A astra per aspera
“Prof. cosa vuol dire AD ASTRA PER ASPERA?”
Di più. E mi viene da parafrasare Pascoli: il poeta
E' iniziata così la riflessione e il lavoro in classe sul
è colui che dice ciò che tutti vorrebbero dire e non
Natale della III B delle medie di Bedonia.
trovano le parole per esprimerlo, il poeta è un
Alle stelle attraverso la fatica, gli affanni, i dolori.
fanciullo. Ed ecco gli artefici di questo percorso: i
Il cuore dell'uomo è fatto per le stelle, per l'infinito
ragazzi. Tutti, chi sbuffando, chi con le proprie
ma la vita sembra contraddire questo desiderio del
capacità informatiche, chi con le proprie
cielo; eppure l'uomo chiede domanda , grida che
conoscenze, che con le intuizioni, chi con le
l'infinito si sveli nel finito. E c'è un punto nella storia
proprie rare frasi, chi con interventi puntuali
in cui ciò è avvenuto: quando, paradosso dei
hanno contribuito ad andare “in altus”, cioè in
paradossi, ossimoro degli ossimori, “il Verbo si è
profondità. I ragazzi hanno analizzato i testi dei
fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi”.
poeti, ne hanno prodotto i commenti, hanno
Da allora anche gli affanni, le cure, i dolori della vita
imparato figure retoriche e metriche , hanno
diventano passi verso quelle stelle, risposta a quelle
scritto poesie, hanno riflettuto e hanno espresso
domande di infinito che l'uomo ha, certezza che
ciò che è il Natale. Non sono stati superficiali,
anche il finito ora è infinito, eterno, salvato, amato.
banali e scontati insomma. E di questo li
Questo il senso del percorso fatto.
ringrazio, perchè hanno aiutato me a non esserlo,
a non dare per scontato l'ennesimo natale, ad
attenderlo con cuore vero.
Ad astra
per aspera
I POETI LAVORANO DI NOTTE
I poeti lavorano di notte
quando tempo non urge su di loro
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
A.Merini
MUNCH, Il veggente alla finestra
Partiamo dalla poesia della Merini, I poeti lavorano di notte.
Questa poesia tratta di come i poeti per scrivere preferiscano la notte al giorno che è
caotico e frettoloso.
I poeti amano la notte perchè il tempo non fa fretta, il rumore della folla tace, le ore
sono interminabili.
Lavorando di notte vanno in profondità e temono di offendere Dio, cercando di scoprire
i veri segreti dell'uomo e perciò, nonostante la calma della notte,
i poeti fanno più rumore delle stelle che stanno in cielo.
I. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
IL SENSO DEL LIMITE e DELLA SPROPORZIONE
X
I. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
IL SENSO DEL LIMITE e DELLA SPROPORZIONE
Alla sera
Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

TURNER, Notte di luna
Ugo Foscolo
L'ASSIUOLO
Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù...
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù...

TURNER, Notte di Luna
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...
G.Pascoli
X AGOSTO
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
Oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
G. Pascoli
MUNCH, Notte stellata
Alla luna
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!

MUNCH, notte stellata
G.Leopardi
I. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
IL SENSO DEL LIMITE e DELLA SPROPORZIONE
.
Nelle poesie Alla sera di Foscolo, La mia sera, L'assiuolo, X Agosto di Pascoli e Alla
luna di Leopardi emergono due campi semantici:
il primo è quello della sera, che in tutte le poesie è vista come serena, pacifica, infinita,
in cui sono presenti la luna e le stelle;
a questo si oppone quello dell'uomo.
Infatti l'uomo percepisce la diversità tra se stesso e la grandezza del cielo, quel senso di
limite che lo porta al “nulla eterno” e “all'atomo opaco di male”;
capisce che la vita è piena di difficoltà, di affanni e di dolore.
Solo nella poesia di Leopardi, pur rimanendo chiara questa opposizione tra la luna e il
poeta, che ha una vita travagliata e piena di affanni, si inizia a vedere un dialogo tra il
poeta e la luna, che rende meno immenso il distacco tra terra e cielo.
II. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
LA DOMANDA
X
II. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
LA DOMANDA DELL'UOMO
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Sorge in sul primo albore;
Silenziosa luna?
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Sorgi la sera, e vai,
Greggi, fontane ed erbe;
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Poi stanco si riposa in su la sera:
Ancor non sei tu paga
Altro mai non ispera.
Di riandare i sempiterni calli?
Dimmi, o luna: a che vale
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga Al pastor la sua vita,
Di mirar queste valli?
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Somiglia alla tua vita
Questo vagar mio breve,
La vita del pastore.
Il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo,
Abisso orrido, immenso,
Mezzo vestito e scalzo,
Ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Vergine luna, tale
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L’ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s’affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch’arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
È la vita mortale.
(...)
Spesso quand’io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?


(…)
Forse s’avess’io l’ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il dì natale.

FRIEDERICH, uomo e donna in
contemplazione della luna
Dannazione
Chiuso fra cose mortali
(Anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?
G. Ungaretti
Le poesie “Dannazione” e “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia” sono state scritte
rispettivamente da Giuseppe Ungaretti e Giacomo Leopardi. Sono accomunate dallo stesso
tema, ossia dal tentativo di ancorarsi al cielo, tramite le domande. Infatti i poeti si pongono
svariate domande, tutte esistenziali.
Nel “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia” Leopardi paragona la Luna alla vita di un
vecchio, bianco, infermo che pur sapendo di essere finito, continua a camminare. E questa
angoscia è messa ancor più in luce dall'uso di allitterazioni di suoni cupi (abisso, orrido,
immenso). Leopardi nella quarta strofa capisce che forse la Luna non è così distante come
pensava, perché dopo tutto è lei che capisce la vita dell'uomo e lei forse sa a cosa tende
l'universo. Ma il poeta si domanda anche il perché ci siano le stelle, il perché ci deve essere
del bello, se lui è destinato alla morte. E la risposta a questa è che se lui fosse come la Luna,
sarebbe più contento, ma nonostante tutto è consapevole che chi nasce è destinato a morire.
Un argomento simile lo ha citato anche Ungaretti nella poesia Dannazione. Infatti il poeta
desidera passionalmente Dio, e per questo si domanda il perché deve avere bisogno del
Signore, visto che lui è preso nel mondo della guerra, in un giro mortale. È anche consapevole
che pure il cielo è destinato a finire, come d'altronde tutti.
SERENO
di G. Ungaretti
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera

Presa in un giro
Immortale
VAN GOGH, Notte stellata sul Danubio
Le poesie Dannazione e Sereno sono dai titoli in antitesi.
In Dannazione Ungaretti descrive il cielo come se fosse destinato a finire e si oppone ad un io
che si domanda perchè ha bisogno di altro visto che vive in un mondo fatto di morte e di guerra,
cose mortali.
Il poeta si chiede dunque perchè desidera in modo così passionale (bramo) Dio.
In Sereno il poeta utilizza alcuni elementi poetici tipici di Pascoli, nebbia e stelle,
ma con significati diversi.
Infatti attraverso l'assonanza e-o collega le parole sereno-fresco-cielo che esprimono il campo
semantico dell'infinito che ora è il respiro dell'uomo,
nonostante il suo essere passeggero, mortale, in guerra.
Ciò viene sottolineato nell'ultima strofa attraverso l'ossimoro (passeggera-immortale) e
l'assonanaza e-a (presa-passeggera):
l'uomo sa di essere finito, ma è ugualmente parte di qualcosa di immortale.
MIO SIGNORE
M'illudo, non so: a volte
oh, raramente! Sento
invisibili mani passare
sulla fronte
e liberarmi dolcemente
da tristi pensieri:
allora non sono solo
a sopportare la lunga notte?
David Maria Turoldo
La poesia Mio Signore è stata scritta da David Maria Turoldo e inizia con un dubbio, con
un'incertezza ”m'illudo, non so”.
Eppure sente delle mani, simbolo dell'aiuto, che gli accarezzano la fronte, simbolo del pensiero e
dell'anima.
Così il poeta dice di non essere solo a sopportare la lunga notte,
che è simbolo della vita in attesa di una risposta.
Anche nella poesia di Ungaretti , Sereno, il poeta sembra percepire la risposta ,
le stelle si svelano dopo tanta nebbia e l'immagine si fa più chiara.
A questa poesia si può associare il quadro di Van Gogh “notte stellata sul Danubio”
perchè le luci non sono solo quelle delle stelle nel cielo, ma si riflettono anche nel fiume,
cioè sulla terra.
Inoltre nella seconda strofa della poesia di Ungaretti attraverso la sinestesia e le assonanze
il poeta sottolinea le parole “respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo”:
il repiro fa vivere e respirare il fresco che lascia il colore del cielo significa respirare,
vivere per l'infinito.
Questa consapevolezza porta all'ultima strofa dove un chiasmo mette in relazione l'immagine
passegera con il giro immortale ed evidenzia che l'uomo è finito ma fatto per l'infinito,
nella sua finitezza si rispecchia l'infinito.(...)
III. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
LA RISPOSTA
X
III.
–
LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
LA RISPOSTA
NATALE 1943
E’ buio dentro di me,
•
ma presso di te c’è luce.
Sono solo
ma tu non mi abbandoni.
Sono impaurito,
ma presso di te c’è aiuto.
Sono inquieto,
ma presso di te c’è pace.
In me c’è amarezza,
ma presso di te c’è pazienza.
Io non comprendo le tue vie,
ma tu conosci la mia via.
•
Bonhoeffer
ELSHEIMER, Fuga in Egitto
In Natale 1943 il poeta sembra paragonarsi ad un bambino
perchè è solo, impaurito, triste e incapace di capire,
ma ha un “amico”, il tu del testo,
che nonostante tutto non lo abbandona,
anzi con pazienza l'aiuta, lo illumina , gli mostra la strada.(...)
Il quadro associato a questa poesia è la Fuga in Egitto di Elsheimer
nel quale il pittore mostra la diversità tra cielo e terra
sottolineando la luce della luna, immortale,
e lasciando gli uomini nell'oscurità.
Tuttavia nel quadro la luna si specchia nel lago e porta luce agli uomini
che vengono anche illuminati dalla presenza della sacra famiglia.
CANTO DI NATALE
Nel grembo di Maria giaceva il Bimbo
la sua chioma era simile a una luce
stanco e disfatto è il mondo, ma qui
tutto proprio tutto va bene.
Sul seno di Maria giaceva il Bimbo
la sua chioma era simile a una stella
sono astiosi e astuti tutti i re
ma qui sinceri i cuori.
Sul cuore di Maria giaceva il Bimbo
ed era la sua chioma come il fuoco
stanco è il mondo, ma del mondo
è questo il desiderio.
Stava Cristo ai ginocchi di Maria
la sua chioma pareva una corona.
E tutti i fiori a lui guardavan su
tutte le stelle giù.
di Gilbert Keit Chesterton
La poesia Canto di Natale scritta da Chesterton parla di un bimbo dai capelli di luce che è nato in una piccola
capanna. Gesù diventa una luce sempre più grande e luminosa,
con un climax alla fine di ogni secondo verso( luce-stella- fuoco-corona).
Il cielo è infinito ed è uguale alla luce del bambino, mentre il Bambino sembra finito
ma allo stesso tempo ha le caratteristiche dell'Universo.
L'autore descrive anche il distacco tra cielo e terra ( accentuato anche dalla congiunzione avversativa “ma”) :
il mondo è disfatto e stanco, i sovrani sono astiosi e astuti, i fiori guardano in alto
per vedere l'infinito.
Il cielo invece è pieno di luci e stelle che vogliono guardare la terra;
dove è nato il Bambino ora c'è pace e serenità.(...)
Nel secondo passaggio abbiamo visto che il desiderio di infinito rimaneva legato al cielo e alle stelle e
gli uomini erano sulla terra, che si domandavano del perchè dell'infinito
di fronte alla propria condizione di creature finite.
Questa poesia invece fa parte del terzo punto da noi analizzato. Qui le domande degli uomini trovano risposta:
Dio manda sulla terra con gli uomini suo figlio, Gesù, che libera dalle tenebre e dal male.
Il desiderio dell'uomo si realizza nel Natale.
Un quadro che rappresenta questo desiderio diventato realtà e il quadro di Correggio, La natività, raffigurante
la Madonna con il Bambino nel centro del quadro,
avvolti da una luce immensa che abbaglia i pastori e le persone accorse.
– E' NATO! ALLELUIA!
–
d
E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
di Guido Gozzano
•
LOTTO, Adorazione dei pastori
Questa poesia è stata scritta da Gozzano e racconta della nascita del Sovrano
Bambino.
Gesù è nato in una notte buia ma in cui brillavano le stelle
e questo è un ossimoro
così come il fatto che Gesù sia stato accolto sulla paglia,
mentre i sovrani del mondo con vesti regali e tappeti.
Inoltre il titolo e le ripetizioni del testo della parola Alleluia
vogliono sottolineare quanto sia importante tale nascita e quanto sia stata attesa.
A GESU' BAMBINO
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa' ch'io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa' che il tuo dono
s'accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
di Umberto Saba.
•
GIOTTO, L' adorazione dei Magi
Per Saba Gesù bambino è il Re dell'Universo
e nello stesso tempo la cometa che indica la strada per incontrarlo,
che indica la strada da scegliere per arrivare al bene, ad essere buoni.
Tutta la poesia è un ossimoro
perchè è un contrasto notevole
che un bambino sia Re dell'Universo
e che per giungere a lui
indichi cosa semplici come amare e essere buoni.
IV. IL CIELO, LA LUNA E LE STELLE:
NATALE per ME
IV. LA NOTTE, LA LUNA E LE STELLE:
NATALE PER ME
X
Tu scendi dalle stelle di S.Maria Alfonso de'Liguori
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino,
io ti vedo qui a tremar;
o Dio beato !
Ah, quanto ti costò l'avermi amato!
Ah, quanto ti costò l'avermi amato!
A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano panni e fuoco, o mio Signore,
mancano panni e fuoco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m'innamora,
giacché ti fece amor povero ancora,
giacché ti fece amor povero ancora.
Tu lasci il bel gioir del divin seno,
per giunger a penar su questo fieno,
per giunger a penar su questo fieno.
Dolce amore del mio core,
dove amore ti trasportò,
o Gesù mio!
Perché tanto patir? Per amor mio!
Perché tanto patir? Per amor mio!
Ma se fu tuo voler il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Sposo mio amato Dio, mio Gesù, t'intendo sì,
ah mio Signore!
Tu piangi non per duol, ma per amore!
Tu piangi non per duol, ma per amore!
Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor, sì poco amato!
Dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto del mio petto,se già un tempo fu così,
or te sol bramo!
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo
caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo.
Tu dormi o Gesù mio, ma intanto il cuore
non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore,
non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore.
Deh, mio bello e puro agnello, a che pensi dimmi tu?
O amore immenso!
A morire per te rispondi io penso,
a morire per te rispondi io penso.
Dunque a morire per me, tu pensi o Dio
e chi altro, fuor di te, amar poss'io?
e chi altro, fuor di te, amar poss'io?
O Maria speranza mia, se poc'amo il tuo Gesù,
non ti sdegnare!
Amalo tu per me, s'io nol so amare!
Amalo tu per me, s'io nol so amare!
–
NATALE
di Ahmad Chawki
Il giorno della nascita di Gesù sono nati
il retto cammino, la clemenza,
la generosità e la purezza.
Il Neonato ha stupito l’universo
ed il suo splendore ha illuminato la terra.
La parola di Cristo si è diffusa
come la luce dell’aurora,
avvolgendo di fulgore il mondo.
Mai più minaccia, né violenza, né vendetta;
mai più spada, né conquiste, né sangue.
Chawki è un poeta di cultura islamica e ha scritto una poesia sul Natale.
La poesia è fatta da un'unica strofa di 10 versi
e racconta come nel mondo dopo la nascita di Gesù
siano nati la clemenza, la generosità e la purezza
perchè il suo splendore ha illuminato la terra
e la parola di Gesù come una luce ha illuminato il mondo.
NATALE SEI TU
A Natale sei nato Tu
Tu, Gesù Bambino
che hai portato a noi
luce, amore e felicità.
Grazie a Te siamo nati noi,
sono nato io.
L.A.
NATALE ANNUNCIATO
La neve ha annunciato
che Natale è arrivato.
Con tanti i regali i bimbi festeggeranno
così a Natale tutte le noie morranno.
E' Natale, la gente è felice
E' Natale, un bimbo ci dice.
S.B.
ECCO...E'ARRIVATO NATALE
La luna si riflette sul manto di neve,
che è bianca, soffice e cade lieve.
Una piccola stella per magia
lascia in cielo una sottile scia.
In casa un silenzio perfetto:
ci sono calzee sul camino.
Mentre tutti vanno a letto
una luce si fa vicino.
E' nato un Re Bambino!
Ecco ….è arrivato Natale.
E' arrivato Qualcuno di speciale.
D.B.
NATALE SPECIALE
O bimbo,
vestito di luce,
avvolto in candidi panni,
ti vedo gioir nella tua culla.
Porti serenità e felicità,
porti luce nelle tenebre,
porti pace nelle guerre,
porti aiuti al bisogno.
Salvezza dell'umanità,
bimbo di gioia,
al caldo sei, sul grembo di Maria
tra il bue e il somaro.
O mio Dio,
che tristezza pensare che morirai.
Come diventerà la terra?
Forse essa cadrà con te?
Bimbo,
con i tuoi capelli di stelle,
con il tuo viso di perla,
riscalda i cuori in questa fredda notte.
O piccolo,
grazie di essere nato.
L.B.
NATALE
La notte, le stelle, gli angeli
portano al mondo la pace:
è nato il Salvator!
La quiete scende sul mondo allibito, frastornato;
nel mondo risuona : grazie.
E' nato il Salvator!
Nella stalla è nato un bimbo.
Il mio bimbo, Gesù. Alleluia!
E' nato il Salvator.
E.C.
SPERANZA
Anche quest'anno arriva il Natale,
sempre puntuale in ogni luogo del mondo,
portandosi dietro qualcosa di speciale,
da far calare nel nostro profondo.
Più né guerra né infelicità
ci seguiranno, se Tu sei con noi;
ma solo speranza e serenità
saranno con noi d'ora in poi.
Nella notte Santa
ammiriamo luci di gran festa,
tutta la gente all'unisono canta,
scambiandosi amorevoli gesta.
Tutti siam diversi,
solo l'amicizia ci accomuna,
ma senza di Te siam persi.
Viviamo tutti sottto la stessa luna.
I.C.
NOTTE DI NATALE
E' una notte che porta luce,
che chiama le persone semplici.
E' in una capanna avvolto in fasce.
E' la pace che sta arrivando,
che sta cantando “Alleluia”.
E' nato il Salvatore.
Lo adorano re e pastori,
come un re.
E' nato il mio Signore.
J.F.
VUOTO IMMENSO
Ormai il Natale si avvicina
e pace trova ogni cosa:
tregua hanno le guerre,
si uniscono i popoli.
Ma io sono solo.
Nell'aria amore e felicità
si diffondono fra tutti,
come l'aroma dei fiori.
Ma in cuor mio, imperversano
solo tristezza e disperazione.
Non so né il come né il perchè
di ciò che ho dentro:
ma solo sento un vuoto immenso.
Manca un pezzo del mio spirito:
non ricambio amore.
Mi sento chiuso fra cose mortali,
lo spirito non può librarsi in cielo:
questa mancanza mi trattiene a terra.
Questo desiderio di vita immortale,
che mi impedisce di vivere.
R. F.
NATALE
Brillava la cometa,
ai pastori dava la meta;
arrivarono i Re magi al presepe
a vedere Gesù Bambino.
I muri erano di crepe
e Gesù era in un candido lettino.
Era festa e si festeggiava
una notte in cui l'angelo cantava.
Nella notte santa
anche una colomba in cielo canta.
Il bue e l'asilenello con respiro di fiato
Gesù bambino hanno riscaldato.
Nel cielo stellato, la cometa lassù
brillava nella notte sempre più.
Degli angeli la voce risuonare
si sentiva e lodi intonare.
Nella capanna in mezzo al niente,
c'era Dio presente.
C. I.
NATALE
E' Natale, feggiamo
e tutti insieme noi cantiamo
la venuta del Signore
che è vissuto con dolore.
Il Natale è speciale,
è una festa che non si può dimenticare,
per le donne e i bambini
e i lor più vicini.
Il Natale sempre sarà
una grande novità:
è nato il Signor,
è nato il Salvator.
L.D.
IL NUOVO NATALE
Fu il giorno pieno di lampi
racchiuso tra triste pioggia e nuvole nere,
dove fin gli uccelli fuggono mortali.
Piano piano vennero le stelle.
La luna mandò profondi raggi caldi.
Così svelato fu, il mistero del cielo stellato.
D.M.
NATALE
E' Natale per me
E' Natale per noi
E' Natale per voi
E' Natale per tutti.
Perchè crediamo in Dio?
Che cos'è il Natale'?
Il Natale è una luce
che illumina il cielo
Il Natale è una luce
che illumina la terra
Il Natale è una luce
che illumina l'universo intero.
G.M.
TU , STELLA
O tu, stella cadente nella notte santa,
che porti in terra Gesù,
il Salvatore,
tu, con la tua luce
che conduci i re magi
dal Bambinello santo,
tu, con il tuo chiarore
che porti i pastori
dal Re dei Re,
Tu, sempre sarai santa
dopo la tua caduta in terra
di quella notte.
L.M.
BETLEMME
Betlemme non fu facile,
Betlemme non fu solo poesia,
Betlemme non fu scontato.
A Betlemme Maria disse ancora si.
A Betlemme Maria disse si alla povertà di Dio.
A Betlemme Maria disse si all’amore.
Il mondo ci pone troppe domande.
Bambino di Betlemme, tu sei la risposta che non sentiamo.
Il denaro, oggi, è un idolo mostruoso.
Bambino di Betlemme, tu sei la ricchezza che non abbiamo.
Le nazioni sono in guerra:
Bambino di Betlemme, tu sei la pace che ci manca.
Bambino che nacque povero e spaventò i ricchi.
Bambino che nacque umile e allarmò i potenti
Bambino che nacque umile e scatenò l’ira dei violenti.
Il tempo logora tutte le speranze,
Betlemme rimase l’unica speranza.
La gente non crede più all’amore,
a Betlemme nacque l’amore
Noi che non sappiamo dove andare,
a Betlemme avremo bisogno di tornare.
Abbiamo tanto bisogno di ritornare a Betlemme!
Abbiamo bisogno di ritrovare la pienezza della libertà,
la gioia di donare per camminare in questo mondo diverso.
Grotta di Natale, mettiamo l’egoismo sotto i piedi
e cominciamo, finalmente,
a non fingere di fare il Natale,
ma a farlo veramente con il cuore, insieme a Te!
L. P.
IL NATALE
Cara notte di Natale,
che porti la pace fatale,
sei infinita come il cielo
che brilla ogni sera.
E' nato un bambino,
dal cielo è scesa la luce.
E' nato Gesù
e quando sorrise iniziò il Natale.
Da adesso in poi non ci sarà
nessun nemico, nessuna vendetta,
per quel bambino,
il nostro Cristo, il nostro Signore.
N.T.