
Abbiamo messo su il caffè -à *abbiamo messo sul caffè
13
Simone (1997) evidenzia inoltre come le particelle che formano sintagma con il nominale che
segue sono di norma atone, mentre quelle che fanno parte del VS sono toniche perché
costituiscono con il V una sola unità fonologica e l’accento cade su di esse:
(14)
Saltàno [sui bambini]
[Saltano sù] i bambini
Infine i VS possono vedere cancellata la vocale finale degli infiniti:
(15)
Max volle venire su à Max volle [venirsù]
f)
CAMBIO DELLA STRUTTURA ARGOMENTALE
Tale criterio è illustrato in Polletto-Beniclà (2005) e in Iacobini (2006), mentre per i phrasal
verbs valgono i contributi di Cappelle Bert (2005). La struttura argomentale del verbo a
particella è differente da quella del solo verbo-base. Un esempio è illustrato in (16), in cui la
particella su sembra assorbire l’argomento locativo (sul fuoco) del verbo base (metti), tanto che
la co-occorrenza di entrambi gli elementi è inaccettabile:
(16)
Metti il caffè sul fuoco
Metti su il caffè
*Metti su il caffè sul fuoco
A volte la particella aggiunta ad un verbo può decretarne il passaggio da una struttura transitiva
e/o inergativa ad una inaccusativa (come si osserva nel cambiamento dell’ausiliare del verbo):
(17)
Il piccione ha volato da Roma a Pisa
Il piccione è volato via da Roma a Pisa
Riassumendo.
I verbi sintagmatici mostrano un comportamento sintattico di elevata coesione fra il V e la P che
li rende estremamente diversi dalle sequenze V+ SP /SA, che sono invece più libere e flessibili.
Possono dunque considerarsi parte della più larga famiglia delle “Multi-word expression”
(espressioni multi-parola) o, per usare un termine meno anglofono, delle “unità polirematiche”.
Come queste ultime, infatti, anche le costruzioni V+P sono il risultato di un processo di
“grammaticalizzazione” delle componenti del complesso, che hanno perduto di autonomia, per
poi integrare la loro semantica nel processo inverso di “lessicalizzazione”.
14
5. Proprietà semantiche
Simone (1997) per primo identifica tre distinte classi semantiche entro cui poter collocare
ciascun verbo sintagmatico, che qui riproponiamo:
a) Intensification: verbi in cui la particella viene usata enfaticamente o pleonasticamente,
ripetendo o intensificando un tratto di movimento già inglobato nel verbo:
Ø uscire fuori> uscire
Ø scappare via>scappare
Ø entrare dentro>entrare
b) Direction marking: VS in cui la particella apporta una marca di movimento ad un verbo
dal significato generico, in cui non è specificata la direzione:
Ø Mettere giù> mettere
Ø Saltare dentro> saltare
Ø Tirare su>tirare
c) Metaphorical meaning: la coppia verbo+particella assume un significato non
composizionale, ovvero del tutto imprevedibile da quello delle sue parti, sebbene spesso
derivato dalla corrispondente costruzione locativa. A seconda del grado di “trasparenza”
del costrutto sintattico Masini (2005) distingue fra:
•
•
•
Metafore trasparenti: buttare via (‘gettare via’ e traslato ‘sperperare’)
Metafore opache: portare avanti (‘spostare in avanti’ e traslato ‘sviluppare,
condurre’)
Forme completamente idiomatiche: il VS sembra non derivare da nessuna controparte
locativa come fare fuori
Venier (1996) suggerisce l’idea di utilizzare la presenza di usi idiomatici come test ex-negativo
per l’identificazione dei verbi sintagmatici: si potranno definire verbi sintagmatici quei verbi che
possiedono anche un uso di questo tipo, per cui “buttare giù” costituirà un’unità nel significato di
“gettare” perché tale unità è testimoniata dall’esistenza di usi traslati di tale verbo (buttare giù-à abbattere,deprimere).
Venir (1996) inoltre riformula la classificazione tripartita di Simone come una sorta di
“gradazione scalare della necessità della particella”: si andrà da composti in cui la funzione
della particella è ridondante e dunque più facilmente assimilabile a quella di avverbio (a), a
composti in cui la particella completa il significato del verbo e dunque ha la stessa funzione del
SP (b), per arrivare infine all’ultimo tipo in cui il significato del verbo è dato dalla particella che
ne diventa così parte integrante perdendo ogni autonomia (c). In tal caso essa non può più essere
interpretata come avverbio autonomo, né come preposizione.
Iacobini (2006) invece, riprende la classificazione tripartita formulata per l’inglese da Dehè (
2002) e distingue fra:
15
ü Composti V+Part dal significato locativo
ü Composti V+Part dal significato idiomatico
ü Composti V+Part dal significato aspettuale o azionale, con particolare riguardo al
carattere telico e durativo.
Partendo dalla classificazione azionale di Bertinetto (1986) e Vendler (1967), Masini e Iacobini
(2005) hanno recentemente mostrato come le particelle post-verbali oltre a funzionare da marche
di direzione hanno acquisito un particolare significato aspettuale e azionale, contribuendo in
modo consistente all’Aktionsart. Si noti l’esempio in basso (1) e la corrispondente frase senza la
particella in (2):
1. Luca ha lavato via la macchia
2. Luca ha lavato la macchia
[- durativo; + telico]
[+durativo; -telico]
La particella “via” nell’esempio (1) aggiunge un significato di compimento (accomplishment): il
focus è sul risultato del processo mentre in (2) è sul processo stesso. Inoltre nel secondo caso non
sappiamo se Luca ha rimosso la macchia, mentre in (1) è evidente che alla fine del processo la
macchia non c’è più. Si è dunque innanzi ad un caso di “telicizzazione” della base verbale dal
significato della particella, fenomeno rilevato anche nei phrasal verbs inglesi da Brinton ( 1988) 6
Il presente contributo si inserisce in questa serie propositiva di studi sui verbi sintagmatici e mira
a descrivere e ad approfondire la conoscenza di questo fenomeno di estremo interesse.
Illustriamo nel prossimo capitolo l’approccio da noi adoperato nella classificazione di verbi
sintagmatici idiomatici contenuta nei capitoli III-IV.
6
Per Brinton (1988) un evento è definito “telico” quando ha necessariamente un punto finale,
“which necessarily includes a goal, a aim, or a conclusion” (Brinton, 1988,p.26).
16
+Capitolo secondo
IL LESSICO-GRAMMATICA
“One have to study all sentence types and
all types of verbs.
Well. Let’s see what we find.”
(Gross, 1979)
In Aspetti della teoria della sintassi (1965), Chomsky delinea un nuovo modello di Grammatica
generativo-trasformazionale (GGT), definito “teoria standard estesa” in cui per la prima volta il
lessico fa il suo ingresso nella descrizione formale delle lingue, accanto al ribadito primato della
sintassi.
Si sarebbe dovuto procedere per ogni verbo ad una lista di sottocategorizzazioni, sulla base delle
regole di selezione e co-occorrenza: tale programma tuttavia non fu mai realizzato in modo
esaustivo.
A partire dai primi anni settanta, presso il LADL7 di Parigi, Maurice Gross nel tentativo di
verificare l’applicabilità del modello GGT, inizia a descrivere 3000 verbi francesi che reggono
una completiva, mentre BGL (1976) e Guillet, Leclere (1992) esaminano in modo sistematico
circa 700 entrate verbali del francese transitive e intransitive (non a completiva). Cosa
scoprirono Gross e i suoi collaboratori? Che, testando il componente trasformazionale su
un’ampia mole di dati, le eccezioni superavano le stesse regole. Ed è costatando la forte
irregolarità e idiosincrasia del lessico che Gross (1975) si allontana dal modello chomskiano,
entrando in aperta polemica con esso.
Il Lessico-grammatica (d’ora in poi LG) rappresenta il quadro teorico e metodologico adottato in
questo contributo, ed è per questo che riteniamo indispensabile descriverne i principi cardine,
prima di presentare i risultati della ricerca (cf. cap III e IV).
1. L’importanza del lessico nella descrizione delle lingue: dalla GGT al LessicoGrammatica
La ben nota teoria di Maurice Gross è che la descrizione delle proprietà idiosincratiche degli
elementi lessicali ( i. e. la descrizione del lessico), è una parte essenziale della descrizione della
sintassi e della semantica di una lingua. Quando nel 1960 intraprende il suo lavoro sul lessico, i
concetti di “regole” (cf. rule) e “eccezioni” (cf. idiosyncrasies) erano già state discusse fra i
7
Laboratoire d’automatique documentaire et linguistic, University of Paris 7.
17
linguisti. In particolare Zellig Harris (1951) riconosceva l’importanza di rappresentare le
restrizioni lessicali:
We now have sets of morphemic components (and residues), so set up that as nearly as
possible all sequences and combinations of them occur (...) It may not be convenient to
represent by means of components such limitations of occurrence among morphemes as
do not intersect with other limitations involving the same morphemes, or as do not lead to
the division of a class into sub-classes clearly differentiated on that basis (...) This is
frequently the case for morphemes classes which are grouped together into a general
class on the basis of major similarities, but which have small and unpatterned differences
in distribution. (Harris, 1951)
Così come Chomsky (1962) affermava che:
‘There are in fact exceptions to many rules given above, perhaps all. These will have to
be separately listed, unless some more general formulation can be found to account for
them as well. (…) But discovery of exceptions to grammatical generalizations is of no
consequence in itself, except when it leads to an alternative more comprehensive
generalization.’ (Chomsky, 1962)
E ancora, in Chomsky (1969) si legge:
“Much of lexical structure is, in fact, simply a classification induced by the system of
phonological and syntactic rules. Postal has suggested, furthermore, that there should be
a general lexical analysis of lexical items with respect to each rule R, into those which
must, those which may, and those which cannot be subject to R, and has investigated
some of the consequences of this assumption. I mention these possibilities simply to
indicate that there remain numerous relatively unexplored ways to deal with the
problems that arise when the structure of a lexicon is considered seriously. (...) For the
present, one can barely go beyond mere taxonomic arrangement of data. Whether these
limitations are intrinsic, or whether a deeper analysis can succeed in unraveling some of
these difficulties, remains an open question” (Chomsky, 1969).
Ma nessuno dei linguisti partendo da tali osservazioni teoriche si mosse in direzione di una
descrizione empirica di una lingua, descrizione che includesse finalmente il ‘dizionario mentale’.
Maurice Gross fu il primo a considerare tale programma come prioritario: il suo punto di
partenza era la costruzione di una grammatica trasformazionale del francese basata sul framework teoretico di Zellig Harris e sullo sviluppo di:
• Una lista estensiva di trasformazioni;
• Un lessico di verbi (o frasi elementari) su cui applicare tali trasformazioni;
Gross testò la regola della passivizzazione su tutti i verbi francesi seguiti da un SN, e constatò
quanto essa non fosse universalmente accettata, come era stato invece generalizzato dalla GGT.
Preso, infatti, un verbo come “riguardare” che seleziona un SN oggetto:
a. La questione riguarda tutti noi
ßà *Tutti noi siamo riguardati dalla questione
18
è ben evidente che esso non ammetta la forma passiva.
Ci sono inoltre numerosi verbi il cui comportamento nei confronti della trasformazione è
irregolare e dipende dal tipo di frase elementare in cui occorrono:
b. Max ha ricevuto ( un pacco+ ottimi consigli)
ßà ( un pacco+ ottimi consigli) sono stati ricevuti da Max;
c. Il problema riceverà tutta la nostra attenzione
ßà*tutta la nostra attenzione sarà ricevuta dal problema
In (c) infatti, il verbo “ricevere” rientra in un uso figurato poiché seleziona un argomento astratto
in posizione soggetto (il problema) che va a bloccare la frase passiva.
Anche per un verbo come “meritare”, la stessa trasformazione è legata al tipo di argomento in
posizione soggetto:
d. Gli studenti meritano (il nostro interesse +un premio)
ßà (il nostro interesse + un premio) è meritato dagli studenti
e. Il problema merita la nostra attenzione
ßà *la nostra attenzione è meritata dal problema
Tali esempi confermano la stretta dipendenza lessicale delle regole, ovvero il fatto che queste
ultime non si distribuiscono in modo omogeneo all’interno delle entrate lessicali di una lingua, e
non sono dunque prevedibili o generalizzabili a priori.
Il bisogno di verificare sui dati la portata delle regole si fa ancora più necessario se si pensa a
verbi seguiti da un complemento preposizionale, e dunque tradizionalmente etichettati come
“intransitivi”, alcuni dei quali accettano la forma passiva:
f. I figli non obbediscono mai ai genitori
ßà I genitori non sono mai obbediti dai figli
In Italiano il fenomeno riguarda un numero limitato di verbi, per i quali rinviamo a La Fauci
(1985), mentre è assai più diffuso in l’inglese, per il quale si è coniato il termine di “passivo
preposizionale” (PPP).
Elizabeth Couper-Kuhlen, (1979) costatò che “il passivo preposizionale non è mai stato studiato
con sufficiente dettaglio da permettere di sviluppare un adeguato set di regole per descriverlo o
generalizzarlo” e ciò motivò l’inclusione nel suo lavoro di un largo corpus di verbi
preposizionali tratti da Hornby (Advanced Learner’s dictionary of current English). Tuttavia come evidenziato da Morris Salkoff (L.A.D.L.) nella sua recensione allo studio di Elizabeth
Couper-Kuhlen - le entrate inclusevi non sono tutte istanze di verbi preposizionali: troviamo per
esempio l’entrata sew in come in She sewed in the kitchen in cui il SP non è relazionato al verbo
come lo è invece on John nella frase She depends on Jhon. La linguista dunque non aveva fatto
una chiara distinzione tra ‘complemento di verbo’ e ‘complemento di frase’: è il complemento di
verbo che insieme al verbo costituisce il verbo preposizionale che E-C-Kuhlen si proponeva di
studiare.
Con questo ‘promiscuo’ corpus di verbi E-C-Kuhlen propose una spiegazione su basi semantiche
(utilizzando la nozione di ‘casi profondi’ di Fillmore) del perché alcune frasi in cui compare un
complemento preposizionale sono passivizzabili come in:
g. Someone has slept in this bed ßàThis bed has been splept in (by someone)
19
h. The students laughed at Max ßà Max was laughed at (by the students)
mentre altre non lo sono,come in:
i. These books belong to the library ßà* The library is belonged to by these books
Tuttavia presi tre tipi di frasi preposizionali aventi la la medesima configurazione semantica
(Experiencer+ Stimulus):
1. Girls don’t care for him
2. Girls don’take for him
3. Girls don’t go for him
l’applicazione dal passivo produceva risultati difformi:
1.1
2.1
3.1
?
He isn’t cared for by girls
He isn’t taken to by girls
*
He isn’t gone for by girls
*
e ciò portò la stessa E-C-Kuhlen a ritenere impossibile spiegare la differenza nell’accettabilità
senza uno studio rigoroso del materiale lessicale. Il fenomeno le appariva in altre parole
‘determinato lessicalmente’, tanto che era necessario appellarsi al concetto di ‘scelta lessicale’:
“That is, we must allow for the fact that, although the semantic configuration in
sentences is identical, the choice of one lexical item rather then another may influence
PPP acceptability” (E. C. –Kuhlen, 1979, pp.97-98).
Ma dire che “la scelta di un item lessicale piuttosto che di un altro può influenzare l’accettabilità
del passivo preposizionale” equivale a dire che, i casi semantici proposti nel suo studio non sono
di alcun aiuto alla comprensione del fenomeno. Morris Salkoff (1981) infatti sostiene che:
“Poiché l’accettabilità del passivo in una frase che contiene un verbo preposizionale
dipende da quale verbo preposizionale sia, il modo appropriato per studiare il fenomeno
è attraverso uno studio sistematico delle entrate del lessico dei verbi preposizionali.
L’intenzione di E. C. Kuhlen, all’inizio, era chiaramente quella di studiare il fenomeno
nella sua estensione lessicale. Uno studio del genere potrebbe infatti essere prezioso per
altri linguisti che si occupano di questo e di fenomeni correlati; il più grande peccato è
che lei non abbia perseguito l’obiettivo che si era proposto con maggiore risolutezza”
(Salkoff, 1981, pp.428-431)8.
Nella sua Trasformational Grammar of France (1968, 1977, 1986b), Maurice Gross mostra
finalmente i limiti di un approccio al linguaggio rule-based, per gli ostacoli, spesso
insormontabili, alla rappresentazione di numerosi fenomeni apparentemente insignificanti.
Intanto Noam Chomsky insisteva sul fatto che non valesse la pena investigare i fattori
idiosincratici, ed è per questo che Gross (1973, 1975, 1979) critica le pratiche della grammatica
8
La traduzione è mia. Si veda Salkoff, M. (1981) “ The Prepositional passive in English. A semantic-syntactic
analysis with a lexicon of prepositional verbs by Elizabeth Couper Kuhlen”, Linguisticae Investigationes 5:2,
Benjiamins, p.428-431.
20
generativa, inaugurando un audace ed ambizioso programma tassonomico, il “LessicoGrammatica”:
“Les études transformationelles ne portent que sur de petits nombres d'exemples. Elles
on dégagé un grand nombres de phénomènes nou veaux, mai elles ne permettent pas
d'évaluer l'étendue de ces phénomènes pur une langue donnée. Par étendue, nous
n'entendons pas fréuence d'apparition dan des textes, cette notion n'ayant aucun sens
statistique pour la syntaxe, mai fréquence d'apparition dans le lexique de la langue [...]
L'étude systématique des propriétés s'impose aujour d'hui pour des raisons diverse.
L'existence de théories (transformationelles) fait qu'une étude systématique peut être
délimité avec beaucoup plus de précision qu'à l'interieur des cadres traditionels, ce qui
la facilite; de plus, la vérification de ces théries impose naturellement l'étude de données,
beaucoup plus nombreuses que celles qui ont fourni les Hypothès de départ. D'autre part,
la situation présente de la syntaxxe transformationelles est particulière. Après une
période où des succès ont pu laisser croire que l'emploi de transformation dans les
description allair régulariser considérablement des dernières, il est devenu clair que les
nouvelles règles continuaient à com
porter des «exceptions» en nombre sensible. Il est donc devenu crucial de vérifier ces
théories en entreprenant la description d'une langue aumoins, ce qui a conduit à étudier
le français de façon substantielle”. (Gross, 1975, p.20)
Tale programma d’indagine, nato dunque come verifica delle teorie e delle analisi delle
grammatiche trasformazionali, ma divenuto poi un modello teorico-metodologico alternativo, si
basa sulla stretta interazione fra lessico e sintassi, ovvero sulla necessità di pervenire ad una
descrizione sistematica della distribuzione delle regole di una lingua lungo tutto il lessico della
stessa:
“Nous pensons qu’il est normal qu’une propriété syntaxique ait une distribution non
triviale sur le lexique, et nous admettrons que les propriété ont une fonction
classificatoire pour les éléments du lexique. Des ensembles de propriétés découpent des
classes d’éléments dans le lexique, et ces propriétés sont en relation avec des propriétés
sémantiques” (Gross, 1975,p. 225)
Detto in altri termini, il Lessico-Grammatica si contrappone agli studi trasformazionalisti (che
poggiano su un numero limitato di esempi), asserendo invece che sia necessario, qualora una
regola presenti una serie di restrizioni lessicali, prendere in esame tutto il lessico della lingua,
allo scopo di determinare i confini di tale restrizione.
Ciò che anche più avanti Gross (1991) metterà in discussione, infatti, è proprio la nozione di
“regola di grammatica” e del suo rapporto con i dati, spesso accumulati ad hoc o in modo
arbitrario per sostenere o invalidare una determinata teoria :
“ One elementary aspect of the notion of ‘rule’ has always been neglected by linguists:
the determination of complete domains of application for proposed rule…The notion of
rule is hardly distinguishable from the broad concept of syntactic theory. Currently, rules
or syntactic theory are being elaborated for a small number of exemples of a given
phenomenonm and then the occasional discovery of new exemples and counter-exemples
functions either to reinforce or to invalidate theories. Such an activity is considered to be
the normal scientific activity of syntactitians. This approach is based on the assumption
21
that the syntactic phenomena being formalized are general or important, which, as we
eill see, need not be the case..Thus, we consider that the nature of rules and exceptions
can be properly dealt with only if a fundamental step in thedesign of a rule taken, namely,
only if one attempts to determine the lexical range of application of rule.” (Gross, 1991,
p.3)
La stessa preoccupazione, relativa alla sottovalutazione del rapporto fra teoria e dati, ha portato
un anno più tardi D’Agostino (1992) ad affermare che :
“….la principale conseguenza che si è prodotta è stata per l’appunto la sottovalutazione
del rapporto per noi, invece, naturalmente esistente fra teoria e dati, rapporto per il
quale la prima corre il rischio di farsi sopraffare dai secondi se, al momento della sua
formulazione, essa è stata concepita in modo non corrispondente alla complessità dei
fenomeni cui si riferisce e di cui cerca di fornire una rappresentazione formale, o se la
selezione dei dati cui si è affidata è stata casuale o unicamente determinata, come si
diceva sopra, da una tradizione consolidata. C’è da chiedersi allora – ed è questo il
problema di fondo cui le varie èquipe di ricerca collegate all’ipotesi distribuzionali e
trasformazionali di derivazione harrisiana di M. Gross hanno tentato in questi anni di
affrontare - se, in linguistica, pur in relazione allo sviluppo delle differenti teorie ed ai
differenti modelli esplicativi,si sia mai operata, in parallelo, una rigorosa accumulazione
di dati e se, di conseguenza, quelli presentati di volta in volta a sostegno di questa o di
quella affermazione di carattere generale non siano stati il frutto di una selezione
arbitraria o casuale, o, eventualità del tutto opposta, essi non siano stati prescelti ad
hoc,in quanto essi soltanto nella loro classe, capaci di poter giustificare
sperimentalmente questo assunto o, ancora, se una scelta casuale degli stessi, non abbia
arbitrariamente spinto verso una direzione piuttosto che un’altra la formulazione della
teoria, o, ancora, se la fiducia nel modello non abbia nascosto o abbia fatto
involontariamente ignorare dati non ammissibili ad un certo tipo di spiegazione e di
rappresentazione formale (D’Agostino, 1992).
Ciò che ci preme qui sottolineare è che a partire da Mèthodes en syntaxe del 1975 i principi
metodologici grossiani hanno ispirato la descrizione LG di molte lingue naturali , come quella
Francese, Italiana, Portoghese, Spagnola, Inglese, Tedesca, Norvegese, Polacca, Ceca, Russa,
Bulgara, Greca, Koreana, Cinese, Araba (ed altre ancora), attraverso la realizzazione di
“grammatiche lessicalmente esaustive”, ovvero di grammatiche che incorporando
l’informazione lessicale, definiscono il dominio di applicazione di un meccanismo, in
particolare, sintattico. Le grammatiche lessicalmente esaustive esplicitano, quindi, per un intero
lessico, quelle che in grammatica generativo-trasformazionale sono state chiamate “regole di
sottocategorizzazione stretta”.
Come abbiamo avuto modo di accennare in questo paragrafo, la teoria di Zellig Harris ha
rappresentato una solida base per tale programma di ricerca, sostenendo Maurice Gross
attraverso i principi distribuzionalisti e trasformazionalisti propri dell’analisi della struttura della
frase e dell’analisi del discorso e i principi della Grammatica in Operatori ed Argomenti.
Il legame fra le teorie dei due linguisti è così stretto che, riprendendo Eric Laporte (2004), si può
parlare di una sorta di “smoothe continuum” dal pensiero e lavoro di Zellig Harris a quelli di
Maurice Gross, ed è a volte difficile distinguere fra i loro rispettivi contributi.
22
2. Zellig Harris: “Distribuzione”, “trasformazione” e “Grammatica in operatori e
argomenti”
Lo studio esaustivo delle forme di frase semplice e delle relazioni eventuali esistenti fra forme di
frase, per ogni singola voce del dizionario prende le mosse, dunque, dai concetti harrisiani di
“distribuzione” (Harris, 1952), “trasformazione” (Harris 1965) e “Grammatica in Operatori ed
Argomenti” (Harris, 1974), che vogliamo qui richiamare.
Gross, infatti, come visto, delinea il suo programma tassonomico all’interno di quella prospettiva
d’individuazione dei vincoli operanti sulla combinatoria così come definiti anche da Harris
(1988):
Siamo ora pronti a considerare quali combinazioni di parole occorrono nella lingua, di
contro a quelle che non occorrono. Non si può procedere semplicemente elencandole. In
primo luogo l’elenco sarebbe troppo vasto. In secondo luogo, il corpus delle frasi non è
ben definito: vi sono numerose frasi marginali per le quali i parlanti non sono d’accordo
se non si dicano affatto, o appartengano alla lingua. In terzo luogo la lingua cambia e
nessun elenco sarebbe corretto dopo un periodo di tempo sufficientemente lungo. Perciò
invece di elencare, cercheremo di trovare quali vincoli precludono le combinazioni che
non esistono nella lingua e quali restrizioni influenzino l’ equiprobabilità di occorrenza
delle parole l’una rispetto all’altra nelle espressioni della lingua (Harris, 1988, trad.it.
1995, p. 25-26).
Nel paragrafo precedente abbiamo messo in luce come il verbo “ricevere” accetti il passivo con
un soggetto umano, come in (Max ha ricevuto un pacco ßà un pacco è stato ricevuto da Max),
ma sostituendo quest’ultimo con un sintagma non umano di tipo astratto, come in (Il problema
riceverà la nostra attenzione ßà*la nostra attenzione sarà ricevuta dal problema) il passivo
non è più accettabile, perché si è in tal modo modificata la struttura distribuzionale della frase,
decretando il passaggio a un diverso uso verbale, definito da Gross (1979) ‘metaforico’. Allo
stesso modo, in (d-e) abbiamo visto che un verbo come “meritare” accetti il passivo solo se il
soggetto è di tipo umano (Gli studenti meritano la nostra attenzione ßàLa nostra attenzione è
meritata dagli studenti), mentre accanto ad un soggetto inanimato la forma di frase passiva
appaia inaccettabile (Il problema merita la nostra attenzione ßà*la nostra attenzione è
meritata dal problema)
Modificando gli elementi lessicali alla destra e alla sinistra del verbo, abbiamo in altre parole
alterato l’interpretazione della frase e soprattutto, il suo comportamento sintattico (ovvero
l’accettabilità delle trasformazioni). Quando dunque, manipolando la struttura distribuzionale
di una frase minima si producono significati diversi e diverse correlazioni trasformazionali, si è
innanzi ad un uso verbale differente. L’analisi distribuzionale di Harris se da una parte
sottolinea l’importanza di una parallela analisi trasformazionale per evitare false
generalizzazioni (il passivo è sempre accettabile dai verbi seguiti da un SN oggetto), mette anche
in luce come un verbo possa scomporsi in più usi (processo noto come “sdoppiamento delle
entrate”) solo se si individuano tutte le possibili strutture frastiche in cui esso può occorrere. Al
di fuori di un dato contesto di frase un’entrata lessicale ha un significato talmente generico da
equivalere - dice Harris - all’assenza di significato. 9 La distribuzione di un elemento in una
9
L’assunto di Harris che il significato o l’informazione siano contenuti nella frase semplice o nucleare rappresenterà il punto di
partenza della metodologia lessico-grammaticale, per la quale l’unità minima di significato non è la parola ma la frase.
23
frase è costituita dalla somma di tutti suoi possibili contesti, ovvero da tutti quei membri che
possono liberamente co-occorrere con esso nella medesima posizione, indipendentemente dalla
maggiore o minore probabilità di co-occorrenza.
Presi tre verbi transitivi come mangiare, ascoltare, guardare, caratterizzati da una medesima
struttura di frase N V N diremo che essi selezionano tutti elementi umani e animati in posizione
soggetto (per esempio Ugo e il cane) ma accettano classi distinte di argomenti nominali in
posizione oggetto (rispettivamente la torta, la musica, il paesaggio), per cui non tutte le
combinazioni possibili produrrano frasi accettabili:
(Ugo+ il cane) mangia (la torta + *la musica+ *il paesaggio)
(Ugo+ il cane) ascolta (*la torta+ la musica+ *il paesaggio)
(Ugo + il cane) guarda (la torta+ *la musica+ il paesaggio)
I tre verbi dunque non condividendo gli stessi contesti non possono dirsi distribuzionalmente
equivalenti, come invece lo sono Ugo e il cane che possono co-occorrere nelle sequenze mangia
la torta, ascolta la musica, guarda il paesaggio:
(Ugo + il cane)
mangia
ascolta
guarda
la torta
la musica
il paesaggio
Questo non significa che frasi come Ugo mangia la musica, Ugo ascolta il paesaggio, Ugo
guarda la musica siano enunciati impossibili a priori, visto che potranno essere interpretati in
universi immaginari o metaforici in cui, per fini poetici, vengono manipolate le normali regole di
selezione dei verbi. Diremo piuttosto che sequenze di questo tipo hanno una scarsa probabilità
di occorrenza L’accettabilità delle frasi è infatti intesa da Harris non come un meccanismo di
tipo binario, quanto piuttosto come un meccanismo graduale, una sorta di continuum che si
muove dal polo della maggiore verosomiglianza di occorrenza a quello della minore
verosomiglianza di occorrenza. Per stabilire dunque quale sia la distribuzione o selezione di un
elemento lessicale Harris (1988-1995,p.33) parla di vincolo di verosomiglianza sostenendo che:
“Intendiamo qui per verosomiglianza di una parola sotto un operatore (o un argomento),
una stima delle probabilità o della frequenza di quella parola rispetto a un fissato
numero di occorrenze di quell’operatore (o argomento) [..] L’insieme di parole che
hanno frequenza più alta della media é chiamata selezione [… ](Harris, 1988).
In altre parole la distribuzione o selezione di un verbo come ‘dormire’ comprenderà sintagmi
nominali animati come
(i bambini+ i cuccioli) dormono
anche se con minore grado di verosomiglianza si potranno incontrare frasi come
Gli alberi dormono durante l’inverno
o addirittura
le pietre dormono lungo i secoli
mentre sarà impossibile a priori la co-occorrenza di ‘dormire’ con una completiva
24
*Che tu venga dorme
Un altro importante concetto elaborato da Harris che ha contribuito in maniera rilevante alla
metodologia LG, è la nozione di trasformazione. A partire dai primi anni 50 infatti, egli nota
che la procedura per classi di equivalenza può essere applicata anche a sequenze che hanno
forma diversa, arrivando a sostenere che frase attiva e passiva sono in rapporto di trasformazione
poiché la funzione T che le lega ne preserva l’identità o l’equivalenza.
Quasi simultaneamente e indipendentemente da Harris, Noam Chomsky, nella metà degli anni
’50 sviluppa una più astratta nozione di trasformazione come meccanismo che consente
mediante regole di spostamento e sostituzione il passaggio da una struttura profonda (o
struttura-p) a una struttura di superficie (o struttura-s). Nel caso della “passivizzazione”
l’oggetto diretto viene spostato nel nodo dominato direttamente da F lasciando al suo posto
(entro il SN dominato da V1) una “traccia” dell’avvenuta trasformazione. Dalla stessa struttura-p
derivano oltre alla passiva, l’interrogativa, la pronominalizzazione, la frase scissa (si veda
Akmajian et alii 1984-1996 e Pinker 1994-1997).10
Per Harris tuttavia le trasformazioni non sono più considerate vettori orientati (aàb) che
permettono di derivare da una struttura di base (a) tutte le altre (b), ma vettori biorientati
(aßàb) che mettono in correlazione due varianti di frasi entro classi di equivalenza parafrastica
e distribuzionale.
Affinché possa sussistere infatti “correlazione trasformazionale” fra due o più coppie di frasi,
deve essere rispettato il criterio dell’invarianza morfemica e dell’equivalenza parafrastica: in
altre parole nel passaggio da una costruzione ad un’altra non devono essere introdotti nuovi
morfemi e soprattutto non deve cambiare il significato, come fra le coppie:
(a) Maria ama Luigi
(b) Maria è amata da Luigi
Invece frasi con ordine invertito degli argomenti come in
(a) Maria ama Luigi
(c) Luigi ama Maria
seppure contengano gli stessi sintagmi non sono in relazione parafrastica (il fatto che Maria ami
Luigi non significa che Luigi ami a sua volta Maria). Così le frasi
(d) Maria dorme sul divano
(e) Maria sonnecchia sul divano
10
Il Modello standard della Grammatica generativo-trasformazionale (Standard theory) prevede infatti una proiezione degli
elementi lessicali sulla sintassi (principio di proiezione) per dar vita alla ‘struttura profonda’. Su questa si applica il componente
trasformazionale generando la ‘struttura di superficie’, secondo lo schema esemplificato in basso (e tratto da N. Chomsky,
Aspects of the Theory of Syntax, Cambridge (Mass.), MIT Press, 1965) e riprodotto da Ray Jackendorff, Foundations of
Language. Brain, Meaning, Grammar, Evolution, Oxford (GB) - New York (USA), Oxford University Press, 2002, p. 109.
25
non sono in rapporto trasformazionale poiché anche se hanno significato simile contengono due
morfemi lessicali diversi, dorm- e sonnecch-. Invece fra le due frasi:
(f) Maria dorme sul divano
(g) Maria si addormenta sul divano
viene preservata la parziale relazione di sinonimia (le uniche variazioni di senso attengono il
piano dell’aspetto) così come la condivisione dell’eguale morfema -dorm-. Tali criteri
permangono anche in una frase come
(h) Maria si fa una dormita sul divano
analizzabile a partire da Harris (1964) come trasformazione di “nominalizzazione” (su cui
avremo modo di ritornare più avanti): il nome dormita infatti è in relazione morfofonologica con
il verbo dormire.
Ritornando alla correlazione trasformazionale individuabile fra le frasi (f), (g), (h) , la classe di
equivalenza parafrastica sarà la seguente:
(f) Maria dorme sul divano
(g) Maria si addormenta sul divano
(h) Maria si fa una dormita sul divano
(i) Maria è dormiente sul divano
Le quattro sequenze dorme, si addormenta, si fa una dormita, è dormiente sono equivalenti
anche in termini puramente distribuzionali, in quanto i loro contesti sono identici (Maria a
sinistra e sul divano a destra).
Potremmo correlare le frasi (f)- (i) anche alle seguenti:
(l) Ugo addormenta Maria sul divano
(m) c’è L’ addormentamento di Maria sul divano da parte di Ugo
(n) Maria è addormentabile da Ugo sul divano
in cui nel verbo derivato addormentare, possiamo individuare il morfema radicale -dorm e il
prefisso –a che oltre a focalizzare l’azione sul momento iniziale del processo marca in questo
caso, il valore di causatività. Viene aggiunto infatti un ulteriore elemento alla frase, interpretabile
come un soggetto causativo (di tipo umano). L’attribuzione della volontarietà del soggetto resta
comunque indecidibile. Ugo infatti può non essere cosciente del fatto che la sua sola presenza
provochi in Maria il bisogno di addormentarsi, oppure può causare di proposito il suo sonno, ad
esempio con discorsi noiosi o con la tecnica dell’ipnosi. Ancora, Maria potrebbe essere la figlia
di Ugo che questi tenta volontariamente di far dormire. In questi ultimi due casi, le parafrasi più
adeguate per esplicitare la possibile interpretazione “attiva” del soggetto causativo sono
rappresentate da frasi di tipo fattitivo come:
Ugo fa in modo che Maria dorma sul divano
Ugo fa dormire Maria sul divano
E’ possibile individuare cioè un’ulteriore “correlazione trasformazionale”che si realizza questa
volta fra due frasi verbali di cui una transitiva (o) e una intransitiva (p) , tale che l’oggetto della
prima diviene soggetto della seconda:
26
(o) Ugo addormenta Maria
(p) ßàMaria si addormenta
Avremo modo di tornare più avanti su legami di questo tipo (noti come rapporti di ergatività o
neutralità) anticipando per ora che la nozione harrisiana di trasformazione assumerà
implicazioni pratiche di notevole utilità in fase di classificazione, permettendo di individuare
relazioni di senso e di forma tra frasi altrimenti considerate disgiunte e di evitare di trattare
separatamente verbi come “addormentare” e “addormentarsi”.
L’individuazione di correlazioni sistematiche non orientate fra categorie diverse e
tradizionalmente tenute distinte (Verbi, nomi, aggettivi) è alla base di quelle che D’Agostino
(1992) chiama “costellazioni parafrastiche”, ovvero classi di equivalenza composte da elementi
che hanno tutti lo stesso “valore” ma organizzate in modo che ogni classe-costellazione non
corrisponda a un’altra.
Come si osserva dagli esempi (f)-(n) è la radice dorm- ad avere funzione predicativa e ciò
avviene in ciascuna parte del discorso in cui essa si realizza (dormire, dormita,
dormiente,addormentare).
Indipendentemente dunque da possibili discrasie semantiche rinvenibili nel passaggio da una
frase all’altra, ciò che rimane costante e inalterato è il contenuto proposizionale strictu sensu
salvaguardato nella relazione fra la radice –dorm e l’argomento animato in posizione soggetto
(sulla struttura distribuzionale di dormire abbiamo discusso sopra).
Forniamo un esempio, questa volta tratto da D’Agostino (1992) di classi di equivalenza
parafrastica costituita a partire dalla radice italiana trad-:
(a) Ugo traduce i bollettini di guerra
ßà(b) Ugo fa la traduzione dei bollettini di guerra
ßà (c) Ugo è il traduttore dei bollettini di guerra
mentre rinviamo per esempi analoghi sviluppati in altri ambienti lessico-grammaticali a Guillet
(1977), Giry-Schneider (1978), Danlos (1986) e Gross (1987).
Quanto detto finora ci porta alla formulazione dell’ultimo principio harrisiano considerato
rilevante, se non imprescindibile per il LG: si tratta della cosiddetta Grammatica in Operatori
ed Argomenti (Harris, 1976,1978,1982).
Questa teoria si basa sull’assunto che esistano categorie di parole (come i verbi) che determinano
il funzionamento dell’intera frase, governando la saturazione dei complementi.
L’idea in realtà nasce già in ambiente strutturalista da Lucien Tesnière (1953;1959), vero e
proprio antesignano degli sviluppi della linguistica del novecento (e delle più significative
applicazioni nella pratica didattica), il quale pone le reggenza dei verbi al centro di tutta la
trattazione sulla sintassi strutturale (1959: 102-129 [2001:73-84] ). Piuttosto che parlare di
“reggenza” (fr. rection, ing. governement) Tesnière usa il termine “valenza” (fr. valence, ing.
valency), mentre per il concetto, tutt’altro che chiaro al suo tempo, di complemento obbligatorio,
propone il termine di “attante”(fr. actant).
Il verbo è per Tesnière quell’elemento virtualmente necessario alla costruzione di frasi ben
formate e necessita di altri elementi (argomenti) per esprimere il suo o i suoi significati: il
predicato, in altri termini, si comporta come un elemento chimico che richiama intorno a sé un
certo numero e tipo di altri elementi (da qui il concetto-immagine di ‘valenza’)
A seconda della capacità valenziale dunque, il verbo seleziona il numero e il tipo di argomenti:
soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto o preposizionale. Se il numero di attanti definisce la
“valenza”dei verbi, questi ultimi potranno essere classificati come avalenti (piovere),
monovalenti come viaggiare (Lucia viaggia), bivalenti come ferire (Eva ferisce l’amica) e
27
trivalenti come dare e dire (Max da il libro a Ugo; Ettore dice una bugia a Carlo). Ma per la
relazione complessa che esiste fra sintassi e semantica, ammessa dallo stesso Tesnière, al verbo
spetta anche il ruolo di determinare le funzioni semantiche (i casi profondi o “primi semantici” di
Fillmore,1968) che possono essere assunte dagli argomenti.
Così limitatamente all’argomento soggetto, il verbo accarezzare seleziona un soggetto-agente
(Carlo accarezza il suo cane); il verbo subire seleziona un soggetto paziente (Alfredo subì
un’aggressione); il verbo cadere seleziona un soggetto-oggettivo (una pietra cade
improvvisamente); il verbo ascoltare seleziona un soggetto-esperiente (Maria ascolta musica
classica); il verbo aprire seleziona un soggetto-agente (Piero apre la porta) o soggettostrumento (La chiave apre la porta)11.
IL soggetto-agente della diatesi attiva (il postino ha consegnato un plico) diviene facoltativo
nella diatesi passiva (è stato consegnato un plico dal postino): ne è conferma l’assenza
dell’agente, che per lo più si riscontra nelle diverse lingue, in strutture con verbo passivo.
Tesnière, (1959:276 [2001:181] a questo proposito, notava che “la diatesi passiva assume valore
recessivo rispetto alla diatesi attiva” ovvero porta a una riduzione del numero degli attanti di un
verbo: il verbo bivalente infatti, che comporta soggetto e oggetto, diventa monovalente, con il
solo argomento soggetto. Detto altrimenti, la costruzione passiva si trasforma in “struttura
inaccusativa” (Salvi 1988): è stato consegnato un plico . Allo stesso modo la diatesi causativa è
la relazione che spiega l’aumento del numero degli attanti come fra le frasi Ugo brucia la lettera,
la lettera brucia.
Il successo, seppur non immediato, della teoria di Tesnière, ha dato un forte impulso alla
costruzione di lessici sistematici di valenze dei verbi. Questo è avvenuto soprattutto in Germania
e con riferimento al tedesco (la Valenzbibliographie di Helmut Schumacher (1988) ), anche se va
citato l’approccio contrastivo spagnalo-italiano che si trova in Scrimieri Martin (1982), e
soprattutto quello tedesco-italiano rappresentato dal Wörterbuch der italienischen Verben di
Blumenthal e Rovere (1998), a cui abbiamo attinto più volte poiché Federica Venier (1996) vi
inserisce anche Verbi sintagmatici italiani12.
Ciò che ci preme qui sottolineare è che Tesnière sia andato oltre gli apparenti limiti formalisti
della “sintassi strutturale” come si coglie fin dalle prime pagine dei suoi Éléments de syntaxe
structurale (1959 [2001]): esse introducono infatti il concetto di “connessione” o vincolo
sintattico fra i costituenti di frase, percepibile soltanto attraverso un’ operazione mentale, che
consente di intuire che Alfredo canta, per esempio, non è composta solo dalle parole Alfredo e
canta, ma anche dalla connessione che vi si istaura. Tesnière afferma:
“Costruire una frase significa immettere la vita in una massa amorfa di parole,
stabilendo un’insieme di connessioni fra loro. Al contrario capire una frase è cogliere
l’insieme di connessioni che uniscono le varie parole” ( Tesnière, 1959: 12 [2001: 30]).
11
In questa prospettiva si coglie quanto sia inesatto, nel momento didattico, definire, sempre, il soggetto come “la
persona che compie l’azione”!
12
Esiste una versione del dizionario delle valenze cons ultabile on-line all’indirizzo:
www.unistuttgart.de/lingrom/stein/forschung/ontovit/iperverb. Quella cartacea, invece mi è stata gentilmente offerta dal
professor Claudio Iacobini (Dipartimento di lingue e letterature straniere, Univeristà di Salerno). Per alcuni riferimenti sulla
teoria di Tesniere si veda:
• Renzi L. – Elia A., Per un vocabolario delle reggenze, in Lessico e gammatica. Teorie linguistiche e applicazioni
lessicografiche, a cura di T. De Mauro e V. Lo Cascio, Atti del Convegno interannuale della Società di Linguistica
italiana (Madrid, 21-25 febbraio 1995) – SLI 36, Roma, Bulzoni, 1997, pp. 113-129.
• Cordin P. – Lo Duca M.G., Classi di verbi, valenze e dizionari. Esplorazioni e proposte , Padova, Unipress, 2003.
• Tesnière L., Eléments de syntaxe structurale, Paris, Klincksieck, 1959 (trad. italiana Torino, Rosenberg & Sellier,
2001)
:
28
Sarà Zellig Harris (1976) tuttavia a spiegare e formalizzare il tipo di relazione che si istaura fra i
costituenti di una frase, ovvero fra quell’elemento pivòt che funge da nucleo sintattico
dell’enunciato (operatore) e i complementi che ne vengono attratti in modo imprescindibile
(complementi nucleari o argomenti dell’operatore).
In altre parole nella “Grammatica in Operatori ed Argomenti” di Harris le frasi non sono più
considerate strutture bipartite (FàSN+ SV) come nella GGT, ma concatenazioni di elementi
costruite intorno ad elemento centrale (o operatore) che “lega” a se gli altri e che in qualità di
centro informativo e predicativo dell’intera frase seleziona quali e quanti argomenti possono cooccorrere con esso. Ogni operatore sarebbe dunque definibile come una funzione e i suoi vari
argomenti come variabili di questa funzione. Nel formalismo harrisiano il simbolo O (“o”
maiuscola) indica l’operatore e il simbolo n (“n” minuscola) gli argomenti. Un verbo come
“miagolare”, per esempio, richiede oltre al verbo un argomento elementare soggetto:
On=
I gatti miagolano;
“mangiare” seleziona un soggetto alla sua sinistra e un oggetto alla sua destra:
Onn=
Maria mangia la frutta;
mentre “uscire ” seleziona un soggetto e un argomento di luogo:
Onn=
Maria esce di casa
così come “dare” e “correre” sono entrambi “trivalenti” sebbene il primo richieda un soggetto,
un oggetto e un complemento tradizionalmente definito “dativo”:
Onnn=
Eva dava un libro a Max
mentre “correre” seleziona due complementi locativi obbligatori (rispettivamente di origine e di
provenienza):
Onnn=
Elio corre da casa a scuola
Come si osserva, la rappresentazione harrisiana, non permette di distinguere fra frasi transitive e
intransitive, che infatti vengono riscritte con la medesima notazione Onn, se bivalenti ( Eva
mangia la frutta, Maria esce di casa) o con la notazione Onnn se trivalenti ( Eva da un libro a
Ugo, Elio corre da casa a scuola). Inoltre non si ha modo di stabilire se l’argomento vada
interpretato come oggetto diretto o come un complemento di tipo diverso (per esempio indiretto,
locativo e così via) proprio perché manca nella Grammatica in Operatori ed Argomenti un
formalismo per indicare la possibilità del verbo di reggere determinate preposizioni come
introduttori di argomenti (a tali carenze porrà rimedio, come vedremo, la “struttura argomentale
della frase elementare” proposta da Gross). L’impostazione harrisiana ha tuttavia il grande
merito di superare i limiti dell’ipotesi sintagmatica che raggruppando le parole in sintagmi,
sdoppia la frase in una struttura bipartita (Fà SN+SV).
29
Dato un enunciato come
1. Annibale legge questi libri
si avrà la seguente rappresentazione ad albero:
F
SN
SV
N
V
Annibale
legge
SN
questi libri
Fig 1: albero sintagmatico della frase Annibale legge questi libri
in cui non è possibile cogliere il rapporto di reciproca dipendenza fra il V e il soggetto (che
infatti risulta dominato direttamente dal nodo F), visto che è il primo a richiedere che la
posizione soggetto sia occupata da determinati elementi lessicali e non da altri, sulla base delle
regole di selezione e co-occorrenza.
L’impossibilità cogliere mediante l’approccio generativo i legami che intercorrono fra i
costituenti di una frase ovvero quelle dipendenze che Gross (1979) definirà ‘di natura non locale’
(cioè non interne ai sintagmi) si fa più evidente se si analizza la corrispondente frase nominale:
2. Annibale fa la lettura di questi libri
per la quale forniamo la relativa rappresentazione ad albero
F
SN
SV
V
SN
fa
la lettura
SP
N
Annibale
di questi libri
Fig 2: albero sintagmatico della frase nominale Annibale fa la lettura di questi libri.
30
In questa frase (che più avanti definiremo a Verbo supporto) non è il verbo (fare) a selezionare
gli argomenti, ma il SN “la lettura” che infatti svolge la funzione di perno sintattico dell’intero
enunciato.
Sulla base dell’indicatore sintagmatico invece potremmo erroneamente ritenere che la frase (2)
sia a tre argomenti (Annibale, la lettura, questi libri) poiché sia il SN che il SP dipendono dal
nodo SV.
Ragionando invece in termini harrisiani, diremo che la struttura in operatori e argomenti delle
frasi 1-2 è la medesima, ovvero Onn.
Anche ricorrendo alla Teoria X barra (Chomsky, 1970 e Jackendoff, 1977) in cui i sintagmi sono
articolati in più livelli (e sottolivelli), i problemi relativi alla rappresentazione ad albero, e
dunque alla metodologia generativa, permangono. 13
Presa infatti la frase Annibale spesso legge questi libri il nuovo indicatore sintagmatico sarà:
F
SV (= V’’)
SN
N
V’
Avv
V
SN
A
Annibale
spesso
legge
questi
N’
N
libri.
Fig 3: albero sintagmatico (X barra) della frase Annibale spesso legge questi libri.
In cui il SV si compone di uno specificatore (L’avverbio spesso) di una testa (il verbo legge) e di
un complemento (il SN questi libri).
La rappresentazione ad albero, mediante lo schema X barra della frase a verbo supporto
“Annibale fa la lettura di questi libri” sarà:
13
Nel livello più basso c’è solo la testa (N, V, A, P) indicata generalmente con X; nel livello immediatamente superiore vi è la
testa + un complemento (= N’ , V’, A’, P’) , costituente indicato generalmente con X’ ( si legge X barra).
A livello ancora più alto infine, vi è il sintagma formato da uno specificatore ( cioè un articolo o un avverbio) più l’ X’, (=N’’,
V’’, A’’, P’’ generalizzabili con X’’ ) ovvero i noti costituenti SN, SV, SA, SP.
31
F
SN
N
SV
V
SN
N’
Art
N
SP
P
SN
A
N’
N
Annibale
fa
la
lettura
di
questi
libri
fig. 4 “albero sintagmatico” (X barra) della frase Annibale fa la lettura di questi libri
Nella teoria X barra si asserisce che è la testa a determinare gli argomenti (per cui il nome
‘lettura’ in quanto testa del SN ha la funzione di nucleo intorno a cui si articolano lo
specificatore (il determinante “la”) e il modificatore (il SP “di questi libri”): quest’ultimo è il
complemento del SN, proprio come “questi libri” lo è del verbo “legge” nella frase (1).
Tuttavia, nonostante il nuovo indicatore sintagmatico permetta di cogliere il ruolo predicativo
dei nomi, la sua inadeguatezza nel rappresentare le frasi a verbo supporto (come la 2) persiste ed
é dovuta a due limiti fondamentali, riguardanti:
• La messa in luce della relazione di dipendenza fra il soggetto e l’operatore nominale;
32
• Lo status del sintagma nominale “la lettura” e del suo rapporto trasformazionale con il
verbo “leggere”.
Una delle proprietà tipiche delle frasi a verbo supporto è, infatti, il legame di coreferenza
obbligatoria e di inalienabilità fra il soggetto e il SN che svolge la funzione di operatore, come è
dimostrato dall’impossibilità di modificare la frase (2)
2. Annibale fa la lettura di questi libri
mediante l’aggiunzione della sequenza di Eva.
3. *Annibale fa la lettura di Eva di questi libri
E ciò a dimostrazione del fatto che “la lettura” fatta è di Annibale e non di qualcun altro. La frase
(2) infatti, risulta correlata al sintagma nominale:
4. La lettura di questi libri di Annibale
che evidenzia il rapporto di possesso o appartenenza fra il soggetto Annibale e il SN la lettura.
Tuttavia per spiegare tale meccanismo di “nominalizzazione” (leggere questi libri ßà lettura
di questi libri) piuttosto che escogitare notazioni formali inutilmente complicate (si veda la
rappresentazione del sintagma l’acquisto delle male della mamma, in Pinker 1994, cap. IV) è più
semplice, dirà Gross (1979) adottare la soluzione di Harris (1968) che mette in correlazione
trasformazionale (equivalenza parafrastica) due frasi, per cui avremo:
1. Annibale legge questi libri
ßà
2. Annibale fa la lettura di questi libri
Alla frase (2) è possibile applicare la PASSIVIZZAZIONE:
La lettura di questi libri è stata fatta da Annibale.
A sua volta questa frase passiva può essere inserita in una FRASE RELATIVA
La lettura di questi libri che è stata fatta (da + ad opera di) Annibale.
Infine possiamo CANCELLARE la sequenza che è stata fatta ottenendo:
3. La lettura di questi libri (di + ad opera di) Annibale
La stessa nozione di trasformazione è dunque utilizzabile nella Grammatica in Operatori ed
Argomenti ed è all’interno di quest’ ambiente teorico che essa si ridefinisce. Infatti, come
abbiamo accennato sopra, il concetto harrisiano di trasformazione è definibile (contrariamente ad
altri approcci trasformazionalisti) come una relazione non orientata fra due frasi. Data la
relazione fra l’operatore ed i suoi argomenti, tale rapporto è indipendente dalla forma o dalle
forme di frase nelle quali esso può realizzarsi, fatto salvo il principio dell’invarianza morfemica
e della necessaria relazione di parafrasi, in quanto per Harris (1976):
33
“le changement de forme.. ne modifie non plus aucune des relations créés par l’opération
de concaténation, celles-ci sont uniquements, et elles incluent l’introdution partiellement
ordonnéè des opérateurs dans le discours” (Harris, 1976, p.39)
Ciò implica che date le frasi:
4. Matteo ama il teatro
5. Matteo ha amore per il teatro
6. Matteo è amante del teatro
La nominalizzazione e l’aggettivalizzazione che mettono rispettivamente in correlazione le frasi
5 e 6 con la frase 4, preservano la relazione fra l’operatore (la radice am- ) e suoi argomenti
(Matteo, teatro), relazione messa in luce dalla stessa forma di frase Onn.
Quanto abbiamo finora detto ha dimostrato che la nozione di “operatore” non coincide
necessariamente con una determinata classe di parole, i verbi ad esempio. Possono comportarsi
da nuclei sintattici dell’enunciato, infatti, anche altri elementi lessicali, come nomi e aggettivi, e
non necessariamente quelli che intrattengono relazioni morfo-fonologici con il verbo. E’ il caso
dei “nomi classificatori” come:
On=
7. Elia fa il professore
8. Imma è una cantante
Onn=
9. Max è il marito di Ada
e di sostantivi e aggettivi predicativi autonomi, come in:
On=
10. Ugo ha sonno
11. Eva fa la spesa
12. Bob fa silenzio
13. Eva è vecchia
Onn=
14. Maria fa compagnia a Jenny
15. Luca è amico di Max
In questi esempi essere, fare, avere sono verbi supporto del nome o aggettivo che li segue tanto
che è l’intera combinazione sottolineata negli esempi 7-15 a svolgere la funzione di operatore. In
particolare nell’esempio 11 il nome spesa, seppur in rapporto morfologico con il verbo spendere,
non intrattiene con questo un rapporto di parafrasi:
16. Eva spende molti soldi
17. *Eva fa la spesa di molti soldi
dal momento che, nell’esempio considerato, “fare la spesa” assume il significato specifico di
“acquisire i beni necessari al fabbisogno domestico”. In 16 infatti la struttura in operatori ed
argomenti è Onn, mentre in 11. è tutto il gruppo fare Det N ad avere la facoltà di selezionare il
numero e il tipo di argomenti, ed è perciò rappresentabile harrisianamente come On.
34
Anche preposizioni ed avverbi possono essere elementi “pivòt” della frase mettendo in relazione
gli argomenti come in:
Onn=
18. La mamma è fuori (al+ sul) balcone
19. Eva è contro di noi
20. Maria è con Marco
Onnn=
21. Salerno sta tra Napoli e Cosenza
In cui fuori, contro, con tra si applicano sui loro rispettivi argomenti.
La Grammatica in Operatori ed Argomenti è dunque alla base della nozione grossiana di frase
elementare a verbo supporto, ovvero di quella frase in cui il verbo è semanticamente vuoto e
apportatore solo di informazioni tempo-modo aspettuali, mentre il valore predicativo risiede in
altri elementi lessicali (sulla nozione di “supporto” avremo modo di tornare più aventi).
Un’ulteriore aspetto della Grammatica in Operatori ed Argomenti merita di essere approfondito,
ovvero la suddivisione harrisiana fra operatori elementari e non elementari:
Gli operatori elementari detti anche operatori di primo livello sono quelli che operano
soltanto su argomenti elementari ovvero su argomenti che non sono frasi, né sono riconducibili a
frasi, come negli esempi visti finora che qui riassumiamo:
• On= operatori che si applicano ad un solo argomento elementare:
22. Max dorme
23. Il cane abbaia
24. Il mio ragazzo fa l’avvocato
In cui dormire ed abbaiare sono gli operatori che si applicano rispettivamente sugli
argomenti Max e il cane, mentre in 24. è tutta la sequenza fa l’avvocato ad applicarsi sulla
variabile il mio ragazzo;
• Onn= operatori che si applicano a due argomenti elementari:
25. Eva mangia la pizza
26. Lucio esce da scuola
27. Max è in contraddizione con Ada
Mangiare è un verbo transitivo a due argomenti elementari Eva e la pizza, mentre uscire è un
operatore elementare di tipo intransitivo che seleziona un SN soggetto (Lucio) e un
complemento interpretabile come locativo di provenienza (da scuola). Nell’esempio (27)
invece, l’operatore è essere in contraddizione che opera sui due argomenti Max e Ada.
• Onnn= operatori che si applicano a tre argomenti elementari, come in:
28. Il gatto saltò dal tetto al balcone
29. Il nonno diede un regalo alla nipote
30. Anna fece confusione fra Ada e Mara
35
in 28. l’operatore è rappresentato dal verbo intransitivo di movimento saltare che si applica
sui due complementi locativi dal tetto e al balcone rispettivamente di provenienza e di
destinazione.
In 29 diede è un verbo dativo che funge da perno della frase poiché connette i due
argomenti umani (Nonno e nipote) per mezzo dell’oggetto che viene trasferito fra essi (un
regalo). La frase 30 invece contiene la sequenza fare confusione che si applica oltre che
sull’argomento in posizione soggetto Anna sui due argomenti elementari(simmetrici) Ada e
Mara. Il rapporto fra gli argomenti viene preservato nella frase ad operatore verbale
trasformazionalmente correlata ad essa:
31. Anna confuse Ada con Mara
in cui la struttura in operatori ed argomenti è la stessa della frase nominale, ovvero Onnn.
Gli argomenti che l’operatore può selezionare, tuttavia, possono anche essere delle frasi, (dette
completive): si parlerà dunque di argomenti non elementari che vengono indicati con una o (“o”
minuscola). Abbiamo già accennato al fatto che Harris (1976, 1982) definisce gli operatori che
selezionano argomenti frastici, operatori non elementari o di secondo livello, affermando che:
“Once any operautors have been defined [..] we can define another set of words whose
presence in a sentence depends on the presence of at least one operator and possibly one
or more N. These words are called secon-order operators O…o; one or more of their
arguments is itself an operator”. (Harris 1982)
Gli operatori non elementari (detti da Harris anche di “secondo ordine”) sono suddivisi in due
macrocategorie:
• Operatori di secondo livello unari
• Operatori di secondo livello binari
Gli operatori di II livello (o secondo ordine) unari si applicano su un solo discorso come iniziare
e smettere in:
Oo=
32. Max inizia a lavorare
33. Angelo smette di fumare
In particolare Harris (1976, p.71 ) definisce verbi come iniziare, finire, continuare “operatori
ad effetto aspettuale”:
Many of the Oo, that are verbs, for example continue, speak about the
extension (in time or space) of their argument: John's wistling contin
ued, John's wistling began, John's wistling stopped. Each of these is re
lated by strong selection to a particular range of operators (either "dur
ative" or "momentaneous") under it and to a particular range of durat
ive or momentaneous time and place nouns as co-argument under a pre
position which operates on the Oo: John's slepping continued throughout
a certain period (or from a moment to a moment), John's slepping began
at (or from) a certain moment, John's slepping ended at a certain mo
ment, John's arriving at home occurred at a certain moment. By virtue
36
of these strong, triple co-occurent likelihoods these Oo have the effect
of fuzzily classifying their arguments (sleep, arrive) with respect to "as
pect", that is, roughly to caracteristic durational properties.(Harris 1976)
Anche nomi ed aggettivi possono applicarsi su una frase elementare e svolgere dunque la
funzione di operatori di secondo ordine unari (Oo). In particolare Harris (1976, p.68) riporta
come esempi di tali “operatori su operatori” dell’inglese i sostantivi predicativi fact e question e
l’aggettivo predicativo possible:
Oo=
34. His being French is a fact
(“il suo essere francese è un fatto”);
35. His being French or Belgium is a question
(“se egli sia francese o belga è un problema”);
36. Is being at fault is possible
(“che egli sia in errore è possibile”)
in (34) e (35) i sostantivi predicativi fact e question ( così come i corrispondenti nomi italiani
fatto e problema) operano rispettivamente sui discorsi minimi ‘He is French’ ( lui è francese) e
‘He is French or Belgium’ (lui è francese o belga), mentre in (36) l’aggettivo possible (possibile)
opera sulla frase ‘ he is at fault’(lui è in errore).
Per tutti e tre i casi applicando la permutazione, ovvero invertendo la posizione di operatore e
discorso otterremo delle frasi stilisticamente più naturali:
37. E’ un fatto che lui sia francese;
38. E’ un problema se lui sia francese oppure belga;
39. E’ possibile che lui sia in errore
Appartengono alla famiglia degli operatori unari anche verbi, nomi ed aggettivi che si applicano
contemporaneamente su un argomento elementare (n) e su un discorso (o). Si avranno dunque:
Oon= operatori su un discorso e su un argomento elementare. Forniamo qualche esempio:
40. Che tu venga piace a Maria;
41. Che noi siamo presenti è importante per Max;
42. Che abbia vinto il torneo fa onore a Giulia
In cui l’operatore piace si applica sulla completiva in posizione soggetto che tu venga (o) e
sull’argomento elementare Maria (n). Allo stesso modo in 41, l’ aggettivo importante (O)
opera sul discorso che noi siamo presenti (o) e sul nome Max (n). In 42 infine è la sequenza
‘Verbo supporto +nome’ fa onore (O) a richiedere il complemento frastico che abbia vinto il
torneo (o) e l’argomento elementare Giulia (n). Si osservi che la frase 40 è equivalente alla
corrispondente frase ad operatore nominale:
40.1
Che tu venga è un piacere per Maria
Mentre 41 e 42 sono equivalenti alle corrispettive frasi ad operatore verbale:
37
41.1
42.1
Che noi siamo presenti importa a Max
Che abbia vinto il torneo onora Giulia
in cui viene salvaguardata la relazione fra l’operatore e i suoi argomenti, ovvero la struttura
di frase Onn. Ciò accade anche quando il complemento frastico viene parafrasato con il
corrispondente gruppo nominale, poiché questo è sempre riconducibile ad un discorso (o)
40.2
41.2
42.2
La tua venuta (piace a + è un piacere per) Anna
La nostra presenza (importa a + è importante per) Max
La vittoria del torneo (onora+ fa onore a) Giulia
Ono= operatori che si applicano su un argomento elementare e su una frase, come:
43. Nadia pensa che la vita sia uno schifo
44. Max fa finta di uscire
45. Ada sta attenta a non sbagliare
In 43 l’operatore pensa (con il suo argomento Nadia) sia applica sulla frase la vita è uno schifo.
In 44 invece l’operatore fa finta (equivalente a finge) con il suo argomento Max si applica
all’infinitiva uscire introdotta dalla preposizione di. In 45 infine l’operatore aggettivale attenta
(in relazione parafrastica con fa attenzione) opera sul nome Ada (n) e sulla frase non sbagliare
(o) preceduta dalla preposizione a.
Onno= operatori che si applicano su due argomenti elementari e su un discorso. Osserviamo
alcuni esempi:
46. Vito chiede a Imma di venire
47. Max non fece parola con nessuno del fatto che sapeva tutto
48. Eva ha una discussione con Ugo sul fatto che debba impegnarsi
In cui chiedere (con il suo argomento Ugo) si applica su un nome (Imma) e su un discorso (di
venire).
Lo stesso dicasi in 47 per la sequenza fare parola (con il suo argomento Max) che opera
sull’argomento elementare nessuno, (introdotto da con) e sulla completiva che sapeva tutto
(introdotta da del fatto che). In 48 infine, l’operatore nominale discussione seleziona oltre
all’argomento in posizione soggetto (Eva), un ulteriore argomento elementare (Ugo) e un
discorso (sul fatto che debba impegnarsi).
Con questo abbiamo concluso la presentazione degli operatori di secondo livello unari, passiamo
adesso a quelli di tipo binario, detti così perché si applicano su due discorsi (Ooo).
Harris propone un’ulteriore articolazione interna a questo macrocategoria di operatori,
distinguendo gli operatori binari di tipo associativo da quelli di tipo non associativo:
• Ooo di tipo associativo: si applicano su due discorsi coordinandoli fra loro. Forniamo
qualche esempio:
49. Flora legge
50. Flora studia
51. Flora legge e studia
38
52. Max lavora
53. Max si diverte
54. Max lavora o si diverte
In queste frasi l’operatore in questione è rappresentato dalle congiunzioni “e” ( and) ed “o”
(or) che si applicano sui due discorsi Flora legge e Flora studia, da un lato e Max lavora e
Max si diverte dall’altro, legandole fra loro rispettivamente nelle frasi 51 e 54. Queste
ultime sono per Harris il risultato di una trasformazione T binaria, detta così poiché agisce
su due enunciati per darne un terzo (si veda a tal proposito Harris 1965). Il carattere
associativo di tali operatori permette la permutabilità dei discorsi su cui si applicano:
COORDINAZIONE
Flora legge e studia
ßà Flora studia e legge
Max lavora o si diverte
ßà Max si diverte o lavora
• Ooo di tipo non associativo: si applicano sempre a due discorsi ma non implicano alcun
tipo di coordinazione. Facciamo qualche esempio
55. Eva va al doposcuola poiché non ama studiare da sola
56. Giovanni fa sport quando si ingrassa
57. I genitori verranno a trovarci se avranno un po’ di tempo
MARCA DI
SUBORDINAZIONE
CIRCOSTANZIALE
=
O
poiché
quando
se
FRASE ELEMENTARE
(a) =
o
FRASE
ELEMENTARE (b)
=
o
Eva va al
doposcuola
Eva Non ama
studiare
Giovanni fa sport
Giovanni si
ingrassa
I genitori avranno
un po’ di tempo
I genitori verranno
a trovarci
FRASE COMPLESSA (c )
=
O(oo)
Evaj va al doposcuola
poiché Evaj non ama
studiare
Giovanni fa sport
quando Giovanni si
ingrassa
I genitori verranno a
trovarci se i genitori
avranno un po’ di tempo
Come si nota dallo schema, le congiunzioni di subordinazione circostanziale si applicano sui
due discorsi minimi (a) e (b) producendo la frase complessa (c), per mezzo della
39
CANCELLAZIONE della seconda occorrenza del sintagma nominale (in quanto coreferente con
la prima)14.
Diversamente da quanto visto per le marche di coordinazione (“e”ed “o”), tali operatori non
permettono di invertire “l’ordine lineare”dei rispettivi argomenti frastici :
55. Eva va al doposcuola poiché non ama studiare
ßà ?*Eva non ama studiare poiché va al doposcuola
56. Giovanni fa sport quando si ingrassa
ßà ?*Giovanni si ingrassa quando fa sport
57. I genitori verranno a trovarci se avranno un po’ di tempo
ßà ?*I genitori avranno un po’ di tempo se verrano a trovarci
Harris (1976,1982) ascrive anche verbi come “causare”, “implicare, “sottolineare alla
classe degli “operatori di secondo ordine” binari (Ooo) di tipo non associativo. Tali operatori
(detti “causativi”) si applicano infatti su due discorsi:
58. Il fatto che Max sia venuto ha causato il fatto che Eva si sia entusiasmata
59. Il fatto che Matteo si sia voluto sposare ha implicato il fatto che Daniela si sia
impaurita
60. Il fatto che Enzo sia stato promosso sottolinea il fatto che si sia impegnato
e sulle relative nominalizzazioni:
58.1 La venuta di Max ha causato l’entusiasmo di Eva
59.1 La volontà di sposarsi di Matteo ha implicato la paura di Daniela
60.1 La promozione di Enzo sottolinea il suo impegno
Analogamente alle congiunzioni subordinate, anche per gli “operatori causativi” valgono i forti
vincoli di tipo pragmatico e logico operanti sull’ordine delle due frasi:
58.2. ?* (il fatto che Eva sia entusiasta +l’entusiasmo di Eva) ha causato (Il fatto che Max sia
venuto + la venuta di Max);
59.2. ?* (Il fatto che Daniela si sia impaurita +la paura di Daniela) ha implicato (il fatto che
Matteo si volesse sposare + la volontà di Matteo di sposarsi);
60.2. ?* (Il fatto che Enzo si sia impegnato+ l’impegno di Enzo) sottolinea (il fatto che sia stato
promosso+la sua promozione).
L’ultima categoria di operatori non elementari (o binari) è rappresentata da:
• Onoo: operatori non elementari che si applicano su un argomento elementare e su due
discorsi. Si consideri, in proposito l’esempio seguente:
14
La trasformazione di cancellazione di sintagmi fra loro coreferenti all’interno di frasi correlate (la coreferenza viene indicata
con una lettera “j” in pedice) è detta EQUI NP Deletion (= Cancellazione di sintagmi equivalenti). Per un riesame di questa
ed altre trasformazioni rinviamo a Vietri ( 2004, Appendice pp.207-222)
40
61. Nadia attribuisce il fatto che sei stanco al fatto che hai studiato
in cui l’operatore attribuisce (con il suo argomento Nadia) si applica su due frasi introdotte da il
fatto che, ovvero Tu sei stanco e tu hai studiato.
Anche in questo caso è possibile applicare “la nominalizzazione”:
61.b Nadia attribuisce la tua stanchezza allo studio
Le due frasi 61 e 61.b sono in “relazione trasformazionale” fra loro poiché, anche se differiscono
al livello di “struttura superficiale”, presentano una sostanziale analogia sia a livello sintattico
che a livello semantico.
Concludendo.
La classificazione harrisiana degli operatori costituisce un punto di partenza indispensabile per
gli studi lessico-grammaticali, poiché si basa sul riconoscimento del ruolo essenziale svolto,
all’interno di un sistema linguistico, dalle frasi elementari. Lo studio degli operatori può
avvenire infatti solo all’interno delle particolari relazioni che li legano ai propri argomenti e
indipendentemente dal fatto che questi siano semplici sostantivi ( ovvero argomenti elementari)
o complementi frastici (ovvero argomenti non elementari o discorsi).
41
3. “La struttura argomentale della frase semplice
IL Lessico-grammatica si configura come un modello di sintassi limitato alla frase semplice (o
frase elementare): per Maurice Gross infatti l’unità di significato non è localizzata a livello di
“parola”, ma a livello di frase elementare:
“Le entrate del lessico non sono le parole, ma le frasi semplici. Questo principio è in
contraddizione con le nozioni tradizionali del lessico solo apparentemente. In effetti, in
un dizionario, non è possibile dare il senso di una parola senza utilizzare una frase, né di
comparare (…) gli usi differenti di una stessa parola senza inserirla all’interno di una
frase (…)In effetti, la presentazione per parole nei dizionari è giustificata solo per la
comodità della ricerca dell’informazione, è cioè una restrizione nella presentazione
come l’ordine alfabetico”. (Gross, 1981, p.48).
La frase elementare (o frase minima) - identificabile harrisianamente come quella
concatenazione di elementi costruita intorno ad un’operatore e i suoi argomenti,- è in altre parole
formata da un verbo (con il suo eventuale soggetto) e dai “complementi essenziali” che esso
seleziona (detti anche “nucleari” o complementi di verbo)
Tutte le frasi elementari – commenta Gross (1992)- condividono allo stadio attuale, la struttura
generica:
No V W
in cui No è l’argomento che svolge la funzione soggetto, V è il verbo e W è una variabile che può
essere “occupata” da tutti i complementi, incluso un complemento vuoto (“E”): in tal caso la
notazione sarà W= :E. La parte No V della struttura No V W è estremamente generica, mentre
non si può dire lo stesso per la restante struttura W che ha sollevato una serie di problematiche, a
partire dalla costatazione di Gross (1992) che “no two verbs of the lexicon (12,000 verbs for
French) have the same complements W”.
Per chiarire la natura della variabile W, le grammatiche hanno tradizionalmente classificato i
complementi in due principali tipologie: complementi essenziali che sono caratteristici di
ciascun verbo e complementi circostanziali (considerati riduzioni di frasi), che possono
applicarsi ad un esteso set di verbi e che possono essere omessi. Entrambi i complementi
possono assumere la forma di sintagmi nominali, diretti o preposizionali, annotati con Prep N j 15.
Se la preposizione è assente (Prep ‘zero’) viene annotata con E ( Prep=:E). Per l’italiano dunque
si avrà:
Prep=: E+ di+a+ da+ in +con +su….
Ma i complementi possono anche essere frastici16, in questo caso scriveremo:
Prep Nj= :Prep ( E+ il fatto ) Che F
15
La “j” in pedice indica l’ordine con cui occorrono nella frase (da sinistra a destra).
Anche i complementi frastici potranno essere essenziali o circostanziali: in quest’ultimo caso vengono chiamate
“frasi subordinate”.
16
42
I risultati empirici derivati dalle classificazioni lessico-grammaticali hanno contribuito sottolinea Gross (1992) - a rendere via via più precisa la variabile W:
a. W=: E
b. W= : Prep N1 (in cui Prep può essere =:“E”)
c. W=: Prep N1Prep N2 (in cui Prep può essere =:‘E’)
Forniamo alcuni esempi di frase elementare dell’italiano per ciascuno delle possibili contenuti
della variabile W:
a. con W=: E
No V
Il gatto miagola
b. con W= :Prep N1 (con Prep = :E )
NoV N1
Il bambino mangia il gelato
b.1 con W= :Prep N1
(con Prep =: a)
NoV aN1
Eva obbedisce alla madre
b.2. con W=: PrepN1
( con Prep=: di)
NoV di N1
Max sparla di Ugo
b.3
con W:=PrepN1
(con Prep=: da)
No V da N1
Gianni proviene da una famiglia nobile
b.5
con W=:Prep N1 (con Prep=: con)
No V con N1
Sonia litiga con Simona
c. con W= :Prep N1 Prep N2 (con Prep 1=: E; Prep2 =: da)
NoVN1PrepN2
Bob ereditò la casa dalla madre
In base al contenuto della sequenza W (ovvero al numero e alla tipologia dei complementi
selezionati) verbi “omografi” vengono suddivisi in unità distinte dette “entrate” o “usi verbali”. I
43
sensi diversi di uno stesso verbo vengono, in altre parole, rappresentati in entrate lessicali
separate a seconda del contesto frastico in cui occorrono.
Per esempio il verbo francese voler è stato suddiviso in due unità: voler (volare) e voler
(sottrarre) con due distinte descrizioni sintattiche:
1. No voler=: L’oiseau vole (l’uccello vola),
2. No voler N1 à N2= : Bob a volè un livre à Jo (Bob sottrae un libroa Jo)
In altri termini, si ha W=: E per voler con il significato di “volare”, e W=: N1 à N2 per voler con
il significato di “sottrarre-rubare”.
Preso invece il verbo italiano mirare, si nota che esso presenta interpretazioni differenti a
seconda che entri in una costruzione transitiva (mirare = osservare) o in una intransitiva (mirare
= aspirare, tendere ad uno scopo):
3. No mira N1 =: Max mira le bellezze del paesaggio
4. No mira Prep N1=: Max mira al successo
Per l’uso verbale di 3. avremo W:= Prep N1 (con Prep= E), ovvero una struttura di frase del tipo
No V N1, mentre per mirare in 4. avremo W=: Prep N1 (con Prep= a), cioè una frase elementare
del tipo No V a N1. Sulla base del concetto di sintassi di Zellig Harris, abbiamo visto che
Maurice Gross ritiene la frase elementare l’unità minima per lo studio del significato e della
sintassi. Di conseguenza il significato delle frasi è più semplice da distinguere del significato
delle parole. Osservando il verbo inglese “to miss” e le possibili strutture frastiche ad esso
associabili:
5. N0V V-ing
6. N0V N1
7. N0V N1
=: Max missed collapsing [Max evitò di cadere]
=: Max missed the target
[Max mancò l’obiettivo]
=: Max missed Eva
[A Max manca Eva]
È facile constatare come esso sia lessicalmente ambiguo poiché occorre in frasi elementari
differenti in cui acquista significati distinti e non relazionati. Se si osserva la sequenza W,
abbiamo in tutte e tre le frasi W=: Prep N1 (con Prep= E), e dunque una struttura sintattica
apparentemente analoga, del tipo N0V N1. Le differenze fra i tre usi risiedono nel tipo di
complemento N1 selezionato, poiché in 5 esso è frastico per cui avremo W=: Prep N1 (con
N1=:Che F), mentre sia in 6 che in 7 miss seleziona un argomento elementare (rispettivamente
the target e Eva).
Uno dei problemi che il Lessico-Grammatica incontra in sede di analisi automatica (NLP,
Natural language Processing) è infatti rappresentato dalla necessità di risolvere l’ambiguità
lessicale. L’individuazione della frase elementare o discorso minimo rappresenta la prima
soluzione per distinguere entrate omografe come voler per il francese, mirare per l’italiano. Nel
caso di miss, invece la sola identidicazione della struttura frastica ci ha permesso di sdoppiare
l’uso a completiva (5) dagli usi non a completiva (6-7) ma non è stato sufficiente per
disambiguare fra questi ultimi che sono entrambi di tipo transitivo ed hanno la medesima
struttura NoV N1.
A questo punto entra in gioco l’analisi distribuzionale (così come concepita da Harris), ovvero
l’individuazione dei tratti di selezione delle co-occorrenze presenti nelle diverse entrate lessicali.
Nel caso di to miss negli usi 6 e 7 le restrizioni distribuzionali operanti sugli argomenti sono le
seguenti:
6. No miss N1 =: Max miss the target
44
N0= sintagma nominale di tipo umano
N1=sintagma nominale di tipo non umano e concreto
L’argomento in posizione oggetto tuttavia risulta “ristretto”, ovvero collocabile in una lista di
elementi finiti ed empiricamente listabili, tale che è perfettamente accettabile la frase:
6.1 Max miss ( the target+ the aim+ the mark)
mentre non lo è la frase in cui in relazione di co-ooccorrenza con il verbo compare un qualunque
sintagma nominale i tipo non umano e concreto
6.2 *? Max missed the house
In questa frase tuttavia l’accettabilità viene recuperata se si assume che the house (la casa) sia un
bersaglio da colpire e si collochi dunque rispetto al nome target (bersaglio) in un rapporto
semantico di “iponimia-iperonimia”.
Le restrizioni distribuzionali operanti invece sull’uso 7 di “miss” sono le seguenti:
7. N0V N1
=: Max missed Eva
No= = sintagma nominale di tipo umano
N1= sintagma nominale di tipo umano, animato e inanimato
infatti in rapporto di equivalenza distribuzionale con un N1 umano della frase 7 potremmo
trovare:
7.1 Max missed (the sister+ the holiday house+ the piano+ the dog)
Naturalmente l’ambiguità persiste in una frase come
8. Max missed the piano
in cui il solo contesto frastico non ci permette di stabilire se Max sta giocando per esempio con
una fionda, per cui the piano vada interpretato come bersaglio (uso 6), oppure se sia l’oggetto del
sentimento di nostalgia di Max (uso 7).
4. Il contenuto degli argomenti: argomenti frastici, argomenti liberi, argomenti fissi
Quanto abbiamo detto finora ci ha portato a costatare che l’analisi lessico-grammaticale degli
operatori verbali ( o Verbi ordinari) parte dalla determinazione della struttura di frase elementare
ovvero dall’identificazione del numero e della tipologia di argomenti che essi selezionano (tale
fase, passa attraverso la distinzione fra complementi essenziali e circostanziali, per la quale
rinviamo a Vietri 2004).
Sempre in prima battuta si deve tener conto di una proprietà distribuzionale importante e cioè
della presenza di un argomento non elementare che Gross (1992) chiama “sentential argument”
45
(ovvero argomento frastico). Facciamo qualche esempio di verbo che seleziona in rapporto di
equivalenza distribuzionale con un nome un argomento frastico (detto anche ‘completiva’) 17 :
9. No V N1 con N 1 =: Che F
(Ena)0 desidera (che Max sia vestito) 1
10. No V N 1 di N 2 àcon N2= Che F
(Max) 0 convince (Ugo)1 (del fatto che il lavoro sia importante)2
11. No V N 1 Prep N 2 N3 à con N3 = Che F
(Vito)0 scommette (50 euro)1 (con Matteo)2 (che Luca arriverà) 3
Abbiamo visto poi che quando un’entrata seleziona unicamente argomenti non elementari, potrà
essere classificata come transitiva o intransitiva (a seconda della presenza rispettivamente di un
gruppo nominale o preposizionale alla sua destra): ed è su tale base che abbiamo differenziato
l’uso transitivo di “mirare” ( in mirare le bellezze del paesaggio) da quello intransitivo (in
mirare alla carriera). Un ulteriore fase operativa è rappresentata dalla specificazione delle
restrizioni distribuzionali e semantiche operanti sugli argomenti, che ci ha portato a distinguere
gli usi 6-7 di miss, ovvero ‘to miss the target’ e ‘to miss Eva’ .
Nonostante la restrizione sui complementi possa essere a volte tanto forte da far identificare una
classe ristretta di Ni (l’entrata mangiare per esempio, seleziona un oggetto concreto non solo
etichettabile come “commestibile” ma anche parte di una più circoscritta classe semantica, quella
degli “oggetti commestibili di tipo solido”), si tratta comunque per i complementi analizzati
finora di argomenti liberi. Vediamo ora qualche esempio di struttura di frase in cui gli
argomenti sono “bloccati” e formano insieme al verbo un’ unica entità detta frase idiomatica:
12. ( Il bimbo) 0 sciaccia (un pisolino)1
13. (Un tale)0 prende (il toro)1 (per le corna)2
14. (Mia figlia) 0 mette (i bastoni )1 (fra le ruote)2 (a Bob)3
Per specificare gli argomenti fissi , scriveremo:
N1=: C 1 =: un pisolino; il toro, i bastoni
PrepN2=: Prep C1= : per le corna; fra le ruote
La notazione “C” per gli argomenti fissi è usata in tutte le posizioni, cioè le si può assegnare un
numero in pedice che va da 0 a 4. Per specificare gli argomenti liberi nelle posizioni 0 e 3
scriveremo:
No= :il bimbo; un tale; mia figlia
N3=: Bob
La distinzione fra argomenti liberi e argomenti fissi si basa sulla possibilità di variare i primi,
attraverso:
ü la loro sostituzione con elementi sinonimici, distribuzionalmente equivalenti;
17
La distinzione fra verbi a completiva e non a completiva è ritenuta infatti sia da Harris (1976) che da Gross (1979)
prioritaria rispetto alla distinzione fra operatori transitivi e intransitivi.
46
ü l’aggiunta di modificatori (come aggettivi) e determinanti ;
ü l’inversione fra singolare e plurale (e viceversa),
come si osserva nelle frasi seguenti:
12.1 (Il bimbo+ Il bambino) schiaccia un pisolino
13.1 (Un+ quel) tale prende il toro per le corna;
14.1 (Mia figlia+ Le mie figlie) (mette+ mettono) i bastoni frale ruote a Bob
Le stesse manipolazioni applicate invece agli argome nti fissi delle frasi 12-14 non risultano
ammissibili:
12.2 Max (mangia + *?divora) la foglia
13.2 Jo prende (il + *?un ) toro per le corna
14.2 Nadia mette i bastoni fra ( le ruote + *?? la ruota )a Max
a meno di non rinunciare alla lettura idiomatica del composto, a favore di quella “concreta”.
Per concludere: il numero e la natura degli argomenti dipende da ciascun verbo. La varietà degli
argomenti dunque si rivela enorme, ma è possibile creare una tipologia di essi, sebbene
approssimativa in alcuni casi. Gross (1992) distingue infatti fra:
a. “sentential arguments”;
b. “free concrete arguments”;
c. “frozen arguments”
Data dunque la seguente tipologia di strutture argomentali
No V (E+PrepN1(E+ PrepN2 (E+PrepN3)))
avremo l’equazione
Ni=: Che F+ N+ C
che mostra come in una data posizione sintattica Ni si possa trovare una argomento frastico (Che
F), un sintagma di tipo nominale e libero (N) oppure un argomento fisso (C).
Questa equazione da conto della costruzione di classi disgiunte, ovvero delle classificazioni
parallele di frasi a completiva, frasi libere e frasi idiomatiche. Nel caso del Francese, dalla
specificazione della sequenza W si è delineato un sistema di circa 50 classi distinte per 12000
frasi libere e di circa 30 classi per circa 30,000 frasi idiomatiche. Nel caso dell’italiano sono
state attualmente classificate 1350 frasi a completiva (Elia, 1984,1984a); 2000 frasi libere non a
completiva [di cui 1200 costruzioni transitive in D’Agostino (1992), e 800 costruzioni
intransitive in Bocchino (2006)] e
circa 5500 frasi idiomatiche (Vietri,1985). Dalla
quantificazione dei dati emerge chiaramente quanto le frasi idiomatiche non siano delle
eccezioni, come tradizionalmente si tende a ritenere. Esse sono più numerose delle stesse frasi
libere (a completiva e non a completiva), sebbene l’origine del composto o dell’idioma sia
spesso irregolare (come dimostrano i dizionari etimologici spesso ricchi di aneddoti).
47
Capitolo terzo
LESSICO-GRAMMATICA DEI VERBI SINTAGMATICI:
PRESENTAZIONE DELLA RICERCA
1. Il corpus e i risultati della ricerca
Il presente contributo sottolinea la necessità di un approccio Lessico-grammaticale ai verbi
sintagmatici e rappresenta un primo tentativo di inquadrarli all’interno delle formulazioni
teoriche harrisiane e grossiane, (così come le abbiamo riassunte nel capitolo precedente).
Se dunque da una parte la finalità del nostro lavoro è stata la messa a punto di una tassonomia
dei composti Verbo + Particella (d’ora in poi VPart), dall’altra non si è potuto procedere in
questa direzione sulla base delle liste di verbi sintagmatici realizzate finora. E ciò per alcuni
motivi fondamentali:
• le dimensioni ridotte di tali liste rispetto alla produttività e invasività del fenomeno
nell’uso concreto della lingua;
• l’inserimento al loro interno di sequenze V+Particella che piuttosto che ‘verbi
sintagmatici’, vanno considerate o come ‘unità polirematiche’ di altro tipo (per esempio
volere bene\ male nelle liste di Simone e Rigual, in cui bene e male sono per noi non
‘avverbi’ ma ‘nomi’) o vanno viste come semplici combinazioni di un verbo più un
avverbio (per esempio guadagnare bene nella lista di Rigual, in cui bene ci appare
argomento dell’operatore guadagnare), o infine come combinazioni di un Verbo + un
sintagma preposizionale (come gettarsi contro sempre in Rigual in cui contro è una
semplice preposizione che introduce un SP: Max si getta contro il nemico);
• il fatto che le liste presentino un elenco di “parole” piuttosto che di “frasi”: i verbi
sintagmatici compaiono, in altri termini, al di fuori delle particolari relazioni intessute
con gli argomenti, e anche quando nei commenti testuali sono illustrati degli esempi di
48
frasi, questi non sono formulati tenendo conto di tutti i possibili complementi essenziali
che possono co-occorrere con il composto. Riteniamo infatti che la mancata messa in
luce della “struttura argomentale” del verbo sintagmatico, possa produrre risultati
fuorvianti, come la considerazione per esempio che buttare via entri in un discorso
minimo come Max butta via il suo tempo, mentre tale esempio va considerato una
“sottostruttura” o “uso assoluto” a partire da Max butta via il suo tempo in cose futili.
Allo stesso modo la frase Eva spazzola via le briciole è per noi il risultato della
cancellazione di un complemento locativo, deriva cioè dalla frase elementare Eva
spazzola via le briciole dalla tovaglia.
Sulla base dell’inadeguatezza quantitativa e qualitativa dei dati finora proposti, abbiamo
preferito procedere autonomamente alla ricerca di un corpus il più possibile esaustivo e valido
di verbi sintagmatici (sulla base dei criteri rigidi di identificazione discussi nel capitolo I.) Nel
fare questo abbiamo effettuato lo spoglio di più di dieci opere lessicografiche sia monolingue che
bilingue. In particolare i dizionari consultati sono:
ü dizionari monolingue: D’Anna (2002), De Mauro (2006), Zingarelli (2004), Devoto Oli
(2008);
ü dizionari bilingue: Ragazzini-Biagi (inglese-italiano, 2006); Ghiotti (francese-italiano,
2000), Boch (Francese-italiano, 2008), Castiglioni Mariotti (latino-italiano, 2004);
ü altro: dizionario dei sinonimi e contrari (Rizzoli, 2002); dizionario d’uso dei phrasal
verbs (hoepli, 2004); Phrasal Verbs ( Garzanti linguistica, 2005);
ü dizionari
on
line:
www.wordreference.com;
www.datasegment.com;
www.dizionari.corriere.it; dizionario elettronico per l’apprendimento italiano-tedesco
ELDIT (www.dev.eurac.edu); dizionario delle valenze italano-tedesco, Wörterbuch de
italienischen
Verben
di
Blumenthal
e
Rovere
1998
www.unistuttgart.de/lingrom/stein/forschung/ontovit/iperverb
A differenza delle altre liste prodotte su base lessicografica (la più recente è quella di Rigual
che nel 2007 ha elencato 319 verbi sintagmatici italiani) la nostra non si è limitata a includere
solo i VS evidenziati nei dizionari come locuzioni avverbiali (cf. loc.avv.) ovvero come unità
polirematiche, ma si è estesa anche a quelli raccolti negli esempi, in quanto risultato di
meccanismi produttivi. Come per le altre categorie fraseologiche, infatti, la lessicografia non è
riuscita ancora a stabilire un confine netto tra ciò che presenta come unità fraseologiche e ciò che
sono combinazioni libere di parole (come gli esempi): molte delle prime finiscono per essere
trattate come le seconde. Abbiamo inoltre verificato su Internet (mediante interrogazione diretta
del motore di ricerca Google) la presenza nell’uso reale della lingua di molti usi non attestati sui
dizionari. Il ricorso al web (forum, chat, siti, blog)18 e l’inclusione di quei VS raccolti nei
dizionari come esempi o reputati pienamente sintagmatici sulla base della nostra “competenza di
parlanti” spiegano le maggiori dimensioni della lista da noi prodotta rispetto a quella di Cesareo
Rigual.19
Dal corpus è emerso che le basi verbali che formano i V+Part in italiano sono:
(a)
abitare, agire, andare, arare, arrivare, aspettare, avercela, avere, berci, buttare,
buttarsi,cacarsi, cacciare, cadere, capitare, cascare, cenare, chiamare, chiamarsi, correre,
18
Gli esempi tratti da Google sono presi da testi che rispetto al grado di pianificazione e di formalità assomigliano
più a testi parlati che non a tipici testi scritti.
19
I dizionari utilizzati da Rigual sono: De Mauro (1999-2000), Devoto Oli(2004), Sabatini-Coletti (2003), Doglietti
Rosiello (1999), Tam (2003), Sane-Schepisi (2005), Giordano Clavo (2006), Arquès (2002)
49
dare, darci, darla, darsi, dire, dirla domandare, dormire, dormirci, entrare, essere, fare,
farla, farsela, farsi, ficcarsi, filare, finire, gettare, gettarsi, girare, gocciolare, guardare,
guardarsi, lasciare, lavare, lavorare, levare, levarsi, mandare, mettere, mettersi, mirare,
montare, morire, nascere, ottenere, parlare, partire, passare, passarci, pensare, pensarci,
piangere, piangersi, piantare, piombare, piovere, pisciarsi, porre, portare, portarsi,
pranzare, prendere, prendersela, ragionarci, reggersi, remare, rendere, restare, riandare,
rientrare, ributtare, ributtarsi, ridare, ridere, riderci, rifletterci, rigare, rigettare,
rimandare, rimanere, rimettere, rispondere, ritornare, ronzare, rotolare, salire, saltare,
sbattere, sbavare, sbalzare, sbattere, sbucare, scacciare, scappare, scagliarsi, scattare,
schizzare, scivolare, scendere, scivolare, scorrere, scrivere, sentire, sfuggire, sgattaiolare,
sparlare, spazzare, spedire, spingere, sprizzare, sputare, sparare, spazzolare, starci, stare,
strappare, stringersi, tagliare, tenere, tenersi, tirare, tirarsi, togliere, tornarci, tornare,
trarre, trascinare, trascinarsi, trattarsi, uscire, vedere, vederci, vedersela, venire, venirsi,
versare, vivere, volare, volere, votare
esse si combinano con le seguenti particelle:
(b)
accanto, addosso , alto, appresso, attorno, avanti, basso, bene, contro, dentro, dietro,
doppio, dritto, forte, fuori, giù, indietro, insieme, intorno, lì, lontano, male, meno, oltre,
presto, qui, sopra, sotto, su, tardi, via, vicino.
Poiché queste ultime quando entrano a far parte del ‘verbo composto’, mostrano fra loro le stesse
proprietà sintattiche, non adotteremo la comune distinzione fra preposizioni e avverbi (presente
in molte grammatiche tradizionali) ma faremo riferimento alla la più generica nozione di
“particella” (cf.Part) così come suggerito da Venier ( 1996 ) e Jansen ( 2004).
Tale particella può essere:
1. di tipo locativo o spaziale come ‘sopra’, ‘sotto’, ‘giù’, ‘via’ (per esempio in “andare
sopra” “saltare giù “correre via”) e gli elementi deittici ‘lì’, ‘là’, ‘qui’;
2. di tipo non locativo come bene, male,meno,prima, dopo, presto, tardi, insieme
(per esempio in “fare presto”, ‘parli bene di me’ ‘non rispondere male’ ‘mettere insieme
una frase’ ‘la nonna viene meno’);
3. Di tipo aggettivale, come ‘alto, ‘basso, ‘dritto, ‘chiaro’:si tratta di aggettivi invariabili
che accanto al verbo- come riconosciuto già da Lonzi (1992) - assumono funzione
avverbiale (es.il blog vola alto, Max mira basso, Mio figlio riga dritto, Eva parla chiaro.)
20
L’incontro fra le 151 basi verbali e le 30 particelle produce circa 800 usi verbali di tipo
sintagmatico.
Applicando l’approccio Lessico-grammaticale, così come delineato da Gross (1979), abbiamo
infatti sostituito alla generica nozione di “verbo sintagmatico”, quella di “uso” o “entrata
20
Dalla nostra ricerca infine sono emersi un numero consistente di composti idiomatici verbo+aggettivo non
riconducibili a (3) e dunque non identificabili come “verbi sintagmatici” ma come unità polirematiche distinte, che
pure meritano uno studio approfondito e un trattamento tassonomico (es. farsi bello, farla finita, passarla liscia,
mettercela tutta…)
50
verbale” sintagmatica. Calando ciascun verbo all’interno di tutte le strutture frastiche in cui può
occorrere, abbiamo effettuato in altre parole un costante processo di “sdoppiamento delle
entrate” che ci ha portato a distinguere fra usi composizionali (a cui può essere associata
un’interpretazione locativa) e usi non composizionali (a cui può essere associata
un’interpretazione figurata).
In particolare, quantificando i dati, notiamo che le basi verbali in (a) unite alle particelle in (b)
realizzano circa 200 usi locativi o composizionali (es. andare via, saltare giù) e 700 usi non
composizionali o idiomatici (es. fare fuori, dormirci su, tirare avanti)
2. Usi composizionali e usi idiomatici: lo sdoppiamento delle entrate
Facciamo qualche esempio di sdoppiamento fra uso locativo-composizionale e uso non
composizionale-idiomatico.
Preso un verbo come “venire fuori” è possibile procedere ad una “moltiplicazione” dell’entrata
lessicale distinguendo i seguenti usi:
I. “uscire da un luogo chiuso” a cui corrisponde la seguente struttura di frase:
No VPart Loc N1
Con le seguenti caratteristiche:
N0 =: N animato
N1=: N luogo
Come nella frase:
1. (Max + il cane) venne fuori dalla stanza
che ammette la sottostruttura:
ßà (Max+ il cane) venne fuori
II. “essere scoperto, venire a galla, detto di informazioni e simili”. Tale uso è indicato dai
dizionario Devoto Oli (2008) come figurato (fig.) e corrisponde ad una struttura argomentale del
tipo:
No VPart Loc N1
Con la proprietà distribuzionale
No=: Che F
Come nella frase
2. Che sei innocente verrà fuori dall’indagine
51
in cui l’operatore sintagmatico venire fuori si applica su un complemento frastico in posizione
soggetto e su un complemento locativo. La frase 2. è cioè rappresentabile harrisianamente come
Oon. Si noterà che l’uso della completiva introdotta da che è raro tanto che la forma il fatto che è
stilisticamente più naturale:
2.1 Il fatto che sei innocente verrà fuori dalle indagini
così come è pragmaticamente più accettabile la costruzione con soggetto posposto (visto il
carattere ‘inaccusativo’ del verbo “venire fuori”):
2.2. Dalle indagini verrà fuori che sei innocente
La completiva è inoltre sostituibile per nominalizzazione con un sostantivo morfologicamente
derivato:
2.3. (Il fatto che sei innocente+ La tua innocenza) verrà fuori dall’indagine
ed equivalente a livello distribuzionale ad una particolare classe di nomi astratti etichettabili - in
base alla rappresentazione harrisiana di tipo concate nativo - come operatori su operatori (Oo),
poiché contengono al loro interno argomenti non elementari:
2.4. ((Il problema+la questione+la notizia+…) + E + della tua innocenza+ che sei
innocente) verrà fuori dall’indagine
Anche l’uso II di venire fuori ammette la cancellazione del locativo
Che F VPart Loc N1
(Loc N1à E) = Che F VPart
ovvero la “correlazione trasformazionale” fra le due frasi
2.5. Dall’indagine verrà fuori che sei innocene
(Dall’indagineà E)= 2.6. Verrà fuori che sei innocente
III. “Riuscire a sottrarsi a una situazione difficile e pericolosa”. Tale uso ha apparentemente un’
analoga struttura di frase dell’uso locativo I , ovvero:
N0VPart Loc N 1
eppure ad esso è possibile associare una lettura traslata (il Devoto Oli 2008 lo marca come fig.).
La frase corrispondente è infatti :
3. Eva riuscì a venir fuori dalla depressione
in cui è facile costatare che il “ruolo semantico” di luogo attribuibile all’argomento N1 non è
fisico ma psicologico. L’“uscita” del soggetto (questa volta di tipo obbligatoriamente umano, a
differenza dell’uso I) è infatti metaforica, ed è l’uscita da uno stato mentale o fisico spiacevole:
No= N umano obbligatorio
N1= N luogo psicologico
52
La frase 3. è in correlazione con la seguente
3.1. Eva è in depressione
ovvero con una struttura a verbo supporto. Rispetto ad essere, “venire fuori” è un verbo di
movimento che funge da variante di supporto con valore ‘egressivo’. Si noti infatti la ‘classe di
equivalenza parafrastica’ fra le seguenti frasi:
a. Eva si deprime
ßàb. Eva è depressa
ßà c. Eva ha (la+ una brutta+ * E) depressione
ßà d. Eva è in depressione
ßà e. Eva viene fuori dalla depressione
Tale uso dunque, si distingue chiaramente da quello concreto in I poiché il verbo sintagmatico
non funge da operatore verbale ma da supporto: l’operatore è infatti rappresentato nelle frasi a-e
dalla comune radice depr- che, nonostante le differenze di forma rinvenibili nel passaggio da a
ad e conserva il valore predicativo e lascia inalterata la relazione fra l’operatore e i suoi
argomenti (On).
IV: “di libro o periodico: essere pubblicato”. Anche tale uso è figurato e rientra in una struttura
minima del tipo:
No VPart
Come nell’esempio
4. Ultimamente è venuto fuori uno splendido romanzo
in cui il carattere “inaccusativo” di venire fuori permane, come dimostra la maggiore
accettabilità a livello pragmatico della permutazione fra soggetto e verbo e la cliticizzazione in
“ne” del soggetto posposto:
(ppvàne)= ne è venuto fuori un altro
In questo uso si osserva come, diversamamente dalle altre entrate lessicali (I-III), la struttura
NoV Part non sia una sottostruttura derivata per “cancellazione di costanti” ma il discorso
minimo che satura tutte le posizioni degli argomenti (On). Inoltre l’argomento in posizione
soggetto è sottoposto a restrizioni distribuzionali molto forti:
N0=: N ristretto
ovvero rientra in una particolare classe di nomi iponimi rispetto all’iperonimo “pubblicazione”,
come i sostantivi articolo, libro,romanzo.
V. “Emergere, affermarsi, farsi conoscere”. Anche tale uso è figurato e corrisponde a una
struttura sintattica
53
No VPart W
In cui
No= N umano obbligatorio
W=: elemento variabile di tipo avverbiale
Come nella frasi:
5. Eva è una persona che ha difficoltà a venir fuori (E+ per quella che è + bene)
5.1. Il cantante sta venendo fuori (E + alla grande + come meglio può)
In tale uso si osserva come ci sia bisogno di un’informazione contestuale per evitare che venga
confuso con l’uso I., ovvero con il significato locativo di “venir fuori”.
VI. “essere estratto, nei giochi di carte, tombola e simili”. Tale entrata ha struttura
No VPart
Avente la seguente proprietà distribuzionale:
N0= :N non umano concreto
e corrispondente alla frase:
6. E’ venuto fuori il jolly
In cui l’No può essere sostituito da un qualunque nome rientrante nella classe dei numeri o delle
carte, come dimostra la frase
6.1. E’ venuto fuori (il 18+ l’asso+ il jolly…)
Ed è dunque di tipo “ristretto”.
Riassumendo: L’applicazione dell’approccio lessico-gramma ticale ai verbi sintagmatici
permette di affrontare e risolvere i fenomeni di elevata polisemia mediante un costante processo
di sdoppiamento delle entrate, che consiste – grossianamente - nell’individuazione di tutte le
differenti frasi semplici in cui un verbo può occorrere con significati diversi. Nel caso di una
forma polisemica come venire fuori, essa si sdoppia in ben 7 entrate lessicali distinte, di cui una
composizionale o locativa e sei non composizionali o idiomatiche, così come esemplificato in
tabella:
54
POLISEMIA DI “VENIRE FUORI”
USO
I
STRUTTURA DI FRASE
ESEMPIO
No VPart Loc N1prov
USO LOCATIVO
USO
FIGURATO
+
-
Max venne fuori dalla stanza
II
CheF VPart Loc N 1
Dall’indagine verrà fuori che sei
innocente
-
+
III
Noum VPart Loc N1 Eva venne fuori dalla depressione
-
+
astratto
IV
NoNRVPart
E’ venuto fuori un bel romanzo
-
+
V
VI
Noum obbl V Part W
N0 NRVPart
Il cantante viene fuori alla grande
E’ venuto fuori il jolly
-
+
+
2. Usi composizionali e usi idiomatici: criteri di identificazione
A questo punto ci potremmo chiedere sulla base di quali criteri abbiamo distinto gli usi
composizionali da quelli non composizionali. A livello semantico i primi si caratterizzano per il
fatto che il significato del composto è funzione del significato dei due componenti (V e
Particella), sono cioè quelli in cui la particella conserva il suo status locativo-direzionale.
Facciamo rientrare in questa categoria sia verbi come uscire fuori, entrare dentro, salire su in cui
la particella ha funzione pleonastica perché enfatizza un tratto di movimento già inglobato nel
verbo-testa sia costrutti formati da un verbo-testa generico + una particella che funge da
“direction marker” in quanto indirizza in una certa direzione il moto espresso dal verbo (es.
saltare giù, andare via, correre su).
In altre parole accorpiamo sotto la definizione di “verbi sintagmatici composizionali” le due
classi semantiche (a e b) proposte da Simone (1997) e riassunte nel cap.I. Tali usi possono dirsi
anche “locativi” o “trasparenti”.
Gli usi non composizionali o idiomatici invece, sono quelli che hanno un carattere “lessicale”,
poiché il loro significato non è la somma del significato delle parti, e la particella non conserva
più il suo originario valore locativo\direzionale, così come il verbo-testa non è necessariamente
un verbo di moto\stativo.. In altre parole i composti V+ particella di tipo idiomatico hanno
sviluppato un significato metaforico, o derivato da quello locativo (come in ‘mettere dentro’,
‘correre dietro’) o del tutto idiomatico senza una controparte locativa (es. fare fuori, venire
meno).
L’applicazione dei soli criteri semantici atti a riconoscere in I. un uso composizionale-locativo e
in II-II-IV-V- VI usi idiomatici non sembrano tuttavia sufficienti.
L’interpretazione locativa di I. infatti, persiste anche nelle entrate II e III così come la particella
“fuori” sembra conservare il suo originario valore direzionale in tutte le frasi in cui si combina
con “venire”, per cui il composto ha un alto livello di composizionalità e trasparenza, come
dimostra la possibilità di essere sostituito (ad eccezione dell’uso V.) con il suo equivalente
monorematico “uscire” (dato dalla somma semantica di venire+ fuori):
I. Max è venuto fuori dalla stanza ßà Max è uscito dalla stanza
55
II. Dall’indagine verrà fuori che sei innocente ßà dall’indagine uscirà che sei Innocente
innocente
III. Eva venne fuori dalla depressione ßà Eva uscì dalla depressione
IV. E’ venuto fuori un bel romanzo ßà E’ uscito un bel romanzo
V. Il cantante verrà fuori alla grande ßà *? il cantante uscirà alla grande
VI. E’ venuto fuori il jolly
ßà E’ uscito il jolly
Per distinguere le due famiglie di usi, composizionali da una parte e idiomatici dall’altro distinzione di primaria importanza perché è alla base della messa a punto di classificazioni LG
disgiunte- è necessario adoperare dunque anche dei criteri di tipo lessico- sintattico.
Negli usi composizionali e idiomatici la particella può modificare la struttura argomentale del
verbo-testa. Infatti mentre venire seleziona un locativo di provenienza e uno di destinazione
come in:
8. Max è venuto a casa dal lavoro
In venire fuori (composizionale e idiomatico) si ha la selezione del solo locativo di provenienza
9. Max è venuto fuori dalla stanza
10. Eva venne fuori dalla depressione
La struttura distribuzionale di venire fuori composizionale è la stessa del verbo venire, ovvero
N0 = :N animato
Negli usi idiomatici di venire fuori invece, la particella aggiunta al verbo ne può modificare
anche la “struttura distribuzionale”, (cosa che abbiamo appena visto non realizzarsi quando la
particella si combina al verbo all’interno di un uso locativo).
Dunque in “Venire” abbiamo:
N0=: N animato
in Venire fuori (locativo) abbiamo:
N0 =: N animato
mentre in venire fuori (idiomatico) avremo:
N0= :N astratto. Come in “è’ venuto fuori un problema” (uso II.), o
N0=: N concreto
come in:
“e’ venuto fuori un romanzo” (uso IV. )
o in:
“E’ venuto fuori il jolly” (uso VI )
Infine negli usi idiomatici si verifica una forte restrizione di selezione su tali argomenti. In II il
composto venire fuori si applica obbligatoriamente su un complemento frastico (anche il nome
56
problema come abbiamo visto è riconducibile ad un discorso), in III L’N2 interpretabile come
“luogo” rientra una classe astratta di nomi che identificano “situazioni spiacevoli”. In IV e VI
infine la forte restrizione sul soggetto ha fatto identificare specifiche classi semantiche come
quella delle “pubblicazioni” (in IV) e “dei numeri o carte da gioco” (in VI).
4. Verbi Sintagmatici composizionali: alcune problematiche
Gli usi composizionali sono parte di un lavoro ancora in corso. Tuttavia riteniamo utile fornire
qualche spunto di ricerca ed esporre alcuni problemi emersi dalla nostra analisi.
Innanzitutto ricordiamo che sussiste una dicotomia interna agli usi composizionali, distinti
tradizionalmente in:
(a) usi in cui la particella è solo enfatica e pleonastica, come nei seguenti esempi:
1. Eva è uscita (fuori) di casa
2. Bob salì (su), verso il tetto
3. Max scende (giù) in cucina
(b) usi in cui la particella ha uno specifico valore locativo e indirizza in una certa direzione
il moto espresso dal verbo (di solito generico):
4. Carlo va via da Roma
5. Susi mette giù la borsa dalla scrivania
6. Eva tira avanti una sedia
Visto che nel gruppo (a) il tratto determinante è rappresentato dall’arbitrarietà della particella
(arbitrarietà segnalata dall’uso delle parentesi) che ha solo il compito di rafforzare o raddoppiare
il significato del verbo, l’operatore sembra essere il verbo testa. La particella infatti può essere
liberamente cancellata, senza che ciò pregiudichi la struttura argomentale:
7. Eva è uscita fuori di casa
[Partà E ] =: Eva è uscita di casa
8. Bob salì (su), verso il tetto
[Partà E ] =: Bob salì verso il tetto
9. Max scende (giù) in cucina
[Partà E ] =: Max scende in cucina
Più problematici sono invece gli usi composizionali del tipo (b) poiché la particella funge da
“direction marker” e assume un ruolo necessario all’interno della frase, tanto che la sua
cancellazione produce inaccettabilità:
10. Carlo va via da Roma
57
[Partà E ]=:* Carlo va da Roma
11. Susi mette giù la borsa dalla scrivania
[Partà E ]=:* Susi mette la borsa dalla scrivania
oppure provoca uno slittamento verso un altro uso del verbo-testa, come nell’esempio 6. che
diventa:
12. Eva tira avanti una sedia
[Partà E ]=:*Eva tira una sedia
Se, dunque ci soffermiamo sull’ esempio 10 notiamo che, se un verbo come “andare” acquista
significati specifici a seconda della particolare particella spaziale con cui co-occorre (es. andare
via, andare fuori, andare giù..), per cui ad una data combinazione V+ Part corrisponderà una
specifica struttura frastica, l’operatore sembra essere l’intero costrutto V+ Particella.
La struttura di frase contenuta infatti nell’operatore sintetico andare è
N0 V Loc N1 prov N2 dest (classe 7DP),
corrispondente alla frase
13. Carlo va dall’ufficio a casa
che ammette la cancellabilità del solo locativo di provenienza
[Loc N1 provà E]=: Max va a casa
mentre non è possibile cancellare il locativo di destinazione
[Loc N 2 dest à E] =: *Carlo va dall’ufficio
e realizzare un uso assoluto del tipo NoV
[Loc N 1prov Loc N2destà E]:= *Max va
Preso invece il verbo sintagmatico “andare via”, così come illustrato nell’esempio 10. (Carlo va
via da Roma) notiamo che la particella produce una modifica della struttura argomentale di
“andare”. Il nuovo operatore (di tipo composto) infatti, contiene al suo interno una struttura di
frase del tipo No V Part Loc N1 prov, sul modello di partire (classe 7D) e a differenza di andare,
può occorrere anche da solo, in uso assoluto:
14. Carlo va via
L’ipotesi iniziale che negli usi sintagmatici composizionali di tipo (b) l’operatore sia l’intera
sequenza è stata messa in dubbio, man mano che si sono presentati alla nostra attenzione
fenomeni nuovi e inizialmente ignorati . Ci riferiamo a quei casi assai frequenti nella lingua
parlata e scritta in cui il complemento locativo viene selezionato direttamente dalla particella
spaziale, usata molte volte “assolutamente”, cioè senza l’appoggio del verbo:
15. Via di lì (LIP)
58
16. Giù le mani dalle mie cose (LIP)
17. ..su con la vita (LIP)
18. “Sardegna: via i sommergibili usa “(Corriere della Sera)21
Ecco dunque il quesito che solleviamo sul gruppo (b) di verbi sintagmatici composizionali:
l’operatore è il composto V+Part o la sola Particella?
Riteniamo che gli esempi 15-18 , vadano considerati “sottostrutture” a partire dalle frasi:
19. Vai via di Lì
20. Metti giù le mani dalle mie cose
21. Stai su con la vita
22. Sardegna: mandiamo via i sommergibili Usa
che mostrano il carattere non sempre necessario del verbo-testa, che se può essere cancellato,
significa che la funzione predicativa non risiede in esso ma negli avverbiali. Intuitivamente
quindi si potrebbe sostenere che l’informazione principale sia contenuta nelle particelle come in
19. in cui Via apporta il significato di andarsene e contiene al suo interno una forma di frase del
tipo N0 andarsene Loc N1 prov. Sappiamo infatti che anche preposizioni ed avverbi (cf. cap II)
possono comportarsi come operatori, ovvero come “centri sintattici dell’enunciato” intorno a
cui si organizzano gli altri elementi che lo compongono. E’ noto anche come il trasferimento
della funzione predicativa su elementi diversi dal verbo, avviene nelle frasi a verbo supporto:
anche gli esempi 19-22 sono infatti riconducibili a strutture di questo tipo, in cui il verbo è detto
altrimenti “vuoto” o “delessicale”:
Inserendo un soggetto nelle frasi 19-22 avremo infatti, partendo dalla 19 le seguenti
correlazioni:
19. Max Va via di Li
ßà 19.1. Max è via di lì
in cui, l’operatore via si applica su due argomenti elementari Max e di lì (Onn);
La frase 20 invece, è in rapporto di equivalenza parafrastica con una frase a verbo supporto
“avere”
20. Eva mette giù le mani dalle mie cose
ßà 20.1. Eva ha le mani giù dalla mie cose
ßà 20.2 Le mani di Eva sono giù dalle mie cose:
La frase 21. è una riduzione a partire da una “collocazione” o “semi-idioma” con supporto stare:
21.1.Eva sta su con la vita
La frase 22. infine, rientra in una costruzione transitiva a struttura lunga:
22.1. Noi Mandiamo via i sommergibili Usa dalla Sardegna
21
I primi tre esempi sono tratti dall’articolo di Hanne Jansen (2004) in cui l’autrice evidenzia la funzione
“relazionale” delle particelle spaziali. L’esempio 18. è invece tratto da un corpus di titoli d’apertura da me raccolto e
contenuto nella tesi di laurea triennale “I Titoli d’apertura nella stampa quotidiana:un’analisi linguistica” (relatrice:
Simonetta Vietri).
59
anch’essa riconducibile ad una frase a verbo supporto
22. 2. I sommergibili Usa sono via dalla Sardegna
in cui l’operatore via si applica su due argomenti elementari I sommergibili Usa e dalla
Sardegna (Onn)
Nelle frasi 19-22 dunque l’elemento sintatticamente e semanticamente obbligatorio è la particella
mentre il verbo testa può non solo essere cancellato, ma è variabile, nel senso che può essere
liberamente sostituito con forme sinonimiche . In entrambi i casi non viene pregiudicata
l’accettabilità e la struttura argomentale delle frasi:
19.2. (E+ Vai+vieni+corri+scappa…) via di lì!
20.3.(E+ Metti+tieni+colloca+ porta..) giù le mani
21.2.(E+ Stai+sii+tieniti) su con la vita
22.2. (E+ mandiamo+portiamo+spingiamo…) via i sommergibili Usa dalla Sardegna
Facciamo ora degli esempi di frasi in cui la particella “via” occorre in frasi transitive a struttura
lunga come:
23. Max tira via il chiodo dal muro
24. Max raschia via il chiodo dal muro
25. Max gratta via il chiodo dal muro
A partire dalle quali potremmo trovare in chiave imperativo-esortativa:
26. Via il chiodo dal muro!
E la corrispondente sottostruttura:
27. Via il chiodo!
in cui capiamo di dover togliere il chiodo da una qualche superficie, anche se non ci viene detto
“come”. In altre parole se i verbi tirare, raschiare, grattare vengono omessi, vuol dire che è la
“particella spaziale” via a selezionare l’oggetto (il chiodo) e il locativo di provenienza (dal
muro). Infatti le fasi 23-25 entrano in correlazione con la seguente frase a verbo supporto
28. Il chiodo è via dal muro
che ha struttura Onn. Le frasi 23-25 vanno in altre parole interpretate come risultato
dell’applicazione dei verbi di movimento tirare, raschiare, grattare (con i relativi soggetti
causativi) su una frase a supporto “essere”.
Nei composti l’avverbio “via” ha inoltre l’importante funzione di “telicizzare” il verbo-testa,
apportando cioè valore di compimento:
29. Max tira il chiodo dal muro
Max tira via il chiodo dal muro
[-telico] [+ durativo]
[+ telico] [- durativo]
30. Max raschia il chiodo dal muro
Max raschia via il chiodo dal muro
[-telico] [+ durativo]
[+telico] [- durativo]
60
31. Max gratta il chiodo dal muro
Max gratta via il chiodo dal muro
[- telico] [+durativo]
[ + telico] [- durativo]
Il valore predicativo e aspettuale della particella “via” è alla base della continua produttività
dei verbi sintagmatici composizionali che la contengono , poiché essa come abbiamo visto può
combinarsi con una pluralità di verbi base, molti dei quali derivati da un sostantivo (es.
trapanare via, spazzolare via, …). La struttura a chiasmo (chassè-croisè) degli esempi 23-25 è
la seguente:
1
(23)
2
Max (tira) (via) il chiodo dal muro
2
1
Max (toglie) il chiodo dal muro (tirandolo)
(24)
1
2
Max (raschia) (via) il chiodo dal muro
1
2
Max (toglie) il chiodo dal muro (raschiando)
(25)
1
2
Max (gratta) (via) il chiodo dal muro
2
1
Max (toglie) il chiodo dal muro (grattando)
Questa struttura a chiasmo dei verbi sintagmatici è una caratteristica che si riscontra anche nei
phrasal verbs inglesi rispetto ai quali Bolinger (1971) mette in luce the essential verb-like
quality of the particle (“l’essenza quasi verbale della particella”). Facciamo qualche esempio
tratto da Philip Grew (2005):
(a)
1
2
We (cut) (down) trees
2
1
(Abbattiamo) gli alberi (tagliandoli)
(b)
1
2
We (chop) ( down) trees
2
1
(Abbattiamo) gli alberi (con la scure)
(c)
1
2
We (saw) (down) tree
61
2
1
(Abbattiamo) gli alberi (con la sega + segandoli)
Nella traduzione apportata ai phrasal verbs si osserva che l’informazione codificata nella
particella down (=giù) è incorporata nel verbo italiano “abbattere” mentre quella espressa dalla
libera scelta della testa-verbale può essere riprodotta con una locuzione avverbiale, un gerundio
o un complemento indiretto italiano. Cut, chop, saw, , possono essere eliminati dalle frasi senza
alterarne il senso, “verbando” quindi la particella down:
(d)
Down trees!
Abbiamo visto dunque che esiste una forte analogia fra i compositional phrasal verbs e i verbi
sintagmatici italiani di tipo composizionale, e che in entrambi la particella svolge un ruolo
centrale nell’enunciato.
Osserviamo ora il comportamento dell’avverbio italiano “fuori”, in una frase come
26. Eva saltò fuori dal pub
in cui è la particella esprimere l’azione, poiché viene in un certo senso “verbata”, mentre il
verbo base precisa solo la modalità con cui l’azione si compie. Applicando lo chassè-croisè
avremo:
(26)
1
2
Eva ( salta) ( fuori) dal pub
2
Eva (esce)
1
(saltando + con un salto) dal pub
Sulla base di tale struttura a chiasmo si intuisce che nella frase 26. è la particella ad apportare il
significato di “uscire” e a contenere al suo interno una struttura di frase del tipo N0 uscire da N1
luogo. In altre parole, anche quando entra in “verbi sintagmatici composizionali” sembra
conservare il valore predicativo che ha nella frase a verbo supporto
27. Eva è fuori dal pub
inoltre saltare nella frase 26. è sostituibile con più verbi di movimento, e ciò dimostra che
relativamente agli usi sintagmatici composizionali la “fissità del composto” non è rigida.
Ø Eva (è + va +corre +salta +scappa + scivola + …) fuori dal pub
Tutte le possibili frasi elementari contenute in 28. ammettono le stesse sottostrutture, ovvero la
cancellazione del SP, di cui fuori è testa:
Ø Eva (è+ va +corre +salta +scappa + scivola+ …) fuori,
la cancellazione del verbo-base in frasi esortativo-imperative (congiuntamente all’omissione del
soggetto)
Ø Fuori dal pub!
e la cancellazione di tutti gli argomenti, ad eccezione della particella stessa:
62
Ø fuori!
Questa imprescindibilità della particella sembra avvalorare l’ipotesi che sia essa a svolgere la
funzione centrale dell’enunciato, visto che per definizione l’operatore è quell’elemento che non
può mai mancare.
Tale ipotesi è tuttavia provvisoria, e ricerche più approfondite sugli usi composizionali
potrebbero facilmente confutarla.
Quanto abbiamo detto finora sottolinea l’importanza e l’urgenza di uno studio sulla reggenza
delle particelle, studio per ora non condotto nel quadro del LGI, sebbene alcune indicazioni in
questa direzione si trovano in Rizzi (1988) .
63
5. L’oggetto di studio: gli usi idiomatici
Il lavoro di tesi qui presentato si focalizza sui V+Particella di tipo idiomatico perché sono quei
costrutti a cui –diversamente da quanto visto per gli usi composizionali- è stato riconosciuto con
certezza lo status di unità polirematiche o “lessemi complessi”. Basti pensare anche
all’attenzione che negli ultimi anni i dizionari prestano loro, evidenziandoli come “loc.verbali”
(es. De Mauro), come “combinazioni” (ELDIT) o semplicemente come “accezioni figurate”
come fa il Devoto Oli (2008).
Il nostro interesse si è poi concentrato sulla classificazione lessico-grammaticale di quegli usi
idiomatici che occorrono in costruzioni transitive e neutre, di cui nel prossimo capitolo
forniranno le tavole e il commento, oltre ad un primo tentativo di risoluzione dell’ambiguità.
5.1. Caratteristiche sintattiche
Per ora ci preme mettere in luce le proprietà lessico-sintattiche di costrutti idiomatici quali fare
fuori, berci su, guardare indietro, andare avanti, parlare dietro, buttare giù e simili.
Abbiamo già accennato al fatto che V+Part di questo tipo sono detti anche “non composizionali”
poiché il significato del composto non si ricava dalla somma dei significati delle due parti
(V+Part). Considerata una frase come
1. Eva corre dietro a quel tipo
notiamo come il verbo sintagmatico “corre dietro” è passibile sia di un’interpretazione letterale
che di una di tipo figurato. Nel primo caso identifichiamo un “uso composizionale”
corrispondente al significato di “inseguire”, nel secondo caso parliamo di un “uso non
composizionale” poiché il significato non deriva dalla composizione interna della frase ed è
parafrasabile con “corteggiare, fare il filo”. Soltanto un contesto discorsivo più esteso della
proposizione può indirizzare verso la disambiguazione della sequenza, come nella frase
complessa:
2. Eva corre dietro a quel tipo da un pezzo, anche se è sposato
che rende facile la lettura traslata del composto, o nel contesto discorsivo seguente:
3. Eva corre dietro a quel tipo perché le ha rubato la borsa
in cui non esitiamo ad attribuire a “correre dietro” l’interpretazione letterale.
Ci sono tuttavia anche usi idiomatici non ambigui poiché non hanno una controparte locativa,
come “fare fuori” in
4. Bob ha fatto fuori il criminale
parafrasabile con “Bob ha ucciso il criminale”.
La seconda proprietà dei verbi sintagmatici idiomatici è la distribuzione fissa. Mentre negli usi
composizionali o locativi è possibile infatti sostituire l’avverbio con un complemento che ne
preservi la “stabilità valenziale”, come nelle frasi :
5. Metti giù la borsa
64
ßàMetti a terra la borsa
oppure variare il verbo-testa con una forma sinonimica:
6. metti giù la borsa
ßàponi giù la borsa
negli usi idiomatici invece, la fissità del composto è più elevata, e ciò impedisce di applicare “la
proprietà distribuzionale di commutazione”. Data la frase:
7. Eva si tirò indietro da quell’impegno
Se sostituiamo l’avverbio “indietro”con la parafrasi “all’indietro”, otteniamo:
8. *Eva si tirò all’indietro da quell’impegno
Allo stesso modo se commutiamo il verbo tirarsi con portarsi avremo una frase di dubbia
accettabilità:
9.
??
Eva si portò indietro da quell’impegno
Un ulteriore criterio che permette di individuare gli usi idiomatici è dunque l’invariabilità dei
due elementi. Facciamo un altro esempio. Preso il verbo sintagmatico transitivo “portare
avanti” che si sdoppia in un uso composizionale come in:
10. Max porta avanti la sedia dalla stanza alla cucina
E in uno figurato, come nelle frase
11. Max porta avanti la famiglia
Nel primo caso possiamo modificare entrambi gli elementi del composto, ottenendo due frasi
accettabili:
(10.a)
Max tira in avanti la sedia
Max spinge avanti la sedia
Nell’ esempio 11. invece, il legame fra il verbo portare e l’avverbio avanti è più stretto, come
dimostra l’inaccettabilità delle frasi seguenti:
(11.a)
*Max porta in avanti la famiglia
*Max spinge avanti la famiglia
La maggiore coesione sintattica dei V+Part idiomatici si riflette sul fatto che rispetto agli usi
composizionali reagiscono meno bene alla separabilità delle due componenti mediante le note
trasformazioni di spostamento e sostituzione come interrogativa e frase scissa.
Osservando per esempio un verbo sintagmatico come fare fuori si nota come la particella non può
mai occorrere da sola, per esempio in risposta ad una domanda:
12. Come lui ha fatto i soldi?
65
13. *Fuori
né può essere spostata da sola in topicalizzazioni e frasi scisse:
14. *Fuori, lui ha fatto i soldi
15. *E’fuori che lui ha fatto i soldi
Le stesse trasformazioni producono frasi inaccettabili anche se la particelle viene estratta insieme al
suo complemento
16. Cosa ha fatto?
*Fuori i soldi
17. Fuori i soldi, lui ha fatto
18. E’ fuori i soldi che lui ha fatto
E ciò dimostra che la particella non forma un unico costituente con l’oggetto seguente.
L’interrogativa, la topicalizzazione e l’estrazione sono invece accettabili se ad essere isolato è un
elemento variabile, come il complemento oggetto “i soldi”:
19. Cosa lui ha fatto fuori?
I soldi.
20. I soldi, lui li ha fatti fuori
21. Sono i soldi che lui ha fatto fuori
Il verbo fare fuori, che abbiamo utilizzato come esempio reagisce male anche ad altre trasformazioni
come l’inversione dell’ordine fra oggetto e particella (object shift):
22. *Lui ha fatto i soldi fuori
Rispetto tuttavia a quanto sostenuto dai generativisti, l’adozione di un approccio lessicogrammaticale sottolinea la necessità di testare le trasformazioni su tutto il corpus di verbi
sintagmatici idiomatici, onde evitare generalizzazioni fallaci, perché basate su un numero ristretto di
esempi. Ed è quello che ci siamo proposti di fare nel prossimo capitolo.
Per quanto abbiamo detto finora, ci pare di poter considerare i V+Part “non trasparenti” parte della
più grande famiglia delle espressioni idiomatiche (o frasi a verbo composto) classificate da Vietri
(1984,1990), poiché condividono con queste alcune proprietà: non composizionalità del significato,
ambiguità, fissità distribuzionale e resistenza all’applicabilità delle trasformazioni. Inoltre
anche gli usi sintagmatici di tipo idiomatico hanno oltre al verbo un elemento fisso o bloccato, solo
che questo non è un nome, tradizionalmente indicato con Cj (es. mangiare la foglia) ma un avverbio
o preposizione (es. fare fuori).
Dai nostri dati sono emersi tuttavia numerosi composti formati da un verbo + aggettivo fisso. Come
considerarli dunque?
Assumiamo -convenendo con Lonzi (1992 )- che alcuni aggettivi hanno acquisito accanto al verbo
funzione avverbiale, come mirare alto, volare basso, rigare dritto. In Ramat e Ricca (1994) gli
66
autori inoltre affermano che sussiste “una scala di prototipicità” nella nozione di avverbio, alcuni dei
quali assumono forme indistinguibili da quelle aggettivali (come chiaro in parlar chiaro).
Composti di questo tipo li abbiamo dunque considerati “sintagmatici” (es. tenere duro, filare dritto),
mentre quei costrutti in cui l’aggettivo, non è riconducibile a quella che abbiamo chiamato
“particella” come in:
23. Il cantante va forte
24. Max si fa bello con Ugo della promozione
25. Bob se la prende comoda
26. Maria non si fa viva
li abbiamo esclusi (in una seconda fase del lavoro), dalla nostra classificazione.
Dato dunque un elemento fisso Ci che può co-occorrere con un verbo in una frase composta, esso
potrà “declinarsi” in un nome, in un avverbio o preposizione (che per semplicità
chiamiamo“particella”), o in un aggettivo:
Ci=: N
Ci=: Part
Ci=: Agg
Nel primo caso si realizza una frase idiomatica (es. Tagliare la corda), nel secondo caso un verbo
sintagmatico (es. fare fuori), nel terzo un’unità polirematica di tipo diverso (es. fare fesso) che pure
merita al più presto uno studio e una classificazione lessico-grammaticale.
5.2. Costruzioni transitive e intransitive
Dopo aver distinto le forme libere o composizionali da quelle fisse o idiomatiche, la seconda
procedura da noi utilizzata nel trattame nto lessico-grammaticale dei V+Part consiste nella
suddivisione di quelli idiomatici- che rappresentano il vero oggetto del nostro studio-in due grandi
classi:
• V+ particella transitivi
• V+ particella intransitivi
Rifiutando il bagaglio nozionale associato per tradizione alle categorie dei verbi transitivi, ne
adottiamo una definizione di ordine distribuzionale che si rivela operativa dal punto di vista
classificatorio, così come indicata in EMDA (1981) e D’Agostino (1983,1992).
Date le sequenze
(Ugo+ciò) questa persona
(Ugo+ciò) questa cosa
sarà riconosciuto come verbo sintagmatico transitivo ogni uso verbale che inserito fra (Ugo+ciò)
e questa persona o questa cosa dia almeno una frase accettabile. Ad esempio, l’entrata mettere
via (=riporre) che ne fornisce una soltanto:
(a)
*Ugo mette via questa persona
Ugo mette via questa cosa
*ciò mette via questa questa persona
*ciò mette via questa cosa
67
oppure buttare sotto (=investire, per esempio un bambino, una bici) che ne fornisce quattro
(b)
Ugo butta sotto questa persona
Ugo butta sotto questa cosa
Ciò butta sotto questa persona
Ciò butta sotto questa cosa
Tale definizione si fonda sulla presenza di un sintagma nominale non preposizionale
all’immediata destra del composto V+Particella, il cosiddetto “complemento di oggetto diretto”.
E’ necessario tuttavia integrare tale criterio di identificazione delle costruzioni transitive con
alcuni test come l’INTERROGATIVA con la forma di domanda (Chi+che cosa?), la
PRONOMINALIZZAZIONE con il clitico lo e la PASSIVIZZAZIONE. Applicando tali test alle due frasi
3 e 4:
Ugo mette via i giornali vecchi
Il treno buttò sotto una bici
otterremo:
forma di domanda:
3a. (Chi+ Che cosa )Ugo mette via?
4a. (Chi +Che cosa) il treno buttò sotto?
Clitico “lo”
3b.
I giornali vecchi, Ugo li mette via
4b. Una bici, il treno la buttò sotto
Forma di frase passiva
3c.
I giornali vecchi sono stati messi via da Ugo
4c.
Una bici è stata buttata sotto dal treno
Se l’insieme delle forme possibili di frase semplice -cioè quella con operatore verbale- è
rappresentato da una struttura come la seguente (si veda anche cap II, par 3-4):
(E+ N0) V ( (E+ (E+ Prep) N1) (E+ (E+ Prep) N2)
il sottoinsieme delle costruzioni qui definite di tipo transitivo, sarà realizzato in una struttura del
tipo
N0VN1[(E+ Prep) N2]
Da cui ricaviamo le seguenti possibilità combinatorie:
a. N0V N1
b. N0V N1N2
c. N0V N1PrepN2
Dai dati a nostra disposizione, tuttavia non sono emersi verbi sintagmatici transitivi aventi forma
di frase del tipo (b), ma composti verbali appartenenti solo alle configurazioni (a) e (c),che
68
dunque entrano rispettivamente in “costruzioni transitive a struttura corta” e “costruzioni
transitive a struttura lunga”, di cui in basso forniamo alcuni esempi:
(a)
N0VPart N 1
Eva ha messo su un negozio
(b)
N0VPart N 1PrepN 2
I commercianti tirano su i prezzi del venti per cento
Anche gli usi sintagmatici intransitivi, sono stati individuati sulla base della definizione che
Martinelli ne da in EMDA (1981), ovvero di quel verbo o uso che -specularmente a quanto detto
a proposito della definizione di verbo transitivo- presenta un sintagma preposizionale alla sua
destra. Sarà dunque da considerarsi “intransitivo” quel composto V+Particella che accetti una
delle costruzioni possibili a partire dalla struttura:
[(E+ N0 )V (E* Prep N1)]
ovvero le forme di frase del tipo:
d. V
e. N0V
f. N0V Prep N1
Mancano usi sintagmatici intransitivi riconducibili alla struttura d., per cui gli usi intransitivi
saranno unicamente riconducibili alla forma di frase e. (costruzioni a struttura corta), e alla
forma di frase f. (costruzioni a struttura lunga).Vediamo qualche esempio:
(e)
N0V Part
La pillola va giù
(f)
N0V Part Prep N1
Eva da addosso alla madre
5.3. Una prima classificazione
In una prima fase del nostro lavoro abbiamo classificato gli usi idiomatici transitivi e intransitivi
sulla base di criteri strutturali e distribuzionali. In particolare:
• Abbiamo realizzato due tavole disgiunte per gli usi rientranti in costruzioni transitive a
struttura corta (classe 2) e per quelli rientranti in costruzioni transitive a struttura lunga
(classe 4);
• gli usi intransitivi aventi struttura definizionale NoV sono stati collocati in un’unica classe
(classe 1);
• gli usi intransitivi aventi forma di frase NoVPart PrepN1 sono stati invece ulteriormente
suddivisi in tre sottoclassi a seconda delle caratteristiche distribuzionali del complemento
preposizionale, ovvero:
69
Ø classe 3a : contenente gli usi che non esercitano restrizioni distribuzionali
particolari sul complemento distribuzionale;
Ø classe 3b: contenente gli usi che selezionano obbligatoriamente un N1 umano;
Ø classe 3c: contenente gli usi che richiedono obbligatoriamente un N1 non umano.
• Nelle classi sono stati inseriti anche le locuzioni verbali V+aggettivo fisso (es. vedere
nero)
Sulla base di questi criteri abbiamo classificato 717 usi idiomatici, in 6 classi distinte, come
illustrato nella tabella seguente:
ESEMPI DI FRASE
STRUTTURA
CLASSE
ENTRATE
DEFINIZIONALE
cl.1
N0 VPart
Mio figlio riga dritto
225
cl.2
N0 VPart N1
Max butta giù due righe
153
cl. 3a
N0 VPart Prep N1
Eva da addosso (alla questione+ alla madre)
26
cl.3b
N0 VPart Prep N1 um Fabio dorme insieme a Jo
cl. 3c.
N0 VPart Prep N1 -um Ugo gira intorno al problema
105
obbl
155
obbl
N0 VPart N1 Prep N1 Alex tagliò fuori Bob dalla conversazione
cl.4
54
Tot =
718 entrate
Tabella 2: una prima classificazione degli usi idiomatici
5.4.
La revisione delle classificazioni:
Uno studio più attento ai composti non composizionali ci ha portato in un secondo momento a
revisionare la precedente classificazione. In particolare l’attenzione si è spostata dal composto
V+Particella alla singola Particella, poiché si sono osservate delle regolarità e delle analogie di
senso e di forma fra entrate sintagmatiche diverse accomunate dalla stesso elemento avverbiale
come in:
1. Eva butta giù due righe
2. Eva mette giù due righe.
L’interpretazione semantica costante fra le frasi 1 e 2 sembra suggerire che il valore metaforico
sia contenuto nella particella, piuttosto che nell’intero verbo sintagmatico. Si legge infatti in
Philip Grew (2004), a proposito di una delle accezioni della particella “down”:
“La direzionalità verso il basso è una componente sel “radicare”, del “piantare” e quindi del fissare un oggetto
a una superficie. Sul piano metaforico il concetto di FISSARE trova l’equivalente nello SCRIVERE, METTERE NERO
SU BIANCO, che dà all’informazione una certa stabilità , cosa che riduce la possibilità di fraintendimento”. (P.
Grew, 2004)
70
N1 V
Example of N1
ten dollars
the information
the police
traffic
Max
the desk
the snow
the oranges
the alien
the door
the proposal
the balloons
the building
the photo
N1 V Part
up
up
up
up
up
up
up
up
up
up
up
up
up
up
N0 V N1
Verb
ante
back
back
back
ball
bang
bank
bash
beam
beat
beef
blow
blow
blow
N1 =: N-hum
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
N1 =: Nhum
N0 =: N-hum
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
Particle
N0 =: Nhum
Non è questa la sede per discutere di come una lingua come l’inglese (ma il discorso è
estendibile anche all’italiano) organizzi le metafore attraverso una serie di concetti legati all’
orientamento, per cui rinviamo a Lakoff e Johnson (1980) o alla traduzione italiana di Patrizia
Violi, oltre che allo stesso Philip Grew (2004).
Piuttosto vogliamo qui sottolineare che in una fase successiva della nostra ricerca si è preferito
utilizzare il tipo di particella che può far parte di un verbo sintagmatico come “proprietà
strutturale” di identificazione delle classi. Detto in altri termini si è preferito creare tavole
distinte di V+giù, V+su, V+via,V+ avanti e simili.
Spunti interessanti in questa direzione ci sono pervenuti dalle tavole messe a punto per l’inglese
da Machonis (2007) che ha attualmente classificato i phrasal verbs idiomatici transitivi e neutri
in tre classi disgiunte: quelli seguiti da up ( 721 usi), da out (200 usi) e da altre particelle come
back, down, in, off, over ( 300 usi).
Forniamo in basso un estratto della sua tavola di phrasal verb seguiti da up:
+
+
+
+
+
-
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
-
+
+
+
-
+
-
Synonym
pay into game/kitty
make a copy of
provide help for
make accumulate
confuse/bungle
damage seriously
make into a pile
damage
transport by energy
damage
strengthen
inflate
explode
enlarge
3. Tavola di usi transitivi e neutri seguiti dal “up” (cf. Machonis, 2007)
Sulla base del nuovo criterio di costruzione delle tavole, abbiamo rivisto le precedenti classi
degli usi transitivi e intransitivi. Ricordiamo che in questo contributo ci focalizzeremo sui verbi
sintagmatici tipo transitivo .
La classificazione lessico-grammaticale degli usi idiomatici intransitivi invece, è parte di un
lavoro ancora in corso. Tuttavia illustriamo, a titolo informativo, un quadro sinottico delle classi
di verbi sintagmatici intransitivi (a struttura lunga e a struttura corta) seguiti da particelle locative
e non, ponendovi accanto le relative occorrenze, così come emerso dai dati.
71
N0 VPart (E+ Prep N1)
N0VPart
N0VPart Prep N1
TOT
CLASSE
ESEMPIO DI FRASE
ESEMPIO DI FRASE
ENTRATE
ENTRATE
ENTRATE
V+ addosso
Eva se la fa addosso
6
Anna sta addosso ai figli
14
20
V+attorno
2
Quel tipo ronza attorno a Jo
5
7
7
Ugo sta avanti nello studio
13
20
V+dentro
Girava attorno la voce
che fossi gay
La famiglia va avanti
alla meno peggio
Il ladro è dentro
9
Max ci da dentro con il lavoro
6
15
V+ dietro
______
0
Eva sbava dietro a quel vestito
22
22
V+ fuori
18
Dall’indagine saltò fuori che eri
innocente
Il tuo comportamento non va
giù a nessuno
L’orologio è indietro di due ore
20
38
9
23
9
16
V+sopra
Il
mio
carattere
finalmente verrà fuori
Il governo andò giù di
nuovo
Sono una persona che
non torna indietro
Ci dormirò sopra
7
16
V+sotto
Fatti sotto!
9
8
17
V+su
Max decide di berci su.
17
Bob passa sopra alle tue
mancanze
La squadra è andata sotto di tre
punti
La cena tornò su a tutti
13
30
V+via
Sono andati via 50 euro!
10
Al malato andò via la febbre
2
12
44
53
12
16
V+avanti
V+giù
V+ indietro
14
7
9
V + altre part Non arriverai lontano
locative
9
Il partito
governo;
V+ part non Mio figlio tira tardi la
locativa
sera
(prima, dopo,
presto, tardi) La nonna venne meno
meno,
insieme.
4
Cerca di far presto a venire
V+bene\male La
faccenda
bene\male
24
Non devi parlar male dell’Italia
26
50
V+ aggettivo L’hai fatta grossa
fisso (anche Tuo nipote fila dritto
dritto)
44
La do vinta al computer
L’ho fatta finita con Max
19
63
Totale
167
197
364
butta
remò
contro
al
Stavo insieme a Max
Tabella 4: VPart intransitivi
72
Dalla quantificazione delle entrate risulta che complessivamente gli usi intransitivi tratti dal
corpus sono 364.
Sommando poi i “totali di riga” si ricava che essi si suddividono in:
Ø V sintagmatici con Part locativa= 245 entrate = 67%
Ø V sintagmatici con Part non locativa (bene, male, meno, prima, dopo, presto,
tardi,meno insieme) = 66 entrate =18%
Ø V composti con aggettivo (sia in funzione avverbiale come dritto, alto, basso che
non, come comoda, bello….)= 63 entrate=17%
6. Criteri di classificazione delle costruzioni transitive
Il primo criterio che abbiamo utilizzato nella creazione delle tavole di usi transitivi e neutri è
dunque di tipo “strutturale”poiché si base sulla co-occorrenza delle entrate in strutture di frase
caratterizzate dalla presenza di una data particella. Abbiamo ristretto la nostra classificazione
unicamente alle principali particelle locative. Le classi così realizzate sono le seguenti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
V+ giù= 38 entrate
V+su= 43 entrate
V+fuori= 47 entrate
V+avanti= 10 entrate
V+dentro= 15 entrate
V+dietro= 14 entrate
V+ indietro= 14 entrate
V+sotto= 10 entrate
V+ via= 22 entrate
Il secondo criterio strutturale di cui ci siamo serviti, si basa sull’analisi del numero e del tipo di
complementi che si sono rivelati pertinenti, in altre parole sull’identificazione della struttura
argomentale degli operatori composti di tipo transitivo. Questi ultimi realizzano “costruzioni a
struttura corta”:
1. N0VPartN1 =: Max tira giù un boccone
oppure entrano in costruzioni a struttura lunga:
2. . N0VPartN1 Prep N2 = :Max tira giù i prezzi del 20%
Visto tuttavia che quest’ultima famiglia di costruzioni si è rivelata quantitativamente esigua
(poiché organizzando le tavole per “particella” le costruzioni a struttura lunga hanno finito per
disseminarsi entro ciascuna classe) abbiamo preferito non creare due classi disgiunte di usi
transitivi (rispettivamente con struttura definizionale N0Vgiù N1 e N0Vgiù N1 Prep N2 ), ma
realizzare un’unica tassonomia di usi transitivi e neutri. Per non perdere tale informazione
“valenziale” abbiamo inserito in matrice la proprietà strutturale PrepN2 con la quale dar conto
della possibilità di alcune entrate di selezionare, in aggiunta all’oggetto diretto, un ulteriore
complemento di tipo preposizionale (e in tal caso abbiamo fornito l’esempio).
73
Per identificare nel complemento “del 20%” in 2. un complemento pertinente o “nucleare” (
Boons 1992) ovvero necessario per completare l’informazione minima veicolata dall’entrata
tirare giù abbiamo adoperato i test harrisiani della cancellazione e riduzione di frasi. Con questi
criteri sintattici si può tracciare una linea di demarcazione fra complementi essenziali e
circostanziali. Se applichiamo la cancellazione del complemento preposizionale in 2. otteniamo
infatti una frase accettabile
(2.1)
Max tira giù i prezzi
Tuttavia questo non deve portare a ritenere che sia 2.1. la “frase elementare” entro cui collocare
tirare giù , poiché intuitivamente (e qui subentra la nostra ‘competenza di parlanti’) si nota che i
prezzi vengono ridotti o “tirati giù”di un certo valore, tanto che ci potremmo chiedere data la
frase 2.1. “Di quanto?”
Manca dunque nella frase 2.1. una specificazione quantitativa. Questa intuizione può essere
confermata inserendo il complemento preposizionale all’interno di una frase a verbo supporto
“avvenire”, “avere luogo”:
(2.2.)
*Max tira giù i prezzi e ciò avviene del 20%
L’inaccettabilità di questa frase dimostra che il complemento preposizionale non è una riduzione
o residuo di frase- dunque una struttura in operatori ed argomenti- ma è un complemento
pienamente caratterizzante o essenziale.
Per tale ragione l’analisi del numero e del tipo di argomenti dei composti V+Particella
rappresenta uno dei criteri fondamentali utilizzati nella tassonomia delle costruzioni transitive.
6.1. Le proprietà utilizzate
P1
P2
verbo
P3
P4
P5
P6
Pn
In questo lavoro presentiamo la classificazione lessico-grammaticale di 213 entrate lessicali
transitive e neutre composte da un V+ una particella. Sulla base dei criteri analizzati nel
paragrafo precedente abbiamo realizzato 9 classi distinte, corrispondenti alle principali particelle
locative. La classificazione è presentata sotto forma di matrice: in riga sono inserite le entrate
(V1+ Part, V2+Part, V3+Part….Vn+Part) mentre in colonna sono collocate le proprietà ritenute
pertinenti per l’analisi delle entrate (P1, P2, P3…Pn). All’incrocio di ogni riga e colonna
abbiamo messo un “+” se la proprietà è accettata dall’entrata e un “-” se al contrario non è
accettata. La struttura generale delle 9 matrici è la seguente
particella
-
+
V1
Part
+
+
-
+
+
-
+
V2
Part
-
+
+
-
-
-
-
V3
Part
+
-
+
-
+
+
+
Vn
Part
-
-
+
+
+
Le proprietà utilizzate sono complessivamente 21, (e sono le stesse per tutte le matrici).
Faremo un’analisi più dettagliata delle proprietà quando commenteremo le tavole: per il
momento ci limitiamo ad illustrarle per vie generali
74
6.2. Le proprietà distribuzionali
Per “proprietà distribuzionali”, intendiamo quell’insieme di forme di frase che servono a
identificare i caratteri della selezione distribuzionale delle forme nominali che co-occorrono
con la specifica entrata verbale nella posizione N0 e N1. In particolare con riferimento alla
posizione soggetto si sono utilizzate le proprietà N0 =: Num, N0 =: Nanim, N0 =: N-um.
Relativamente alla selezione semantica operata dalle entrate sulla posizione N1 , abbiamo
utilizzato la proprietà distribuzionale N1=: Che F, con la quale dar conto della co-occorrenza
con una completiva in posizione oggetto. Quando quest’ultima è marcata “- ” significa che
l’entrata seleziona unicamente argomenti elementari che abbiamo distinto nelle due grandi
classi “umano” e “non umano”, ovvero rispettivamente N1=: N um, N1=:N-um.
Per effettuare poi un’analisi delle restrizioni distribuzionali più accurata,abbiamo utilizzato
due ulteriori proprietà che caratterizzano gli N di tipo non umano, ovvero N1=: N concreto e
N1=:astratto. Per dar conto infine di una restrizione di selezione maggiore operante sulla
posizione oggetto, abbiamo inserito la proprietà N1=: N ristretto. Per esempio presa
un’entrata come fare fuori nel discorso minimo
3. Eva ha fatto fuori il gelato
l’N1 ha marcate congiuntamente le proprietà N1=: N-um, N1:=N concreto e N1 =: N ristretto,
poiché procedendo verso una progressivo restringimento dei tratti semantici, esso rientra in
una classe specifica di oggetti concreti, etichettabili come “commestibili”.
6.3. Le proprietà trasformazionali
Con “P trasformazionali” intendiamo quell’insieme di forme di frase correlate
sistematicamente in termini parafrastici alla frase di base associata per definizione all’entrata
verbale, e allo stesso tempo frutto di manipolazioni di diversa natura e complessità.
In primo luogo vanno citate le proprietà che si ricollegano all’ uso assoluto delle entrate. A
tal proposito sottolineiamo che negli usi presi in esame esistono tre possibili casi di
sottostruttura a seconda che ad essere cancellato sia l’N1, la particella o lo stesso verbo-testa:
• Senza N1: classica sottostruttura interpretabile harrisianamente come cancellazione
di costanti, come nell’esempio
4. Eva decise di buttare giù la cornetta
[N1àE] =ßà Eva decise di buttare giù
•
Senza particella: ci riferiamo qui alla facoltatività della particella che anche negli usi
non composizionali può avere funzione pleonastica. In tal caso è indicata fra
parentesi:
6. Bob getta (via) la sua vita dietro sogni impossibili
[Partà E] =: Bob getta la sua vita dietro sogni impossibili
•
Senza verbo: è il caso dei composti che ammettono la cancellabilità del verbo testa.
Osserviamo l’esempio:
75
7. Buttiamo dentro il ladro
[Và E ]=: dentro il ladro!
In secondo luogo fra le proprietà trasformazionali vi è quella che indica la possibilità
dell’entrata di occorrere anche in una forma di frase intransitiva, realizzando una correlazione
del tipo N0VPart N1ßà N1VPart nota come “relazione di neutralità”.
In terzo luogo, va segnalata la manipolazione di sostituzione e spostamento detta
“cliticizzazione”, che consiste nella possibilità di vedere realizzato l’oggetto diretto nella forma
del clitico corrispondente (ppv=: lo).
Un’ulteriore proprietà si spostamento è quella relativa al cambiamento della posizione
dell’oggetto (object shift) che ci permette di dar conto degli usi continui o discontinui della
particella:
8. Butta dentro la palla
[ßàobject shift ]=: butta la palla dentro
Abbiamo poi inserito le due forme di frase passiva con cui l’entrata può entrare in rapporto di
equivalenza trasformazionale, ovvero il passivo che mette in gioco la permutazione fra soggetto
e oggetto (passivo1), e quello senza agente e senza permutazione fra soggetto e oggetto
(passivo2). Le forme di frase associate alle due proprietà sono rispettivamente:
•
•
Passiva1= N1essere Vpp da N0
Passiva2=: essereVpp N1 da N0
L’ultima proprietà di manipolazione inserita in matrice è quella che da conto dell’inserzione di
materiale linguistico non argomentale fra il verbo-testa e la particella.
In particolare abbiamo testato l’accettabilità di frasi in cui la sequenza V+Particella è interrotta
da avverbi in –mente come “veramente” “velocemente” e simili.
6.4. Proprietà parafrastiche e di rimando:
Con “proprietà parafrastiche” facciamo riferimento all’uso di frasi a verbo supporto con le quali
abbiamo voluto esplicitare la relazione fra l’operatore e i suoi argomenti. Utilizzare il termine
“operatore” come abbiamo fatto finora per identificare le entrate lessicali composte da un verbo
+ una specifica particella locativa è tuttavia erroneo. Sulla base infatti di alcuni test come il
legame di coreferenza fra l’N1 e il soggetto o la sostituzione dell’entrata con i supporti avere-fare
si è dimostrato che alcuni usi non si comportano da operatori, ma accanto a nomi predicativi
assumono la funzione di varianti polirematiche di supporto. Facciamo qualche esempio
9. Max porta avanti un discorso
in cui “porta avanti” è in rapporto di equivalenza parafrastica con “fare-tenere” come in:
10. Max (fa+tiene) un discorso
Così come il rapporto fra il nome operatore “discorso” e il soggetto Max è messo in luce da:
11. Il discorso (di Max+ che Max fa)
76
Entrate di questo tipo hanno marcata“+”in matrice la proprietà che segnala l’uso supporto del
composto , ovvero VPart=: Vsup-ext
Infine va evidenziata la proprietà che da conto della relazione fra l’entrata e una frase a verbo
supporto. Facciamo un esempio:
12. Max tira su un palazzo
ßàIl palazzo è su
Tale legame è indicato dalla proprietà NoPart N1ßà N1 essere Part
Indichiamo la Lista delle proprietà utilizzate, nell’ordine in cui sono inserite in matrice,
1. N0= : N um
2. N0= : N anim
3. N0= : N -um
4. Prep N2=: esempio
5. N1=: N um
6. N1=: N anim
7. N1=: N -um
8. N1=: N concreto
9. N1=: N astratto
10. N1=: N ristretto
11. N1=: Che F
12. Senza N1
13. Senza Particella
14. Senza verbo
15. Uso neutro
16. Uso supporto (VPart=: Vsup-ext)
17. No VPart N1ßà N1 essere Part
18. Ppv=:lo
19. Object shift
20. Passiva1
21. Passiva2
22. inserzione di avverbio fra V e Part
Nella matrice abbiamo inserito inoltre alcune utili informazioni semantiche: l’esempio di
un’istanza dell’oggetto diretto N1 e dell’eventuale complemento preposizionale PrepN2. Infine
per ciascun uso abbiamo individuato il verbo monorematico sinonimico (o in sua assenza una
parafrasi adeguata) e il corrispondente phrasal verb.
Rimandiamo all’Appendice per le 9 tavole di usi transitivi e neutri realizzate.
77
Capitolo IV
TAVOLE LESSICO-GRAMMATICALI:
LE COSTRUZIONI TRANSITIVE E NEUTRE
1. Gli usi assoluti
Abbiamo già accennato nel paragrafo precedente alla possibilità dei V+Part transitivi e neutri, di
realizzare “usi assoluti”. Nel caso delle costruzioni transitive a struttura lunga ciò avviene
attraverso la cancellazione del complemento preposizionale, come nelle frasi:
1. Maria De Filippi tira su gli ascolti del 50%
[Prep N2à E]=: Maria De Filippi tira su gli ascolti
2. Hanno fatto fuori Prodi dal governo
[Prep N2à E]=:Hanno fatto fuori Prodi
3. La tesi porta via molto tempo a Daniela
[Prep N2à E]=:La tesi porta via molto tempo
In alcuni casi tuttavia la cancellazione del complemento preposizionale non produce risultati
accettabili:
4. Max mette su Ugo contro il fratello
[Prep N2à E]=:*Max mette su Ugo
5. Eva tirò fuori l’amica da quella situazione spiacevole
[Prep N2à E]=: *Eva tirò fuori l’amica
Ciò che qui vogliamo piuttosto mettere in luce è la possibilità di omissione dell’oggetto diretto, e
, cosa che può far storcere qualche naso, l’omissione delle parti fisse. Nel primo caso l’entrata
avrà marcata “+” in matrice la proprietà “senza N1” . Facciamo qualche esempio:
6. Quando telefono e poi butto giù (E+ la cornetta) se non rispondi tu…
7. Si passò l’indice fra le narici e iniziò a Tirare su (E+ la cocaina)
8. Max dette fuori (E + tutto quello che aveva mangiato) sul tavolo
Per “omissione delle parti fisse” intendiamo la facoltatività della particella (che viene infatti
inserita fra parentesi) come in:
9. Eva caccia (fuori) una nuova moda
78
10. Max butta (via) il suo tempo in cose inutili
o, la cancellabilità del verbo-testa, come nelle frasi imperativo-esortative:
a.
“Fuori i soldi dell’esproprio”
Fuori la verità
Fuori Prodi dal Governo
che possono essere considerate “riduzioni” di frasi minime, come si nota negli esempi seguenti:
a.1.
(metti+caccia+tira+ dai..) fuori i soldi dell’esproprio
(sputa+tira+butta..) fuori la verità
(facciamo + tagliamo) fuori Prodi dal governo
Allo stesso modo relativamente alla tavola di “giù” le seguenti sottostrutture
b.
Giù il governo
Giù la pillola
Giù la porta
Giù l’asso
Giù i prezzi
Sono riconducibili a più entrate lessicali:
b.1.
(butta+ metti ) giù il governo
(butta+ getta+ manda+tira )giù la pillola
(butta+ metti+tira) giù la porta
(butta+dai+metti) giù l’asso
(butta+ manda+porta+tira) giù i prezzi
e ciò avvalora l’ipotesi sostenuta nel capitolo precedente, ovvero che sussista una qualche
“regolarità” fra gli usi collocati nella stessa tavola, regolarità imputabile alla particella più che al
composto stesso. La particella “giù” in particolare assume da sola il significato metaforico della
parte verbale della frase. 22
22
La particella “giù” accoppiandosi con i verbi-base apporta i seguenti valori metaforici fondamentali:
1. quello di “ABBATTERE, DEMOLIRE, DISTRUGGERE” derivato dal senso letterale, ovvero legato alla
“direzionalità” verso il basso con cui un oggetto eretto viene portato in posizione orizzontale (es. buttare
giù un muro);
2. il significato metaforico di DIMINUIRE di un certo valore (es. buttare giù i prezzi) O RIDURRE LA FORZA DI
UN’OPPOSIZIONE (es. buttare giù il governo), CRITICARE, SMONTARE UN’IDEA, BOCCIARE (ES. quell’articolo
buttò giù il regista);
3. un concetto negativo associa giù alla TRISTEZZA: si noti infatti la metafora contenuta in Lackoff e Johnson
“CONTENTO E’ SU. TRISTE E’ GIÙ”, per cui la particelle può significare ABBATTERE PSICOLOGICAMENTE,
DEMORALIZZARE (es. il tuo comportamento mi butta giù);
4. con riferimento alla direzione del percorso dalla bocca allo stomaco, un’ estensione di “giù” è INGOIARE,
DEGLUTIRE (buttare giù un boccone);
5. contiene anche il concetto di FISSARE , SCRIVERE, METTERE NERO SU BIANCO come in
(buttare+mettere+gettare) giù un appunto.
79
Bisogna notare, tuttavia, che gli usi assoluti di cui abbiamo parlato (indicati in matrice per mezzo
delle proprietà senza N1, senza particella, senza verbo), non sono accettati in modo uniforme
da tutte le classi che abbiamo qui analizzato. In particolare l’ omissione degli elementi liberi e
fissi è ampiamente accettata dalla classi di V+giù, V+su, V+fuori, V+via, mentre è accettata solo
da pochi usi delle classi V+dentro, V+dietro e da nessun uso delle classi V+avanti, V+sotto,
V+indietro.
2. I verbi-testa operatori
Quanto abbiamo appena detto relativamente ad a.1. e b.1 ci porta a fare un’interessante
osservazione: le particelle locative sembrano combinarsi sempre con gli stessi verbi-testa.
In particolare su 33 basi verbali diverse che sono collocate nelle nostre tavole, le più produttive,
cioè quelle che entrano in più composti transitivi e neutri sono buttare, mettere, tirare che
formano rispettivamente 36 VPart, 30 VPart, 38 VPart. In altri termini circa il 50% dei verbi
sintagmatici qui classificati è composto da buttare, mettere, tirare.
Questi ultimi realizzano la forme di frase transitiva N0VPart N1 che è definizionalmente
associata ad ogni classe. E’ possibile tuttavia individuare una correlazione fra essa e una forma
di frase intransitiva del tipo No Vsup Part che rimanda ad un altro uso verbale, classificato nelle
tavole dei verbi sintagmatici intransitivi. Facciamo alcuni esempi:
11. Il Senato buttò giù il governo
ßà11.a. Il governo (va+è) giù
12. Eva mette avanti l’orologio di due ore
ßà12.a. L’orologio è avanti di due ore
13. Ugo tirò su un palazzo
ßà13.a.il palazzo è su
I tre verbi buttare, mettere, tirare, si comportano dunque da operatori causativi di movimento
che con i rispettivi argomenti si applicano su strutture a verbo supporto del tipo No
essere\andare Part. In quanto operatori su frasi elementari lasciano invariate le relazioni
contenute nelle frasi originali:le frasi 11-12-13 contengono infatti rispettivamente le frasi 11.a,
12.a,13.a.
Le frasi 11-12-13 inoltre sono in rapporto parafrastico con le seguenti strutture fattitive:
11.b. Max fa che il governo sia giù
12.b. Eva fa che l’orologio sia avanti di due ore
13.b. Ugo fa che il palazzo sia su
Alle frasi 11-13 possiamo inoltre applicare la parafrasi a verbo supporto con prima/dopo
Prima (del processo indicato dal verbo): il governo non (è + va) giù
Dopo (del processo indicato dal verbo):il governo è giù
Prima (del processo indicato dal verbo): prima l’orologio non è avanti
Dopo (del processo indicato dal verbo) : dopo l’orologio è avanti
Prima (del processo indicato dal verbo) : gli amici non sono su
80
Dopo (del processo indicato dal verbo):gli amici sono su
Si comportano allo stesso modo i verbi tagliare, mandare, sbattere, cacciare e simili nei
composti tagliare fuori, mandare giù, sbattere dentro, ricacciare sotto, come negli esempi:
14. Max ha mandato giù i costi azionari di molto
ßàI costi azionari sono giù di molto
15. La società tagliò fuori la concorrenza dal mercato
ßàLa concorrenza è fuori dal mercato
16. Il poliziotto ha sbattuto dentro il criminale
ßàIl criminale è dentro
17. La squadra ha ricacciato sotto l’avversaria di due punti
ßàL’avversaria (è+va) sotto di due punti
In matrice la proprietà che segnala la correlazione trasformazionale e parafrastica di queste
entrate con forme di frase intransitive a verbo supporto è N0VPart N1ßà N1esserePart . Essa
può essere definita “di rimando” in quanto rinvia per una determinata entrata verbale, ad un’altra
classe, quindi ad un suo altro uso.
3. Gli usi neutri
Abbiamo inserito nelle tavole anche usi verbali che accettano costruzioni transitive e intransitive
senza che vengano considerati usi autonomi. In altre parole la relazione di senso e di forma
individuabile fra le due possibili strutture, ci ha portato a collocarli soltanto nella classe
transitiva, marcando “+” in matrice la proprietà trasformazionale etichettata come “uso neutro”.
In particolare le espressioni che esibiscono quella che in letteratura è definita “relazione di
neutralità” (Boons, Guillet e Leclere 1976) o “alternanza causativa” (Levin,1993) sono circa 29
usi , pari al 14% delle entrate.
Facciamo qualche esempio:
18. Eva tiene su i figli fino a tardi
ßà i figli si tengono su fino a tardi
19. La squadra B chiama fuori la coppia avversaria
ßàla coppia avversaria si chiama fuori
20. La prof mise sotto lo studente a studiare
ßà lo studente si mise sotto a studiare
Dagli esempi si nota come l’oggetto della frase transitiva coincide con il soggetto della frase
intransitiva pronominale , tale che fra le due coppie di frasi sussiste una relazione di sinonimia
relativa e di parziale analogia di significato. La corrispondenza semantica e sintattica fra le due
strutture è la seguente:
N0 VPart N1 Wßà N1 si VPart W
Si osservi ora la seguente coppia di frasi:
81
21. I nemici fecero fuori Ugo
ßà Ugo si è fatto fuori
in cui alla costruzione transitiva corrisponde il significato di “uccidere” e a quella intransitiva
quello di “uccidersi, suicidarsi”.
Bisogna tuttavia mettere in luce che solo due entrate stabiliscono una correlazione
trasformazionale non orientata del tipo:
No VPart N1 ßà N1 VPart
Ovvero una relazione parafrastica fra una struttura transitiva e una intransitiva “non
pronominale”: esse sono dare fuori e tirare avanti nelle frasi:
22. La pianta da fuori le rose
ßà le rose danno fuori
23. Jack tira avanti la famiglia con uno stipendio solo
ßàla famiglia tira avanti con uno stipendio solo
Infine un ulteriore uso merita di essere commentato, quello di “tirare fuori” nella coppia:
24. Il giudice tirò fuori la verità all’imputato
ßàl’imputato tirò fuori la verità
in cui la relazione che si stabilisce è fra due strutture transitive ed è così formalizzabile:
N0VPart N1 a N2 ßàN2 VPartN1
4. Gli Usi supporto
Sulla base della nozione di “supporto” [Gross (1978) Daladier (1979), EMDA (1981)] come di
“ausiliare di predicati non verbali con funzione tempo-modo-aspettuale”, abbiamo osservato che
nei nostri dati non tutti i V+Part possono essere considerati “operatori” della frase, e che invece
un cero numero di essi svolge la funzione di supporto. A differenza dei supporti più generici
(fare, dare, avere) questi non mostrano di essere completamente “vuoti” dal punto di vista
semantico, ma trascinano con sé degli elementi di senso, svolgendo funzione analoga a quelle
che in letteratura specialistica sono definite “estensioni di supporto”(Gross 1981,1991),
G.Gross (1987) e Giry-Schneider (1987) e per l’italiano De Bueris (1992) e Cicalese ( 1994).
Ovviamente il carattere di “estensione” dei composti V+Part sarà determinato dagli elementi cooccorrenti nella frase, per cui uno stesso composto potrà considerarsi “estensione di supporto” in
presenza di un nome predicativo, ma sarà operatore se selezionerà da solo i suoi argomenti.
Prendiamo le seguenti frasi:
25. Nadia bevve troppo e dette fuori (E+ tutto) sul tavolo
26. Max da fuori il suo malessere per Ugo
27. Bob da fuori un grido di gioia per la vittoria del Napoli
82
dalle quali emerge una qualche differenza fra due usi di dare fuori: quello contenuto nella frase
25. da una parte, e quello contenuto nelle frasi 26 e 27 dall’altra.
In particolare, nella frase 25. dare fuori funge da operatore verbale che seleziona un N1
commestibile che ne rappresenta l’elemento sotto-categorizzato e perciò facilmente desumibile:
l’uso assoluto, come abbiamo visto anche nel paragrafo 1) è dunque interpretabile come
cancellazione di una costante. La stessa possibilità di una sottostruttura mediante cancellazione
dell’N1 non è invece accettabile per dare fuori nelle frasi 26 e 27:
26.a.*Max da fuori per Ugo
27.b.*Max da fuori per la vittoria del Napoli
ciò è dovuto al fatto che in 26 e 27 l’operatore non è rappresentato dal composto verbale
ma rispettivamente dai nomi predicativi “malessere” e “grido”, come si dimostra dalle seguenti
classi di equivalenza:
26.b. Max (ha+mostra+nutre+da fuori) malessere per Ugo
27.b. Max (fa+da+prorompe in +da fuori) un grido di gioia per la vittoria del Napoli
in cui dare fuori funge da “estensione polirematica” dei supporti generici (VPart= Vsup-ext),
entrando con questi e con le classiche estensioni monorematiche (mostrare, nutrire, prorompere)
in una “rete di supporti”.
Poiché la relazione fra tali elementi non può dirsi orientata, cioè non va unidirezionalmente da
un “supporto zero”alle sue “estensioni”, riteniamo più idoneo, sulla base di un approccio
harrisiano al concetto di relazione trasformazionale, adottare il termine di “variante di
supporto” così come già utilizzato in D’Agostino (1995).
Osserviamo altri due esempi tratti dai dati:
28. Ugo tira dietro insulti a Eva
29. Ugo tira dietro l’abito alle clienti
Nella frase 28. l’intera sequenza tirare dietro insulti è sostituibile con il verbo insultare, mentre
in 29. tirare dietro è sinonimo di “svendere”.
Uno dei modi per distinguere l’uso di un verbo come supporto dall’uso di uno stesso verbo come
operatore sta nel fatto che i verbi supporto si possono cancellare senza danno per la struttura
degli argomenti, per cui avremo:
28.Ugo tira dietro insulti a Eva
ßà28.a.Gli insulti (di Ugo+che Ugo fa) a Eva
29. Ugo tira dietro l’abito alle clienti
29.a ßà?*L’abito di Ugo alle clienti
Un’importante proprietà dei verbi supporto è data proprio dal rapporto di co-referenza fra il
soggetto e il nome operatore , infatti sono inaccettabili a partire dalle frasi 28 e 29 le seguenti
espressioni:
29.b.*Ugo tira dietro gli insulti di Max a Eva
29.c.*Ugo tira dietro a Eva gli insulti di Max
83
Inoltre il nome “insulti” nella frase 29. intrattiene una relazione di derivazione morfologica
(nominalizzazione) con il verbo “insultare”, tanto che si stabilisce la seguente “classe di
equivalenza”:
Ugo insulta Eva
ßàUgo (fa+ tira+ tira dietro+lancia..) insulti a Eva
Da queste osservazioni ricaviamo che “tirare dietro” quando è seguito da un nome predicativo
(come insulti, critiche e simili) si comporta da “variante polirematica di supporto”.
Lo stesso possiamo dire per alcuni usi di buttare giù, buttare fuori,mettere avanti, mettere su,
portare avanti, tirare su, tirare avanti, tirare fuori. Le principali variazioni di senso che questi
apportano ai rispettivi supporti generici attengono il piano dell’Aspetto23. In particolare abbiamo
individuato:
a) varianti incoative
Ø Max mette su superbia
ßà Max (è superbo + ha la superbia)
1. Eva tirò fuori scuse
ßà Eva (addusse + avanzò +trovò )scuse
ßà Eva si scusò
2. Ugo tirò su una critica inutile
ßàUgo (sollevò + fece )una critica inutile
3. Bob butta avanti l’accusa di brogli
ßà Bob (fa+ avanza) un’accusa di brogli
ßàBob accusa di brogli
b) varianti egressive
4. Mia sorella ha buttato giù tre chili
ßàMia sorella ha perso tre chili
ßàMia sorella non ha più tre chili
5. Il ragazzo buttò fuori la rabbia
ßàIl ragazzo si liberò dalla rabbia
ßàIl ragazzo non ha più la rabbia
ßàIl ragazzo ha (la+ molta) rabbia
ßà Il ragazzo (si arrabbia+ è arrabbiato)
6. Nello caccia via l’angoscia
ßàNello si libera dall’angoscia
ßàNello non ha più l’angoscia
ßàNello (ha l’angoscia+ è angosciato+si angoscia)
23
Per una definizione della categoria grammaticale dell’aspetto si veda Meillet (1965)
84
c) varianti durative
7. Lucia porta avanti un discorso
ßàLucia fa un discorso
ßàLucia discute
8. Max tira avanti le trattative di pace
ßàMax conduce le trattative di pace
ßàMax fa le trattative di pace
5.
La risoluzione dell’ambiguità:
In questo paragrafo intendiamo offrire un primo tentativo di risoluzione dell’ambiguità che
coinvolge i composti “omonimi”, ovvero quei V+Part che presentano un elevata moltiplicazione
delle entrate e sono detti anche “polisemici”. Abbiamo già discusso di come sia possibile
distinguere fra usi diversi di uno stesso verbo sintagmatico sulla base della struttura definizionale
che presenta e dunque della classe in cui può essere inserito. Con tale criterio si può riconoscere
un dato uso a seconda che entri in una costruzione transitiva o in una intransitiva, e ancora, a
seconda che faccia parte, per ciascuna delle due famiglie di costruzioni, di una forma di frase a
struttura lunga o a struttura corta.
L’ambiguità emersa dai dati, tuttavia è tale che non si può cercare di risolverla solo sulla base di
questi criteri di tipo sintattico. E ciò sottolinea l’importanza di un approccio lessicogrammaticale ai verbi sintagmatici.
Quantificando i dati, infatti, si è ottenuto che, su 213 espressioni transitive e neutre ben 143 sono
ambigue. L’ambiguità in altre parole coinvolge il 67% delle entrate.
Osservando come questa percentuale si distribuisce all’interno di ciascuna classe (tabella 1), si è
visto che essa si concentra prevalentemente entro le classi delle particelle giù, su, fuori e via.
Queste ultime infatti contano nel loro insieme 125 entrate ambigue su un totale di entrate
ambigue pari a 143. Detto in altri termini l’89% dell’ambiguità generale coinvolge i composti
collocati nelle tavole di giù, su, fuori e via:
Classe
totale entrate
entrate ambigue
V+ giù
V+ su
V+fuori
V+ via
38
43
47
22
29
40
39
17
Percentuale
di
entrate ambigue
76%
93%
82%
77%
Tabella 1: l’ambiguità entro le classi V+Part
Del 67% dell’ambiguità complessiva, il 41% riguarda due o tre omonimi, come portare avanti
un progetto [=sostenere, far procedere] vs. portare avanti la famiglia [=mantenere], il 12%
comprende dai quattro ai cinque omonimi (come buttare dentro la palla [=segnare], buttare
dentro l’aria [=inspirare], buttare dentro la seconda [=inserire], buttare dentro il ladro
85
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
+
-
-
-
-
-
Prep N2
-
- -
fare
fuori tutto il patrimonio
-
-
+
+
-
+
Parafrasi
Uccidere\
farsi fuori=suicidarsi
dilapidare
+ + -
fare
fuori
La pasta,il vino
-
-
+
+
-
+
-
divorare
+
- -
fare
fuori
una poltrona
-
-
+
+
-
-
-
disfarsi,buttare
+
- -
fare
fuori
Prodi
dal governo +
-
-
-
-
-
estromettere
+
- -
fare
fuori
una donna
-
+
-
-
-
+
-
+
-
fare
fuori
Il romanzo
-
-
+
+
-
+
-
Sedurre,
possedere (sett.)
Finire di leggere
+ +
+
+
-
Verbo
fare
Particella
N0=: N-um
N0= N anim
N0=: N um
[=arrestare], il 19% coinvolge sei o sette omonimi come nel caso di fare fuori (tabella 2) e tirare
giù (tabella 3):
fuori
Esempio di N1
Il nemico
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
+
+
-
+
-
Parafrasi
Ingoiare
giù
Un edificio
-
-
+
+
-
+
-
demolire
tirare
giù
Un lavoro
-
-
+
-
+
-
-
Eseguir in fretta, male
- +
tirare
-
-
+
-
-
+
-
+
- -
tirare
giù L’ultima versione di
Natscape
giù
due righe
-
-
+
+
-
+ +
prelevare un file da un sistema
remoto,scaricare
prendere nota
+
- +
tirare
giù
-
+
-
+
+
-
ridurre il valore
+
- +
tirare
-
+
-
+
+
-
compiere l’azione di
spegnimento
Particella
-
N0=: N-um
-
N0= N anim
Un boccone
N0=: N um
Prep N1
Tabella 2: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico fare fuori
+ + -
Verbo
tirare giù
+ + +
tirare
+
- -
+
esempio di N1
gli ascolti
del
20%
giù Il sistema operativo
-
Tabella 3: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico tirare giù
86
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
+
-
+
-
mettere sul fuoco
+
-
-
-
-
-
aizzare,istigare
-
-
-
+
+
-
assumere
-
-
+
-
-
+
-
ingrassare
-
-
+
-
+
+
-
-
-
+
+
-
+
-
Avviare,organizzare,
allestire,iniziare
indossare
-
+
+
-
+
- Metter nero su bianco
-
-
+
+
-
+
-
costruire
-
-
+
+
-
+
-
mettere in funzione
Casa
-
-
+
-
-
+
-
andar a vivere da soli
famiglia
-
+
-
-
+
+
-
sposarsi
- -
mettere
su
+
- -
mettere
su
Il caffè, L’acqua,la
pasta, la pentola,il
brodo
Ugo
+
- -
mettere
su
superbia, rabbia
+
+ -
mettere
(su)
+
- -
mettere
su
+
-
-
mettere
(su)
peso, carne,
pancia,chili
Un negozio,uno
spettacolo
Un abito
+
- -
mettere
su
Un articolo
+
- -
mettere
su
una parete
+
- -
mettere
su
La lavatrice
+
- -
mettere
su
+
- -
mettere
su
Particella
+
Verbo
Esempio di N1
Prep N2
-
N0= N anim
N0=: N-um
-
N0=: N um
N1=: Num
Infine il restante 28% dell’ambiguità complessiva include i verbi mettere su che ha 11 distinti
significati (tabella 5), tirare su che si sdoppia in 14 omonimi (tabella 6) e buttare giù che assume
ben 15 accezioni diverse (tabella 7):
-
contro il
fratello
-
Tabella 5: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico mettere su
87
Parafrasi
Prep N2
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
+
+
-
+
-
Parafrasi
costruire
Un numero
-
-
+
-
-
+
-
Estrarre tirare a sorte
I figli,la famiglia
alcuni calciatori
Il cibo
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
+
-
+
-
Crescere,mantenere\
addestrare
vomitare
La donna anziana
-
+
-
-
-
-
-
aiutare a sollevarsi
Max, il morale di Max
-
+
-
-
-
-
-
Risollevare,ricaricare
Di molto
-
+
-
+
+
-
aumentare
-
+ +
-
-
+
-
avviare,allestire
-
-
+
-
-
+ +
soldi, un po’ di soldi
-
-
+
+
-
+
-
guadagnare
su
Il server, il firewell
-
-
+
-
+
+
-
farlo ripartire
tirare
su
-
-
+
-
+
+ + Sollevare, tirare in ballo
tirare
su
una questione,una
critica,una polemica
Un pesce
enorme,un’orata
-
-
+
+
-
+
- +
Verbo
tirare
su
Esempio di N1
una parete
+
- -
tirare
su
+
- -
tirare
su
+
+ -
tirare
su
+
- -
tirare
su
+
+ +
tirare
su
+
- -
tirare
su
gli ascolti
+
- -
tirare
su
+
+ -
tirare
+
- -
tirare
su
+
- +
tirare
+
- +
+
- +
Particella
N0= N anim
N0=: N-um
-
N0=: N um
-
+
Un nuovo business,
una band,una radio
(Su) La cocaina
Tabella 6: ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico tirare su
88
-
sniffare
pescare
N1=: N -um
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
N1= :N concreto
N1=: Num
-
+ +
-
+
-
Demolire \ sfondare
-
riagganciare
N0=:Nanim
+
+ +
+
- -
buttare
giù
La cornetta
-
-
+ +
-
+
+
- -
buttare
giù
-
-
+ +
-
+ + Abbozzare,scrivere frettolosamente
-
- +
buttare
giù
una lettera,
un poema
Il malato
-
+
-
-
-
-
-
Stremare (N0= la febbre)
+
- +
buttare
giù
Max ,
-
+
-
-
-
-
-
deprimere
+
- +
buttare
giù
la proposta
-
+
+ -
+
-
-
+
- +
buttare
giù
Il governo
-
+
-
-
-
-
-
criticare,sminuire,
bocciare
far cadere
+
+ -
buttare
giù due chili,peso
-
-
+ +
-
+
-
Perdere\dimagrire
+
- -
buttare
giù
I prezzi
+
-
+ +
-
ridurre
+
- -
buttare
giù
La notizia
-
? +
-
+
-
+
accettare,sopportare
+
+ -
buttare
giù
Un boccone
-
-
+ +
-
+
-
Ingerire
+
- +
buttare (giù)
La pasta
-
-
+ +
-
+
-
mettere a cuocere
+
- -
buttare (giù)
La carta
-
-
+ +
-
+
-
Giocare
+
- -
buttare
giù
-
-
+
-
+ +
-
compiere l’azione di spegnimento
+
- -
buttare
giù
Il sistema
operativo
Il driver
-
-
+
-
+ +
-
scaricare, fare un download
N0=:N -um
N0=: Num
Prep N2
-
Particella
giù
esempio di
N1
un palazzo
Verbo
buttare
del 20% -
Parafrasi
Tabella 7. Ambiguità coinvolta nel verbo sintagmatico buttare giù
Dalle tavole si osserva come la combinazione V+Particella assume uno specifico valore
idiomatico sulla base dell’argomento che segue la particella. In pratica i diversi significati di uno
stesso verbo sono determinati dal tipo di argomento in posizione oggetto: ciò ha motivato la
nostra inclusione nelle tavole lessico-grammaticali di un esempio di N1 all’immediata destra
della sequenza V+Part.
Sulla base dunque della particolare relazione di co-occorrenza che si instaura fra il composto e
l’N1, riteniamo che solo mediante una specificazione quanto più possibile dettagliata delle
restrizioni di selezione operanti sull’oggetto si possa tentare di risolvere l’ambiguità .
Per fare questo abbiamo effettuato un’analisi della distribuzione nominale di ciascuna entrata,
ove per “distribuzione” intendiamo l’insieme delle forme nominali che hanno in comune la
proprietà di co-occorrere con quell’entrata, in particolare nella posizione N1. Ci siamo serviti
inizialmente delle sole proprietà N1 =: N um, N1=: N-um, poi in analogia a quanto operato da
Gross (1975) abbiamo suddiviso gli oggetti non umani nelle due iperclassi N1=:N concreto e
N1=:Nastratto. Tuttavia questo tipo di informazione ci ha permesso di attenuare l’ambiguità
solo di un numero esiguo di predicati polisemici, per di più di quelli aventi pochi omonimi come
mettere sotto:
89
N1= : N ristretto
N1= :N concreto
N1=: N astratto
-
N1=: N -um
mettere sotto
Esempio
di N1
N1=: Num
- -
Prep N2
+
Particella
N0= N anim
- + mettere sotto Un cane
N0=: N-um
N0=: N um
+
Verbo
+
+ +
-
-
-
-
Lo
A
+
studente lavorare
-
Parafrasi Iperclasse
investire umano, non umano
concreto
- pressare
umano
Tabella 8: Disambiguazione del verbo sintagmatico mettere sotto
Abbiamo utilizzato’espressione “attenuare l’ambiguità” poiché una certa dose di “dubbio”
permane, come nella frase :
La prof mise sotto lo studente
che può essere disambiguata solo all’interno di un contesto frastico più esteso, come in:
Poiché correva con l’auto, la prof mise sotto lo studente
[= investire]
[=pressare,far lavorare]
Durante l’esame la prof mise sotto lo studente
In un secondo momento, sulla base della considerazione fatta in precedenza, ovvero che i verbi a
particella idiomatici tendono a combinarsi soltanto con determinate tipologie di sintagmi
nominali, cioè operarano una forte restrizione sull’oggetto diretto, abbiamo inserito in matrice
anche la proprietà N1=: N ristretto. In altre parole, una volta vagliata la possibilità di selezione di
un N1 astratto o concreto abbiamo verificato se l’entrata accettasse indistintamente un qualunque
membro delle suddette iperclassi, oppure se, fra tutti gli i possibili argomenti concreti o astratti la
cerchia si restringesse solo a pochi co-occorrenti.
Nel paragrafo successivo, osserveremo come la specificazione della proprietà N1=:ristretto ci
permetta di mitigare l’ambiguità di mettere su e buttare giù.
5.1. Disambiguare mediante le classi semantiche
Analogamente a quanto effettuato da Gaston Gross (1994,2004) e da altri ricercatori del LLI (Le
Pesant e Mathieu-Colas 1998) che hanno introdotto fattori semantici o “classi d’oggetti” nei loro
dati linguistici, ci siamo serviti di sotto-classi semantiche più specifiche rispetto ai tratti
N1=:non umano concreto e N1=: non umano astratto entro cui catalogare gli argomenti del
V+Part. Tali classi rappresentano una esplicitazione della più generica proprietà N1 =: N
ristretto.
Le sotto-classi semantiche da noi individuate sono:
1. cibo
2. attività
3. scritto
90
4. peso
5. costruzione
6. coalizione politica
7. carte da gioco
8. droga
9. soldi
10. sentimento
11. apparecchi telefonici
12. elettrodomestici
13. software
14. orologi
15. indumenti
16. valore (es. prezzo, temperatura, audience..)
che, congiuntamente alle tradizionali iperclassi:
Ø umano
Ø non umano concreto
Ø non umano astratto
ci hanno permesso di alleviare l’ambiguità delle entrate polirematiche con più significati, come
mettere su, e buttare giù. Ciò può avere un’interessante applicazione nell’ambito nel NLP
(Natural Language Processing), poiché può permettere il riconoscimento automatico in un testo
del significato di questi V-Part polisemici.
Osserviamo il composto “mettere su” che entra in 11 usi diversi. Solo uno tuttavia seleziona
argomento di tipo umano, congiuntamente ad un complemento preposizionale obbligatorio (e
non cancellabile) introdotto da “contro”:
1. Ugo mette su Max contro il fratello
[= aizzare, istigare]
Tale frase minima è dunque facilmente riconoscibile.
Ben otto usi invece selezionano un N1 non umano che è ulteriormente catalogabile in N1= :N
concreto ( cinque usi) e N1=: astratto (tre usi):
• Mettere su (con N1 concreto)
1.
2.
3.
4.
5.
Nadia mette su un abito
Fabio mette su un articolo
Lello mette su una parete
La mamma mette su la lavatrice
Eva ha messo su il caffè
Le frasi 1-5 selezionano tutti argomenti non umani di tipo concreto che hanno marcata “+” in
matrice la proprietà N1=: N ristretto, poiché richiedono più specifiche classi d’oggetti che sono
rispettivamente indumenti, scritti, costruzioni, elettrodomestici, cibo.
• Mettere su (con N1 astratto)
6. Bob ha messo su un ristorante
7. Lia ha messo su superbia
91
8. Eva ha messo su due chili
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
+
-
+
-
mettere sul fuoco
Cibo
+
-
-
-
-
-
aizzare,istigare
-
-
-
-
+
+
-
assumere
sentimenti
-
-
+
-
-
+
-
ingrassare
peso
-
-
+
-
+
+
-
-
+
+
-
+
- Avviare,organizzare,
allestire,iniziare
indossare
-
+
+
-
+
-
-
+
+
-
+
- Metter nero su
bianco
costruire
-
-
+
+
-
+
-
Casa
-
-
+
-
-
+
-
famiglia
-
+
-
-
+
+
-
- -
mettere
su
+
- -
mettere
su
+
- -
mettere
su
+
+ -
mettere
(su)
+
- -
mettere
su
+
-
-
mettere
(su)
peso, carne,
pancia,chili
Un negozio,uno
spettacolo
Un abito
+
- -
mettere
su
Un articolo
+
- -
mettere
su
una parete
+
- -
mettere
su
La lavatrice
+
- -
mettere
su
+
- -
mettere
su
Particella
+
Verbo
Esempio di N1
Prep N2
-
N0= N anim
N0=: N-um
-
N0=: N um
N1=: Num
Anche per queste frasi il valore idiomatico di mettere su dipende dallo specifico oggetto
selezionato: la stessa forma linguistica significa infatti “organizzare” quando seleziona nomi
legati ad attività (negozio, ristorante, compagnia teatrale..), “assumere” accanto ad un N1
rientrante nella classe delle passioni o sentimenti, “ingrassare” quando co-occorre con nomi
indicanti peso (chili, pancia,carne). Rispetto alle classi di oggetti che possono realizzarsi nelle
frasi 6-8 le specifiche occorrenze ristorante, superbia, chili si collocano in un rapporto
semantico di iponimia-iperonimia.
Il caffè, L’acqua,la
pasta, la pentola,il
brodo
Ugo
contro il
fratello
superbia, rabbia
-
Parafrasi
Classi
semantiche
attività
indumenti
scritti
costruzioni
mettere in funzione elettrodomestici
andar a vivere da
soli
sposarsi
Tabella 9: disambiguazione del verbo sintagmatico mettere su
Nelle frasi 7 e 8 si osserva come la restrizione sull’oggetto è talmente forte da dar vita a
combinazioni al limite con quelle che sono definite tradizionalmente “collocazioni” o “frasi a
distribuzione ristretta”. Quanto appena detto sarà più chiaro osservando le frasi
9. Nunzio ha messo su casa
10. Bob mette su famiglia
in cui alla fissità del composto si aggiunge la totale o parziale fissità dell’argomento e porta a
dire che, quanto più idiomatica è la sequenza VPart+ N più ristretta è la selezione. In 9 e 10
siamo innanzi a chiari esempi di semi-idiomi.
92
?
?
N1=: N -um
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
-
+ +
-
+
-
Demolire \ sfondare
costruzioni
-
-
+ +
-
+
-
riagganciare
apparecchi
-
-
+ +
-
+ +
Abbozzare,scrivere
frettolosamente
scritti
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
-
-
Stremare (N0= la
febbre)
deprimere
-
+
+ -
+
-
-
-
+
-
-
-
-
-
criticare,sminuire,
bocciare
far cadere
-
- +
buttare giù la
proposta
buttare giù Il governo
+
+ -
buttare giù
-
-
+ +
-
+
-
Perdere\dimagrire
coalizione
politica
peso
+
- -
buttare giù
-
+ +
-
ridurre
valori
+
- -
buttare giù
-
+
-
+ accettare,sopportare
+
+ -
buttare giù
+
- +
+
N0=:Nanim
+
+ +
Verbo
buttare giù
+
- -
buttare giù
+
- -
buttare giù
-
- +
buttare giù
esempio
di N1
un
palazzo
La
cornetta
una
lettera,
un poema
Il malato
+
- +
buttare giù
Max ,
+
- +
+
N0=:N -um
N0=: Num
Prep N2
-
Particella
N1=: Num
N1= :N concreto
Cerchiamo ora di applicare la stessa procedura al verbo sintagmatico più polisemico emerso dai
dati, ovvero “buttare giù”, aggiungendo alla tabella 7 le classe semantiche più adeguate entro cui
catalogare ciascun oggetto “ristretto”:
due
chili,peso
I prezzi
del - +
20%
La notizia
? +
Parafrasi
Classi
semantiche
-
-
-
-
+ +
-
+
-
Ingerire
cibo
buttare (giù)
Un
boccone
La pasta
-
-
+ +
-
+
-
mettere a cuocere
cibo
- -
buttare (giù)
La carta
-
-
+ +
-
+
-
Giocare
carte da gioco
+
- -
buttare giù
-
-
+
-
+ +
-
- -
buttare giù
-
-
+
-
+ +
-
compiere l’azione di
spegnimento
scaricare, fare un
download
software
+
Il sistema
operativo
Il driver
software
Tabella 10: disambiguazione del verbo sintagmatico buttare giù
Come si osserva solo tre usi di buttare giù selezionano un N1 umano, sette invece un N1=: N
concreto e gli altri cinque un N1=: N astratto. Prese tuttavia le tre frasi seguenti:
1. Eva buttò giù un palazzo
2. Alex buttò giù la cornetta
3. Bob buttò giù un boccone
si nota che la sola indicazione del tratto [+ concreto] legato all’oggetto non è sufficiente per
distinguere i tre significati dello stesso verbo. Bisogna indicare che nel primo caso l’N1 rientra
in una classe ristretta di nomi aventi la facoltà di essere abbattuti o demoliti e che noi abbiamo
chiamato “costruzioni”. Nel secondo caso invece l’N1 concreto appartiene ad una lista più ridotta
93
di membri quali la cornetta, il cellulare, il telefono, (che abbiamo indicato come “apparecchi
telefonici”) che conferiscono al verbo il significato di “riagganciare”. In 3 infine l’N1 concreto fa
parte di una classe di elementi di tipo commestibile, siano essi solidi o liquidi che abbiamo
etichettato come cibo. Nonostante tale procedura, quest’ultimo significato di buttare giù può
interferire con quello parafrasabile con “mettere a cuocere”, poiché anch’esso seleziona un N1
cibo (come si osserva dalla tavola 10). Si noti dunque come data una frase come:
4. Bob butta giù la pasta
Le possibili interpretazioni che si possono attribuire al composto sono:
A= mangiare, ingoiare
B= mettere a cuocere
Per cui, nonostante l’utilizzo della classe semantica “cibo” l’ambiguità persiste. 24
Si potrà dunque affinare il procedimento restringendo ulteriormente gli N1 etichettati come cibo
che possono co-occorrere con buttare giù nell’uso B e che entrano in una lista composta solo da
pochi membri come la pasta, le verdure, il sale aventi la facoltà di essere “buttati” nell’acqua
bollente. Ciò ci permetterebbe di riconoscere senza errori una frase come Bob butta giù un gelato
e di attribuirvi solo il significato A.
Proponiamo inoltre per la disambiguazione degli usi A e B di buttare giù il ricorso alle
restrizioni distribuzionali del soggetto (che abbiamo inserito in matrice): quando buttare giù ha
l’accezione di “mangiare” accetta infatti oltre ad un N0 umano, un soggetto animato (es. il mio
cane butta giù solo croccantini di marca), quando invece significa “buttare sul fuoco” seleziona
solo un soggetto umano.
6. Un continuum fra
argomenti liberi
i verbi sintagmatici: argomenti bloccati, argomenti ristretti,
Ci sono alcuni casi, in cui la combinazione verbo-particella insieme al complemento è
indiscutibilmente idiomatica o fissa, poiché solo uno o due complementi sono possibili come in
(a) Tirar fuori le unghie+ gli artigli
(b) Tirare giù le madonne+ i santi
(c) Mettere giù la maschera
[= mostrare aggressività]
[= imprecare, bestemmiare]
[= rivelarsi per come si è]
Tali frasi realizzano una struttura argomentale del tipo N0V Part N1 con N1=: C1 e non sono
inserite nelle nostre tavole, poiché meritano un trattamento a parte e studi più approfonditi. 25
24
Nel significato di “mettere sul fuoco”e dunque “iniziare a cuocere” la particella del composto buttare giù è solo
enfatica. Tale uso infatti accetta la proprietà trasformazionale che da conto dell’uso assoluto senza particella, ovvero
Part= E.
25
Ci sono poi numerosi esempi tratti dai dati in cui la particella va a manipolare frasi idiomatiche autonome e già
cristallizzate, apportandovi tuttavia solo una marca “enfatica”. In casi come questi la particella non è dunque
costitutiva della frase fissa e i dizionari spesso la segnalano fra parentesi come in:
Sputar (fuori) il rospo!
Cavar (fuori) un ragno dal buco
Buttare (via) il bambino con l’acqua sporca
94
La ricerca da noi condotta ha invece messo in luce come i composti V+Particella di tipo
idiomatico abbiano la facoltà di selezionare degli N1 collocabili in specifiche classi semantiche le
cui dimensioni sono tuttavia variabili: ci sono cioè usi che possono co-occorrere solo con un
numero limitato di membri e altri esercitano una restrizione meno forte sugli argomenti. Si veda
come si espande gradualmente la distribuzione dell’N1 in ciascun gruppo di usi omonimi:
(a) Mettere su:
Mettere su casa
Mettere su famiglia
Mettere su (peso+chili+pancia)
Mette su (un negozio+ una società+ un team+ uno spettacolo+un blog…)
(b) Portare avanti:
Portare avanti (la casa+ la famiglia+ la baracca)
Porta avanti (un progetto+un piano+ un’idea+ un’indagine+una gravidanza…)
(c) Mettere giù:
Mettere giù il partito+il governo
Mettere giù (un muro+la porta+un palazzo+un albero+…)
(d) Tirare fuori:
Tirare fuori (le palle+gli attributi)
Tirare fuori (una sceneggiatura+una teoria+ una moda+ …….)
(e) Mettere avanti:
Mettere avanti (la lavatrice+la lavastoviglie)
Mettere avanti (gli interessi personali+il candidato preselto+ il fatto che…..)
Le combinazioni idiomatiche V+Part possono dunque esercitare una selezione fortemente
“ristretta” (se non addirittura unica) sui propri argomenti da essere interpretate in alcuni casi
come semi-idiomi (come buttare via un’occasione, mettere su casa, portare avanti la baracca).
Più l’espressione è bloccata e più è facile definire classi semantiche contenenti pochi oggetti,
mentre più è libera o composizionale la sequenza V+Part, più è vaga l’informazione semantica
necessaria a disambiguare il composto, come in buttare (via) un abito vecchio .
Alcuni entrate come quest’ultima sono state da noi inserite nelle costruzioni idiomatiche, ma è
facile costatare come abbiano alcuni tratti in comune con le costruzioni composizionali: la
possibile occorrenza senza particella e la facoltà di selezionare una varietà di complementi.
Mostrano una maggiore libertà di selezione gli usi in cui la particella conserva il suo originario
valore locativo e che fungono da “metafore trasparenti” come mettere sotto nel significato di
“investire” la cui classe di oggetti è estesa e comprende N umani, N animati, N concreti come in
5. Il tram mise sotto (un bambino+ + un cane + una bici)
95
oppure portare via con il significato di “sottrarre”come in:
6. Max portò via (un oggetto+ un ricordo+ il figlio) alla madre
Concludiamo sottolineando l’importanza di un approccio lessico-grammaticale ai verbi
sintagmatici, poiché, partendo dall’assunto che l’unità minima di significato è la frase e non il
singolo composto abbiamo calato ogni verbo entro tutte le sue possibili strutture frastiche
potendolo così “relazionare” agli altri elementi della frase. Dai rapporti fra questi è emersa la
stretta dipendenza fra il V+Part e il suo oggetto.
In particolare, le possibili espressioni costruite con verbi sintagmatici sono collocabili lungo un
continuum rappresentato da:
Ø frasi completamente idiomatiche (es. tirar fuori le unghie);
Ø frasi a distribuzione fortemente ristretta che abbiamo chiamato anche semi-idiomi (es.
metter su famiglia);
Ø frasi a distribuzione ristretta in cui gli argomenti rientrano in classi semantiche di
dimensioni più vaste di quelle che caratterizzano le ‘collocazioni’ e che sono in
relazione di iponimia-iperonima con il nome associato definizionalmente alla classe
semantica (es. mettere su negozio con N1=: attività);
Ø frasi a distribuzione più libera rispetto alle precedenti in cui l’argomento è vario e per
identificarlo bastano i mega-tratti [+umano] [-umano] [+concreto ] [+astratto] (come
nell’esempio mettere via i giocattoli vecchi+gli abiti+…);
Ø frasi libere in cui il verbo sintagmatico, detto anche composizionale mette in gioco
cambiamenti nelle relazioni spaziali fra gli argomenti oltre a non esercitare particolari
restrizioni di selezione su quest’ultimi (come in Eva mette giù la borsa dalla mensola).
Per illustrare la gradualità del concetto di restrizione di selezione presentiamo il seguente
schema:
TIPOLOGIA DI FRASI
TIPOLOGIA
DEL
COMPOSTO V+PART
TIPOLOGIA DELL’
N1
ESEMPIO
Espressioni idiomatiche
Non composizionale
Bloccato
Tirare fuori le unghie
o
Non composizionale
Fortemente ristretto
Mettere su casa
Espressioni a distribuzione
ristretta
Non composizionale
Mediamente ristretto
Buttare giù un palazzo
Espressioni semi-libere
Non composizionale
Non ristretto
Mettere sotto una bici
Espressioni libere
composizionale
Pienamente libero
Mettere giù la borsa
dalla mensola
Semi-idiomi
‘collocazioni’
T
Tabella 11:un continuum fra i verbi sintagmatici
96
I “verbi sintagmatici idiomatici” - che rappresentano l’oggetto del nostro studio - rientrano nelle
forme di frase segnate in grigio, ovvero in posizione intermedia fra il polo della maggiore
idiomaticità e fissità (espressioni idiomatiche) e il polo della maggiore liberà di selezione, in cui
collochiamo i “verbi sintagmatici composizionali”.
Esiste una relazione di diretta proporzionalità fra coesione semantica e coesione sintattica: più
idiomatico è il composto più reagisce male alla separabilità della particella dal verbo. Scorrendo
infatti gli esempi riportati nella tabella dall’alto in basso si osserva come aumenti l’accettabilità
delle trasformazioni:
1. object shift
*Ugo tira le unghie fuori
*Eva mette casa su
Bob ha buttato un palazzo giù
Il treno ha messo una bici sotto
La mamma mette la borsa giù dalla mensola
2. passiva1
* Le unghie sono state tirate fuori da Ugo
* Casa è stata messa su da Eva
Un palazzo è stato buttato giù da Bob
Una bici è stata messa sotto da un tram
La borsa è stata messa giù dalla mensola dalla mamma
L’adozione di un approccio lessico-grammaticale ci ha imposto tuttavia di testare ciascuna
proprietà trasformazionale su tutte le entrate raccolte, onde evitare false generalizzazioni. Il
risultato di questa operazione ha rivelato l’imprevedibilità con cui ad un composto si può
associare una forma di frase con le componenti separate, come in
1. Bossi ha messo giù il partito
ßà *Bossi ha messo il partito giù
mentre ad un altro composto, che pur esercita restrizioni di selezione sull’oggetto, è possibile
applicare la stessa manipolazione:
2. Luca si arrabbiò durante la chiamata e mise giù il telefono
ßà Luca si arrabbiò durante la chiamata e mise il telefono giù
Se vogliamo tuttavia cogliere una qualche regolarità nel comportamento di queste entrate
idiomatiche possiamo a giusta ragione affermare che, quando la particella conserva il suo status
locativo-direzionale (e realizza dunque una metafora “trasparente”) l’object shift è accettato,
come negli esempi:
3. Il giocatore ha messo dentro la palla
ßàIl giocatore ha messo la palla dentro
4. La mamma ha messo avanti la lavatrice
ßàLa mamma ha messo la lavatrice avanti
97
5. Eva si porta dietro il fratellino
ßàEva si porta il fratellino dietro
6. Anna si tira su i capelli
ßàAnna si tira i capelli su
mentre quando si carica di un valore figurato, si lega in modo più stretto al verbo, dando vita
un’unità lessicale indivisibile:
7. Il lavoro porta via molto tempo a Eva
ßà*il lavoro porta molto tempo via a Eva
8. Ugo tira avanti le trattative
ßà*Ugo tira le trattative avanti
9. Lia mise su tre chili
ßà*Lia mise tre chili su
Dalla quantificazione dei dati emerge che l’object shift è accettato pienamente da circa il 18%
dei verbi a particella idiomatici.
98
Prospettive future
Il presente lavoro di tesi ha messo in luce l’importanza di un approccio Lessico-Grammaticale ai
verbi sintagmatici, per la possibilità di introdurre sia informazione sintattica che semantica nei
dati linguistici.
Alla data attuale del 2008 tuttavia, relativamente ai VPart c’è ancora molto cammino da
compiere. In particolare riteniamo che la ricerca LG dovrebbe occuparsi al più presto di:
Ø completare la classificazione dei composti idiomatici che abbiamo qui avviato,
realizzando le tavole dei V+Part che entrano in costruzioni intransitive a struttura corta e
a struttura lunga;
Ø indagare e approfondire il fenomeno dei verbi sintagmatici che occorrono n espressioni
idiomatiche (es. tirar fuori le unghie);
Ø Creare classi disgiunte per i composti idiomatici V+Aggettivo fisso che esulano dalla
tradizionale definizione di “verbo sintagmatico” così come condivisa allo stato attuale
dell’arte (come prendersela comoda, farla franca).
Ø Rivolgere l’attenzione alla seconda categoria di verbi sintagmatici che abbiamo chiamato
“composizionali” o “locativi” e ai problemi “valenziali” che questi pongono (es. mettere
giù le mani dalla borsa).
Ø Trasferire le tavole prodotte in un dizionario di verbi sintagmatici di Nooj così da
identificare le sequenze V+Part in larghi corpora attraverso semplici “queries” come:
< V+ VPart> < giù>
<V+ VPart> < PART>
Ø Con la prima “query” si potrebbe generare una lista di concordanze solo di verbi seguiti
dalla particella giù, mentre con la seconda si potrebbero riconoscere tutti i
verbi+Particella all’interno di un corpus. Nooj permette inoltre di costruire grammatiche
locali o grafi con cui identificare le istanze continue e discontinue dei verbi sintagmatici.
Tale risorsa linguistica messa a punto da Max Silberstein (Silberstein 2002) e disponibile
freeware insieme al relativo manuale all’indirizzo www.nooj4nlp.net, è ampiamente
utilizzata nell’ambito delle ricerche
Lessico-Grammaticali dell’Italiano. Essa si
rivelerebbe utile non solo per il parsing dei verbi sintagmatici, ma anche per correggere
ed ampliare il database iniziale di tali costruzioni.
Come epilogo del presente contributo riproponiamo una frase pronunciata informalmente dal
prof. Elia durante un seminario ‘interno’ tenutosi a S.Teresa di Gallura (2 ottobre 2007):
“Il Lessico-Grammatica va avanti”!
99
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107
APPENDICE:
LE TAVOLE DI USI TRANSITIVI E NEUTRI
108
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
-
+
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+ +
+
Demolire \ sfondare
-
-
+
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
riagganciare
una lettera,
un poema
Il malato
-
-
+
+
-
+ +
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
?
-
+
-
-
-
-
-
+
-
-
-
-
+ +
?
-
-
+
Max ,
il morale di Max
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
?
-
+
+
Abbozzare,scrivere
frettolosamente
Stremare (N0= la
febbre)
deprimere
giù
la proposta
-
+
- +
+
-
-
-
-
-
-
-
? +
-
+ +
+
criticare,sminuire,
bocciare
buttare
giù
Il governo
- +
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+ +
+
far cadere
buttare
giù
due chili,peso
- -
+
+
-
+
-
-
-
-
-
+
-
-
-
+
Perdere\dimagrire
giù
+
- -
buttare
giù
+
- -
buttare
giù
-
- +
buttare
giù
+
- +
buttare
giù
+
- +
buttare
+
- +
+ + -
N0=: N-um
Buttare
N0=: N um
inserzione di Avverbio fra V e Part
N1=: Num
-
+ + +
esempio di N1
+
Passiva2
Prep N2
un palazzo \ una
porta
La cornetta
Verbo
Particella
N0= N anim
Usi
assoluti
+
Parafrasi
Phrasal verb
To beat down, knock down, to
tear down, to pull down
To ring off
To tear off, to tick down, to jot
down, to write down, to throw off
To wear down, to tire out, to
tucker out, to do in
To drag down,to take down, to
get down, to pull down, to cast
down,to bum out
To disparage,to run down,
To knock down, to shoot down,to
dump on,to take apart
To drop down, to bring down= to
topple
To take off weight
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avv fra V e Part
+
-
+
+
-
-
-
+
-
-
+ +
-
-
+
+
Parafrasi
ridurre
Phrasal verb
To drive down,to cut off
-
? +
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+
accettare
to put up with, to endure
Un boccone
-
-
+
+
-
+
-
+
-
+
-
-
+ +
?
-
+
+
ingerire
To throw down, to gulp down
buttare (giù)
La pasta
-
-
+
+
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
To begin cooking
- -
buttare (giù)
La carta
-
-
+
+
-
+
-
+ + +
-
-
+ +
?
? +
-
mettere a
cuocere
giocare
+
- -
buttare
giù
-
-
+
-
- +
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
?
+
- -
buttare
giù
Il sistema
operativo,
l’interfaccia
il driver
-
-
+
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+
- -
dare
(giù)
L’asso
-
-
+
+
-
+
-
+ + +
-
-
+ +
-
-
+
compiere
l’azione di
spegnimento
+ scaricare,fare un
download
+
giocare
+ + -
gettare
giù
La pillola
-
-
+ +
-
+
-
+
-
+
-
-
+ +
?
-
+
+
+
- -
gettare
giù
Un appunto
-
-
+
+
-
+ +
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+ scrivere di getto
-
- +
lasciare
giù
Il rosso
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
? ? +
+
- -
mandare giù
Del 10%
-
+
-
+
+
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+ +
Verbo
buttare
giù
esempio di N1
I prezzi
del 20%
+
- -
buttare
giù
La notizia
+ + -
buttare
giù
+
- -
+
I costi azionari
Prep N2
- -
Particella
+
N0=: N-um
N0= N anim
-
N0=: N um
N1=: Num
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”
110
+
ingerire
to throw down to throw away
To shut down
To do a download
To play a card
To throw down
To throw off,to toss off
scolorire
far diminuire
To send down,to take off
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
-
+
-
+
-
-
+ + +
+ +
+
ingoiare
+
mandare
giù
Eva, La notizia
-
+ +
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
+
sopportare
+ + +
mettere
giù
La porta
-
-
+
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+ + +
+ +
+
abbattere
+
- -
mettere
giù
Un progetto
-
-
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+
abbozzare
+
- -
mettere
giù
La pasta
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
+
- -
mettere
giù
-
-
+
+
-
+
-
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+
?
+ + -
mettere
giù
Il telefono, il
cellulare
tre chili
mettere a
cuocere
riagganciare
-
-
+
-
+
+
-
-
-
-
-
+
-
+
-
-
+
+
dimagrire
+
mettere
giù
Il partito
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+ +
+
- -
- ?
+
-
inserzione di Avv fra V e Part
N1= : N ristretto
+
Passiva2
N1=: N astratto
-
Passiva1
N1= :N concreto
+
esempio di N1
object shift
N1=: N -um
+
Prep N1
-
Particella
-
N0=: N-um
Un sorso,un
humburger
N0= N anim
giù
N0=: N um
+ + -
Verbo
mandare
N1=: Num
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”
Parafrasi
Phrasal verb
to wash down,to send down,to drink
down,to stuff down,to throw down
To get down, to stand for,to stuff
down
To put down, To jot down
To begin cooking
To put down, to hang up, to put
down ,to ring off
To take off weight
far cadere26 To drop down,to do away with
Tutto cià che penso di Berlusconi di Umberto Bossi: […] Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter
giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto. (www. Polis blog.it)
26
111
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
-
-
-
-
+
-
-
+ +
-
-
+ +
Deporre,arrendersi
+
-
+ +
-
-
-
+ +
-
+ +
-
+
+ +
ridurre
-
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+ +
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+ +
trattenersi dal
dire,reprimere
mettere giù, riagganciare
-
-
+ +
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
+
-
+ +
Ingoiare
Un edificio
-
-
+ +
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
+ +
+ +
demolire
giù
Un lavoro
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
+
-
-
+ + Eseguir in fretta, male
tirare
giù
-
-
+
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
+
-
+
+ +
- -
tirare
giù
L’ultima versione
di Natscape
due righe
-
-
+ +
-
+
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
- +
tirare
giù
Il sistema
operativo
-
-
+
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+ +
+
- -
portare
+
- -
+
- -
sbattere
giù
Il telefono
+
+ -
tirare
giù
Un boccone
+
+ +
tirare
giù
+
- -
tirare
+
- +
+
+
Particella
- -
giù
giù
rimandare giù
esempio di N1
Le armi
I prezzi,i costi
bancari
Un’insolenza
Prep N1
-
del 50% -
-
112
inserzione di Avv fra V e Part
N1=: N astratto
-
+
Verbo
mettere
N1= :N concreto
N1=: N -um
+ +
N0= N anim
N0=: N-um
-
N0=: N um
N1=: Num
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “giù”
?
Parafrasi
prelevare un file da un
sistema remoto,scaricare
prendere nota
compiere l’azione di
spegnimento
Phrasal verb
To lay down,to throw down
one’s arms
To get down, to bring
down, to knock back
To bite back
To bang down,to thump
down
To pull down, to chow
down, to snack down
To tear down
To do a download
To take down,to knock off
To shut down
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro: N1 V Part\ N1 si V Part
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
object shift
Passiva1
+
-
+
-
-
-
-
-
+
-
+ +
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
su Un team, un’alleanza
-
+ +
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
Parafrasi
? proiettare,far girare su
piattaforma
- buttare nero su
bianco,
+ mettere su,allestire
buttare
su
due chili
-
-
+
-
+
+
-
-
-
-
-
+
-
+
-
-
+
+ mettere,ingrassare
to put on weight, kilos;
buttare
su
del cibo
-
-
+
+
-
+
-
+
-
-
-
-
+ +
-
-
+
+
vomitare
To throw up,to bring up
dire
su
(Il fatto che)
agli amici
-
+
-
-
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
rimproverare
To tell off
To put on To take up
+
- -
buttare
su
+
- -
buttare
+ + + + +
- -
Particella
su
N0=: N-um
Verbo
buttare
esempio di N1
Un video, Linux, un
blog, delle foto
una nota,un’articolo
Prep N 2
nel Wiki
inserzione di Avv fra V e Part
N1=: N astratto
-
- -
Passiva2
N1= :N concreto
+
+
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
N1=: N -um
+
N0= N anim
-
N0=: N um
N1=: Num
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”
Phrasal verb
To throw up
To throw up
To put on
+
- -
fare
su
-
-
+
+ +
-
-
-
+
-
-
-
-
+
-
-
+
?
organizzare
su
Un bel pulmino,una
squadra
soldi,un po’ di soldi
+
- -
fare
-
-
+
+
-
-
-
+
-
-
-
-
+
-
-
+
?
raccimolare
+
- -
fare
su
Le sigarette
nell’aggeggio
mettere su
Casa
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
Raccogliere,avvolgere
To take up
N2VPart N1
? andar a vivere soli
to put on,to set up home
+
- -
+
- -
mettere su
famiglia
-
+
-
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+ sposarsi
-
113
to scrape up\together
To start a family
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avverbio fra V e Part
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+
-
Parafrasi
mettere sul fuoco
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
+ +
-
+
+
-
aizzare,istigare
Phrasal verb
To put on = metter sul
fuoco
to play sb. off against sb
-
-
-
+ +
-
-
-
-
-
+
-
-
-
-
?
-
assumere
To take on
-
-
+
-
-
+
-
-
+
-
-
+
-
+
-
-
+ +
ingrassare
to put on weight, kilos;
-
-
+
-
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
+ +
-
-
+ +
-
+
-
-
+
-
-
-
-
+
-
-
+
Avviare,organizzare,
allestire,iniziare
indossare
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
? + + Metter nero su bianco
-
-
+ +
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+
+ +
La lavatrice
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+
su
I prezzi, i costi
Di molto
-
+
-
+ +
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+
+ +
aumentare
prendere
su
Eva
-
+
-
-
-
-
-
-
?
-
-
-
-
+
-
+
+ +
dare un passaggio
prendere
(su)
La propria roba
-
+
-
+
-
-
-
+ +
-
-
-
-
+
-
-
+ +
prendere
su
+
- -
mettere
su
Il caffè, L’acqua,la
pasta, la pentola
Ugo
+
- -
mettere
su
superbia, rabbia
+ + -
mettere
(su)
+
- -
mettere
su
+
-
-
mettere
(su)
peso, carne,
pancia,chili
Un negozio,uno
spettacolo
Un abito
+
- -
mettere
su
Un articolo
+
- -
mettere
su
una parete
+
- -
mettere
su
+
-
portare
+
- +
+
- -
-
Particella
mettere
N0=: N-um
- -
Esempio di N1
contro il
fratello
-
114
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
N1=: N -um
+
+
Verbo
Prep N2
-
N0= N anim
-
N0=: N um
N1=: Num
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”
?
-
costruire
To set up, to start up, to
put on ,to build up
To put on
To build (up)
mettere in funzione
To drive up, to force
up,to run up,to bring up
To pick up, to take on, to
take aboard
To pick up
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( VPart =Vsupext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avv fra V e Part
+
N1= :N concreto
- +
N1=: N -um
+
N1=: Num
Verbo
tenere
Prep N2
- +
Particella
N0= N anim
+
N0=: N-um
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”
del 50%
-
+
-
+
+
-
-
-
+
+
?
-
-
+
+
su
Esempio di N1
I prezzi
tenere
su
I calzoni
- +
tenere
su
I figli
+
- +
tenere
su
Eva
-
+
+
- +
tirare
su
-
+
- -
tirare
su
Un edificio una
parete
Un numero
+
- -
tirare
su
+ + -
tirare
+
- -
Parafrasi
tenere alti
Phrasal verb
To keep up
+ +
+ +
+
mantenere
To keep up
+
+
-
+ +
+
tenere svegli
-
+
+
-
-
+
+
confortare
-
-
+
+
-
+ +
+
costruire
-
-
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+
-
?
-
-
+
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
? + +
?
-
-
-
-
-
+
-
+
+
-
-
+
+ Risollevare,ricaricare
+
+
-
-
-
+
-
-
+
?
-
-
+
+
aumentare
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
avviare,allestire
-
+
con la
- +
cintura
(fino a tardi) + -
+
-
+
-
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
-
+
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+
-
-
+
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
su
I figli,la famiglia
\alcuni calciatori
promettenti
Il cibo
-
-
+
+
-
+
-
tirare
su
La donna anziana
-
+
-
-
-
-
+ + +
tirare
su
-
+
-
-
-
+
- -
tirare
su
Max, il morale di
Max
gli ascolti
Di molto
-
+
-
+
- -
tirare
su
+ +
-
Un business, una
band,una radio
-
115
+
+
To put up
Estrarre tirare a
To toss up
sorte
+ Crescere,mantenere\ To bring up,to drag up
addestrare
\to bring along,to provide
for
+
vomitare
To throw up
aiutare a sollevarsi
To pick up
To pep up,cheer up,to
buck up
To rauche up,put up, to
raise, to push up,
To build up (a business)
Esempio di N1
La cocaina
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto
N0 V Part N1óN1 esserePart
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Av fra V e Part
(Su)
-
-
+
-
-
+ +
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
+
Parafrasi
sniffare 27
Phrasal verb
To sniff (up)
guadagnare28
To pick up, to scrape
up
N1=: Che F
Verbo
tirare
Prep N2
+ + -
Particella
N0=: N-um
N0= N anim
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “su”
+
- -
tirare
su
soldi, un po’ di soldi
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
-
?
-
-
+
-
+
- +
tirare
su
Il server, il firewell
-
-
+
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
+
- +
tirare
su
-
-
+
-
+
+ +
-
-
-
-
+
-
?
-
+ +
To take *up with,
to raise (a iussue)
+
- +
tirare
su
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
+ -
+
+ + +
+
- -
tirarsi
su
una questione,una
critica,una polemica,
una messa in scena
Un pesce
enorme,un’orata
I capelli
+ Di un sistema telematico:
farlo ripartire
+
Sollevare,portare
all’attenzione o alla
discussione,tirare in ballo
+
pescare
-
-
+
-
-
+
-
-
+
+ +
-
-
+
+
? +
+
Avvolgerli
to pin up, to put up
+
- -
Tirarsi
Su
-
-
+ +
-
+
-
-
-
+
-
? +
+ + +
+
alzarsi
La lampo,la gonna,i
pantaloni
27
-
to reel in
To zip up\to hitch
up,to hick up
. Di tirar su roba buona che quella sì che fa dimenticare tutto.(…..) Si buttò a capofitto in quella operazione. Tirò su. Passò la banconota arrotolata alla ragazza che imitò quasi alla perfezione le gesta del ragazzo.
Prima una narice, poi l’altra. Finito il rito poggiò la testa sul sedile reclinandola verso il finestrino alla sua destra. Giacomo tirò anche l’ultima striscia. Si passò il pollice e l’indice vicino le narici per levare qualche
residuo di polvere bianca ed iniziò a tirare su, com’era suo solito…“Hey! Non dici più niente? Ti dovrebbe tirare su e invece…(www.anonimiscrittori.it )
28
Un caposquadra edile tira su 500 sterline alla settimana ,a building overseer picks up £ 500 a week (Hoepli, 2004); Come si può tirare su soldi legalmente senza chiederli ai genitori e senza chiedere prestiti?
(www.it.answers.yahoo.com )
116
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avv fra V e Part
Parafrasi
+
- -
avere
Fuori
del denaro
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
? +
+
-
-
-
averlo impegnato
+
+ -
buttare
fuori
L’aria
-
-
+
-
-
+
-
+
-
+
-
-
-
+
+
-
+
?
espirare
+
+ -
buttare
fuori
Il cibo
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
+ +
-
-
+ +
vomitare
+
- -
buttare
fuori
La rabbia,lo stress
-
-
+
-
+ +
-
-
-
+
-
+
? ? +
-
+ +
liberarsi
+
- -
buttare
fuori
La verità, Che F
-
-
+
-
-
-
+
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
confessare,dire
+
- -
buttare
fuori
Il dipendente
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+
+ +
licenziare
+
- -
cacciare (fuori) una teoria, una moda
-
-
+
-
+
-
-
-
+
+
-
-
-
+
-
-
+ +
scoprire
+
- -
cacciare (fuori)
I soldi
-
-
+ +
-
+
-
-
+
+
-
-
+ +
-
+
+ +
sborsare
+
- -
chiamare
La coppia avversaria
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+ +
fuori
Prep N2
N0= N anim
N0=: N-um
Verbo
Particella
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”
Esempio di N1
-
117
+
?
far raggiungere i
punti
Phrasal verb
to throw out, o push
outto kick out
To throw up, to
discover
ßàthe player is out
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto (Vpart = Vsup)
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avv fra V e
Part
-
+
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+
- -
dare
fuori
Un romanzo
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
-
-
+
+
pubblicare
-
- +
dare
fuori
Le rose,la muffa
-
-
+
+
-
+
-
-
+
-
+
-
-
+
-
-
+
+
produrre
+ + -
dare
(fuori)
Un grido di gioia
-
-
+
-
+
-
-
-
+ +
-
+
-
+
-
-
+
?
dare, emettere
To give off
+
- -
dare
fuori
-
-
+
-
+
-
-
+
-
-
-
-
? +
-
-
+
?
esternalizzare
To outsource
+
- -
dare
fuori
Un processo
econom
I soldi
-
-
+
-
-
+
-
-
-
+
-
-
+
+
-
-
+
+
sborsare
-
- +
dare
fuori
Il rosso
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+
scolorire
+
fare
fuori
Il nemico
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
-
+ +
+
- -
fare
fuori
tutto il patrimonio
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+
Uccidere\
farsi
fuori=suicidarsi
dilapidare
To gun down, to blow away,
to take out,to bump off,to
rub out, to wipe out
to take out
+ + -
fare
fuori
La pasta,il vino
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+
divorare
To eat up,to drink up
+
- -
fare
fuori
una poltrona
-
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+
disfarsi,buttare
To do away with,to do for
+
- -
fare
fuori
Prodi
dal
governo
+
-
-
-
-
-
-
-
+
+
-
+
+
-
+ +
+
estromettere
To kick out, to weed out
+ +
+
118
N 0V Part N1 ó N1 essere P
N1=: N -um
-
+
N1=: Num
fuori
Parafrasi
vomitare
Prep N2
- -
Esempio di N1
uno snack
Particella
N0= N anim
+
Verbo
dare
N0=: N-um
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”
Phrasal verb
To throw up
ßà the book is out
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avverbio fra V e
Part
+
-
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+ +
Il romanzo
(In un’ora)
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+ +
Parafrasi
Sedurre,
possedere (sett.)
Finire di leggere
fuori
la pietanza
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
? +
+ +
vomitare
Phrasal verb
To knock off (slang), to
tear off a bit
To Knock *out (in..),to
finish off,to read quickly
to throw* up
lasciare
fuori
Eva
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+ + +
+ +
escludere
To crowd out, to let out
- -
mandare
fuori
Un libro
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
-
? + +
pubblicare
To get out
+ + -
mandare
fuori
del cibo
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
? +
?
vomitare
To throw up
+
- -
mangiare
fuori
Un panino
-
-
+ +
-
+
-
+
-
-
-
-
-
+ +
-
+
-
fuori casa
+
- -
mettere
fuori
I soldi
-
-
+ +
-
+
-
-
-
+
-
-
+
+
? ? +
?
sborsare
To get out
-
- +
mettere
fuori
Le foglie
-
-
+ +
-
+
-
-
+
-
-
-
+
+
? ? + +
fare fiorire
To get out, to bring out
+
- -
mettere
fuori
-
-
+
-
-
+
+
-
-
+
-
-
+
+
-
-
+
- +
portare
fuori
una notizia,un
articolo,un’idea
Il meglio di me
-
-
+
-
+
-
-
-
-
- -
+ +
+
-
-
+
- -
portare
fuori
La fidanzata
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+ + +
- -
Verbo
fare
fuori
Esempio di N1
una donna
+
- -
fare
fuori
+ + -
gettare
+
- +
+
Particella
+
N0=: N-um
N0= N anim
-
N0=: N um
Prep N2
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”
dal discorso +
119
-
-
+ + Diffondere,pubblicare, To get *out, to bring out
manifestare
+ +
rivelare,mettere in
To bring out
evidenza
+ +
Far uscire
To take out
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avverbio fra V e
Part
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
+ +
+ +
Parafrasi
vomitare
+
- -
ricacciare
fuori
Un ciao
-
-
+
-
+
-
+
-
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
emettere,dire
+
- -
sputare
fuori
-
-
+
-
-
-
+
+
? +
-
-
-
+
-
-
+ +
dire
+
- -
tagliare
fuori
La verità,un
insulto
Il reparto
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
-
-
+
+
- -
tagliare
fuori
La concorrenza
dal mercato
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
-
+
+
- -
tenere
fuori
+
-
+
-
-
-
-
+ +
-
+ +
+ +
- -
tirare
fuori
dalla propria
vita
-
+
+
La madre
I problemi
scuse,pretesti,
un argomento
- separarlo dal corpo di
To cut *out
appartenenza
+ escludere
To cut out, to cut off, to
freeze out
+ +
escludere
To keep* out of
-
+
-
+
-
+
-
-
+
-
+
-
+
-
-
+ +
+
- +
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
-
-
+
-
-
tirare
fuori
La verità
A Eva
Esempio di N1
120
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
N1=: N -um
-
Verbo
N1= :N concreto
N1=: Num
gli ingredienti
Particella
fuori
N0=: N-um
ricacciare
N0= N anim
+ + -
N0=: N um
Prep N2
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”
Phrasal verb
to spew out
To spit out
Addurre come
To throw up,to bring up
giustificazione,trovare
(a topic)
+ +
far Confessare,
To prise out,
cavare,estorcere
to get *out of sb.\
ßàconfessare,dire
to drag *out of
N2V PartN1
ßàto get *out,
To came out with,
to drag up,to throw out
,to put up
fuori
+
- -
gli attributi,le
palle
disprezzo
inserzione di Avv fra V e Part
tirare
Passiva2
- -
Passiva1
+
object shift
Un’amico
Ppv=: lo
fuori
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
tirare
uso supporto ( V part = Vsup-ext)
- -
uso neutro ( N1 V Part)
+
senza verbo
una moda
Senza particella
fuori
senza N1
tirare
N1=: Che F
- -
N1= : N ristretto
+
N1=: N astratto
tirare
N1= :N concreto
- -
N1=: N -um
+
N1=: Num
- -
Esempio di N1
fuori
La grinta,
l’entusiasmo,il
meglio di sè
fuori
I soldi
-
-
+
-
+
-
-
-
-
+
-
+
-
+
-
-
+
+
-
-
+
+
-
+
-
-
-
+
-
-
-
+
?
?
+
+
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+
+
+
+
?
-
+
-
-
+
-
-
-
+
-
-
-
+
-
-
+
+
-
+
-
+
+
-
-
+
-
-
+
-
+
-
-
-
+
vomitare (fuori)
Prep N2
Particella
N0= N anim
+
Verbo
tirare
N0=: N-um
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “fuori”
dai guai,dalla
situazione,dai
pasticci
per la società
121
Parafrasi
Phrasal verb
mostrare
To get out,
to stick out
Sborsare, sganciare To pull out, to fork out, to
ante up,to put up money
scoprire
To find out, to discover,
To start a fashion
Cavare,far uscire
To get *out of,
to bail out
mostrare coraggio
(idiom ??)
mostrare
to bring* up,to vomit out
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsupext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
?
-
+ +
?
Fare,proporre29
-
+
-
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+ +
+ +
?
mantenere
To carry on
-
+ +
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
?
-
addurre,proporre,
presentare
To put forward,
To hold up
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
+
-
+
+ ?? ?? + +
far funzionare
To put forward,
spostare
to put* forward,
Sostenere,far
procedere
inserzione di Avv fra V e Part
N1=: N -um
Esempio di N1
Passiva2
N1=: Num
-
2
Prep N
- -
Verbo
Particella
N0= N anim
+
N0=: N-um
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “avanti"
Parafrasi
Phrasal verb
+
- -
mandare avanti
+
- -
mettere
avanti
+
- -
mettere
avanti
Le proprie idee,la
richiesta
L’accusa di brogli
La famiglia,l’azienda,la
casa,la baracca
scuse, pretesti, interessi
Personali,il fatto
che,ilCandidato
La lavatrice
+
- -
mettere
avanti
L’orologio,le lancette
Di due ore
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+ +
-
+
- -
portare
avanti
Un discorso,un’idea,la
gravidanza,un’indagine
-
-
+
-
+
-
+
-
-
-
+
+
-
+ +
+ + +
+
- -
portare
avanti
La famiglia,l’azienda
-
+
-
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+ ?? + +
?
mantenere
to follow through, to
pursue, to carry out ,to
push ahead\forward\on
To keep up
+
- -
spingere avanti
La storia,l’idea
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
+
-
-
+ +
-
+
-
Protrarre,sostenere
To keep on
+
- -
tirare
avanti
Le trattative
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
?
-
-
+
-
far procedere
To keep on,to spin out
+
- -
tirare
avanti
La famiglia,la baracca
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
-
-
+ +
mantenere
To keep up
buttare
avanti
29
-
E’ naturale che a una persona così venga in mente di buttare avanti in anticipo l’accusa di brogli, opera di comunisti abilissimi, capaci di estrarre e riporre ...
www.ulivo.it/, La cosa sconvolgente è che il nostro amico Bush continua a buttare avanti lo spauracchio degli attentatori suicidi www.luogocomune.net/
122
+ +
+ +
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto ( V part = Vsupext)
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
Passiva2
inserzione di Avv fra V e Part
-
-
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+ +
+ +
-
-
+ avere nell’animo
- -
avere
dentro
+
- -
buttare
dentro
La palla
-
-
+ +
-
+
-
-
-
+
-
-
+
+ + +
+
?
fare goal
+
- -
buttare
dentro
L’aria
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+ +
-
+ +
inspirare
+
- -
buttare
dentro
La seconda
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+
inserire
to shift into second gear
+
- -
buttare
dentro
Il ladro
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+ + +
+ +
arrestare
to fetch in
+
- -
covare
dentro
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+ +
+
?
-
+ +
covare
+
- -
dare
dentro
L’usato
alla Fiat
-
+ +
-
-
-
+
-
-
-
-
-
+ +
-
+ +
restituire
+
- -
mettere
dentro
La palla
-
-
+ +
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+ +
-
+
?
fare goal
+
- -
mettere
dentro
La seconda
-
-
+
-
-
+
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+
?
inserire
to shift into second gear
+
- -
mettere
dentro
Il colpevole
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+ + +
+ +
arrestare
To send down
+
- -
portare
dentro
Ugo
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+ + +
+ +
arrestare
+
- -
ricacciare
dentro
Il dolore,le lacrime
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
+ +
? + +
Trattenere
to bring inside,to take
in,
to hold back,to keep in
+
- -
sbattere
dentro
Il criminale
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+ + +
arrestare
To bang up
+
- -
tenere
dentro
Un segreto
-
-
+
-
+
-
-
-
+
-
-
+
-
+ +
? + +
nascondere
To cork up\down
+
- -
Tirare
dentro
L’amica
In un piano
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+
? + +
coinvolgere
to bring into, to drag
into
Verbo
Prep N
Particella
2
N0= N anim
+
Esempio di N1
Un fermento politico
N0=: N-um
N0=: N um
object shift
Passiva1
N1=: Num
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “dentro”
propositi di vendetta
123
-
-
-
?
+ +
Parafrasi
Phrasal verb
To give back
inserzione di Avv fra V e Part
object shift
Passiva1
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
uso supporto : V part = Vsup-ext
uso neutro ( N1 V Part)
senza verbo
Senza particella
N1= : N ristretto
N1=: N astratto
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
+
? + +
-
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
-
+ +
+
- -
dare
dietro
L’auto
A Ugo
-
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
+
restituire
+
- -
dire
dietro
cattiverie
agli amici
-
-
-
-
-
+ +
-
-
-
-
-
+
-
-
-
+
dietro le spalle
+
- -
gettarsi
dietro
Il passato
-
-
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
-
+ +
dimenticare
+
- -
lasciare
dietro
tutti gli altri
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+ +
+ +
+ +
superare per meriti
To leave back
+
- -
lasciarsi
dietro
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
+
-
-
+
?
dietro le spalle
To leave behind
+
- -
portarsi
(dietro)
gli anni più
belli
quell’abitudine
-
+
+ +
+
-
+
-
+
-
-
-
-
+
+
-
+ +
portare con sè
to bring* along;
+
- -
tirare
dietro
Insulti
A Max
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+ +
+ +
Fare,lanciare
To hure
-
- +
tirarsi
dietro
conseguenze
-
-
+
-
-
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
- -
tirarsi
dietro
Il figlio
+ +
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
-
+ +
portarsi
+
- -
tirarsi
dietro
gli insulti di tutti
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
+
-
+ +
attirarsi
+
- -
trascinarsi (dietro)
I problemi
-
-
+
-
+
-
+
-
+
-
-
+
-
+
+
-
? +
Prolungare
To drag out
+
- -
trascinarsi (dietro)
Il fratellino
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
-
+
?
-
+ +
portarsi
To bring along, to drag along
in ogni dove +
124
Passiva2
-
-
senza N1
Ai clienti
I ricordi
N1=: Che F
L’abito
dietro
N1=: N -um
dietro
buttarsi
N1=: Num
buttare
- -
Esempio di N1
Prep N2
- -
+
Verbo
Particella
N0= N anim
+
N0=: N-um
N0=: N um
N1= :N concreto
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti da particella “dietro”
Parafrasi
Phrasal verb
svendere
To throw *behind
dimenticare,superare
+ Comportare (N0= la crisi)
to talk behind someone's
back"
to bring along,to put behind
To involve
To drag along
N1=: Num
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto : V part = Vsup-
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
inserzione di Avv fra V e Part
+
+
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
-
+
riavere
To get
-
-
+
+
-
+
-
-
-
-
+
-
+
+
+
-
+
+
acconciarli
to fling back
alla banca
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+
+
richiedere
To ask again
alla biblioteca -
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
-
+
ridare
To give back
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
+
+
?
+
+ superare per meriti
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
-
+
+
-
+
+
,non avere più
To get over,to get through
L’orologio
di due ore
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
+
+
-
+
+
spostare
To put back,to turn back
indietro
L’oggetto
a Max
+
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
+
+
+
riportare
To take back,to bring back
portare
indietro
Giovanni
all’infanzia
-
+
-
+
-
+
+
-
-
+
-
-
+
+
+
+
-
- -
prendere
indietro
I regali
Dal marito
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
?
riprendersi
+
- -
ricevere
indietro
La lettera
da Bob
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+
?
ricevere di nuovo
To get back
+
- -
spedire
indietro
Il pacco
al mittente
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
+
+
+
rispedire
To send back
+
- -
tirare
indietro
I capelli
alla figlia
-
+
+
-
+
-
-
-
-
+
-
+
+
-
-
+
+
pettinare
To push back
+
- -
volere
Il libro
da Anne
-
+
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+
+
rivolere
To want back, to take back
- -
+
- -
buttare
+
- -
chiedere
indietro
denaro
+
- -
dare
indietro
Il libro
+
- -
lasciare
indietro
I colleghi
-
+
- -
lasciarsi
indietro
La fanciullezza
+
- -
mettere
indietro
+
- -
portare
+
- +
+
Particella
+
Verbo
Esempio di N1
avere
indietro
L’anello
N0=: N-um
N0= N anim
Da Eva
N0=: N um
Prep N2
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “indietro”
indietro I capelli,la testa
indietro
125
Parafrasi
Phrasal verb
To leave back,
riportare,far rivivere To bring back, to carry back
sotto
Lo studente
+
- -
prendere
sotto
una questione
+
- + ricacciare
sotto
La squadra
+
- -
tenere
sotto
I popoli
+
- -
tenere
sotto
Lo studente
+
- +
tirare
sotto
una gallina
+
+ +
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+ +
+ +
travolgere
To run down
+
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
+ +
-
-
-
+
investire
To do down
-
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
?
Di nascosto
-
+
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
+ +
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
-
+
-
+
-
+
-
-
-
-
-
-
+
A meno 2 +
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+ +
+
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+ +
+ + far retrocedere Di
X punti
+ +
dominare
Ad
+
un’esame
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+ +
(per un’ora)
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
+ +
+ +
+ +
investire
-
A lavorare +
-
-
126
+
+
inserzione di Avv fra V e Part
mettere
Passiva2
- -
object shift
Passiva1
+
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
Un cane
uso supporto : V part = Vsup-
mettere
uso neutro ( N1 V Part)
- +
senza verbo
qualcosa
+
Sottosotto
sotto
Senza particella
fare
senza N1
- -
N1=: Che F
+
N1= : N ristretto
Un pedone
N1=: N astratto
una bici
sotto
Esempio di N1
N1= :N concreto
sotto
fare
N1=: N -um
buttare
- +
N1=: Num
- +
+
Prep N2
N0= N anim
N0=: N-um
+
Verbo
Particella
N0=: N um
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “sotto”
Parafrasi
+ +
investire
+
? + +
pressare
-
-
affrontare
+ +
Phrasal verb
To run into, to run down,to
run over
To work sb. Hardßàto
knuckle down
To deal with, to go about,
to square up
To put down, To walk
over, to hold down
To run down to suck down
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto : V part = Vsup-
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
object shift
Passiva1
Passiva2
+
-
-
-
-
+
-
-
+ +
sprecare
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
-
-
+ +
disprezzare
-
-
+
-
-
-
-
+
+
-
-
-
+
? +
+ +
buttare,disfarsi
to throw away or out
-
+
-
+
-
-
-
+
+
-
+
-
+
? ? + +
accantonare,liberarsi
To set aside, to wash out
-
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+ +
sbarazzarsi,regalare
-
+
-
+
-
-
-
+
-
-
-
-
+
-
-
+ +
sprecare
-
+ +
-
-
-
-
+
+
-
-
-
+
+
-
+ +
gettare
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
+
+
-
+
+ ?
licenziare
un po’ di soldi
-
-
+ +
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
?
-
+ +
I giocattoli,la
stufa,i pregiudizi
-
-
+ +
+
-
-
-
-
+
-
-
-
+
? +
buttare
via
+
- -
buttare
(via)
L’abito vecchio
-
+
- -
cacciare
(via)
I cattivi pensieri
-
+
- -
dare
via
gli abiti vecchi
-
+
- -
gettare
(via)
+
- -
gettare
(via)
+
- -
mandare
via
Il dipendente
+
- -
mettere
via
+
- -
mettere
via
Prep N2
- -
Particella
+
N0=: N-um
(via)
Un’occasione, dietro cose tempo,denaro
inutili
30
una persona
+
La propria vita in sogni
impossibili
I giornali vecchi
-
127
inserzione di Avv fra V e Part
N1= : N ristretto
-
buttare
N1= :N concreto
-
- -
Esempio di N1
N1=: N -um
-
+
Verbo
N1=: Num
+
N0= N anim
+ +
N0=: N um
N1=: N astratto
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “via”
Parafrasi
Phrasal verb
To lash out, to throw*
away
To sniff at,to sneer down
mettere da parte,
risparmiare
+ + togliere di mezzo,
riporre, accantonare
To fling \throw out
to boot out
To tuck away,to put
aside,to put by
To tidy away,to lay
aside,to pack away
N1=: N -um
N1= :N concreto
N1=: N astratto
N1= : N ristretto
N1=: Che F
senza N1
Senza particella
senza verbo
uso neutro ( N1 V Part)
uso supporto : V part = Vsup-
object shift
Passiva1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
-
+
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
+
+
-
-
-
-
-
-
-
-
-
+
-
+ +
+ +
+ +
-
-
-
-
+
-
-
-
+
-
+ +
+ Far morire
(N0=lafebbre)
+ Assorbire,richiedere
(N0=il lavoro)
+ Comprare,portare con
sè
+
Rubare,sottrarre
-
+
-
+
-
-
-
+ +
-
+
-
+
-
+ +
+
-
+
-
+
-
-
-
-
+
-
-
-
+
-
+ +
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
? +
+ Eliminare,fare piazza
pulita
+
divorare
dal
partito
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
-
-
+
? + +
+
epurare
To brush off
-
+
+
-
+
-
-
-
-
-
-
-
+
-
?
-
+
divorare,finire
to polish off, to
mop up,to whip off
-
-
+
+ +
-
-
-
-
+
-
-
-
+
-
+ +
+
Cancellare
+ +
+ +
-
-
-
+ +
-
-
-
+
-
+ +
+
strappare
-
-
+
-
-
-
-
?
-
+
-
-
+
raffazzonare
+
- +
portare
via
molto tempo
+
- -
portare
via
due humburger
-
+
- -
portare
via
I gioielli,i figli
+
- +
scacciare (via)
L’angoscia
Alla
madre
-
+
- +
spazzare
via
+
+ -
spazzare
via
I pregiudizi,la
corruzione
Il dolce
dalla
società
-
+
- +
spazzolare via
Il candidato
+
- -
spazzolare via
Le tagliatelle
+
- -
spazzolare via
+
- -
strappare
via
I file, i miei
pensieri
Il figlio
+
- -
tirare
via
Un lavoro
Particella
inserzione di Avv fra V e Part
N1=: Num
-
- +
A Eva
alla
madre
-
+
+
128
-
Passiva2
Prep N2
-
N0= N anim
N0=: N-um
+
N0=: N um
-
-
Verbo
portare
Esempio di N1
via
Il nonno
N0 V Part N1 ó N1 essere Part
Ppv=: lo
Verbo+Particella ---Usi transitivi e neutri seguiti dalla particella “via”
-
+
Parafrasi
liberarsi
Phrasal verb
to take* (up)
To take away
To steal
To get rid of
To carry away,to
sweep away
To mop up
to botch (up)
129