Dipartimento di Ingegneria Industriale Strato Limite - Boundary layer http://www.grc.nasa.gov/WWW/k-12/airplane/boundlay.html http://www-mdp.eng.cam.ac.uk/web/library/enginfo/aerothermal_dvd_only/aero/fprops/introvisc/node6.html 1 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Lo strato limite. Il fatto che il fluido nel quale un corpo è immerso sia viscoso implica che, a contatto con la parete solida, esso possieda velocità nulla (condizione di aderenza). La presenza della superficie all’interno del fluido si farà sentire, alterandone la velocità, in una determinata regione del piano (se consideriamo un caso 2D) la cui estensione sarà determinata dall’entità dei fenomeni viscosi rispetto a quelli inerziali. L’importante parametro che definisce il rapporto tra le grandezze spazio-temporali dei fenomeni viscosi e quelle delle forze d’inerzia è il numero di Reynolds già visto: ρUl Re = µ 2 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Maggiore è il numero di Reynolds e minore è l’effetto degli sforzi viscosi nel campo di moto. Nel caso limite di assenza di effetti viscosi (µ=0) il numero di Reynolds tende all’infinito. Al diminuire del numero di Reynolds la zona in cui il fluido risente della presenza del corpo, e nella quale prevalgono i fenomeni viscosi, si estende. Re=0,1 Re=0,1 ρUl Re = µ Re=50 Re=10 Re=105 Re=107 3 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Lo strato limite è la zona di flusso compresa tra la parete (u=0) ed il flusso indisturbato (u=U). In pratica il flusso attorno ad un qualsiasi profilo può essere suddiviso in due zone: • la prima, vicino a parete, consistente nello strato limite, all’interno del quale prevalgono i fenomeni di natura viscosa. • la seconda, lontano da parete, dove il fluido ha velocità pari ad U e nella quale i fenomeni viscosi sono trascurabili Lo strato limite è caratterizzato da forti gradienti di velocità in direzione normale al flusso. Se il numero di Reynolds è grande, infatti, in uno spazio relativamente piccolo si passa da velocità nulla (parete) a velocità pari a quella del flusso indisturbato. 4 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Struttura dello strato limite Hp: fluido viscoso, incomprimibile. Strato limite che si sviluppa su lastra piana infinitamente lunga. Numero di Reynolds alto. Consideriamo due particelle fluide: l’una che rimane nella zona di flusso indisturbato e l’altra che attraversa lo strato limite che si sviluppa dal bordo d’attacco della lastra. Caso Laminare 5 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Caso Turbolento Dipartimento di Ingegneria Industriale • la prima particella è relativa ad una porzione del profilo di velocità che conserva la propria forma in quanto, attraversando unicamente la zona di flusso indisturbato, non è soggetta a particolari gradienti di velocità. •la seconda, entrando nello strato limite, si distorce in quanto la velocità del flusso cresce man mano che ci si allontana dalla parete. La distorsione della particella fluida nello strato limite aumenta ulteriormente se si ha una transizione da strato limite laminare a turbolento. Nel strato limite laminare: • il miscelamento avviene a livello molecolare Nel strato limite turbolento: 6 • miscelamento su scale spaziali paragonabili con le dimensioni della particella fluida in questione. Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Parametri descrittivi dello strato limite Si definisce spessore dello strato limite, δ, la distanza dalla parete alla quale il fluido possiede una velocità pari al 99% di quella indisturbata: δ=y dove u=0.99U 7 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Un altro importante parametro è lo spessore spostamento dello strato limite, δ*. Esso rappresenta lo spostamento che dovrebbe subire la parete per ottenere, con un profilo di velocità piatto pari a U, una portata equivalente a quella corrispondente al profilo reale (vedi figura alla pagina precedente). Dalla definizione possiamo scrivere: ∞ δ * U = ∫ (U − u )dy 0 che implica ∞ δ * = ∫ (1 − 0 u )dy U 8 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Abbiamo detto che la componente della forza agente sul corpo parallela alla direzione del fluido rappresenta il Drag ovvero la resistenza offerta alla penetrazione. Per il secondo principio della dinamica tale forza è uguale alla variazione, in direzione del flusso, della quantità di moto del fluido tra una sezione a monte ed una a valle del profilo. Risulta perciò utile definire un parametro, lo spessore di quantità di moto dello strato limite, θ, come lo spostamento che dovrebbe subire la parete per ottenere, con un profilo di velocità piatto pari a U, un valore della quantità di moto equivalente a quella corrispondente al profilo reale , a pari portata: ∞ ρθU = ρ ∫ u (U − u )dy 2 0 che implica θ =∫ ∞ 0 u u (1 − )dy U U 9 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Soluzione del Flusso La soluzione quindi del flusso sulla lastra piana è rappresentata dalla funzione g(η ) calcolata da Blasius con uno sviluppo in serie e sotto rappresentata: Lo sforzo di taglio diminuisce all’aumentare della x a causa dell’aumento di spessore dello strato limite ⇒ minori gradienti di velocità in direzione y. 10 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Osservazione Dipartimento di Ingegneria Industriale Dalla soluzione si possono calcolare vari parametri e fare considerazioni: • che u/U≈0.99 quando η=5.0. Dalla definizione stessa di η risulta quindi: δ =5 νx U ⇒ δ x = 5 Re x •lo spessore spostamento e per lo spessore di quantità di moto: δ * 1.721 = ; x Re x θ 0.664 = x Re x •lo sforzo di taglio a parete dalla soluzione ∂u ∂y y = 0 τ w = µ ⇒ 3 τ w = 0.332U 2 ρµ x 11 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Equazione integrale dello strato limite. E’ possibile scrivere una Equazione Integrale dello strato limite che leghi fra loro i parametri integrali attraverso un bilancio di q.d.m.. su un volume di controllo come mostrato in figura τw ∂U 2 ∂θ * =U + (2θ + δ )U ; ρ ∂x ∂x ∂P ≠ 0; ∂x Con queste equazioni è molto semplice calcolare sforzo di taglio e forza resistente, anche se in maniera approssimata, conoscendo il profilo di velocità dello strato limite , oppure conoscendo empiricamente legami fra τ θ δ ! 12 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Transizione. Le equazioni finora viste sono state ottenute per strati limite laminari. I risultati da esse fornite concordano con quelli sperimentali fino a che non si verifica il fenomeno della transizione che implica il passaggio dello strato limite da laminare a turbolento. Il parametro che governa la transizione è il numero di Reynolds - in questo caso il numero di Reynolds basato sulla distanza dal bordo d’attacco della lastra e definito come ρUx Re x = µ Od altre forme più di dettaglio ρUδ 2 Reδ = µ 2 Per una lastra piana la transizione avviene solitamente per 2x105<Rex<3x106. 13 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale La transizione non avviene automaticamente per i valori di Rex precedentemente detti. Essa è un fenomeno legato all’instabilità del flusso e può essere innescato da perturbazioni: se tali perturbazioni avvengono per valori di Rex lontani da quelli critici il flusso si rilaminarizza. Se, al contrario, tali perturbazioni avvengono in prossimità del Rex si ha la transizione e lo strato limite diventa turbolento. In realtà la transizione può innescarsi anche in zone ristrette della lastra per poi essere distribuite a valle (vedi foto) 14 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale La transizione da laminare a turbolento implica un notevole cambiamento del profilo di velocità; si possono infatti notare le seguenti caratteristiche: • Il profilo di velocità turbolento è più piatto. • Presenta gradienti di velocità in direzione normale a parete maggiori rispetto a quello laminare. • Lo spessore dello strato limite è maggiore. 15 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Lo strato limite turbolento. Lo strato limite turbolento è caratterizzato da un flusso molto complesso, disordinato ed irregolare. Non esistono soluzioni esatte per il flusso nello strato limite turbolento. Le uniche relazioni esistenti sono ricavate empiricamente. Per il profilo di velocità si usa la seguente espressione: u y = U δ 1 7 Essa mostra un buon accordo con i risultati sperimentali, tranne molto vicino alla parete dove risulterebbe ∂u/∂y=∞ per y=0. 16 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Per lo sforzo di taglio a parete si usa la seguente formula, determinata anch’essa sperimentalmente: ν τ w = 0.0225 ρU Uδ 2 1 4 Da queste due espressioni e ricordando le definizioni di spessore di spostamento e di quantità di moto si ottengono le espressioni per tutti i parametri che descrivono lo strato limite: 1 5 ν 54 δ = 0.370 x U 7 θ= δ 72 17 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 δ* = τw = δ 8 0.0288 ρU 2 1 5 Re x Dipartimento di Ingegneria Industriale Osservazioni: • Per il flusso nello strato limite turbolento lo spessore δ è proporzionale a x4/5 mentre, per il laminare, δ variava con x1/2. • Lo sforzo di taglio a parete τw risulta proporzionale a x-1/5 nello strato limite turbolento e a x-1/2 in quello laminare. In generale il coefficiente di drag Cd per una lastra piana è funzione del Re e della scabrezza relativa ε/l. Il diagramma a lato, riportante Cd in funzione del Reynolds e di vari valori di scabrezza relativa, ha molti punti in comune con il diagramma di Moody. 18 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Effetti del gradiente di pressione. L’analisi dello strato limite finora fatta vale per flussi su lastre piane nei quali, visto lo spessore trascurabile del corpo immerso nel fluido, la velocità al bordo dello strato limite corrisponde con quella del flusso indisturbato. Ciò implica l’uniformità della pressione in tutto il campo di moto. Consideriamo un cilindro immerso in un fluido non viscoso a velocità uniforme U. Il flusso, dal punto di ristagno A, accelera fino a C per poi decelerare nuovamente fino a F. Essendo il fluido non viscoso tutto ciò avviene senza perdite di energia; l’aumento di velocità si traduce in diminuzione di pressione e viceversa. 19 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Si noti che la forza agente sul cilindro è in questo caso nulla in quanto le distribuzioni di pressione sono perfettamente simmetriche. • Nel tratto A-C il flusso accelera diminuendo la propria pressione; in questi casi si dice che il fluido è soggetto ad un gradiente di pressione favorevole. • Nel tratto C-F il flusso decelera aumentando la propria pressione; in questi casi si dice che il fluido è soggetto ad un gradiente di pressione avverso. Il gradiente di cui si parla è quello nella direzione del flusso; la pressione rimane costante, anche in questo caso, in direzione normale alla parete. Nel caso non viscoso il flusso è simmetrico attorno al cilindro in quanto, non essendoci perdita alcuna di energia, tutta la quota di pressione “spesa” per accelerare il flusso fino a C viene interamente recuperata nel tratto C-F a spese della quota cinetica. 20 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Il discorso cambia se consideriamo un fluido viscoso. In questo caso Il flusso perde energia a causa degli effetti viscosi nello strato limite. • Nel tratto A-C il flusso accelera diminuendo la propria pressione statica. • Nel tratto a valle di C il flusso deve decelerare ed aumentare la pressione al fine di seguire la curvatura del cilindro. Avendo però dissipato parte dell’energia posseduta, il flusso non riesce a recuperare tutta la pressione necessaria ⇒ si ha una separazione di flusso (punto D). 21 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Osservazioni: Dalla figura nella pagina precedente possiamo notare che la posizione della separazione di flusso dipende dalla natura del flusso. Uno strato limite turbolento, rispetto ad uno laminare, possiede più quantità di moto ed energia cinetica. Ciò in quanto il profilo ad esso associato è più simile, come forma, a quello corrispondente al flusso non viscoso; inoltre può esserci una considerevole quota energetica associata alle fluttuazioni turbolente di velocità, componenti di cui non teniamo esplicitamente conto considerando le velocità mediate nel tempo. Grazie a ciò un flusso con strato limite turbolento resta “attaccato” al cilindro più a lungo, rispetto ad un laminare, prima di separare. Il fenomeno della separazione può essere osservato attorno a qualsiasi altro profilo di spessore finito allorché si sia in presenza di un gradiente di pressione fortemente avverso. 22 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Esempio: Nella figura sottostante viene mostrato un profilo alare in due diverse condizioni di incidenza del flusso. Nel primo caso (angolo di attacco=0) non si ha separazione. Nel secondo caso il flusso separa nel punto D in quanto non riesce a recuperare una quantità sufficiente di pressione per poter seguire il profilo superiore dell’ala. 23 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Pressure Drag e Friction Drag. Ora è meglio comprensibile la distinzione delle tipologie di forza resistente agente su un corpo immerso in un fluido viscoso : i due contributi: • Forza resistente dovuta all’attrito Df. Essa è data dalla somma, su tutta la superficie del corpo, delle componenti di attrito agenti su elementi di area paralleli alla direzione del flusso indisturbato. La sua entità è data non dall’intensità dello sforzo di taglio ma anche dall’inclinazione della superficie su cui agisce. • Forza resistente dovuta alla pressione Dp. Essa è data dalla risultante di tutte le pressioni agenti sul corpo. Come è intuibile questo contributo dipende fortemente dalla forma del corpo. 24 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Friction drag: • Friction drag: la forza resistente su un corpo (simil lastra piana) di larghezza b e lunghezza l parallela alla direzione del flusso indisturbato può essere calcolata come: Df = 1 2 ρU blC Df 2 • CDf è il coefficiente di friction drag. Il suo valore è funzione del Re e della scabrezza relativa e dell’angolo di attacco del flusso. Pagina 25 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Pressure (form) drag: • Pressure (form) drag: La forza di pressione in direzione parallela al flusso Dp è data da: D p = ∫ p cos ϑdA = ρU AC Dp = 1 2 = ρU 1 2 2 ∫C p 2 cos ϑdA • Dove CDp è il coefficiente di pressure (form) drag mentre: Cp = 2*(p-p0)/ΔU2 è detto coefficiente di pressione • θ è l’angolo fra la normale alla parete e la direzione del flusso. Pagina 26 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Esempio 1: Il vento alla velocità di 12 m/s passa su una lastra delle dimensioni di 9 lunghezza e 7 di altezza. La tavola è allineata alla direzione del vento. Determinare la forza esercitata sul lato piatto usando i seguenti dati: ρ=1.177 kg/m3, µ=18.46x10-6 Ns/m2 La forza di drag può essere calcolata con la presente equazione in cui A rappresenta l’area esposta al vento: 2 D f = 12 ρU ACD Il coefficiente CD può essere calcolato, utilizzando il grafico riportato a lato relativo al flusso su lastra piana una volta calcolato il numero di Reynolds. Re = ρVL 1.177 * 12 * 9 6 = = 6 . 9 x 10 18.46 x106 µ Per questo valore del Re CD =0.003. La forza di drag è: D f = 12 * 0.003 ⋅ 1.177 ⋅ 122 ⋅ 9 ⋅ 7 = 15.9 N 27 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Esempio: Determinare la forza D su un cilindro di lunghezza b immerso in un flusso viscoso ed incomprimibile. Lo strato limite rimane attaccato fino al punto di separazione a θ=108.8°. Lo sforzo di taglio a parete è dato, in termini adimensionali, dalla figura (b). lo sforzo di taglio a valle della separazione è trascurabile. Determiniamo per primo il contributo dovuto all’attrito sulle pareti: π D D f = τ w sinθdA = 2 b τ w sinθdθ 2 0 ∫ ∫ Il coefficiente CDf può essere calcolato, utilizzando il parametro adimensionale F(θ) riportato in figura 28 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale CDf = Df 1 2 ρU bD 2 = π F (θ )sinθdθ ∫ Re 1 0 Integrando numericamente o graficamente la funzione F otteniamo il risultato CDf = 5.93 Re Calcoliamo adesso il contributo dovuto alle forze di pressione: π ∫ CDp = C p cosϑdθ 0 Dove Cp è plottato in figura 29 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Integrando numericamente o graficamente la funzione Cp otteniamo il risultato CDp = 1.17 In definitiva il coefficiente di Drag agente sul cilindro è CD= CDf + CDp E’ interessante confrontare questo risultato con quelli sperimentali mostrati in figura. Per Re<10 le curve divergono in quanto le equazioni utilizzate non sono valide in questo campo. La differenza tra i risultati per Re>3x105 è dovuta alla transizione la quale altera la distribuzione di pressione. 30 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Esempi di Drag e Lift su vari profili e in funzione di vari parametri. La forza resistente agente su un corpo è data dalla somma D=Df+Dp. I parametri principali dai quali dipende questa forza sono: Forma del profilo e Numero di Reynolds 31 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Rugosità superficiale Angolo d’attacco 32 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Esempio Consideriamo un flusso uniforme entrante, con velocità pari a U1=10 m/s, in un condotto a sezione quadrata di lato l=2 m. Da calcoli avanzati risulta che lo spessore spostamento dello strato limite che si sviluppa sulle pareti è legato all’ascissa secondo la formula δ * = 0.007 x 1 2 Si determini la velocità U=U(x) dell’aria nel condotto all’esterno dello strato limite. 33 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Se si assume, viste le basse velocità in gioco, che il flusso sia incomprimibile la portata in volume in ogni sezione del condotto deve essere pari a quella in ingresso ⇒ Q1=Q(x) ovvero: Q1 = U1 A1 = 10m / s (2m )2 = 40m3 / s = ∫ udA ( x) Dalla definizione di δ*, la portata attraverso una generica sezione (x) è pari quella di un flusso con velocità uniforme U attraverso un condotto le cui pareti sono state spostate all’interno di δ*. Ciò significa che Q1 = 40m3 / s = ∫ udA = U (2m − 2δ *)2 ( x) 34 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Inserendo nell’ultima espressione la formula che lega δ* alla coordinata x si ottiene: 1 2 40m / s = 4U (1 − 007 x ) 3 2 ⇒ U= 10 1 − 0.007 x 12 2 m/s Si noti come la velocità U aumenti all’aumentare della distanza x dall’inizio del condotto. Ciò è dovuto al fatto che, aumentando con x lo spessore dello strato limite, il flusso vede un restringimento di sezione; dovendo la portata rimanere la stessa, la diminuzione di area deve essere compensata da un aumento della velocità. 35 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Strato limite termico. In un flusso viscoso nel quale si abbiano gradienti di temperatura, oltre che di velocità, in direzione normale alla parete si può parlare di strato limite termico. La forma del profilo di temperatura è simile a quello di velocità: il parametro dal quale dipende la differenza tra le due distribuzioni è il Numero di Prandtl definito come: Pr=ν/α=(quota di diffusione viscosa)/(quota di diffusione termica) 36 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 Dipartimento di Ingegneria Industriale Complementi analitici : Soluzione analitica per lo strato limite laminare (PrandtlBlasius) All’interno dello SL possiamo assumere il un flusso bidimensionale, stazionario, incomprimibile, laminare e con effetti della gravità trascurabili. E’ inoltre possibile introdurre le seguenti semplificazioni basate su osservazioni di natura geometrica e fluidodinamica: • strato limite fine ⇒ v << u ∂ ∂ << ∂x ∂y 37 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 • Equazioni Finali ∂u ∂v =0 + ∂x ∂y continuità ∂ 2u ∂u ∂u u =υ +v ∂y ∂x ∂y 2 QDM-dir x ∂p =0 ∂y QDM-dir y Dipartimento di Ingegneria Industriale Osservazioni: • L’equazione della q.d.m. lungo y è semplificata. • Non compare la pressione che si mantiene costante attraverso lo strato limite. Le condizioni al contorno per queste equazioni sono: U=v=0 per y=0 u→U per y→∞ Blasius ipotizza che, in forma adimensionale, i profili di velocità siano simili ovvero non funzioni della coordinata x; in formule ciò può essere espresso come: u y = g = g (η ) U δ Dove g(y/δ) è una funzione da determinare. Da un bilancio di Q.M. si può 0.5 dimostrare che vale la seguente relazione: νx δ ∝ U 38 Scuola di Ingegneria – Corso di Fluidodinamica e Macchine – A.A. 2014-2015 U η = y νx 0.5