OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO (NO) - Tel. 032285181 - 032285210 apansuno @ tiscalinet.it www.apan.it BOLLETTINO N. 242 Mercoledì 5 maggio 2010, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo mercoledì di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio. La Luna sarà all’ultimo quarto. Sorgerà tardi e pertanto si potranno pertanto osservare gli oggetti del cielo profondo quali le galassie del Leone e della Vergine oltre alle costellazioni del cielo primaverile. Venere sarà visibili al tramonto nella costellazione del Toro bassa all’orizzonte ovest. Giove sarà visibile al mattino nella costellazione dei Pesci. Mercurio sorgerà poco prima del Sole nell’Ariete. Saturno sarà visibile tutta notte ed est nella costellazione della Vergine. Appare con gli anelli posti quasi di taglio. Saranno visibili anche i suoi principali satelliti. Marte sarà visibile tutta notte est nella costellazione del Cancro È luminoso ma con un diametro apparente di soli 7 secondi d’arco in quanto si trova ad una distanza di 200 milioni di chilometri dalla Terra. Si potranno scorgere difficilmente dei particolari della sua superficie. La sera di venerdì 7 maggio, tempo permettendo, ci sarà una serata per le scuole di Verbania ed Omegna con una conferenza di Corrado Pidò su Galileo e con osservazioni al telescopio. CINQUE PER MILLE Segnaliamo che relativamente alle dichiarazioni dei redditi 2007 (presentate nel 2008), 19 persone hanno indicato il nostro Osservatorio quale beneficiario del cinque per mille, per un totale di Euro 859.00. Siamo certi che per l’anno successivo le persone donatrici sono state molte di più. Sottoscrivete il cinque per mille a favore dell’Osservatorio, permetterete a noi di ammodernare ed ampliare l’osservatorio (stiamo progettando la realizzazione di un planetario) e di migliore le prestazioni in particolar modo nel campo della divulgazione e della ricerca. APAN Associazione Provinciale Astrofili Novaresi - Onlus Sottoscrivi il tuo cinque per mille per l’Osservatorio Astronomico di Suno a Te non costa nulla ma per Noi è una grande opportunità – Casella sostegno del volontariato C.F. osservatorio 00437210032 RECENSIONI LEE SMOLIN L’UNIVERSO SENZA STRINGHE Fortuna di una teoria e turbamenti della scienza Le Scienze - pag. 368 - ed. 2010 (ristampa 2007) Formato 13.5x21.0cm – In edicola abbinato alla rivista Le Scienza a Euro 11.80 I fisici teorici di tutto il mondo sono impegnati da decenni nell'elaborazione di una teoria che sia in grado di tenere assieme in un quadro coerente i risultati della meccanica quantistica, da un lato, e della relatività, dall'altro. Al momento, infatti, manca ancora una connessione tra queste due conquiste fondamentali della fisica novecentesca. Siamo allo stallo, a quanto pare. Negli ultimi anni, tuttavia, si è imposta all'attenzione dei ricercatori una possibile via d'uscita, conosciuta come «teoria delle stringhe», che a molti è parsa la migliore candidata al successo. Di recente, anzi, la teoria delle stringhe ha raggiunto anche il palco mediatico, imponendosi presso i non addetti ai lavori anche grazie a eccellenti libri di divulgazione - come la più promettente «teoria del tutto» prossima ventura. Ma una minoranza dei teorici, tra i quali vi è Lee Smolin, non è d'accordo. La teoria delle stringhe, secondo Smolin, non è neppure una teoria, almeno non nel senso classico del termine, ma soprattutto non ha alcun aggancio possibile, e neppure pensabile, con la realtà empirica; nessuno sbocco sperimentale che possa convalidarla o smentirla. La domanda spontanea che si pone allora è: «Ma è scienza?» Cosa sta accadendo dunque al mondo della fisica? Com'è possibile che intere scuole di pensiero, nei laboratori e nelle università del mondo intero, si siano legate cosi saldamente a un'idea, certamente suggestiva ed elegante, ma inverificabile, dirottando fondi, risorse e cervelli verso un'unica direzione? L'universo senza stringhe parla della fisica, ma anche della scienza in generale, parla del cosmo e del mistero dell'energia oscura, ma anche dell'uomo e del suo modo di affrontare la realtà. Se gli stringhisti si sbagliano, non si possono sbagliare di poco. Se le nuove dimensioni e simmetrie non esistono, gli stringhisti entreranno nel novero degli scienziati che piú hanno fallito, come chi continuò a lavorare sugli epicicli tolemaici mentre Keplero e Galileo procedevano a passo spedito. La loro storia insegnerà come non fare scienza, come non lasciare che una congettura teorica oltrepassi i limiti di ciò che è possibile sostenere in base ad argomenti razionali tanto da perdersi in fantasie. (a cura di Silvano Minuto) 13 SETTEMBRE 1979 – RAPPORTO UFO Leggo dal mio diario di osservazioni : "Erano quasi le ore 18 di UT (ore 20 legali estive) mentre ispeziono come sempre il cielo per vedere come sarà la serata astronomica , c'era da osservare e stimare la Nova Kuwano, denominata PU VUL ,all'improvviso mi attira l'attenzione un punto luminoso, allarmato per quello che ho sempre asserito sugli UFO mi precipito a prendere il mio fedele 7 X 50 , guardo e vedo tre punti luminosi e sempre più allarmato prendo il cavalletto con già montato il mio binocolo 15 X 80 guardo e tiro un sospiro di sollievo appariva chiaramente la forma di un pallone di plastica a forma di pera con la punta rivolta verso il basso. Posizione a Sud-Sud Ovest alto sull'orizzonte circa 30 gradi di magnitudine apparente -7 ......". Segue l'osservazione sino alle UT 18h 37m 37s quando scompare quello che dovrebbe essere stato una sonda meteorologica. Il 14 settembre il Corriere della Sera comunica il fatto con una tendenza allarmistica per la verità poi il 15 sempre il Corriere chiarisce il tutto. URANIO MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI A Carcegna, frazione di Miasino, possiamo individuare, sulle pareti della Chiesa di San Pietro, quattro orologi solari, più uno sospetto. I primi due sono collocati sopra una cappelletta: uno, con contorno bianco, ha stilo polare ed è privo di linee orarie, l'altro, senza stilo, è ad ore italiche con linea equinoziale parallela alla parete e linea meridiana "M". Il terzo quadrante, con stilo normale, presenta caratteristiche analoghe al precedente e una cornice a stemma molto elaborata. Il quarto, su parete esposta ad Est, ha stilo polare e alcune linee orarie di difficile interpretazione. (a cura di Salvatore Trani) VENERE E MERCURIO IL 06/04/2010 Venere e Mercurio fotografati da Oresta Lesca a Bienate il 06 04 2010 ore 21,00 posa 0,25 sec a 3200 ISO zoom a 42 mm f 4,6 Canon 50D a mano libera. DIARIO ASTRONOMICO – MAGGIO 2010 Dat a Ora (TT) Fenomeno 4 4 6 6 05 38 15 08 06 14 08 40 6 9 23 52 20 17 10 01 50 11 11 12 12 02 00 02 07 12 51 19 51 12 13 13 21 44 06 00 06 51 13 14 16 20 54 03 04 10 50 17 19 20 20 00 55 20 14 10 45 12 25 21 21 01 42 05 23 24 25 26 27 28 28 02 00 00 42 04 13 23 00 01 07 04 00 28 08 02 31 18 18 Venere 6.5° a nord di Alfa Tauri, mag, 0.8 Marte in quadratura con il Sole Luna all’Ultimo Quarto Massimo dello sciame meteorico delle Eta Aquaridi, osservabili dal 19 aprile al 28 maggio Luna all’apogeo (404 236 Km) Luna 6° a nord di Giove; migliori condizioni di osservabilità nelle ore che seguono la levata della Luna, attorno alle 3 40 Luna 5.3° a nord di Urano; migliori condizioni di osservabilità nelle ore che seguono la levata della Luna, attorno alle 3 40 Massima librazione lunare in latitudine, visibile il polo sud Mercurio stazionario in Ascensione Retta Mercurio all’afelio (0,4667 UA) Luna 7,3° a nord di Mercurio: migliori condizioni di osservabilità poco prima dell’alba, attorno alle 5 20 Urano 2.6° a nord della stella 27 Piscium di mag, 4.9 Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo orientale Solstizio estivo sul pianeta Marte. Inizio dell’estate astronomica nell’emisfero settentrionale del pianeta Venere 4.1° a sud di Beta Tauri mag. 1.6 Luna Nuova Occultazione diurna di Venere da parte della Luna. La scomparsa avviene dietro il lembo oscuro, la riapparizione si verifica alle 11 14. L’occultazione è visibile salo da parte della Sicilia e della Calabria, dove è radente (i tempi indicati sono riferiti alla città di Catania) Venere al perielio (0.7184 UA) Nettuno in quadratura con il Sole Luna al perigeo (369 733 Km) Luna 5.6° a sud di Marte; migliori condizioni di osservabilità poco dopo il tramonto, attorno alle 21 00 Luna al Primo Quarto Luna 5.5° a sud di Alfa Leonis (Regolo) mag. 1.3. Migliori condizioni di osservabilità prima che la Luna tramonti, attorno alle 1 50 Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il Polo Nord Luna 4.2° a sud di Alfa Virginis (Spica) mag. 1.026 Mercurio alla massima elongazione ovest (25°) dal Sole Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo occidentale Luna Piena La Luna occulta la stella Sigma Scorpi, di mag. 2.9. La scomparsa avviene dietro il bordo illuminato dal Sole così come la riapparizione che si verifica che si verifica alle 4 19. L’occultazione è visibile solo da una parte delle regioni settentrionali, dove per alcune zone è radente (i tempi sono riferiti alla città di Milano) Luna 1.2° a nord di Alfa Scorpii (Antares). Migliori condizioni di osservabilità poco prima dell’alba, attorno alle 5 10 Saturno stazionario in Ascensione Retta TT – 1 minuto = TU (TT tempo terrestre – TU tempo universale) Tempo civile = TU più 1 ora o 2 ore (nel periodo di ora legale) MANUALE AAVSO – PARTE OTTAVA Pensando di fare cosa gradita a tutti, proseguiamo la pubblicazione della traduzione del manuale AAVSO con le indicazioni per l’osservazione delle stelle variabili. Le prime quattro parti del manuale sono state pubblicate in precedenti bollettini. La scala delle magnitudini La scala delle magnitudini può inizialmente indurre confusione, poiché maggiore è il valore, meno luminosa è la stella. Il limite medio della visibilità ad occhio nudo è la 6a magnitudine. Stelle come Antares, Spica e Polluce sono di 1a magnitudine, Arturo e Vega sono di magnitudine 0. La stella Canopo è di magnitudine –1 (meno uno) e la stella più brillante del cielo, Sirio, è –1.5. Sulle mappe AAVSO le stelle di confronto sono contrassegnate con numeri che ne indicano la magnitudine con l’approssimazione del decimo. Il punto decimale viene omesso per evitare confusione con i puntini che rappresentano le stelle. Quindi 84 e 90 indicano stelle le cui magnitudini sono rispettivamente 8.4 e 9.0. Le magnitudini delle stelle di confronto usate nelle carte AAVSO sono state accuratamente determinate con strumenti speciali (fotometro ad iride, fotometri fotoelettrici e CCD) e vanno considerate come dei regoli per stimare la magnitudine della variabile. Siccome la scala della magnitudine è in realtà logaritmica, una stella “due volte più debole” di un’altra non avrà una magnitudine semplicemente doppia (si veda il riquadro sottostante, Misurare la luminosità delle stelle, per una spiegazione più dettagliata). Per questa ragione, l’osservatore deve sempre essere attento ad usare stelle di confronto che non siano troppo distanti in luminosità – non oltre 0.5 o 0.6 magnitudini di differenza – quando si fanno stime di luminosità. Magnitudine limite La cosa migliore è usare lo strumento più piccolo in grado di permettere di vedere la variabile con facilità. In generale, se la variabile è più luminosa della 5a magnitudine, l’occhio nudo è il più adatto; tra la 5a e la 7a è consigliabile il cercatore o un buon binocolo; se è più debole della 7a magnitudine, bisognerebbe usare un binocolo a forte ingrandimento o un telescopio di 7-8 cm di diametro o più, a seconda della magnitudine della variabile. Le stime di luminosità sono più facili da eseguire e più accurate quando sono tra 2 e 4 magnitudini sopra il limite dello strumento. Misurare la luminosità delle Stelle —Estratto dall’AAVSO Hands-On Astrophysics Manual Il metodo che oggi usiamo per confrontare la magnitudine apparente delle stelle ha radici nell’antichità. Ad Ipparco, un astronomo greco vissuto nel secondo secolo a.C., viene di solito attribuita la codifica di un sistema per classificare la luminosità delle stelle. Egli definì le stelle più luminose di ciascuna costellazione di “prima magnitudine”. Tolomeo, nel 140 d.C., ridefinì il sistema di Ipparco e usò una scala da 1 a 6 per definire la luminosità stellare, indicando con 1 le stelle più luminose e con 6 le più deboli. Gli astronomi della metà dell’800 quantificarono meglio questi numeri e modificarono il vecchio sistema greco. Le misurazioni dimostrarono che le stelle di 1a magnitudine erano 100 volte più luminose delle stelle di 6a magnitudine. E’ stato anche calcolato che l’occhio umano percepisce un aumento di una magnitudine come 2.5 volte più brillante, sicché un aumento di 5 magnitudini viene percepito come 2.55 (o circa 100) volte più brillante. Quindi, una differenza di 5 magnitudini è stata definita come uguale a un fattore esattamente 100 in luminosità apparente. Ne consegue che una differenza di una magnitudine corrisponde ad un rapporto tra le luminosità pari alla radice quinta di 100, o circa 2.5; quindi, la luminosità apparente di due oggetti può essere confrontata sottraendo la magnitudine di quello più luminoso da quella di quello più debole, ed elevando 2.5 ad un esponente uguale a quella differenza. Per esempio, Venere e Sirio hanno una differenza in luminosità di circa 3 magnitudini. Questo significa che Venere appare 2.53 (o circa 15) volte più luminosa di Sirio all’occhio umano. In altre parole, ci vorrebbero 15 stelle con la luminosità di Sirio, nello stesso punto del cielo, per uguagliare la luminosità di Venere. Su questa scala, alcuni oggetti sono così luminosi da avere magnitudini negative, mentre i telescopi più potenti (come il telescopio spaziale Hubble) possono “vedere” oggetti fino ad una magnitudine di circa 30. Magnitudini apparenti di alcuni oggetti: Sole -26.7 Sirio -1.5 Luna piena -12.5 Vega 0.0 Venere -4.4 Polare 2.5 La tavola sottostante serve come guida approssimativa per determinare la magnitudine limite in funzione delle dimensioni del telescopio/strumento. Ciò che voi potrete effettivamente vedere con la vostra strumentazione potrebbe essere abbastanza diverso da questo, a causa delle condizioni variabili di visibilità e della qualità del telescopio. Voi potreste voler compilare la vostra tabella personale di magnitudini limite usando un atlante o mappa stellare con magnitudini date per stelle non variabili facilmente identificabili. Tabella 2.1 – Magnitudini limite tipiche Occhio Binocolo 15cm 25 cm 40 cm Città medio 3.2 6.0 10.5 12.0 13.0 Città migliore 4.0 7.2 11.3 13.2 14.3 Semi-buio medio 4.8 8.0 12.0 13.5 14.5 Semi-buio migliore 5.5 9.9 12.9 14.3 15.4 Molto buio Medio 6.2 10.6 12.5 14.7 15.6 Molto buio migliore 6.7 11.2 13.5 15.6 16.5 Quando una stella di confronto debole si trova vicino ad una variabile, assicuratevi che le due stelle non vengano confuse l’una con l’altra. Se la variabile è vicino al limite di visibilità e ci sono dubbi sulla identificazione, indicatelo sul vostro rapporto. L’osservatore esperto non spreca tempo su variabili sotto il limite del proprio strumento. ALGHE FOSSILI SU MARTE La Stampa news 30 aprile 2010 Tracce in strati di gesso, studiati dai rover della Nasa «Organismi simili a quelli nel plankton della Terra» Su Marte vi sono fossili di alghe di acque stagnanti contenuti nel gesso proprio come ne sono stati ritrovati sul letto del Mar Mediterraneo, risalenti a circa sei milioni di anni fa. A svelare l’esistenza sul Pianeta Rosso di quella è considerata la più tradizionale prova di esistenza di forme di vita sono stati i «rover» della Nasa, Opportunity e Spirit, che dal 4 gennaio 2004 si trovano su Marte, durante una recente missione per verificare le prove della presenza di solfati. A dare l’annuncio è stato William Schopf, direttore del Centro di studi sull’origine della vita all’Università di California a Los Angeles: «I fossili trovati nel gesso includono organismi molto simili a quelli che si trovano nei nostri oceani, come il phytoplankton, i cyanobatteri». La sorpresa è doppia, dato che «finora nessuno aveva preso in considerazione l’ipotesi che il gesso potesse contenere forme di vita» Presto le sorprese potrebbero moltiplicarsi, perché c’è anche un’altra novità: «E’ stata riscontrata la presenza di metano nell’atmosfera e ciò pone la reale eventualità che vi siano ancora oggi forme di vita», in quanto «il metano è una molecola che dovrebbe estinguersi molto veloce e, se questo non avviene, è legittimo chiedersi se la fonte sia biologica». phytoplankton cyanobatteri Riguardo alla scoperta dei «rover»; per essere del tutto certi della sua validità «bisognerebbe riuscire a portare delle pietre marziane sulla Terra». La Nasa ha già pianificato almeno 30 missioni destinate a cercare prove di vita nello spazio, inclusa una per portare sulla Terra pietre marziane attraverso tre navette in sei anni. La prima dovrà prendere le pietre e parcheggiarle in un posto sicuro su Marte, la seconda prenderle a bordo, decollare e posizionarsi in un’orbita predefinita, dove la terza arriverà per portarle sulla Terra come se fosse un aereo-cargo». Cfr. La Stampa 30.4.2010 pag. 29 24 THEMIS – UN CONCENTRATO DI MATTONI BIOLOGICI Per la prima volta sono stati scoperti sulla superficie di un asteroide ghiaccio d’acqua e composti organici primari. Il corpo celeste in questione è l’asteroide 24 Themis, uno degli asteroidi più grandi, che è stato scoperto dall’astronomo italiano Annibale De Gasparis il 5 aprile 1853 all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte di Napoli. Ora grazie ad un telescopio a infrarossi della Nasa è stata individuata una pellicola di ghiaccio che avvolge tutto l’asteroide, e all’interno del ghiaccio sono state individuate delle molecole di materiale organico. La scoperta rafforza una ipotesi che era già stata presa in considerazione dagli studiosi, cioè che gli asteroidi, assieme alle comete (che a differenza degli asteroide sono composte prevalentemente di ghiaccio, sono come delle palle di neve giacciata e sporca) potrebbero aver portato acqua e materiali organici base per la formazione della vita sulla Terra, avrebbero portato, schiantandosi sul suolo terrestre, i cosiddetti “mattoncini della vita” che avrebbero fatto iniziare la vita sul nostro pianeta. BETA LYRAE Beta Lyrae AR 18h 50m – D + 33° 21’ Stella binaria distante circa 882 anni luce; è anche chiamata Sheliak, che significa arpa in arabo. Le due stelle che compongono Beta Lyrae sono abbastanza vicine tra loro che la materia dalla fotosfera di ciascuna è attirata verso l'altra. Si tratta quindi di una binaria a contatto, dove le superfici delle due stelle si toccano. Le due stelle ruotano una attorno all'altra con un periodo di 12,94 giorni. Il sistema è inoltre una variabile a eclisse: il piano orbitale delle due stelle è visto di taglio, ed esse si nascondono a vicenda regolarmente. Di conseguenza, Beta Lyrae cambia la propria magnitudine apparente da +3,4 a +4,6 in 12,9075 giorni appunto. Il sistema inoltre ha una terza stella, ad una distanza angolare di 45,7", che è di tipo spettrale B7V con una magnitudine apparente di +7,2, facilmente visibile con un binocolo. La prima analisi spettroscopica di Beta Lyrae fu compiuta nel 1933 dall'astronoma Antonia Maury. COMETA VALES Ricordate la cometa P/17 Holmes! Quella che nel 2007 fu protagonista di un incredibile outburst aumentando in poche ore di ben 15 megnitudini e rendendosi così facilmente visibile ad occhio nudo come un oggetto di magnitudine 2.5, trasformandosi in seguito in un enorme bolla in espansione? Ebene, in versione miro la vicenda sembra ripetersi con un altro oggetto scoperto il 16 aprile scorso dal Crni Vrh Observatory (Slovenia) nel corso di una survey automatica. L’oggetto brillava come una stella di mag. 12.5 e non compariva nelle immagini riprese il girono precedente da un altro ben noto programma di ricerca, il CSS (Catalina Sky Survey). Inserito nelle NEO-CP del Minor Planet con la provvisoria denominazione di 04F0011 e ricevuta naturalmente l’attenzione del caso da parte di astronomi professionisti e dilettanti, in poco tempo è stato escluso si potesse trattare di un asteroide (data la distanza di circa 2 UA avrebbe un diametro enorme). Successive osservazioni hanno evidenziato un piccolo alone, chiaro indizio della sua natura cometaria dell’oggetto designato quindi come C/2010 H2 Vales. NOn resta che seguite l’evoluzione di questa nuova cometa incastonata tra le stelle della Vergine. Il suo attuale aspetto estremamente compatto la rende alla portata anche dei visualisti dotati di strumenti di medio diametro. La cartina riporta la posizione della cometa alle ore 22 30 dal 23 aprile al 23 maggio 2010. Le stelle più deboli sono di mag. 11 Effemeridi: P/2010 H2 Date TT m2 2010 04 14 2010 04 24 2010 05 04 2010 05 14 2010 05 24 2010 06 03 2010 06 13 2010 06 23 (Vales) R. A. (2000) Decl. Delta r Elong. Phase m1 13 13 13 13 13 13 13 13 2.110 2.124 2.165 2.229 2.315 2.418 2.535 2.662 3.092 3.092 3.092 3.093 3.094 3.096 3.099 3.102 165.7 160.8 152.1 142.5 132.8 123.5 114.6 106.1 4.6 6.1 8.8 11.5 13.9 15.8 17.3 18.3 12.5 12.5 12.6 12.6 12.7 12.8 12.9 13.0 40.93 33.48 26.62 21.00 17.08 15.10 15.11 17.07 +04 +04 +04 +04 +03 +02 +01 +00 44.1 47.7 37.4 12.6 33.6 42.0 39.7 28.6 INQUINAMENTO LUMINOSO Problemi derivanti dall’illuminazione artificiale degli ambienti di attività notturna Effetti diretti sui chirotteri Varie specie di pipistrelli hanno imparato a sfruttare le concentrazioni di insetti nelle aree illuminate artificialmente. Il molosso di Cestoni, specie di taglia cospicua e a volo rapido, caccia in alto, sopra gli edifici e, spesso, sopra i lampioni più alti, compresi quelli per l'illuminazione dei campi sportivi. La sua presenza è rivelata dai cospicui "schiocchi" acuti che emette con regolarità, ma lo schermo delle luci sopra le quali vola e l'altezza, ne impediscono di norma l'avvistamento. Altre specie - ad esempio il serotino di Nilsson e la nottola di Leisler - percorrono con volo diretto gli allineamenti di lampioni, mantenendosi al di sopra di essi e,.ogni tanto, si gettano nei coni di luce per catturare le prede. Molto più facili da osservare le specie di piccola taglia, volo discretamente veloce e "manovrato", come il pipistrello albolimbato e il pipistrello nano, che utilizzano intensamente le aree in luce, movendosi spesso intorno a singoli lampioni. Tali comportamenti possono indurre a credere che l'illuminazione notturna artificiale degli ambienti esterni abbia un significato positivo per la chirotterofauna e, relativamente ad alcune specie, gli studi disponibili attestano effettivamente un vantaggio, per lo meno nel breve termine. Le ricerche condotte in Svezia sul serotino di Nilsson, ad esempio, hanno dimostrato che gli esemplari di tale specie riescono a catturare presso i lampioni una biomassa di insetti maggiore che altrove, soprattutto grazie alla concentrazione delle falene (Rydell, 1992; Functional Ecology 6: 744-750). In Svizzera è stato ipotizzato che uno dei motivi della locale espansione demografica del pipistrello nano sia la concentrazione di insetti sotto i lampioni, che tale specie utilizza massicciamente (Arlettaz et al., 1999, Le Rhinolophe 13: 35-41). In realtà il rapporto fra illuminazione artificiale notturna e chirotterofauna ha varie sfaccettature e costituisce un argomento su cui si sa ancora molto poco. Nel complesso, tuttavia, si ritiene che l'illuminazione non sia affatto a favore della conservazione dei chirotteri. La maggior parte delle specie di pipistrelli, fra le quali molte divenute rare, evita i lampioni. E' possibile che l'avversione sia, almeno in parte, dovuta al fatto che i lampioni aumentano il rischio di essere predati da rapaci notturni e diurni, questi ultimi attivi nottetempo proprio grazie alla luminosità artificiale; tale tesi segue, per analogia, la spiegazione in chiave anti-predatoria del fatto che i chirotteri hanno attività essenzialmente crepuscolare/notturna (si veda, ad esempio, Duvergé et al., 2000; Ecography 23: 32-40). Più recentemente é stata suggerita una causa, o concausa, fisiologica: nei chirotteri, pur con differenze da specie a specie, la visione é migliore in condizioni di bassa luminosità e peggiora in luce intensa (vedasi, ad esempio, Eklof, 2003: http://www.fladdermus.net/thesis.htm; Fure, 2006: http://www.furesfen.co.uk/downloads.html ) Le sorgenti di luce possono divenire vere e proprie barriere che limitano le possibilità di spostamento dei pipistrelli: una strada fortemente illuminata, ad esempio, può impedire il passaggio dal sito di rifugio in cui i pipistrelli riposano di giorno a un'area importante per la loro alimentazione notturna. A ciò si sommano gli effetti negativi legati all'impoverimento dell'entomofauna che la stessa illuminazione determina. La consapevolezza di quest'ultimo fenomeno è ancora molto scarsa nel pubblico: esistono pochissimi materiali divulgativi sul tema e, d'altro canto, sono davvero pochi anche gli studi scientifici finora condotti al riguardo. LA CORONA BOREALE Nella mitologia greca questa costellazione è la corona o la ghirlanda di Arianna, figlia del re Minosse di Creta, e di Pasifae. Le leggende riguardanti a questa costellazione narrano che, ogni nove anni, sette fanciulli vergini venivano inviati da Atene, allora sotto il potere cretese, a Creta su ordine di Minosse, per essere sacrificati al Minotauro, creature mostruosa metà uomo e metà toro rinchiusa in un labirinto senza via di fuga. Questo luogo fu concepito dall’architetto Dedalo perché si perdesse. Il Minotauro era nato dall’incontro fra Pasifae (regina di Creta) e un bellissimo toro bianco, grazie a una vacca di legno costruita dallo stesso Dedalo all’interno della quale si era introdotta Pasifae. Teseo, erede al trono di Atene, si presentò a Creta tra i giovani destinati al sacrificio con lo scopo di liberare la sua città da quel feroce tributo. Arianna se ne innamorò e accettò di organizzare la sua fuga poiché il giovane le aveva promesso che l’avrebbe condotta con sé ad Atene e che l’avrebbe sposata. Diede così a Teseo un gomitolo di filo dorato per guidarlo attraverso il labirinto, giunto al centro l’eroe uccise il Minotauro. Sulla via del ritorno ad Atene, però, viene abbandonata sull’isola di Dia in seguito chiamata Naxos (Nasso). Il dio Dioniso, allora, per consolarla, le regalò una ghirlanda o, secondo un’altra leggenda, una corona di gioielli. Quando Arianna passò a miglior vita, Dioniso, ripresa in consegna la corona, decise di collocarla in cielo. Ci sono alcune variazioni a questo mito tra le quali: dopo l’abbandono andò in sposa a Dioniso, reduce dalla spedizione delle Indie, e da lui ebbe Enopione, Stafilo e Toante. La loro corona nuziale venne posta in cielo; secondo Omero, Arianna fu uccisa da Artemide per volere del dio, che la voleva con sé in cielo. In suo onore si celebravano le feste Ariannee. (Cfr. Omero, Iliade, VIII; Catullo, Carmi, LXIV.); Arianna fu uccisa da Artemide su ordine di Dioniso che l’accusava di qualche delitto; una leggenda di Nasso racconta che Teseo l’avrebbe abbandonata quando era incinta e che sarebbe morta durante il parto. Dopo la sua morte, Dioniso portò in cielo la sua ghirlanda nuziale e ne fece una costellazione, la Corona boreale; in un’altra interpretazione, la costellazione rappresenta il filo dorato dato a Teseo o, ancora, rappresenterebbe invece la ghirlanda lanciata da Dioniso durante la celebrazione del matrimonio fra Teseo e Arianna, oppure la corona donata a Teseo stesso dalla dea marina Teti. La luce intensa della corona avrebbe illuminato il cammino dell’eroe nel labirinto. Persiani ed arabi antichi chiamavano la costellazione il Vassoio Derviscio, la Ciotola dell’Elemosina ovvero, per l’incompletezza del cerchio delle sue stelle, il Vassoio Rotto. I latini conoscevano la costellazione come Corona di Arianna, Corona di Creta, Vergine Minoica e Stella di Arianna. Anche per gli ebrei le stelle della Corona rappresentavano una corona celeste, mentre in Cina questo gruppo di stelle era definito un Cordone. Gli indiani d’America chiamavano queste stelle le Sorelle del Cielo e la più bella di loro, Alphecca, raffigurava la moglie del grande cacciatore, Falco Bianco, il quale a sua volta era rappresentato dalla stella Arturo. Alcune leggende astronomiche arabe associavano la Corona a un piatto celeste, mentre per gli aborigeni australiani questo gruppo di stelle era un boomerang A cura di Barbara Soldà FLY ME TO THE MOON Il cratere Hyginus Nella regione ad Est del Mare Tranquillitatis è possibile osservare il cratere "Hyginus" e la omonima "Rima Hyginus". Il cratere è circolare, grande 10Km e divide la Rima Hyginus. Sia il cratere che la rima risalgono al periodo Imbriano Superiore (da -3.8 miliardi di anni a -3.2 miliardi di anni). Il cratere ha versanti poco scoscesi, pareti poco elevate e danneggiate da un piccolo cratere a nord. La rima invece è un largo solco orientato da Sud-Est a Nord-Ovest, attraversa il cratere Hyginus e sembra essere formata dall'allineamento di tanti piccoli crateri. Il periodo migliore per l’osservazione è 6 giorni dopo la Luna Nuova oppure 5 giorni dopo la Luna Piena. Alcuni dati: Longitudine: 6.3° Est Latitudine: 7.8° Nord Quadrante: Nord-Est Area: Regione ad Est del Mare Tranquillitatis Origine del nome: Dettagli: Caius Julius Hyginus Astronomo greco del 2° secolo a.C. Fatti notevoli: Amico di Ovidio. Una ripresa fotografica mostra il cratere "Hyginus" e la "Rima Hyginus". Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un telescopio da 150mm con ingrandimenti compresi tra 150x e 200x. Davide Crespi SORGERÀ IN CILE IL SUPER TELESCOPIO EUROLEO DA 42 METRI I 14 Paesi che aderiscono all’Osservatorio Australe Europeo (Eso) hanno scelto il sito del telescopio da 42 metri, il più grande del mondo, destinato a rivoluzionare l’astronomia della prima metà di questo secolo: l’E-ELT (European Extremely Large Telescope) sorgerà sulle Ande del Cile, a Cerro Armazones, 3060 metri di quota, ad appena 20 chilometri da Cerro Paranal, dove è in funzione da dieci anni il VLT, Very Large Telescope, con i suoi 4 specchi da 8,2 metri. La storica decisione è stata comunicata il 26 aprile dal Consiglio dell’Eso, che ha accolto la proposta della commissione incaricata di esaminare i migliori siti migliori. Cerro Amazones assicura 320 notti limpide all’anno, un clima estremamente secco che riduce l’assorbimento della radiazione infrarossa e una bassa turbolenza atmosferica. La vicinanza all’altro grande strumento dell’Eso e l’accessibilità – siamo a 130 chilometri a sud della città di Antofagasta – sono altri due vantaggi decisivi. Cerro Armazones ha vinto su altre opzioni molto buone. Tra queste, c’era una generosa offerta della Spagna, che avrebbe ospitato l’E-ELT a La Palma, isole Canarie, dove ci sono anche il nostro telescopio nazionale “Galileo”, l’inglese “Herschel” e il telescopio spagnolo da 10 metri. Altri siti considerati erano in Cile: Ventarrones, Tolonchar e Vizcachas. Il governo cileno donerà un’ampia estensione di terreno per tutelare l’intera area dove già sorge VLT e dove sorgerà E-ELT. Nel disegno, la struttura del telescopio, il cui specchio principale sarà costituito da un mosaico di 984 specchi da 1,45 metri. Fonte: Rivista Le Stelle LAVORI DI MANUTENZIONE OSSERVATORIO Domenica 9 maggio 2010 in osservatorio. Ci si troverà in osservatorio per l’esecuzione di necessari lavori di manutenzione quali la verniciatura dell’esterno della cupola, la pulizia dell’interno della cupola, il taglio della legna, il riordino delle attrezzature, il taglio dell’erba, ecc. A mezzogiorno sarà possibile fare una grigliata. Si invitano tutti a parteciparvi data la necessità di eseguire i lavori. Hanno collaborato: Silvano Minuto Salvatore Trani Davide Crespi Barbara Soldà Sandro Baroni Oreste Lesca Vittorio Sacco