WWF Svizzera
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Il mare
Sfruttamento eccessivo dei mari
Cos’è un pesce?
I pesci sono animali eterotermi (a sangue freddo), la cui
temperatura corporea dipende cioè dalla temperatura esterna.
Per cui i corpi dei pesci si riscaldano in acque più calde, mentre
si raffreddano in acque più fredde.
I pesci respirano attraverso le branchie, grazie alle quali essi
sono in grado di ottenere l’ossigeno necessario alla vita
direttamente dall’acqua.
I pesci appartengono ai vertebrati. Essi, come l’uomo, sono
infatti dotati di uno scheletro che serve a sostenere il corpo.
Oggi si conoscono circa 25.000 specie di pesci, che vivono nei
torrenti montani, fiumi, laghi, mari e oceani, fino nelle oscure
profondità marine.
Una volta venivano considerati pesci un numero ancora più
elevato di animali. Come ad esempio le balene e i calamari.
Oggi sappiamo che le balene sono mammiferi e i calamari sono
parenti delle lumache e dei molluschi.
I pesci come alimento
I pesci contengono molte proteine, una componente molto
importante della nostra alimentazione. A livello mondiale,
milioni di persone che vivono in regioni costiere dipendono dai
pesci come fonte di proteine necessarie alla vita.
Il pesce è un alimento che si deteriora molto rapidamente. Per
questo, inizialmente esso costituiva la base alimentare degli
abitanti delle regioni costiere. Solo con i procedimenti di
essiccamento, affumicamento e salatura il pesce di mare è
arrivato anche nelle regioni dell’entroterra. Con la diffusione dei
frigoriferi e dei congelatori, anche il pesce di mare fresco ha
fatto il suo ingresso nelle nostre case.
I pescatori tradizionali (non industriali) non pescano qualunque
tipo di pesci. Essi sanno che questo porterebbe alla distruzione
della popolazione ittica (una quantità di pesci minima tale da
garantirne la sopravvivenza). Essi utilizzano perciò reti a maglie
larghe, nasse (trappole ad imbuto) e ami da pesca. Con questi
strumenti essi sono in grado di catturare pesci in modo mirato
per specie e dimensioni. I pesci più piccoli e giovani vengono
risparmiati e si evita così la cattura inutile di pesci
«indesiderati».
Dossier WWF
Dati segnaletici
 Quasi tre quarti dell’intera superficie del
nostro pianeta sono ricoperti d’acqua. I
mari costituiscono uno spazio vitale
profondo mediamente 3.800 m, con una
profondità massima di 11.000 m.
 I continenti suddividono la superficie
acquea in tre grandi oceani, l’Oceano
Indiano, l’Atlantico e il Pacifico.
 Tutti i mari e gli oceani sono composti da
1.350 milioni di km3 d’acqua, mentre sulla
terra ferma l’elemento liquido raggiunge i
2 milioni di km3.
 La luce solare, penetrando nell’acqua del
mare, viene assorbita («inghiottita») in
base al contenuto di plancton (piccoli
organismi viventi sospesi nell’acqua), alla
torbidità, alla temperatura e al contenuto
salino, così che essa può raggiungere una
profondità di 150 m, oppure fermarsi dopo
un paio di metri. Nella maggior parte dei
casi però ad una profondità di 50 metri è
già buio pesto.
 Gli oceani funzionano come giganteschi
impianti di climatizzazione, di giorno
immagazzinano infatti grandi quantità di
energia solare in forma di calore, per
restituirla poi di notte. E questo è solo un
esempio, poiché il clima terrestre è
determinato dalle complesse circolazioni
dei venti, dai cicli delle maree e dalla
perturbazioni nuvolose.
 L’aria respirata dagli animali (una miscela
di ossigeno e anidride carbonica) viene
fortemente influenzata dal mare. Gli
oceani costituiscono un ampio spazio vitale
per le alghe che producono ossigeno e
fissano anidride carbonica in forma di
sedimenti calcarei.
Pesca industriale
I pescatori fanno un bottino vantaggioso soprattutto con i pesci che si spostano in branchi. Tra questi ad
esempio le sardine, i merluzzi, gli sgombri, le aringhe e i tonni.
Circa il 70% delle specie pescate non sono pressoché più redditizie, perché le popolazioni hanno ormai
raggiunto dimensioni troppo ridotte.
Con le moderne «fabbriche di pesce» naviganti per mare e le più recenti tecnologie, l’industria del pesce
cerca in qualche modo di catturare quantitative di pesce sufficienti. Il saccheggio dei mari prosegue quindi
senza limiti.
Per ogni tonnellata di pesce catturato, i pescatori estraggono dalle reti ormai morti un terzo di animali marini
indesiderati, come delfini, squali, tartarughe marine e addirittura uccelli marini.
Un terzo del pesce pescato viene trasformato in farina di pesce. La farina di pesce serve da mangime per i
pesci d’allevamento e vari animali domestici.
Il variopinto mondo delle barriere coralline
Cos’è una barriera corallina?
I coralli sono celenterati (come anche le spugne) e vivono in enormi colonie. Essi hanno uno scheletro di
sostegno di calcio e sono presenti solo nei mari tropicali. Lungo le coste e attorno alle isole essi formano
imponenti scogliere, le barriere coralline.
I coralli formano insieme ad altri animali una biocenosi molto ricca. Così altri abitanti del mare, come pesci,
gamberi, alghe e meduse trovano cibo e protezione nella barriera corallina .
Con i loro tentacoli a forma di ventaglio, i coralli filtrano l’acqua trattenendo sostanze in sospensione di
piccole dimensioni, svolgendo così un ruolo molto importante per la depurazione delle acque.
I coralli possono formare un’associazione durevole con diverse specie di alghe: le alghe producono
sostanze nutritive e le mettono a disposizione dei coralli, i quali a loro volta offrono alle alghe protezione e
un punto di ancoraggio fisso.
Più di 100 milioni di anni fa vaste aree dell’Europa centrale erano sommerse dall’acqua. Un caldo mare
tropicale formava uno spazio vitale molto ricco di specie. I fossili (pietrificazioni) nelle formazioni calcaree
delle nostre Alpi sono ancora oggi una testimonianza della vita nel mare tropicale di quel tempo.
I pericoli per le barriere coralline
È l’inquinamento marino a creare i più gravi problemi alla barriera corallina. Se vengono scaricate in mare
troppe sostanze nutritive, la crescita delle alghe nelle acque superficiali aumenta in modo massiccio. Alla
loro morte le alghe sprofondano e si depositano sulla barriera, che con l’andare del tempo finisce
letteralmente per soffocare!
Un altro problema per le barriere coralline è la caccia alle balene. Le balene e le balenottere (grandi
divoratori di plancton) impediscono una crescita incontrollata delle stelle marine «corona di spine»,
divorando le larve di questa specie estremamente aggressiva. Con la caccia alle balene queste stelle
marine, che si nutrono di coralli, si sono moltiplicate a dismisura, tanto che oggi rappresentano una seria
minaccia in particolare per la «Grande barriera corallina» australiana.
Anche le immersioni subacquee minacciano le barriere. Le immersioni sono «in», e sono in particolare i
sommozzatori inesperti a danneggiare le sensibili formazioni coralline, staccandone dei pezzi da portare via
come souvenir. Anche i battelli che portano i sommozzatori alla barriera costituiscono un problema. Essi
infatti danneggiano la barriera gettando le ancore.
Lo squalo – un predatore in via di
estinzione?
Fossili viventi?
Gli squali fanno parte dei pesci cartilaginei, il loro scheletro cioè
non è composto da ossa, come negli altri pesci, ma da
cartilagine.
Gli squali sono presenti nel nostro pianeta da 400 milioni di
anni. Ma al contrario dei dinosauri, essi sono sopravvissuti fino
ad oggi senza modifiche sostanziali.
Lo squalo più grande è lo squalo balena, lungo fino a 14 m, che
si nutre esclusivamente di plancton. Questo squalo non è
assolutamente pericoloso per l’uomo.
Complessivamente ci sono 350 specie di squali, 70 delle quali
sono minacciate, perché cacciate dall’uomo.
La maggior parte degli squali sono di dimensioni inferiori ai 50
cm.
Ogni anno nel mondo da 50 a 100 persone subiscono attacchi
da parte degli squali, e più o meno una quindicina di questi
attacchi hanno un esito mortale per l’uomo. Un numero
estremamente basso rispetto agli incidenti mortali da noi stessi
provocati, ad esempio a causa del traffico, del fumo o di altri
stupefacenti.
I pericoli per lo squalo
Numerosi squali perdono la vita nelle reti (pesca indesiderata)
delle flotte da pesca industriali. Ogni anno molti milioni di squali
fanno questa fine.
Le pinne di pescecane sono considerate una prelibatezza
nell’estremo oriente, e possono così essere vendute a prezzi
molto elevati. La pesca degli squali viene perciò praticata
sempre più intensivamente. Spesso i pescatori tagliano solo la
pinna dorsale degli squali, quindi li ributtano in mare mutilati,
dove fanno una misera fine.
Gli squali sono anche una preda molto ricercata dai pescatori
sportivi d’alto mare. In particolare nelle acque calde
dell’America Centrale, molti operatori turistici offrono questo
divertimento di dubbio gusto.
Il mare e il WWF
 Grazie all’appoggio WWF, in tutto il mondo
sono sorte riserve marine, ad esempio nel
Mediterraneo, nell’Africa Orientale e in
America Centrale.
 Numerosi progetti internazionali del WWF
sono volti ad impedire che le preziose
barriere coralline e coste marine vengano
completamente distrutte.
 Il WWF intende arrestare la pesca eccessiva e
il depauperamento dei mari. Il marchio di
qualità ambientale MSC («Marine Stewardship Council») certifica i pesci e i frutti di
mare ottenuti con metodi di pesca sostenibili.
In base a tale principio, non di devono
pescare più pesci di quanti ne possano
ricrescere.
 Il WWF informa su come noi possiamo
contribuire alla protezione dei mari e dà
suggerimenti per i settori di turismo e
gastronomia.
Richiedibili presso il WWF
WWF (2009), Rivista Panda Club 4/09. I coralli
Pieghevole del WWF «Mare».Gratis.
WWF (1995). Rivista Panda Club 4/95: La grande razzia.Fr. 3.-, n. d’ordine 3495.
WWF (1996). Rivista Panda Club 4/96: Squali – cacciatori cacciati. Fr. 3.-, n. d’ordine 3496.
WWF (1992) Rivista Panda Club 3/92: Miniera d’oro dei mari – la barriera corralina. Fr. 3.-, n. d’ordine 3392.
Time Life (1996). Balene. Video VHS ca. 60 minuti.Fr. 42.25, n. d’ordine 1944.
Paccalet, Y. & G. (1995). Capodogli – figli dell’oceano, Animali a fumetti. WWF / Zytglogge Verlag. Fr. 29.-,
n. d’ordine 1905.
Libri
Dipper A. F., (2007). OCEANI, Die e Ali, Milano.
Scharrf, R. (1984). Meereskunde.Was ist was?, Bd. 32. Hamburg: Tesslov Verlag.
Geiser, F. & Brakhausen, A. (1991). Robben. Das Buch der Tierfamilien 08. Luzern: Kinderbuchverlag
Deimer, P. (1991). Das Buch der Wale. München: Heyne Verlag.
Deimer, P. (1989). Wale und Delphine. Was ist was?, Bd. 85. Nürnberg: Tesslov Verlag.
Hellmiss, M. & Neubauer, N. (1993). So leben Wale und Delphine. Würzburg: Arena Verlag.
Pott, E. (1997). Ravensburger Tierlexikon von A-Z. Ravensburg: Ravensburger Verlag.
Internet
http://www.animalieanimali.it
http://wwf.ch/it/ilwwf/inostritemi/mariecoste/
www.ozeane.de
www. meeressaeuger.de
www.geo.de/wissen/tiere/
www.hai.ch
www.starfish.ch/Korallenriff
www.msc.org (englisch)
Il WWF si impegna per uno sviluppo sostenibile della Terra e rende
possibile a uomini e donne di prestare il loro contributo in tal senso.
Questo dossier è stato
realizzato grazie al contributo
finanziario del
Quale partner attivo all’interno della rete mondiale del WWF, il WWF
Svizzera intende
 conservare la varietà di esseri viventi e di ecosistemi
 promuovere l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali
arginare l’inquinamento e lo spreco di materie prime
WWF Svizzera
Giovani e ambiente
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6501 Bellinzona
Telefono 01 297 21 21
Fax 01 297 21 00
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Settembre 2009