SC U OLA SUP ERI ORE
REF LESS OLOGIA ZU
anatomia-fisiologia
Dott.ssa Marilla Buratti
Questa dispensa è una sintensi delle lezioni di anatomia e di fisiologia
ad esclusivo uso degli allievi della Scuola Superiore di Reflessologia Zu
Trascrizione della Mu Shao Long
Maurizia Lavarda
www.zucenter.com
ZU CENTER – DISPENSA DI FISIOLOGIA E ANATOMIA – Insegnante Marilla Buratti - stesura
eseguita da MuShaoLong Lavarda Maurizia
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APPUNTO A MARGINE
Ho letto e corretto queste dispense che sono il frutto della sbobinatura
delle audiocassette registrate durante le mie lezioni.
Alcuni ex studenti hanno fatto questo lavoro
lavoro lungo e faticoso!!!
Vorrei fare questa nota a margine, consigliare gli studenti attuali di
considerare queste dispense come un altro strumento a cui poter attingere,
ma se utilizzate da sole, potrebbero essere fonte d’ulteriore confusione.
Perché??
Perché il linguaggio è discorsivo, e proprio perché è discorsivo, segue
regole di coerenza diverse da quelle del linguaggio scritto.
Quindi, queste dispense vanno bene solo, se inserite nello studio come
complemento ai libri e dispense, e devono essere elemento di successiva
lettura dopo le lezioni.
MARILLA BURATTI
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LA CELLULA
Dicesi CELLULA l’entità più piccola capace di vita autonoma.
Premessa: Si dice che nel Micro esiste il Macro e nel Macro esiste il Micro; questo
concetto è espresso, simbolicamente, attraverso il TAO dalla medicina tradizionale
cinese; tutto è compreso, non esiste nulla di distinto, ma tutto è racchiuso tra queste 2
caratteristiche, opposte ma complementari; quindi tutto è all’interno di una stessa logica
e di uno stesso sistema.
La cellula è la parte più piccola della materia vivente, capace di vita autonoma, in
altre parole ha all’interno del proprio sistema, le risorse per sviluppare la propria vita .
La cellula è autonoma, e in quanto tale ha le caratteristiche che la rendono capace di
vivere in un sistema aperto, per questo motivo la cellula ha bisogno di ricevere
dall’esterno e di eliminare verso l’esterno.
Dall’esterno riceve il materiale nutritivo, verso l’esterno elimina le scorie.
Struttura della cellula
La cellula ha una membrana che la circonda chiamata membrana cellulare. Secondo
le funzioni cui è destinata, la cellula cambia la sua forma.
Il concetto di forma è un concetto fondamentale in natura, perché è un modo di
relazionarsi con l’esterno e di esprimere una funzione.
Per esempio, se come funzione deve correre avrà una forma allungata con una coda, in
assoluto la cellula più mobile è lo spermatozoo (ha una coda lunga che lo fa muovere
velocemente).
La forma dà la possibilità di espletare una funzione precisa.
Per poter sopravvivere ed espletare le sue funzioni a
l cellula deve ricevere cibo ed
eliminare gli scarti.
La cellula riceve come cibo:
•
Ossigeno
•
Aminoacidi
•
Zuccheri
•
Grassi
•
Proteine
L’ossigeno serve per bruciare i grassi e gli zuccheri.
Le proteine sono delle molecole particolarmente dure, resistenti, che vengono spaccate
dal nostro intestino nei loro mattoni fondamentali.
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Gli aminoacidi, sono necessari a ricostruire le nostre proteine.
La proteina è materiale di ricostruzione; i grassi e gli zuccheri sono materiale
energetico.
Quando i grassi e gli zuccheri sono ossidati, scaldati da quest’ossidazione, si forma
energia; mentre le proteine servono alla cellula per costruire le sue proteine, i muri della
sua struttura.
E’ necessario che nella cellula entrino grassi, zuccheri, proteine e ossigeno.
L’ossigeno brucia i grassi e gli zuccheri trasformandoli in energia, che serve alla cellula
per assolvere la propria funzione , ovvero per svolgere il suo compito.
Es: il globulo rosso trasporta ossigeno attraverso l’emoglobina che è una proteina;
senza l’emoglobina, il globulo rosso non potrebbe trasportare l’ossigeno. Il globulo
rosso utilizza il portato proteico, gli aminoacidi esterni per creare le proprie proteine, in
questo caso l’emoglobina, affinché possa compiere la propria funzione di trasportare
ossigeno.
Es: le cellule cutanee della pelle utilizzano gli aminoacidi per produrre cheratina.
Le cellule utilizzano quell'energia ricavata dalla bruciatura di grassi e zuccheri per
costruire queste proteine.
In tutti i processi d’ossidazione, come in tutti i processi biochimici, alla fine della
formazione di molecole molto energetiche, una parte di questa energia viene dispersa.
Il calore prodotto che fuoriesce, va a finire nel sangue, costituendo così la nostra
temperatura corporea.
La temperatura corporea è molto importante per l’organismo umano, poiché sopravvive
grazie a reazioni di tipo biochimico; la temperatura del nostro corpo dovrà rimanere
costante a circa 37°.
Noi abbiamo la possibilità di termoregolare la temperatura, infatti quando fa molto
freddo, si manifesta una vasocostrizione sanguigna, ossia i vasi sanguigni della cute si
restringono e fanno in modo che il calore che c’è nel sangue non si disperda all’esterno,
mantenendolo all’interno, per evitare che le nostre funzioni biochimiche si blocchino.
Invece, se la temperatura esterna è alta e fa molto caldo i vasi sanguigni si dilatano,
ovvero abbiamo una vasodilatazione sanguigna che permette di disperdere il calore
evitandoci di bollire.
Quest’ossidazione si compie all’interno della cellula, precisamente nel citoplasma, dove
si trovano i mitocondri.
Al termine di questa operazione avremo del materiale di scarto.
La cellula assume ossigeno, brucia i grassi e gli zuccheri trasformandoli in una
molecola chiamata ATP che trattiene l’energia producendo gli scarti di CO2 = Anidride
Carbonica, che attraverso il sangue è trasportata fino ai polmoni per l’eliminazione.
Lo scambio di gas respiratori avviene nelle cellule e nei polmoni.
I polmoni hanno il compito di far entrare l’ossigeno che deve andare a livello cellulare, il
sangue prende l’anidride carbonica e la porta ai polmoni che la espellono.)
All’interno della cellula , più precisamente all’interno del citoplasma, ci sono i mitocondri,
all’interno dei quali di è scoperto del DNA, cioè materiale genetico.
Il DNA o materiale genetico è fatto da qualche aminoacido, un po’ di zuccheri che,
insieme, compilano una sorta d’alfabeto che conserva le informazioni su come è fatta
una creatura vivente.
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Quest’informazione è fatta da piccole molecole semplicissime che compilano un
alfabeto a 4 lettere, la combinazione delle 4 lettere porta ad un’informazione che dà
struttura, finalità e funzione a quella cellula, a quell’organismo.
Il nostro DNA si trova nel nucleo della cellula che è la parte centrale.
Tuttavia anche nei mitocondri è stato scoperto del materiale genetico.
Durante l’evoluzione della cellula animale sono entrati dei batteri creando una sorta di
simbiosi.
Il risultato di questa simbiosi sono i mitocondri che producono energia all’interno
del contenitore cellula.
Nella medicina tradizionale cinese il processo metabolico è identificato attraverso la
funzione del Triplice Riscaldatore.
Il cinese non poteva vedere nella cellula, i mitocondri che attivano il metabolismo, ma
aveva visto che nella fisiologia generale un organismo per mantenersi in vita aveva
bisogno di respirare, mangiare ed eliminare scorie, quindi metabolismo.
Quando arriva lo spermatozoo e feconda l’ovocellula, inizia la duplicazione cellulare
creando così una cellula detta MORULA, proprio per la sua forma simile ad una mora.
L’inizio della vita in quel momento è guidato, in un primo momento, dai mitocondri
dell’ovocellula materna, poi subentra l’ordinamento del nucleo.
I mitocondri contribuiscono a fornire alla cellula quell’energia necessaria a costruire le
sue proteine.
Si è scoperto anche, che nei mitocondri si attivi sia la respirazione cellulare sia il
metabolismo.
Quando arrivano gli aminoacidi, la cellula inizia a produrre energia e attraverso questo
processo vengono costruite le proteine.
Le fabbriche della cellula che svolgono questo lavoro, si trovano nella zona perinucleare
della cellula, chiamata Reticolo endoplasmatico.
Il reticolo endoplasmatico, consente alla cellula il montaggio degli aminoacidi,
che sono i mattoni necessari per la formazione delle proprie proteine.
La cellula costruisce le proprie proteine, attraverso le informazioni che vengono dal
nucleo, e il reticolo endoplasmatico si trova intorno al nucleo.
Nel nucleo ci sono i disegni e le informazioni che, trasportati al reticolo endoplasmatico,
serviranno per costruire proteine specifiche per compiti specifici.
Nel nucleo d’ogni cellula, ci sono tutte le informazioni, ed ogni cellula ne utilizzerà solo
quelle specifiche per lei, mentre le altre saranno bloccate; questo processo è detto
Differenziazione cellulare.
Nel momento della fecondazione si forma una cellula completa da cui inizia la
duplicazione, ovvero da una ne compaiono 2, poi 4, poi 8 e così via.
All’inizio sono tutte uguali, ossia cellule TOTIPOTENTI, cioè nel loro nucleo sono
contenute tutte le informazioni necessarie produrre tutte le cellule dell’organismo;
successivamente inizieranno a differenziarsi.
Da quella prima cellula, che ognuno di noi è stato, si differenzieranno cellule con
specifiche funzioni.
Se non ci fosse questo specifico processo di differenziazione, noi non potremmo
esistere come creature complesse, ma esisterebbe un’unica cellula.
Il processo di differenziazione è proprio il meccanismo di blocco di determinate
informazioni.
Quindi da quella prima cellula, iniziano gradualmente a differenziarsi gruppi di cellule
diverse.
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Le informazioni bloccate rimangono in ogni caso all’interno delle cellule, ma quando una
cellula si ammala, succede che può perdere questo blocco e dare avvio al processo
inverso; in questo caso la cellula perde la propria differenziazione.
Questo processo si chiama neoplastico, (fare nuovo) in cui compare una cellula che
perdendo la propria individualità e perdendo la propria differenziazione, assume delle
vesti nuove, questa è la neoplasia.
Con la neoplasia si ha un’invasione di queste cellule che avendo un processo
riproduttivo veloce, distruggono le altre in quanto sottraggono a queste il loro
nutrimento.
Quando il Reticolo endoplasmatico costruisce le proteine, produce anche degli scarti
che finiscono nei lisosomi.
I lisosomi sono delle grosse cisterne, più precisamente sono delle vesciche piene
di enzimi litici (litico deriva da lizos = pietra).
Gli enzimi litici distruggono chimicamente gli scarti della cellula.
La duplicazione cellulare si chiama mitosi.
Ci sono cellule che hanno un turn over alto, con un ciclo di vita breve e proprio per
questo si duplicano velocemente, mentre ci sono cellule con tempi più lunghi, e cellule
dette invece perenni che non si duplicano mai, e la loro durata di vita è uguale al nostro
ciclo biologico, queste sono le cellule cerebrali chiamate neuroni.
Quando muoiono, non si duplicano, ma sono perenni.
Lo spermatozoo o l’ovocellula vanno incontro ad una divisione particolare.
Il materiale genetico detto DNA si compone in bastoncini che chiamiamo cromosomi e
nell’essere umano c’è ne sono 46.
Quindi l’ovocellula, nella sua ultima divisione avrà 23 cromosomi in quanto dovrà
completarsi con l’altra metà di 23 dello spermatozoo, per formare una cellula con 46
cromosomi.
Lo spermatozoo e l’ovocellula sono le uniche cellule che hanno 23 cromosomi
ciascuna.
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MEMBRANA CELLULARE
La membrana cellulare è una pellicina fatta di 2 strati, di consistenza gelatinosa le cui
funzioni sono :
•
•
•
Circondare
Selezionare entrate/uscite
Proteggere
Per poter svolgere queste tre funzioni, deve avere le seguenti caratteristiche:
-
Essere resistente
Nella funzione di relazionare e di scambio con il mondo esterno deve,
-
Essere elastica
Siccome la cellula è immersa in un ambiente acquoso, gli strati della membrana sono
così formati:
-
Quello interno fatto di grassi che derivano dal colesterolo
Quello esterno fatto di proteine
Poiché la membrana cellulare deve essere una struttura di relazione, dovrà favorire
l’entrata e l’uscita.
Il primo strumento per l’entrata e l’uscita, sono delle porte sempre aperte; infatti la
membrana cellulare ha dei fori di dimensioni standard, in altre parole una dimensione
per cui fanno entrare solo certi tipi di molecole con determinate dimensioni, e nello
stesso tempo impediscono l’entrata a molecole più grandi.
Entrano ed escono soprattutto oligoelementi.
La membrana si deve relazionare con l’esterno, e per fare questo è necessario che si
sia qualcosa che possa renderla eccitabile, ovvero è necessario che riceva dall'esterno
qualcosa che le dia un determinato stimolo a fare determinate cose.
Nel momento in cui è eccitata da uno stimolo esterno, la membrana cellulare si
modifica; per esempio: i nostri neuroni pensano perché sono eccitabili, la contrazione
muscolare avviene perché la membrana cellulare è eccitabile.
L’eccitabilità della membrana cellulare è possibile nel momento in cui questa
raggiunge un equilibrio elettrico.
I materiali inorganici di cui siamo fatti sono spesso Ionizzati (hanno una carica elettrica).
La membrana cellulare fa in modo che gli ioni positivi stiano da una parte e gli ioni
negativi stiano dall’altra.
-
ESTERNO: ioni positivi
-
INTERNO: ioni negativi
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La membrana è dotata di alcune proteine dette di membrana, specifiche, che hanno il
compito di tenere separati questi ioni.
La membrana quando arriva uno stimolo più forte si disorienta perdendo il suo
potenziale di membrana a riposo (potenziale di membrana a riposo = capacità che la
membrana ha nel tenere gli ioni negativi e ioni positivi separati), e quindi attraverso i
suoi fori gli ioni negativi e positivi incominciano a rincorrersi, creando una corrente
elettrica, cioè il correre di ioni.
Questo significa che uno stimolo esterno, di una certa natura e di una certa intensità,
può stimolare correnti elettriche sulla superficie della membrana, daranno origine a
determinati effetti cellulari.
Appena lo stimolo finisce la membrana si riprende, ridivide gli ioni, diventando di nuovo
eccitabile.
Un'altra possibilità di rapporto che la membrana cellulare possiede, è quella di avere dei
recettori.
La membrana, come detto in precedenza è costituita da proteine e grassi; alcune
proteine hanno la possibilità di muoversi nel contesto della membrana cellulare sia
verso l’esterno sia verso l’interno.
Le proteine hanno la loro forma, sono le portatrici della forma, e quindi anche i ricettori
hanno una determinata forma.
I recettori sono come delle antenne che la membrana cellulare espone al mondo
circostante, se vicino alla membrana cellulare viaggiano delle sostanze concordanti con
la forma del recettore, queste le lega.
Pertanto se una sostanza ha la stessa forma del ricettore ecco che questo si lega per
concordanza si forma.
I ricettori sono inseriti all’interno del contesto della membrana cellulare, sono delle
proteine che costituiscono la membrana cellulare e hanno la possibilità di attraversare
la membrana cellulare mostrandosi sia sul versante interno sia sul versante esterno.
Una volta che la sostanza e il recettore si sono legati, il recettore stesso può fungere da
trasportatore.
Questo perché il recettore può galleggiare e muoversi nel contesto della membrana
cellulare e può quindi trasportare verso l’interno questo tipo di sostanza.
Oppure il legame recettore e sostanza può innescare una serie di meccanismi
biochimici all’interno della cellula stessa. (tipico degli ormoni).
Gli ormoni sono sostanze prodotte da alcune specifiche ghiandole, che portano
messaggi, inducendo un certo tipo di cellule a compiere un certo tipo di funzione.
L’ormone agisce sulla cellula attaccandosi al recettore.
Il legame tra sostanza e recettore è un legame specifico, se la sostanza non s’incastra
non abbiamo alcun effetto ; l’incastro avviene per conformità di forma.
Questo è uno dei metodi che ha la membrana di relazionarsi con il mondo circostante,
in modo specifico, grazie alla presenza dei recettori specifici.
Secondo la funzione, la cellula assume forme diverse; se deve muoversi tende ad
allungarsi, se deve correre molto e velocemente ha la coda, oppure come i neuroni che
sono cellule di comunicazione, emette una serie di prolungamenti, e così via.
La forma ha quindi un senso e come dice la medicina tradizionale cinese, “la forma è
l’espressione del QI sottostante”.
Noi siamo composti da cellule che hanno struttura simile, forme diverse e funzioni
diversificate.
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Cellule con uguale funzione che si radunano insieme formano i tessuti.
Il termine tessuto indica gruppi di cellule ad uguale funzione e non necessariamente
devono essere tutte appiccicate le une alle altre.
Le cellule si possono raggruppare in 4 grosse categorie di tessuti:
1. tessuto connettivo = connette
2. tessuto nervoso = comunica
3. tessuto epiteliale = ricopre
4. tessuto muscolare = si contrae
All’interno di ogni categoria, abbiamo una serie di ulteriori suddivisioni.
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TESSUTO CONNETTIVO
I sottogruppi del tessuto connettivo sono:
1)
2)
3)
4)
5)
tessuti connettivi comuni
tessuto adiposo
tessuto reticolo – endoteniale
tessuto cartilagineo
tessuto osseo
TESSUTO CONNETTIVO COMUNE E CARTILAGINEO
E’ quello più specifico nella funzione della connessione.
Le caratteristiche sono:
1) elastico
2) resistente
Il tessuto connettivo comune lo troviamo sia all’esterno che all’interno degli organi.
All’interno svolte una funzione di impalcatura, invece all’esterno ricopre gli organi.
Il tessuto connettivo comune è composto da cellule chiamate Fibroblasti.
Queste cellule producono delle proteine filamentose quali l’elastina, il collagene . , che
conferiscono elasticità ai tessuti.
Sotto la cute, per esempio, abbiamo il derma costituito da tessuto connettivo comune
che con l’età diventa meno elastico, più cedevole formando così le rughe.
Un altro tessuto connettivo comune importa nte è il tessuto cartilagineo.
Questo tessuto è in assoluto il più vecchio, che nel tempo ha acquisito una sua
specificità.
Le caratteristiche della cartilagine sono:
1) resistente
2) liscia
Nell’articolazione il connettivo comune lo troviamo a svolgere la funzione di capsula in
cui sono contenuti 2 capi ossei affrontati, invece la cartilagine, ricopre le parti ossee
affrontate, affinché queste possano muoversi senza attrito.
Perché la cartilagine possa mantenersi liscia, nel suo interno non troviamo vasi
sanguigni, quindi per nutrirsi le sue cellule dette Condoblasti, hanno imparato a
prendere il nutrimento per diffusione, ovvero i vasi sanguigni adiacenti rilasciano una
parte liquida ricca di materiale nutritivo che raggiungendo la cartilagine permette ndo
così alle cellule di nutrirsi.
Ci sono articolazioni mobili, semi-immobili o immobili.
Le articolazioni semi-immobili o immobili si chiamano Sinartrosi e sono situate nel
nostro scheletro in zone dove è necessario il contenimento es: cranio.
Invece le articolazioni mobili si chiamano Diartrosi.
Le diartrosi sono articolazioni complesse, come il ginocchio, dove i 2 capi ossei
affrontati rivestiti dal tessuto cartilagineo per un movimento senza attrito, sono contenuti
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all’interno di una capsula articolare formata da 2 strat,i uno esterno detta capsula
articolare e uno interno chiamata sinovia.
La sinovia è un connettivo comune in grado di produrre il liquido sinoviale, tramite il
filtraggio del sangue.
Il liquido sinoviale ha la funzione di lubrificare i 2 capi ossei affrontati affinché il
movimento possa essere ancora più fluido senza attrito; svolge una funzione di
cuscinetto ammortizzatore, e nutre i condoblasti.
Quando abbiamo delle situazioni traumatiche, la produzione di questo liquido
aumenta, fungendo da ingessatura naturale e aumentando il cuscinetto
ammortizzatore.
L’articolazione è rinforzata dall’esterno dai tendini d’inserzione dei muscoli; oltre a dei
legamenti aggiuntivi, fatti sempre di tessuto connettivale comune, che oltre a rinforzare
la capsula articolare danno anche un senso al movimento nello spazio evitando
movimenti non consentiti. (movimenti collaterali nell’articolazione del ginocchio)
Ci sono anche dei legamenti intra-muscolari, cioè all’interno, che servono a tenere ben
fisse le 2 ossa; questo succede nelle articolazioni che devono sostenere parecchio,
come le ginocchia.
La cartilagine è stata utilizzata anche per fare dei dispositivi di maggior concordanza tra
le facce ossee affrontate, questo per permettere un movimento migliore e senza attrito .
Un esempio di questi dispositivi sono i menischi, che sono a forma di CI e fanno in
modo che la tibia piatta e il femore tondo possano muoversi senza attrito e avere uno
scorrimento migliore.
Tra i tessuti connettivali troviamo il tessuto osseo.
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TESSUTO OSSEO
Il tessuto osseo è un tessuto connettivale, che assolve a molte funzioni tra cui quello di
deposito per il calcio.
Il calcio insieme ad altri minerali, tra cui fosforo e magnesio, servono all’osso per
indurirsi.
Il calcio è depositato perché è necessario per molteplici altre funzioni organiche
come: la contrazione del muscolo, la coagulazione del sangue, funzioni del
sistema nervoso centrale.
Pertanto l’organismo non può permettersi di rimanere a corto di calcio, così il tessuto
osseo svolge anche la funzione di deposito.
Il tessuto osseo è costituito da:
1) cellule
2) sostanze cementanti
Le cellule producono proteine che sono molto simili al tessuto connettivale comune, e
proteine filamentose.
Inoltre ci sono delle proteine che hanno la funzione di legare calcio, magnesio e fosforo.
La precipitazioni di questi sali minerali permette al tessuto intercellulare di decalcificarsi
e di diventare resistente, per poter sostenere e proteggere; infatti le ossa proteggono
parti molto delicate del nostro corpo quali il cervello, i polmoni, il cuore, il sistema
nervoso.
Le cellule che costituiscono il tessuto osseo si chiamano osteoblasti, cellule che
producono proteine che poi si calcificano.
Gli osteoblasti, una volta prodotte queste proteine, rimangono intrappolati all’interno
della matrice intercellulare ossificata prendendo il nome di osteociti che volendo
comunicare, emettono delle estroflessioni, filamenti della loro membrana cellulare, per
comunicare con tutte le altre cellule.
Di conseguenza, all’interno del tessuto osseo troviamo delle reti di canalini scavati
all’interno della matrice ossea che è occupata da queste estroflessioni cellulari che
servono a mettere in contatto queste cellule.
Quando gli osteoblasti sono dentro alla matrice intercellulare, prendono il nome di
osteociti.
Come abbiamo detto il tessuto osseo svolge la funzione di deposito del calcio e quando
l’organismo avverte un calo di calcio nel sangue, entrano in azione gli osteoclasti.
Gli osteoclasti, sono cellule periferiche e hanno il compito di rompere l’osso per far
uscire il calcio (erodono parzialmente l’osso e fanno in modo che il calcio vada nel
sangue).
Il tessuto osseo è composto da 2 popolazioni cellulari, una che forma (osteoblasti), che
mette materia,e l’altra che la distrugge (osteoclasti).
La comunicazione tra l’osso e le parti che hanno bisogno di calcio è fatta attraverso gli
ormoni.
(In caso di mancanza di calcio, si devono mangiare mandorle, noci)
L’osteoporosi è un fatto fisiologico, perchè la donna durante il periodo di fertilità ha una
riserva di calcio necessaria per la gravidanza, ma nel momento in cui entra in
menopausa e questo calcio non serve più, ecco che calando gli ormoni sessuali, si avrà
una minor produzione di materiale organico e quindi meno calcio.
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Gli osteoblasti intervengono anche in situazioni patologiche, per esempio: quando un
osso si rompe, si crea uno spazio che è riempito, durante il processo di guarigione,
dalla matrice organica prodotta dagli osteoblasti che poi si calcifica.
Chi darà una forma all’osso, in senso estetico, sono gli osteoclasti, i quali modellano
quello che è chiamato il callo osseo, riportando l’osso nella forma originaria.
Nel gioco tra gli osteoblasti e gli osteoclasti, intervengono anche le modificazioni che
possono subire le nostre ossa rispetto alla postura.
La nostra contrattura corporea permanente, modifica i nostri equilibri corporei, a causa
della ridistribuzione dei pesi (es: donna in gravidanza; aumento di peso ..)
Le ossa, mantengano la loro forma di base, ma questa è rimodellata a seconda dei
carichi posturali diversificati.
Quando nasciamo, abbiamo uno scheletro cartilagineo che poi si calcifica nei primi anni
di vita.
Il tessuto osseo ha una conformazione tridimensionale, formata da una serie di cilindri
concentrici, fatti di lamelle di materiale organico calcificato, forati nel mezzo.
Questi fori servono a far passare i vasi sanguigni.
Questi cilindri si chiamano osteoni.
Il tessuto osseo, a secondo della compattezza o meno degli osteoni, può assumere 2
varianti:
-
un tessuto osseo compatto
-
un tessuto osseo spugnoso.
Nel tessuto osseo compatto i cilindri (osteoni) sono tutti compatti, e non c’è spazio tra di
loro.
Nel tessuto osseo spugnoso gli osteoni sono più diradati, tanto che tra un Osteone e
l’altro c’è spazio, e visivamente appare proprio come un osso spugnoso.
Abbiamo bisogno di 2 tessuti ossei differenziati per permettere all’osso di essere meno
pesante.
All’esterno abbiamo quello compatto, dentro sarà alleggerito con quello spugnoso.
Quello spugnoso ha il compito di rendere l’osso più ammortizzabile e più resistente,
inoltre ha il compito di riempire le cavità ossee come ad esempio la testa del femore.
All’interno di queste cavità, il tessuto spugnoso è distribuito in maniera molto singolare,
questa è chiamata “L’arco di volta”; ovvero è sistemato nello spazio secondo gli archi di
Volta.
L’Arco di Volta è una struttura semplicissima, che consente di avere spazio e nello
stesso tempo permette di sostenere un peso considerevole relativo alla struttura
sovrastante.
All’interno delle forature dell’osso spugnoso abbiamo il midollo osseo o midollo
emopoietico.
Tessuto molto morbido che è costituito dalle cellule madri dei globuli rossi e dei globuli
bianchi.
Il midollo emopoietico è chiamato anche midollo rosso o midollo giallo.
Importante per le ossa è la contrazione muscolare, il muscolo che si contrae sopra
l’osso consente il mantenimento di un buon tono osseo.
La contrazione muscolare determina uno stato elettro-magnetico che induce una buona
ossificazione.
Per un buono stato delle ossa, è necessario anche un buon equilibrio alimentare
affinché ci possa essere un buon apporto di elementi nutritivi, tra cui le vitamine.
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Le vitamine sono fondamentali in molteplici funzioni, soprattutto in quella cellulare.
Una vitamina che serve per la calcificazione delle ossa è la D (vitamina liposolubile) che
troviamo nei grassi (alimenti lipidici).
Tutte le vitamine non possono essere sintetizzate dal nostro organismo, invece la
vitamina D, è prodotta, in parte, attraverso un precursore a livello cutaneo, che si attiva
con l’esposizione alla luce solare.
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TESSUTO MUSCOLARE
Il tessuto muscolare è composto da 3 gruppi
1) tessuto muscolare striato
2) tessuto muscolare liscio
3) tessuto miocardio specifico (specifico del cuore)
Questi tessuti muscolari hanno una funzione che li accomuna, cioè la contrazione.
Ma cos’è una contrazione?
Avere una contrazione significa che le cellule di quel tessuto sono in grado di
accorciarsi.
I muscoli scheletrici sono fatti di tessuto muscolare striato.
E’ detto striato in quanto se analizzato al microscopio, mostra delle striature, che non
appaiono in quello liscio, che si trova nelle zone viscerali.
Il tessuto muscolare, in genere, è composto da cellule muscolari che hanno la funzione
specifica di produrre alcune proteine chiamate Miofibrille.
Le miofibrille una volta prodotte rimangono all’interno della cellula.
Il tessuto è formato da queste cellule, contenenti le miofibrille, che hanno una forma
allungata e sono addossate le une alle altre, senza sostanza intercellulare.
Nel tessuto muscolare striato, le miofibrille sono disposte in maniera ordinata nello
spazio, alcune sono più sottili mentre altre sono più spesse, le miofibrille,
sovrapponendosi ordinatamente, danno origine a delle bande striate di colorazione
diversa più o meno intensa.
E’ questo che conferisce la striatura: dove si sovrappongono le miofibrille più sottili le
bande sono più chiare rispetto alle bande dove ci sono le miofibrille più spesse.
Nel tessuto muscolare liscio, ci sono ugualmente questi filamenti, ma non essendo
disposti in maniera così ordinata, non fanno emergere queste striature.
Il tessuto muscolare striato, che costituisce la muscolatura dell’apparato scheletrico, ha
la necessità di accorciarsi in una maniera ben definita e precisa.
Questa particolarità è necessaria perché il muscolo scheletrico determina un
movimento raffinato in sinergia con altri gruppi muscolari a differenza del tessuto
muscolare liscio che è in grado solo di attivare una contrazione più grossolana sempre
uguale a sé stessa e ripetitiva.
Il muscolo scheletrico è molto preciso nella sua contrazione, infatti nel compiere un
movimento abbiamo la necessità di muscoli che si contraggano, muscoli che si rilascino
e muscoli che fissano l’articolazione nello spazio, ovvero quando si compie un
movimento l’articolazione deve essere un punto immobile. (abbiamo muscoli fissatori,
agonisti e antagonisti).
Ecco perché il muscolo scheletrico compiendo un movimento complesso, assai raffinato
e preciso, ha bisogno di una struttura estremamente ordinata.
I filamenti che compongono il tessuto muscolare striato si chiamano ACTINA quelli più
sottili, e MIOSINA quelli più spessi.
Intorno a questi filamenti troviamo comunque tutti i componenti cellulari come
mitocondri, lisosomi, nucleo ..
Sopra a questi filamenti abbiamo dei tubicini ripieni di calcio.
Se guardiamo più in profondità, vediamo questi filamenti di actina e miosina.
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Lungo la superficie dei filamenti di miosina sono presenti delle piccole protuberanze
come spine.
Queste spine in fase di contrazione si attaccano ai filamenti di actina, mentre in fase di
rilassamento si staccano.
Il cervello invia l’impulso di movimento al muscolo attraverso (prolungamento di una o
più cellule celebrali) una sostanza chiamata neurotrasmettitore.
Il compito di questa sostanza è quello di disorientare la membrana delle cellule che
compongono un muscolo, affinché si creino correnti elettriche.
Queste vibrazioni elettriche fanno in modo che sia liberato il calcio (ioni di calcio)
contenuto nei tubuli posti sopra i filamenti.
Questi ioni di calcio si diffondono all’interno di tutta la cellula, anche tra i filamenti di
actina e miosina.
La presenza di questi ioni calcio, fa in modo che i filamenti di actina e miosina si
appiccichino, invece in assenza di ioni di calcio queste si staccheranno.
Nel momento in cui questi filamenti si attaccano, abbiamo liberazione di energia che fa
in modo che le spine cambiano angolatura piegandosi.
Tutto questo permette a tutti i filamenti di tutte le cellule del tessuto muscolare di
compiere lo stesso movimento dando così origine ad un trascinamento dei filamenti più
sottili verso il centro, creando un accorciamento del muscolo ovvero la contrazione.
La capacità di queste cellule muscolari di accorciarsi tutte insieme è detto SINCIZIO, ed
è possibile perché i filamenti sono disposti in maniera ordinata nello spazio.
Abbiamo ottenuto l’accorciamento del muscolo.
Nel frattempo però la membrana della cellula muscolare ridivide gli ioni negativi dai
positivi, non essendoci più corrente elettrica il calcio è risucchiato all’interno dai tubicini,
pertanto senza calcio i filamenti si staccano.
Le cellule muscolari si raggruppano formando muscoli di forme diverse detti cilindrici,
pennati, semipennati .
Tutti i muscoli sono avvolti da una capsula di connettivo comune che poi alle estremità
si raggruppa formando il tendine di inserzione, che li fissa all’osso.
Inoltre la disposizione delle varie cellule muscolari ci indica anche qual è il movimento
muscolare ovvero la direzione spaziale entro cui quel muscolo si muoverà.
La fisiologia muscolare si accorda alla teoria delle leve, ovvero, sono dei dispositivi che
fanno in modo di rendere più efficiente il movimento rendendo minimo il dispendio
energetico.
I nostri muscoli lavorano all’interno di queste leve, un muscolo spreca energia per
muovere dei capi articolari ma seguendo questo principio lo fa in un’ottica di risparmio
energetico.
Il muscolo si contrae e poi si rilassa, ma in realtà il rilassamento non è mai totale, infatti
nel momento in cui le miofibrille si allontanano, subentra un altro meccanismo nervoso
che fa in modo che queste si avvicinino un pochino, creando così una contrazione di
base costante della muscolatura scheletrica chiamata Tono Muscolare.
Questo tono muscolare è importante, in quanto serve, da una parte a mantenere la
velocità di contrazione, e dall’altra serve a controbilanciare la forza di gravità, ovvero ci
permette di mantenere la posizione eretta.
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Da un punto di vista topografico, l’anatomia si avvale di punti di riferimento teorici quali i
piani di riferimento che sono piano sagittale, frontale e orizzontale.
Rispetto al piano sagittale che divide in 2 parti simmetriche, ma non uguali la struttura
corporea, noi distinguiamo le parti come più vicine al piano sagittale che chiamiamo
mediali e parti più lontane che chiamiamo laterali.
Rispetto al piano frontale, distinguiamo parti anteriori da parti posteriori e rispetto al
piano orizzontale distinguiamo parti superiori e parti inferiori.
Il nostro scheletro è formato da circa 200 ossa di vario genere: piatte, lunghe, brevi,
irregolari.
La testa è costituita dalla scatola cranica e massiccio facciale, e la maggior parte sono
collegate per articolazioni semi-immobili.
La scatola cranica è il contenitore del sistema nervoso centrale.
L’unica articolazione mobile presente nella testa è la temporo-mandibolare che
consente la masticazione.
La peculiarità che possiamo trovare in alcune ossa del massiccio facciale è che sono
pneumatizzate ovvero ci sono delle cavità ricoperte di mucose chiamate seniparanasali.
Queste cavità hanno 2 funzioni; una è quella di alleggerire il peso osseo, l’altra è di
creare un ambiente caldo, grazie alla presenza di queste mucose morbide e irrorate,
per riscaldare l’aria che entra dal naso.
All’interno della scatola cranica abbiamo un osso irregolare a forma di farfalla, sito con il
corpo dietro al naso e le ali poste verso le pareti laterali, chiamato sfenoide.
Lo sfenoide è importante in quanto accoglie la ghiandola ipofisaria nel suo corpo
centrale
L’osso occipitale posteriore presenta un grosso foro, detto foro occipitale dove di
innesta la colonna vertebrale.
La colonna vertebrale presenta delle curvature fisiologiche fondamentali per la
posizione eretta (2 lordosi e 2 cifosi) che permettono di ammortizzare il peso e dare una
maggior elasticità e movimento.
Se invece sono presenti delle curvature laterali, queste sono patologiche (scogliosi).
La colonna vertebrale è composta da segmenti ossei staccati (vertebre) gli uni dagli
altri, il cui movimento è regolato e modulato dal disco intervertebrale e da una serie di
legamenti.
Le vertebre che compongono la colonna vertebrale sono 33 così composte: 7 cervicali,
12 dorsali, 5 lombari, 5 sacrali, 4 coccige.
Le vertebre sono costituite da un corpo e da un arco da cui protude il processo spinoso.
I corpi delle vertebre si sovrappongono e tra un corpo e l’altro abbiamo il disco
intervertebrale che è una struttura con la funzione di ammortizzare e ripartire le
sollecitazioni di carico sulla colonna.
Inoltre la successione degli archi va a formare il canale rachideo da cui passa il midollo
spinale.
Lateralmente, la successione delle vertebre, formano i forami di uscita delle radici
nervose che escono dal midollo spinale.
Le prime 2 vertebre, che compongono la colonna vertebrale si chiamano atlante ed
epistrofeo ed hanno una forma diversa rispetto alle altre vertebre.
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L’atlante è costituito solo da un arco, invece l’epistrofeo è un arco con un corpo
trasformato in un dente; questo per permettere il movimento di rotazione e scivolamento
della testa.
Osservando la struttura della colonna vertebrale vediamo che man mano che
procediamo dall’alto verso il basso il corpo delle vertebre aumenta di dimensione
mentre si rimpicciolisce l’arco, questo perché la colonna deve sostenere un peso
sempre maggiore e il midollo si assottiglia.
Le vertebre del sacro sono saldate tra loro e permettono il movimento della
deambulazione (avanti e indietro).
L’articolazione scapolo omerale è l’articolazione più mobile che abbiamo ed è composta
da scapola, testa dell’omero e clavicola che ha la particolarità di essere un osso
appoggiato.
L’omero costituisce l’osso del braccio, invece l’avambraccio è composto da radio e ulna.
L’ulna e radio si relazionano tra di loro e la loro sovrapposizione permette la semi
rotazione dell’avambraccio.
La mano è composta da falangi, metacarpi, scafoide, trapezio ., molto importante è il
pollice opponente alle altre dita che ci permette di vedere la profondità delle cose e di
sentirne la tridimensionalità.
Tra le falangi, soprattutto a livello articolare, ci sono delle piccolissime ossa dette
sesamoidi, utili al coordinamento del movimento articolare.
Il torace è formato da ossa chiamate coste che circoscrivono uno spazio e si articolano
posteriormente con le 12 vertebre toraciche, invece anteriormente si articolano in parte
con lo sterno; le ultime 2 sono fluttuanti.
Anteriormente e
l coste finiscono con una parte composta da cartilagine, questo gli
conferisce una maggiore elasticità.
La particolarità delle coste è che posteriormente la testa costale è tonda e si inserisce in
una cavità della vertebra di tipo concavo; i muscoli che la vorano nell’ampliamento della
gabbia toracica svolgono un lavoro particolare che è quello far ruotare la testa della
costa all’interno della cavità, per cui l’innalzamento avviene per torsione della testa
costale.
Questa rotazione è importante per un risparmio energetico poiché se io ruoto e poi
lascio andare, la costa ritorna immediatamente al suo posto; se invece io alzo ho poi
bisogno di qualcosa che faccia abbassare.
Le ossa del bacino si articolano con il sacro e anteriormente con la sinfisi pubica che
diventa morbida nelle donne durante la gravidanza.
L’osso dell’anca si articola con il femore che è l’osso della coscia, mentre nella gamba
abbiamo 2 ossa che sono tibia e perone; infine abbiamo il piede.
Le ossa che compongono il piede sono 26 e sono: fa langi, metatarsi, cuneiformi,
cuboide, astragalo, scafoide, calcagno (tarso).
Il piede rappresenta l’ultimo segmento dell’arto inferiore che poggia a terra e permette
di camminare.
Il piede prende contatto con il suolo, sostiene il peso dell’intero organismo durante la
stazione eretta e lo sospinge durante il movimento.
Oltre a questa funzione il piede possiede la capacità di raccogliere informazioni
riguardanti le caratteristiche del terreno su cui si trova e di inviarle ai centri nervosi
superiori.
In questo modo il piede, che per la sua struttura è dotato di notevole elasticità, modifica
continuamente, seppure impercettibilmente, la proprio forma, così da adeguarsi il più
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possibile alle necessità imposte dalle attività svolte dalle irregolarità del terreno, nonché
dal tipo di calzatura utilizzata.
Tutto questo è permesso dall’organizzazione scheletrica del piede, difatti le ossa del
piede sono unite fra di loro in modo da formare archi deformabili e flessibili in direzione
longitudinale e trasversale.
La struttura architettonica di questi archi, permette al piede di sostenere un peso assai
maggiore di qualsiasi altro tipo di articolazione, infatti una struttura a doppio arco
fornisce un appoggio di alta stabilità.
L’arco longitudinale ha una porzione interna o mediale e una esterna o laterale.
Entrambi sono risultati dalla speciale disposizione delle ossa tarsali e metatarsali
ovvero calcagno, astragalo (talo)., scafoide (o navicolare), cuneiformi; e i primi 3
metatarsi formano l’arco longitudinale mediale.
Il calcagno, il cuboide, i quarto e il quinto metatarso costituiscono l’arco longitudinale
laterale.
L’arco trasversale risulta formato dalle porzioni relative delle ossa tarsali della linea
distale e dei cinque metatarsi.
Robusti legamenti e tendini dei muscoli della gamba tengono ben unite le ossa del
piede nella loro disposizione arcuata, tuttavia alcune volte questi legamenti cedono
causando un appiattimento degli archi, configurando in tal modo il cosiddetto piede
piatto.
Invece l’uso di tacchi alti sposta il peso del corpo tutto in avanti e sottopone ad un
inadeguato carico le teste delle ossa metatarsali.
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Il suo compito è quello di portare in circolo elementi, ossia distribuire sostanze, alcune
delle quali nutritizie; inoltre ha la funzione di portare le sostanze da eliminare agli organi
competenti, detti emuntori, per l’eliminazione definitiva: (per esempio anidride carbonica
portata ai polmoni).
L’apparato cardiovascolare è formato dal cuore e dai vasi sanguigni.
Individuiamo due tipologie differenti di vasi: i vasi sanguigni che portano sangue ricco
di materiale nutritivo e ossigeno chiamati vasi arteriosi, che distinguiamo dai vasi che
portano materiale di scarto quale l’anidride carbonica, chiamati vasi venosi.
Accanto alla circolazione sanguigna, abbiamo una circolazione detta linfatica.
Le funzioni di questa circolazione sono da una lato aiutare la circola zione sanguigna e
dall’altro sostenere il sistema immunitario nel suo compito di difesa dell’organismo.
La funzione fondamentale del cuore, è quella di pompa, ovvero di spingere il sangue
con una certa forza, all’interno dell’albero vascolare che va dal centro alla periferia e ai
polmoni.
La circolazione sanguigna è formata con due settori nettamente distinti che sono la
circolazione generale o sistematica (grande circolazione) con il compito di portare il
sangue in tutto l’organismo; in questa circolazione il sangue arterioso parte dal cuore,
va in periferia e poi ritorna al cuore come sangue venoso.
L’altra, detta piccola circolazione, il sangue venoso arriva al cuore da cui viene
pompato ai polmoni per poi ritornare al cuore ricco di ossigeno, detto sangue arterioso.
Quando il cuore pompa il sangue verso il basso l’attività è agevole, in quanto è aiutato
dalla forza di gravità, la situazione si complica quando la spinta deve avvenire verso
l’alto.
Il cuore, che ricopre una funzione di una certa importanza, ha una struttura particolare;
il suo interno è dotato di un meccanismo che gli permette di avere una differenza di
pressione tale da fornire al sangue la spinta cinetica necessaria per arrivare in tutto
l’organismo, comprese le parti alte.
Questo meccanismo è sostenuto da una struttura che gli permette di svolgere questa
funzione, cioè di dare quella spinta energetica al sangue con un dispendio energetico
minimo.
Il cuore è un organo cavo con 4 cavità all’interno, 2 superiori e 2 inferiori.
Le 2 superiori si chiamano Atri, invece le 2 inferiori si chiamano Ventricoli.
Gli atri sono in comunicazione con i ventricoli, mentre atrio e ventricolo di sinistra e atrio
e ventricolo di destra sono nettamente separati dal Setto interventricolare muscolare;
questo perché nella parte sinistra passa sangue arterioso mentre nella parte destra
sangue venoso, questi 2 tipi di sangue non devono mischiarsi.
Gli atri e i ventricoli comunicano attraverso delle valvole dette Valvole Atrio
Ventricolari.
Le caratteristiche delle valvole atrio ventricolari sono:
-
tenuta stagna, ciò significa che quando sono chiuse non devono far passare
nulla affinché il cuore possa svolgere il suo compito di pompa e poter
arricchire di energia cinetica il sangue
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-
quando sono aperte devono far fluire la quantità giusta di sangue dagli atri ai
ventricoli.
Le valvole oltre ad essere tra gli atri e i ventricoli sono presenti anche tra i due ventricoli
e le arterie che escono, infatti, abbiamo una VALVOLA AORTICA e una VALVOLA
POLMONARE.
Dal ventricolo sinistro nasce, attraverso un grosso condotto chiamato AORTA, quello
che viene denominato ALBERO ARTERIOSO che arriva fino ai più piccoli vasi, detti
capillari, che scorrono tra cellula e cellula.
Poi partendo da questi capillari si vengono a formare man mano vasi venosi sempre più
grandi fino a formare le 2 vene chiamate CAVA SUPERIORE e CAVA INFERIORE che
si gettano nella parte destra del cuore (atrio).
Da qui passa al ventricoli di destra per poi passare dall’Arteria Polmonare che porta il
sangue ricco di anidride carbonica al polmone.
Quando il sangue venoso confluisce nei polmoni si dirama in vasi sempre più piccoli
che passano in tutte le strutture polmonari, per poi andare a formare dei vasi arteriosi
sempre più grossi che confluiscono nell’atrio sinistro.
Il cuore ha la grandezza del nostro pugno ed è posizionato per due terzi a sinistra e un
terzo a destra, la sua punta si trova sotto la mammella sinistra, ed è appoggiato sul
diaframma.
Il cuore è ricoperto da un duplice sacco chiamato PERICARDIO; (dal greco peri=
intorno cardio= cuore).
Il pericardio è un sacco che avvolge il cuore e la prima porzione dei grandi vasi
sanguigni.
È composto da due lamine, una esterna e fibrosa conosciuta come pericardio fibroso o
sacco del pericardio, e una interna sierosa conosciuta come pericardio sieroso;
quest’ultima è costituita a sua volta da due foglietti detti uno viscerale e uno parietale.
Il cuore è percorso dal sangue che esso stesso pompa in quanto anche il cuore ha una
sua vascolarizzazione finalizzata al nutrimento delle proprie cellule.
I vasi che vascolarizzano il cuore si chiamano CORONARIE e sono sia arterie sia vene.
Il muscolo cardiaco è particolare e unico, in quanto è capace di contrarsi
indipendentemente da qualsiasi stimolo esterno in modo ritmico.
Ha la capacità di perdere il suo equilibrio elettromagnetico, liberare il calcio, contrarsi e
poi di riprendere l’equilibrio e rilassarsi, e svolge quest’attività sempre in modo ritmico.
Ci sono alcune cellule specializzate in grado di attuare questo meccanismo, e di
stimolare successivamente le altre che non sono in grado di autostimolarsi. Queste
cellule sono in grado di autoregolamentarsi e fanno in modo che questa contrazione
arrivi a tutte le altre cellule del cuore affinché possa contrarsi come una cosa unica
(sincizio).
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Il sistema di conduzione del cuore è fatto in una maniera tale per cui, benché il cuore si
contragga in un sincizio, fa in modo che ci sia una differenza di contrazione tra gli atri e i
ventricoli.
Per primi si contraggono gli atri, subito dopo i ventricoli; tutto questo affinché si possa
creare all’interno delle cavità cardiache pressioni adeguate a consentirne la giusta
spinta al sangue.
Le cellule che formano il sistema di conduzione del cuore, sono cellule muscolari
cardiache dette di MIOCARDIO SPECIFICO.
(NB: importante ricordare: Sistema di conduzione Tessuto miocardio specifico).
Il sistema nervoso centrale ha influenza sul cuore attraverso il sistema chiamato
VEGETATIVO, che ha il compito di far funzionare i nostri organi e visceri senza il
controllo della volontà.
Questo sistema regola gli impulsi del cuore facendoli aumentare o diminuire a secondo
delle necessità del nostro organismo.
La fase di contrazione del cuore si chiama SISTOLE invece la fase di rilassamento
DIASTOLE.
Abbiamo una sistole, poi una pausa, abbiamo una diastole, poi una pausa e così via.
Quando il cuore è in fase diastolica (riposo), abbiamo un atrio e un ventricolo in
comunicazione, ovvero la valvola atrio ventricolare è aperta, mentre la valvola arteriosa
che collega il ventricolo con l’aorta è chiusa.
Il sangue dal polmone defluisce senza ostacoli, in quanto abbiamo un cuore in stato di
rilassamento con le cavità vuote, così il sangue può entrare nell’atrio riempiendo
successivamente il ventricolo.
Finita la fase diastolica, inizia quella sistolica, che comincia nella parte alta, (nodo
senoatriale) andando successivamente a distribuirsi agli atri, i quali cominciano a
contrarsi a differenza dei ventricoli che sono ancora rilassati.
Quando l’atrio inizia a contrarsi, il sangue riceve una spinta maggiore, in questo modo
va a riempire maggiormente il ventricolo.
In questa fase abbiamo un atrio praticamente vuoto o poco pieno, mentre abbiamo un
ventricolo molto pieno dove si sta creando una pressione sempre più forte, ed è a
questo punto che la valvola Atrioventricolare si chiude.
Nel momento in cui le valvole si chiudono, lo stimolo di contrazione si trasmette ai
ventricoli attraverso il nodo atrio ventricolare.
La muscolatura ventricolare è molto più potente di quella atriale.
Il ventricolo inizia per tanto a contrarsi, tutto questo avviene contro una quantità di
liquido che oppone resistenza, così la muscolatura del ventricolo va incontro ad una
contrazione ISOMETRICA, cioè va in tensione senza riuscire ad accorciarsi. (dal greco
ISO=stesso METRO=senso)
Questa contrazione sviluppa energia al punto che carica d’energia cinetica (energia di
movimento) il sangue contenuto nel ventricolo.
A questo punto il differenziale di pressione fa in modo che la valvola aortica si apra
permettendo al sangue, carico d’energia cinetica, di uscire e raggiungere tutte le zone
del corpo.
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Tutto questo è possibile solo se le valvole cardiache funzionano con una chiusura
perfettamente stagna, affinché ci possa essere la differenza di pressione e una perfetta
contrazione isometrica del ventricolo, se questa chiusura non è perfetta avremo una
extrasistole.
Il cuore nella sua funzione di spinta è aiutato dalle arterie, poiché al loro interno, si
sviluppa una pressione arteriosa che aiuta la spinta cardiaca a mandare il sangue
anche verso l’alto.
Pressione è quella forza che si imprime sulla superficie, nello specifico, la pressione
arteriosa è legata alla quantità di flusso (quantità di sangue) per le resistenze, dove per
resistenze s’intende la resistenza della parete vascolare che si oppone al passaggio del
flusso sanguigno, sviluppando così una forza.
Tanto più avrò flusso, tanto più le resistenze saranno alte, tanto più la pressione
all’interno di questi vasi sarà alta.
Le resistenze sono più alte quando ci troviamo di fronte a vasi piccoli, oppure quando il
calibro dei vasi si modifica e da grandi diventano piccoli.
La parete arteriosa è molto più resistente di quella venosa.
Abbiamo una pressione detta diastolica (bassa) e una pressione detta sistolica (alta).
Alcune arterie sono formate da tessuto muscolare affinché possano modificare il proprio
calibro e far sì che la pressione aumenti.
E’ tipico in situazioni quali: aumento dell’attività fisica, situazione di paura , oppure
diminuzione di pressione data da una vasodilatazione con una riduzione di flusso e
quindi con relativa diminuzione della frequenza cardiaca, tipico della la fase del sonno.
Le arterie sotto l’influsso del sistema nervoso (sistema vegetativo) variano il loro calibro
in modo da modificare fisiologicamente la pressione, a seconda della situazione in cui si
trova l’organismo.
Abbiamo un aumento della frequenza cardiaca, Tachicardia, e la diminuzione della
frequenza cardiaca detta Bradicardia.
La frequenza di base del cuore in genere è di 72-75 battiti al minuto che possono
arrivare a 60 in bradicardia e possono invece arrivare a 120 in un attività normale di tipo
motorio o in stato di tensione.
La frequenza è una media in quanto ci sono persone che possono avere una frequenza
più alta o più bassa.
Oltre alle arterie muscolari (medio e piccolo calibro) abbiamo anche arterie elastiche
(arterie di grande calibro).
La differenza di questi 2 tessuti è che quello muscolare si contrae, invece quello
elastico si tira.
Le medie e piccole arterie, essendo muscolari, possono modificare il calibro, così
facendo il flusso sanguigno si modifica con conseguente variazione di pressione.
Le arterie di grosso calibro sono elastiche, in quanto la loro funzione non permette che
ci sia una variazione di flusso, e devono garantire una quantità di sangue costante.
I capillari, piccolissimi, che sono la fine dell’albero arterioso e inizio di quello venoso,
sono fatti di un’unica cellula che si avvolge su se stessa.
Sia le arterie che le vene sono formati da 3 strati.
Abbiamo in entrambi una parte interna detta ENDOTELIALE costituita di tessuto simile
alle mucose, direttamente a contatto con il sangue; abbiamo quella intermedia detta
tonaca media, che nelle arterie elastiche è di tessuto elastico, in quelle muscolari è di
tessuto muscolare mentre nelle vene è di tessuto elastico-muscolare; poi abbiamo la
parte più esterna che è costituita da tessuto connettivo (tessuto robusto con funzioni di
connessione e protezione).
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Una differenza che troviamo tra arterie e vene è che nelle vene sono presenti delle
valvole, assenti nelle arterie.
Queste valvole, presenti soprattutto nelle vene degli arti inferiori, sono a forma di
scodella dette a Nido di Rondine, e permettono di condurre il sangue dal basso verso
l’alto.
Il primo fattore che consente la risalita del sangue, nelle vene degli arti inferiori, è la
contrazione muscolare, nella fase di rilassamento le valvole a nido di rondine si
chiudono impedendo al sangue di ridiscendere.
Il secondo fattore l’abbiamo nel momento in cui si viene a creare una diminuzione della
pressione a livello toracico, che si verifica in fase diastolica e in fase espiratoria, in
questa occasione si crea una sorta di risucchio che permette al sangue di essere
portato verso l’alto.
La circolazione venosa è molto più lenta dell’arteriosa.
Nei capillari il sangue, visto il calibro, fluisce più lentamente, ma questa lentezza è
funzionale allo scambio di sostanze con le cellule con cui viene a contatto.
Il sangue non si ferma mai, se questo avvenisse si formerebbero dei coaguli all’interno
della circolazione.
Questo ci fa capire l’impossibilità di definire in modo separato il capillare venoso dal
capillare arterioso, di fatto esiste un unico capillare in cui scorre sangue arterioso che
dopo aver subito lo scambio metabolico diventa sangue venoso; distinguiamo quindi un
versante arterioso e un versante venoso.
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Abbiamo un capillare tra 2 cellule, qui il flusso sanguigno rallenta e permette una
fuoriuscita di frazione liquida, questo può avvenire in quanto con il rallentamento e
l
forze propulsive verso l’esterno aumentano.
(la velocità sanguigna è il risultato di due forze opposte, quelle che spingono il sangue
fuori e quelle che tengono il sangue dentro).
Questa frazione liquida uscita, contiene una certa quantità di ossigeno che è rilasciato
dall’emoglobina, favorito proprio dal rallentamento della circolazione ematica.
EMOGLOBINA: sostanza proteica prodotta dal globulo rosso, costituita da 4 catene
proteiche che collegano al loro centro il ferro, con la funzione di legare l’ossigeno e di
trasportarlo.
Nello spazio tra cellula e capillare, abbiamo una certa quantità d’ossigeno, nella cellula
la quantità è inferiore, per tanto per Gradiente di Concentrazione, quest’ossigeno
entra nella cellula, che non oppone resistenza.
Questo meccanismo avviene anche per l’anidride carbonica, che fuori esce dalla cellula
ed entra nel capillare dove è presente in quantità inferiore.
Abbiamo visto come avviene lo scambio metabolico tra capillare e cellula; ma l’acqua
che fuoriesce dove va a finire?
Quando l’acqua fuoriesce dal capillare, tende ad accumularsi all’interno dell’Interstizio,
invece all’interno del capillare troveremo un sangue più denso, a questo punto, nel
momento in cui passa il sangue, sempre per gradiente di concentrazione, l’acqua viene
riassorbita all’interno del capillare.
Però in questo meccanismo, non tutta l’acqua è riassorbita, quella che rimane
nell’interstizio verrà recuperata dai vasi linfatici.
I vasi linfatici sono piccoli vasi che si vengono a costituire tra cellula e cellula e
recuperano quel liquido lasciato dal vaso sanguigno.
In questa fase di recupero, i vasi linfatici, oltre al liquido, riassorbono sostanze dannose
quali frammenti di virus, tossine .
Per questo suo compito di pulizia, la circolazione linfatica è anche detta “circolazione di
drenaggio”.
Questa circolazione linfatica è costituita da vasi piccolissimi che gradualmente
confluiscono in vasi più grandi, fino ad arrivare in 2 dotti che riportano la linfa nelle vene
(circolazione generale).
Abbiamo detto che la circolazione linfatica oltre a raccogliere il liquido, raccoglie anche
le scorie che potrebbero essere nocive, e che naturalmente non possono essere
immesse nella circolazione sanguigna.
Per questo motivo, lungo i capillari linfatici abbiamo numerose stazioni sia profonde sia
superficiali dette linfonodi.
(linfonodi: piccole strutture di connettivo ripiene di cellule del sistema immunitario.)
Le cellule del sistema immunitario hanno un compito di difesa, per tanto hanno il
compito di ripulire la linfa da queste scorie, in modo che quando la linfa giunge nella
circolazione venosa sia ripulita da quello che può essere dannoso per l’organismo.
Difatti quando il nostro sistema è colpito da un’invasione microbica, i linfonodi si
ingrossano a causa dell’aumento di queste cellule difensive.
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All’atrio di sinistra arriva il sangue ossigenato dai polmoni, il ventricolo di sinistra manda
il sangue ossigenato a tutto l’organismo, il sangue venoso ritorna e va nell’atrio di
destra passando poi nel ventricolo di destra e da qui va ai polmoni, poi dai polmoni
ritorna all’atrio di sinistra.
I vasi sanguigni entrano ed escono tutti dalla base del cuore.
Il sangue arterioso esce dall’ARTERIA AORTA, il sangue arterioso entra nel cuore
nell’atrio di sinistra passando attraverso la VENA POLMONARE.
Il sangue venoso che entra nel cuore passa attraverso la VENA CAVA superiore e
inferiore, il sangue venoso esce dal cuore e va al polmone passando attraverso
l’ARTERIA POLMONARE.
Quindi dal ventricolo di sinistra esce l’Arteria Aorta e dal ventricolo di destra esce
l’Arteria Polmonare; nell’atrio di sinistra sfocia la Vena Polmonare invece nell’atrio di
destra arrivano le Vene Cave.
Anche il cuore ha bisogno di nutrimento e ha necessità di cedere l’anidride carbonica.
Quindi abbiamo una circolazione cardiaca di arterie e di vene che prendono il nome di
ARTERIE CONONARICHE e VENE CORONARICHE.
La circolazione arteriosa parte dal ventricolo sinistro con un grosso dotto arterioso detto
AORTA (arteria elastica).
L’aorta inizia con un arco (arco aortico), poi dal grosso dotto si ripartono dotti più piccoli,
sempre più piccoli che si vanno a distribuire nei vari settori.
Dall’arco aortico nascono arterie che vanno verso il collo e il capo.
Poi l’aorta fa un arco e scende verso il torace dove è chiamata AORTA TORACICA, da
cui partono diramazioni per tutta la zona toracica.
Attraversa il diaframma attraverso un buco, diventando AORTA ADDOMINALE; poi al
livello del bacino si biforca andando nei due arti inferiori formando le 2 arterie femorali.
Le grosse vene sono parallele ai tronchi arteriosi, invece a livello delle gambe, abbiamo
una doppia circolazione venosa, quella profonda e quella superficiale.
Quella superficiale è composta dalle due vene Safene.
A livello degli arti inferiori abbiamo una duplice circolazione venosa.
Questo è necessario per far scorrere il sangue in una direzione Anti-gravitazionale; il
doppio circolo venoso permette di aumentare la portata.
La ridistribuzione vascolare, alcune vo lte è fatta per proteggere alcuni organi.
In modo particolare questo lo possiamo vedere nell’intestino, dove le arterie hanno una
ridistribuzione detta ARCIFORME, ovvero ad arco, collegate fra di loro, questa struttura
è presente solo in questa zona.
Questo perché il pericolo maggiore che l’organismo può subire è l’infarto intestinale; per
tanto questa struttura fa in modo che se un arco si blocca, il sangue in quella zona può
confluire attraverso gli altri archi collaterali.
A livello addominale abbiamo una particolare circolazione detta CIRCOLAZIONE
PORTALE, in cui il sangue venoso confluisce nella VENA PORTA.
In questa circolazione le vene reflue dei visceri addominali confluiscono tutte nella vena
porta che poi entra nel fegato.
Questo sangue venoso è importante perché , benché ricco d’anidride carbonica, è
arricchito soprattutto di sostanze nutritive.
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Il compito della vena porta è quello di raccogliere tutte le sostanze nutritive
dall’intestino, e convogliare questo sangue verso il fegato , dove subisce un’ulteriore
passaggio di trasformazione affinché possa essere reso disponibile e utilizzabile dalle
cellule della circolazione generale.
Quindi il sangue svolge il compito di primo filtro.
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CUORE
CIRCOLAZIONE CARDIACA:
ARTERIE CORONONARICHE
VENE CORONARICHE
PARTE
DESTRA
SEPARATI DAL SETTO INTRAVENTRICOLARE
MUSCOLARE
ATRIO
DESTRO
SONO IN COMUNICAZIO NE
ATTRAVERSO LA VALVOLA
ATRIO VENTRICOLARE
TRICUSPIDE
PARTE
SINISTRA
VENTRICOLO
DESTRO
MANDA SANGUE
VENOSO AI POLMONI
ARRIVA SANGUE
VENOSO CHE POI
PASSA AL
VENTRICOLO
MANDA SANGUE
VENOSO AI POLMONI
ARRIVA DALLA VENA
CAVA SUPERIORE E
INFERIORE
QUI ABBIAMO LA
VALVOLA
POLMONARE
ATRIO
SINISTRO
ARRIVA SANGUE
OSSIGENATO DAI
POLMONI
VENTRICOLO
SINISTRO
SONO IN
COMUNICAZIONE
ATTRAVERSO LA
VALVOLA ATRIO
VENTRICOLARE
BICUSPIDE
ESCE SANGUE
ARTERIOSO CHE VA IN
TUTTO IL CORPO
IL
SANGUE
ESCE
DALL’ARTERIA AORTA
IL SANGUE ENTRA
DALLA VENA
POLMONARE
QUI ABBIAMO LA
VALVOLA
AORTICA
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Dicasi FRATTALI quelle figure geometriche non Euclidee, (geometria euclidea:
quadrato, triangolo .) che si trovano in natura.
Il nostro corpo non corrisponde a delle figure Euclidee; per tanto è nata questa branca
eretica della fisica detta fisica del caos, che comprende anche la geometria fratta le.
Secondo la geometria frattale le forme naturali sono delle forme apparentemente non
ordinate, a differenza dalle forme geometriche Euclidee, ma sono comunque supportate
da formule matematiche; quindi esiste una logica di tipo matematico nella geometria
delle forme naturali.
Il Frattale è una figura complessa che nasce dalla ripetizione di un unico parametro su
se stesso, per esempio se noi prendiamo un triangolo come parametro di base, e
ripetiamo lo stesso parametro sui tre lati e continuiamo a ripetere lo stesso parametro di
base su tutti i lati della figura, noi otterremo una figura a linea frastagliata che è quella
che domina nelle geometrie della natura.
Alcuni esempi di frattali: la geometria delle coste terrestri sul mare, le forme delle foglie,
le forme di molti vegetali quali i cavolfiori (tipica forma frattale complessa).
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Da tutto questo deriva un’ipotesi (non si sa se assodata): che essendo tutte le forme
naturali interpretabili in questo genere di geometria frattale, noi siamo una forma
frattale, le nostre strutture hanno forma frattale, in realtà a livello di DNA c’è
l’informazione della formula matematica “crea questa struttura secondo questo
parametro matematico”.
Per tanto a livello dell’albero circolatorio, che è una forma frattale, a livello di DNA, non
abbiamo informazioni per cui dice fai l’arteria branchiale in questo modo, falla svoltare a
sinistra e dà una diramazione appena svolta a sinistra, ma c’è l’informazione unica che
dice: costruisci l’albero circolatorio secondo una logica frattale che si ripete.
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Il sangue pur essendo un liquido è definito un tessuto, ed è composto da:
-
una grossa frazione di acqua,
-
sali minerali quali: sodio, potassio, calcio, magnesio, cloro, fosforo, ferro
-
proteine che in genere sono sintetizzate (formate) dal fegato, tra cui
l’albumina che è una proteina di trasporto, ad esempio all’albumina si
attaccano anche molecole farmacologiche;
-
grassi che sono veicolati da proteine,
-
piastrine che non sono cellule, ma frammenti di grosse cellule che noi
abbiamo nel midollo emopoietico
-
cellule.
Le cellule sono di 2 gruppi:
-
globuli bianchi
-
globuli rossi.
MIDOLLO EMOPOIETICO= midollo che produce il sangue, è un tessuto particolare che
abbiamo all’interno delle cavità ossee (in fase adulta si trova nell’osso spugnoso) che
dà origine alle cellule del sangue e nel cui interno sono stanziati dei grossi elementi
cellulari (megacariociti) che frammentandosi danno origine alle piastrine (chiamate
anche trombociti) ovvero globulini ricchi di sosta nze importanti.
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I globuli rossi hanno forma di pagnottella, sono dei dischi che hanno la capacità di
modificare la loro forma diventando cilindrici per passare attraverso i vasi sanguigni più
vicini, più piccoli.
Il globulo rosso è una cellula un po’ particolare, è costruita dal midollo emopoietico, al
momento della maturazione il globulo rosso inizia a formare, sempre più emoglobina,
che è la proteina in grado di legare l’ossigeno.
L’emoglobina presenta 4 catene proteiche che legano al centro il Ferro.
Esiste una relazione analogica con la clorofilla.
Se guardiamo come è fatta la clorofilla, vediamo che ci sono 4 catene proteiche molto
simili a quelle dell’emoglobina, con aggiunta del magnesio; la clorofilla è per analogia il
sangue della pianta ed è di colore verde.
In campo esoterico Il colore verde richiama il rosso e il rosso richiama il verde.
Così si dice che le anemie si possono curare con estratti di clorofilla, in questo modo si
va ad integrare il sangue di un umano con il sangue di una pianta, in realtà si sta
assumendo una sostanza che facilita l’assorbimento del ferro.
C’è una relazione di tipo biochimico tra gli umani e le piante, infatti, le piante hanno
azione terapeutica, in quanto similari all’aspetto biochimico umano.
Il globulo rosso sintetizza l’emoglobina a tal punto che dopo un po’ espelle il nucleo
cellulare.
Quando il globulo rosso esce dal midollo emopoietico, come cellula sta per morire, solo
in questo stadio di morte vivente può compiere la sua azione di trasporto dell’ossigeno.
Il globulo rosso rimane attivo per 120 giorni poi muore ed è distrutto dalla milza.
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La milza è un piccolo organo che nella medicina cinese, è considerato congiuntamente
al pancreas, e associato al movimento terra.
La milza ha funzione EMOCATETERICA, ossia di distruzione dei globuli rossi ormai
vecchi.
Il globulo rosso man mano che sta morendo perde elasticità nella membrana cellulare,
quindi non riesce più a passare nei piccoli vasi, in quanto non riesce più ad assumere la
forma allungata, perciò rimane piatto e passando nella milza, che è fatta di micro vasi
sanguigni, il globulo rosso s’impila, cosicché i macrofagi (cellule del sistema reticolo
endoteniale dotate di capacità fagocitante) attaccano il globulo rosso distruggendolo.
La milza è anche una sede di produzione extra-midollare di linfociti.
Questa produzione di linfociti avviene anche da parte del fegato durante la vita intrauterina, che termina al momento della nascita, invece continua, anche se in minima
parte, dalla milza.
In questa distruzione dei globuli rossi, l’organismo salva una sostanza importante:
l’emoglobina che è una proteina che contiene ferro.
Queste due sostanze sono molto importanti, pertanto la milza prende il ferro e lo
distribuisce, tra il fegato e il midollo emopoietico.
L’emoglobina invece, essendo una proteina, ovvero materiale nobile, viene trasformata
dalla milza, attraverso una processo biochimico, in BILIRUBINA, la quale poi passa al
fegato che la utilizzerà per costruire la bile, sostanza necessaria per digerire i grassi.
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La bilirubina, in questo caso è detta Indiretta o non coniugata, e tramite la circolazione
portale arriva al fegato.
Il fegato prende la bilirubina la coniuga ad altre sostanze e forma gli Acidi Biliari (la
trasforma, rendendola solubile, in un elemento acquoso), chiamata BILIRUBINA
DIRETTA che costituisce una parte della bile.
La bilirubina ha una coloritura arancione-giallastra ed è quella che noi possiamo notare
nelle nostre feci e nelle nostre urine.
In caso d’incidente, in cui la milza è esportata, la funzione d’EMOCATETERESI, è
svolta in periferia.
Molte volte le persone che hanno subito l’asportazione della milza , hanno delle crisi
itteriche, questo perchè il globulo rosso è distrutto direttamente in periferia.
Succede che il globulo rosso, morendo s’impila nei piccoli vasi sanguigni, dove arrivano
direttamente i macrofagi a distruggerli, questo eccesso di bilirubina indiretta dà la
coloritura giallastra itterica.
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I globuli bianchi si dividono in vari sottogruppi:
-
linfociti
-
granulociti (all’interno della cellula del citoplasma ci sono delle piccole
cisterne piene di liquidi detta appunto granuli)
-
monociti, riserva circolante di macrofagi (i macrofagi sono fuori nei tessuti,
però talvolta c’è la necessità di un richiamo maggiore di macrofagi ecco che
abbiamo una riserva circolante di monociti)
I globuli bianchi hanno fondamentalmente funzioni difensive, sono il nostro esercito di
difesa, però come nell’esercito reale noi possiamo distinguere i corpi speciali dalle
truppe semplici, così anche nel nostro esercito di globuli bianchi possiamo distinguere i
corpi speciali dalle truppe semplici.
Le truppe semplici sono fondamentalmente caratterizzate da un intervento poco
specifico e sempre uguale; mentre i corpi speciali sono sempre più raffinati
nell’elaborare una specifica difesa a seconda del nemico che hanno davanti.
I granulociti, i monociti (che sono la riserva circolante di macrofagi), e in periferia i
macrofagi, costituiscono le difese ASPECIFICHE.
I linfociti invece sono le cellule che costituiscono in realtà il sistema immunitario, quindi
la difesa SPECIFICA.
In realtà i protagonisti del siste ma immunitario sono i linfociti.
Ci sono anche alcuni organi detti linfatici quali: la milza, i linfonodi, il timo, ma di per sé,
non costituiscono le basi fondanti del sistema immunitario, anche se sono ripieni di
linfociti o che li sintetizzano come la milza.
Il sistema immunitario è molto affascinante, ma ancora molto sconosciuto, è un sistema
in grado di elaborare risposte peculiari al tipo di nemico.
Il sistema immunitario deve riconoscere il nemico, ma per poterlo riconoscere deve
prima conoscere il Sé e sapere che lui (sistema immunitario) fa parte di quel Sé.
Durante la gravidanza, il bambino è un corpo estraneo e il sistema immunitario
potrebbe cercare di distruggerlo.
Perché questo non avvenga, abbiamo gli ormoni sessuali femminili che tengono a bada
il sistema immunitario, abbassando certe linee difensive , in modo particolare quelle dei
linfociti T, così che il feto non venga attaccato.
Quindi il sistema immunitario deve saper distinguere il Sé dal non Sé, sapere che lui
appartiene al quel Sé e a questo punto distruggere il nemico.
Il passo successivo è creare una difesa specifica per il nemico, coadiuvato in questa
eliminazione dalle truppe; inoltre deve essere dotato di memoria.
Proprio perché lo schema difensivo sia specifico, deve avere una memoria tale che lo
renda pronto ed efficace nel momento in cui quello stesso nemico si possa ripresentare.
Quindi noi abbiamo i linfociti, globuli prodotti dal midollo emopoietico, possiamo
distinguere:
-
linfociti T
-
linfociti B
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I linfociti T sono detti T perché, quando vengono prodotti dal midollo emopoietico, prima
di andare nel sangue, soggiornano per un po’ di tempo nel Timo per acquisire
caratteristiche specifiche;T come Timici.
Il Timo è una ghiandola che si trova sotto la tiroide e appoggiato sulla base del cuore, è
una incubatrice dei linfociti T.
Si chiama ghiandola in quanto produce una serie di sostanze chiamate linfochine che,
immesse nel sangue , hanno la funzione di mantenere in buono stato anc he i linfociti
circolanti.
Il timo inoltre va in atrofia intorno ai 40 anni, e perde le sue capacità svolgendo sempre
meno le sue funzioni.
Questo sembra essere un fatto fisiologico, perché come siamo nati così dobbiamo
morire.
Elementi di decadimento sono iscritti nel nostro DNA tra cui anche la capacità di
suicidarsi delle cellule detta APOPTOSI.
Il Timo si atrofizza progressivamente, perché così rende sempre meno efficace il
sistema immunitario, in questo modo si creano delle infezioni che provocano dei danni,
o possono formarsi dei processi autoimmuni
, tutto questo affinché noi ci possiamo
ammalare per poi morire.
I linfociti T sono distinguibili in 3 gruppi:
1) – NK = NATURAL KILLER
2) – H = HELPER
3) – S = SUPPRESSOR
1) Natural Killer sono delle cellule in grado di attaccare direttamente il nemico
liberando sostanze tossiche per il nemico, sostanze antivirali, oppure liberare
sostanze citotossiche
2) Helper sono coloro che aiutano nella preparazione della strategia specifica,
ovvero mandano messaggi ai linfociti B e T avvisandoli della presenza del
nemico e comunicandone le caratteristiche. In questo modo i linfociti B
produrranno le immunoglobuline specifiche e i linfociti T allerteranno i natural
killer e i suppressor.
3) Suppressor sono una sorta di militar-police, cioè fanno in modo che una volta
trovata la risposta immunitaria, questa sia indirizzata alla distruzione del nemico,
ma che non tracimi diventando una risposta pericolosa per il Sé (tengono sotto
controllo l’esercito).
In alcune patologie autoimmuni, s’ipotizza che chi sia ammalato, siano i linfociti T
Suppressor, quindi in questo caso abbiamo un esercito allo sbaraglio.
I linfociti B configurano quello che è chiamato il sistema IMMUNITARIO UMORALE
umor=liquido; in quanto questi anticorpi circolano nel sangue.
I linfociti B elaborano risposte specifiche difensive producendo anticorpi chiamati
immunoglobuline.
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Questi anticorpi sono delle proteine e sono di 5 classi:
-
I G G = immuno globulina G
-
I G M = immuno globulina M
Sono degli anticorpi nei confronti di virus e batteri; ovviamente ogni IGG è specifico per
quel virus o per quel batterio.
Possiamo avere attacchi più complessi come i vermi, allora il sistema immunitario
produce, una classe specifica d’anticorpi come le:
-
IGE
Il sistema immunitario potrebbe gestire un nemico interno; per esempio quando le
cellule si moltiplicano andando incontro a degli errori, a delle mutazioni, queste, durante
la duplicazione cellulare, creano dei cloni cellulari sbagliati anche di tipo neoplastico
tumorale.
Il sistema immunitario, per combattere queste cellule , produce una classe specifica
d’immunoglobuline:
-
IGD
con funzione di protezione interna.
L’ultima classe d’immunoglobuline sono :
-
IGA
sono di tipologia quasi a-specifica, sono immesse nelle secrezioni quali: saliva, lacrime,
secrezioni pancreatiche
, e fungono da bloccanti su tutti i fronti a livello periferico.
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Quando arriva il nemico che vuole penetrare all’interno del nostro organismo, i primi
intercettori sono i macrofagi che hanno la funzione a-specifica in periferia.
I macrofagi iniziano ad accerchiare e a fagocitare il nemico.
Data la loro capacità di muoversi, di inserirsi, penetrano nei tessuti, nella linfa, nei
linfonodi, girano in tutto l’organismo.
Incontrano, soprattutto a livello linfonodale, dei linfociti T Helper a cui passano le
informazioni.
Questo è un passaggio specifico chiamato PROCESSAZIONE DELL’ANTIGENE
(antigene=nemico).
Il passaggio dell’informazione al Linfocita T Helper, da parte dei macrofagi, si chiama
appunto PROCESSAZIONE DELL’ANTIGENE .
Il Linfocita T Helper, acquisito l’informazione sul tipo di nemico e su dove di trova, inizia
ad organizzare la difesa.
Per cui manda un’informazione ai Linfociti T e B, informandoli sul tipo di nemico, e sulle
sue caratteristiche in modo che costruiscano l’anticorpo adatto.
A sua volta trasmetteranno ai Linfociti T Natural Killer l’informazione di quel tipo di
nemico e dove è posizionato, in modo che sappiano dove andare e che possano
preparare le armi specifiche.
Quindi il Linfocita T Helper è quello che organizza.
La specificità delle immunoglobuline è che sono distinte in classi; una parte di questa
proteina è uguale per tutte, poi c’è la parte variabile che è quella che si adatta alla
tipologia del nemico.
Le immunoglobuline hanno la parte fissa sempre uguale al Sé, dopo di che la parte
variabile può avere diversi tipi di forma che è quella che si adatta allo specifico nemico
presente.
Le immunoglobuline devono attaccare il nemico come una sorta di puzzle, e fanno da
richiamo, per esempio nei confronti dei linfociti natura killer, oppure nei confronti dei
macrofagi che girano, oppure ai granulociti che sono i globuli bianchi che, nel frattempo,
per una serie di meccanismi, sono usciti dai vasi sanguigni.
Le immunoglobuline comunicano alle nostre difese dove devono concentrarsi.
Per poter fare questo, hanno bisogno di venire a contatto con il nemico, in quel
momento, la parte variabile è quella che costruirà una difesa a hoc per la forma e le
caratteristiche del nemico.
Su tutto questo vige il controllo dei SUPPRESSOR
Tutto questo avviene la prima volta in cui l’organismo entra in contatto con un nuovo
nemico, infatti, in questo caso i tempi di guarigione sono più lunghi, in quanto c’è un
tempo preliminare di latenza per la formazione degli anti-corpi e dell’organizzazione
della difesa.
Nel momento in cui l’organismo ha già contattato quel nemico, le immunoglobuline
specifiche (anticorpi specifici) sono già in circolo e immediatamente attaccano.
In questo caso il tempo di latenza è ridotto, molte volte non si ha nessun sintomo clinico
(sotto copertura immunitaria).
Questi anticorpi una volta formati durano per anni; per sapere se abbiamo avuto una
particolare malattia, si cercano gli anticorpi specifici.
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Con la vaccinazione, sono introdotti o un virus o un batterio tramortiti, affinché il
sistema immunitario crei gli anticorpi specifici.
Il sangue porta ossigeno, veicola sostanze, ha funzione di difesa per la presenza di
linfociti; altra funzione del sangue è quella di autoriparazione detta coagulazione che è
un meccanismo difensivo per evitare la perdita di sé stesso.
Coagulazione = formare un tappo che impedisce la fuoriuscita del sangue.
La coagulazione s’innesca in 2 fasi:
1. una legata al trauma iniziale
2. la seconda legata alla rottura dell’endotelio e del vaso sanguigno,
con l’intervento delle piastrine (frammenti di grosse cellule presenti
nel midollo empopoietico)
Le piastrine non hanno solo questa funzione, ma è una delle funzioni più citate .
Le piastrine, sono dei piccoli globuli ripieni di sostanze, che si attivano in caso di rottura
dell’endotelio.
L’endotelio lesionato, immette nel sangue sostanze che avvisano della rottura, a questo
punto rispondono le piastrine che arrivano coagulandosi formando quello che viene
chiamato un tappo piastrinico o TROMBO BIANCO.
Il tappo piastrinico non è sufficiente a garantire nel tempo che quel vaso venga tappato,
così le piastrine liberano sostanze che vanno a stimolare a cascata delle proteine che si
trovano nel sangue dette “Fattori della coagulazione” che sono 9.
I fattori della coagulazione sono delle proteine, prodotte dal fegato in presenza di
vitamina K, queste vitamine in assenza di lesioni sono presenti nel sangue, inattive.
L’attivazione dell’ultimo fattore della coagulazione è chiamato, Fibrogeno che permette
la liberazione di una proteina filamentosa detta FIBRINA.
Questa fibrina si deposita dove abbiamo il tappo piastrinico, andando a formare una
struttura a forma di trama, come un rammendo, che rimarrà li fino a quando il tessuto
sottostante non si sia completamente ricostituito.
La struttura formata dalla fibrina è chiamata Tappo Rosso, poiché nel formare questo
tessuto si trascina anche dei globuli rossi che danno questa colorazione al tessuto
formato.
I fattori coagulativi possono attivarsi gli uni con gli altri, solo alla presenza di calcio,
altrimenti questi non si attivano.
Questo ci fa capire che le funzioni del calcio sono molteplici e importanti. (mantiene
dure le ossa, permette la contrazione muscolare e la coagulazione del sangue .)
La coagulazione si attiva a seguito di traumi, ma possiamo avere anche delle
coagulazioni intra-vascolari chiamati TROMBI senza la presenza di tagli.
Questo non é più un processo fisiologico ma diventa patologico.
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Seguendo questa logica, il cuore è la sede dell’imperatore, mentre chi congiunge
l’imperatore con la periferia è il primo ministro; quindi nella fisiologia umana, il primo
ministro è il maestro del cuore o fuoco ministro.
Si dice che il cuore sia sede dello Shen, quindi in qualche maniera è lo Shen
dell’Imperatore.
Con Shen si intende anche la summa degli spiriti che abitano in noi, è la coordinazione
degli spiriti, è la coscienza di SE’, è il sentire “che io sono io”.
Si dice che è l’intelligenza globale, il sentire che io sono io ora e in questo momento, e
dato che io sono io, sento che tu sei tu, sento che c’è il mondo intorno a me, che io
faccio parte di questo universo.
Secondo i cinesi, il cuore non deve essere visto solo come una pompa, ma qualcosa di
più.
Quando una persona subisce un intervento a cuore aperto, dopo l’operazione deve
essere seguito psicologicamente, perché in questo caso il paziente subisce un trauma
maggiore rispetto a quello per un intervento come all’intestino; esiste un rapporto quasi
affettivo con il nostro cuore.
Per gli antichi cinesi il cuore è un muscolo che batte, ma è anche sede della
consapevolezza, ha quasi funzione di sistema nervoso.
Chi fa le funzioni cardiovascolari, come le intendiamo noi, è il Primo Ministro Maestro
del Cuore.
Al Maestro del cuore attribuiamo in maniera più specifica la funzione cardiovascolare.
Il sangue, secondo la medicina cinese, oltre a trasportare il nutrimento, porta in giro gli
spiriti, è un liquido acceso dagli spiriti, quindi tramite il sangue, il cuore comunica anche
in maniera psichica con tutti gli organi e i visceri dell’organismo.
Nella MTC il cuore appartiene al movimento Fuoco, ma dobbiamo distinguere 2 fuochi,
e precisamente, il Fuoco Imperatore rappresentato da cuore-intestino tenue e dal Fuoco
Ministro rappresentato da Maestro del cuore-Triplice riscaldatore
Quando parliamo di fuoco s’intende una caratteristica energetica che in qualche
maniera equivale all’imperatore.
Il cuore come coscienza di Sé deve essere in grado di permettere la trasformazione e
per tanto deve essere vuoto.
Questo non significa “assenza di emotività” ma consentire alle nostre emozioni di fluire.
Quando parliamo di vuoto di cuore non intendiamo uno stato di anestesia, cioè non
sentire più nulla, ma il lasciare andare senza trattenere nulla, esempio se c’è la tristezza
questa va e viene, oppure la gioia, la rabbia è un lasciare fluire senza trattenere.
Quando associamo al movimento fuoco il cuore intendiamo queste funzioni.
Abbiamo visto che abbiamo un Cuore Imperatore, ma anche un Fuoco Ministro o
Maestro del cuore a cui viene associata la funzione cardiovascolare.
Al maestro del cuore è annesso il Triplice Riscaldatore:
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Riscaldatore superiore, medio, inferiore.
•
Riscaldatore superiore, costituito da cuore e polmone
•
Riscaldatore medio, costituito dalla milza
•
Riscaldatore inferiore, costituito dal rene.
Nell’antichità il fuoco aveva una funzione di trasformazione, di nutrimento, quindi un
aspetto metabolico in cui si spaccano le fibre per rendere il cibo più digeribile.
Il TRIPLICE ha un concetto di metabolismo; ma perché triplice???
Il metabolismo è la trasformazione degli alimenti in energia, calore e questa
trasformazione avviene con l’ossigeno il quale brucia ed ha una funzione di
ossidazione.
Quindi ci vuole ossigeno – TRIPLICE SUPERIORE (polmone)
Ci vuole un Cuore che porti in giro l’ossigeno – TRIPLICE SUPERIORE
Ci vuole un apparato di nutrimento – TRIPLICE MEDIO (per fare energia, per
trasformare, per avere calore)
Ci vuole un’eliminazione – TRIPLICE INFERIORE
Il concetto di Triplice Riscaldatore è in parte, ma non solo, assimilabile ad un aspetto
metabolico.
Gli antichi dicono: noi abbiamo bisogno di questo aspetto di fuoco che da una parte è la
luce, Shen, la coscienza di Sé, ma, perché questa coscienza di Sé possa rimanere,
abbiamo bisogno di un aspetto di fuoco che lo faccia vivere.
Quindi noi abbiamo un MAESTRO DEL CUORE cardiovascolare che porta in giro tutto
questo , sia nel nutrimento, che nello scarto, ma in tutto questo il Maestro del cuore ha
bisogno di un triplice che metabolizzi.
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BREVE RIASSUNTO SULLA CIRCOLAZIONE DEL SANGUE
Il cuore ha grossolanamente la forma di un cono smussato, con la base posta in alto ed
indietro e la punta in avanti e verso sinistra.
Il cuore è diviso in quattro cavità: quelle superiori, sono dette atri, quelle inferiori
ventricoli.
Le cavità superiori sono in comunicazione con quelle inferiori attraverso valvole che
consentono il passaggio del sangue in una sola direzione.
La funzione del cuore è quella di fare circolare il sangue attraverso tutto l’organismo: è il
motore che consente al sangue di avanzare e di raggiungere gli organi periferici,
fornendo in questo modo ossigeno e sostanze nutritive, e portando via l’anidride
carbonica e le sostanze tossiche prodotte dagli organi stessi.
Le pulsazioni del cuore avvengono in modo automatico.
Questa funzione specifica è svolta dal Miocardio, la parte muscolare del cuore.
Mediante la sua contrazione, consente al sangue di progredire: - dal ventricolo sinistro,
attraverso l’arteria aorta e le altre arterie, il sangue raggiunge tutte le cellule
dell’organismo attraverso i capillari; ritorna quindi, attraverso le vene, all’atrio destro del
cuore e quindi al ventricolo destro.
Dal ve ntricolo destro, il sangue è pompato al circolo polmonare, dove, all’interno degli
alveoli polmonari, si purifica dell’anidride carbonica e si arricchisce di ossigeno; dal
polmone il sangue raggiunge nuovamente il cuore nell’atrio sinistro e quindi passa nel
ventricolo sinistro dove inizia nuovamente il suo percorso.
I capillari di cui si è parlato sono i vasi di diametro più piccolo dell’organismo.
Attraverso essi il sangue scambia con gli organi e i tessuti l’ossigeno e l’anidride
carbonica, come anche i principi nutritivi e le scorie prodotte dalle cellule.
Il cuore esercita la sua funzione di pompa grazie all’attività coordinata delle sue cellule
muscolari, stimolate da cellule nervose che ne stabiliscono il ritmo di contrazione.
Come tutti gli organi, anche il cuore necessità di ossigeno e di sostanze nutritive, e
deve essere liberato dall’anidride carbonica e da altre sostanze tossiche.
L’ossigeno e le sostanze nutrivate raggiungono il cuore con il sangue per mezzo delle
arterie Coronarie, che nascono dall’arteria Aorta subito all’origine di questa.
L’occlusione di queste piccole arterie, provoca l’infarto del miocardio e il dolore cardiaco
noto come Angina Perctoris .
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Serve a immettere ossigeno ed eliminare anidride carbonica.
L’apparato respiratorio può essere considerato come un tubo il cui tratto superiore ha
una funzione di conduzione fino ai margini, per poi articolarsi negli alveoli, dove avviene
lo scambio.
L’apparato respiratorio ha il compito di filtrare l’aria da polveri e micro organismi
Se, respiriamo un gas tossico, l’apparato non è in grado di pulirlo, in quanto l’aria viene
pulita da polveri e micro-organismi.
Altra funzione dell’apparato respiratorio è quello di scaldare l’aria, in quanto l’aria
eccessivamente fredda è irritante.
Se immettiamo aria troppo fredda, ecco che l’organismo reagisce tossendo, per
eliminare l’aria fredda.
Un’altra funzione dell’apparato respiratorio è la fonazione.
Le vie aree superiori, sono costituite dal naso.
Il naso è una cavità ricoperta da mucosa e all’OSTIO del naso ci sono dei peli detti
VIBRISSE.
Le vibrisse, hanno funzione di filtrare le particelle più grosse che si possono trovare
nell’aria.
Le cavità nasali non sono lisce, ma Scabrose, con avvallamenti legate alla presenza di
sporgenze ossee, i Cornetti ossei ricoperti di mucose.
L’aria inspirata passa percorrendo queste pareti scabrose formando dei mulinelli d’aria,
che in modo che le particelle di polvere più grosse cadano sul pavimento della cavità
nasale, rimanendo così imbrigliate da un muco (sostanza elaborata dalla mucosa
filamentosa), e quindi successivamente eliminate attraverso lo starnuto o la
deglutizione.
Per scaldare l’aria, oltre alla mucosa, che essendo irrorata di sangue crea un ambiente
caldo, vi sono anche i SENI PARANASALI, cavità ossee ricoperte di mucose che
contribuiscono a creare questa prima area calda.
Dietro abbiamo un ammasso di tessuto linfatico, e come tale ricco di linfociti, che sono
le ADENOIDI.
Le adenoidi formano la prima difesa di tipo microbico.
Scendendo, dopo la cavità nasale, abbiamo un tubo che si chiama FARINGE.
La Faringe in realtà è costituita da 3 sezioni:
-
rinofaringe (dietro al naso)
-
orofaringe (la parte che è in comune con l’apparato digerente)
-
ipofaringe
L’aria passa attraverso questo tubo, imbocca l’Orofaringe e poi andrà nel tratto
successivo che è la Laringe.
In fase di deglutizione, la faringe si muove impedendo la risalita del cibo verso le vie
respiratorie.
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Dietro, all’inizio delle fauci, abbiamo una zona linfatica, le TONSILLE, che servono
come barriera difensiva, sia per il cibo sia per l’aria, in quanto non abbiamo una
respirazione solo nasale.
La faringe s’innesta su un altro tratto di tubo che è la LARINGE.
La laringe è un tubo rigido, non pesante, ed è fatta di cartilagine rigida ma leggera.
Quindi è costituita da una serie di innesti di pezzi di cartilagine uno su l’altro.
L’EPIGLOTTIDE è importante in fase di deglutizione, perché si abbassa impedendo che
il cibo percorra le vie respiratorie, ed è necessaria poiché la via respiratoria é contigua a
quella digestiva nel primo tratto del tubo (faringe).
L’epiglottide, piegandosi evita che il cibo finisca nelle vie respiratorie.
Nella laringe abbiamo inoltre le corde vocali che consentono la fonazione.
Si chiamano corde, ma hanno l’aspetto di 2 tendine, che si avvicinano a vari livelli
vibrando in vari modi.
A farle vibrare è l’aria in uscita.
Quindi a secondo dell’apertura delle corde vocali, possiamo emettere vocali di suoni
diversi.
L’emissione della consonante è più complessa in quanto si tratta di un suono misto;
l’aria fa vibrare le corde vocali ad apertura differenziata che poi viene bloccata a vari
livelli.
Quindi emettiamo consonanti gutturali se fermiamo l’aria a livello delle fauci, quasi
all’inizio della faringe; poi emettiamo le consonanti palatali, linguali, labiali
a
seconda di dove facciamo fermare e vibrare l’aria.
Subito dopo la laringe, inizia un altro pezzo di tubo, anche questo costituito da
cartilagine.
La trachea è fatta d’anelli cartilaginei susseguenti, e nella parte posteriore non è
completata, non è di cartilagine, ma è costituita da un intercapedine muscolare che
appoggia sull’esofago.
La trachea giunge ad una biforcazione del bronco principale destro e del bronco
principale sinistro che sono detti extrapolmonari.
Sono 2 tubi di precise individualità, da lì inizia tutta la diramazione dei bronchi,
bronchioli sempre più fitti, per giungere poi a quello che è chiamato il BRONCHIOLO
TERMINALE che termina con delle estroflessioni ad acino d’uva, gli ALVEOLI.
Tutto l’apparato respiratorio conduce l’aria esterna fino agli alveoli dove avvengono gli
scambi respiratori.
Alcuni assimilano la forma del polmone ad un albero rovesciato dove le foglie sono
rappresentate dagli alveoli.
La medicina tradizionale cinese parla di polmone al singolare e non di polmoni, in
quanto lo vedono come unico organo; per la MTC gli unici organi duplici sono i reni.
All’altezza degli alveoli, abbiamo lo scambio dei gas respiratori.
Gli alveoli sono all’esterno, ricoperti dai capillari dell’arteria polmonare, dove il sangue
venoso diventa arterioso.
Il polmone presenta 2 tipi di circolazione:
1. una detta funzionale, che è quella dell’arteria polmonare che
conduce il sangue per essere ossigenato;
2. la seconda detta circolazione metabolica, in quanto anche le cellule
polmonari hanno bisogno dello metabolico
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La circolazione di vene e arterie bronchiali hanno una diramazione diversa da quelle
polmonari, distribuendosi per ogni singola cellula per avere gli scambi metabolici.
Dicasi polmone l’insieme dei bronchi secondari, cioé delle diramazioni che emergono
dai bronchi principali fino agli alveoli; nella zona centrale del polmone abbiamo l’ILO
Polmonare dove c’è l’entrata e uscita dei bronchi primari e dei vasi principali.
Tutto l’apparato respiratorio è ricoperto da un duplice foglietto connettivo chiamato
PLEURA.
La pleura detta VISCERALE è direttamente a contatto con la massa dei bronchi e degli
alveoli, mentre la pleura PARIETALE ricopre quella viscerale e tra l’una e l’altra c’è un
filino di liquido detto liquido PLEURICO che permette il scivolamento, movimento.
Tutta la mucosa dell’apparato respiratorio fino agli alveoli, è ricoperta di uno strato
particolare, sulla superficie esterna delle cellule possiamo notare delle ciglia che hanno
un movimento che va dalla profondità verso la superficie.
Tra queste ciglia dette CIGLIATE, s’intercalano delle cellule chiamate CALICIFORMI
MUCIPARE, le quali producono muco (sostanza filamentosa bianca) che si distribuisce
lungo la superficie delle ciglia.
Queste ciglia e questo muco sono strumenti di filtro, di drenaggio.
L’aria che man mano entra, fa cadere sulle pareti dei bronchi le particelle di polvere che
non sono state bloccate all’inizio, cioè quelle più fini, sottili; il muco le intrappola e il
movimento detto cigliare, le porta verso l’alto, utilizzando come strumento di
eliminazione l’apparato gastroenterico.
Questo EPITELIO è presente fino agli alveoli.
Gli alveoli hanno una parete molto sottile, affinché ci sia uno spazio brevissimo spazio
da percorrere da parte dell’ossigeno e dell’anidride carbonica durante gli scambi
metabolici, inoltre questa parete dovrà essere particolarmente vicina alla parete dei vasi
sanguigni.
La parete degli alveoli è costituita da un unico strato di cellule dette PNEUMOCITI di
primo ordine.
Nello scambio tra anidride carbonica e ossigeno, tra alveolo e sangue, non può non può
avvenire come quello che avviene in periferia, ovvero la fuori uscita di liquido; i polmoni
sono particolarmente asciutti, e se ci fosse anche un filo di liquido, questo rallenterebbe
il passaggio.
Il maestro della secchezza è il polmone, movimento metallo.
I PNEUMOCITI si trovano mischiati ad altre cellule delle PNEUMOCITI di secondo tipo.
All’interno, sulle pareti dell’alveolo c’è una sostanza chiamata SURFACTANT, prodotta
da questi PNEUMOCITI di secondo ordine, che ha la funzione chimica di ridurre la
tensione d’attrazione superficiale.
Questo serve per evitare che quando l’aria esce, le forze d’attrazione delle pareti
alveolari siano tali che l’alveolo possa chiudersi, in altre parole fanno in modo che
quando l’aria esce, le pareti degli alveoli non si riavvicinino chiudendosi.
Il polmone ha una certa possibilità di difendesi da inquinamenti gassosi contenuti
nell’aria, questo, grazie al fatto che la parete dei vari bronchi è dotata di muscolatura e
quindi può variare il calibro.
Se stiamo respirando aria piena di gas, i bronchi tenderanno a
BRONCOCOSTRINGERSI, l’aria dovrà in ogni caso passare, ma ne sarà ridotta la
portata.
In questo modo il polmone cerca di equilibrare la portata d’ossigeno che deve
immettere e l’anidride carbonica che deve eliminare, in questo modo farà passare meno
gas che potrebbe essere tossico.
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Nelle patologie, possiamo avere una BRONCOCOSTRIZIONE evidente che si
manifesta con il sintomo dell’asma, e della dispnea.
Sulle pareti dei bronchi ci sono dei recettori nervosi, in grado di avvertire la qualità
dell’aria e di alcune presenze pericolose; vanno ad avvisare il sistema nervoso
neurovegetativo, che come risposta manda, tramite i nervi del sistema nervoso
vegetativo autonomo, l’ordine di una broncocostizione.
Il movimento cigliare è un dispositivo difensivo, che permette di eliminare il muco, che
normalmente espettoriamo con la tosse.
Il diaframma, gran muscolo respiratorio è il più importante.
Il diaframma a riposo, ha una forma di cupola , quando si contrae, scende e l’aria entra
dal naso; quando il diaframma si rilascia, riacquista la sua forma di cupola, diminuisce il
volume, aumenta la pressione e l’aria esce.
Il diaframma durante questo suo compito è aiutato dai muscoli intercostali esterni, che
sono quelli tra le varie coste (che aiutano anche ad alzare le coste della cassa toracica
per aumentarne il volume).
L’espirazione tranquilla è sempre una fase di tipo non energetico, avviene
passivamente, tramite il rilascio muscolare e non consuma ossigeno.
I muscoli addominali sono sinergici al diaframma nella fase respiratoria in quanto, nel
momento in cui il diaframma si abbassa, spinge i visceri addominali verso l’esterno e
verso il basso, facendo in modo che i muscoli addominali si rilassano creando maggior
spazio.
Nella fase d’espirazione, il diaframma si rilascia, i muscoli addominali, si contraggono e
facilitano la risalita dei visceri in modo tale che aiutano il diaframma a salire e a ridurre
ulteriormente il volume per espellere una maggior quantità d’aria.
Durante questi scambi respiratori, c’è uno spazio morto, ossia una certa quantità d’aria
che rimane sempre intrappolata a livello alveolare, questo accade anche nelle
espirazioni forzate.
Noi non riusciremo mai ad eliminare tutta l’aria.
Lo spazio morto dove un po’ d’aria rimane intrappolata è costante, ma se questa
aumenta , possiamo avere l’enfisema polmonare.
Man mano che ci avviciniamo agli alveoli, abbiamo un aumento della popolazione di
macrofagi, le cellule circolanti che hanno il compito di distruggere i corpi estranei
introdotti con l’aria respirata.
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Il movimento ritmico dell’aria fuori e dentro dei polmoni, comunemente chiamato
respiro, può assumere caratteristiche diverse per cui si possono distinguere diversi tipi
di respiro.
Iperventilazione: caratterizzata da un aumento della ventilazione polmonare in
eccesso rispetto alla richiesta di ossigeno.
Durante l’iperventilazione si verificano un amento della frequenza e della profondità
degli atti respiratori.
Si può verificare prima o dopo uno sforzo fisico o una camminata in alta montagna.
Ipoventilazione: è un decremento della ventilazione polmonare ovvero una
diminuzione del ricambio d’ aria negli alveoli.
Durante l’ipoventilazione si verifica una riduzione del numero o della profondità degli atti
respiratori.
Dispnea: respirazione difficile, faticosa spesso associata a ipoventilazione.
La dispnea si manifesta normalmente durante notevoli sforzi fisici oppure in situazioni
patologiche.
Apnea: è una temporanea cessazione dei movimenti respiratori e può essere volontaria
o riflessa.
Con il termine di apnea viene anche indicato il temporaneo arresto del respiro alla fine
di ogni normale espirazione; ciò può verificarsi anche durante il sonno o quando si
deglutisce.
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Riflesso della tosse
La tosse può essere definita come un’espirazione forzata volontaria o involontaria; in
quest’ultimo caso, viene considerata alla stregua di un atto riflesso, che fa parte dei
meccanismi di difesa dell’apparato respiratorio, teso ad allontanare secrezioni o corpi
estranei dall’albero tracheobronchiale.
Il riflesso della tosse viene stimolato da sostanze estranee nella trachea e nei bronchi.
L’epiglottide e la glottide si chiudono per attività riflessa e la contrazione dei muscoli
espiratori consente di aumentare la pressione dell’aria nei polmoni.
L’epiglottide e la glottide (insieme delle corte vocali e la stretta fessura compresa tra
queste) si aprono poi improvvisamente, col risultato di una brusca fuoriuscita dell’aria
che rimuove le sostanze estranee penetrate nelle vie respiratorie, conosciuto come
colpo di tosse.
Riflesso dello starnuto
Il riflesso dello starnuto è simile al riflesso della tosse, eccetto che per il fatto che è
stimolato da sostanze irritanti giunte nelle fosse nasali.
Una brusca fuoriuscita d’aria attraverso le fosse nasali e la bocca tende ad espellere
forzatamente le sostanze irritanti dalle vie respiratorie e si ha quindi lo starnuto.
Singhiozzo
Il termine singhiozzo è utilizzato per descrivere un’involontaria contrazione spasmodica
del diaframma. Quando di verifica una tale contrazione, generalmente all’inizio di
un’inspirazione, la glottide si chiude improvvisamente, producendo un suono
caratteristico.
Un singhiozzo che dura per periodi prolungati può essere molto fastidioso.
In genere la causa è di origine gastrointestinale: per rigurgito, tensione delle pareti del
canale digerente o aerofagia.
Oppure, può essere provocato da un’irritazione del nervo frenico, che innerva il
diaframma, o dei nervi sensitivi dello stomaco.
Fortunatamente, nella maggior parte de casi, il singhiozzo dura solo pochi minuti ed è
innocuo.
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Sbadiglio
Lo sbadiglio è una lenta e profonda inspirazione attraverso la bocca, insolitamente
aperta.
In genere può essere determinato da fattori organici, come la fame e il sonno; oppure
da fattori psichici, come la noia, la stanchezza e astenia.
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BREVE RIASSUNTO SU POLMONI
E RESPIRAZIONE
La gabbia toracica contiene, oltre al cuore i polmoni.
Il cuore pompa il sangue attraverso i polmoni per consentirgli di rilasciare l’anidride
carbonica e di assorbire l’ossigeno che rilascerà agli organi attraverso cui passerà.
La respirazione è un atto che può avvenire sia automaticamente sia in modo volontario
ed è divisa in due fasi.
Dapprima si ha l’inspirazione che è resa possibile dai muscoli intercostali e soprattutto
dal diaframma.
Questi muscoli hanno la capacità, contraendosi, di espandere il torace e di
conseguenza i polmoni, questa è un processo attivo.
L’aria inspirata raggiunge i polmoni percorrendo le vie aeree superiori e inferiori:
dall’ambiente esterno passa dapprima nel cavo orale e nelle coane nasali, poi
attraverso la laringe, giunge alla trachea.
Questa si biforca e l’aria penetra nei due polmoni, il destro e il sinistro, attraverso i
bronchi.
Questi si suddividono a loro volta in moltissimi rami sempre più sottili fino a raggiungere
gli alveoli.
Gli alveoli sono piccolissime sacche che presentano da un lato aria e dall’altra una fitta
rete di capillari.
Lo scambio di ossigeno ed anidride carbonica tra l’organismo e l’ambiente avviene qui.
Al termine della inspirazione si ha l’espirazione, fase nella quale l’aria percorre il tragitto
e torna, carica di anidride carbonica, nell’ambiente.
L’espirazione avviene normalmente per l’azione elastica del torace, che tende a tornare
al volume precedente all’inspirazione ed è quindi un processo passivo.
In alcune situazioni l’espirazione è favorita da alcuni muscoli che hanno un’azione
inversa a quelli inspiratori.
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APPARATO
RESPIRATORIO
Mucosa formata da ciglie con
un
movimento
dalla
profondità alla superficie
Ciglia dette Cigliate
Calici formomucipari che
producono muco: strumenti
di filtro e drenaggio
SISTEMA CHE DISTRIBUISCE
SCAMBIA GAS E OSSIG ENO
Ricoperto
foglietto
PLEURA
E
da
duplice
chiamato
Pleura viscerale
Pleura parietale
Liquido pleurico tra i 2
foglietti per movimento
RIFORNISCE LE CELLULE DI
OSSIGENO
E
LE
LIBERA
DALL’ANIDRIDE CARBONICA
STRUTTURATO
VIE RESPIRATORIE SUPERIORI
NASO – RINOFARINGE – OROFARINGE –
IPOFARINGE - LARINGE
NASO:
attraverso
paranasali
filtra e riscalda l’aria
le vibrisse e i seni
Dietro seni paranasali abbiamo
adenoidi ricche di linfociti, prima
barriera di difesa
Tonsille dietro fauci, zona linfatica
barriera difensiva sia per il cibo che per
aria
FARINGE: Rinofaringe
Orofaringe
Ipofaringe
LARINGE:
importante
nella
deglutizione fase in cui è aiutata
dell’epiglottide. Nella laringe risiede
l’organo della fonazione
VIE RESPIRATORIE
INFERIORI
Trachea,
albero
bronchiale e polmoni
Trachea: si estende dalla laringe
ai bronchi principali e appoggia su
esofago
Strutture accessorie
Gabbia toracica
diaframma
Responsabili
dell’attività
inspiratoria ed espiratoria
La trachea si divide in due bronchi principali destro e
sinistro che entrano nei polmoni e si dividono nei
bronchi secondari che si ramificano nei bronchioli e
poi negli alveoli
Gli alveoli sono costituiti da una membrana, formata da
cellule dette Pneumoniti di primo ordine, che permette lo
scambio.
Questa membrana è bagnata da una sostanza Surfattante
che fa in modo che si riduca la tensione d’attrazione, questa
sostanza è prodotta dai pneumociti di secondo tipo
POLMONI: organi dalla forma conica. Il polmone sinistro è
diviso in 2 lobi, il polmone destro è diviso in 3 lobi.
La funzione dei polmoni è quella di distribuire l’aria e scambio
dei gas
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e
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Per apparato Endocrino s’intende un insieme di strutture ghiandolari e gruppi di cellule
caratterizzate dal fatto di produrre e immettere nel circolo sanguigno particolari
sostanze, gli ormoni, con il compito di regolare le funzioni di organi e tessuti per
garantire l’omeostasi dell’organismo.
Gli ormoni agiscono in maniera specifica su determinati organi chiamati organi
bersaglio.
Individuiamo 2 gruppi di ghiandole:
1) ghiandole ESOCRINE
2) ghiandole ENDOCRINE
Le ghiandole esocrine sono quelle che producono sostanze e le immettono in un
ambiente definito esterno, eso=fuori, le ghiandole endocrine producono sostanze e le
immettono in un ambiente definito dentro endro=dentro.
Le ghiandole endocrine producono sostanze che sono immesse nel sangue.
Le ghiandole esocrine immettono le sostanze verso l’esterno , ovvero cute e mucose,
oppure dentro cavità esempio stomaco.
Gli apparati (apparato gastro-enterico, l’apparato respiratorio), sono forniti di ghiandole
esocrine le quali immettono le proprie secrezioni (es: muco dell’apparato respiratorio)
all’interno delle cavità delle strutture respiratorie, che, pur essendo dentro il nostro
corpo, non sono considerate “interne” come il sangue.
Sia le ghiandole endocrine che le ghiandole esocrine, sono strutture costituite da cellule
che si sono specializzate e distaccate nel corso dell’evoluzione, dall’epidermide, tessuto
costituente la pelle e le mucose.
Alcune di queste cellule, specializzate come ghiandole, sono rimaste nel tessuto, pur
avendo la loro individualità, di pelle e di mucose, (tipo ghiandole sudoripare, ghiandole
sebacee della pelle, ghiandole mucose dell’apparato respiratorio ) altre invece si sono
staccate formando delle entità a sé.
Quando parliamo di ghiandole endocrine, intendiamo ghiandole che come origine
hanno l’epidermide.
Al momento del concepimento si forma una grande unica cellula di 46 cromosomi
chiamata TOTIPOTENTE e da questa cellula nascerà il Tutto.
Questa cellula Totipotente si duplica formando una morula, da qui le cellule
incominciano a distinguersi in 3 gruppi detti Foglietti, diversi tra loro, chiamati foglietti
embrionali così denominati:
-
endoderma
mesoderma
ectoderma
Dalla successiva trasformazione di questi 3 foglietti si andranno a costituire tutti i tessuti
dell’organismo e quindi tutti gli organi.
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Dall’ECTODERMA, parte più superficiale, si formano unicamente 2 tessuti: l’epiteliale e
il nervoso, ricordiamoci che il tessuto epiteliale e il tessuto nervoso hanno un’origine
comune.
Il sistema endocrino ha una forte parentela con il sistema nervoso centrale, infatti questi
2 sistemi riescono a comunicare tra loro.
Negli ultimi decenni, si è notato che questa comunicazione si estende anche al sistema
immunitario.
Si chiamano sistemi in quanto, come tali, si presuppone una comunicazione.
Se osserviamo i linfociti, (sistema immunitario) possiamo vedere che hanno dei recettori
specifici per ormoni.
L’ormone della colicistochinina serve per stimolare la cistifellea a produrre bile.
La colicistochinina è presente anche a livello del sistema nervoso centrale.
In più abbiamo dei neuroni sensibili alla colicistochinina e questi sono quelli del circuito
fame e sazietà presente nell’ipotalamo.
Uno dei meccanismi di regolazione del centro di sazietà è proprio l’aumento di
colicistochinina, se la quantità di cibo presente è sufficiente, questo manderà il
messaggio al centro di sazietà.
-
Il sistema nervoso dirige le nostre funzioni generalizzate, coordina, recepisce
gli stimoli dall’esterno, è sensibile alla luce, temperatura, suoni .
-
Il sistema immunitario difende, è sensibile al mondo esterno, rappresentato
da un mondo microscopico, coordina una serie di funzioni difensive o
comunque di relazione tra il mondo individuale e il mondo esterno.
-
Il sistema endocrino, costituito da ghiandole che secernono sostanze dette
ormoni, è sensibile al mondo interno ed esterno, e come gli altri 2 sistemi,
gestisce una serie di nostre funzioni in modo specifico: quelle metaboliche.
Il sistema implica in sé un apparato di comunicazione, che comprende una
comunicazione, una ricezione nei confronti dell’ambiente circostante, e la gestione di
più sistemi.
Un altro esempio d’intercomunicazione di q uesti tre sistemi è il seguente:
Esempio:quando una donna ha partorito ha la montata lattea, indotta dall’aumento di un
ormone, un prodotto dal sistema endocrino, che si chiama Prolattina.
La prolattina aumenta nel sangue, e va ad agisce sulla mammella, facendola
aumentare di volume e inducendo la ghiandola mammaria a produrre latte.
Questo aumento di prolattina, agisce anche a livello del sistema nervoso centrale,
perché, si dice, che funge da NEURO-MEDIATORE, cioè perifericamente ha come
bersaglio la mammella, invece a livello del sistema nervoso centrale, stimola alcune
aree celebrali che sono legati ad alcuni particolari stati dell’umore, quali la depressione.
La prolattina da una parte deprime la donna e dall’altra fa aumentare la produzione di
latte alla mammella.
Quindi è un ormone che ha anche una funzione a livello del sistema nervoso centrale .
La giustificazione a tutto questo, e dato dal fatto che la depressione post-partum è
assolutamente fina lizzata al fatto che la donna elimini gli stimoli esterni e si concentri
totalmente nei confronti del bambino, in quanto immaturo ha bisognoso di una totale
attenzione.
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La depressione è una concentrazione d’energia di tipo psichico, e questo determina che
l’attenzione della donna si rivolta solo sul bambino così che inizi ad allattarlo.
La fase più difficile dell’allattamento, è proprio quella iniziale, in quanto è necessario
che, sia madre e bambino, si adattino e si abituino, ma soprattutto il bambino deve
riuscire a coordinare respiro e suzione.
Così la depressione, in questo caso, ha una sua finalità, inoltre vediamo come una sola
sostanza , lavori su 2 linee apparentemente diverse, ma finalizzate ad uno stesso
obiettivo.
Quando abbiamo un’infezione, durante uno stato febbrile, ci sentiamo stanchi, spossati,
desiderosi di andare a letto a dormire, in questo caso, sembra che siano degli ormoni
che da una parte fanno aumentare la temperatura corporea e dall’altra parte inducano
sonnolenza, calo del tono dell’umore a livello del sistema nervoso centrale.
Tutto questo perché, se noi stiamo combattendo una lotta in periferia, non dobbiamo
andare a ballare e sprecare energie.
Sembra che gli ormoni sessuali femminili, in modo particolare gli estrogeni e i
progesteroni, riducano, in modo particolare, una certa linea difensiva del sistema
immunitario.
In modo particolare quella dei linfociti T; questo perché nella donna in gravidanza , una
parte del sistema immunitario deve rimanere tranquillo altrimenti, se fosse
completamente attivo, farebbe espellere la cellula fecondata, considerata corpo
estraneo.
Inoltre possiamo vedere il circuito ipotalamo-ipofisi che mette in moto la Tiroide.
L’ipofisi comunica alla tiroide che si è mangiato e che in periferia abbiamo una grande
energia, a questo punto lo tiroide si attiverà e metterà in moto il metabolismo basale
(produzione energia generale sistemica dell’organismo).
Da questo si evince una comunicazione tra il sistema endocrino (che ha funzioni di
regolare organi, tessuti e cellule da un punto di vista metabolico) e il sistema nervoso
centrale.
È come se questo scambio informativo servisse a modellare il nostro comportamento su
funzioni e necessità metaboliche e viceversa, con le funzioni metaboliche che servono
di sostegno al nostro stato psico – fisico.
Abbiamo una moltitudine di comunicazioni che sono alla base del nostro vivere, e fanno
in modo che noi costantemente ci mettiamo in relazione con il mondo circostante,
qualsiasi esso sia, in maniera spesso inconsapevole.
Questi 3 sistemi riorganizzano il nostro equilibrio interiore, mettendo insieme tutto,
come stato d’umore, comportamento, sistema endocrino, sistema immunitario, funzioni
viscerali
..siamo una grande unità!!!!
Tutta questa rete di comunicazione ha il compito di mantenere l’OMEOSTASI.
L’omeostasi è l’equilibrio; ma l’equilibrio nella vita è costantemente messo in
discussione, in quanto noi non siamo mai in equilibrio stabile.
Tutti i nostri meccanismi sono costantemente in mutazione, a secondo dei vari stimoli
interni ed esterni.
L’omeostasi è l’adattamento. In altre parole è l’equilibrio in adattamento.
Io mi devo continuamente adattare ai mutamenti delle circostanze interne ed esterne,
per tanto più sono in equilibrio, più riesco ad adattarmi.
Vediamo come fattori esterni, quali, luce, buio, temperatura, possano creare
internamente oscillazioni di pressorie, variazione di battiti cardiaci
.
Quindi, noi senza avvedercene, siamo in costante adattamento, cambiando i parametri
fisiologici; questa è l’omeostasi, il concetto d’equilibrio.
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L’equilibrio non è qualcosa di fisso e immutabile, ma è mutamento e trasformazione.
I cinesi soste ngono questo, quando parlano d’oscillazione costante tra poli di tipo yin e
di tipo yang.
La vita si manifesta tra lo yin e lo yang, e non può essere né yin né yang, ma un
continuo trasformarsi.
Nei 5 movimenti, le ghiandole endocrine non sono previste come attribuzione d’organi e
visceri.
I cinesi in MTC affermano che nei 5 movimenti i 5 organi sono ciò che consentono ad
un individuo di vivere una vita di relazioni in uno spazio.
I cinesi individuano anche dei visceri curiosi; alcuni autori moderni sostengono che sia
possibile attribuire a questi visceri funzioni di tipo endocrino.
Il pensiero cinese, sostiene che c’è la struttura e poi c’è qualcosa che ci collega; questo
collegamento, sono i visceri curiosi, che sono pieni d’energia ANCESTRALE (energia
antica, profonda, che si lega al cielo anteriore, un’energia ovunque distribuita e tutta
interconnettente), visceri a cui è possibile attribuire a nche funzioni endocrine.
I 5 organi dei 5 movimenti, sono organi che ci consentono di mangiare, nutrirci, di
eliminare le scorie, di respirare, di avere una coscienza
.
Tutto questo è interconnesso molto probabilmente a questa ANCESTRALITA’, da
questa curiosità, che non è la curiosità come la intendiamo noi, ma la MERAVIGLIA,
infatti parlano di organi meravigliosi.
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Gli ORMONI, sono sostanze prodotte dalle ghiandole endocrine.
Una volta, immessi nel sangue, portano un messaggio specifico per quel tipo d’organo
o quel tipo di tessuto o per quella certa funzione cellulare.
Gli ormoni sono sostanze, messaggi specifici.
La specificità esiste in quanto, sull’organo, sulle cellule , o sui tessuti esistono dei
recettori specifici che legano quell’ormone.
(Recettore cioè proteina di una determinata forma, presente sulla membrana cellulare.)
Nel momento in cui le cellule, di quel dato organo, hanno un recettore che s’incastra
perfettamente con l’ormone, questo si attacca, se così non fosse l’ormone non si
attaccherebbe.
Questa è la SPECIFICITA’.
Gli ormoni si dirigono verso gli organi chiamati bersaglio.
L’ormone entra nel sangue che provvede a condurre, veicolare l’ormone, ovunque
nell’organismo e, a seconda delle cellule che l’ormone incontra e dei recettori che
incontra, diventa EFFETTORE, cioè porta tore di un messaggio.
Ogni ormone ha un messaggio specifico per ogni organo bersaglio, a cui farà svolgere
un’attività specifica.
Gli ormoni poi, essendo dei messaggeri, devono avere una vita che duri per tutto il
tempo del loro compito; devono arrivare nel sangue, arrivare all’organo bersaglio e
quindi una volta che hanno portato il messaggio il loro compito è finito.
Quando hanno terminato il loro compito, sono trasportati dal sang ue agli organi
EMUNTORI, dove saranno metabolizzati.
La vita dell’ormone, varia da ormone ad ormone, in genere è di 20 minuti.
Le ghiandole endocrine devono sapere, quando produrre i loro ormoni, per questo ci
sono 2 tipi di meccanismi.
Ci sono delle ghiandole endocrine, in grado d’essere sensibili ad alcuni parametri vitali,
e a seconda della variazione di questi parametri, queste ghiandole producono il loro
ormone: sono dette ghiandole autoregolatrici
Altre invece, sono inserite in un circuito apparentemente più complesso, di stimolo l’una
sull’altra: il circuito a cascata.
Questo circuito a cascata rappresenta il meccanismo d’autoregolazione della
produzione di alcuni ormoni.
I 2 gruppi di ghiandole sono:
1) ghiandole sensibili di per sé, cioè autonome
2) ghiandole inserite in un meccanismo più vasto di regolazione, dove
sono inserite più ghiandole endocrine
Nel secondo gruppo, dove sono inserite più ghiandole endocrine , il generale è
rappresentato dall’IPOFISI.
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L’ipofisi è a sua volta regolata da un’altra struttura che si chiama IPOTALAMO.
L’ipofisi è una ghiandola molto piccola che abbiamo dietro il naso, appoggia sulla sella
turcica, ed è in collegamento con una piccola parte del sistema nervoso centrale
chiamata IPOTALAMO.
L’IPOTALAMO è una parte un po’ “strana” del sistema nervoso, anatomicamente è
testimone della relazione tra sistema nervoso e sistema endocrino.
L’ipotalamo è fatto da neuroni, cellule del sistema nervoso con le loro caratteristiche e i
loro comportamenti, che comunicano tra di loro attraverso messaggi chimico-elettrici.
Inoltre una parte dell’ipotalamo è di tipo endocrino, ovvero produce ormoni (questa è
l’unica parte del sistema nervoso che svolge questo compito).
L’ipotalamo è il gestore della vita NEUROVEGETATIVA, in senso generale.
Quindi all’ipotalamo convergono stimoli neurovegetativi, che gli permettono di gestire la
vita neurovegetativa; esempio: abbiamo un meccanismo termoregolatore, un
meccanismo che gestisce la fame e la sazietà, etc
L’ipotalamo è in connessione con l’IPOFISI.
Tutto l’apparato endocrino ha fondamentalmente la funzione di regolarizzare un
metabolismo, quindi, è inevitabile che una parte del sistema nervoso, che regola il
sistema neurovegetativo , sia interconnesso con un sistema endocrino che regola
l’aspetto metabolico.
L’aspetto metabolico in senso generale è rappresentato dalla produzione d’energia,
sintesi di sostanze fatte dalle cellule, eliminazione di sostanze di rifiuto.
È il sistema endocrino che controlla un po’ gli stati metabolici in senso generale,
ovviamente deve essere anche coordinato con quella parte del sistema nervoso che lo
fa funzionare, in altre parole, l’aspetto neurovegetativo.
Ecco che noi abbiamo l’ipofisi, che appoggia sulla sella turcica, che è in connessione
con l’ipotalamo.
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L’IPOFISI va distinta in 2 parti.
La parte anteriore dell’ipofisi e la parte posteriore.
La parte anteriore si chiama ADENOIPOFISI e la parte posteriore si chiama
NEUROIPOFISI.
La NEUROIPOFISI è direttamente collegata con l’IP OTALAMO in senso nervoso, in
quanto l’ipotalamo produce degli ormoni e li va ad immettere direttamente nella
neuroipofisi attraverso il prolungamento di cellule ipotalamiche.
L’ipotalamo immette questi ormoni nella neuroipofisi come se fosse un deposito, la
neuroipofisi ha funzione di magazzino per gli ormoni che produce l’ipotalamo.
L’ADENOIPOFISI, adeno=ghiandola, invece produce lei stessa degli ormoni, questa
produzione , però avviene in quanto è collegata all’ipotalamo, da una fitta rete di capillari
sanguigni attraverso i quali l’ipotalamo stimola l’adenoipofisi a produrre ormoni.
L’ipotalamo funge da attivatore dell’adenoipofisi.
L’adenoipofisi, sotto lo stimolo ipotalamico di tipo biochimico, ormonale, produce gli
ormoni.
La neuroipofisi, è collegata direttamente all’ipotalamo attraverso il prolungamento delle
cellule ipotalamiche e non ha funzioni produttrici ma solo di magazzino , l’adenoipofisi,
invece ha funzioni di produzione degli ormoni.
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L’ipotalamo produce degli ormoni e li immette nella neuroipofisi, gli ormoni che produce
sono 2:
1) A D H = anti diuretic hormon
2) Ossitocina
A secondo della situazione dell’organismo, l’ipotalamo che è il gestore della vita
neurovegetativa, dice alla neuroipofisi di liberare un ormone o l’altro.
Viene liberato l’ormone ADH per ridurre la quantità di urine emesse, questo può
avvenire quando siamo disidratati perché introduciamo pochi liquidi, oppure quando
sudiamo molto (estate), oppure durante una forte diarrea, oppure durante una
emorragia.
L’ormone antidiuretico, interviene là dove vi sia necessità di trattenere acqua, per tanto
non sempre, ma quando c’è necessità.
Quando si verificano questi casi, l’ipotalamo avvisa la neuroipofisi e gli ordina di liberare
la ADH.
L’ipotalamo sente questa carenza di liquidi e dà questo comando.
La neuroipofisi, ricevuto questo comando libera l’ADH nel sangue che avrà come
organo bersaglio il Rene.
L’ipotalamo si accorge che c’è un calo di liquido, e di conseguenza che il nostro
organismo ha bisogno dell’ormone dell’ADH.
L’ipotalamo è sensibile alla concentrazione di LIQUOR (liquido cefalo rachidiale), in
quanto è il liquido che troviamo nella scatola cranica, ed in cui il nostro cervello
galleggia.
I cinesi dicono che i midolli sono un’acqua ricca di fuoco e sono originati dal rene.
Questo LIQUOR, è in relazione allo stato di idratazione generale, la perdita di liquido fa
calare anche il liquor.
L’altro ormone prodotto dall’ipotalamo è l’ossitocina.
L’ossitocina, detta anche vasopressina, è somministrata durante il travaglio, in quanto
fa contrarre l’utero per espellere il feto.
Gli organi bersaglio della ossitocina sono 2:
-
utero
-
mammelle
A livello dell’utero, ne permette la contrazione per espulsione del feto, e durante il ciclo
mestruale, permette l’espulsione dell’endometrio.
Dall’altra parte, l’ossitocina lavora anche sulla mammella e fa contrarre i DOTTI
GALATTOFORI per far uscire il latte, durante l’allattamento.
La prolattina prepara la mammella nella produzione del latte, l’ossitocina fa in modo che
i dotti, dove si raccoglie il latte, contraendosi facciano uscire il latte.
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Questi 2 ormoni non hanno la necessità di essere immessi in continuazione nel sangue,
ma solo in specifiche situazioni visto la loro funzione specifica.
L’adenoipofisi, che si trova nella parte anteriore, produce lei stessa ormoni, ma per fare
questo ha sempre bisogno che l‘ipotalamo la stimoli; questi stimoli si chiamano
RELEASE FACTOR, e vengono inviati uno per ogni ormone che l’adenoipofisi deve
produrre.
Secondo le varie situazioni dell’organismo, l’ipotalamo stimola l’adenoipofisi a produrre
un determinato ormone che, immesso nel sangue, raggiungerà l’organo bersaglio.
Se l’ipotalamo sente la necessità di avere degli ormoni prodotti dalle surrenali, stimola
l’adenoipofisi, attraverso uno specifico release infactor, a produrre ACTH, quest’ormone
ha come organo bersaglio il surrene, che produrrà, a sua volta, i suoi specifici ormoni, i
glicocorticoidi.
A questo punto avremo nel sangue la presenza glicocorticoidi che segnaleranno
all’ipotalamo di aver raggiunto la quantità adeguata, in modo che l’ipotalamo smetta di
stimolare l’adenoipofisi.
Questo circuito, in cui sono inserite delle ghiandole, è chiamato di regolazione, ovvero
FEED BACK NEGATIVO.
FEED BACK= ritorno
Si dice negativo in quanto limita la produzione d’alcuni specifici ormoni in periferia,
agendo a monte della struttura iniziale che, ha stimolato la loro produzione.
Si tratta di un meccanismo semplice ma estremamente ingegnoso che regolarizza la
produzione d’ormoni.
In questo caso i glicocorticoidi sono a livello fisiologico, quindi si deve comunicare
all’ipotalamo di ridurne la produzione, perché questo sia possibile, l’ipotalamo avrà dei
recettori specifici per gli ormoni che gli porteranno tale messaggio.
L’ipotalamo è a sua volta sensibile, tramite ricettori specifici, per ogni ormone che
induce alla sintesi, altrimenti non percepirebbe la loro presenza, nel sangue.
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I FEED BACK sono fondamentalmente 3:
IPOTALAMO
IPOFISI
IPOTALAMO
feed
back
SURRENE
ORGANI
BERSAGLIO
IPOFISI
TIROIDE
ORGANI
BERSAGLIO
IPOTALAMO
feed
back
feed
IPOFISI
back
GONADI
(ovaie e testicoli)
ORGANI
BERSAGLIO
Per ogni circuito, l’ipotalamo libera un release infactor e l’adenoipofisi produce un
ormone specifico.
L’adenoipofisi produce, indipendentemente dall’ipotalamo, in maniera autonoma, degli
ormoni che sono fondamentalmente 2:
-
PROLATINA (PRL)
-
ORMONE DELL’ACCRESCIMENTO (GH)
La prolattina, ha come organo bersaglio, la mammella e fa aumentare la produzione di
latte ed è importante per il buon funzionamento delle gonadi.
Ci possono essere casi di donne con squilibri mestruali a causa di un eccesso di
prolattina.
L’ormone dell’accrescimento è attivo nella fase di crescita e il suo organo bersaglio, è
tutto l’organismo, infatti, lavora su tutte le cellule facendole accrescere, stimolandone la
duplicazione.
Questo ormone andrà ad aumentare il catabolismo dei lipidi e dei glucidi, farà in modo
che le sostanze nutritive vengano ad essere maggiormente bruciate e stimolerà
l’anabolismo, la sintesi di proteine.
Fa produrre più energia in modo che le cellule e i tessuti si accrescano.
Una volta, terminato il periodo dell’accrescimento, durante la fase adulta, quest’ormone
controlla che i tessuti, che hanno un elevato turn-over, ossia le cellule che cambiano
continuamente, si mantengano entro un certo limite, così da mantenere armoniose le
forme corporee.
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La TIROIDE appoggia sulla trachea.
Sopra la trachea sono visibili 4 ghiandoline che non fanno parte della tiroide, ma sono
appoggiate ai lobi superiori e si chiamano PARATIROIDI; (paratiroidi in quanto sono
intorno alla tiroide) non fanno parte della tiroide, ma sono ghiandole a sé.
Le paratiroidi producono PARATORMONE.
Sono sensibili alla quantità di calcio presene nel sangue, perciò quando il calcio nel
sangue diminuisce, le paratiroidi producono il paratormone.
Il paratormone ha come organo bersaglio le ossa, dove richiamerà il calcio stimolando
gli osteoclasti, i quali produrranno calcio togliendolo dalle ossa, depositandolo nel
sangue.
Il calcio è fondamentale per una serie di funzioni, tra cui la contrazione
muscolare, contrazione cardiaca, coagulazione
L’organismo non si può permettere di rimanere a corto di calcio, perciò queste
ghiandole hanno il compito di riportare l’equilibrio del calcio a livello ematico.
Il paratormone fa in modo che si limiti, a livello renale, la perdita di calcio, e a livello
intestinale , fa in modo che ci sia un maggior assorbimento.
Con questi 3 meccanismi, fa aumentare il livello di calcio nel sangue, e quando questo
è ritornato ai livelli fisiologici, le paratiroidi smettono di produrre il paratormone.
Il contraltare delle paratiroidi, sono delle cellule, non si tratta di vere e proprie ghiandole
ma sono quasi delle ghiandole unicellulari che sono chiamate CELLULE C, frammiste
all’interno della tiroide.
La tiroide è costituita da una serie di cellule che producono il loro ormone, gli ormoni
tiroidei, tra queste cellule ci sono anche queste cellule C sparse qua e là, che
producono un ormone chiamato CALCITONINA.
La calcitonina gioca insieme al paratormone.
Queste cellule C, quando la quantità di calcio aumenta nel sangue, e loro sono
direttamente sensibili a questo aumento, producono la calcitonina che fa in modo che
questo eccesso di calcio vada a depositarsi a livello osseo.
La calcitonina, in caso d’eccesso di calcio nel sangue, riporta l’equilibrio facendo in
modo che la quantità di calcio in eccesso vada a depositarsi a livello osseo, invece il
paratormone fa esattamente il contrario, nel momento in cui il calcio diminuisce nel
sangue lo va a prendere dalle ossa.
Per tanto la quota fisiologica di calcio nel sangue è legata all’azione combinata di questi
2 ormoni.
La tiroide è legata al circuito ipotalamico, ipofisi.
Attraverso lo stimolo da parte dell’ipofisi, di un ormone ipofisario, che è il TSH, la tiroide
produce 2 ormoni fondamentali che sono:
-
T3
-
T4
Questi ormoni, nella loro struttura, hanno delle molecole di IODIO, la tiroide in assenza
di iodio, non può produrre questi ormoni e in questo caso ci potrebbe essere una
situazione d’ipotiroidismo.
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Il T3 e il T4 regolano il metabolismo basale, la produzione di calore, e regolano il
consumo dell’ossigeno.
metabolismo=produzione di energia - basale= per il mantenimento della vita.
Metabolismo basale è il metabolismo che consente la vita in uno stato di non
azione (si definisce metabolismo basale l’energia necessaria per mantenere
l’attività funzionale minima dell’organismo, in condizioni di massimo riposo fisico
e mentale).
Il bersaglio specifico del T3 e del T4 sono le cellule e più precisamente i mitocondri (i
mitocondri producono energia).
Il T3 e il T4 sembra che siano fondamentali nello sviluppo intra uterino, in modo
particolare per lo sviluppo del sistema nervoso centrale.
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Il TIMO contiene i linfociti detti T, timici, quando questi escono dal midollo emopoietico,
prima di andare nel sangue, il timo li accoglie per un po’ di tempo provocando la loro
maturazione.
Perché si dice che il timo è una ghiandola endocrina?
Perché produce degli ormoni, delle sostanze che immesse nel sangue hanno funzione
di mantenere in buono stato i linfociti in circolo, produce linfochine .
Il timo è particolarmente innervato, quindi in stretta relazione con il sistema nervoso
centrale, e sembra che nella sua produzione ormonale, intervengano anche stimoli di
tipo nervoso.
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Il PANCREAS è diviso in 2 parti:
1. una parte endocrina
2. una parte esocrina
La parte esocrina produce gli enzimi digestivi ed è costituita dalla testa e dal corpo,
mentre la coda del pancreas è la parte endocrina che produce gli ormoni.
Anche il pancreas è una ghiandola a sé, non è inserita nel circuito con l’ipofisi, e
produce ormoni in modo autonomo.
Il pancreas produce fondamentalmente 3 tipi d’ormoni:
•
•
•
somatostatina
insulina
glucagone
L’insulina lavora sugli zuccheri.
Il pancreas è sensibile alla quantità di zucchero nel sangue, della glicemia, e secondo il
livello, libera o insulina o glucagone.
Quando abbiamo un aumento della glicemia, avremo una liberazione d’insulina.
L’insulina fa in modo che in alcuni tessuti vi sia l’ingresso di zucchero, tipo tessuto
adiposo, e fegato, in cui senza insulina lo zucchero tenderebbe a non entrare nelle
cellule.
Dipende sempre dalla quantità di zucchero che abbiamo in circolo, in quanto
principalmente lo zucchero viene bruciato, ma in caso di eccesso di zucchero,
soprattutto nel tessuto adiposo, questo di trasforma in grasso.
Noi avremo il picco massimo dell’insulina dopo il pranzo; il pancreas sente che sta
aumentando lo zucchero, libera l’insulina, quindi si avrà un picco, un iperinsulinismo, lo
zucchero entra nelle cellule e per tanto diminuisce.
Invece ci sarà una diminuzione massima dell’insulina durante la notte e durante un
pasto e l’altro; infatti, a metà pomeriggio abbiamo un calo degli zuccheri.
A questo punto il pancreas sente la diminuzione degli zuccheri e libera il glucagone,
che, soprattutto a livello ematico, libera un po’ di zucchero accumulato nel fegato.
Quando poi noi introduciamo ancora zucchero, una parte di questo si trasforma in
glicogeno e andrà di nuovo ad accumularsi nel fegato.
Il glucagone sarà presente durante la notte e durante le fasi interprandiali (tra un pasto
e l’altro).
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Altre ghiandole sono le SURRENALI, che si trovano sopra il rene, precisamente sopra i
poli superiori del rene.
Le ghiandole surrenali sono piuttosto curiose, infatti, aprendole, si può notare che c’è
una parte distinta centrale e una distinta periferica.
La ghiandola vera e propria, è la parte corticale, mentre quella centrale sembra essere
un GANGLIO, ossia un accumulo di neuroni, inglobato, nel corso dell’evoluzione,
all’interno di questa ghiandola, diventando lui stesso una ghiandola, pur nascendo, con
il sistema nervoso.
Queste 2 parti producono ormoni diversi e sono in relazione con il sistema nervoso in
maniera diversa.
La parte centrale è direttamente innervata ad opera, di nervi ipotalamici e produce 2 tipi
di sostanze che sono:
•
adrenalina
•
noradrenalina
Queste due sostanze, le troviamo normalmente a livello del sistema nervoso centrale,
mentre qui sono prodotte da una ghiandola in periferia.
L’adrenalina e la noradrenalina, sono delle sostanze che stimolano, sono degli
ansiogeni, questa funzione è svolta a livello del sistema nervoso centrale, invece a
livello periferico, (a livello delle surrenali) l’adrenalina e la noradrenalina lavorano sul
sistema cardiovascolare, aumentano la frequenza cardiaca (fanno battere il cuore più
velocemente), inducendo un vaso costrizione (un restringimento) in alcuni tessuti, quali
la cute, intestini, apparato urinario; e una vasodilatazione a livello di cervello, cuore,
muscoli.
Gli ormoni prodotti dalla ghiandola surrenale, sono i così detti ormoni dello stress.
E’ curioso osservare come queste 2 sostanze, hanno funzioni diverse, quando sono
presenti a livello centrale , e periferico.
Quando sono presenti a livello periferico, e quindi prodotte dalle ghiandole surrenali,
hanno funzione sul cuore e sui vasi; mentre a livello centrale inducono ad un certo tipo
d’atteggiamento, di stato dell’umore, uno stato d’allerta.
La parte corticale delle surrenali, produce 3 tipi d’ormoni che sono:
•
glicocorticoidi
•
mineral-corticoidi
•
steroidi sessuali
I glicocorticoidi, sono degli ormoni alquanto interessanti, in quanto, dal loro studio, si è
creato il cortisone.
I glicocorticoidi hanno fondamentalmente 3 funzioni:
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•
•
•
lavorano sul metabolismo energetico, sia zuccheri e grassi
fanno in modo di aumentare gli zuccheri e grassi quando questi sono in
calo
lavorano insieme al glucagone (il glucagone lavora solo sullo zucchero).
I glicocorticoidi nell’arco delle 24 ore hanno un ciclo d’aumento e di diminuzione;
saranno alti nelle prime ore del mattino, e del pomeriggio.
I glicocorticoidi hanno inoltre una funzione antinfiammatoria, da qui la nascita del
cortisone, e poi hanno una funzione immunosoppresiva, in altre parole riducono
l’efficacia del sistema immunitario.
A livello di alcune zone del sistema nervoso centrale, precisamente nell’ippocampo, si
sono scoperti dei recettori per questi glicocorticoidi.
Sembra che quando i glicocorticoidi aumentano nelle prime ore del mattino, questi,
vanno a lavorare su questa zona celebrale inducendo al risveglio.
I glicocorticoidi hanno anche quest’azione d’aumento del tono generale, della veglia,
infatti, chi fa una cura un po’ lunga di cortisone, può avere disturbi del sonno, avere
ansia.
Se, noi introduciamo cortisone dall’esterno , la ghiandola surrenale produrrà meno
glicocorticoidi.
Sia, i glicocorticoidi, sia i mineralcorticoidi, sono inseriti nel circuito di feed back
ipofisario.
I mineralcorticoidi hanno come organo bersaglio il rene, e lavorano in sinergia con
l’ormone anti diuretico, ADH.
Il nome stesso, mineral, sta a significare che ci sono dei minerali.
L’ormone anti diuretico va dal rene dicendogli di trattenere acqua, il mineralcorticoide va
dal rene e gli dice di trattenere sodio, (il sodio viene in parte eliminato con le urine) se il
rene trattiene sodio ecco che insieme trattiene anche un po’ d’acqua, in quanto il sodio
ama particolarmente l’acqua.
Perché i mineralcorticoidi lavorano insieme alla ADH???
Perché quando noi perdiamo acqua, perdiamo anche mi nerali, quindi serve tenere sotto
controllo sia acqua sia i minerali.
Il terzo gruppo sono gli steroidi sessuali, si tratta soprattutto di ormoni sessuali maschili,
sia nelle donne che negli uomini.
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Le GONADI E TESTICOLI, producono sotto lo stimolo ipofisario i seguenti ormoni:
•
•
Le gonadi producono gli estrogeni e progesterone
I testicoli producono il testosterone.
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Lo stress indica una variazione del mondo circostante, dell’ambiente, a cui noi
dobbiamo adeguarci, quindi il termine stress è la variazione dell’ambiente che induce un
adeguamento in un organismo.
L’adeguamento a quella variazione dell’ambiente circostante, è definito risposta
d’adattamento.
La risposta d’adattamento è costituita da un meccanismo sempre un po’ simile a se
stesso, che, a secondo delle diverse variazioni dell’ambiente circostante , implica il
coinvolgimento del sistema nervoso, delle ghiandole surrenali e in parte anche del
sistema immunitario.
Le variazioni dell’ambiente circostante, a cui dobbiamo adeguarci, sono il cambio di
stagione, di temperatura, incontrare una persona particolarmente antipatica
Il meccanismo fisiologico si chiama STRESS.
Noi dobbiamo entrare in questa fase particolare, adattarci, dopo di che, la risposta
d’adattamento giunge a termine.
Tutto questo diventa fonte di patologia, quando il meccanismo non si esaurisce, ossia
quando non riusciamo ad arrivare ad una situazione di adattamento rispetto alle diverse
variazioni dell’ambiente circostante.
Esempio: siamo di fronte al leone inferocito .
Chi avverte questa situazione inducendo alla risposta d’adattamento??
L’IPOTALAMO.
L’ipotalamo, fa parte del sistema nervoso centrale, ma non è connesso alla coscienza.
L’ipotalamo è in relazione con una parte del sistema nervoso centrale detto
RINENCEFALICO, che sembra essere l’elaboratore degli aspetti emotivi; a questo
punto, l’ipotalamo, qualsiasi sia la variazione dell’ambiente circostante, è avvertito da
un’emozione particolare che è la Paura.
L’ipotalamo avverte questa variazione e si comporta sia, come struttura nervosa, che
come endocrina.
A livello nervoso, fa quello che è il suo compito ovvero, gestire la vita neurovegetativa,
quindi andrà a lavorare su questo sistema.
In questo caso, con il leone inferocito, l’ipotalamo avrà una funzione di regolazione della
periferia, mette ndo a tacere alcune funzioni viscerali, che in quel momento non sono
assolutamente finalizzate all’adattamento.
L’adattamento di fronte ad un leone inferocito è, o scappo o lo affronto.
In una o nell’altra situazione, l’apparato gastroenterico e urinario sono messi a tacere
direttamente dell’ipotalamo.
Quindi se devo scappare o affrontare, quello che mi serve pronto e scattante, sarà
l’apparato muscolare, perché questo sia possibile, l’apparato ha bisogno d’energia e
quindi di maggior sangue.
Per avere questo, dovremmo avere una maggior frequenza cardiaca e quindi una
vasodilatazione.
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Quindi scatterà un meccanismo che farà aumentare la frequenza cardiaca, ci sarà un
aumento della vasodilatazione a livello muscolare, del sistema nervoso centrale, e delle
coronarie.
Per avere più sangue in queste zone, ci sarà una vasocostrizione perife rica a livello
della cute e di tutti i visceri addominali.
Questa vasocostrizione periferica, porta ad avere un aumento della pressione arteriosa
che permetterà un aumento di sangue al cervello.
Quando noi siamo in uno stato dall’erta dal punto di vista cardiovascolare, possiamo
muoverci facilmente, avere un sistema nervoso centrale sveglio, con un conseguente
aumento dello stato di veglia, un calo della fame e del desiderio sessuale,
un’attivazione degli schemi motori e degli schemi sensoriali.
Se noi abbiamo più sangue in questi settori, avremo anche più energia, e a questo
punto, ci saranno più zuccheri e più grassi che sono stati attivati dagli ormoni.
Poi ci servirà più ossigeno che sarà ottenuto aumentando la frequenza respiratoria.
Questo meccanismo dall’erta, dovrà durare per il tempo che noi compiamo una scelta , e
quindi ci adattiamo, ma nel momento in cui ci siamo adattati, tutto terminerà e ritornerà
alla normalità.
Se questo stato fisico rimane attivo, a livello patologico, possono esserci delle
problematiche e precisamente: problemi a livello cardiovascolare, oppure, perdita di
funzioni ritmiche (apparato gastroenterico che inizia ad avere problemi di tipo digestivo,
perdita del ritmo sonno -veglia, alterazione della fame e della sazietà, alterazione della
libido .) e infine alterazioni a livello metabolico (le fasi di stress, paura, inducono ad
un’iperglicemia, aumento degli zuccheri nel sangue).
Finita la fase di risposta all’adattamento, si cade in depressione fisiologica, che
consente al fisico il recupero delle energie perse durante la fase d’ansia in cui si é
consumato un elevato quantitativo di energie.
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L’ipotalamo come sistema nervoso è direttamente in connessione con tutta la parte
corticale (corteccia celebrale) e fa in modo che si attivino i comportamenti (aumento
della veglia, calo libido, del sonno .aumento stato d’ansia).
Per attivare l’aumento della frequenza cardiaca, la vasocostrizione, la vasodilatazione,
l’ipotalamo ha 2 possibilità:
1. una è di andare direttamente a lavorare attraverso le vie nervose su cuore
e vasi,
2. l’altra è quella di attivare l’adrenalina e la noradrenalina che si trovano
nella midollare del surrene.
Attraverso la via endocrina , sollecita l’ipofisi a liberare ACTH che va dalla corticale del
surrene che , a sua volta, libera i glicocorticoidi i quali, fanno aumentare la quantità di
zuccheri e grassi nel sangue riducendo infiammazioni e l’efficacia del sistema
immunitario (tutto questo affinché le energie siano tutte impegnate nella situazione di
allerta e non ci sia dello spreco).
L’ipotalamo lavora direttamente su cuore, vasi, e polmone.
L’ipotalamo, nelle donne , sempre attraverso l’ipofisi, può indurre al blocco della
funzione ovarica, in quanto anche in questo caso vi potrebbe essere uno spreco
d’energia.
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IPOTALAMO
CUORE
VASI
POLMONE
CORTECCIA
CELEBRALE
MIDOLLARE
SURRENE
(ADRENALINA)
IPOFISI
ATCH
OVAIE
CORTICALE
SURRENE
GLICOCORTICOIDI
RIDUCE ATTIVITA’
SISTEMA
IMMUNITARIO E
INFIAMMATORIO
AUMENTO
ZUCCHERI NEL
SANGUE
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IPOTALAMO
RELEASE FACTOR
ADH
OSSITOCINA
CRH
TRH GH/RH
NEUROIPOFISI
GN/RH
A D E N O I P OF I S I
(CONTENITORE)
RENE
UTERO-MAMMELLE
ACTH
TSH
GH
LH/FSH
CORTICALE
SURRENE
PRL
GLICOCORTICOIDI
MINERALCORTICOIDI
RENE
TIROIDE
OVAIE
MAMMELLA
FEED BACK
T3-T4
MITOCONDRI
TESTICOLI
OVAIE
FEED BACK
TESTOSTERONE
PROGESTERONE
ESTROGENO
FEED BACK
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PARATIROIDI
CELLULE C
PARATORMONE
CALCITONINA
CALCIO NEL
SANGUE
DEPOSITA
IL CALCIO
OSSA
OSSA
PANCREAS
SOMATOSTATINA
INSULINA
GLUCAGONE
VIGILA SULLE TAPPE
DIGESTIVE LIMITANDO LA
SECREZIONE DEGLI ENZIMI DIGESTIVI
SURRENALI
TIMO
PARTE CENTRALE
(DIRETTAMENTE STIMOLANTE
DA IPOTALAMO)
MATURA I
LINFOCITI T
ADRENALINA
NORADRENALINA
PRODUCE LINFOCHINE PER
IL MANTENIMENTO DEI LINFOCITI
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GHIANDOLE INSERITE IN
UN MECCANISMO DI
REGOLAZIONE
GHIANDOLE
AUTONOME
GHIANDOLE ENDOCRINE
PANCREAS
IPOTALAMO
PARATIROIDI
TIMO
IPOFISI
SURRENE
GONADI
TIROIDE
VITA 20
MINUTI
PRODUCONO ORMONI
CHE SONO VEICOLATI
DAL SANGUE
POI METABOLIZZATI
DA ORGANI
EMUNTORI
PORTANO MESSAGGI
SPECIFICI VERSO ORGANI
BERSAGLIO
(ormoni effettori)
ORGANI BERSAGLIO MUNITI DI
RECETTORI SPECIFICI PER LEGARE
ORMONE
(recettore fatto di proteina con forma
particolare presente su membrana
cellulare)
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REGOLA
SISTEMA
METABOLICO
SISTEMA
ENDOCRINO
PANCREAS
SURRENALI
TIMO
IPOTALAMO
TIROIDE
GONADI - TESTICOLI
IPOFISI
GHIANDOLE
ENDOCRINE
ESOCRINE
(DENTRO SANGUE)
(FUORI)
ORMONI
ORIGINE
TESSUTO
EPITELIALE
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Attraverso il Sistema Gastroenterico, riusciamo ad assumere cibo, digerirlo e ad
assimilarne gli elementi di cui abbiamo necessità per poi eliminare gli scarti.
Digerire vuol dire scindere molecole più grosse e complesse in molecole semplici e
costitutive, in altre parole svolgere una funzione di trasformazione.
Molti alimenti sono ingeriti in una forma che non può essere utilizzata dalle cellule,
affinché possano essere utilizzati, questi cibi devono essere modificati sia nella loro
composizione chimica, sia nel loro stato fisico.
Il cibo è una miscela di molecole complesse che il processo digestivo provvede a
trasformare in sostanze più semplici, per consentire il loro assorbimento attraverso la
parete intestinale.
L’apparato digerente, in definitiva, demolisce i materiali, assunti con l’alimentazione , in
modo che siano utilizzati dall’organismo per mantenere, rinnovare o costruire le sue
strutture.
Il cibo comincia ad essere lavorato nella bocca, grazie all’opera dei denti, della lingua e
delle ghiandole salivari; finisce nella faringe e poi, sospinto da continue contrazioni
(movimenti peristaltici), imbocca l’esofago e raggiunge lo stomaco dove si svolgono, i
processi digestivi più consistenti.
In riferimento ai 5 movimenti, la funzione digestiva, è attribuita alla terra con riferimento
agli organi milza -pancreas e stomaco; il grosso intestino, nella sua funzione
emuntoriale, è inserito nell’ambito del metallo; l’intestino tenue è situato nel fuoco
imperatore (cuore) in quanto il fuoco è discernimento, infatti come il cuore anche
l’intestino tenute svolge la funzione di discernere e di scegliere.
Successivamente allo stomaco, abbiamo il duodeno, dove sboccano i condotti di due
importanti ghiandole, il fegato e il pancreas, i cui succhi gastrici continuano l’opera di
trasformazione biochimica del cibo.
Poi troviamo l’intestino tenue, dove avviene l’assorbimento dei principi nutritivi contenuti
negli alimenti, funzione notevolmente amplificata dalla presenza, sulla mucosa che
tappezza il tubo intestinale, di minute estroflessioni, detti Villi Intestinali, che hanno il
compito di aumentare la superficie assorbente.
Infine, il materiale alimentare giunge nel grosso intestino, dove avviene un’ulteriore
scelta per poi eliminare gli scarti.
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Il processo digestivo comincia dalla bocca, dove gli alimenti sono triturati e frantumati
dai denti e bagnati dalla saliva, secreta dalle ghiandole salivari, che contiene sia enzimi
demolitivi come la Ptialina, sia sostanze lubrificanti.
Il cibo, una volta masticato e imbevuto di saliva, è deglutito ovvero spinto dalla lingua
verso la Faringe, dove la contrazione involontaria dei muscoli faringei, sospingono il
materiale i ngerito nell’Esofago.
Durante questa fase, interviene l’epiglottide, sottile membrana posta come una valvola
all’apertura della trachea, che chiudendosi impedisce che il cibo entri nelle vie
respiratorie.
Dall’esofago il cibo, trasformato in bolo (massa morbida e pastosa) è sospinto nello
stomaco, dove viene rimescolato e miscelato insieme ai succhi gastrici, secreti dalle
ghiandole che si trovano nello spessore della parete gastrica.
Il succo gastrico è formato da enzimi, come la Pepsina e acido cloridrico, in grado di
degradare le molecole proteiche giunte nello stomaco.
Il bolo alimentare, una volta che è completamente mescolato con i succhi gastrici,
passa nel duodeno sotto forma di chimo (massa fluida e vischiosa).
Qui i succhi pancreatici, biliari e intestinali proseguono l’opera digestiva.
Il pancreas secerne il succo pancreatico ricco d’enzimi come la tripsina, le lipasi, e le
amilasi, che attaccano le proteine, i lipidi e i carboidrati.
Nella demolizione degli alimenti un ruolo importante è svolto dalla bile che è liberata
dalla cistifellea; i suoi componenti sono fondamentali perché servono ad emulsionare i
grassi, favorendone l’assorbimento e a rendere solubile il colesterolo.
Dopo di che, il chimo passa nell’intestino tenue dove subisce continue trasformazioni e
processi d’assorbimento attraverso i villi intestinali.
Infine , quello che rimane del cibo elaborato, giunge nel grosso intestino dove subisce
una successiva fase di riassorbimento per quanto riguarda l’acqua e i Sali minerali.
Il grosso intestino è abitato da una ricca flora batterica che produce sostanze
utili, come le vitamine del complesso B e K.
Alla fine, il materiale non assorbito è sospinto verso il retto ed eliminato attraverso le
feci.
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BOCCA: la prima parte del sistema digerente è costituito dalla bocca che è chiusa
all’esterno da 2 pliche mucose che sono le labbra; nella cavità orale abbiamo denti,
gengive, lingua, palato, mandibola e l’epiglottide.
La cavità è rivestita da mucosa nella quale sono presenti gli sbocchi delle ghiandole
salivari (laterali e sotto la lingua).
La funzione della bocca è quella di introdurre il cibo e di iniziare la digestione attraverso
la triturazione e lo spezzettamento delle grosse molecole in molecole più piccole;
questa fase è detta digestione di tipo meccanico.
In questo suo compito la bocca è aiutata dalla produzione di saliva che le permette di
rendere il cibo più morbido e quindi facilmente triturabile.
Nella fase di spezzettamento, svolgono un ruolo importante i vari tipi di denti, infatti i
canini permettono di lacerare le fibre dure delle proteine mentre, i molari e i premolari,
hanno la funzione di triturare (es: i cereali).
Tutto questo avviene grazie ai muscoli dell’articolazione temporomandibolare,
articolazione particolarmente mobile che consente il movimento della mandibola sui vari
piani dello spazio, perciò secondo di come si muove la mandibola, così saranno mossi i
denti.
I denti sono delle strutture ossee che in medicina cinese, sono attributi all’acqua,
proprio per la o
l ro composizione ossea; una buona dentatura è indice di una buona
energia renale.
I denti sono cavi, e contengono all’interno un polpa connettiva molto morbida e ricca, di
vasi sanguigni e nervi.
I denti sono attaccati all’alveolo dentale, attraverso la radice del dente e tramite delle
fibre che fuoriescono dalla cavità interna del dente stesso.
Tutto questo complesso legamentoso è conosciuto con il termine di Parodonto.
In patologia abbiamo la Parodontopatia, cioè il cedimento del parodonto che non riesce
più a tenere in loco il dente, con una ritrazione della gengiva (gengiva che si assottiglia
sia nell’aspetto osseo sia nell’aspetto mucoso di rivestimento).
Noi siamo a dentatura decidua, vale a dire, nell’infanzia abbiamo 20 denti che perdiamo
in parte nei primi anni d’età per lasciare il posto a 32 denti.
La lingua ha la funzione di distinguere il dolce, salato, piccante, amaro, acido, ed è
tipica della terra (da un punto di vista fisiognomico, anche lo stato delle labbra, la
coloritura, la lucentezza, se sottili o grosse, sono un’indicazione dello stato della terra).
ESOFAGO : subito dopo la bocca c’è l’orofaringe e poi l’esofago, tubo muscolare che
si estende dalla faringe allo stomaco; nel suo percorso segue le curvature della colonna
vertebrale, attraversando il torace per giungere nella cavità addominale.
Scorre verticalmente nel torace, dietro la trachea, davanti alla colonna vertebrale tra i
due polmoni e attraversa il diaframma, in corrispondenza dell’anello esofageo per poi
giungere nello stomaco mediante un’apertura detta cardias.
Una funzione importante dell’esofago è quella di equilibrare la temperatura del cibo,
affinché cibi troppo caldi o troppo freddi non possano danneggiare la mucosa gastrica.
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PERITONEO: il peritoneo, è una membrana sierosa, sottile e trasparente, composta
da 2 foglietti:
1. uno detto peritoneo parietale che riveste la faccia interna delle pareti
della cavità addominale
2. l’altro detto peritoneo viscerale che riveste i visceri che si trovano nella
cavità addominale fissandoli alle pareti delle pieghe, cioè legamenti
peritoneali dei visceri.
STOMACO: lo stomaco è situato a sinistra sotto il diaframma.
Nello stomaco, il cibo viene mescolato con il secreto gastrico, grazie all’attività
peristaltica della parete muscolare: ha così inizio il vero e proprio processo della
digestione.
Lo stomaco comunica, in alto, con l’esofago attraverso il cardias e, in basso, con il
duodeno attraverso l’orifizio pilorico o piloro.
Il primo è un’apertura ovale verticale, posta in corrispondenza del piano dell’undicesima
vertebra; tale orifizio è sicuramente a
l regione meno mobile dello stomaco, infatti, si
sposta soltanto in seguito ai movimenti del diaframma.
Il cardias è un ispessimento della parte muscolare dello stomaco e questa zona è
forzata al passaggio del cibo.
Lo stomaco è formato da tre parti principali:
1. fondo
2. corpo
3. regione pilorica
Il fondo è la porzione che si estende al di sotto del cardias che si pone in contatto con
la superficie inferiore sinistra della cupola del diaframma a livello del quinto spazio
intercostale.
Il corpo dello stomaco costituisce, invece, la porzione principale dell’organo.
La regione pilorica costituisce la porzione terminale ed è circondata da un ampio
anello muscolare, il cosiddetto sfintere pilorico che controlla il passaggio del contenuto
gastrico dallo stomaco al duodeno.
Lo stomaco è rivestito da tessuto connettivale che è il peritoneo.
Dallo stomaco in poi (per tutto il tubo gastroenterico) troviamo un tipo di mucosa
sollevata in pliche dette pliche gastriche.
La funzione di questa mucosa a pliche è di aumentare la superficie di contatto pur
mantenendo un volume ridotto.
L’aumento della superficie è necessario, in quanto tutto il processo digestivo avviene
attraverso il contato del cibo con la parete gastroenterica.
La gastrina, ormone liberato da stimoli neurovegetativi, stimola la liberazione del succo
gastrico (PH 3,5) nello stomaco.
Il succo gastrico è formato da acido cloridrico, pepsinogeno (pepsina), e fattore
intrinseco.
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Questa sostanza acida, prodotta dallo stomaco, è importante in quanto serve per
spaccare le proteine introdotte, in più ha una funzione protettiva, di distruzione degli
organismi inquinanti introdotti insieme al cibo.
Le cellule della mucosa gastrica sono all’interno e sono ricche di OH¯ , cioè sono
basiche, questo permette di proteggere la mucosa dello stomaco dall’acido cloridrico;
questa capacità la troviamo solo qui in quanto questo acido è presente solo nello
stomaco.
Il pepsinogeno, che diventa pepsina, è un enzima che digerisce chimicamente le
proteine.
Tutti gli enzimi digestivi sono presenti in forma inattiva, ma si attivano nel momento in
cui arriva il cibo, questo per evitare un processo autodigestivo.
Nello stomaco avviene la prima digestione delle proteine che, essendo molecole dure,
hanno bisogno di un tempo più lungo (rompere in molecole più piccole) d’elaborazione .
Nel succo gastrico vi è anche un fattore intrinseco, che è una sostanza che lega
l’eventuale presenza di vitamine B¹².
Una sostanza acida è detta corrosiva , quando il PH è basso; si dice anche che una
sostanza è corrosiva quando immessa in una soluzione, libera con facilità H+
(ionidrogeno).
Invece si dice che una sostanza è basica quando, immessa in una soluzione, libera con
estrema facilità OH¯ (molecole di ossigeno e idrogeno = idrossione).
In circolo nello stomaco, abbiamo una sostanza molto acida, questa potrebbe rovinare
le membrane cellulari.
Per tamponare una sostanza acida, utilizzeremo una sostanza basica in quanto H+ più
OH¯ è uguale a H²O, in altre parole formeranno acqua.
Se in circolo ho una sostanza molto basica, avrò la stessa situazione di corrosione,
perché anche questa, se in eccesso, diventa corrosiva.
INTESTINO TENUE: lo stomaco dopo aver svolto il suo compito, farà passare la
sostanza ottenuta nell’intestino tenue.
La prima parte dell’intestino tenue è detta duodeno (parte corta); qui abbiamo la
secrezione dei succhi pancreatici e della bile.
(Il duodeno appartiene anatomicamente all’intestino tenue ma è fisiologicamente
assimilabile allo stomaco)
Il pancreas introduce nel duodeno una sostanza costituita da enzimi digestivi per tutte e
tre le macro molecole (grassi, proteine, zuccheri), inoltre immette anche del bicarbonato
per proteggere la mucosa del duodeno, dall’acidità del contenuto gastrico.
Inoltre abbiamo l’introduzione della bile, la cui funzione è quella di emulsionare, cioè
rendere solubile i grassi, questo perché il contenuto intestinale è in base acquosa.
Anche la mucosa del duodeno è sollevata a pliche.
Successivamente il chimo dal duodeno passa nella parte dell’intestino tenue, detta
mesenteriale così chiamata in quanto avvolto da un foglio connettivale dello
mesentere.
In questo tratto, il cibo continua la sua digestione e anche qui sono introdotti degli
enzimi digestivi prodotti dall’intestino mesenteriale.
In questo tratto le pliche della mucosa sono maggiori, sono più alte e si chiamano villi
intestinali.
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Inoltre per avere una più ampia superficie di contatto, abbiamo un ripiegamento anche
della membrana cellulare delle singole cellule, che compongono l’intestino
mesenteriale; questi ripiegamenti si chiamano microvilli.
Nella parte dell’intestino mesenteriale, abbiamo una grande quantità di follicoli linfatici
(linfociti) che servono sia a protegger in caso di micro organismi estranei, sia a
scegliere quello che deve o non deve essere riassorbito.
La fine dell’intestino tenue si chiama ileo e si getta nel grosso intestino.
GROSSO INTESTINO: il grosso intestino rappresenta la porzione inferiore del
canale alimentare, ed è così denominato perché ha il diametro notevolmente superiore
rispetto a quello dell’intestino tenue.
Il grosso intestino è così composto:
1. inizia con un’ansa cieca
2. prosegue con il colon ascendente
3. colon traverso
4. colon discendente
5. sigma
6. retto
7. ano
Nell’intesti no cieco troviamo l’appendice a forma di tubicino, ripiena di tessuto linfatico.
Il compito del grosso intestino è quello di assorbire tutta l’acqua e Sali minerali, e di
lasciare il materiale di scarto affinché questo possa procedere verso l’evacuazione.
Nel grosso intestino aumenta quella che è chiamata la flora simbionte, composta da
lieviti, funghi, batteri, virus, che non sono pericolosi per il nostro organismo, ma di fatto
ci difendono tenendo lontano altri microrganismi patogeni.
Ci aiutano a produrre vitamine del gruppo B e K, in più aiutano a bloccare alcune
sostanze tossiche presenti nel materiale fecale che se dovessero passare nel sangue
sarebbero pericolose.
Le feci vanno a depositarsi nell’ampolla rettale da cui sono espulse.
Il grosso intestino finisce con uno sfintere, muscolo tondo, molto tonico: ano.
Gli sfinteri del basso, sono sotto il controllo del Rene pur essendo muscoli, ma la loro
tonicità, secondo il pensiero cinese è controllata dal rene.
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Movimenti viscerali
I movimenti viscerali sono molto semplici, infatti, la muscolatura che troviamo è quella
liscia.
I movimenti viscerali sono, la peristalsi, l’antiperistalsi, pendolarismo, e i movimenti
di massa.
La peristalsi è un movimento ad onde dello strato muscolare del canale alimentare,
contrazione riflessa dalla muscolatura circolare che spinge il bolo in avanti per un certo
tratto.
L’antiperistalsi è l’inverso per esempio il vomito.
Il pendolarismo fa in modo che attraverso la formazione di piccoli anelli, il cibo rimanga
in un posto per a lcuni momenti dove avviene attuato un movimento a setaccio.
Questo movimento lo troviamo soprattutto nella parte dell’intestino mesenteriale, per
favorire l’assorbimento.
Il movimento di massa percorre l’ultimo tratto intestinale e sono delle grosse contrazioni
che permettono alla massa fecale di raggiungere la via dell’evacuazione.
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Come già menzionato la funzione principale dell’apparato digerente consiste nel portare
le sostanze nutrienti essenziali per la vita all’interno del corpo, allo scopo di renderle poi
disponibili ad ogni singola cellula dell’organismo.
Per svolgere questa funzione, il sistema digerente utilizza diversi meccanismi.
L’ingestione è il primo dei processi digestivi, attraverso il quale i cibi sono immessi nel
canale alimentare.
Qui saranno sottoposti a due tipi di digestione: la digestione meccanica e la
digestione chimica.
Per ridurre fisicamente una notevole quantità di cibo in particelle più piccole e farle
quindi progredire lungo il canale alimentare, è indispensabile il movimento, la
peristalsi, delle pareti del tratto gastrointestinale, movimento che contribuisce anche
meccanicamente alla triturazione del cibo.
Per contro, la digestione chimica, vale a dire la degradazione delle molecole complesse
in molecole più semplici, richiede la secrezione d’enzimi digestivi che vengono riversati
nel lume del tratto gastrointestinale.
Dopo essere state digerite, le sostanze nutrienti, sono pronte per il processo
dell’assorbimento.
Al termine di questi processi fisiologici, il materiale che non è stato assorbito e
assimilato, ossia le scorie, deve essere eliminato per far posto ai nuovi nutrienti, questo
avviene attraverso il processo d’eliminazione.
Come abbiamo già visto, i processi della digestione iniziano con l’ingestione del cibo,
che avviene in risposta a un comune bisogno, che tutti conosciamo come fame, e a un
desiderio del cibo stesso l’appetito .
La fame provoca un desiderio di cibo che determina un comportamento di ricerca,
manifestato in modo incondizionato come avviene nel neonato oppure negli animali.
L’appetito, invece, ci orienta più specificatamente verso l’uno o l’altro cibo.
Il meccanismo di regolazione della fame, ha sede nell’ipotalamo, ed è affidato
all’interazione tra il centro della fame e il quello della sazietà.
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DIGESTIONE MECCANICA: La digestione meccanica, comprende tutti quei
movimenti del tratto digestivo che hanno la funzione di assicurare:
-
il cambiamento dello stato fisico dei cibi, che vengono ridotti da grandi
pezzi solidi in particelle minute;
-
l’agitazione del contenuto del lume gastrointestinale, in modo che venga
ben rimescolato con i succhi gastrici;
-
la propulsione del cibo lungo il tratto gastrointestinale;
-
l’eliminazione delle scorie non assimilate dall’organismo (feci).
MASTICAZIONE: la digestione meccanica ha inizio nella bocca, quando le parti
voluminose del materiale ingerito sono spezzettate con movimenti della masticazione.
La lingua, le guance e le labbra giocano un ruolo importante nel tenere il materiale
alimentare tra le superfici di taglio e di triturazione dei denti durante la masticazione.
I movimenti della masticazione, oltre che a spezzettare in particelle gli alimenti, servono
anche a mescolare i cibi con la saliva, preparandoli per la deglutizione.
DEGLUTIZIONE : il processo della deglutizione, può essere suddiviso in formazione
del bolo e tragitto di quest’ultimo dalla bocca fino allo stomaco.
Questo tragitto avviene secondo 3 principali stadi, anche se in realtà è un processo
continuo:
1. stadio orale: dalla bocca alla faringe;
2. stadio faringeo: dall’orofaringe all’esofago;
3. stadio esofageo: dall’esofago allo stomaco.
PERISTALSI E SEGMENTAZIONE: dopo che gli alimenti hanno raggiunto la
porzione inferiore dell’esofago, la responsabilità della sua progressione è a carico della
muscolatura liscia del tratto gastrointestinale, che è in grado di determinare particolari
movimenti che provocano gli spostamenti del bolo.
Questi movimenti possono essere di Peristalsi e di Segmentazione.
La peristalsi è un insieme di contrazioni fisiologiche, non controllate dalla volontà.
È un tipo di movimento progressivo, ad onde, che ha come scopo spingere, punto per
punto il contenuto del lume gastrointestinale.
L’attività peristaltica del tubo digerente può avvenire grazie alla presenza, nella parete
intestinale, di un plesso nervoso, i cui neuroni sono attivati dalla distensione della
mucosa dovuta alla presenza del bolo.
Ogni contrazione sposta in avanti il bolo, in modo tale che ogni spostamento fa scattare
un nuovo anello di contrazione nella regione adiacente, che spinge il bolo ancora più
avanti.
La segmentazione è un movimento importante per il mescolamento del materiale
alimentare.
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Ad intervalli, compare una contrazione della muscolatura circolare per cui, un insieme di
segmenti dell’intestino, assomigliano ad una salsiccia.
Il materiale temporaneamente bloccato in questi segmenti è opportunamente agitato e
mescolato da movimenti ritmici (setaccio) chiamati movimenti pendolari.
Tali movimenti oltre a favorire il mescolamento degli alimenti con i succhi digestivi,
concorrono anche alla funzione meccanica di un’altra frammentazione delle particelle e,
portandole ripetutamente in contatto con la parete, ne favoriscono l’assorbimento.
DIGESTIONE CHIMICA: la digestione chimica è il processo che comprende tutte le
modificazioni della composizione chimica che gli alimenti subiscono durante il loro
transito lungo il tubo digerente, e che ha come risultato finale quello di ottenere elementi
semplici, a partire dai composti complessi che costituiscono il cibo ingerito.
In questi processi, è di grande importanza il ruolo svolto da particolari molecole
chiamate enzimi.
Gli enzimi digestivi sono per la maggior parte enzimi idrolizzanti, cioè in grado di
catalizzare processi di idrolisi, attraverso i quali un composto unendosi all’acqua viene
poi scomposto in elementi semplici (idrolisi e un processo chimico per cui un composto
unito ad acqua si scompone in elementi più semplici).
Il nostro organismo ingerisce sei principali categorie di sostanze:
1. carboidrati
2. proteine
3. grassi
4. vitamine
5. Sali minerali
6. acqua
solamente le prime tre hanno la necessità di essere digerite chimicamente.
SECREZIONE: la secrezione è il rilascio, da parte di alcune ghiandole, di sostanze
importanti per il sistema digestivo.
Alcune di queste sostanze sono:
•
•
•
•
saliva
succo gastrico
bile
succo pancreatico
La secrezione salivare è controllata unicamente da un meccanismo riflesso.
Gli stimoli chimici, meccanici, olfattivi e visivi, inviano impulsi ai centri nervosi di
controllo, i quali a loro volta inviano impulsi alle ghiandole salivari, provocando l’attività
secretoria.
Gli stimoli meccanici e chimici dipendono dalla presenza di cibo nella bocca; gli stimoli
visivi e olfattivi dipendono, invece, dalla vista e dall’odorato dei cibi stessi.
La stimolazione della secrezione dei succhi gastrici, responsabili della digestione
chimica che avviene nello stomaco, si attua in tre fasi:
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•
•
•
fase cefalica
fase gastrica
fase intestinale
Nella fase cefalica, gli stimoli che attivano il meccanismo di controllo, sono di natura
mentale: la vista, il profumo, il gusto, o anche solo il pensiero di un alimento attivano i
centri di controllo, che a loro volta stimolano le ghiandole gastriche.
In più questi stimoli sollecitano anche la mucosa gastrica a produrre gastrina, ormone
che stimola la secrezione gastrica.
Nella fase gastrica, i prodotti della digestione proteica, una volta raggiunta la regione
pilorica, stimolano la mucosa a rilasciare gastrina, la quale a sua volta fa aumentare la
secrezione del succo gastrico ricco di pepsinogeno e d’acido cloridrico.
Questa fase assicura che quando c’è cibo nello stomaco, ci sia una quantità di enzima
per digerirlo.
Infine nella fase intestinale, vi sono diversi meccanismi che regolano la secrezione dei
succhi gastrici, quando il chimo attraversa il tratto intestinale, questi sono di tipo
esocrino.
Tutti questi ormoni agiscono inibendo la secrezione dei succhi gastrici quando il chimo,
ricco di carboidrati, grassi e acido (quindi con PH basso), entra nel duodeno, questo
avviene per evitare che qui la mucosa possa danneggiarsi in quanto non adatta a
fronteggiare sostanze molto acide.
La stimolazione della secrezione dei succhi pancreatici è indispensabile ai processi
digestivi.
I succhi pancreatici contengono bicarbonato ed enzimi.
Il bicarbonato è utile a neutralizzare l’acidità del chimo quando entra nel duodeno;
invece, il contenuto enzimatico, è importante in quanto contrasta l’azione della
gastrina sulle ghiandole gastriche, in modo che blocca la secrezione d’acido cloridrico
da parte dello stomaco; inoltre stimola la contrazione della colecisti, in modo che la bile
passi nel duodeno.
La bile è rilasciata nel duodeno e contiene sostanze che concorrono alla digestione.
Queste sostanze svolgono il compito di trasformare le grandi gocce di grassi in
goccioline più piccole, permettendo così che i grassi siano più facilmente digeribili.
ASSORBIMENTO: l’assorbimento è il processo fisiologico che provvede al
passaggio degli alimenti digeriti e d’acqua, Sali e vitamine nel sangue e nella linfa, una
volta superata la barriere della mucosa intestinale.
La maggior parte dell’assorbimento avviene nell’intestino tenue, dove l’estesa superficie
dei villi e microvilli facilità il p rocesso.
ELIMINAZIONE: il processo d’eliminazione, consiste nell’espulsione dal tratto
gastrointestinale dei residui della digestione (feci), in altre parole le sostanze che non
sono state assorbite.
La formazione delle feci è l’attività primaria del colo n, e l’atto di espellere le feci è noto
come defecazione.
Questa ultima è un atto riflesso, evocato dalla stimolazione dei recettori di tensione
presenti nella parete rettale.
Normalmente il retto è vuoto finché la peristalsi non sposta le feci dal colon sigmoideo
al retto.
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Ciò determina la distensione delle pareti rettali, che fa avvertire al soggetto il bisogno di
defecare.
MECCANISMI DEL SISTEMA DIGESTIVO
Processo di portare il cibo nella bocca e
dare inizio al suo passaggio attraverso il
sistema digerente
INGESTIONE
DIGESTIONE MECCANICA: rottura
di grandi pezzi in piccoli pezzi
DIGESTIONE
PROCESSI CHE RIDUCONO GLI
ALIMENTI
COMPLESSI
IN
SEMPLICI,
FACILITANDONE
L’ASSORBIMENTO
DIGESTIONE CHIMICA: rottura delle
molecole
MOVIMENTI PERISTALTICI
MOTILITA’
MOVIMENTI
DELLA
MUSCOLATURA
DEL
TUBO DIGERENTE
MOVIMENTI ANTI-PERISTALTICI
MOVIMENTI PENDOLARI
SEGMENTAZIONE
SECREZIONE
Rilascio di succhi gastrici che facilitano la
digestione
ASSORBIMENTO
Transito del materiale digerito attraverso
mucosa e passaggio nell’ambiente interno
la
ELIMINAZIONE
Eliminazione dei residui dei processi digestivi
(feci) dal retto attraverso l’ano: Defecazione
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SECREZIONI
DIGESTIVE
PRODOTTA: ghiandole salivari
SALIVA
COMPOSTA: da
lubrificanti, acqua
enzimi
digestivi,
sostanze
FUNZIONE:lubrifica il bolo - facilita la mescolatura
dei cibi - inizio della digestione
PRODOTTO
SUCCO
GASTRICO
GHIANDOLE SALIVARI
Acqua: diluisce e facilita la mescolatura
Pepsina: enzima che digerisce le proteine
COMPOSTO
Acido cloridrico: diminuisce il PH per un
ottimale funzione della pepsina
Fattore intrinseco: protegge la vitamina
B¹² dagli acidi e dagli enzimi,
favorendone l’assorbimento
PRODOTTO: Pancreas esocrino
SUCCO
PANCREATICO
COMPOSTO: muco – acqua ed enzimi
pancreatici (Tripsina, Lipasi, Amilasi
FUNZIONE: Lubrifica e protegge
mucosa gastrica, diluisce i cibi e ne
facilita la mescolanza.
Gli enzimi favoriscono la digestione di
proteine, lipidi e amido.
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PRODOTTA: fegato e immagazzinata e concentrata
nella cistifellea
BILE
COMPOSTA: acqua, sodio bicarbonato, lecitina e
Sali biliari, colesterolo, pigmenti biliari (bilirubina)
FUNZIONE: aumenta il PH, facilita l’emulsione e la
digestione dei lipidi.
PRODOTTO: mucosa dell’intestino tenue e intestino
crasso
SUCCO
INTESTINALE
COMPOSTO: acqua, sodio bicarbonato
FUNZIONE: aumenta
mescolamento
il
PH
e
facilitano
il
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STRUTTURE CHE COMPONGONO IL SISTEMA DIGERENTE E
LORO FUNZIONI
COMPOSIZIONE
BOCCA
DENTI – spezzettano cibo
GHINADOLE – enzimi demolitivi come Ptialina
LINGUA – distingue i 5 sapori
FUNZIONE
MASTICAZIONE – movimenti della mandibola per
ridurre le dimensioni dei cibi e mescolarli con la
DEGLUTIZIONE– movimento per cui il cibo passa
dalla bocca allo stomaco
DEGLUTIZIONE
ESOFAGO
FUNZIONE
PERISTALSI – movimento che spinge il cibo
sempre più distalmente, onde di contrazione
sull’intero intestino
CONTROLLA LA TEMPERATURA DEL CIBO
PERITONEO
MEMBRANA CHE RIVESTE VISCERI ADDOMINALI
FISSANDOLI ALLE PARETI
FONDO
COMPOSTO
CORPO
REGIONE PILORICA
STOMACO
FUNZIONE
MESCOLAMENTO – agitazione del
contenuto con succo gastrico con
conseguente preparazione del chimo
PERISTALSI – onde di contrazione
del corpo dello stomaco fanno urtare
il chimo contro lo sfintere chiuso il
quale
si
apre
ad
intervalli
permettendo al chimo di passare nel
duodeno
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COMPOSTO
INTESTINO TENUE
DUODENO - introduzione succhi
pancreatici e bile
MESENTERIALE – processo di
assorbimento attraverso i villi
intestinali
ILEO - parte di collegamento
tra intestino tenue e grosso
intestino
FUNZIONE
SEGMENTAZIONE - movimento di
va
e
vieni
dei
segmenti;
mescolamento del chimo coi succhi
gastrici intestinali, pancreatico e
biliare. Il contatto con la parete
intestinale favorisce l’assorbimento
PERISTALSI - propulsione del
materiale in direzione distale
(grosso intestino)
GROSSO
INTESTINO
Ansa cieca - appendicite
COMPOSTO
Colon ascendente
Colon trasverso
FUNZIONE
SEGMENTAZIONE
–
questa fase favorisce
l’assorbimento di acqua
e sali
Colon discendente
Sigma
Retto
defecazione
Ano – muscolo
tondo e tonico
PERISTALSI spostamento
del materiale di scarto verso
il retto
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Il fegato, è la ghiandola più grossa dell’organismo, e rappresenta all’incirca un
quarantesimo del peso totale del corpo nell’adulto.
Oltre ad operare come organo di deposito, il fegato gioca un ruolo molto importante nel
metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine.
Il fegato, è sicuramente una ghiandola indispensabile per la vita dell’organismo.
Secerne nel duodeno la bile che, contenendo sali biliari, è indispensabile per
l’assorbimento dei grassi.
Riceve gran parte dei prodotti della digestione; e accumula gli zuccheri (sotto forma di
glicogeno), le vitamine e alcuni tipi di grassi.
È anche in grado di sintetizzare glucosio, acidi grassi, trigliceridi, colesterolo, fosfolipidi
e proteine del plasma.
Il fegato, inoltre, metabolizza, disintossica e inattiva molti dei composti liposolubili da noi
ingeriti, come per esempio i farmaci, nonché diversi composti prodotti dall’organismo
stesso, per esempio, alcuni ormoni, in particolare gli ormoni steroidei.
Infine, il fegato gioca un ruolo importante anche a livello del sistema immunitario
intestinale; in quanto è in grado di captare dal circolo sanguigno , alcune
immunoglobuline (anticorpi IGA) per poi riversarle nel lume intestinale attraverso la bile.
Altri importanti organi emuntori sono:
-
rene
colon
pelle
polmone
Il fegato e il rene sono 2 organi che nell’ambito dell’emunzione collaborano tra loro,
infatti, il fegato produce urea, sostanza tossica, che il rene utilizza per sintetizzare
l’urina.
Sia nel fegato, che nel rene, abbiamo le unità funzionali, per unità funzionale s’intende
la più piccola parte d’organo in grado di svolgere tutta l’azione dell’organo stesso.
Il fegato si trova nella parte superiore destra della cavità addominale, subito sotto il
diaframma, ha una forma grossolanamente piramidale, con la base sulla destra e
l’apice rivolto a sinistra ed ha un colore rosso marrone.
In Medicina Tradizionale Cinese il fegato è considerato il generale delle armate, ovvero,
colui che controlla la distribuzione nelle periferie.
Nella faccia inferiore del fegato, troviamo la cistifellea o vescicola biliare, un sacchettino
che funge da deposito della bile prodotta dal fegato.
Il fegato è formato da cellule chiamate EPATOCITI, che hanno un turn over molto alto,
si raggruppano in strutture con lo scopo di conferire una conformazione ordinatissima,
cioè i LOBULI EPATICI che sono le unità funzionali del fegato.
E’ molto importante che questa struttura sia ordinatissima, e che permetta la
riproduzione delle cellule in modo veloce e preciso, quando, questo non avviene, le
cellule si riproducono in maniera disordinata con la formazione di noduli es: cirrosi
epatica dove il fegato è modificato nella sua architettura con la formazione di noduli
che ne compromettono la funzione.
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I LOBULI EPATICI hanno una forma esagonale e al centro abbiamo un foro che
corrisponde alla Vena Centrolobulare.
Abbiamo quindi stabilito che i lobuli epatici sono formati dalle cellule dette epatociti con,
al centro, la vena centrolobulare.
Questi epatociti sono in grado di produr re una gran quantità d’enzimi.
Queste cellule trovano la materia prima da elaborare, nel sangue portale e da quello
della circolazione generale.
Nel fegato, arrivano 2 grossi vasi, la VENA PORTA (arriva da visceri addominali) e la
grossa ARTERIA EPATICA (arriva dalla circolazione generale).
La vena porta e l’arteria epatica, si diramano fino a formare dei vasi molto piccoli, i quali
si distribuiscono ordinatamente alla periferia dei lobuli epatici, per poi diramarsi
ulteriormente fino a formare dei capillari epatici che assumono una forma caratteristica
con un andamento a curve (andamento a piccolo lago), prendendo il nome di
SINUSOIDI EPATICI.
Questi capillari rappresentano la diramazione ultima della vena porta, vena che
raccoglie sangue venoso dai visceri addominali, precisamente intestino, stomaco, milza,
pancreas, portandolo al fegato perché sia filtrato.
Per tanto, il fegato, attraverso i sinusoidi epatici metabolizza, elabora le molecole
digerite dall’intestino rendendole più consone al nostro organismo.
Questi sinusoidi partono dalla periferia e si raggruppano tutti verso il centro dove
troviamo un unico vaso sanguigno, ovvero la Vena Centrolobulare, che raccoglie tutto il
sangue.
Sui bordi di questi sinusoidi epatici, troviamo gli epatociti, che prendono dal sangue che
scorre lungo i sinusoidi epatici, le sostanze di loro competenza, le elaborano, per poi
ributtare il tutto di nuovo nei sinusoidi.
Il sangue raccolto dalla Vena Centrolobulare, è un sangue che è stato elaborato, pulito,
filtrato e modificato dagli epatociti.
Anche l’arteria epatica quando entra nel fegato si dirama, come la Vena porta, in tanti
capillari che prendono la stessa forma sinusoidale.
All’interno del fegato abbiamo una terza circolazione, quella biliare, in quanto il fegato
sintetizza la bile.
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CIRCOLAZIONI ALL’INTERNO DEL FEGATO:
-
circolazione venosa della vena porta
-
circolazione arteriosa della arteria epatica
-
circolazione biliare dei dotti biliari
-
circolazione linfatica
All’interno del fegato, la vena porta, l’arteria epatica e il dotto epatico comune, si
suddividono ciascuno in due diramazioni, una a destra e una a sinistra, in
corrispondenza o immediatamente all’interno dell’ilo epatico.
In seguito, dai sinusoidi, il sangue fluisce nella vena centrolobulare e da questa nelle
vene sottolobulari, raggiungendo quindi le vene epatiche e infine la vena cava
inferiore, per poi andare al cuore e al polmone.
I vasi linfatici decorrono, insieme a quelli interlobulari, raggiungendo in ultimo i linfonodi
del torace.
Accanto ai sinusoidi epatici, decorrono anche i cosiddetti capillari epatici, nei quali
viene riservata la bile prodotta dagli epatociti.
I capillari biliari confluiscono alla periferia del lobulo , dando origine ai dotti biliari, questi
a loro volta, all’altezza dell’ilo del fegato, si fondono in un unico dotto, il dotto epatico
comune che porta la bile nella colecisti, meglio conosciuta come cistifellea o vescicola
biliare.
Una caratteristica della circolazione interna del fegato, è che a livello delle diramazioni
dell’arteria epatica e della vena porta, il sangue decorre dalla periferia verso il centro del
lobulo, mentre nel dotto biliare la bile decorre in senso opposto al flusso sanguigno,
cioè dal centro del lobulo verso la periferia.
Quindi tra le principale funzioni, del fegato c’è quella di produrre la bile.
La bile è una soluzione acquosa prodotta dalle cellule epatiche e concentrata nella
colecisti, sacchettino esterno al fegato.
È composta da soluti organici quali:
•
•
•
•
•
•
Sali minerali
Pigmenti biliari (bilirubina coniugata)
Proteine
Colesterolo
Lecitina
Altri fosfolipidi
e da soluti inorganici quali metalli come:
•
•
•
•
Zinco
Ferro
Rame
elettroliti
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Gli acidi biliari sono composti derivati dal colesterolo e sono prodotti dal fegato, la loro
funzione è quella di agire sui grassi alimentari, permettendone l’assorbimento, e inoltre
facilitano il trasporto e l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E, e K).
La bile ha una funzione emulsionante, per questo è composta da 2 componenti chimici
quali:
•
•
una parte grassa (colesterolo)
una parte idrofila (bilirubina)
La parte grassa attacca i grassi e la parte acquosa permette che questi possano essere
solubili in acqua.
La bile inoltre, quando è immessa nel nostro organismo, viene in parte eliminata
attraverso le feci (le feci sono di colore marrone in quanto contengono bilirubina), e una
parte ripresa dall’intestino e riportata al fegato.
La bilirubina, di colore giallo rossiccio, è un prodotto che deriva dai processi di
trasformazione dell’emoglobina, vale a dire quel complesso proteico a cui è legata una
molecola di ferro, in particolare proviene dall’emoglobina dei globuli rossi invecchiati
(provenienti dalla milza dove sono stati distrutti).
La bilirubina è trasportata dal sangue al fegato dove , è assorbita, modificata e infine
trasformata nella bile.
Una volta prodotta la bile, è raccolta dai dotti biliari, inizialmente molto piccoli che
andando verso l’uscita si riuniscono in un dotto unico, il dotto epatico, che ha il compito
di trasportarla nella cistifellea.
Nel fegato abbiamo un’altra struttura importante che è il coledoco, il quale si
forma dall’unione del dotto epatico comune e dal dotto cistico e trasporta la bile
nel duodeno, ma prima di arrivare è raggiunto anche dal dotto pancreatico.
Quando il materiale alimentare passa dallo stomaco al duodeno, lo sfintere di Oddi di
apre, la colecisti si contrae e la bile concentrata è scaricata nel duodeno.
La cistifellea si svuota lentamente e in maniera intermittente; il periodo di svuotamento
completo può variare dai 15 minuti a parecchie ore.
L’azione d’immissione di bile, è mediato attraverso l’azione dell’ormone
Colecistochinina secreto dal duodeno nel momento in cui entrano grassi e proteine.
Un altro fondamentale compito del fegato è quello di metabolizzare 3 Macro Nutrienti
che sono:
-
zuccheri
grassi
proteine
Il fegato svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo degli zuccheri, infatti nel fegato
troviamo una sostanza molto importante per il nostro organismo, il Glicogeno.
Non appena i tessuti s’impoveriscono dei materiali necessari alla produzione d’energia,
il glicogeno conservato a livello del fegato, viene immediatamente liberato e fa in modo
che questa sostanza possa essere utilizzata a livello energetico dal nostro corpo.
Al contrario, quando il livello di zuccheri nel sangue è elevato, o i tessuti non ne
richiedono, nel fegato si verifica un processo inverso e viene accumulato il glicogeno.
Nel meccanismo molto complesso, che mantiene l’equilibrio della concentrazione del
glucosio nel sangue, entrano in gioco degli ormoni che sono l’insulina e il glucagone.
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Nell’ambito del metabolismo lipidico, il fegato ha un ruolo importante per quanto
riguarda la mobilizzazione, il trasporto e l’utilizzazione degli acidi grassi.
Affinché i grassi possano essere trasportati dal sangue, il fegato li assembla a delle
proteine, creando cosi le Lipoproteine solubili in acqua.
Le lipoproteine sono quindi costituite da grassi o lipidi (trigliceridi, colesterolo) e da
proteine.
I trigliceridi sono grassi che le cellule utilizzano per creare energia, ma se sono prodotti
in eccesso, l’eccedenza è depositata nel tessuto adiposo.
Il Colesterolo ha invece una funzione di sintetizzare ormoni, lipidi che servo no alla
membrana cellulare.
Abbiamo un colesterolo LDL (detto cattivo) e, uno detto HDL (detto buono).
LDL= Low Density Lipoproteins, precisamente lipoproteine a bassa densità
HDL= Hight Density Lipoproteins, precisamente lipoproteine ad altra densità.
LDL sono lipoproteine in uscita dal fegato, quelle che sintetizza per mantenere in circolo
i grassi.
HDL sono lipoproteine, sempre sintetizzate dal fegato, che hanno il compito di
recuperare il colesterolo, in circolo e non usato, riportandolo al fegato.
Questo colesterolo recuperato, è utilizzato dal fegato come materia prima per fare la
bile.
Il fegato, quindi, sintetizza il colesterolo che gli arriva dall’intestino e quello recuperato in
eccesso, per fare la bile.
Tra i grassi ci sono anche le LIPOVITAMINE che sono le vitamine:
-
A
E
D
K
Si chiamano lipovitamine in quanto sono vitamine grasse.
Il fegato accumula la vitamina A e la E, invece le altre le associa e le mette in circolo.
La vitamina D è anche prodotta dalla pelle, e ha come attivatore il sole, poi è
completata dal fegato e rene, ed è molto importante per la calcificazione delle ossa.
Oltre a queste vitamine, il fegato è in grado di immagazzinare e conservare il ferro
trasportato dal sangue , proveniente dalla milza, dopo la distruzione dei globuli rossi.
Il terzo macro-nutriente che arriva al fegato sono le proteine, che arrivano sotto forma
d’aminoacidi, i mattoni delle proteine.
Il fegato li valuta, sintetizzando così quelli che servono a formare gli aminoacidi,
necessari al nostro organismo.
Alcuni aminoacidi, detti essenziali, non possono essere sintetizzati dal fegato, ma
devono essere assimilati dall’alimentazione.
Un’altra funzione del fegato è quella di eliminare le sostanze di scarto che arrivano in
parte dall’intestino, e in gran parte dal sangue.
Il fegato ha un’altra funzione importante, quella di metabolizzare il prodotto del nostro
organismo ovvero gli ormoni.
Attraverso la circolazione generale, arrivano gli ormoni, che noi produciamo e che il
fegato metabolizza.
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INTACCA I
GRASSI
PARTE
GRASSA
CIOE’ COLESTEROLO
FUNZIONE DI
EMULSIONARE I
GRASSI
FORMATA
BILE
IMMESSA NEL
DUODENO
VIENE
RACCOLTA
NELLA
CISTIFELLEA
PARTE
IDROFILA
CIOE’
BILIRUBINA
RENDE I
GRASSI
SOLUBILI IN
ACQUA
UNA PARTE
VIENE
RIPORTATA NEL
FEGATO
UNA PARTE VIENE
ELIMINATA
ATTRAVERSO LE
FECI
FECI COLORE
MARRONE
CONTENGONO
BILIRUBINA
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Il RENE è un organo deputato alla funzione emuntoriale, e al controllo idrico
dell’organismo.
Altri organi emuntori sono , il fegato, polmone, pelle, e grosso intestino.
Si dice organo emuntore, l’organo che lavora su tutto l’organismo eliminando, in senso
generale, scorie prodotte da tutto l’organismo.
Ogni organo emuntore ha la sua specificità, ognuno tende a pulire il sangue di
particolari sostanze, gli organi emuntori fanno un lavoro sinergico, complementare tra,
di loro.
In alcuni fronti, questi possono essere simili, ad esempio, la pelle come il rene elimina
acido urico, infatti, in caso di insufficienza renale, la pelle è come se fosse
sovraccaricata di questa funzione emuntoriale e quindi elimina maggiormente acido
urico.
Il rene scioglie le sostanze di scarto in acqua, ne fa una soluzione e quindi elimina
l’acqua insieme alle sostanze di scarto.
Il rene ha necessità di eliminare l’acqua, ma allo stesso tempo, deve stare attento ad
eliminarla, perché il nostro equilibrio idrico deve sempre rimanere costante.
Quindi il rene, oltre ad avere la funzione d’organo emuntore, ha anche la capacità di
eliminare la giusta quantità d’acqua di circa lt. 1,5 al massimo; per tanto , la quantità che
noi dobbiamo reintegrare è pari a lt. 1.5 massimo 2.
Un’altra funzione del rene è quella di tipo ormonale: il rene produce un ormone
chiamato ERITROPOIETINA.
ERITRO= rosso POIETINA= fare
È un ormone che stimola il midollo emopoietico (midollo osseo) a produrre globuli rossi.
Il midollo emopoietico produce globuli rossi, bianchi e piastrine.
Il rene essendo così a stretto contatto con il sangue, si può accorgere di un eventuale
calo di globuli rossi e quindi andare a segnalarlo al midollo osseo affinché ne produca
una quantità maggiore.
Nei testi sacri cinesi, si trova scritto che il rene produce il sangue (sono arrivati da una
metafora diversa); il rene per loro è il depositario dell’energia ancestrale, quindi nella
formazione del sangue lui contribuisce con la sua ancestralità.
Per i cinesi, la funzione tipicamente emuntoriale, è da attribuire alla vescica; anche il
rene rientra in quella che viene chiamata la via delle acque, ma è visto soprattutto come
depositario dell’energia ancestrale.
I reni si trovano posteriormente sotto la 12 costa.
Il rene , come il fegato, non fa mai male anche quando ci sono malattie molto gravi,
l’unica manifestazione in cui il rene fa male è durante la colica renale per la presenza di
calcoli.
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Il rene è avvolto da una capsula di connettivo e da uno strato di tessuto adiposo per
proteggerlo dagli urti in quanto è un organo molto delicato, poiché è formato da una
grande quantità di vasi sanguigni.
Ha una zona centrale detta ILO dove entrano i vasi sanguigni, e le arterie e da dove
escono le vene e l’URETERE, che è quel tubicino che porta l’urina ormai formata, in
vescica.
Se noi apriamo il rene, vediamo l’uretere che all’interno del rene è dilatato in una specie
di sacchettino chiamata PELVI, che è collegata a 3 calici (tubi) chiamati calici maggiori.
I tre tubi si diramano a loro volta in altri tubicini detti calici minori.
Microscopicamente si può notare una parte periferica diversa da quella più centrale;
infatti, abbiamo una parte chiamata CORTICALE (periferica) e una chiamata
MIDOLLARE (interna).
La parte midollare. ha una forma di piramide e s’innesta sui tre tubicini più piccoli.
Questa parte s’innesta proprio lì, in quanto è là che produce l’urina, e una volta
prodotta, questa sgocciola all’interno di questi calici, è raccolta gradualmente nelle pelvi
(contenitore più grosso) e infine scende lungo l’uretere.
L’arteria renale arriva all’interno del rene, portando, sostanze nutritive e ossigeno alle
cellule, e riprende scorie e anidride carbonica, diventando così sangue venoso.
Il rene pulisce il sangue che è portato dall’arteria renale, per tanto l’arteria renale ha 2
compiti:
•
Da una parte, nelle sue diramazioni, fa gli scambi metabolici
•
Dall’altra parte, subisce, da parte delle cellule renali, una pulizia sul suo
sangue di determinate sostanze.
Quando arriva il sangue arterioso, il rene prende l’ossigeno, le sostanze nutritive e dà
anidride carbonica; ma contemporaneamente filtra questo sangue da ciò che deve
essere eliminato, che poi elimina.
L’arteria renale, quando arriva, assume nello spazio una determinata conformazione, di
ramificazioni che consentono al rene di pulire quel sangue.
Quando il sangue uscirà dal rene come sangue venoso, sarà un sangue sporco
d’anidride carbonica, ma sarà pulito dalle sostanze dannose, infatti, passerà poi al
livello del cuore e andrà a depurarsi nel polmone lasciando anidride carbonica e
prendendo l’ossigeno.
È fondamentale la struttura spaziale di queste arteriole.
Le diramazioni dell’arteria renale assumono nello spazio una certa forma, un certo
andamento che è fondamentale al rene per compiere la sua opera di pulizia.
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L’arteria renale arriva assume una particolare posizione in quanto si mette orizzontale,
a monte della Piramide, e in questa posizione abbiamo una serie di diramazioni.
Queste diramazioni, queste arteriole, prima formano un gomitolo, un glomerulo (nella
parte corticale), poi, dopo essersi raggomitolate, ridiventano lineari, scendono,
formando una forcina (nella parte midollare), poi un’ansa e poi risalgono diventano di
tipo venoso.
Risalendo s’ innesta sulla vena renale ed esce.
Questo andamento particolare ha un senso che è quello di filtraggio.
Parallelamente abbiamo una serie di dotti fatti dalle cellule renali.
Una prima parte di questo condotto è a forma di capsula che avvolge il gomitolo
arterioso, questa capsula si chiama capsula di BOWMAN.
Poi abbiamo il tubulo contorto prossimale ; (questo si trova nella corticale) poi il tubulo si
raddrizza, scende assume una forma a forcina e questo tratto si chiama HANSA DI
HENLE, poi diventa tubulo contorto distale e si getta in un tubo dritto che arriva fino
all’apice della piramide dove c’è un buchino da cui sgocciola l’urina.
L’urina si forma nel tubulo e sgocciola nel dotto collettore che poi la farà sgocciolare nel
bacinetto (pelvi) che poi andrà alla vescica.
L’arteria e la vena, da cui partono le arteriole e arrivano poi come venule, sono messe
trasversalmente all’apice della piramide dividendo la corticale dalla midollare.
Il NEFRONE è l’unità funzionale del rene.
L’unità funzionale, di un organo, è la parte più piccola capace di fare tutto il lavoro
dell’organo stesso.
Il nefrone è la parte più piccola del rene in grado di produrre esattamente l’urina finale.
Perché, tutto il sangue venga filtrato, ci vogliono più nefroni.
Il nefrone è costituito dal gomitolino formato dall’arteria, circondato dalla capsula e tutto
l’insieme dei tubi.
Il NEFRONE è costituito da:
•
Gomitolo arterioso
•
Capsula di BOWMAN
•
Tubo contorto prossimale
•
Ansa di HENLE
•
Tubo contorto distale
Il nefrone e i vasi sanguigni sono paralleli, molto vicini, tra di loro c’è dello spazio che è
occupato da una soluzione che ha una caratteristica, quella che partendo dalla parte più
alta della piramide e andando verso l’apice della piramide, si concentra sempre di più.
Questa soluzione è costituita da acqua, sali minerali (sodio, cloro, potassio) e da urea
(scarto finale delle proteine, prodotto dal fegato quando lavora sul metabolismo delle
proteine)
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L’urea è uno scarto, ma in questo caso è stata usata per far funzionare un altro organo
(scarto riciclato).
Il rene è indipendente e intelligente, la sua peculiarità è che pur essendoci 2 organi,
ognuno lavora come se fosse un organo solo.
Se un rene si ammala gradualmente nel tempo, l’altro rene inizia ad assumere le
funzioni di quello ammalato, potenziandosi a tal punto che alcune volte, non è possibile
accorgersi dell’insufficienza renale.
Il funzionamento del rene è modulato da 2 ormoni che sono ADH e i MINERAL
CORTICOIDI.
L’ADH è prodotta dall’ipotalamo, ed è l’ormone che serve a trattenere i liquidi; i
mineralcorticoidi, prodotti dalla ghiandola surrenale, servono a trattenere sodio e di
conseguenza anche un pochino d’acqua.
L’ADH e i Mineralcorticoidi lavorano sinergicamente, questo perché quando perdiamo
liquidi, perdiamo anche sali minerali.
Il rene, insieme a questi 2 ormoni e, con la funzione ERITROPOIETICA, è
fondamentale nelle emorragie, infatti è lui il primo ad intervenire per tamponare la
perdita.
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Tra la capsula del bowman e il glomerulo , c’è uno spazio dove si va a creare una
pressione di filtraggio, questa , è tale da risucchiare dal gomitolo arterioso la parte
liquida del sangue.
Questa pressione ha la forza di far passare solo la parte liquida, anche perché la parete
arteriosa impedisce la fuoriuscita della parte corpuscolare del sangue, composta di
globuli rossi e bianchi, piastrine e proteine.
Come prima parte, abbiamo la formazione di un FILTRATO GLOMERULARE che poi
va a finire nella prima parte del tubicino.
Questo processo è continuo nelle 24 ore, ma siccome per la nostra sopravvivenza non
è possibile che tutto questo liquido sia eliminato attraverso l’urina, il nefrone ha la
capacità di concentrare le urine.
In questa prima parte c’è questo filtraggio della frazione liquida del sangue, dove ci
sono disciolti sali minerali, zuccheri, più lo scarto da eliminare.
Lo scarto può anche arrivare dal fegato, infatti, al rene giunge, un sangue dove il fegato
ha buttato il prodotto finale dei suoi metabolismi, e il rene ha il compito di eliminare
questi scarti.
Questo primo processo è selettivo solo sulla misura, sulla grandezza delle sostanze,
ma, tutto quello che è passato, non è detto che dovrà essere eliminato.
Il percorso dei tubuli renali, ha la funzione di portare il filtrato a contatto con le cellule
renali, che ricoprono il tubulo, affinché queste abbiano la possibilità di scegliere quello
che deve essere eliminato, da quello che invece deve essere riportato nel sangue.
Queste cellule renali svolgono questa funzione attraverso specifici recettori, che sono in
grado di legare determinate sostanze.
Esempio: nel filtrato glomerulare passa lo zucchero, che non deve essere eliminato,
quindi le cellule renali sono munite di recettori in grado di attaccare le molecole di
zucchero e di trasportarle verso il vaso sanguigno.
La vicinanza del tubulo e del vaso sanguigno serve anche a questo passaggio detto
RIASSORBIMENTO, che permette alle sostanze disciolte di ritornare nel vaso
sanguigno, e quindi nella circolazione generale.
Per quanto riguarda lo zucchero, i recettori, sono a numero limitato.
Se, lo zucchero fosse presente in grosse quantità, la parte eccedente sarebbe lasciata
nelle urine e, in questo caso, avremo la Glicosuria; che può indicare la presenza del
diabete.
Il rene tramite la presenza di questi recettori, compie la scelta sul filtrato Glomerulare e
questo processo, continua per tutta la lunghezza del tubulo fino ad arrivare al tubulo
collettore dove arriva il giusto filtrato da eliminare.
La SECREZIONE, è il processo tramite il quale, sostanze da eliminare, e che sono
passate nel filtrato glomerulare, passano nei tubuli.
La funzione emuntoriale, vale a dire la funzione della formazione delle urine, si base su
questi 3 momenti:
•
•
Filtrato glomerulare
Riassorbimento (dal filtrato al vaso sanguigno)
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•
Secrezione (dal vaso sanguigno al tubulo)
I tubuli e le arteriole che poi diventano venule, sono tutti all’interno della parte midollare.
Tra tubuli e le arteriole abbiamo un piccolo spazio dove abbiamo acqua, cloro, sodio e
urea.
Questo liquido, dalla base della piramide fino all’apice, diventa sempre più concentrato
(aumento della densità della soluzione).
Man mano che si va verso il basso, la concentrazione dell’interstizio è sempre più
densa, mentre nel tubulo abbiamo una soluzione più acquosa.
La parete del tubulo è permeabile sia all’acqua all’urea, al sodio e al cloro, che li fa
passare e attraverso un meccanismo di gradiente di concentrazione, l’acqua esce, man
mano che il tubulo si approfondisce verso l’apice della piramide.
Questo perché: fuori dal tubulo abbiamo una maggior concentrazione di sostanze e
poco acqua e nel tubulo abbiamo più acqua, ecco che per differenza di concentrazione
l’acqua esce.
Man mano che il tubulo scende verso l’apice della piramide, il filtrato glomerulare,
all’interno del tubulo, diventa sempre più concentrato, in quanto l’acqua sta uscendo
nell’interstizio e contemporaneamente nel tubulo entra sodio, cloro e urea, in quanto
rispetto all’interstizio c’è né di meno.
Poi abbiamo la parte in cui il filtrato risale verso l’alto e a questo punto, abbiamo
esternamente un concentrato che si è diluito, invece all’interno una soluzione più
concentrata.
Quando, il tubulo e il filtrato risalgono, avremo la cosa contraria, ma per impedire che
l’acqua rientri nel tubulo, la parte del tubulo ascendente ha una parete impermeabile
all’acqua.
Questo meccanismo d’uscita dell’acqua dal tubulo con entrata di soluto si verifica,
anche per la venula.
Quando l’arteriola risale diventando venula, abbiamo una fase in cui il meccanismo è
inverso, cioè, l’acqua non può più rientrare nel tubulo ascendente in quanto munito di
parete impermeabile, ma entra nella venula che non oppone resistenza.
La venula, dunque, recupera l’acqua persa sia dall’arteriola, sia dal tubulo.
Tutto questo succede perché si possa ripristinata la giusta concentrazione esterna, e
perché si possa ripetere il meccanismo.
Perché questo avvenga, lungo il tubulo abbiamo delle cellule specializzate chiamate
Pompe, che pompano fuori cloro e sodio, inoltre, contemporaneamente, anche dai vasi
sanguigni uscirà la parte in eccesso d’urea, sodio e cloro.
L’urina , è una soluzione sterile, ha un PH quasi uguale all’acqua.
I mineralcorticoidi inducono un riassorbimento di sodio, e visto che il sodio ama l’acqua,
quando è trattenuto, contemporaneamente, trattiene anche una piccola quantità
d’acqua.
L’ADH lavora solo sul dotto collettore e fa riassorbire solo acqua.
Una volta formata l’urina , che è un liquido sterile, il dotto collettore a
l fa sgocciolare
nelle Pelvi, poi andrà nell’uretere che la condurrà in vescica.
La vescica, è sita dietro la sinfisi pubica, ed è un sacchettino con pareti particolarmente
elastiche, muscolari, ricoperte di mucose.
La vescica di per sé ha funzioni fondamentalmente di contenitore.
Man mano che l’urina si deposita in vescica, questa aumenta di volume.
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All’interno nelle pareti vescicolari ci sono dei sensori nervosi, che fanno in modo che,
quando la vescica è ad un certo punto di rigonfiamento, inizi il riflesso del sistema
nervoso che la fa contrarre in modo da eliminare l’urina, attraverso l’uretra.
Nell’uomo questa si trova nel pene.
L’uretra, nella parte esterna è chiusa dallo sfintere, muscolo molto tonico sempre
chiuso, che si apre quando il sistema nervoso fa contrarre la vescica.
Questo meccanismo, è riflesso, e non è sotto il controllo della volontà, ma è un
meccanismo gestito dal sistema nervoso vegetativo involontario.
Sia lo sfintere dell’uretra, che anale, secondo la medicina tradizionale cinese, sono
sotto il controllo del rene, benché i muscoli siano sotto il controllo del legno, ma in
questo caso né attribuisce il controllo all’acqua del rene.
L’invecchiamento è la perdita dell’energia renale, ed è fisiologico avere, in fase senile,
un’inconti nenza; lo sfintere uretrale tiene poco e ci sono delle perdite.
L’uretra, nel maschio, porta sia l’urina sia sperma; è circondata alla base della vescica,
e da una ghiandola chiamata PROSTA TA.
In caso d’aumento di volume di questa ghiandola, ci possono essere dei disturbi ad
urinare
L’uretra femminile è molto corta, molto vicina alla zona anale che è sempre ricca di
batteri che potrebbero infiammarla.
Nella donna i tre canali: uretra-vaginale -anale, sono molto vicini; soprattutto tra uretra e
canale vaginale, questo può rendere la donna più sensibile a cistite dette “traumatiche”
oppure ad infiammazioni – batteriche.
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BRACCIO DISCENDENTE
ANSA DI HENLE ACQUA
ESCE DAL TUBULO E VA
NEL IIQUIDO
INTERSTIZIALE MENTRE
ENTRA NEL TUBULO
SODIO CLORO E UREA
CREANDO UNA
DIFFERENZA DI
CONCENTRAZIONE.
STESSA COSA SUCCEDE
PER IL VASO SANGUIGNO
CHE SCENDE
PARALLELAMENTE.
L’URINA INFINE PASSA
NELL’URETERE POI
NELLA VESCICA QUINDI
NELL’URETRA
TRA VESCICA E URETRA
ABBIAMO UN
MUSCOLETTO DETTO
SFINTERE CHE SI TROVA
SOTTO IL SISTEMA
NERVOSO VEGETATIVO
INVOLONTARIO (SOTTO IL
CONTROLLO DEL RENE ACQUA)
MECCANISMO DI
CONCENTRAZIONE URINE
ZONA AD
UNCINO
SOLUZIONE
INTERSTIZIALE
MOLTO
CONCENTRATA
QUANDO IL TUBULO
RITORNA VERSO
L’ALTO ABBIAMO
CAMBIO DI TENDENZA
CIOE’ ENTRA ACQUA
ED ESCE SODIO
CLORO E UREA
IL VASO ARTERIOSO
DIVENTA VASO
VENOSO
BRACCIO ASCENDENTE
ANSA DI HENLE
IL TUBULO E’
RESISTENTE ALL’ACQUA
CHE ENTRA COSI’ NEL
VASO VENOSO NEL
TUBULO CI SONO DELLE
CELLULE DETTE POMPE
CHE REGOLANO
L’ENTRATA DI SODIO
CLORO E UREA
DAL VASO VENOSO
ESCONO UREA SODIO E
CLORO
IL TUBULO SI
AGGANCIA AL
DOTTO CHE
RACCOGLIE IL
FILTRATO
PRODOTTO DAL
TUBULO.
QUI ENTRANO IN
FUNZIONE GLI
ORMONI ADH PER
CONTROLLARE LA
GIUSTA QUANTITA’
DI ACQUA
ELIMINATA
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5
5E
A AB A
5B
A
B
5A5
AA
B
AB B
5
5
5 5C
5 A 5
B 5
A
5
5
B
5
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AB B
5
5
5
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5AA ' ( ,)
B5 E
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5B
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B
C5
A
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C5
55
5
A
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B
B
A5 5 5
B
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GLI apparati genitali sono composti, sia nel maschio sia nella femmina, da 2 parti:
•
•
Gonadi
Genitali esterni
Le gonadi sono strutture che contengono le cellule sessuali chiamate Gameti e sono in
grado di produrre ormoni sessuali maschili e femminili.
Nel maschio le gonadi sono i testicoli e nella femmina sono le ovaie.
I gameti, che sono l’ovocellula e lo spermatozoo, rispetto a tutte le altre cellule
dell’organismo, hanno metà corredo cromosomico; ovvero separatamente hanno 23
cromosomi, e quando si uniscono il totale sarà 46, numero specifico della specie, se
non abbiamo quel numero di cromosomi esatto, non abbiamo l’esponente di quella
specie.
I cromosomi sono una sorta di conformazione del DNA, ogni cromosomo porta al DNA
un’informazione che riguarda un certo tipo di settore; per esempio i cromosomi sessuali
che portano informazioni di carattere femminile sono XX quelli che portano
informazione di carattere maschile sono XY.
I gameti non ancora maturi hanno 46 cromosomi, una volta maturi né perdono la, metà,
in quel momento saranno pronti per essere utilizzati.
Nella donna, quando l’ovocellula è matura, è espulsa dalla gonade, mentre nel maschio
è tenuta lì per essere utilizzata.
Le gonadi hanno funzioni ormonali, sono ghiandole endocrine che producono ormoni
sessuali, che nella femmina sono gli estrogeni e il progesterone, mentre nel maschio
sono gli androgeni; la maggior quota d’androgeni è il testosterone.
Altri organi che producono ormoni sessuali sono le surrenali che , però producono
ormoni sulla linea maschile.
Gli ormoni sessuali sono fra loro interconvertibili, in quanto sono molto simili.
Nel momento in cui abbiamo nella donna un aumento di peli, talvolta non c’è uno
squilibrio ormonale , ma è la pelle che trasforma localmente l’estrogeno in testosterone e
quindi questo sollecita il follicolo pilifero a crescere.
I genitali esterni servono per l’accoppiamento; tutte le funzioni riproduttrici e tutta la
sessualità , sono per i cinesi sotto la funzione del rene.
I genitali esterni essendo circondati dal meridiano del fegato, sono sotto il controllo del
legno, per quanto riguarda l’erezione.
Eventuali disturbi dei genitali esterni, soprattutto nel maschio, possono essere attribuiti
ad un problema di legno.
L’utero, nei testi sacri, è citato come organo curioso sotto il controllo del legno per
quanto riguarda la funzione di contrazione.
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I genitali maschili sono costituiti dal pene, che è l’organo dell’accoppiamento e
dalle gonadi, e, a differenza della femmina, le gonadi maschili sono all’esterno.
Nella fase embrionale le gonadi femminili e maschili sono uguali, dopo di che i genitali
esterni si modificano alla nascita (pene e clitoride sono simili in quanto fatti dello stesso
tessuto).
La gonade del maschio è tenuta in addome per poi, entro il primo anno di vita, cascare
giù nel sacchetto scrotale, questo perché gli spermatozoi nei testicoli morirebbero alla
temperatura interna di 37° nello scroto la temperatura deve essere mantenuta a 34°.
Nello scroto c’è uno strato muscolare, che, secondo le temperature ambientali, si
contrae avvicinando o allontanando il testicolo dal corpo (in caso di febbre ci sarà un
allontanamento, in caso di freddo si contrae avvicinando il testicolo all’addome)
Il pene è costituito da un tessuto particolare di 3 lamine, di tipo spugnoso, che troviamo
solo nel pene e nel clitoride, ricco di buchini dove troviamo numerosi vasi sanguigni, sia
arteriosi, sia venosi.
Il pene è fatto da queste 3 falde di tessuto spugnoso, ricoperto da un’Albuginea, tessuto
fibroso, molto resistente, anaelastico (senza elasticità), che ricopre perfettamente tutti i
corpi spugnosi, al di sotto della cute.
Questo tessuto anaelastico, durante un afflusso maggiore di sangue che gonfia il
tessuto spugnoso, consente al pene l’erezione, evitando che il pene si gonfi.
Poi abbiamo un rivestimento cutaneo, Plica Cutanea, che si riparte in una piega sulla
punta del pene che è il Glande.
Il glande ha una copertura cutanea molto sottile e serve a proteggere, quella parte così
esposta.
Il testicolo (gonade esterna maschile) si trova nella borsa scrotale ed ha la forma di un
piccolo ovetto sormontato da una specie di cresta chiamata EPIDIMO.
Il testicolo è formato da una serie di tubicini contorti che si dirigono verso l’ilo del
testicolo, e diminuiscono man mano che vanno verso l’epidimo, diventando poi un unico
tubo esterno che è detto Dotto Deferente che connette l’epidimo con i dotti eiaculatori
(spermatici)
La parte di q uesti tubicini è costituita da 3 tipi di cellule:
•
•
•
Un gruppo di cellule formano gli ormoni sessuali
Un gruppo di cellule, dette precorritrici (cellule immature) che dopo
un processo di maturazione diventano spermatozoi
Gli spermatozoi.
Queste cellule dette madri, sono cellule che formano la parete del tubicino, e sono
posizionate su più strati, l’ultimo è quello relativo alla fase finale di maturazione, quando
lo spermatozoo completamente maturo, cade all’interno del lume del tubo libero.
Essendoci una continua duplicazione cellulare, significa che l’uomo potrà sempre
produrre spermatozoi.
Il processo di maturazione degli spermatozoi si chiama Spermatogenesi ed è un
processo ciclico di 72 giorni.
Il processo di maturazione , avviene per perdita di DNA e per duplicazione cellulare,
tutto questo prende il nome di Mitosi.
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Gli spermatozoi rimangono nei lumi dei tubicini fino a poco prima dell’eiaculazione,
durante la quale gli spermatozoi sono richiamati e confluiti all’interno del dotto
spermatico, per poi essere condotti in uretra.
Lo spermatozoo maturo è una cellula molto semplice dotata di coda per poter correre, è
dotato di corredo dimezzato di DNA (alcuni spermatozoi portano il cromosoma X altri
quello Y), e sulla testa, ha una specie di bolla contenente un liquido che ha la funzione
d’erosione della membrana pellucida, che avvolge l’ovocellula, in modo che lo
spermatozoo possa immettere il suo DNA per la duplicazione cellulare.
Nei mitocondri che sono gli organuli detti della respirazione intracellulare, ci sono
frazioni di DNA e sembra che sia proprio questo DNA a coordinare tutte le prime fasi
della duplicazione cellulare, dopo la fecondazione.
I dotti deferenti sono 2 e passano attraverso il canale inguinale e corrono dietro la
vescica dove trovano le vescichette seminali.
I dotti deferenti immettono all’interno di queste vescichette seminali gli spermatozoi
dove sono diluiti in una frazione liquida detta sperma, liquido vischioso prodotto dalle
vescichette.
Poi attraverso dei tubicini, le vescichette seminali, fanno uscire lo sperma (liquido
spermatico insieme agli spermatozoi) che è portato in uretra.
L’uretra convoglia lo sperma per poi eiacularlo verso l’esterno.
In tutto questo processo interviene un altro organo che è la prostata, che immette
direttamente in uretra, aggiungendola allo sperma, il suo secreto, un liquido ricco di
fruttosio.
Questo liquido serve come nutrimento allo spermatozoo una volta che è immesso nel
canale vaginale, momento in cui sarà staccato completamente dal complesso e non
avrà più nessuna fonte di nutrimento.
Il testicolo è stimolato dall’ipofisi, sotto il controllo dell’ipotalamo, a produrre il
testosterone
L’ipofisi produce LH – FSH, stimolata dall’ipotalamo, e questa produzione di LH e FSH,
lavora sul testicolo stimolandolo nella produzione di androgeni.
Gli androgeni, una volta immessi nel sangue, vanno ovunque, e si fermano nell’organo
bersaglio dove trovano i loro recettori.
La prima funzione degli androgeni è quella locale, ossia stimolare la maturazione degli
spermatozoi (spermatogenesi), le altre funzioni sono di carattere generale e su più
versanti.
Gli organi bersaglio degli androgeni, sono la cute, le ossa, i muscoli, la laringe, il
cervello, il midollo emopoietico.
Nel midollo emopoietico mandano degli impulsi in modo da far aumentare la quantità di
globuli rossi; a livello delle ossa solidificano il metabolismo, ovvero la presenza di
ormoni sessuali interrompe il processo di crescita osseo; a livello del muscolo c’è una
iper-trofizzazione; a livello della cute stimolano la crescita del pelo, e sarà meno
idratata; a livello della laringe fa aumentare l’angolo della cartilagine tiroidea, cioè una
cartilagine della laringe diventa più acuta nella sua angolazione e quindi abbiamo verso
l’esterno il pomo d’adamo, questa variazione dello spazio, (ci sono le corde vocali)
consente il cambiamento del timbro vocale.
La presenza d’androgeni, sia nella femmina che nel maschio, fanno comparire l’acne
giovanile , in quanto hanno un’azione irritante nei confronti del follicolo pilifero cutaneo,
facendo produrre una maggior quantità di sebo, determinando poi la formazione
dell’acne.
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L’apparato genitale femminile è formato dalle Gonadi e dai Genitali esterni, e
dall’organo della gestazione ovvero l’ Utero.
Le gonadi (ovaie) contengono le ovocellule che devono maturare per poter essere
fecondate e sono collegate all’utero, oltre che dai legamenti, anche dalle tube.
Le tube di Falloppio hanno la funzione di catturare l’ovulo maturo che l’ovaio emette tutti
i mesi.
A differenza dei maschi, le femmine nascono con un corredo di gameti prestabilito.
La femmina nasce con le ovaie piene d’ovocellule immature, che inizieranno a maturare
alla pubertà, quando sono finite entra in menopausa.
La menopausa significa anche riduzione della produzione d’estrogeni e progesterone.
Le ovaie da un punto di vista ormonale, sono sotto l’influsso dell’ipofisi.
Il ciclo ovarico ha una durata di 28 giorni ed è diviso in 2 fasi di 14 giorni l’uno.
Il punto di svolta tra le 2 fasi è l’ovulazione.
Nei primi 14 giorni l’ovulo matura, un follicolo inizia la maturazione, perde metà del
corredo cromosomico ed è espulso dall’ovaio andando finire nella tuba, la quale, lo
raccoglie con la Fimbria più lunga, e (costituita da tessuto muscolare) contraendosi, lo
porta nell’utero.
L’utero è un organo, la cui parete, è fondamentalmente costituita da muscolo, e
ricoperta all’interno da una mucosa particolare, chiamata endometrio.
Questa mucosa è costituita da 2 strati; uno basale ben ancorato al muscolo , e uno
superficiale, chiamato DECIDUA, che è quella che si sfalda, quando ci sono le
mestruazioni.
L’ovulo dopo 14 giorni è maturo, va nell’utero dove, se è fecondato, affonda all’interno
della mucosa uterina, se invece non è fecondato , si perde dopo qualche ora (deve
essere fecondato nelle 32 ore) e muore.
I 14 giorni successivi l’ovulazione, se l’ovulo non è stato fecondato, il ciclo terminerà
con le mestruazioni, in altre parole lo sfaldamento della decidua, la parte superficiale
dell’utero.
Ogni mese parte la maturazione di un unico follicolo, talvolta 2 (biovulari); una volta
dall’ovaia destra e un’atra volta da quella sinistra.
Il periodo della mestruazione è tutto stabilito sul feed back.
FEED BACK = quando abbiamo la produzione di un ormone a cascata, la produzione
finale dell’ormone, una volta raggiunta la quantità fisiologica, blocca la ghiandola iniziale
di questo meccanismo a cascata.
Il periodo della mestruazione, lo sfaldamento della decidua e della conseguente
emorragia, avvengono nella fase del ciclo in cui tutti gli ormoni, sia gli estrogeni sia il
progesterone, sono sotto i livelli fisiologici.
Questo brusco cadere d’estrogeni e di progesterone determina la perdita della decidua
dando inizio alla mestruazione, ovvero il primo giorno del ciclo.
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Se io ho una ghiandola, stimolata dal meccanismo a cascata, che non produce più
niente, a monte ci sarà l’ordine di cominciare a riprodurre.
Il calo brusco d’estrogeni e progesterone, che avviene nel primo giorno di
mestruazione, viene percepito dall’ipotalamo, che subito ne ordina la produzione.
Ecco che ricomincia il ciclo.
Il primo ormone ad essere rilasciato dall’ipofisi, è FSH (l’ormone follicolo stimolante) che
lavora sulle ovaie, le quali il primo giorno del ciclo sono piene di ovocellule immature.
Le ovocellule immature, sono circondate da una teca di cellule; questo insieme, forma il
follicolo.
Quando, l’FSH stimola il follicolo nella maturazione dell’ovocellula, questo, fa in modo
che le cellule, che circondano l’ovocellula, inizino a produrre estrogeni.
Il processo di produzione estrogenica, inizia il primo giorno e continua fino al 14° giorno.
Quindi dal 1 al 14 giorno, nell’ovaio, sotto l’impulso dell’FSH, ho un ovulo che sta
maturando, e le cellule che lo circondano, che nel frattempo si sono duplicate, formano
intorno all’ovulo un grosso rigonfiamento; dal 1 al 14 giorno questo follicolo si riempie di
liquido.
Per tanto al 14° giorno ho un ovulo maturo, un’elevata produzione d’estrogeni e il
follicolo si è trasformato in una ciste liquida, che creando una forte pressione permette
all’ovocellula di essere espulsa.
A questo punto , la fimbria la raccoglie, la tuba inizia a muoversi, e attraverso le
contrazioni, porta l’ovocellula nell’utero.
L’aumento d’estrogeni dal 1 al 14 giorno serve perché questi estrogeni vanno a
preparare gli organi ad un’eventuale gestazione e quindi, ad un’eventuale
fecondazione.
In questi 14 giorni, gli estrogeni preparano l’utero e la mammella; nell’utero,
ricostruiscono quella parte di mucosa che si è persa durante la mestruazione,
(decidua), nella mammella fanno in modo che si attivi per un eventuale allattamento.
Poi fanno tratte nere più liquidi in quanto servono per far aumentare il letto vascolare e
infine stimolano la sintesi dei globuli rossi per un aumento del flusso sanguigno.
L’FSH stimola per 14 giorni l’ovaio a produrre estrogeni; nel momento in cui la
concentrazione fisiologica di estrogeni è raggiunto, l’FSH ferma il comando di
stimola zione, e gli estrogeni iniziano a diminuire.
Prima fase del ciclo FSH stimola produzione estrogeni, nel momento in cui il livello
è raggiunto, l’FSH cala, a questo punto piano, piano gli estrogeni iniziano a diminuire.
La seconda parte del ciclo Al 14° giorno, poco prima dell’ovulazione, l’ipofisi dà
una scarica improvvisa dell’altro suo ormone, LH che provoca l’ovulazione e inizia la
seconda parte del ciclo.
LH (ormone luterizzante) continua ad aumentare e va a lavorare sulle cellule che prima
producevano estrogeni inducendole a produrre, progesterone.
Il progesterone completa l’opera degli estrogeni, in altre parole fa aumentare il flusso
sanguigno a livello dell’utero, della mucosa uterina, fa aumentare la portata di zuccheri
a livello della mucosa uterina, va a lavorare sulla ghiandola mammaria e fa trattenere
una maggior quantità di liquidi, insomma migliora quello che hanno iniziato gli estrogeni.
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L’ovocellula non fecondata muore, nel frattempo LH è salito inducendo una produzione
di progesterone da parte delle cellule che prima avevano prodotto estrogeni, le quali
vanno a formare il corpo luteo.
Con l’aumento del progesterone diminuisce LH, questo porta, a sua volta, il
progesterone a calare, e verso il 28 giorno anche lui sarà, completamente diminuito.
Nel frattempo anche gli estrogeni sono completamente diminuiti; questa mancanza
d’ormoni consente alla decidua di sfaldarsi.
Se invece abbiamo la fecondazione, l’ovulo attaccandosi all’utero manda un messaggio,
attraverso un ormone chiamato GONADOTROPINA CORIONICA (ormone prodotto
dall’ovocellula), per avvisare della sua presenza, in altre parole che è stato fecondato e
quindi per i primi 3 mesi il corpo luteo continuerà a produrre progesterone.
Dopo i 3 mesi il progesterone sarà prodotto dalla placenta, a questo punto il corpo luteo
può atrofizzarsi visto, che ha finito il suo compito.
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1°
14°
OVULAZIONE
FSH
ESTROGENI
(ovaie-follicolo)
14
FSH
ESTROGENI
LH
PROGESTERONE
(ipofisi)
28°
NON
FECONDAZIONE
LH
(IPOFISI)
PROGESTERONE
(OVAIE)
(CORP O LUTEO)
Nel caso in cui dovessero essere fecondati 2 ovocellule, abbiamo 2 gemelli, ovvero 2
entità distinte; (2 placente .) nel caso in cui ci sono gemelli MONOCORIA LI, (mono
ovulari) si ha un’unica placenta che racchiude 2 esseri esattamente identici in quanto
partono da un’unica ovocellula che per meccanismi particolari, si scinde. (sono identici,
hanno lo stesso patrimonio genetico)
L’obiettivo principale degli estrogeni e del progesterone sono: l’utero, la mammella, il
metabolismo generale, mentre localmente , agiscono sulla mucosa vaginale.
Nel corso del ciclo si hanno delle modifiche e delle secrezioni della mucosa vaginale .
Nella prima parte del ciclo, sotto l’influsso degli estrogeni, si ha una mucosità fluida
quasi acquosa, finalizzata al miglioramento del rapporto sessuale, ed è prodotta dalle
ghiandole della mucosa vaginale sotto l’influsso degli estrogeni.
Gli estrogeni tra l’altro cambiano gli odori delle secrezioni vaginali determinando la
produzione di FENORMONI, molecole forse odorose che attirano il partner.
La seconda fase del ciclo è caratterizzata, sotto l’influsso del progesterone, alla
produzione di secrezioni che via, via diventano sempre più vischiose verso la fine del
ciclo (mestruazione), nel momento in cui non c’è stata fecondazione, ritornano più
fluide.
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Queste secrezioni, sotto l’influsso del progesterone, diventano più vischiose perché , nel
momento in cui abbiamo la fecondazione servono a formare il tappo che va a chiudere il
collo uterino , isolando così l’ambiente uterino, dall’esterno.
Nel momento in cui compare il progesterone, c’è un aumento della temperatura
corporea.
I genitali esterni femminili sono formati da 2 pliche mucose, (cutanee in parte) che sono
le grandi labbra e le piccole labbra.
Tra le piccole labbra, è racchiusa la CLITORIDE che è un organo similare al pene, che
durante l’eccitazione sessuale anche lei tende a gonfiarsi, e ingrossarsi.
L’orgasmo serve affinché lo spermatozoo sia aiutato a risalire per raggiungere l’utero.
Tra le piccole labbra c’è il MEATO URETRALE e l’ingresso del canale vaginale,
(ricoperto nelle donne vergini dall’imene).
I genitali sono completati verso l’alto dal rigonfiamento ricoperto di peli che si chiama,
Pube o Monte di Venere, che è un rigonfiamento di tessuto adiposo.
Considerati, come organi sessuali secondari, sono le mammelle che sono in realtà delle
estroflessioni della cute, in quanto le ghiandole mammarie sono ghiandole della cute,
specializzate.
La mammella è completamente formata da ghiandole ed è sotto il controllo d’estrogeni
e progesterone (soprattutto, estrogeni).
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GENITALI FEMMINILI
OVAIE
Ovulazione ogni 14
giorni
Contiene gameti
(ovocellule) in
numero stabilito
Ovocellula
raccolta dalla
fimbria della
tuba e portata in
utero
Terminati i
gameti
abbiamo la
menopausa
Depositata nella
decidua cioè
parte
dell’endometrio
OVOCELLULA FECONDATA:
aumento della produzione di
progesterone sotto lo stimolo
di LH
Caduta di
estrogeni e
progesterone
Successivi 14
giorni
l’ovocellula è
pronta per la
fecondazione
OVOCELLULA NON
FECONDATA:
espulsione e
distaccamento della
decidua
Ciclo mestruale
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GONADI contenuti
nel sacchetto
scrotale a 34°
Contengono gli
spermatozoi
GENITALI MASCHILI
Testicoli a forma di
ovetto formati da tubi
contorti che finiscono
con l’epidimo che
diventa poi dotto
deferente
Parete dei tubuli
formati da 3 tipi di
cellule
Ormoni
sessuali
PENE
Formato da
tessuto spugnoso
molto
vascolarizzato
Spermatogenesi
di 72 gg
Circonda
l’uretra
spermat ozoi
Cellule
precorritrici
immature
Prodotti sotto l’ipofisi e
ipotalamo attraverso la
produzione di LH e
FSH
Avvolto da tessuto
anaelastico che ne
permette l’erezione
L’uretra è
circondata
dalla Prostata
Il tutto è avvolto da
tessuto cutaneo
chiamato PLICA che
forma in punta il Glande
con funzione di
proteggere la parte
esposta
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GONADI
MASCHILI:
TESTICOLI
FEMMINILI: OVAIE
PRODUCONO ORMONI
Contengono
Gameti cellule
sessuali
Contengono 23
cromosomi al
momento della
maturazione
Androgeno e
Testosterone
(maschio)
Estrogeno e
Progesterone
(femmina)
Questi ormoni sono
interconvertibili ovvero la
pelle può trasformare
velocemente gli estrogeni
in testosterone
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La pelle non è semplicemente un rivestimento inerte, ma rappresenta una delle
principali componenti, dell’impalcatura generale dell’intero organismo.
Si tratta, di un vero e proprio apparato, un insieme di parti che cooperano
armoniosamente per svolgere una specifica funzione.
La pelle è una continuità dei tessuti connettivi che, uniscono insieme il corpo, compresi
quelli delle fasce, delle ossa, dei tendini e dei legamenti.
I sistemi sono: tegumentario, scheletrico e muscolare, lavorano insieme per proteggere
e fare da supporto al corpo.
L’apparato è formato dalla pelle, conosciuta anche con il termine tegumento o più
semplicemente cute, e dai suoi annessi vale a dire peli, unghie e capelli.
La pelle forma uno strato limite tra il corpo e il mondo esterno, con la funzione di
proteggere e d’autoripararsi.
La pelle, provvede altresì, ad eliminare le sostanze di scarto grazie alla produzione di
sudore e interviene nel processo della termoregolazione modulando la dispersione del
calore, assicurando così il costante mantenimento della temperatura interna entro i limiti
fisiologici; inoltre svolge una fondamentale funzione sensoriale, in quanto la pelle è
ricchissima di terminazioni nervose.
La pelle è costituita da due strati, quello più superficiale, l’epidermide, e quello più
profondo chiamato il derma, dove ci sono i capillari sanguigni, vasi linfatici e fibre
nervose, ghiandole sudoripare e sebacee, e i follicoli dei peli, che, assieme alle unghie,
costituiscono gli annessi cutanei.
Nonostante, il suo esiguo spessore, la pelle, ha un ruolo fondamentale di protezione
dell’organismo, tanto che, se ampie aree del rivestimento cutaneo sono danneggiate, la
sopravvivenza stessa dell’organismo è messa in pericolo.
L’epidermide è costituito da uno strato cellulare e da uno strato d’elementi epiteliali,
derivanti dal foglietto embrionale più esterno.
Lo strato più profondo, il derma, è uno strato di tessuto connettivo denso e
notevolmente vascolarizzato.
Al di sotto del derma, vi è uno strato lasso del tessuto sottocutaneo, ricco di grasso,
chiamato ipoderma.
Il contenuto di grasso dell’ipoderma varia, secondo dello stato di nutrizione, della
persona.
Il derma oltre ad essere molto vascolarizzato, è un tessuto che comprende fibre di
collagene ed elastiche, ed è fornito di una buona rete linfatica e di molte terminazioni
nervose.
Ospita anche le ghiandole sudoripare, quelle sebacee, bulbi piliferi, inoltre, il derma
contiene sia fibre muscolari volontarie, che involontarie.
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Le ghiandole sudoripare sono le più numerose tra le ghiandole della pelle e sono
classificate in due gruppi, eccrine e apocrine, questo in base al tipo di secrezione
prodotto, alla loro sede e alle correlazioni nervose.
La ghiandole sudoripare eccrine sono le più numerose e sono distribuite su quasi tutta
la superficie del corpo.
Risultano essere particolarmente abbondanti soprattutto a livello della pianta dei piedi,
sulla fronte e sulla parte superiore del tronco.
Producono un liquido acquoso e trasparente, chiamato Sudore, ricco di sali,
ammoniaca, acido urico, urea e altre sostanze da eliminare.
Oltre ad eliminare scorie, queste ghiandole hanno un ruolo fondamentale nel mantenere
costante la temperatura interna del corpo.
Le ghiandole apocrine sono collocate profondamente nella strato sottocutaneo della
pelle delle ascelle, delle areole mammarie e dell’area cutanea perinale e sono
connesse con i follicoli piliferi di queste regioni, sono più grandi di quelle eccrine.
Durante il periodo della pubertà aumentano di volume producendo un secreto più
viscoso e colorato di quello prodotto dalle ghiandole eccrine.
Le ghiandole eccrine di mani e piedi sono controllate dal sistema nervoso periferico che
reagisce a stimoli emozionali.
Le ghiandole sebacee sono responsabili della produzione di un secreto oleoso utile ai
peli e alla pelle.
Il secreto prodotto da queste ghiandole, il sebo, rende i peli, e la pelle, morbidi e
pieghevoli, funziona inoltre come una crema protettiva naturale per la pelle, prevenendo
l’eccessiva perdita d’acqua attraverso l’epidermide.
I peli insieme ai capelli, alle unghie e alle ghiandole cutanee, rappresentano i cosiddetti
annessi della pelle.
I peli sono su quasi tutta la superficie corporea.
Il pelo è costituito prevalentemente di cheratina e si presenta come un sottilissimo
bastoncino, in parte, sporgente dalla cute e in parte , contenuto in un’infossatura
dell’epidermide, il follicolo pilifero.
La parte esterna del pelo è detta fusto, quella , interna radice.
Entro il follicolo sbocca una ghiandola sebacea, il cui secreto, sebo, mantiene
impermeabile il pelo e la cute circostante, con funzione protettiva; inoltre nel follicolo è
impiantato un piccolo muscolo chiamato, muscolo erettore del pelo, la cui contrazione
provoca il sollevamento verso l’esterno del bulbo e quindi del pelo.
I vasi che nutrono i peli provengono dalla rete capillare del derma; l’innervazione è
garantita da fibre terminali dei nervi della pelle.
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L’unghia rappresenta la formazione cornea dell’epidermide che riveste la superficie
dorsale delle falangette delle dita e dei piedi.
L’unghia si presenta con una porzione centrale o corpo dell’unghia, che presenta alla
base una piccola zona falciforme biancastra, detta lunula ungueale, due margini
laterali inseriti in una ripiegatura cutanea, conosciuta come solco ungueale, e una
porzione prossimale, detta radice, profondamente e saldamente incastrata nella parte
posteriore del solco ungula, che forma una piega della pelle chiamata epinichio.
Mentre la superficie superiore dell’unghia è libera, quella, inferiore è strettamente
aderente al sottostante strato dermo-epidermico, conosciuto come letto ungueale.
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Dal punto di vista fisiologico, la cute non deve essere considerata come un rivestimento
inerte del corpo, in quanto ogni suo elemento anatomico costitutivo possiede una
funzione ben precisa integrata nella fisiologia generale dell’intero organismo.
La cute, posta al confine tra il mondo esterno e l’ambiente interno all’organismo, è per
eccellenza un recettore complesso di stimoli fisici, chimici, meccanici etc che
viaggiano nelle due direzioni e, in relazione alle quali, la cute reagisce prontamente e in
vari modi, modificando altresì il suo comportamento.
Ciò avviene grazie alla ricchezza di un apparato nervoso, estremamente abbondante e
sensibile, ricco di terminazioni tattili, termiche, dolorifiche e cosi via, in grado inoltre di
stimolare varie attività cellulari, secretorie, di irrorazione sanguigna, di pigmentazione
etc ..
Le funzioni della pelle sono:
•
Funzione di protezione
deformazione, elasticità);
meccanica
(resistenza
alla
trazione,
•
Funzione di mantenimento della temperatura corporea;
•
Funzione di protezione contro agenti fisici (radiazioni, energia
elettrica);
•
Funzione di barriera;
•
Funzione secretiva ed escretiva;
•
Funzione sensoria;
•
Funzione immunologia.
La funzione di protezione, è svolta dalla pelle, prima di tutto segnalando al nostro
cervello quelle variazioni delle condizioni esterne che potrebbero costituire un pericolo
per gli organi e le strutture anatomiche più profonde: ciò avviene per mezzo d’organelli
disseminati un po’ dovunque, chiamati recettori cutanei.
Vi sono recettori specializzati per la temperatura e per la pressione che permettono di
sapere se la temperatura si fa troppo elevata o troppo bassa, se la compressione
meccanica rischia di danneggiare la pelle stessa, muscoli e ossa sottostanti, se una
certa sostanza è irritante, consentendo quindi di agire per l’integrità fisica.
Inoltre, le cellule della pelle, sono dotate di una sostanza, la melanina, che, reagendo
alla luce del sole, permette di formare uno strato protettivo contro le radiazioni
ultraviolette più penetranti e dannose.
La pelle è provvista di numerose ghiandole, tra cui quelle sudoripare e quelle sebacee.
La produzione di sudore permette di trasferire calore e acqua all’esterno, consentendo,
insieme con altri meccanismi, di mantenere costante la temperatura interna,
contribuendo così al bilanciamento idro-salino dell’organismo.
Le ghiandole sebacee secernano il sebo, una sostanza grassa che contribuisce a dare
alla pelle il tipico carattere di morbidezza.
Nell’epidermide sono presenti delle cellule chiamate cellule langerhans, le quali sono
deputate alla sorveglianza immunologia locale.
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Sono in grado di captare gli antigeni e di presentarli a particolari linfociti, innescando
così la risposta immunitaria atta a rimuovere ogni materiale estraneo.
Possiamo dire che, la cute funziona come una barriera a doppio senso ovvero da un
lato impedisce la perdita dei liquidi corporei essenziali e delle proteine e dall’altra
contrasta la penetrazione di sostanze chimiche, di microrganismi e delle radiazioni
solari.
La cute ha la funzione di regolare la temperatura del corpo, compito che svolge
attraverso la termoregolazione.
La termoregolazione assicura l’omeostasi, della temperatura corporea attraverso la
dilatazione e la costrizione dei vasi sanguigni e attraverso l’evaporazione e la
traspirazione, a seconda, delle temperature esterne.
Questa omeostasi della temperatura corporea è di fondamentale importanza, perché la
sopravvivenza in buona salute del nostro organismo dipende dalle reazioni biochimiche
che avvengono con una data frequenza, la quale a sua volta dipende dal normale
funzionamento degli enzimi, tale funzionamento dipende dalla temperatura del corpo
che deve oscillare tra i 36,2° e i 37,6°.
Pertanto, per mantenere una temperatura corporea costante, il corpo deve
naturalmente equilibrare la quantità di calore prodotto , con la quantità di calore perduto.
Ciò significa che se è prodotta una certa quantità extra di calore, questa dovrà essere
eliminata per evitare un innalzamento della temperatura corporea.
Analogamente a molti altri meccanismi omeostatici, anche la perdita di calore dalla pelle
deve essere controllata da un circuito, o sistema, a feedback negativo.
I termorecettori, vale a dire, i recettori responsabili della rilevazione di variazioni della
temperatura, fanno parte di quella parte del cervello conosciuta come ipotalamo, e
rilevano le modificazioni della temperatura interna del corpo.
Se, questi recettori, sentono che la temperatura si è alzata, lo comunicano all’ipotalamo
il quale solleciterà le ghiandole sudoripare ad aumentare la produzione di sudore,
permettendo così una perdita di calore attraverso l’evaporazione.
Con l’aumento del calore, avviene anche una vasodilatazione dei vasi sanguigni del
derma, aumentando così il flusso di sangue caldo dai tessuti profondi verso la pelle.
Il calore trasferito dal sangue all’epidermide è così eliminato attraverso l’evaporazione.
Tutti questi processi rimangono attivi fino a, quando la temperatura interna del corpo
non è ritornata ai valori normali.
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I tessuti epiteliali sono ampiamente distribuiti in tutto il corpo e svolgono molte funzioni
importanti.
Il tessuto epiteliale ricopre e protegge la superficie del corpo, ne riveste interamente le
cavità, si specializza nel trasportare sostanze dentro e fuori, dal sangue e formare
ghiandole.
Funzioni principali:
Protezione : la più importante funzione dell’epitelio membranoso è la protezione in
generale.
Un esempio: è la cute che svolge la funzione di proteggere il corpo dai danni meccanici
e chimici oltre che dall’attacco dei batteri o altri microrganismi che sono, causa di
malattia.
Funzione sensoriale : questo epitelio è specializzato nelle funzioni sensoriali e lo
troviamo nella cute, naso, occhio, e orecchio.
Secrezione: l’epitelio ghiandolare si specializza nell’attività secretoria e i prodotti di
secrezione comprendono ormoni, muco, succhi gastrici e sudore.
Assorbimento: l’epitelio di rivestimento dell’intestino e di tratti dell’apparato
respiratorio favorisce l’assorbimento di sostanze nutritizie nell’intestino e lo scambio dei
gas respiratori fra il polmone e sangue.
Escrezione: è l’epitelio di rivestimento specializzato dei tubuli renali che riesce a
filtrare e a concentrare i prodotti da eliminare nella pre-urina.
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Il tessuto connettivo è specializzato a sostenere il corpo o parti di esso, a unirle e
mantenerle insieme, a trasportare sostanze attraverso il corpo e a proteggerlo dalle
sostanze estranee.
Il tessuto connettivo, è il più abbondante di tutto il corpo, si presenta in forme più
variabili che non gli altri tessuti di base.
Il tessuto connettivo sostiene, trasporta e difende, oppure congiunge i tessuti gli uni agli
altri, tiene assieme i muscoli tra loro, forma una rete tridimensionale di supporto per il
corpo nel suo insieme e per i singoli organi.
Un tipo di tessuto connettivo è il sangue che trasporta una gran quantità di sostanze fra
le parti del corpo.
Inoltre ci sono parecchi tipi di cellule del connettivo che ci difendono dai microbi e
sostanze dannose.
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Il sistema nervoso, è una struttura molto delicata, per tanto è protetto da contenitori
ossei.
È un tessuto fatto da cellule semplici chiamate NEURONI.
Quando parliamo di sistema nervoso, parliamo di cervello, midollo. (contenuto nella
colonna vertebrale).
Tutto questo è chiamato sistema centrale, proprio perché è al centro della nostra
struttura.
Questo sistema poi deve dare e ricevere comunicazioni, per tanto comunica con
l’esterno attraverso dei prolungamenti chiamati NERVI, in questo caso parliamo di
Sistema Nervoso Periferico.
Il tessuto nervoso è costituito da questi neuroni che sono cellule la cui fondamentale
funzione è quella della comunicazione.
I neuroni sono cellule di comunicazione sia con l’esterno, che tra di loro.
Il sistema nervoso, ha più funzioni recettive di comunicazione: comunica con l’esterno,
e con l’ambiente esterno e con l’interno del nostro corpo.
Il sistema endocrino comunica con l’esterno ma meno, infatti, questo riceve stimoli
dall’esterno che poi coordina in un metabolismo interno; il sistema immunitario
comunica con l’esterno ma ad un livello microscopico per poi organizzare i sistemi
difensivi interni.
Poiché, il sistema nervoso è fatto di cellule , che sono i neuroni, il suo unico scopo
fondamentale è quello della comunicazione, la forma di questi neuroni è quella di avere
tantissimi tentacolini, diramazioni.
Abbiamo anche cellule più semplici con meno tentacoli, che hanno una comunicazione
minore, e sono meno articolate.
Quante più le cellule sono espanse nella loro capacità di ricevere e dare messaggi,
tanto più sono complesse.
I neuroni non possono essere lasciati soli a se stessi, perciò all’interno del sistema
nervoso abbiamo anche delle cellule della NEVROGLIA che comprendono tre tipi di
cellule , probabilmente derivanti tutte dal sistema reticolo endoteliale.
Le cellule del reticolo endoteliale , sono i macrofagi, cellule capaci di movimenti propri,
che, troviamo lungo i tralci di connettivo degli organi e che quindi si muovono sia dentro,
che fuori degli organi.
Queste cellule della NEVROGLIA, che si trovano insieme ai ne uroni a formare il
cervello, si sono specializzate, conservando, però in parte la loro funzione originaria,
quella difensiva (non sono mobili ma ferme).
Il loro compito è quello di:
•
Difendere i neuroni da microrganismi che potrebbero passare;
•
Hanno funzioni di spazzino, come i macrofagi, in quanto mangiano il
nemico;
•
Hanno funzioni di sostegno dei neuroni, ovvero li mantengono in
buono stato i neuroni;
•
Hanno la funzione d’isolamento elettrico.
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I neuroni, devono essere accuditi bene, poiché sono cellule perenni; il neurone può
perdere gradualmente la sua capacità, quando è fortemente danneggiato e in questo
caso perde la capacità di autoripararsi.
Negli ultimi decenni, studi recenti, hanno scoperto che ci sono dei fattori di crescita,
anche di tipo neuronale.
Se il neurone è stato danneggiato parzialmente, può essere ricostruito, ma non
duplicato.
Il neurone deve avere in ogni caso una vita come quella della nostra vita biologica
perché questo gli permette di non perdere nessuna informazione, rischio che si
potrebbe correre in caso di duplicazione con conseguente perdita di memoria.
Inoltre è assodato, che noi nasciamo con una massa celebrale che perdiamo nel primo
anno di vita; cioè noi nasciamo con più cervello e, durante il primo anno di vita, la
maturazione del sistema nervoso avviene per perdita di cellule (per morte cellulare).
Questo perché la maturazione avviene tramite la creazione di collegamenti tra i vari
gruppi neuronali.
Per la memoria, sembra che il cervello utilizzi certi circuiti che , se noi non utilizziamo o
utilizziamo poco, si “arrugginiscono ” e i dati, non vengono più immessi in questi circuiti,
con conseguente poca memoria.
I neuroni sono queste cellule di comunicazione, formate da un corpo cellulare come
tutte le altre cellule, con tutti i loro prolungamenti.
Dei vari prolungamenti, possiamo distinguere 2 gruppi:
1. gli assoni
2. i dendriti
I dendriti, sono quelle ramificazioni ampie e sono i prolungamenti che consentono al
neurone di ricevere informazioni, sono come antenne recettive.
L’assone è unico per neurone, ed è il prolungamento del neurone che porta la
comunicazione, fuori dal neurone stesso.
Quando diciamo fuori, intendiamo o verso un altro neurone oppure verso una struttura
periferica.
Quando parliamo d’assone intendiamo un prolungamento della cellula; il neurone è
fatto:
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•
corpo cellulare
•
dendriti
•
assone
Il corpo cellulare del neurone è uguale a tutti i corpi cellulari, ha una particolarità in più,
quella di sintetizzare delle sostanze che poi racchiude in granuli.
Ci sono neuroni che si diversificano per le sostanze diverse che producono.
Per tanto abbiamo neuroni che producono varie categorie di sostanze che sono diverse
nella loro formulazione biochimica.
Queste sostanze hanno funzioni di neurotrasmettitore, in altre parole sono quelle
sostanze, che liberate in una certa maniera, consentono ai neuroni di comunicare fra, di
loro.
Il passaggio d’informazioni tra i neuroni è un passaggio chimico; poi questo
neuromediatore evoca delle correnti elettriche.
Per tanto , abbiamo una comunicazione mista che si avvale , di messaggeri chimici e di
corrente elettrica, questa si chiama comunicazione chimico-elettrico.
Come fa il sistema nervoso ad esempio a dire al muscolo di contrarsi??
Il nervo periferico libera acitilcolina a ridosso della membrana cellulare; questa
acitilcolina è quella che farà cambiare il potenziale d’azione.
Quindi il messaggio, è prima di tutto chimico, acitilcolina; poi elettrico, variazione del
potenziale di membrana.
L’emisfero destro del cervello assembla le informazioni nello spazio e nel tempo; ha più
azione intuitiva, è quello che coglie la realtà interna ed esterna per assemblaggio
immediato, è attivo negli artisti, è quello che intellettualmente parlando coglie il colore,
le dimensioni, le relazioni spaziali e temporali.
La parte sinistra incamera i dati secondo una causa ed un effetto, è più temporale,
esempio prima c’è il lampo poi il rumore; , questo è mettere insieme dei dati che
formano una sequenza razionale.
L’emisfero destro è attivo nell’attività artistica.
L’assone è ricoperto da guainette che sono formate da cellule della nevroglia, dette
CELLULE DI SCHWANN, molto vicine tra loro, anche se tra di loro c’è un piccolo
spazietto.
Gli assoni che sono avvolti dalle cellule di Schwann si dicono MIELINIZZATI oppure
FIBRE BIANCHE; in quanto le cellule di Schwann conferiscono questa coloritura
biancastra.
Mentre gli assoni che non hanno le cellule di Schwann si dicono A-MIELINICI, cioè,
senza mielina (la ricopertura di queste cellule di Schwann si chiama mielina).
La mielina formata da queste cellule di Schwann, rispetto all’assone, dà un effetto
chiamato “isolamento elettrico”.
L’assone ricoperto da queste cellule di Schwann, è isolato elettricamente, non è
percorso da corrente elettrica.
Le cellule della nevroglia sono di sostegno ai neuroni, sono come delle cellule mamme,
che proteggono il neurone.
Un corpo cellulare con i suoi dendriti, può ricevere moltissimi assoni d’altri neuroni
(dendriti=antenne di recezione).
Il neurone stimolato, fa uscire il suo messaggio chimico elettrico dal suo assone, che
potrà andare, a sua volta, o ad un altro neurone o su strutture periferiche.
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Il potenziale elettrico che si viene a formare sulla membrana del neurone fa uscire le
sostanze neuromediatori dal neurone.
Questi neuromediatori escono da una zona detta SINAPSI che è la zona di
comunicazione tra la terminazione dell’assone e il neurone.
La sinapsi è il collegamento, la zona, che esiste tra la terminazione dell’assone e la
membrana cellulare di un altro neurone.
Le strutture che intervengono nella sinapsi, sono:
•
la membrana dell’assone
•
lo spazio che c’è tra l’assone e il neurone
•
la membrana del neurone
Le due membrane sono affrontate , con uno spazio nel mezzo .
Qui si liberano i neuromediatori che eccitano il secondo neurone , che ecciterà un altro
neurone e così via
Nel momento in cui, questa catena finisce ad un muscolo o ad una ghiandola, il risultato
finale sarà la contrazione muscolare o la secrezione.
Questo circuito, può essere anche interneurale, ossia tra i vari neuroni, quindi i risultati
saranno di tipo elaborativo - teorico.
La sinapsi è la zona di contatto, di comunicazione, di relazione, c’è uno spazio dove le 2
membrane non si toccano, ma questo spazio consente la liberazione del
NEUROMEDIATORE.
Il compito di questo neuromediatore liberato, è quello di creare correnti elettriche nel
neurone successivo, “a valle”; dopo che il neuromediatore ha stimolato il neurone, non
serve più che rimanga , anche perché se così fosse potrebbe mandare in tilt il sistema;
allora si dice che viene o RIASSORBITO o METABOLIZZATO.
L’attività dei neuroni è un’attività chimico-elettrica; un modo per rendersi conto
dell’attività globale del cervello , è quello di utilizzare strumenti sensibili al funzionamento
elettrico. (elettroencefalogramma).
La conduzione elettrica è più veloce nelle fibre mieliniche che in quelle a-mieliniche;
questo per creare un ordine all’interno della comunicazione (uno schema ordinato).
Ci sono delle regole ben precise in questa comunicazione.
La prima regola è: se io sono un neurone eccito il secondo neurone, il secondo eccita il
terzo, il terzo eccita il quarto e così via, però tutto questo deve essere ORTODROMICA,
vale a dire, il primo eccita il secondo, il secondo il terzo, ma il terzo non può eccitare il
primo ma va ad eccitare il quarto: abbiamo un ordine che va da monte a valle.
La seconda regola è che ci sono vie a percorrenza lenta, e a percorrenza veloce.
Ci sono neuroni che hanno funzioni di semaforo, e quelli che hanno funzioni d’inibitori,
in altre parole, bloccano.
Una delle nostre sensazioni più importanti in assoluto è il dolore, che noi avvertiamo
solo, quando è necessario, perché tutti gli altri sintomi dolorosi, che possono essere
raccolti dai nostri neuroni, sono spesso bloccati prima di arrivare a livello di coscienza;
sono selezionati.
La terza regola di ordine in questa comunicazione , è la formazione di circuiti specifici.
Nell’ambito di queste masse di neuroni si formano 3 tipi di circuiti:
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•
•
•
circuiti divergenti
circuiti convergenti
circuiti riverberanti
Uno stimolo può entrare, tramite i circuiti divergenti, nel sistema nervoso centrale per
piccole vie di comunicazione e poi diffondersi su più masse neuronali come se quel
messaggio dovesse essere portato a più gruppi di neuroni; per cui si creano dei circuiti
divergenti.
Si possono creare circuiti convergenti, vale a dire stimoli diversi che provengono da
varie vie che sono fatti convergere su piccoli gruppi neuronali.
I circuiti riverberanti, sono circuiti chiusi dove un gruppo di neuroni fanno circolare lo
stimolo chimico-elettrico tra, di loro come se fosse un cerchio.
Questi circuiti riverberanti, servono a rallentare certi stimoli, invece di fermarli li
rallentano per poi farli o uscire o esaurirli.
Sembra che la memoria, a breve termine utilizzi questi circuiti riverberanti.
Quindi il cervello prende un dato e per farlo diventare memoria a lungo termine, deve
immetterlo in alcuni circuiti con alcune modifiche bio-chimiche; il neurone subisce, a
causa di questo stimolo elettro-chimico, una modificazione proteica.
A questo punto la modificazione bio-chimica comporta un ricordo a lungo termine che io
posso andare a rievocare.
Non tutti i ricordi devono essere immessi a lungo termine, per tanto alcuni dati sono fatti
passare su circuiti riverberanti e finché si trovano in questo circuito sono attivi, in
seguito c’è una selezione affinché il dato o si esaurisce o è fissato, e in questo caso
esce e passa in altri circuiti per poi subire la modificazione bio-chimica.
Questo processo, da una parte dipende dalla nostra volontà , (quando studiamo) e
dall’altra è indipendente da noi.
Da un punto di vista anatomico, il sistema nervoso centrale è costituito da quello che
chiamiamo il cervello, che è l’insieme dei neuroni, e le cellule della nevroglia contenute
nella scatola cranica, (suddivisa in varie parti da una punto di vista anatomico) e dal
midollo spinale contenuto nel rachide vertebrale.
Da un punto di vista evolutivo, l’essere umano è quello con il sistema nervoso centrale
più evoluto.
Abbiamo 3 sezioni sviluppate, e l’ultima è rappresentata dalla corteccia celebrale (2
emisferi celebrali corticali), che solo l’essere umano utilizza seppur in parte .
Da un punto di vista dell’evoluzione delle strutture, la corteccia celebrale è l’ultima
struttura nervosa, mentre quella più antica, è rappresentata dal midollo spinale che
hanno oltre a noi anche altri esseri viventi.
Quindi abbiamo la parte chiamata ARACHICERVELLUM, cioè antico cervello, che è la
parte chiamata sottocorticale o anche detta PALEOCERVELLUM, cioè cervello vecchio
e poi abbiamo la corteccia chiamata NEOCERVELLUM, cioè nuovo cervello .
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Il midollo è formato da neuroni più semplici.
Si distinguono funzioni diverse del midollo:
•
assolve a funzioni vitali
•
è coordinatore di tutte le attività viscerali
•
è sede di quelle che sono chiamati riflessi
il midollo lavora soprattutto per via riflessa.
Un riflesso è una risposta prevista, “schematizzata”; l’evoluzione ha stabilito che a
determinati stimoli si sceglie la risposta più adeguata allo stimolo per la sopravvivenza
individuale; è una risposta che si è strutturata, e che per alcuni versi è sempre uguale a
sé stessa.
Esempio: se la vescica è piena, parte lo stimolo riflesso dello svuotamento.
Il riflesso per tanto non prevede risposte elaborate ma, consolidate.
Nel midollo abbiamo la sede di tutti i riflessi che gestiscono tutta la nostra vita
vegetativa viscerale che rappresenta la base del nostro vivere.
Lesioni del midollo possono ledere funzioni vitali con conseguenze spesso mortali.
Le altre 2 parti hanno funzioni più coordinative.
Il midollo risponde a stimoli esterni in maniera più diretta , più semplice, invece le altre
parti hanno funzioni più d’elaborazione, di coordinazione.
La parte sottocorticale è chiamata cervelletto che è un punto focale nell’organizzazione
del movimento.
Il cervello comunica con il basso e l’alto, vale a dire con il midollo e la corteccia per
integrare stimoli interni ed esterni e per dare avvio e mantenere un movimento in
maniera armoniosa.
Quali tipi di stimoli dovrà considerare il cervelletto per organizzare un movimento??
Al cervelletto arrivano tutte le informazioni dei recettori che sono presenti: ad es: a
livello articolare, muscolare ., deve tenere conto di dove si trova la testa per evitare
sbilanciamenti, deve tenere conto degli stimoli visivi, tattili, acustici, pressori ; questo,
anche per organizzare il movimento che apparentemente è il più semplice.
Anche il cervelletto ha una corteccia, che se noi la svolgiamo, ricopre una superficie
pari a diversi metri quadrati, invece la corteccia celebrale svolta ricopre una superficie
pari a centimetri quadrati.
Il midollo è fatto a strati: la parte bassa del midollo gestisce gli organi viscerali adiacenti;
la parte intermedia organi viscerali toracici etc..
Invece nelle zone sottocorticali abbiamo delle strutture cerebrali in grado di coordinare
le varie funzioni; per cui si coordina il movimento del cuore con il funzionamento
intestinale o con il movimento respiratorio.. etc..; quindi sono centri di coordinazione più
ampi.
L’ipotalamo è quella struttura nervosa particolare in grado di produrre ormoni e di
comunicare immediatamente con l’ipofisi.
Questa relazione consente, a questa parte del cervello , di gestire anche gli aspetti
metabolici periferici.
Per tanto tutta la parte sottocorticale è una grossa zone di coordinamento della vita
vegetativa.
In questa zona ci sono anche le zone dette RINOENCEFALICHE e LIMBICHE che
hanno anche il compito di gestire le nostre emozioni.
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Quando parliamo d’istinto, parliamo di un comportamento atto alla sopravvivenza
individuale e alla riproduzione della specie di tipo basilare; es: istinto della fame,
un’attività semplice basilare che spinge a cercare cibo, emozione della paura in quanto
se io non avessi paura non saprei difendermi nei confronti di un pericolo, o come
l’emozione della rabbia ci permette di difenderci.
I sentimenti sono stati mentali molto più complessi, dove le inter-relazioni sono molto
più articolate.
Questi 3 settori: istinti, emozioni, sentimenti sono ognuno indispensabili e, tra di loro,
sono inter-relazionati.
Le zone chiamate RINOENCEFALO e LIMBICHE, che sembrano essere la sede
dell’emanazione delle nostre emozioni, sono anche in connessione con alcune
sensazioni, in particolare con quella dell’olfatto.
Gli stimoli olfattivi sono elaborati anche da quello che è chiamato RINOENCEFALO; e
l’olfatto, è fondamentale per suscitare certe emozioni.
L’odore che suscita paura, è qualcosa che agisce in tutte le creature viventi; un certo
tipo d’odore presente o emanato dall’ambiente o da un’altra creatura, suscita paura,
(non tutti gli odori ma solo alcuni) oppure i fenormoni, che lanciano messaggi nella sfera
sessuale.
La corteccia è la sede delle attività coscienti, in quanto fa in modo che noi possiamo
esserne consapevoli.
Noi non siamo consapevoli del nostro stomaco che digerisce, oppure del nostro
intestino, ma ne diventiamo consapevoli, solo, quando fanno male, e quando questa
sensazione passa alla corteccia come messaggio d’avvertimento, allora avvertiamo lo
stimolo.
Tutto quello che succede fino sotto la corteccia, è vita inconsapevole, e la corteccia può
esserne informata , a seconda, delle necessità.
Uno stimolo doloroso può arrivare fin sotto la corteccia, ma se non passa alla corteccia,
noi non lo sentiamo.
Nella corteccia poi ci sono gruppi di neuroni elaborativi, che hanno la funzione di
coordinare sia processi biologici e sia di elaborare il pensiero.
Il cervelletto è fondamentale nell’organizzazione del movimento, anche se, in realtà il
cervelletto comunica con la corteccia da cui inizia un certo tipo d’informazione per
iniziare il movimento; in realtà chi comunica l’informazione finale sul movimento, è la
corteccia.
Nella corteccia abbiamo 2 aree distinte che presiedono ai nostri movimenti: una si
chiama AREA PIRAMIDALE e l’altra AREA EXTRAPIRAMIDALE.
L’area piramidale è quella che organizza e comanda tutti i vari muscoli dei movimenti
non automatici.
L’area extrapiramidale invece coordina lo schema motorio e i muscoli dei movimenti
automatici.
Cos’è un movimento automatico??
Il camminare è un movimento automatico, come correre, scrivere, la mimica facciale;
sono movimenti complessi il cui schema è memorizzato.
Per fare quel tipo di movimento è necessario atti vare quelle sequenze muscolari, quindi
queste sequenze muscolari sono memorizzate; è come se l’extrapiramidale fosse una
sorta di memoria di alcuni schemi motori.
Tutte e due le cortecce, sono impegnate nella coordinazione dei movimenti con il
grosso ausilio del cervelletto: la corteccia destra coordina la sinistra da un punto di vista
muscolare, e la corteccia sinistra coordina la parte muscolare destra; sono incrociate.
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In caso d’infarto cerebrale, con morte di cellule corticali della parte destra atte al
sistema motorio, possiamo vederne la conseguenza a sinistra, con paralisi della parte
sinistra.
Questo non si applica a tutte le attività delle 2 cortecce, ma solo per l’attività motoria.
La corteccia inoltre elabora le sensazioni, infatti, noi sentiamo, vediamo, abbiamo la
coscienza del tatto ., in quanto tutte queste sensazioni raccolte in periferia, arrivano
alla corteccia che ne fa delle rappresentazioni astratte.
(se vediamo il semaforo rosso ci fermiamo, ma questa è una rappresentazione della
corteccia).
Tutte le sensazioni dei 5 sensi diventano coscienti perché ci sono aree cerebrali in
grado di elaborare queste sensazioni.
La differenza che esiste tra la corteccia destra e quella, sinistra è sul modo di
accumulare i dati e sulla verbalizzazione; l’emisfero sinistro è quello parlante e quello di
destra è quello che non parla, quindi la parte sinistra è logica e razionale mentre la
parte destra è quella analogica che assembla i dati.
Il sistema nervoso periferico è l’insieme di sistema nervoso che dal centro, cioè dalla
scatola cranica e dal rachide, esce e va nella periferia corporea (periferico rispetto al
sistema nervoso centrale).
Il sistema nervoso periferico è formato dai nervi.
Ma cosa sono i nervi??
I nervi sono l’insieme d’assoni, che si riuniscono, dei neuroni vertebrali, cioè del midollo.
Questi prolungamenti, che possono essere lunghissimi, si dirigono in tutto il corpo.
Cosa fanno in periferia questi assoni??
Alcuni nervi raccolgono gli stimoli che arrivano dalle strutture, quindi questi nervi si
chiamano sensitivi.
Da altri nervi partono messaggi di tipo motorio.
Abbiamo 2 gruppi di nervi: SENSITIVI e MOTORI.
Questi nervi escono a lato della colonna vertebrale e dalla parte posteriore della scatola
cranica.
Questi assoni sono gli assoni dei neuroni che si trovano nel midollo.
Ma allora come fanno i neuroni della corteccia a comunicare con un muscolo??
La comunicazione avviene attraverso l’INTERMEDIAZIONE dei neuroni presenti nel
midollo.
I neuroni midollari sono in grado di ricevere dai neuroni della corteccia messaggi e sono
in grado di trasportarli dove devono essere portati (es: muscolo).
Abbiamo quindi nervi spinali, e nervi cranici.
Tutto il sistema nervoso centrale oltre ad essere coperto dalla teca ossea, è ricoperto,
nella profondità, anche dalle MENINGI (le troviamo sia nel midollo spinale sia nel
cervello), che sono formate da 3 foglietti di tessuto connettivo (una sopra l’altra).
Queste meningi fungono da protettrici, formano una barriera selettiva nei confronti di ciò
che può passare da un punto di vista sia di tipo microbiologico, che biochimico.
Più precisamente i virus e i batteri non passano, ma saranno le meningi che si
ammaleranno (meningiti).
Oltre a tutto questo , abbiamo un liquido chiamato LIQUIDO CEFALO RACHIDIANO.
Questo è un liquido prodotto dalle meningi, filtrato dai vasi sanguigni.
Questo liquido è acquoso e dentro troviamo globuli bianc hi, zuccheri, proteine, grassi.
Questo liquido ha funzione di lubrificare, nutrire, difendere ed inoltre, ha anche la
funzione meccanica di ammortizzare il cervello in caso d’urto.
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Il cervello galleggia, e nel caso in cui si prenda un colpo sulla nuca, questo liquido evita
che il cervello vada a sbattere nella zona della fronte.
La prima parte del nervo che esce dalla colonna vertebrale o dai fori della scatola
cranica, è ancora avvolto dalle meningi poi queste, sono perse, poi il nervo si sfiocca e,
non più protetto dalle meningi, va in periferia.
I nervi sono sensitivi e motori: i nervi sensitivi si prolungano in assoni e precisamente il
prolungamento dei neuroni che sono detti sensitivi; il midollo, la parte anteriore è fatta di
neuroni motori da cui partono assoni motori quindi nervi motori.
Mentre, la parte posteriore, è fatta di neuroni sensitivi da cui partono assoni sensitivi e
quindi nervi sensitivi.
Dal midollo esce la radice nervosa; per radice nervosa s’intende il nervo motore e il
nervo sensitivo insieme: poi quando è uscita dal buco della colonna vertebrale o dai fori
del cranio, si divide in nervo motore e sensitivo che vanno in periferia.
Pertanto ai vari livelli escono nervi motori e sensitivi relativi alle varie strutture; es: a
livello della colonna lombo-sacrale, escono nervi motori e sensitivi che vanno ad
innervare quella zona specifica.
Si può chiamare, quindi, METAMERO, quella zona che comprende: la sezione di
midollo, i nervi in uscita e tutta la zona viscerale, muscolo scheletrica innervata.
I metameri sono orizzontali fino a livello toracico, da quelli lombari e sacrali iniziano a
diventare longitudinali.
Il sistema nervoso coordina le funzioni così dette viscerali sia di tipo sensitivo, che
motorio e coordina funzioni dette somatiche sia di tipo sensitivo, che motorio.
Noi abbiamo neuroni e nervi che portano messaggi, raccolgono messaggi, o dalla vita
vegetativa (visceri), o dalla vita somatica (per vita somatica s’intende sensibilità dei 5
sensi e motricità dei muscoli scheletrici).
Ci sono gruppi di neuroni che si occupano della vita vegetativa viscerale e gruppi di
neuroni che si occupano della vita somatica, sia nell’ambito sensitivo sia in quello
motorio.
Si distingue un sistema nervoso somatico e, un sistema nervoso vegetativo; anche se in
realtà il sistema nervoso è uno, ha solo 2 livelli diversi di gestione.
Nell’ambito del sistema nervoso vegetativo abbiamo neuroni e nervi; i neuroni sono siti
dove abbiamo gli altri neuroni somatici, quindi midollo e cervello.
I nervi escono sia dalla spina dorsale, che dal cranio quindi abbiamo nervi spinali e
nervi cranici, sia con componente vegetativa, che somatica.
La componente vegetativa ha una cosa in più, e precisamente, i nervi che vanno verso i
visceri, o che raccolgono sensibilità dei visceri, sono intercalati; tra il viscere, il midollo e
la via d’uscita esiste una catena di tipo PARAVERTEBRALE di tipo GANGLIARE.
Più precisamente a lato della colonna vertebrale, fuori, dal midollo e fuori dalla colonna
vertebrale ci sono gangli, ammassi di neuroni fuori dal sistema nervoso centrale,
chiamati appunti gangli; paravertebrali in quanto si trovano a lato e fuori della colonna
vertebrale.
Questi gangli hanno il compito, di integrare le varie funzioni viscerali periferiche.
Il sistema vegetativo è la parte del sistema nervoso, sia centrale, che periferico che
gestisce la nostra vita vegetativa; ovviamente gli stimoli raccolti dal sistema nervoso
vegetativo non sono coscienti, ma sono stimoli che attraverso i nervi arrivano al midollo,
nelle zone sottocorticali, ma non sono portati nelle zone corticali.
I recettori sensitivi degli organi raccolgono anche informazioni sul peso degli organi,
anche se noi, in realtà, non sentiamo il peso di un organo.
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Inoltre il sistema nervoso vegetativo è suddiviso in componente parasimpatica e
componente ortosimpatica di cui la componente parasimpatica si dice che sia inibitrice
e la componente ortosimpatica attivatrice della funzione viscerale.
Questo non è vero, il sistema nervoso simpatico gestisce la vita degli organi
modulandone la quantità e la velocità del funzionamento, e non è detto che ci siano
neuroni che inibiscano, e neuroni che eccitino, in quanto dipende dalla zona.
Es: i neuroni detti ortosimpatici sono neuroni che eccitano il cuore facendolo andare in
tachicardia; quindi, la componente che va al cuore dà la tachicardia mentre la
componente ortosimpatica che va all’intestino è deprimente sia della mobilità
intestinale, sia della secrezione..
Il sistema vegetativo, a seconda dei settori, si comporta come una sorta di modulatore,
è in grado di variare quel funzionamento in meno o in più a seconda dei vari settori.
Il sistema vegetativo è un modulatore, e modula la nostra vita viscerale, invece il
sistema somatico è più, acceso e spento, ossia o mi muovo o non mi muovo.
La componente motoria, del sistema nervoso somatico, va ai muscoli scheletrici
facendoli muovere, e coordinandoli.
Da un punto di vista dei sensi, il sistema nervoso somatico, raccoglie stimoli dai cinque
sensi.
Di questi sensi, alcuni sono più articolati altri un po’ meno.
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Il tatto è legato alla presenza d’assoni, spesso liberi nella nostra cute; questi assoni
raccolgono sensazioni tattili e termiche.
Questi assoni sono delle terminazioni libere che sono eccitate elettricamente dal tocco
della nostra pelle o dalle variazioni termiche.
Gli altri organi di senso sono più complessi.
L’area olfattiva della mucosa nasale è sensibile a certe particelle odorose disciolte
nell’aria; quindi queste cellule della mucosa si sono specializzate diventando sensibili
come se fossero dei recettori nervosi.
Queste cellule sono dotate di piccoli peli i quali, quando vengono a contatto con queste
particelle odorose, si crea una vibrazione elettrica, che è trasferita agli assoni del nervo
sensitivo olfattivo.
Sia nel gusto, che nell’odorato, abbiamo una mediazione tra il mondo esterno e
l’assone, questa specializzazione d’alcune cellule diventate loro stesse recettori, è
d’essere stimolate da quello stimolo per poi trasformare lo stimolo in potenziale
elettrico.
Questo lo troviamo nella lingua, dove abbiamo zone specializzate della mucosa in cui ci
sono alcune cellule, specializzate a raccogliere stimoli gustativi diversificati (dolce,
amaro, aspro .).
Il nervo olfattivo e gustativo , essendo molto vicini, hanno degli assoni che si mischiano,
in questo modo le 2 sensibilità sono un po’ miste.
Infatti, quando abbiamo il naso intasato per il raffreddore, noi facciamo fatica a sentire il
gusto.
Più complessi sono l’occhio e l’udito.
L’occhio è composto da lenti che permettono al fascio di luce di entrare e di colpire la
retina.
Le lenti sono: il cristallino, la cornea, l’umor vitreo, l’umor acqueo, che sono tessuti
trasparenti che consentono alla luce di andare a stimolare una zona che si trova nella
parete posteriore dell’occhio che si chiama RETINA SENSIBILE.
Nella retina sensibile, non abbiamo subito il nervo ottico, ma troviamo delle cellule;
infatti la retina è formata da tre strati di cellule.
La luce entrando va a creare correnti elettriche, stimolando in modo diversificato questi
3 strati di cellule, che hanno al loro interno, delle sostanze colorate.
Cos’è il colore??
Il colore è una frequenza; è un’onda energetica con frequenze diverse, in questo modo
noi siamo in grado di vedere i colori.
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Queste stimolazioni elettriche sono raccolte dagli assoni, che sono in contatto con
queste cellule, (coni) e le portano alla corteccia dove saranno elaborate e trasformate in
una massa elettrica di colore.
Invece per la luce notturna esistono delle altre cellule chiamate bastoncelli, i quali sono
reattivi alla frequenza della luce notturna, che è una frequenza ad onde più ampie.
Anche per quanto riguarda la sensibilità della visione, i nervi sono in parte incrociati, per
cui arriva l’informazione alla corteccia sinistra dall’occhio destro e viceversa.
Alla corteccia sinistra arrivano la maggior parte delle informazioni dall’occhio controlaterale e una piccola parte dall’occhio omo-laterale.
L’orecchio serve a decodificare le onde sonore, le quali hanno anche loro frequenze
diverse; e tutta la parte dell’orecchio interno, il padiglione auricolare e l’orecchio medio,
servono a convogliare le onde sonore.
Queste onde sonore vibrano e vanno a far vibrare la parte finale del canale acustico,
che è la membrana del timpano.
La membrana del timpano inizia a vibrare con la stessa frequenza dell’onda.
La vibrazione della membrana del timpano avviene, attraverso una serie di strutture, e
trasportata fino alla struttura sensitiva, dove c’è il nervo acustico; questa zona è
chiamata l’organo del CORTI.
Noi abbiamo la membrana timpanica, e la catena degli ossicini, che hanno funzioni di
trasportare questa frequenza.
Nella catena degli ossicini, ci sono dei piccoli muscoletti che hanno una funzione
protettiva, e nel caso in cui la frequenza sonora sia troppo alta, la riducono per evitare
di ledere l’organo del CORTI.
Se la frequenza è bassa, e quindi il suono poco percepibile, amplificano la frequenza.
Quando queste freque nze vanno a colpire la zona degli ossicini, vanno a colpire delle
cellule che sono collegate con l’assone del nervo, e queste cellule sono fatte vibrare
attraverso un semplicissimo meccanismo, ripetitivo di vibrazione tramite acqua.
Questo liquido viene ad essere compresso ed espanso in continuazione e questa
compressione ed espansione del liquido, fa in modo che le cellule dell’organo del
CORTI, munite di pelucchi, vengono eccitate elettricamente; questa eccitazione elettrica
viene poi raccolta dagli assoni del nervo acustico.
L’organo del CORTI, è contenuto all’interno di una struttura a forma di chiocciola.
I suoni, a secondo della frequenza, vanno ad eccitare le varie parti della chiocciola;
quindi i suoni ad alta frequenza andranno ad eccitare le parti più alte, invece suoni a
bassa frequenza andranno ad eccitare le parte più basse.
Un’altra struttura presente nell’orecchio interno, di tipo nervoso, raccoglie invece stimoli
diversi; non stimoli esterni, ma raccoglie stimoli interni ed è formata da 3 piccoli canali di
membrana, dentro cui ci sono dei sassolini microscopici.
Questi 3 canali, sono disposti nello spazio in modo diverso, c’è un canale orizzontale,
uno verticale e uno obliquo.
Le cellule di questi 3 canali sono in connessione con gli assoni del nervo che è dentro il
sistema del labirinto; questo ha la funzione di raccogliere informazioni sulla posizione
della testa rispetto al corpo.
Quindi a secondo di come muoviamo la testa, questi canali sono sollecitati dai sassolini
che, nel momento in cui noi muoviamo la testa , si muovono andando a sollecitare
elettricamente le cellule del labirinto, questa eccitazione, è raccolta dagli assoni e
portata al Sistema Nervoso.
Questa è una sensibilità inconsapevole, è una sensibilità vegetativa , invece la
sensibilità acustica, è somatica.
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Quando noi soffriamo di CINETOSI, in altre parole di mal d’auto, mal s’aereo ., noi
abbiamo vomito e capogiri, questo perché , abbiamo una iper-sollecitazione del labirinto.
Tutti questi movimenti, fanno muovere la testa che dà dei messaggi anomali che sono
interpretati in maniera anomala dal sistema nervoso centrale, con conseguenti
giramenti di testa.
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CELLULE
EPENDIMALI
OLIGONDENTROCITI
CELLULE
SCHWANN
MICROGLIA
DI
ASTOCITI
COMPOSTA
DIFESA DEL NEURONE
DA MICORORGANSMI
FUNZIONE
CELLULE
NEVROGLIA
MANTENGONO IN BUONO
STATO IL NEURONE
ISOLAMENTO ELETTRICO
SPAZZINO
IN
QUANTO
MANGIANO
I
MICROBI
COME I MACROFAGI
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LE SUE CELLULE
SONO PIU’
ORDINATE
ARRIVANO TUTTE
LE INFORMAZIONI
COORDINA
MOVIMENTI PIU’
AMPI E
COMPLESSI
FUNZIONE
VELOCE E
ORDINATA
CERVELLETTO
PARTE
SOTTOCORTICALE
DETTA ANTICO
CERVELLO
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SISTEMA
PIRAMIDALE
MOVIMENTI
VOLONTARI
SISTEMA
NERVOSO
MOTORE SOMATICO
IL RIFLESSO
AGISCE SU AZIONI
MOTORIE ISTINTIVE
RISPOSTA AD UN DATO
IMPULSO E PUO’ ESSERE
PREVEDIBILE O NON
PREVEDIBILE
FORMATO DA FIBRE
MOTRICI CHE SI
GENERANO NELLA
PARTE POSTERIORE
DEI LOBI FRONTALI
DELLA CORTECCIA
CELEBRALE
SISTEMA
EXTRAPIRAMIDALE
MOVIMENTI
AUTOMATICI COME
MANGIARE PARLARE
POSIZIONE ERETTA;
ESPRESSIONI EMOTIVE
COME SORRIDERE
UN RIFLESSO PUO’
COSTITUIRE SIA UNA
CONTRAZIONE
MUSCOLARE CHE
SECREZIONE
GHIANDOLARE
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FUNZIONI DI
ATTACCO E FUGA
REGOLARE:
BATTITO CARDIACO
CONTRAZIONE MUSCOLARE LISCIA
SECREZIONE GHIANDOLARE
ORTOSIMPATICO
FUNZIONE PRINCIPALE
NEUROMEDIATORE E’
LA NOR-ADRENALINA
SI TROVA NEL MIDOLLO
SPINALE E FORMA UNA
CATENA DI GANGLI
DISPOSTI AI LATI DELLA
COLONNA VERTEBRALE
SISTEMA NERVOSO
VEGETATIVO
FUNZIONE
REGOLA GLI ORGANI VISCERALI
DOTATI DI DUPLICE INNERVAZIONE
PARASIMPATICO
CATENA
GANGLIARE DEL
SIMPATICO
ORTOSIMPATICO
CHE STIMOLA
PARASIMPATICO
CHE INIBISCE
FUNZIONI DI
RIPOSO
E
RIPARAZIONE
NEUROMEDIATORE
E’ LA ACITILCOLINA
PARASIMPATICO
ENCEFALICO
CHE AFFIANCA NERVI CRANICI
CHE
HANNO
COMPONENTE
VEGETATIVA, QUELLO PIU’ NOTO
E’ IL NERVO VAGO
PARASIMPATICO
SACRALE
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LA STRUTTURA DEL SISTEMA NERVOSO
Con sistema nervoso s’intende l’insieme d’organi preposti a questo complesso gruppo
di attività coordinate.
È distinto in parti che collaborano strettamente:
•
•
•
•
un sistema di sensori che registrano le variazioni ambientali (esterne e
interne al corpo), trasformandole in stimoli nervosi;
una rete di nervi che raggiungono ogni punto del corpo, e mette in
relazione i sensori e gli altri elementi corporei con gli organi che elaborano
gli stimoli e producono ordini nervosi;
un sistema neuronale centralizzato che comprende organi i quali, a
seconda delle necessità, elaborano, memorizzano e producono una
risposta agli stimoli che li raggiungono attraverso la rete nervosa. Il
sistema centrale è costituito dall’encefalo e dal midollo spinale,
prolungamento dell’encefalo che corre nel canale formato dalle vertebre
della colonna vertebrale;
un sistema nervoso periferico o sistema nervoso autonomo o
sistema Vegetativo, costituito dall’insieme di centri nervosi detti gangli,
collegati al sistema centrale, i quali elaborano gli stimoli nervosi
involontari. I nervi che trasmettono gli impulsi che regolano le funzioni
fisiologiche indipendentemente dalla nostra volontà sono distinti in due
sottoinsiemi che spesso svolgono azioni antagoniste:
- il sistema nervoso ortosimpatica, o semplicemente simpatico,
formato da due lunghe catene di gangli, pari e simmetriche, rispetto
alla colonna vertebrale, è costituito da fibre organizzate in plessi
che si distribuiscono a tutti gli organi seguendo il percorso delle
arterie. Esercita funzioni di controllo e coordinazione simili a spesso
opposte a quelle del parasimpatico;
- il sistema nervoso parasimpatico, oltre all’omeostasi, controlla
le funzioni degli organi interni (ad esempio riduce la frequenza
cardiaca e respiratoria, aumenta la secrezione acida dello stomaco
e i movimenti di peristalsi intestinale).
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NERVI
Sono fasci di cellule che trasmettono impulsi nervosi garantendo la comunicazione fra
le varie parti del corpo.
Si distinguono in:
-
nervi afferenti o sensori, che trasportano al sistema centrale i messaggi
raccolti dai recettori sensoriali;
nervi efferenti o motori, che trasportano gli impulsi nervosi dal sistema
centrale verso gli organi del corpo (ad esempio un muscolo, o una
ghiandola endocrina).
CIRCUITI NERVOSI
Tutte le fibre nervose (o neuroni) sono interconnesse fra loro, direttamente o
indirettamente.
Le fibre del sistema nervoso centrale, ad esempio, si raggruppano in determinate zone
del corpo, e si organizzano in modo da rafforzare l’onda di eccitamento che tende a
smorzarsi passando da una fibra all’altra.
Così, nella corteccia celebrale, cellule diverse disposte in strati e collegate fra loro da
numerosi dendriti, formano circuiti neurotici di varia complessità.
Le fibre del midollo spinale, invece, entrano in contatto con i muscoli somatici la cui
attività viene però modulata anche da altri neuroni collegati ad aree diverse del sistema
nervoso (gangli spinali o dorsali, corteccia celebrale..).
Anche le fibre del sistema nervoso periferico sono in stretto contatto fra loro: quelle del
simpatico formano spesso reti così complesse (plessi) da rendere difficilissimo seguire
con precisione il percorso di un singolo nervo.
I collegamenti nervosi possono avere effetti diversi sull’impulso nervoso trasmesso:
1. quando un fibra nervosa prende contatto con numerose altre fibre in modo da
trasmettere “a cascata” il proprio impulso nervoso, si realizza un circuito nervoso
divergente o amplificatore che rende possibile un’ampia risposta dell’organismo
anche a uno stimolo debole o circoscritto;
2. quando un segnale nervoso è raccolto da numerosi neuroni collegati fra loro “a
piramide”, si realizza un circuito convergente: la risposta è garantita, rapida e
uniforme, anche se i segnali sono prodotti da stimoli diversi;
3. quando un segnale nervoso che percorre una catena di neuroni trova una
diramazione che lo fa “tornare indietro”, si realizza un circuito ricorrente o
riverberante: il messaggio nervoso si trasforma da semplice impulso a scarica
continua; è ciò che serve, ad esempio, nella stimolazione di alcuni muscoli lisci;
4. quando un neurone ne stimola altri contemporaneamente (attraverso
terminazioni diverse), e questi, a loro volta, convergono su un neurone terminale,
si realizza un circuito in parallelo: in risposta a un unico stimolo, il neurone
terminale riceve una scarica ravvicinata di impulsi, che lo stimola in modo
prolungato.
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