la selezione delle piante in vivaio

Le basi
di ACER
Sintesi dei principali
concetti di arboricoltura
A cura di Alessio Fini, Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura, Università degli Studi di Firenze
LA SELEZIONE
DELLE PIANTE IN VIVAIO
I criteri di scelta
105 • ACER 1/2008
Parola d’ordine:
qualità
Francesco Ferrini
S
Farnia (Quercus robur) con chioma disforme asimmetrica.
2,5 cm di diametro del fusto, a
seconda delle caratteristiche
del sito d’impianto.
Bio-ecologici. La scelta delle
specie adatte a vivere in ambiente urbano, capaci cioè di
tollerare inquinamento (es.
Acer campestre ), siccità (es.
Gleditsia triacanthos), compattazione e ristagno idrico (es.
Taxodium distichum), alcalinità
dei suoli (es. Fraxinus spp.) e
malattie (es. Ginkgo biloba), è
un fondamentale aspetto da
considerare per assicurare il
successo dei nuovi impianti.
Un particolare occhio di riguardo va dato alle specie in grado
di sopravvivere in ambienti caratterizzati da elevata evapotraspirazione, che dunque meglio si adatteranno al riscal-
▼
La piantagione di un albero non
inizia al momento della messa a
dimora, ma in vivaio, prelevando
piante in funzione della capacità
di adattamento alla tipologia di
area verde alla quale saranno
destinate, delle cure colturali cui
verranno sottoposte e della finalità dell’impianto che si vuole
eseguire (4). La selezione in vivaio
degli esemplari da impiantare
deve anche considerare alcuni
importanti criteri.
Tecnico-agronomici. La tecnica di coltivazione in vivaio è
molto importante, tant’è che
eventuali errori possono determinare la morte della pianta
dopo la sua messa a dimora (2).
È perciò necessario selezionare in vivaio esemplari in ottimo
stato fitosanitario, con chioma
ben conformata e con apparati
radicali “preparati” per meglio
resistere al trapianto. È inoltre
importante scegliere piante di
idonee dimensioni: se l’impianto di esemplari a “pronto effetto” offre una maggior soddisfazione per i fruitori che osservando l’area verde percepiscono un paesaggio maturo (1) ,
esemplari di minori dimensioni
(circonferenza 10-12 cm) sono
in grado di rispondere meglio
al trapianto, rigenerare più velocemente l’apparato radicale
e accrescere maggiormente la
parte aerea nei primi anni dopo
il trapianto (9). A questo proposito va ricordato che, per raggiungere il tasso di crescita
pre-trapianto, le piante impiegano da 3 a 12 mesi per ogni
cegliere correttamente le
specie è solo il primo
passo verso la realizzazione
della piantagione: il passo
successivo è selezionare in
vivaio quegli individui di elevata qualità all’interno della
specie desiderata.
Osservando con occhio critico i nuovi impianti realizzati
in ambiente urbano, è possibile notare come molti di
questi siano stati realizzati
con materiale di piantagione
scadente, con manifesti difetti strutturali che penalizzano la sicurezza dei fruitori e
la durata della vita media
dell’impianto stesso. Al contrario, l’impiego di materiale
sano e ben conformato garantirebbe una maggior durata degli impianti e minori
costi di manutenzione, soprattutto di quelli derivanti
dalle operazioni di potatura
e dalla rimozione degli
esemplari morti (6). Riconoscere che la qualità agronomica delle piante è determinante per il successo degli
impianti in aree urbane ha
portato alla definizione di
standard di produzione (negli Stati Uniti detti American
Standard for Nursery Stock,
realizzati già nel 1875). In
Europa gli standard vivaistici
sono stati messi a punto da
pochi anni, riunendo norme
provenienti dai diversi Paesi.
Risultano quindi, spesso, di
difficile applicazione.
Francesco Ferrini
Edward F. Gilman
Le basi
di ACER
Sopra, a sinistra, l’uso di piante mal conformate può portare a conseguenze drastiche. A destra, I frutti di Ginkgo biloba possono
imbrattare la sede stradale, oltre a emanare uno sgradevolissimo odore. Si raccomanda, dunque, l’impianto di soli esemplari maschi.
▼
damento globale. Dal punto
di vista ecologico è necessario
usare specie in grado di ospitare la fauna locale (es. Sambucus spp.) ed evitare quelle che
possono divenire invasive (es.
Ailanthus altissima). È inoltre opportuno diversificare il paesaggio mediante la realizzazione di
impianti plurispecifici che non
prevedano più del 30% delle
piante appartenenti a una stessa famiglia, più del 20% a uno
stesso genere e più del 10% a
una stessa specie.
L’uso di piante autoctone è sicuramente preferibile, tuttavia, l’uso di specie alloctone non invasive in città è giustificato dal fatto
che l’ambiente urbano si presenta talmente diverso da quello rurale che, spesso, le specie esotiche vi si adattano meglio e garantiscono maggiori benefici (3).
Funzionali. Includono tutti quei
fattori che influenza il rapporto
tra pianta e attività antropiche
e determinano in modo consistente i costi di gestione della
zona a verde. Tra questi vanno
ricordati il tasso e l’habitus di
crescita, che condizionano
l’interazione con linee elettriche e con il costruito e l’intensità delle potature da praticare; l’invasività delle radici, che
determina il sollevamento o la
rottura del manto stradale; la
tolleranza alla manipolazione
delle radici, che da cui dipende sia la fase di trapianto sia la
ripresa dopo eventuali stress
derivanti da scavi nella zona
interessata dagli apparati radicali; la longevità, che influenza
le dimensioni “finali” della
pianta e influisce sui costi di
gestione. Al fine di tutelare la
Specie ornamentali e allergenicità
Francesco Ferrini
L’
allergia al polline è una patologia in aumento tra gli abitanti
delle città, soprattutto a causa dell’azione di sensibilizzazione verso il polline che gli inquinanti atmosferici esercitano sull’organismo umano. In fase di realizzazione di nuovi impianti è
bene privilegiare specie poco allergeniche (es. Cedrus atlantica,
Chaenomeles spp., alcuni Prunus spp., Sorbus spp., Pyrus spp.,
Mahonia spp.). Tra le specie arboree estremamente allergeniche
si ricordano invece i cipressi e alcuni salici. Esistono poi alcune
famiglie, tra cui quella delle Fagaceae,
delle Corylaceae e delle Betulaceae i cui
pollini esercitano tra loro un effetto sinergico e, se piantate in vicinanza, generano
effetti allergici superiori a quello delle
stesse specie prese singolarmente (7, 8).
Nel caso di impiego di specie allergeniche si consiglia l’uso di esemplari femminili (piante dioiche) o di cultivar maschiosterili (ne esistono in commercio per acace, castagni, salici, gelsi, olivo).
Il cipresso è una specie allergenica.
sicurezza dei fruitori e ridurre
l’incidenza di rotture di branche
e rami, è inoltre preferibile utilizzare specie caratterizzate da
solidità strutturale della parte
aerea e da buona capacità di
compartimentare le carie. È bene evitare, soprattutto per le alberature stradali e i parcheggi,
le specie che fruttificano abbondantemente.
Socio-economici. Le specie
possono essere selezionate in
base alla loro capacità di purificare l’aria, migliorare il microclima, il bilancio idrico e assimilare CO2, offrendo così un importante contributo per ridurre l’aumento dei gas serra. Sulla base
di alcuni studi americani, è oggi possibile quantificare il valore “economico” di tali benefici,
monetizzandoli, e ciò può essere di guida a una progettazione
economicamente valida (5) .
Culturali, estetici, sanitari.
Quando si selezionano in vivaio
le specie da impiantare è necessario considerare anche l’identità culturale del luogo e
usare essenze che non snaturino il paesaggio. È inoltre opportuno privilegiare anche l’aspetto
estetico, selezionando specie
dotate di caratteristiche di pregio (fogliame attrattivo, fioriture
appariscenti o prolungate, frutti
gradevoli e persistenti). Un’attenzione speciale va posta sull’allergenicità e sulla tossicità di
alcune specie, che dovrebbero
essere evitate in luoghi densamente frequentati.
Bibliografia
1) Arnold M.A., 2005. Challenges
and benefits of transplanting
large trees: an introduction to
the workshop. In: Proceedings
of the workshop: “Is bigger
better: challenges and benefits associated with transplanting large trees”, HortTechnology 15(1): 113-117.
2) Bradshaw A., Hunt B., Walmsley T., 1995. Trees in the urban landscape . E & FN
Spon, Londra.
3) Harris R.W., Clark J.R.,
Matheny N.P., 2004. Arboriculture: an integrated management of landscape trees,
shrubs and vines. Quarta edizione. Prentice Hall, NJ.
4) Gilman E.F., 1993. Establishing
trees in the landscape. In:
Proceedings of “The Landscape below ground”, D.
Neeley e G.W. Watson (ed.),
International Society of Arboriculture, IL.
5) McPherson G., 2003. A benefit-cost analysis of ten street
tree species in Modesto, California U.S. Journal of Arboriculture, 29(1): 1-7.
6) Nowak D.J., 1990. Street tree
pruning and removal needs.
Journal of Arboriculture,
16(12): 309-315.
7) Sogni S., 2000. Arredo verde e
allergie. Il Verde Editoriale, Milano, ACER 2: 42-47.
8) Sogni S. 2007. Le piante per
un verde urbano sostenibile:
considerazioni sulle fito-allergie e la compatibilità ambientale dei componenti vegetali.
Italus Hortus, 14(5): 38-48.
9) Watson W.T., 2005. Influence
of tree size on transplant
establishment and growth.
In: Proceedings of the workshop: “Is bigger better: challenges and benefits associated with transplanting large
trees”, Hor tTechnology,
15(1): 118-122.
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