I granchi sono crostacei decapodi (a dieci zampe) brachiuri, cioè con il corpo diviso in 3 parti: capo, torace e addome. I primi due segmenti sono fusi insieme in un cefalotorace molto robusto in quanto formato da chitina, una sostanza proteica che al contatto con l’aria si indurisce in modo permanente. L’addome o pleon si trova ripiegato ventralmente sotto al cefalotorace. La differente morfologia del pleon permette di distinguere i sessi della specie: in particolare l’addome femminile ripiegato ventralmente si presenta espanso e a margini convessi mentre l’addome maschile possiede una caratteristica forma triangolare a margini rettilinei. Nelle femmine inoltre l’addome presenta una tasca incubatrice fornita di setole adatte a trattenere le uova. L’addome maschile, invece, porta 2 paia di stili copulatori, strutture pari, derivate dagli arti addominali, che svolgono la funzione di veicolare i gameti maschili nel ricettacolo seminale femminile. BIOLOGIA ED ECOLOGIA DEL GRANCHIO DI FIUME (Potamon fluviatile) BIOLOGIA ED ECOLOGIA DEL GRANCHIO DI FIUME (Potamon fluviatile) Il capo porta le strutture di senso che consistono in un paio di antenne, un paio di antennule e gli occhi composti, questi ultimi, sostenuti da un peduncolo, possono essere ritratti in cavità orbitali presenti sul cefalotorace. L’apparato boccale, di tipo masticatore, è costituito da 1 paio di mandibole e due paia di mascelle. Gli arti, in numero di 5 per lato si dipartono dal cefalotorace. Il primo paio porta robuste chele (chelipedi) deputate alla cattura delle prede oltre che alla difesa ed alle interazioni “gerarchiche” con i conspecifici. Le altre quattro paia, uniramose, hanno funzione locomotoria (pereopodi). L’accrescimento del granchio avviene per mute successive, evento attraverso il quale la cuticola che costituisce l’esoscheletro viene rinnovata. Nel delicato momento della muta, periodo trascorso al sicuro dai predatori all’interno della tana, l’animale secerne un enzima che disfa lo strato interno dell’esoscheletro ed un nuovo rivestimento, non ancora indurito, si forma sotto a quello vecchio. Il granchio di fiume ha una distribuzione circum-mediterranea, dall’Africa settentrionale, alla penisola Balcanica (Grecia, Albania, Macedonia, Montenegro, Serbia meridionale) fino a quella Italiana. In Italia è presente dalla Sicilia fino all’Appennino Ligure e Toscano mentre per il settore Emiliano si dispone di sole segnalazioni storiche riguardo alla sua presenza. Il granchio di fiume trova pertanto all’interno dei corsi d’acqua della Provincia di Rimini una delle stazioni di diffusione più nord-orientali dell’ intera penisola Italiana. Il granchio di fiume colonizza le acque dolci correnti, in particolare ha esigenze ecologiche che ne limitano la diffusione alla porzione collinare e di alta pianura dei corsi d’acqua. Attivo dalla primavera all’autunno inoltrato, il granchio è un animale prevalentemente notturno poiché trascorre il giorno nella tana per poi uscire a “caccia” dopo il tramonto; ciò è da mettere in relazione con il comportamento anfibio dell’animale che lo porta a frequentare regolarmente l’ambiente terrestre nelle ore notturne, periodo nel quale le temperature sono più basse e maggiore è il tasso di umidità dell’aria. L’alimentazione si presenta estremamente diversificata e comprende lombrichi, chiocciole, crostacei (anche i conspecifici), insetti sia acquatici che terrestri, girini, piccoli pesci, detriti vegetali e frutti. Il periodo riproduttivo ricade durante l’estate; l’accoppiamento avviene mediante il rilascio da parte del maschio di un sacchetto di sperma alla femmina. Nel ricettacolo addominale di quest’ultima viene conservato per un periodo variabile e la fecondazione delle uova è pertanto successiva all’accoppiamento fra i partner. Ogni femmina in relazione alle dimensioni corporee ed allo stato di condizione nutrizionale può produrre dalle 100 alle 200 uova. Dalle uova schiudono dei piccoli “granchietti” simili all’adulto che non vengono dispersi immediatamente ma trattenuti all’interno dell’addome femminile per alcune settimane. Riguardo alle esigenze ecologiche espresse dalla specie nel corso della presente indagine si è potuto verificare come il granchio di fiume sia in grado di colonizzare sia ambienti acquatici caratteristici dell’epipotamon (zona dell’alta pianura) sia ambienti tipici dell’iporitron (zona della bassa e media collina), accomunati però dall’elevata integrità espressa dall’ inquadramento ambientale in cui i corsi d’acqua sono inseriti. Nei corsi d’acqua in cui il granchio di fiume è presente si è potuto osservare come l’attività di scavo e costruzione della tana sia fondamentale per la sopravvivenza della specie; in particolare l’abbondanza del granchio sembra correlata sia con la disponibilità dei flussi idrici sia con la presenza di substrati ciottolosi in cui però la componente sabbiosa e fangosa è ben presente. Una simile tessitura deposizionale è tipica dei corsi d’ acqua collinari inseriti in un contesto climatico di tipo mediterraneo. Questi corpi idrici sono caratterizzati da un regime idrico incostante fatto di periodi di “magra” estiva, in cui si ha deposito di materiale fine, e “piene”, anche ingenti, in autunno e primavera, in cui assume maggior rilievo la fase erosiva, di trasporto e sedimentazione del materiale grossolano. Anche l’attività di scavo e costruzione di tane in alveo e sponde può essere interpretato come un adattamento che la specie ha sviluppato al fine di superare periodi particolarmente siccitosi. Da qui anche l’evidente preferenza che il granchio manifesta per i corsi d’acqua fortemente ombreggiati in cui minore è l’escursione termica e maggiore l’umidità. Resta comunque evidente come le tane, solitamente emerse, ma molto vicine all’acqua (solitamente al di sotto dei 30 cm. dalla superficie), siano da considerarsi espressione del comportamento anfibio del granchio di fiume, comportamento che trova la massima incidenza nel periodo estivo.