Inchiesta L’evoluzione tecnologica richiede di adeguare computer e monitor alle accresciute prestazioni delle fotocamere. Portatile o desktop? Monitor CRT o LCD? Quale processore? Quanta RAM? Quale scheda grafica? Tanti consigli per scegliere l’attrezzatura più adatta. 18 PC PHOTO Come scegliere il computer e il monitor Il computer come il monitor sono ormai divenuti strumenti essenziali per chi pratica la fotografia, sia amatoriale che professionale; inoltre fotografia e video si vanno avvicinando, senza dimenticare il moltiplicarsi delle fonti e delle possibili uscite per i nostri materiali fotografici. E’ quindi sempre più importante adeguare la nostra attrezzatura, un’esigenza dettata anche dalla rapida evoluzione tecnologica. La nostra precedente inchiesta sulla configurazione ideale risale a oltre tre anni fa, e da allora molte cose sono cambiate, e non mi riferisco solo alle maggiori prestazioni, ma anche alle nuove opportunità di gestione e utilizzo delle nostre immagini. Esempio di cambiamento dei tempi, lo scanner non è più un’esigenza fondamentale. Peccato, visto che sono venuto a sapere da poco che un accademico della Crusca ha avvallato il termine ‘scannerizzare’ in luogo del più italiano ‘scandire’. Certo, l’interesse per l’archiviazione di materiali analogici esiste e continuerà ad esistere, ma di certo il lavoro della scansione non occuperà che una piccola parte del tempo che passeremo davanti all’elaboratore. Anche l’approccio alla stampa ink-jet è cambiato: le classiche dimensioni dell’A4 sono considerate troppo piccole per l’esposizione al pubblico, e troppo grandi per una condivisione con amici e parenti. L’ink-jet è delicato e costoso, nonché lento da ottenere; caratteristiche che non sono compatibili con una fruizione casalinga, così come la intendevano all’epoca del 10x15cm da minilab. Per non parlare degli inchiostri, della pulizia delle testine, della calibrazione del colore e così via. Chi oggi sceglie l’ink-jet lo fa per una questione di qualità, conscio delle possibilità e dei limiti del mezzo; per questo preferisce un formato dall’A3 (297x420mm) in su, e stampa le immagini che intende mettere in esposizione piuttosto che il quadretto da appendere in soggiorno. Per le altre esigenze ci sono le veloci stampanti 10x15cm a sublimazione e Il mondo dei computer portatili si è arricchito di nuove famiglie che si differenziano per peso e potenza: si passa dai Net-book agli ultraleggeri, dai portatili classici ai desktop-replacement. Di pari passo con queste caratteristiche cambiano autonomia e costo. la stampa on-line o presso il minilab sotto casa. Ma soprattutto ci sono le gallerie virtuali, inutile negarlo. Un altro cambiamento importante della ‘nuova informatica’ è l’abbandono degli schermi Crt in favore dei sempre più diffusi Lcd. Ma è proprio vero che un Lcd oggi possa offrire il medesimo livello qualitativo e cromatico di un monitor Crt di qualche anno fa? Dipende dai punti di vista. In generale direi di sì, per gli usi che ci competono. Ci siamo in fin dei conti resi conto che è frustrante, oltre che inutile, pretendere prestazioni colorimetriche degne di un laboratorio; con gli strumenti di controllo colore oggi accessibili anche un fotoamatore può ottenere risultati più che soddisfacenti. E poi c’è l’esplosione del fenomeno notebook, o laptop, o portatili che dir si voglia. Oggi tutti (compresi i liceali con cui condivido il treno alla mattina) vogliono o possiedono un computer portatile; anche coloro che richiedono al computer pesanti operazioni di calcolo (video, editing fotografico pesante o attività simili) sempre più spesso scelgono i modelli portatili più performanti nonostante si debbano portare in borsa 6 o 7 chili di ‘ferraglia’. E sempre più spesso il portatile non viene nemmeno spostato dalla sua collocazione, in ufficio o in casa, ma semplicemente prende il posto del desktop grazie al vantaggio della maggiore integrazione delle parti, della minore cavetteria, per l’estetica sicuramente invidiabile. Non a caso è l’unico segmento di mercato IT sempre in crescita. Lo vedremo. Un’altra novità è la crescente diffusione del wireless, la trasmissione dati senza fili, che ha preso piede sia nell’ambito professionale che personale, anche se per vie differenti da quelle che ci si poteva attendere qualche annetto fa. Di certo le reti wireless sono quanto di meglio si possa chiedere per la condivi- sione dei dati tra elaboratori, ma occorre considerare anche altri fattori tra cui le prestazioni e soprattutto la velocità di trasferimento dei dati. Il Wi-Fi è ottimo per il Web, ma limitante rispetto ad una rete Gigabit Lan quando c’è da trasferire un archivio. La fotografia oggi non richiede al computer prestazioni che vadano oltre a quanto richiesto da molti altri campi d’applicazione; se vogliamo chiamarlo appiattimento facciamolo, ma ciò è più che altro la conseguenza della forte crescita di prestazioni richiesta (e imposta) in tutti i campi dalle tecnologie informatiche. Da un lato è un bene, nel senso che non dovremo più preoccuparci di costruirci un sistema particolarmente personalizzato, costoso, poco flessibile e poco adatto ad altre applicazioni, ma dall’altro è un limite. Il limite sta nel fatto che l’offerta del mercato andrà valutata nel suo complesso, tra molte alternative simili ma differenti, all’interno di uno spettro di prezzi e prestazioni veramente intricato. Quello che faremo nei paragrafi che seguono sarà cercare di districare un poco la matassa, non suggeriremo soluzioni specifiche su cui puntare, ma offriremo le linee guida per scegliere la soluzione più adatta, eliminando subito le opzioni meno interessanti per un fotografo. La scelta del portatile Già una scelta di questo tipo condiziona fortemente quelle che seguiranno. Un notebook consente oggi più che in passato di unire una grande libertà operativa ad una potenza sufficiente ad un fotografo medio. L’unico ambito in cui un portatile non può competere con un desktop o con una workstation è quello per cui è richiesta una potenza di calcolo effettivamente grande e per un arco di tempo prolungato, necessari ad esempio per il montaggio video, per le lavorazioni batch su molti file, per il rendering 3D. Questi limiti dipendono anche dal fatto che un portatile per sua natura dispone di un solo disco fisso, spesso insufficiente a contenere al meglio applicazioni e sistema operativo, di una scheda grafica di potenza per forza di cose ridotta e di componenti soggetti a surriscaldamento (più potenza = più calore). In una macchina così compatta è difficile dissipare il calore e occorre tenere anche conto delle esigenze di autonomia indispensabili per un portatile. I produttori cercano di offrire delle macro-famiglie di prodotti che rispondono ad esigenze diverse, ma nello stesso tempo ci pongono di fronte ad alternative quali portabilità o prestazioni, autonomia o leggerezza. Vediamo ora i pro e contro delle differenti categorie dei portatili. Net-book L’impiego crescente di tecnologie ‘di Rete’ sta portando alla nascita di una nuova classe di elaboratori ultra portatili denominati net-book, facile gioco di parole che vuole sottolineare come tali prodotti siano prevalentemente destinati alla navigazione del Web e con applicazioni connesse a questo mondo. In termini di prestazioni questi ‘libretti’ dotati di schermo sono limitati dal punto di vista dell’elaborazione grafica, hanno un monitor che non va molto oltre la decina di pollici (al massimo) ed hanno tastiere miniaturizzate. Il loro grande pregio sta negli ingombri e nei pesi irrisori, nell’utilizzo di dischi fissi anche allo stato solido (SSD), nella disponibilità di un buon numero di connessioni che ne facilitano l’impiego ovunque ed hanno tempi di avvio pressoché istantanei. Di contro sono privi del lettore ottico (CD / Dvd). Gli ultraleggeri I portatili ultraleggeri di nuova generazione sono in genere costosi e privilegiano la portabilità alle prestazioni, PC PHOTO 19 anche se per il loro ottimo ma costoso hardware possono essere eccellenti compagni di lavoro. Il monitor rimane però piccolo per un impiego di fotoritocco professionale, così come la tastiera; la scheda video è in genere integrata all’interno della scheda madre al fine di limitare il consumo energetico, ma questo ha ovvie ripercussioni sulle prestazioni andando a limitare l’uso di applicazioni 3D o video. Va comunque considerato come le elevatissime potenze offerte dai nuovi processori abbiano aperto strade inaspettate a questi modelli anche nel settore video / fotografico. Nell’utilizzo in viaggio, possono essere preferibili sia ai net-book che a modelli più potenti per il fotografo che cerca un elaboratore leggero, anche se a prezzo di uno schermo di dimensioni ridotte. Il classico notebook In un crescendo di prestazioni troviamo quindi i modelli forse preferiti dal fotografo, ovvero i classici notebook di peso oscillante attorno ai 3 chilogrammi, dal costo abbordabile in relazione alle prestazioni e dalla possibilità di una certa personalizzazione dei componenti di base proprio grazie alla dimensioni non proprio risicate del case. Questi notebook hanno un costo che in genere varia tra gli 800 ed i 1600 Euro in base alle caratteristiche dell’hardware interno (memoria Ram, disco fisso, lettore ottico...) ed alle dimensioni dello schermo; alcuni modelli hanno anche display panoramici che possono aiutare non poco nelle operazioni di fotoritocco. E’ di certo questa la famiglia di modelli 20 PC PHOTO all’interno della quale consiglio di cercare nel momento in cui decidessimo di fare la scelta di un portatile come unico elaboratore; tra l’altro consentono di scegliere configurazioni dotate di schede di rete integrate anche evolute, di adattatori video completi di memoria dedicata e uscita esterna, di slot di espansione generici (Express Card) e per la memoria Ram. I desktop-replacement Saltando il gradino dei portatili che possiamo chiamare ‘pesi massimi’, in genere con schermo da 17 pollici, a un gradino superiore in termini di prestazioni troviamo i cosiddetti desktop-replacement, veri e propri computer da scrivania impacchettati sotto forma di notebook. Le loro prestazioni sono di poco inferiori alle vette offerte dei più moderni computer da tavolo, ma consentono di ottenere risultati di livello professionale anche nell’ambito del montaggio video e dell’elaborazione batch di grandi moli di dati. Il loro schermo è in genere di dimensioni assimilabili a quelle dei personal di pochi anni fa, sono quasi sempre dei 17 pollici panoramici. Nulla da dire, se non che i costi salgono in base alla potenza offerta (i processori sono spesso i medesimi delle postazioni fisse), e che il loro peso, sovente oltre gli 8 chilogrammi, non li rende certo trasportabili per lunghi tratti di strada. Coloro che li scelgono sanno già che li metteranno sulla scrivania per spostarli al massimo una volta la settimana, magari durante il week-end. Ritengo che, costi a parte (con una di questa macchine si comprano due desktop equivalenti!), tale scelta riguardi chi vuole un unico elaboratore e sa di non doverlo spostare molto, ad esempio tra casa e lo studio. Consigli Che fare dunque? Orientarsi verso l’acquisto di un portatile? Per le mie esigenze, che sono quelle di abbinare la scrittura alle immagini, la scelta migliore è quella di un notebook di fascia intermedia dal costo di circa 1000/1200 Euro. Il monitor da 15 o 17 pollici panoramico, se di discreta qualità, consente di ottenere eccellenti risultati di elaborazione delle immagini anche lontani da una postazione fissa. Consigliabile la scelta di abbinare un tale portatile ad un desktop, anche se non potentissimo. Fatti due conti si può rinunciare al desktop-replacement da oltre 2000 Euro per puntare su un portabile che ne costa la metà abbinandolo ad un desktop che non costerà certamente di più; in questo caso occorre ovviamente acquistare anche un monitor esterno, che all’occorrenza potrà essere usato per entrambe le postazioni. I listini on-line ed i negozi di informatica traboccano di modelli di portatili che si collocano intorno a 1000 Euro, la fascia che ritengo più adatta alle esigenze di un fotografo. Consiglio di dotarsi di un disco fisso non inferiore ai 320 Gigabyte, di 2 Gigabyte di Ram (o 4 GB con un sistema operativo a 64 bit), di lettore ottico, di scheda grafica con memoria dedicata ed una uscita esterna che consenta la connessione ad un Lcd da tavolo o al videoproiettore. Sony e Apple hanno modelli estrema- Sui siti internet di Intel e di AMD possiamo confrontare rapidamente i microprocessori realizzati dalle due aziende. mente curati ma costosi, mentre Acer, Asus, Dell, Hp e simili sono un po’ più economici. Considerando la rapida obsolescenza dei prodotti informatici si farebbero preferire i secondi, ma si tratta di una scelta personale. La scelta del desktop Con dispiacere devo ammettere che la gradevole prassi di ‘farsi da sè’ l’elaboratore è un poco caduta in disuso, sia per i prezzi delle configurazioni già assemblate, scesi così tanto da rendere praticamente inutile la scelta di un determinato hardware in modo da poterlo aggiornare in futuro, sia per la continua crescita del livello delle prestazioni. Oggi gli elaboratori desktop, nella gran parte dei casi, si vendono a scatola chiusa e si gettano (o si passano ai parenti) nella medesima configurazione di quando si sono stati comprati. Perché allora dedicare spazio a citare configurazioni? Per quanto un certo affinamento è pur sempre possibile, e poi le proposte dei vari produttori non sono tutte uguali, anche se di prezzo simile. Iniziamo ad individuare i componenti che sono di particolare interesse in AMD, l’acerrima rivale di Intel nella progettazione di microprocessori, ha contribuito alla nascita del filone multicore ed offre sistemi che costano lievemente meno rispetto al concorrente, ma offrono prestazioni comunque ottime. Secondo il trend attuale la progettazione dei processori prevede l’inserimento di più ‘core’ o nuclei all’interno di uno stesso chip. Questo consente di raggiungere potenze di calcolo impressionanti nei confronti dei ‘vecchi’ processori dotati di singolo nucleo e soprattutto di eseguire diversicompiticontemporaneamente in modo più efficiente. PC PHOTO 21 Per la collocazione di schede interne su una moderna scheda madre (motherboard) le connessioni oggi vanno dal PCI Express, a diversa velocità, fino all’ormai in disuso PCI. generale e per il fotografo in particolare: il processore e la scheda madre, la memoria Ram, il disco fisso, la scheda video, il monitor, il lettore ottico, le interfacce e controlli vari, il software. Chiunque fosse più appassionato di informatica che di fotografia potrebbe stare qui a disquisire per giorni su ciascuno di questi componenti, noi ci limitiamo alle indicazioni utili per un fotografo. Il processore All’atto pratico un processore rivela la sua reale potenza solo nel momento in cui è chiamato a svolgere mansioni particolarmente gravose. La scelta di un moderno processore richiede di considerare in primo luogo il numero di ‘nuclei’ o Core presenti all’interno del chip principale, più che la sua potenza assoluta. La presenza di più di un Core consente di svolgere diverse elaborazioni al contempo (thread o processi) senza crescere con le frequenze di clock del processore; i Core condividono struttu- 22 PC PHOTO re elettroniche comuni, hanno frequenze non particolarmente elevate e quindi riscaldano meno la macchina. Questo almeno in teoria, dato che la stessa corsa che aveva condotto ad una rapida ascesa delle frequenze di clock con i processori single-core sta ora spingendo ad accelerare anche queste unità dual-core e quad-core: con la tecnologia HyperThread di Intel un Core 2 Quad può addirittura riempire la coda di lavoro simulando la presenza di ben 8 processori distinti! I processori di questo tipo possono dedicare ogni singolo Core ad eseguire una particolare sequenza di processi, ottenendo così una ripartizione del carico tra più ‘processori virtuali’; insomma, un elaboratore multi-core se la sbriga meglio e prima. Occorre però che il nostro software sia stato scritto per utilizzare la suddivisione del carico tra processi, come per altro avviene ormai da tempo. La prima conseguenza pratica è che questi elaboratori multi-core danno la possibilità di saltare in un battibaleno dal software di fotoritocco al wordprocessor aperto in back-ground, o alle pagine Web da cui stiamo prendendo ispirazione. In fondo è un modo di lavorare in linea con il nostro, che ci richiede di fare un gran numero di cose nello stesso tempo. I produttori di microprocessori sono sostanzialmente due, in competizione da ormai un ventennio: Intel e AMD. Quale scegliere? Se guardiamo alle prestazioni di punta possiamo rivolgersi ad Intel, mentre per il costo sono preferibili le soluzioni AMD. Per un elaboratore rivolto alla fotografia, possiamo scegliere tranquillamente un Intel Core 2 Duo o Quad, dotato di due o quattro unità di calcolo separate; la versione Quad è un poco più costosa, ma pare ormai essere diventata un ‘must’ anche per i desktop in vendita presso i megastore. I nuovi Core i7, sempre di Intel, sono ancora un po’ cari. Da notare che nei portatili intermedi (sia PC che Apple) troviamo spesso il Core 2 Duo. Una scheda di rete Gigabit Ethernet consente di raggiungere una velocità di trasferimento dei dati, tra gli elaboratori allacciati in rete, adatta a file di grandi dimensioni come sono quelli delle nostre immagini digitali. Il disegno rappresenta lo schema secondo cui è organizzato un moderno elaboratore rispetto alle connessioni con la scheda madre. Ai bordi dello schema troviamo tutti gli elementi di cui trattiamo in questo articolo. A dire il vero usando programmi di fotoritocco non noteremo un particolare incremento di prestazioni usando un quadri-processore, ma tanto vale adeguarsi al trend del mercato, visto che è quasi più difficile trovare modelli desktop recenti con un Core 2 Duo. Un’ulteriore opzione che potremmo prendere in considerazione riguarda il processore a 64 bit; in poche parole significa che il chip di calcolo principale è in grado di gestire numeri assai più lunghi dei modelli a 32 bit che erano lo standard fino a poco tempo fa. I vantaggi sono una maggiore velocità, più memoria gestibile, etc. Il problema, se tale possiamo definirlo, consiste nel fatto che un processore a 64 bit richiede un sistema operativo a 64 bit per poterlo sfruttare al meglio, e questo significa usare Windows Vista 64 nel mondo Microsoft e Leopard nel mondo Apple. Facendo questa scelta però anche i programmi che faremo girare sull’elaboratore dovranno essere compatibili con la gestione a 64 bit, mettendo fuori gioco i software datati (soprattutto i driver) o mal progettati. Insomma, ci sono vantaggi, ma occorre prestare attenzione alla scelta degli applicativi di cui ci doteremo. In ogni caso il passaggio ai 64 bit è già in atto, dato che quasi tutti gli elaboratori di nuova progettazione vengono equipaggiati di un processore compatibile tanto con i 64 bit quanto con i 32 bit, lasciando all’utente la scelta di quale sistema operativo impiegare. Il mio consiglio è di scegliere un qualunque Intel Core 2 Quad (ma anche Duo) purché di costo ragionevole. E’ possibile confrontare i processori di Intel e AMD ai seguenti indirizzi internet: http://compare.intel.com/pcc/ default.aspx http://produc ts.amd.com/en-us/ DesktopCPUResult.aspx Scheda madre e scheda grafica Sulla scelta della motherboard, o scheda madre che dir si voglia, dal punto di vista dell’utente fotografico è inutile approfondire il confronto dei modelli; in genere è sufficiente affidarsi ad una versione non proprio entry-level in base al processore scelto, badando che vi siano sufficienti slot di espansione e una decente dotazione di porte di connessione (Lan, Usb2.0, Firewire, slot vari, video, etc.) per garantirsi una buona flessibilità nell’utilizzo. Gli slot in cui collocare le schede interne comprendono ancora il classico Pci, ma stanno evolvendo ormai verso il più performante standard Pci Express, disponibile a velocità differenti a seconda delle necessità di trasferimento dati della scheda. Tanto per fare un esempio, le schede video comunicano adeguatamente solo con un Pci Express 16x, mentre vi sono elementi che se la cavano benissimo anche con il Pci Express 1x o 4x. Molti modelli, soprattutto business, sono dotati di chipset dedicati alla gestione della grafica integrata; questo significa poter collegare un monitor direttamente alla scheda madre senza dover ricorrere per forza ad una schePC PHOTO 23 da video dedicata. Potrebbe essere una scelta interessante anche per un utilizzo fotografico senza particolari necessità, dato che la grafica bidimensionale non richiede particolari prestazioni se non una buona risoluzione (oggi alla portata anche del più scarso adattatore video), una decente fedeltà cromatica ed eventualmente qualche funzione di accelerazione hardware per fare girare determinate parti di sistema operativo e interfacce software. La grafica integrata però finisce con l’appesantire il compito del processore e in vista delle crescenti incursioni della fotografia nel mondo del video consiglio di prevedere comunque una scheda grafica accelerata dedicata. In fondo i costi sono ormai davvero accessibili. Per gli impieghi che in assoluto richiedono le maggiori prestazioni, ovvero i videogiochi tridimensionali, vi sono schede madri dotate di chipset di derivazione video per permettere l’uso di più schede grafiche abbinate. Per le esigenze fotografiche invece la scheda video non ha particolari esigenze; evitiamo soltanto modelli molto vecchi che non consentono di utilizzare le sempre più diffuse potenzialità OpenGL nella gestione delle interfacce grafiche di molti software (Adobe 24 PC PHOTO Photoshop ed anche Microsoft Vista). Inoltre, data la crescente diffusione sulle reflex di nuova generazione della modalità video in formato HD, ad alta definizione, è opportuno procurarsi anche una scheda in grado di eseguire in hardware la sempre più utilizzata conversione H.264, adottata dal video Blu-Ray, nonché da sistemi di compressione come QuickTime (caratterizzato dall’estensione Mov). Circa le interfacce di uscita, non sarà difficile trovare il Dvi (consigliabile), in qualche caso il D-Sub, l’Hdmi e l’SVideo per il video, nonché il Display Port soprattutto nel mondo Apple. Va da sè che i recenti modelli dispongono di tali specifiche. I due grandi produttori di schede grafiche sono Ati e nVidia e si spartiscono abbastanza bene il mercato; personalmente preferisco nVidia, ma non ho particolari obiezioni nei confronti di Ati. La memoria Ram Per la scelta della quantità di memoria Ram vale la raccomandazione di sempre: più ce n’è e meglio è… purché il sistema ed il processore la possano utilizzare. Infatti collocare 4 Gigabyte di Ram su un sistema che usa Windows XP o Vista a 32 bit è per molti versi inutile; il sistema ne vedrà solo 3 GB, consentendo alle applicazioni di utilizzarne solo 2. In pratica ne butteremmo via una buona parte. I sistemi odierni a 64 bit consentono di bypassare il problema, ma occorre pur sempre capire cosa fare di tanta memoria Ram, comunque costosa, nel momento in cui le nostre applicazioni ne richiedono molto meno. A sostegno dei sistemi operativi a 64 bit va però detto che il loro grande pregio consiste nel poter caricare all’interno della memoria intere applicazioni, rendendole immediatamente disponibili all’utente; in poche parole, un sistema operativo a 64 bit ‘esegue’ direttamente una serie di programmi caricandoli nella Ram (la quale più capiente è e più ne accetterà) invece che gestirli tramite swap (scambio) sul disco fisso. Risultato: Photoshop vi si aprirà immediatamente al clic del mouse, con la medesima celerità con cui vi si renderà disponibile l’intera suite di Office anche durante l’esecuzione di una pesante conversione batch. Un bel vantaggio! All’atto pratico oggi i quantitativi di memoria offerti sugli elaboratori dotati di processore e sistema operativo a 32 bit sono in media pari a 2 o 3 Gigabyte, mentre per i processori e sistemi a 64 Un NAS (Network Attached Storage) può essere un’ottima ed economica soluzione di archiviazione per grandi moli di dati, in ambienti dotati di una rete. bit si sale a 4 Gigabyte. Va da sè che non si può pensare di destinare la parte in esubero della Ram, quella eventualmente non gestibile del sistema operativo a 32 bit, alla gestione della grafica. Il disco fisso Da un punto di vista tecnico non vi sono particolari raccomandazioni da fare, anche se l’ottimizzazione delle prestazioni è sempre possibile. Come capacità del disco fisso direi che per un impiego convenzionale si può stare tra 500 Gigabyte ed 1 Terabyte (1000 GB), come per altro offre il mercato; questo quantitativo potrebbe essere insufficiente solo nel caso in cui avessimo un archivio di immagini particolarmente grande o molti video. Una consuetudine ormai consolidata è quella di tenere i programmi separati dai dati, in modo da preservare la sezione di archivio durante le, speriamo rare, operazioni di ripristino del sistema, oltre che per aumentare le prestazioni durante la lettura del disco in lavorazione. L’alternativa di usare supporti esterni, connessi all’elaboratore via Usb2.0 o Firewire, offre la comodità di consentirne il trasporto, ma non ha alcun vantaggio dal punto di vista delle pre- stazioni. Io ho 1 Terabyte ‘rimovibile’ come spazio di archiviazione e backup ma, onestamente, farei volentieri a meno di dover passare per il sempre più limitante cavo Usb2.0 ogni volta che devo sincronizzare i dati. In ogni caso una capacità di 500 o 1000 GB è una soluzione oggi non troppo dispendiosa e sicuramente sufficiente per stare tranquilli per un po’ di tempo. Lasciate stare l’archiviazione dei dati su supporti ottici dato che non offre certezza di conservazione nel tempo, oltre a costringere a sessioni da agonia per la masterizzazione, la sincronizzazione e il reperimento dei dati. Le masterizzazioni possono invece essere utili per fare ulteriori copie dei dati. A proposito del disco fisso potremmo anche trattare la questione della loro velocità, molto diversa in relazione a prestazioni e prezzi, ma ritengo pre- feribile orientare l’eventuale extra budget verso processore e Ram piuttosto che dilapidare i soldi in unità disco da 15.000 giri al minuto. Stesso discorso per i dischi allo stato solido SSD (dischi ‘fatti’ di memoria flash, come la Ram in pratica), che saranno le unità di memorizzazione del futuro ma che per ora sono costosi e poco capienti. Per quello che riguarda la connessione dei dischi alla scheda madre ci troveremo quasi sempre di fronte ad una coppia di alternative, ovvero la disponibilità di modelli Serial Ata di tipo I o II, in attesa che venga reso disponibile (ed ufficialmente abbordabile) il Sata III. Tali sigle corrispondono alla velocità di trasferimento dati dell’unità: 150 Mbit al secondo per il tipo I, 300 per il II e 600 per il III. Dubito che si trovino in commercio vecchie unità a disco di tipo Ata o PC PHOTO 25 L’interno di un classico disco rigido (HD): è costituito da dischi rotanti letti da testine in movimento. Sono queste il punto di debolezza nei confronti delle memorie allo stato solido, che invece sono prive di parti in movimento. Nel futuro gli Hard Disk dell’elaboratore evolveranno sicuramente verso memorie allo stato solido, che altro non sono se non ‘grosse’ unità di memoria flash, come le schede di memoria che impieghiamo nelle nostre fotocamere digitali. I moderni dischi fissi (HD, Hard Disk), sono connessi all’elaboratore tramite un’interfaccia SATA I, II o III, o Serial ATA, che derivano dalla ormai superata PATA, o Parallel ATA, genericamente definita anche ATA 33, 66 o 100 MHz. Parallel Ata (33, 66 o 100 Mbit/s). Il monitor Veniamo ora alla scottante questione del monitor da utilizzare per il nostro lavoro fotografico. Sicuramente oggi si impone la scelta di un Lcd; la qualità ed i costi di tali dispositivi, sebbene quelli di livello professionale siano tutt’altro che economici, consentono comunque di eseguire le nostre operazioni di fotoritocco in modo adeguato. Il doppio monitor affiancato possiamo lasciarlo agli strumenti di gioco, risparmiando dei soldi e evitando le complicazioni di calibrazione che comporta. Per il corretto posizionamento di tutti gli strumenti di lavoro che in genere ci servono è infatti più che sufficiente il formato widescreen 16:9 dei modelli che si trovano un po’ ovunque. Alcuni aspetti di visione potrebbero invece far pendere l’ago della bilancia verso il classico formato 4:3. I vantaggi del formato panoramico in 26 PC PHOTO Il monitor che connetteremo al nostro sistema di elaborazione verrà quasi certamente allacciato tramite un connettore di tipo DVI, piuttosto che l’ormai superato D-Sub chiamato anche VGA. Il DVI altro non è se non una connessione Hdmi privata dell’audio. 16:9 sono costituiti dallo spazio a disposizione per gli strumenti di lavoro e la compatibilità con i materiali video grazie all’implementazione del sempre più diffuso connettore Hdmi (sebbene in aria di sostituzione a favore di soluzioni esenti da diritti, per esempio la Display Port adottata da Apple). Tra gli svantaggi invece troviamo i maggiori riflessi laterali nel caso in cui lavorassimo con alle spalle un muro o una superficie chiara, se non una finestra, oltre a una certa deviazione cromatica sulle parti di schermo laterali osservate da vicino. Per quanto riguarda la qualità, non è possibile generalizzare ma in linea di massima è difficile poter disporre di una buona qualità di immagine a meno di 500 Euro per un monitor da 20 o 22 pollici. Anche nell’ambito dei monitor Lcd esistono ovviamente delle differenze tecniche che riguardano il tipo di pannello utilizzato; le tecnologie più comuni vanno sotto il nome di TN, VA (S-PVA, MVA, I-PVA, …) e IPS (S-IPS, H-IPS, …). Tutte con pregi e difetti propri. In breve: il tempo di risposta, e dunque di aggiornamento, è ottimo per i pannelli TN, che però offrono un colore ed una visibilità angolare scarsi. Lasciamoli a chi li usa per giocare. Al contrario i modelli basati sulla tecnologia VA offrono una buona coerenza cromatica e una buona visibilità angolare, ma con un tempo di risposta inferiore ai TN. I pannelli VA offrono poi dei neri profondi che fanno aumentare di parecchio il contrasto dello schermo, anche se questo purtroppo porta con sè anche una deviazione cromatica non indifferente nell’osservazione laterale. Per questo motivo la valutazione cromatica di un widescreen di tipo SPVA, come il mio attuale, ai bordi va fatta con le dovute precauzioni. Al top della categoria oggi vi sono i più costosi IPS, caratterizzati da un colore accurato e costante, una risposta velo- Questo schema riassume le caratteristiche tecniche e qualitative dei pannelli impiegati dai più comuni schermi Lcd. Al top delle prestazioni troviamo i pannelli IPS, i quali però da soli non bastano a fare un ottimo monitor, come spieghiamo più ampiamente nel testo. ce ed ottime prestazioni nella visione laterale. Unico rimprovero che alcuni (me compreso) muovono loro è il minor contrasto rispetto alla tecnologia VA ed una lieve intonazione calda dei neri, se osservati da angolazioni estreme. I progressi tecnologici stanno però eliminando anche questi problemi. I pannelli IPS comportano anche un maggiore consumo energetico per cui non sono molto consigliabili sui notebook. In conclusione consiglio di orientarsi su modelli sopra i 20 pollici in formato panoramico (PVA o IPS non fa poi molta differenza, anche se i secondi sono meglio), preferibilmente dotati di interfaccia DVI (meglio se in grado di accettare in entrata anche il classico connettore D-Sub, chiamato volgarmente VGA) e di Hdmi (che altro non è se non una DVI dotata di audio e di alcune protezioni) per interfacciarsi con le nuove reflex dotate di video in alta definizione. Non male la presenza in alcuni modelli di qualche porta Usb2.0, utile soprattutto per collegare unità di calibrazione dello schermo. I marchi di riferimento nel mondo dei display sono Eizo, Nec, ma buoni modelli si trovano anche sotto altri marchi. Prezzi: da 500 Euro circa in su, c’è poco da fare! Tutto il resto A questo punto, ciò che manca al sistema hardware che stiamo faticosamente mettendo assieme è il contorno di accessori, cavi, connessioni e programmi. Riguardo al ‘case’, ovvero alla ‘scatola’che deve contenere i componenti del desktop, l’unica accortezza da rispettare è quella di scegliere un modello che sia dotato di adeguata alimentazione e di una ventilazione che permetta di smaltire il calore, oltre a garantire un livello di rumore non eccessivo. Un lettore di schede di memoria integrato può di certo servire, ma non è indispensabile; nel caso, meglio se è compatibile SDHC e UDMA. Consiglio invece di valutare bene la presenza di connessioni frontali, che spesso aiutano nella gestione di cavi Usb e simili più di quanto potremmo supporre. Sconsiglio vivamente, per un impiego serio di Photoshop e simili, di ricorrere a mouse e tastiere wireless: il loro tempo di risposta è troppo lungo e rischia di fare diventare idrofobo chiunque arrivi a padroneggiare il programma di Adobe. Meglio il caro vecchio cavo: costa meno, funziona subito, è più rapido e non richiede batterie. Se proprio non potete poi rinunciare al Wi-Fi esistono in commercio centinaia di schede per desktop che però consi- glio solo se effettivamente la postazione non è raggiungibile dal cavo fisico, sicuramente più veloce e affidabile per il trasferimento di grosse moli di dati. Nel caso di un computer portatile il problema non si pone, in quanto i notebook dispongono di entrambe le connessioni. Riguardo ai notebook, o simili, è spesso utile l’uscita video supplementare in standard D-Sub; questa consente sia di collegare il portatile ad uno schermo più ampio durante le lavorazioni in studio, sia di comandare un videoproiettore durante le presentazioni dei propri scatti in pubblico. Considerate le odierne capacità di calcolo dei notebook e la risoluzione raggiunta anche da questo tipo di uscita, si riescono a mettere in piedi ottime dia-proiezioni al costo di un videoproiettore non particolarmente ingombrante. Da provare. La calibrazione colore è un argomento complesso. Prima di tutto calibrare uno schermo e la sua profilazione presuppone l’utilizzo di software in grado di usare i profili. Spendere soldi in dispositivi di calibrazione per poi gestire le immagini tramite il visualizzatore del sistema operativo non è la soluzione migliore. Allo stesso modo, supporre che basti calibrare il monitor per stampare meglio con la propria ink-jet è una tenue speranza. In ogni caso, produttori come PC PHOTO 27 Nel negozio (virtuale) Per completare le considerazioni fatte nel corso dell’articolo vi propongo una serie di soluzioni ‘pronte’, reperite in Rete, senza altri commenti se non l’elenco delle specifiche tecniche. Notebook di massime prestazioni: Apple MacBook Pro 17”: 2400 Euro. Processore Intel Core 2 Duo (2.66 GHz) 4 GB di Memoria Ram SDRAM DDR3 (2x2GB) Disco rigido da 320 GB Serial ATA (5400 giri/min) Scheda grafica: nVidia GeForce 9400M + 9600M GT con 512 MB Schermo: 17 pollici Hi-Resolution Glossy Widescreen Display (1920 x 1200 pixel) Peso: 2,99 Kg Notebook di elevate prestazioni, widescreen: Asus X71SL-7S173E: 1183 Euro. Processore Intel Core 2 Duo P8400 (2.26 GHz) 4 GB di Memoria Ram (2x2GB) Disco rigido 320GB Serial ATA (5400 giri/min) Scheda grafica: nVidia GeForce 9300M GS con 512 MB Schermo 17.1” Glare WXGA+ (1440 x 900 pixel) Peso: 3,7 Kg Desktop di marca, completo e stabile: HP Pavilion a6743it: 599 Euro. Processore Intel Core 2 Duo E7300 (2.66 GHz) 4 GB di Memoria Ram SDRAM DDR2 (2x2GB) Disco rigido 320GB Serial ATA (7200 giri/min) Scheda grafica: nVidia GeForce G100 con tecnologia PureVideo HD con 256 MB Desktop evoluto completo di monitor Dell XPS 430: 1299 Euro. Processore Intel Q9550 (2.83 GHz) Core 2 Quad 4 GB di Memoria Ram SDRAM DDR3 (4x1GB) Disco rigido 1.2 TB (2x640GB) Serial ATA (7200 giri/min) Raid 0 Stripe Scheda grafica: ATI Radeon 3870 X2 da 1 GB (doppia scheda grafica) Schermo 23” widescreen S2309W (1.920 x 1.080 pixel) Schermo IPS di qualità Nec SpectraView 2090 1752 Euro. LCD 20” S-IPS (1600 x 1200 pixel) Contrasto 700:1, luminosità 280 cd/mq Tempo di risposta gray-to-gray: 8 ms Ingressi DVI-D, DVI-I e DSub Monitor di qualità (prezzo molto conveniente): Eizo S2231WH: 624 Euro. LCD 22” S-PVA (1680 x 1050 pixel) Contrasto 1500:1, luminosità 250 cd/mq Tempo di risposta gray-to-gray: 8 ms Ingressi DVI-I e DSub FlexScan S2231W. Nec SpectraView 2090. Colorvision e X-Rite hanno a catalogo prodotti capaci di soddisfare qualunque esigenza di calibrazione. Il software è in definitiva ciò che consente di fruire quanto abbiamo inserito con cura all’interno del nostro elaboratore. Adobe è leader nel settore dei contenuti visivi: Photoshop e Illustrator sono il riferimento nella grafica e nella fotografia, In Design nell’impaginazio- 28 PC PHOTO ne, nel video Adobe vanta Premiere, AfterEffects, EncoreDvd, nel web ha acquisito Macromedia. Ora pensa di buttarsi nell’audio (già c’è SoundBoot) e, chissà, la progettazione 3D non le dispiacerebbe affatto, magari comprandosi Autodesk o Rhino3D. Ovviamente però si possono scegliere strade alternative, ad esempio Paint Shop Pro nel fotoritocco, i software proprietari di Canon, Nikon, Sony ed altri per la conversione del Raw invece di CameraRaw, ogni sorta di IrfanView per la visione e navigazione dei file in luogo di Lightroom, E per finire, un antivirus e un Firewall per la nostra sicurezza durante la connessione del computer alla Rete non guastano. EGT