L’INFORMATORE ENDODONTICO Estratto dal Vol. 2 n° 4, 1998 Le emergenze in Endodonzia JOE H. CAMP, DDS, PA IL TRIDENTE EDIZIONI ODONTOIATRICHE Le emergenze in endodonzia Joe H. Camp, DDS, PA L’Endodonzia riveste un ruolo significativo in moltissimi studi dentistici e l’abilità nel saper gestire le emergenze che possono richiedere una terapia endodontica è sicuramente molto importante. Ogni dentista prima o poi incontrerà pazienti che richiederanno una terapia immediata sia per motivi di dolori sia per cause traumatiche, che si affacciano alla sua attenzione sia durante che al termine del regolare orario di studio. Sapere come gestire questi casi e come risolvere questi problemi può rappresentare la differenza tra una prognosi buona ed una sfavorevole per i denti in causa, per non parlare poi dell’immediato sollievo per il paziente. Situazioni cliniche in cui deve essere preso in considerazione il trattamento endodontico di emergenza La prima situazione è rappresentata dal danno successivo ad un trauma. Secondo il nostro parere, ogni danno da trauma rappresenta una vera e propria emergenza. Non si deve mai formulare una diagnosi di danno traumatico per telefono. Bisogna che il paziente si presenti di persona per renderci conto della situazione. Può anche non essere necessario eseguire un trattamento immediato, ma occorre vedere il paziente per fare una corretta diagnosi. Le descrizioni che i pazienti o i loro parenti fanno per telefono sono spesso esagerate, erronee, talvolta sottovalutate, e il caso non può essere valutato basandosi su informazioni di questo tipo. I pazienti che hanno subito un trauma debbono essere visitati immediatamente, e se l’incidente è avvenuto dopo l’orario di studio, l’odontoiatra deve visitare il paziente nel proprio studio o andare anche al pronto soccorso dell’ospedale se il paziente è ricoverato là. Per quanto riguarda la Pag. - 24 prognosi, i pazienti che hanno subito certi tipi di trauma devono essere visti e trattati immediatamente affinché essa sia favorevole. La prima evenienza che viene in mente è l’avulsione del dente. Sarebbe auspicabile che il dente avulso fosse reimpiantato sul luogo dell’incidente piuttosto che il paziente o il suo accompagnatore lo portino in studio e il dentista lo reimpianti. Lo scopo è quello di rimettere il dente nell’alveolo prima possibile. Se il dente non può essere reimpiantato sul luogo dove è avvenuto l’incidente, il paziente dovrebbe mettere il dente in un flaconcino contenente soluzione fisiologica per mantenere la vitalità del legamento parodontale. A casa come mezzo di contenzione può essere usato il latte. In ambiente ospedaliero ci saranno altri mezzi, ma il latte è abitualmente disponibile in casa. Se i tessuti sono lacerati e i denti spostati, è necessario che questi siano riposizionati al più presto possibile (Fig. 1). Se un dente è fratturato si provvederà a ricoprire la zona fratturata per proteggere la dentina esposta. Molte volte eseguire una legatura farà parte del trattamento d’urgenza. I denti lussati o avulsi debbono essere riposizionati in maniera appropriata, e se l’osso è staccato le parti devono essere riavvicinate di nuovo insieme in senso vestibolo-linguale. Occorre suturare ogni lacerazione dei tessuti ed esaminare ogni ferita delle labbra e degli altri tessuti molli per valutare la presenza di corpi estranei che, se presenti, andranno rimossi. Se si lasciano dei frammenti estranei in una lesione delle labbra, per esempio, si avrà una notevole reazione con formazione di abbondante tessuto cicatriziale che richiederà, normalmente, un intervento di chirurgia plastica. Se invece si provvede alla rimozione di tutti i frammenti, L’Informatore Endodontico Vol. 2, Nr. 4 si può evitare, o almeno ridurre notevolmente, il rischio di complicazioni. Un altro tipo di situazione di emergenza è la frattura della radice (Fig. 2). Se si possono riavvicinare i frammenti ed immobilizzarli, il dente avrà una prognosi eccellente e potrà non richiedere la terapia canalare. Se invece si lasciano i frammenti separati, non si avrà la loro unione proprio come succede nelle ossa lunghe della gamba o del braccio, e si avrà quindi un problema dal punto di vista della stabilità e una prognosi decisamente più sfavorevole. Se questi casi non vengono presi in esame immediatamente ed esiste sanguinamento fra i segmenti fratturati, c’è da aspettarsi entro poche ore la formazione di un coagulo. Diventerà allora un problema ridurre la frattura e riunire di nuovo insieme i frammenti. A parte il trauma, un’altra situazione di emergenza in endodonzia è rappresentata dal paziente che si presenta alla nostra osservazione in preda al dolore. Anche questa può essere considerata un’emergenza, ma non dello stesso tipo di quella dovuta ad un trauma. Al trauma bisogna dare la priorità assoluta, dal momento che se un mal di denti viene trattato con un paio d’ore d’attesa, questo non cambierà la prognosi. Certamente il paziente soffrirà più a lungo se verrà visitato con ritardo, ma dal punto di vista della prognosi questo tipo di emergenza non è così critico come quello dei casi traumatici. Quando ci si trova al telefono con un paziente affetto da mal di denti, è importante sapere se è presente un gonfiore. Se il paziente riferisce gonfiore è necessario che il paziente si presenti in giornata alla nostra osservazione, e se il gonfiore è sotto la lingua va visitato con precedenza assoluta. Generalmente, il gonfiore in sede mascellare non è molto allarmante, come anche il gonfiore nella 1a 1b 1c Figura 1a Splintaggio errato degli incisivi traumatizzati. Lo splintaggio rappresentato nella figura arreca danno alla gengiva, comporta un’eccessiva pressione sui denti impedendo la corretta guarigione ed è causa di riassorbimento radicolare. Figura 1b La radiografia dello splintaggio mostra un incorretto riposizionamento dei denti traumatizzati. Figura 1c L’incisivo è stato riposizionato dopo che il precedente splintaggio errato è stato rimosso. I denti possono essere riposizionati entro 48 ore, dopo di che si deve ricorrere allo spostamento ortodontico. Dopo il riposizionamento, il dente è stato splintato con un filo metallico e del composito. L’incisivo adiacente scheggiato è stato restaurato e la gengiva lacerata è stata suturata. Pag. - 25 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Camp si è laureato in Odontoiatria presso la University of North Carolina School of Dentistry e si è quindi specializzato in Pedodonzia presso la Indiana University ed in Endodonzia presso la University of North Carolina. Attualmente esercita la propria attività professionale limitatamente all’endodonzia a Charlotte, N.C.. Ha tenuto un elevato numero di corsi e conferenze ed ha pubblicato un elevato numero di articoli su Figura 2a Frattura radicolare. Si noti il dislocamento del segmento incisale. La frattura deve essere ridotta al più presto possibile. Figura 2b Un tessuto calcificato ha saldato i segmenti fratturati. Il dente era rimasto splintato per 4 mesi. Figura 2c Alcuni anni dopo l’incidente si nota la formazione di un callo al di sopra della linea di frattura e la calcificazione del canale radicolare. 2a zona esterna della mandibola, ma quando è presente gonfiore sul lato linguale dei denti dell’arcata inferiore, ci può essere un serio problema che può anche richiedere l’ospedalizzazione se il gonfiore è notevole. Questo per la disposizione dei piani facciali e per il percorso della cellulite che si diffonde attraverso i tessuti. Il gonfiore si diffonderà in basso nel collo e può far nascere seri problemi. Questa zona è anche difficile da drenare per la sua anatomia. Ci sono molte strutture anatomiche che devono essere evitate in quest’area. E’ buona norma affidare questi casi al chirurgo orale perché provveda a realizzare un drenaggio esterno. Quando iniziare la terapia endodontica dopo un trauma e quando aspettare E’ utile dividere i denti in due categorie: quelli con radici non completamente formate e con apice immaturo e quelle con apice completamente formato. Se l’apice è immaturo, ogni trattamento deve mirare a mantenere il dente vitale, 2b Pag. - 26 perché se la vitalità viene meno, la radice non potrà completare il suo sviluppo e per quanto riguarda la permanenza del dente nell’alveolo la prognosi peggiorerà, indipendentemente dal tipo di trauma. Per i denti con apice maturo ci sono due sottotipi per i quali la terapia endodontica deve essere effettuata entro le prime due settimane: denti avulsi e denti intrusi. Questi devono essere sempre trattati endodonticamente (Fig. 3) e il loro trattamento deve sempre prevedere una terapia con idrossido di calcio per ridurre il rischio di un successivo riassorbimento radicolare. Se i denti sono semplicemente mobili, non c’è urgenza di trattamento endodontico, a meno che lo spostamento non superi i 5 mm. Se lo spostamento è meno di 5 mm, l’approccio consigliato è quello di aspettare e tenere i denti sotto osservazione. Ciò significa rivedere il paziente periodicamente per controllare la vitalità dei denti. Se il dente lussato viene immobilizzato con uno splintaggio, questo deve essere mantenuto per circa 7-10 giorni. 2c argomenti di traumatologia, pedodonzia ed endodonzia. E’ professore associato nel reparto di endodonzia della University of North Carolina School of Dentistry. Il Dr. Camp è membro dell’International College of Dentists e dell’American College of Dentists. E’ anche autore di capitoli di numerosi testi di traumatologia e di pedodonzia. L’Informatore Endodontico Vol. 2, Nr. 4 Quando lo splintaggio viene rimosso, si comincia ad eseguire sul dente i test del caldo, del freddo e il test elettrico e si ripetono questi test ogni mese per i primi tre mesi, quindi ogni tre mesi per il primo anno ed infine ogni sei mesi per due anni. Se lo spostamento è minore di 5 mm e l’apice è maturo, circa il 50% di questi denti avrà bisogno di trattamento endodontico, perciò è bene assicurarsi che essi abbiano veramente bisogno di essere trattati, in quanto esiste il 50% di probabilità che la vitalità possa essere mantenuta. Se invece lo spostamento è superiore a 5 mm, quasi il 100% di questi denti richiederà la terapia canalare, per cui si dovrà procedere ad eliminare la polpa di questi denti circa 2 - 3 settimane dopo il trauma, secondo la disponibilità del paziente. Nel caso dei denti avulsi reimpiantati e dei denti intrusi che necessitano di essere riposizionati, se essi hanno un apice maturo dovranno essere trattati endodonticamente. Se invece l’apice è immaturo (Fig. 4), non si procede ad alcuna terapia endodontica ma si controllano assiduamente le vitalità pulpari. Nel caso dell’avulsione di un dente con apice grossolanamente immaturo, se viene meno la vitalità pulpare la prognosi diventa quasi zero. Prima di eliminare la polpa nel caso di un apice immaturo, occorre essere assolutamente sicuri di essere di fronte ad una patologia. La diagnosi di frattura di radice si effettua con l’esame radiografico. Le radici fratturate vanno immobilizzate per 3 o 4 mesi e lo splintaggio deve essere di buona qualità e disegnato per assolvere la sua funzione per tutto questo periodo. Se il dente è stato riposizionato in maniera appropriata, esso rimarrà in linea di massima vitale, anche se potrà andare in contro a calcificazione. E’ opportuno evitare assolutamente di fare una terapia endodontica in un dente fratturato ed è bene essere certi che la patologia esista veramente, prima di iniziare la terapia canalare. Se c’è gonfiore, il nostro obiettivo è quello di dare sollievo al paziente, ridurre l’infezione e prevenire il suo diffondersi. Molte volte il paziente che presenta gonfiore non prova un dolore così acuto come quelli che non hanno gonfiore, perché nel momento in cui il gonfiore si diffonde verso i tessuti molli esso può espandersi, il che fa un po’ diminuire la pressione. Perciò, il forte dolore di denti non lo troviamo in pazienti con gonfiore, a meno che questo non sia veramente notevole. Molti di questi pazienti non possono essere facilmente anestetizzati. Il trattamento in questi casi consisterà nell’incisione e nel drenaggio. Occorre somministrare abbastanza anestetico di superficie in modo da poter praticare una piccola incisione della raccolta purulenta nella zona del gonfiore ed eliminare il pus; 3 Figura 3 La radiografia mostra un incisivo laterale superiore destro con apice maturo, che era stato avulso e reimpiantato senza poi essere trattato endodonticamente. La radiografia è stata scattata 3 mesi dopo il reimpianto. Si noti il cospicuo riassorbimento infiammatorio della radice. Quando l’apice è completamente formato, la terapia canalare deve essere eseguita entro due settimane dal reimpianto, per prevenire il riassorbimento infiammatorio. Pag. - 27 Le emergenze in endodonzia Figura 4a La radiografia mostra l’alveolo vuoto di un incisivo centrale superiore avulso per trauma. Si notino gli apici immaturi dei denti adiacenti. Figura 4b Il dente è stato reimpiantato e splintato. Il tempo extra-orale è stato di 30 minuti ed il mezzo di contenzione usato è stato il latte. Figura 4c Diciotto mesi dopo l’avulsione ed il reimpianto, la radiografia mostra il completamento dello sviluppo radicolare, dovuto all’avvenuta rivascolarizzazione del tessuto pulpare. 4a può anche essere necessario porre un drenaggio. Se si riesce ad ottenere un’anestesia sufficiente da aprire una cavità d’accesso, in questo caso apriamo il dente e lo lasciamo aperto: questa è l’unica occasione in cui lasciamo il dente aperto. Se si riesce a fare drenare la lesione attraverso sia l’incisione che la cavità d’accesso, questo è sicuramente molto meglio della semplice incisione attraverso i tessuti. Oggi la tendenza è quasi sempre quella di chiudere il dente dopo il trattamento, ma se è presente il gonfiore ed il paziente avverte dolore, in questo caso si lascia il dente aperto dopo aver stabilito il drenaggio. Se il paziente ha dolore e non c’è gonfiore, si procede con la terapia canalare, eseguendola in una sola seduta se siamo riusciti ad ottenere un’anestesia profonda. Se non è possibile eseguire la terapia canalare senza provocare dolore al paziente, non bisogna tentare di portare a termine l’intervento, ma se è possibile ottenere una buona anestesia, è bene eseguire l’intera terapia canalare, completando in un’unica seduta deter- 4b Pag. - 28 sione, sagomatura ed otturazione con guttaperca. Alcuni autori non sono d’accordo circa il trattamento dei canali radicolari in un’unica seduta, ma nella nostra esperienza non esiste una significativa differenza tra i pazienti che hanno dolore e quelli che non lo hanno quando si porta a termine in una seduta la terapia canalare. Il segreto in endodonzia è fare una corretta diagnosi, essere certi che il dente in causa necessiti di trattamento endodontico, trovare tutti i canali e asportarne tutta la polpa. Una volta ottenuto questo, non ha importanza se si otturano i canali radicolari nella stessa seduta o si chiude il dente provvisoriamente senza otturarli. Obiettivi della visita d’emergenza e risultati che vogliamo ottenere E’ necessario innanzitutto distinguere tra denti vitali e non vitali. Se il dente non è vitale, molte volte è sufficiente aprire la cavità d’accesso per porre fine al dolore. Tuttavia è preferibile non fermarsi qui, anche se sono emergenze del fine settimana. E’ consigliabile, infatti, 4c L’Informatore Endodontico Vol. 2, Nr. 4 andare avanti ed effettuare il trattamento canalare completo. E’ necessario trovare i canali e ripulirli del loro contenuto per metter fine al dolore. Alcune volte i pazienti stanno già meglio quando viene semplicemente rimosso il tessuto dalla camera pulpare, ma altri invece non hanno lo stesso giovamento. Perciò, nel corso dell’intervento d’emergenza è consigliabile effettuare con la strumentazione la rimozione completa del tessuto pulpare; l’otturazione poi dei canali con guttaperca e quindi il completamento del caso dipenderà dalla disponibilità di tempo da parte dell’operatore. Se non c’è tempo disponibile, dopo aver terminato la detersione dei canali si ottura il dente provvisoriamente e si fissa un nuovo appuntamento per completare la terapia endodontica. Tecniche diagnostiche per determinare se un dente necessita o meno di un trattamento endodontico Prima di tutto bisogna avere una radiografia correttamente eseguita. E’ anche d’aiuto interrogare il paziente per sapere che cosa gli dà fastidio. Quindi si invita il paziente a toccare con il dito il dente che egli pensa essere responsabile dei suoi problemi. Occorre però stare attenti e non dare per certo che il paziente sappia qual è il dente in questione. I pazienti saranno in errore o nel giusto quasi lo stesso numero di volte a causa del dolore riferito. Non bisogna sempre credere alle parole del paziente, che talvolta può solo indirizzarci verso una zona indefinita da cui proviene il dolore. Occorre chiedere al paziente se ha fastidio al caldo e al freddo o se avverte dolore alla masticazione, se il dente fa male spontaneamente, o se il dolore è provocato. Di solito il dolore spontaneo depone per un problema pulpare che richiede un trattamento endodontico. Un dolore che nasce dopo stimolazione può essere di altra natura, per esempio di origine parodontale, dovuto al fatto che la masticazione su un particolare dente esercita pressione su un legamento parodontale infiammato e fa insorgere il dolore. Il dolore provocato può dipendere da una lesione cariosa in cui i cibi dolci provocano dolore, e in questi casi non è necessario il trattamento endodontico. Queste sono le informazioni che possono essere raccolte interrogando il paziente. Inoltre c’è una serie di test da usare, iniziando con la palpazione e la percussione. Molti denti che dolgono sono sensibili alla percussione e lo possono essere anche i denti adiacenti per l’infiammazione esistente nella zona. In linea di massima, il dente che richiede la terapia canalare è anche il più sensibile. Questo è un test molto importante. Si può anche far scorrere il dito lungo la zona delle radici palpando l’osso, e qualche volta si può avvertire la presenza di un gonfiore peraltro non visibile. Questo test può anche far scaturire il dolore. Sono utili anche i test del caldo e del freddo. E’ opportuno eseguire il test prima su denti “normali “ per esempio sui denti controlaterali, per stabilire un parametro di base, e poi si fa la prova sul dente sospetto. Se con il caldo è possibile provocare un dolore intenso o un dolore durevole, ciò vuol dire quasi sempre che siamo di fronte ad una situazione che richiede la terapia endodontica. Se con il freddo si provoca un dolore che sparisce quasi immediatamente quando lo stimolo viene allontanato, ciò è indice di una situazione reversibile che può risolversi col tempo; in questo caso è necessario semplicemente desensibilizzare la dentina esposta. Se invece il dolore dura per 15-20 o 30 secondi dopo che il freddo è stato allontanato, allora esiste Pag. - 29 Le emergenze in endodonzia un problema pulpare. Tutti i test pulpari debbono essere effettuati su denti asciutti, e il freddo non deve essere applicato alle zone cervicali dei denti perché tali aree sono spesso sensibili comunque. Occorre applicare il caldo e il freddo sulle superfici occlusali. Il test pulpare elettrico è di maggiore aiuto nei denti anteriori che nei posteriori. Può dar luogo a molte false interpretazioni, ma costituisce una guida che aiuta nella diagnosi. Bisogna controllare anche il colore. Il cambiamento di colore in un dente con un canale radicolare di normali dimensioni, a meno che non ci siano calcificazioni od otturazioni con amalgama che possono pigmentare il dente, indica quasi sempre la necrosi della polpa. E’ bene usare tutti questi test e non procedere al trattamento endodontico, a meno che non ci siano due test che indichino la necessità di una terapia canalare. Se abbiamo un paziente con un dolore vago per cui non è possibile fare una diagnosi e si attribuisce la causa del dolore ad un certo dente, la cosa peggiore che può essere fatta è di trattare endodonticamente quel dente. Non bisogna trattare endodonticamente un dente, a meno che non siamo assolutamente certi che il suo problema sia di natura endodontica. Anche se viene eseguito uno splendido trattamento canalare, se non è certo quale sia il dente a provocare il dolore ed il paziente continua ad avere problemi dopo il trattamento, finiremo col non sapere qual era la causa che lo determinava ed in realtà la terapia canalare stessa può diventare una complicazione in più, perché anche un trattamento canale “magnifico” può avere dei problemi. Occorre sempre essere certi che il paziente abbia realmente necessità della terapia canalare in quel determinato dente. Pag. - 30 Suggerimenti per affrontare le emergenze in endodonzia Occorre avere le più ampie conoscenze possibili in campo di anatomia endodontica e di diagnosi. E’ opportuno giungere ad una diagnosi procedendo per gradi e, soprattutto, non saltare immediatamente alle conclusioni. Per esempio, se si esamina una radiografia e si vede una lesione mentre il paziente lamenta dolore, non bisogna precipitarsi a trattare il dente con la lesione senza individuare con certezza qual è il dente che causa il dolore e che ha richiesto la visita d’emergenza. La lesione richiederà il trattamento, ma può non essere la causa dell’attuale dolore del paziente. In ogni caso bisogna arrivare alla diagnosi passo dopo passo. Una delle cose che fanno nascere molti problemi in endodonzia è la mancanza di sigillo, che non è necessariamente rappresentato dal cemento che il dentista usa come parte del trattamento endodontico. Il dente può avere una corona e ci si può non rendere conto che sotto la corona c’è una fessura e quindi infiltrazione. Anche se i canali sono stati detersi, è stata messa una medicazione ed il dente è stato chiuso con un’otturazione provvisoria, se sotto la corona c’è un’apertura attraverso la quale i batteri possono rioccupare il canale radicolare, questo comporterà dei continui problemi. In molti casi, infatti, i canali sono stati puliti e poi chiusi ed il paziente continua ad avere dolore. Il dentista ripulisce e richiude di nuovo il dente, ma il paziente lamenta ancora dolore. A questo punto il paziente viene magari inviato dallo specialista il quale si limita ad interrompere quell’infiltrazione al di sotto della corona, per vedere il paziente finalmente star bene. La corona o l’otturazione infiltrate sono cause importanti di dolore post operatorio tra una seduta ed L’Informatore Endodontico Vol. 2, Nr. 4 un’altra e non invece, come magari si crede, l’otturazione che il dentista esegue durante la visita d’emergenza. Quando inviare il paziente dallo specialista E’ necessario instaurare un rapporto di collaborazione con qualche collega che sappiamo essere bravo nell’eseguire delle corrette diagnosi, in modo che si possa mandare a lui il paziente se si incontrano difficoltà nello scoprire qual è il dente responsabile. Nel caso di traumi, è bene conoscere qualcuno che cura le lesioni traumatiche e che possa prendere in cura il paziente nel caso in cui noi non siamo disponibili. E’ consigliabile inoltre inviare allo specialista il paziente che presenta un gonfiore in zona sublinguale che coinvolge i denti dell’arcata inferiore. Esistono molte strutture anatomiche di vitale importanza in questa zona, per cui non si può certo infilare una lama di un bisturi in quest’area senza correre grossi rischi; inoltre l’infezione può propagarsi rapidamente e facilmente. Se il gonfiore è sotto la lingua, probabilmente ci sarà bisogno di un chirurgo orale. Se si presenta una situazione in cui si pensa che il caso potrebbe rappresentare un problema, meglio non trattarlo, ma inviarlo dallo specialista. Se si inizia la terapia canalare e dopo 5-10 minuti non si è riusciti a trovare i canali, probabilmente ci sarà bisogno di aiuto. Ovviamente si tratta di decisioni individuali. La chiave di tutto sta nel conoscere i propri limiti e la propria abilità. Per quanto riguarda l’invio dei pazienti allo specialista, sicuramente l’abitudine di indirizzare occasionalmente qualche caso facile, e non solo quelli terribili, migliorerà il rapporto tra dentista generico e l’endodontista. In questa maniera lo specialista affronterà più serenamente anche i casi complessi che riceverà. L’uso degli antibiotici nei pazienti in visita d’emergenza e con dolore Non sono d’accordo con i colleghi che somministrano automaticamente antibiotici ai pazienti che si presentano con dolore e li fanno tornare in studio dopo una settimana. Se si riesce a fare una corretta diagnosi, si deve anche eseguire la terapia. Se il paziente si presenta con gonfiore, di solito si riesce a fare diagnosi. Se il paziente si presenta senza gonfiore ma con un notevole dolore, la diagnosi non può essere fatta e per qualche ragione il paziente non può essere inviato ad uno specialista, in tal caso può rendersi necessario prescrivere l’antibiotico per alleviare il dolore. Purtroppo si fa spesso abuso di antibiotici da parte di medici e dentisti e in tal modo si creano dei problemi quali le superinfezioni e il fatto che un numero sempre maggiore di pazienti diventa allergico agli antibiotici. E’ consigliabile fare poco uso degli antibiotici nei nostri studi. Ovviamente, ci sono situazioni nelle quali l’uso degli antibiotici è indicato, come nei pazienti con prolasso della mitrale o con protesi articolari (è bene notare a questo proposito che queste indicazioni sono cambiate in maniera drammatica) o se il paziente presenta un flemmone che richiede la terapia antibiotica. Sottoporre indiscriminatamente ogni paziente a terapia antibiotica di sicuro non rappresenta un buon trattamento. Pag. - 31