WWF Svizzera Piazza Stazione 35, cp 6500 Bellinzona 091/8206000 Offerte: CP 80-470-3 Il mare Sfruttamento eccessivo dei mari Cos’è un pesce? I pesci sono animali eterotermi (a sangue freddo), la cui temperatura corporea dipende cioè dalla temperatura esterna. Per cui i corpi dei pesci si riscaldano in acque più calde, mentre si raffreddano in acque più fredde. I pesci respirano attraverso le branchie, grazie alle quali essi sono in grado di ottenere l’ossigeno necessario alla vita direttamente dall’acqua. I pesci appartengono ai vertebrati. Essi, come l’uomo, sono infatti dotati di uno scheletro che serve a sostenere il corpo. Oggi si conoscono circa 25.000 specie di pesci, che vivono nei torrenti montani, fiumi, laghi, mari e oceani, fino nelle oscure profondità marine. Una volta venivano considerati pesci un numero ancora più elevato di animali. Come ad esempio le balene e i calamari. Oggi sappiamo che le balene sono mammiferi e i calamari sono parenti delle lumache e dei molluschi. I pesci come alimento I pesci contengono molte proteine, una componente molto importante della nostra alimentazione. A livello mondiale, milioni di persone che vivono in regioni costiere dipendono dai pesci come fonte di proteine necessarie alla vita. Il pesce è un alimento che si deteriora molto rapidamente. Per questo, inizialmente esso costituiva la base alimentare degli abitanti delle regioni costiere. Solo con i procedimenti di essiccamento, affumicamento e salatura il pesce di mare è arrivato anche nelle regioni dell’entroterra. Con la diffusione dei frigoriferi e dei congelatori, anche il pesce di mare fresco ha fatto il suo ingresso nelle nostre case. I pescatori tradizionali (non industriali) non pescano qualunque tipo di pesci. Essi sanno che questo porterebbe alla distruzione della popolazione ittica (una quantità di pesci minima tale da garantirne la sopravvivenza). Essi utilizzano perciò reti a maglie larghe, nasse (trappole ad imbuto) e ami da pesca. Con questi strumenti essi sono in grado di catturare pesci in modo mirato per specie e dimensioni. I pesci più piccoli e giovani vengono risparmiati e si evita così la cattura inutile di pesci «indesiderati». Dossier WWF Dati segnaletici Quasi tre quarti dell’intera superficie del nostro pianeta sono ricoperti d’acqua. I mari costituiscono uno spazio vitale profondo mediamente 3.800 m, con una profondità massima di 11.000 m. I continenti suddividono la superficie acquea in tre grandi oceani, l’Oceano Indiano, l’Atlantico e il Pacifico. Tutti i mari e gli oceani sono composti da 1.350 milioni di km3 d’acqua, mentre sulla terra ferma l’elemento liquido raggiunge i 2 milioni di km3. La luce solare, penetrando nell’acqua del mare, viene assorbita («inghiottita») in base al contenuto di plancton (piccoli organismi viventi sospesi nell’acqua), alla torbidità, alla temperatura e al contenuto salino, così che essa può raggiungere una profondità di 150 m, oppure fermarsi dopo un paio di metri. Nella maggior parte dei casi però ad una profondità di 50 metri è già buio pesto. Gli oceani funzionano come giganteschi impianti di climatizzazione, di giorno immagazzinano infatti grandi quantità di energia solare in forma di calore, per restituirla poi di notte. E questo è solo un esempio, poiché il clima terrestre è determinato dalle complesse circolazioni dei venti, dai cicli delle maree e dalla perturbazioni nuvolose. L’aria respirata dagli animali (una miscela di ossigeno e anidride carbonica) viene fortemente influenzata dal mare. Gli oceani costituiscono un ampio spazio vitale per le alghe che producono ossigeno e fissano anidride carbonica in forma di sedimenti calcarei. Pesca industriale I pescatori fanno un bottino vantaggioso soprattutto con i pesci che si spostano in branchi. Tra questi ad esempio le sardine, i merluzzi, gli sgombri, le aringhe e i tonni. Circa il 70% delle specie pescate non sono pressoché più redditizie, perché le popolazioni hanno ormai raggiunto dimensioni troppo ridotte. Con le moderne «fabbriche di pesce» naviganti per mare e le più recenti tecnologie, l’industria del pesce cerca in qualche modo di catturare quantitative di pesce sufficienti. Il saccheggio dei mari prosegue quindi senza limiti. Per ogni tonnellata di pesce catturato, i pescatori estraggono dalle reti ormai morti un terzo di animali marini indesiderati, come delfini, squali, tartarughe marine e addirittura uccelli marini. Un terzo del pesce pescato viene trasformato in farina di pesce. La farina di pesce serve da mangime per i pesci d’allevamento e vari animali domestici. Il variopinto mondo delle barriere coralline Cos’è una barriera corallina? I coralli sono celenterati (come anche le spugne) e vivono in enormi colonie. Essi hanno uno scheletro di sostegno di calcio e sono presenti solo nei mari tropicali. Lungo le coste e attorno alle isole essi formano imponenti scogliere, le barriere coralline. I coralli formano insieme ad altri animali una biocenosi molto ricca. Così altri abitanti del mare, come pesci, gamberi, alghe e meduse trovano cibo e protezione nella barriera corallina . Con i loro tentacoli a forma di ventaglio, i coralli filtrano l’acqua trattenendo sostanze in sospensione di piccole dimensioni, svolgendo così un ruolo molto importante per la depurazione delle acque. I coralli possono formare un’associazione durevole con diverse specie di alghe: le alghe producono sostanze nutritive e le mettono a disposizione dei coralli, i quali a loro volta offrono alle alghe protezione e un punto di ancoraggio fisso. Più di 100 milioni di anni fa vaste aree dell’Europa centrale erano sommerse dall’acqua. Un caldo mare tropicale formava uno spazio vitale molto ricco di specie. I fossili (pietrificazioni) nelle formazioni calcaree delle nostre Alpi sono ancora oggi una testimonianza della vita nel mare tropicale di quel tempo. I pericoli per le barriere coralline È l’inquinamento marino a creare i più gravi problemi alla barriera corallina. Se vengono scaricate in mare troppe sostanze nutritive, la crescita delle alghe nelle acque superficiali aumenta in modo massiccio. Alla loro morte le alghe sprofondano e si depositano sulla barriera, che con l’andare del tempo finisce letteralmente per soffocare! Un altro problema per le barriere coralline è la caccia alle balene. Le balene e le balenottere (grandi divoratori di plancton) impediscono una crescita incontrollata delle stelle marine «corona di spine», divorando le larve di questa specie estremamente aggressiva. Con la caccia alle balene queste stelle marine, che si nutrono di coralli, si sono moltiplicate a dismisura, tanto che oggi rappresentano una seria minaccia in particolare per la «Grande barriera corallina» australiana. Anche le immersioni subacquee minacciano le barriere. Le immersioni sono «in», e sono in particolare i sommozzatori inesperti a danneggiare le sensibili formazioni coralline, staccandone dei pezzi da portare via come souvenir. Anche i battelli che portano i sommozzatori alla barriera costituiscono un problema. Essi infatti danneggiano la barriera gettando le ancore. Lo squalo – un predatore in via di estinzione? Fossili viventi? Gli squali fanno parte dei pesci cartilaginei, il loro scheletro cioè non è composto da ossa, come negli altri pesci, ma da cartilagine. Gli squali sono presenti nel nostro pianeta da 400 milioni di anni. Ma al contrario dei dinosauri, essi sono sopravvissuti fino ad oggi senza modifiche sostanziali. Lo squalo più grande è lo squalo balena, lungo fino a 14 m, che si nutre esclusivamente di plancton. Questo squalo non è assolutamente pericoloso per l’uomo. Complessivamente ci sono 350 specie di squali, 70 delle quali sono minacciate, perché cacciate dall’uomo. La maggior parte degli squali sono di dimensioni inferiori ai 50 cm. Ogni anno nel mondo da 50 a 100 persone subiscono attacchi da parte degli squali, e più o meno una quindicina di questi attacchi hanno un esito mortale per l’uomo. Un numero estremamente basso rispetto agli incidenti mortali da noi stessi provocati, ad esempio a causa del traffico, del fumo o di altri stupefacenti. I pericoli per lo squalo Numerosi squali perdono la vita nelle reti (pesca indesiderata) delle flotte da pesca industriali. Ogni anno molti milioni di squali fanno questa fine. Le pinne di pescecane sono considerate una prelibatezza nell’estremo oriente, e possono così essere vendute a prezzi molto elevati. La pesca degli squali viene perciò praticata sempre più intensivamente. Spesso i pescatori tagliano solo la pinna dorsale degli squali, quindi li ributtano in mare mutilati, dove fanno una misera fine. Gli squali sono anche una preda molto ricercata dai pescatori sportivi d’alto mare. In particolare nelle acque calde dell’America Centrale, molti operatori turistici offrono questo divertimento di dubbio gusto. Il mare e il WWF Grazie all’appoggio WWF, in tutto il mondo sono sorte riserve marine, ad esempio nel Mediterraneo, nell’Africa Orientale e in America Centrale. Numerosi progetti internazionali del WWF sono volti ad impedire che le preziose barriere coralline e coste marine vengano completamente distrutte. Il WWF intende arrestare la pesca eccessiva e il depauperamento dei mari. Il marchio di qualità ambientale MSC («Marine Stewardship Council») certifica i pesci e i frutti di mare ottenuti con metodi di pesca sostenibili. In base a tale principio, non di devono pescare più pesci di quanti ne possano ricrescere. Il WWF informa su come noi possiamo contribuire alla protezione dei mari e dà suggerimenti per i settori di turismo e gastronomia. Richiedibili presso il WWF WWF (2009), Rivista Panda Club 4/09. I coralli Pieghevole del WWF «Mare».Gratis. WWF (1995). Rivista Panda Club 4/95: La grande razzia.Fr. 3.-, n. d’ordine 3495. WWF (1996). Rivista Panda Club 4/96: Squali – cacciatori cacciati. Fr. 3.-, n. d’ordine 3496. WWF (1992) Rivista Panda Club 3/92: Miniera d’oro dei mari – la barriera corralina. Fr. 3.-, n. d’ordine 3392. Time Life (1996). Balene. Video VHS ca. 60 minuti.Fr. 42.25, n. d’ordine 1944. Paccalet, Y. & G. (1995). Capodogli – figli dell’oceano, Animali a fumetti. WWF / Zytglogge Verlag. Fr. 29.-, n. d’ordine 1905. Libri Dipper A. F., (2007). OCEANI, Die e Ali, Milano. Scharrf, R. (1984). Meereskunde.Was ist was?, Bd. 32. Hamburg: Tesslov Verlag. Geiser, F. & Brakhausen, A. (1991). Robben. Das Buch der Tierfamilien 08. Luzern: Kinderbuchverlag Deimer, P. (1991). Das Buch der Wale. München: Heyne Verlag. Deimer, P. (1989). Wale und Delphine. Was ist was?, Bd. 85. Nürnberg: Tesslov Verlag. Hellmiss, M. & Neubauer, N. (1993). So leben Wale und Delphine. Würzburg: Arena Verlag. Pott, E. (1997). Ravensburger Tierlexikon von A-Z. Ravensburg: Ravensburger Verlag. Internet http://www.animalieanimali.it http://wwf.ch/it/ilwwf/inostritemi/mariecoste/ www.ozeane.de www. meeressaeuger.de www.geo.de/wissen/tiere/ www.hai.ch www.starfish.ch/Korallenriff www.msc.org (englisch) Il WWF si impegna per uno sviluppo sostenibile della Terra e rende possibile a uomini e donne di prestare il loro contributo in tal senso. Questo dossier è stato realizzato grazie al contributo finanziario del Quale partner attivo all’interno della rete mondiale del WWF, il WWF Svizzera intende conservare la varietà di esseri viventi e di ecosistemi promuovere l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali arginare l’inquinamento e lo spreco di materie prime WWF Svizzera Giovani e ambiente P.Indipendenza 6 6501 Bellinzona Telefono 01 297 21 21 Fax 01 297 21 00 E-mail: [email protected] www.wwf.ch Settembre 2009