Il Veneto e i rapporti con Roma (PDF file - 87 Kb)

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. ADRIA . PADOVA . ALTINO . C ON C OR D I A . A Q U I L E I A .
VIA ANNIA
IL VENETO E I RAPPORTI CON ROMA
Il controllo politico di Roma sul territorio veneto è l’esito di un processo storico graduale.
Le radici del rapporto tra Veneti e Romani sono documentate dalla seconda metà del III secolo a.C., con trattati di alleanza, a fronte di un comune pericolo. I Celti Insubri e Boi rappresentavano un ostacolo alla volontà espansionistica
di Roma oltre che una minaccia per i Veneti, che avevano già ceduto la pianura veronese ai Celti Cenomani. Polibio
colloca i Veneti nell’elenco delle forze alleate di Roma, contro i Celti sconfitti, dopo diversi scontri, a Casteggio (Clastidium) nel 222 a.C. Nel 218 a.C., di fronte al pericolo di Annibale che varcava le Alpi, i Veneti risultavano di nuovo alleati
di Roma.
Questo solido rapporto è il presupposto della fondazione di Aquileia (181 a.C.); per tale operazione i Romani dovevano poter contare sulla salda alleanza con i Veneti, se non sul loro appoggio logistico: per la colonia viene individuato
un territorio lontano da Roma, al margine dell’arco adriatico, verso un confine inquieto per le pressioni degli Histri e
delle genti celtiche alpine.
Le fonti storiche narrano come le città venete abbiano poi cercato l’appoggio di Roma. Per sedare ribellioni interne
giungeva a Padova nel 175 a.C. il console Marco Emilio Lepido, mentre il senato di Roma interveniva per sanare controversie di confine, tra Padova ed Este (141 a.C.) e tra Este e Vicenza (131 a.C.). I cippi posti in quella occasione per
ribadire i confini erano già scritti in latino, mentre la lingua locale era ancora il venetico.
L’ingerenza romana nella politica locale, sostenuta dalle classi élitarie con interessi commerciali, era ormai palese e la
gestione del territorio passava progressivamente di mano. In quest’ottica rientrano le imprese volte alla stesura delle
strade, come l’Annia e la Postumia, realizzabili solo in pieno accordo con le strategie territoriali locali e al centro di una
vera e propria politica alto-adriatica.
L’infrastruttura viaria infatti rispondeva non solo al controllo politico del territorio, ma anche al collegamento dell’Italia nord-orientale con il resto del mondo romano: una regione ricca, fertile e strategicamente proiettata verso il centro
dell’Europa.
Quando, nell’età di Cesare, le città venete vengono convertite in municipia, il lungo processo di trasformazione appare
consolidato anche in termini istituzionali.
LE STRADE DELLA VENETIA
Se da un lato il sistema stradale romano deve giocoforza ricondursi a un disegno generale che trova le sue origini in
un piano organico “inteso ad abbracciare l’intera Italia o meglio ancora l’Impero”, dall’altro va sottolineata la difficoltà
di identificare, anche in ambito regionale, una rete stradale cronologicamente omogenea, dal momento che questa
dovette subire, nel corso dei secoli, numerose trasformazioni, non solo rispetto alla definizione dei tracciati ma anche
rispetto alla gerarchia delle strade stesse.
Quando anche l’Italia settentrionale entrò nell’orbita politica di Roma, fondamentale necessità fu quella di mettere i
suoi centri in collegamento con la capitale e con le altre regioni della penisola: in questo senso la prima strada a essere
realizzata, intorno al 220 a.C., fu la via Flaminia che metteva in comunicazione Roma con Rimini; da qui successivamente, nel 187 a.C., Emilio Lepido stese un’altra via, la Aemilia, che andò a collegare la colonia adriatica, fondata nel
268 a.C., con la colonia di Cremona (e Piacenza, fondate entrambe nel 218 a.C.).
Risale invece o al 131 o al 153 la realizzazione della via Annia, una delle più importanti arterie stradali del Veneto in epoca
romana, mentre nel 148 a.C., un’altra via fondamentale per l’Italia settentrionale, la Postumia, fu stesa da Genova ad Aquileia (e di qui altre strade avrebbero portato verso il Norico, la Pannonia e l’Illirico), così da collegare il mare Ligure a quello
Adriatico; nel suo tracciato la Postumia convergeva nell’Annia in prossimità del sito che sarà poi di Iulia Concordia.
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Al 132 a.C. risale poi la via Popillia testimoniata nel suo percorso da Rimini ad Adria da un noto miliare; tuttavia la
strada doveva proseguire in direzione di Altino per unirsi all’Annia probabilmente all’altezza di Ad Portum-Porto Menai, secondo quanto si può ricavare dalla Tabula Peutingeria: tale via andava a rafforzare i collegamenti in relazione
al sistema portuale lungo la costa della futura Venetia centro meridionale, sistema che già allora doveva essere in
progressivo sviluppo.
Padova, infine, era in comunicazione con la sua area pedemontana, attraverso almeno tre vettori, uno di transumanza
verso l’altopiano di Asiago, uno verso la valle del Brenta e uno, noto come via Aurelia, forse databile intorno al 75-74
a.C., che doveva raggiungere Asolo e probabilmente di qui convergere sulla vallata del Piave e sulla direttrice della
Claudia Augusta. Quest’ultima, stabilizzata dall’imperatore Claudio intorno al 46 d.C. e in partenza da Altino, doveva
correre, contrariamente a quanto generalmente si dice, lungo la destra del Piave, toccare Treviso e Feltre, da dove poi
si sarebbe diretta oltralpe e al bacino danubiano.
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