CORSO DI LABORATORIO DI FISICA A Plateau di un fotomoltiplicatore Scopo dell’esperienza è determinare la curva di plateau per due diversi tipi di fotomoltiplicatori, quindi individuare i relativi punti di lavoro in cui i segnali d’uscita dei fotomoltiplicatori stessi risentono meno delle variazioni della tensione di alimentazione. 1. Teoria dell’esperienza L’interazione della radiazione con la materia e tecniche di rilevazione delle particelle sono le basi teoriche attinenti a questa esperienza. Esse sono state trattate nella prima parte del corso di Laboratorio I. In questo paragrafo saranno brevemente ricordati alcuni di questi concetti; saranno inoltre illustrati i principi di funzionamento degli strumenti utilizzati nel corso dell’esperienza. Contatori di particelle Questi strumenti, che svolgono un ruolo di fondamentale importanza nel campo della fisica nucleare, possono essere realizzati secondo varie tecniche, in base all’utilizzo cui saranno destinati. Tuttavia, essi sono sempre costituiti da tre elementi “base”: un rivelatore, il quale genera segnali osservabili quando interagisce (mediante scambio di energia) con una particella o con un fascio di radiazioni; un amplificatore, che incrementa l’intensità del segnale prodotto dal rivelatore; un analizzatore, il quale ha la funzione di “selezionare” e di contare il numero di rilevazioni eseguite dal primo componente. I dispositivi utilizzati nel corso dell’esperienza sono i contatori a scintillazione. Si faccia riferimento per quanto segue allo schema di figura 1. RIVELATORE DI PARTICELLE scintillatore guida ottica particella AMPLIFICATORE fotomoltiplicatore ANALIZZATORE segnale analogico discriminatore segnale digitale contatore alimentatore HV Figura 1. Schema di un contatore a scintillazione • Gli scintillatori sono materiali in grado di rilevare il passaggio di una particella (o di un fascio di radiazioni) che li attraversa. Il fenomeno su cui si fondano è la fluorescenza, ed ha origine nello scambio di energia che avviene quando la particella interagisce con il materiale scintillante. Lo scintillatore impiegato in questa esperienza è di tipo organico plastico, ha una buona velocità di risposta (~3ns) ed un'emissione tipica nel visibile (4000÷6000Å). Esso è stato foggiato in modo da avere una superficie di raccolta piana di alcuni dm2, e uno spessore di circa 1cm. L’intero strumento è avvolto da nastro adesivo nero, in modo da renderlo insensibile alle radiazioni poco energetiche (provenienti ad esempio dall’illuminazione del laboratorio). 1 Laboratorio di Fisica A Plateau di fotomoltiplicatori • La luce prodotta dallo scintillatore è convogliata sull’amplificatore per mezzo di una guida ottica, il cui principio di funzionamento è la riflessione totale della luce al suo interno. Solitamente le guide sono in plexiglas trasparente con le superfici terminali lavorate a lucido e le superfici laterali lavorate a specchio, al fine di evitare perdite energetiche. • L’amplificazione del segnale avviene per mezzo del fotomoltiplicatore o fototubo (PM), un dispositivo che converte un impulso luminoso in un segnale elettrico basando il proprio funzionamento sull’effetto fotoelettrico. Esso è predisposto all’accoppiamento con gli scintillatori in quanto è in grado di convertire segnali luminosi che solitamente constano di non più di qualche centinaia di fotoni in un apprezzabile impulso elettrico senza introdurre grosse quantità di rumore. Si ricorda che le due parti principali di cui si compone un fototubo sono una lastra fotosensibile detta fotocatodo in cui avviene l’effetto fotoelettrico ed una struttura per la moltiplicazione degli elettroni prodotti, opportunamente accoppiate. Nel funzionamento ideale, un fotomoltiplicatore completamente isolato da radiazioni, dovrebbe avere in uscita una corrente nulla; in realtà sono invece presenti impulsi di corrente di qualche pico÷nano ampere detti corrente anodica di buio e dovuti principalmente a correnti di fuga, emissione termoionica ed effetti di campo. • L’impulso elettrico amplificato può a questo punto essere trasportato mediante guide d’onda costituite da cavi coassiali (figura 2). Questi sono sostanzialmente strutture cilindriche flessibili, il cui diametro è conduttore dielettrico dell’ordine del centimetro, formati da un filo interno conduttore esterno di rame, coassiale con un cilindro tubolare esterno anch’esso metallico (costituito di solito da una calza di sottili fili di rame), lo spazio tra questi due conduttori essendo riempito con un conduttore dielettrico omogeneo flessibile (un elemento realizzato in interno materiale plastico). I cavi coassiali sono caratterizzati da Figura 2. Cavo coassiale. un’impedenza caratteristica di 50Ω ; in essi un impulso elettrico si propaga in circa 5ns/m. Per questa esperienza sono messi a disposizione cavi coassiali caratterizzati da tempi di percorrenza di 0.5, 2, 4, 8, 16 ns. • Il discriminatore è uno strumento in grado di eseguire una selezione tra gli impulsi analogici in arrivo dall’amplificatore, scartando quelli il cui valore di tensione è inferiore ad una certa soglia (treshold) arbitraria. Quando invece un impulso supera la tensione di soglia, il discriminatore invia in uscita un segnale digitale, le cui caratteristiche appartengono (per quanto riguarda gli strumenti impiegati in questa esperienza) ad uno standard internazionale denominato NIM. La funzione di questo dispositivo è duplice: eliminare il rumore di fondo e rendere il segnale analizzabile dal contatore. v 1 Tensione di soglia Vt 2 3 4 t v t -0,8V Δt Figura 3. Conversione di impulsi analogici in segnali digitali NIM. 2 Laboratorio di Fisica A Plateau di fotomoltiplicatori In figura 3 si possono notare i principali problemi che l’utilizzo del discriminatore può creare. In primo luogo, è necessario imporre una tensione di soglia non troppo bassa, per evitare la lettura del rumore di fondo, né troppo alta, per evitare la perdita di dati (l’impulso 1 non viene rilevato); d’altro canto, allo stesso scopo, occorre regolare la larghezza (width) del segnale NIM, in quanto un valore troppo alto causerebbe la mancata rilevazione dei segnali che hanno una bassa separazione temporale da quelli che li precedono (come l’impulso 4 della figura). • Il segnale digitale così prodotto viene infine inviato al contatore o scaler, il quale conta gli impulsi che giungono in un determinato intervallo. ________________ La sezione appena conclusa costituisce una trattazione generale del metodo di rilevazione delle particelle; obiettivo particolare di questa esperienza è invece la ricerca del punto di lavoro dei fotomoltiplicatori, attraverso la determinazione delle curve di plateau. Si tratta di porre in relazione i conteggi forniti da un contatore collegato all’uscita del fototubo per una fissata base tempi con diversi valori della tensione di alimentazione del fototubo stesso. La zona di plateau della curva che si ottiene è proprio quella parte approssimativamente piatta in cui la variazione dei conteggi risulta circa costante per piccole variazioni di tensione. Si intuisce allora l’importanza di far funzionare il fotomoltiplicatore nella zona di plateau per un corretto utilizzo di ogni apparato di rivelazione di particelle che comprende tale strumento. 2. Materiale a disposizione - 1 alimentatore ad alta tensione C.A.E.N. mod. N470 - 1 fototubo PHILIPS XP2020 - 1 fototubo HAMAMATSU RI635-02 - 1 scintillatore schermato dalla luce visibile con nastro adesivo nero - 1 fibra scintillante - 1 modulo discriminatore a segnali digitali NIM C.A.E.N. mod. N96 o LeCroy 623B - 1 modulo contatore (scaler) di segnali digitali NIM C.A.E.N. mod. N145 - 1 oscilloscopio digitale (se disponibile) - 1 multimetro digitale FLUKE 77 - cavi coassiali per alta e bassa tensione - accessori vari (cacciavite per la regolazione delle tensioni di soglia, “tappi” da 50Ω, ecc.) - 1 sorgente radioattiva 3 Laboratorio di Fisica A 3. Plateau di fotomoltiplicatori Descrizione degli strumenti In questo paragrafo sono descritte le principali funzioni dell’alimentatore, del modulo discriminatore e del contatore messi a disposizione. Accendendo il crate (la struttura in cui sono posti tutti i moduli), gli strumenti vengono messi in funzione assieme alla ventola di raffreddamento. C.A.E.N. N470 CHANNEL FUNCTION HV ON HV ENABLE ON OFF OVC OVV UNV TRIP RAMP UP RAMP DN MAXV 1 2 3 4 5 6 7 8 9 F 0 # • Alimentatore “4 CH Programmable HV Power Supply CAEN N470”. Si osservi che non tutte le funzioni presenti sono state riprodotte in figura 4. Per motivi di sicurezza, l’alta tensione viene fornita solo se la levetta HV ENABLE è alzata. In questo caso la spia HV ON è accesa. Sul pannello è presente un tastierino numerico, che permette di selezionare le funzioni dell’alimentatore (in tabella 1 ne vengono elencate alcune). Per selezionare una funzione, si devono premere in successione i tasti F, n° funzione, #. Ad esempio, per selezionare il canale 1 dell’alimentatore, si premano in successione i tasti F, 0, #, 1, #. Sui due display luminosi visibili in alto, viene mostrata la funzione selezionata. Lo stato del canale (ON, OFF, ecc.) è indicato dai led luminosi posti accanto al tastierino. Il generatore è dotato di quattro “canali”, può quindi fornire tensione fino a quattro strumenti diversi. Figura 4. Alimentatore CAEN N470. Funzioni e messaggi dell’alimentatore CAEN N470 Numero Mnemonico Messaggio Range Significato 0 1 2 3 5 6 7 10 11 12 13 89 CH V0 I0 I1 V1 VM IM ON OFF KILL MAXV Lumin. Channel V0-Set I0-Set I1-Set V1-Set V mon I mon On Off Kill V-Max Set Lum 0–3 0V – 8000V 0μA – 3000μA 0μA – 3000μA 0V – 8000V Seleziona il canale Programma il primo valore di tensione Programma il primo valore limite di corrente Programma il secondo valore limite di corrente Programma il secondo valore di tensione Legge il valore di tensione fornito Legge il valore di corrente fornita Attiva il canale selezionato Disattiva il canale selezionato Disattiva tutti i canali Legge il valore massimo di tensione applicabile Regola la luminosità dei due display Tabella 1. 1–7 4 Laboratorio di Fisica A Plateau di fotomoltiplicatori • Modulo contatore “Quad Scaler and Preset Counter-Timer CAEN N145”. Sulla parte alta del pannello frontale sono disposti i display luminosi e le porte d’ingresso dei quattro canali (CH1CH4) adibiti al conteggio di impulsi digitali di logica NIM o C.A.E.N. N145 TTL. Si noti che le due porte IN sono in parallelo (sono infatti unite da un segmento); pertanto, se uno dei due NIM ingressi non viene utilizzato, esso deve essere adattato GATE IN CH1 mediante un “tappo” di impedenza 50Ω. In questa TTL esperienza, il tempo di acquisizione viene programmato sul NIM GATE contatore stesso, utilizzando le funzioni presenti sul quinto IN CH2 CARRY “segmento” del pannello frontale. Il display del quinto TTL canale (CH5) è adibito in questo caso alla visualizzazione NIM del tempo rimanente durante la fase di conteggio. Il GATE IN CH3 contatore viene attivato spostando la levetta del TTL commutatore COUNTER a destra. Accanto a questo, il NIM GATE commutatore TIMER permette di selezionare la scala IN CH4 dell’indicatore a rullo presente più in alto; ad esempio, per CARRY TTL programmare un tempo di conteggio di 15 secondi, occorre NIM spostare la levetta del TIMER sulla posizione 1ms, e IN CH5 premendo i pulsanti neri presenti sopra e sotto ogni cifra, TTL digitare il numero 0015000 sull’indicatore a rullo. L’uscita OUT del contatore va connessa con una o più porte 0 0 1 5 0 0 0 GATE dei canali. Se ad esempio si utilizzano i canali CH1 e OUT SGL REP CH2 dello scaler, si può procedere come segue: si collega una delle porte OUT (l’altra viene “tappata”) con il primo 1μ 1ms COUN dei due connettori GATE del CH1; dopodiché si collega il TER secondo GATE del CH1 con quello del CH2. L’acquisizione LOAD TIMER ha inizio (il contatore invia l’impulso di “start” ai canali COMM CH1 CH2 CH3 CH4 RESET utilizzati) con la pressione del pulsante LOAD. Infine, sulla parte bassa del pannello frontale sono visibili quattro pulsanti RESET, da premere al termine di ogni Figura 5. Contatore CAEN N145. acquisizione per azzerare i display dei canali corrispondenti. • Moduli discriminatori CAEN N96 o LeCroy 623B. Su un singolo modulo sono presenti più discriminatori. Ciascuno è caratterizzato da un ingresso al quale sono inviati gli impulsi analogici generati dal fotomoltiplicatore. Il CAEN N96 è fornito di due uscite (OUT) parallele e da una uscita “negata” ( OUT ), mentre il LeCroy 623B ha tre uscite indipendenti. Sono inoltre presenti due viti di regolazione, una per la tensione di soglia (T) e l’altra per la larghezza (W) del segnale digitale in uscita. Accanto alla vite di regolazione T, è visibile un sensore al quale è possibile mettere in contatto la sonda di un voltmetro per leggere la tensione di soglia applicata. Attenzione: Nel caso del discriminatore CAEN, il valore di tensione letto sul display del multimetro è dieci volte superiore a quello effettivamente applicato. Se ad esempio il valore visualizzato è 300mV, la tensione effettiva è 30mV. 4. Traccia per l’esecuzione dell’esperienza Lo svolgimento dell’esperienza è suddivisibile in due parti del tutto analoghe, atte a determinare la curva di plateau per i due fotomoltiplicatori PHILIPS ed HAMAMATSU. Si inizia con il fotomoltiplicatore PHILIPS, il quale è connesso, per mezzo di una guida d’onda, con uno scintillatore. Il PM è inoltre già collegato attraverso l’entrata -HV ad uno dei canali 5 Laboratorio di Fisica A Plateau di fotomoltiplicatori dell’alimentatore CAEN N470 (presumibilmente il CH0), la cui porta d’uscita si trova sul retro dell’alimentatore. ATTENZIONE: Prima di effettuare qualsiasi operazione sul retro dell’alimentatore, accertarsi che lo strumento NON SIA IN FUNZIONE! Per prima cosa, si metta in funzione il crate e si azionino le ventole di raffreddamento: gli strumenti inseriti nel crate si accendono. Si ricordi che se la levetta HV ENABLE posta sotto il pulsante HV ON, è abbassata, l’alimentatore non fornisce alta tensione agli strumenti; fintanto che non vengono effettuate misurazioni, è opportuno mantenere questa configurazione. Il PM PHILIPS presenta due uscite in parallelo: una di queste viene collegata all’ingresso di un modulo discriminatore per mezzo di un cavo coassiale, mentre l’altra, se non viene utilizzata, deve essere “tappata” su 50Ω (per il fototubo HAMAMATSU questo problema non si pone in quanto esso presenta un’unica uscita). Si regoli la soglia (treshold) del discriminatore, agendo sull’apposita vite di regolazione T (utilizzare il cacciavite a disposizione), al valore più piccolo possibile (-30 mV per il discriminatore LeCroy 623B, -40mV per il CAEN N96). Il fatto di impostare la soglia minima sul discriminatore permette di ottenere un gran numero di conteggi anche con una base tempi bassa (si contano in questo modo sia le particelle che interagiscono con lo scintillatore, cioè i raggi cosmici, sia i segnali di buio). Si rivolga ora l’attenzione all’alimentatore. Servendosi del tastierino numerico, si selezioni il canale al quale il fototubo è collegato (la funzione adibita a questa operazione è la numero 0), e si controlli la tensione massima applicabile a questo canale (funzione 13). Tale tensione dovrebbe già essere impostata ad un valore di circa 2500V. Si fornisca al PM una tensione di circa 2000V (funzione 1); si attivi il canale dell’alimentatore (funzione 10) e si alzi la levetta HV ENABLE (tirare la levetta verso di sé e poi alzarla). Il PM è ora alimentato e invia impulsi analogici al discriminatore. ATTENZIONE: alta tensione! a Da questo momento in poi, non effettuare alcuna operazione sul retro dell’alimentatore! A questo punto, se si collega un oscilloscopio ad una delle uscite del fotomoltiplicatore, è possibile visualizzare gli impulsi analogici in uscita dallo strumento. Quale segnale di trigger, si utilizzino gli stessi impulsi in arrivo. Il segnale di uscita del modulo discriminatore è un segnale digitale in logica NIM e presenta quindi un’ampiezza fissa di -800mV. È possibile però regolare la sua larghezza (width). Questa operazione si compie inviando il segnale in questione all’oscilloscopio e ruotando con il cacciavite la vite relativa contrassegnata con la lettera w. Si fissa il valore di width a circa 20ns (tale valore si deduce dalle dimensioni del segnale sull’oscilloscopio). Si colleghi infine l’uscita del discriminatore con uno dei canali dello scaler CAEN N145, e si fissi come base tempi per il conteggio un intervallo di alcune decine di secondi (una sessantina di secondi dovrebbero essere sufficienti). Per queste operazioni, e per tutti i collegamenti da effettuare sullo scaler, si seguano le indicazioni fornite nel corso della descrizione del modulo. A questo punto si può iniziare la fase di conteggio. Si fornisca al fototubo, tramite l’alimentatore ad alta tensione, valori di tensione variabili e si annoti il conteggio relativo fornito dallo scaler. Si inizi con il minimo valore di tensione per cui si ottengono segnali in uscita per arrivare al massimo valore consentito per il fototubo stesso (2500V), con step di 25 o 50V a seconda se si è in prossimità del plateau oppure se si è lontani da esso. Si ripetano poi le operazioni descritte finora, in maniera del tutto analoga, utilizzando il fotomoltiplicatore HAMAMATSU. Tale PM dovrebbe già essere collegato ad un altro canale 6 Laboratorio di Fisica A Plateau di fotomoltiplicatori dell’alimentatore. Si osserva che per questo secondo fototubo la tensione massima di alimentazione è di 1500 V. 5. Analisi dei dati L’incertezza sulla tensione fornita dall’alimentatore si può stimare con l’uno per cento del valore letto sul display dello strumento, secondo le caratteristiche di precisione dell’alimentatore dichiarate dal costruttore; per quanto riguarda invece l’errore sui conteggi, se si suppone che questi seguano la distribuzione di Poisson, si può stimare un valore pari alla radice quadrata del numero di conteggi stesso. Gli errori devono quindi essere approssimati ad una cifra significativa, e le misure sono da arrotondare in modo che la loro ultima cifra significativa sia dello stesso ordine di grandezza dell’errore. Si costruisca un grafico dei conteggi ottenuti in funzione della tensione di alimentazione; la scala in ordinata deve essere logaritmica: solo in questo modo è possibile visualizzare la zona di plateau, cioè il tratto di curva caratterizzata dalla minima pendenza. È possibile riscontrare anche un effetto di saturazione, con il fototubo PHILIPS, per tensioni di alimentazione molto alte. 7