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Presentazione
Questo manuale ha fondamentalmente due pregi: il primo è nel fatto che
completa il quadro delle discipline che costituiscono la psicologia generale
(storia, percezione, apprendimento e memoria ecc.); il secondo pregio, invece, è nella specificità dei suoi contenuti. La psicologia evoluzionistica, specialmente nei paesi anglosassoni dove è nata e si è maggiormente diffusa, se
è vero che fa riferimento all’evoluzionismo darwiniano, è altrettanto vero
che spesso è riferita al solo comportamento umano, soprattutto quello sessuale e della personalità, con pochi riferimenti al mondo degli animali a noi
più prossimi, vale a dire a quello delle scimmie antropomorfe (in primo luogo agli scimpanzé).
Basta dare uno sguardo all’indice per capire come l’autore abbia ritenuto
fondamentale partire da un altro punto di vista.
Parlare di psicologia evoluzionistica significa in primo luogo fare riferimento a dati storici, citando innanzitutto i fondatori di quella che poi sarebbe diventata questa disciplina, vale a dire i primi psicologi animali, animali e comparati ed etologi che operarono nei due secoli scorsi e che posero le
fondamenta di quella che sarebbe stata la psicologia generale umana. Non
si può comprendere la psicologia moderna senza conoscere le esperienze e
le scuole dei vari Lloyd Morgan, Edward Thorndike, Konrad Lorenz, Robert Yerkes, Wolfgang Köhler, Karl Lashley, soltanto per citare alcuni degli
autori che ci hanno lasciato un vasto patrimonio d’idee, idee che ci danno
lo spunto per riflettere più approfonditamente sul fatto che noi uomini
siamo come siamo e le nostre funzioni psicologiche sono così come sono,
perché rappresentano il risultato di un lento cammino evolutivo, a volte episodico, tortuoso e inaspettato, che ha operato principalmente attraverso i
processi di selezione naturale. Somiglianze e differenze, analogie e omologie, non soltanto negli aspetti più semplici del comportamento umano, per
esempio nel corteggiamento, ma anche in quelli più complessi delle relazioni interpersonali, del rapporto materno-filiale, dell’aggressività, dell’incesto, dell’omosessualità ecc., devono, a giudizio dell’Autore, essere stuIX
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diate, quindi anche spiegate, secondo questa nuova prospettiva. Un buono
psicologo non può essere solo un attento osservatore e misuratore del comportamento umano, ma deve anche inserire tali capacità in una prospettiva
comparatistica, generale ed evoluzionistica, molto ampia, per non cadere,
ogni volta, nel tranello delle interminabili quanto datate disquisizioni tra ciò
che è appreso e ciò che invece la natura ci fornisce geneticamente, e quindi nell’antinomia – per definizione irrisolvibile, ma anche sterile – naturenurture. Gli esempi che vengono forniti sono sempre equidistanti da questi
due opposti estremismi, e non per “cerchiobottismo psicologico”, ma per
precisa scelta metodologica. I comportamenti più vistosi dell’uomo sono
quindi presentati collocandoli nel loro giusto valore adattativo, funzionale
ed evolutivo, anche se riguardano sfere complesse del nostro pensiero o del
linguaggio.
Pertanto, l’idea che l’Autore ha della psicologia evoluzionistica non è conforme a quella che ritiene che i comportamenti umani siano pienamente
determinati dal patrimonio genetico dell’individuo, e non è nemmeno conforme a quella dei suoi detrattori, i quali, invece, sostengono che non esistono
corrispondenze tra un gene o un insieme di geni e il carattere o la personalità
o lo stato mentale di un individuo. Il determinismo e l’antideterminismo biologico e psicologico in questo manuale sono sempre tenuti a dovuta distanza, sia per non distogliere il lettore da quello che ne è il vero contenuto, sia
perché è nello stile dell’Autore evitare il più possibile i “totalitarismi culturali” e le mode, spesso ingenue, del momento. A parere di Tartabini, gli uomini non sono il prodotto di un unico programma evolutivo che ci ha indotti a
comportarci in una maniera piuttosto che in un’altra. Il gioco è molto più
complicato di quanto si possa pensare. L’evoluzione della mente, quella del
desiderio sessuale, del giudizio morale, su cui si cimenta l’Autore nella seconda parte del volume – in particolare nel capitolo che riguarda le nuove
metodologie d’indagine sul comportamento relazionale umano (metodo Qsort) – fanno luce su quelle che possono essere le contraddizioni che spesso
emergono a proposito di tali argomenti.
Il volume di Angelo Tartabini viene pubblicato in un momento particolarmente importante: è ampiamente diffusa, almeno tra i non addetti ai lavori, la credenza ingenua che la mappatura del genoma umano rappresenti la
tappa fondamentale per la spiegazione in termini di geni e cromosomi del
comportamento umano. La credenza è totalmente ingiustificata: il rapporto
genotipo-fenotipo comportamentale è molto complesso, non lineare, non
deterministico ma probabilistico, non c’è un gene che codifica per un comportamento, non c’è isomorfismo tra genoma e funzionamento cerebrale, né
tra funzionamento cerebrale e comportamento (per un approfondimento si
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veda la relazione di P. Roubertoux Genes and behavior in the post-genome
era1). Eppure basterebbe pensare alle similitudini genetiche con lo scimpanzé (98%) e alle differenze fenotipiche tra i nostri due organismi: come
può quel due per cento spiegare tutte le differenze, incluso il linguaggio?
Fortunatamente, la comunità scientifica è su ben altre posizioni: soprattutto, anche in presenza di errori, nel lungo periodo la scienza è in grado di
mettere in atto un processo di autocorrezione. D’altra parte, un processo analogo era avvenuto più di un secolo fa, quando iniziarono a diffondersi le idee
di Darwin e furono divulgate le scoperte sui meccanismi di trasmissione genetica studiati da Mendel. Ora sembra paradossale, ma all’inizio del ’900 i
dati di Mendel furono usati per tentare di smentire la teoria generale di
Darwin. Il seguito dimostrò che si trattava, invece, di una perfetta integrazione e che la genialità di Darwin stava nell’aver ipotizzato un meccanismo
di trasmissione che non era stato ancora scoperto. Abbiamo buone speranze
per ricomporre nel futuro anche questa frattura.
Paolo Moderato
1
Roubertoux, P. (2003). Genes and behavior in the post-genome era. Proceedings of First
Conference of the European Association of Behavior Analysis, 22-25 July, Parma (Italy).
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