Dionisio Aguado (Madrid, 1784 – 1849) Dionisio Aguado, madrileno, fu un virtuoso della chitarra con una fortissima vocazione didattica: la sua vita fu in buona parte spesa nella redazione delle varie edizioni del suo Metodo, che furono pubblicate in Spagna e in Francia nel trentennio tra il 1819 e l’anno della sua morte. Era un borghese benestante che viveva della rendita procuratagli dal fondo rurale di famiglia: non si trattava di un orticello, e nemmeno di un podere, ma dell’intero pueblo di Fuenllabrada, vicino a Madrid. Per quanto egli esercitasse cristiana indulgenza nei confronti dei contadini, che talvolta Dionisio Aguado come appare non potevano pagargli le prebende, e nel suo celebre Metodo pubblicato nonostante i taglieggiamenti imposti a Madrid nel 1843. Il chitarrista madrileno, grande amico di alle sue entrate dalle tasse francesi negli Fernando Sor, aveva inventato anni dell’occupazione, se la passò piutun sostegno su cui appoggiare la tosto bene, tra Madrid e Parigi. Nella chitarra denominato “tripodison”. capitale francese, infatti, egli soggiornò dal 1826 al 1838, risiedendo all’Hotel Favart. Nello stesso albergo andò a vivere, nel 1828, di ritorno dalla Russia, anche Fernando Sor: ne scaturì un’amicizia suggellata da alcuni brani per due chitarre del maestro catalano e da una ardimentosa versione aguadiana del Gran Solo op. 14 di Sor. Aguado era un uomo di grande mitezza e bontà. Figlio di un funzionario di alto grado, fu istruito da precettori secondo i canoni della sua classe sociale: sapeva di latino e scriveva con bellissima calligrafia, e si dedicò alla chitarra fin dall’infanzia, avendo quale maestro il controverso Padre Basilio, ricordato da Boccherini nel sottotitolo del suo Fandango per quartetto d’archi e chitarra e destinatario degli strali di Fernando Sor, che lo considerava un campione d’ignoranza. Le composizioni che egli scrisse al di fuori della sua opera didattica appaiono nei programmi dei concerti e nei dischi di alcuni chitarristi sol- 9 Mauro Giuliani (Bisceglie, 1781 – Napoli, 1829) Il più grande chitarrista-compositore italiano del secolo XIX, Mauro Giuliani, esponente degnissimo del classicismo musicale, nacque a Bisceglie il 27 luglio 1781. Non sappiamo molto dei suoi anni giovanili trascorsi in Italia; non era di famiglia indigente e prima di intraprendere la strada verso Vienna, dove sarebbe diventato famoso, ebbe modo di formarsi una solida preparazione musicale. Oltre alla chitarra, suonava il violoncello, ed è comunque evidente, fin dalle prime composizioni date alle stampe nella capitale austriaca, la sua padronanza dell’armonia e delle forme musicali. Come virtuoso, dovette rendersi ben presto conto del fatto che, in patria, la Mauro Giuliani (1781-1829) musica da camera era una “cenerentola” e che è il più importante chitarristail favore del pubblico si rivolgeva soprattutto compositore italiano dell’Ottocento. Pugliese al melodramma. Prese così la strada della cadi origini, si trasferì a Vienna pitale dell’impero austriaco: se si trattò di un dove la chitarra era già esilio, fu dei più felici. coltivata da musicisti come Vienna – la Vienna turbata dalla minaccia Diabelli, Molitor e Matiegka. napoleonica ma, dopo Waterloo, rasserenata nella sua imperiale magnificenza – accolse nel 1806 il venticinquenne Mauro Giuliani, proveniente dalla Puglia e incline a qualificarsi come napoletano: qualifica non usurpata, poiché la sua regione era allora incorporata al Regno di Napoli e probabilmente anche perché a Napoli egli aveva studiato. Il giovane virtuoso aveva abbandonato l’Italia per cercare al Nord i favori di un’aristocrazia colta e munifica, di una borghesia amante della musica e di un’editoria occhiuta e sagace. Vienna era per lui la città ideale, e vi giunse nel momento più propizio: la chitarra stava incuriosendo la società viennese, le cui diverse classi sociali si radunavano nei teatri, nelle sale da concerto, nei salotti, per fare e ascoltare musica. In quell’eldorado musicale, la chitarra non era una novità: Anton Diabelli, Simon Molitor e Wenzeslaus Matiegka avevano raccolto i rigagnoli di una passione che si stava infervorando e, con le loro composizioni, avevano conferito un 77 ne che, all’epoca, innalzava virtuosi come Thalberg e Liszt alla celebrità: Regondi fu sì apprezzato, amato e stimato, ma in misura inferiore ai suoi meriti, e ciò avvenne a causa delle circostanze. Anche se le notizie biografiche ci permettono di ricostruire con una certa chiarezza l’itinerario della sua vicenda terrena – con qualche zona di penombra: non sappiamo nemmeno quale fu la sua nazionalità, anche se è certa la sua patria adottiva, da lui eletta nell’Inghilterra – alla fine il profilo caratteriale dell’uomo risulta impalpabile: dalle testimonianze che ci sono pervenute, lo si direbbe un angelo sceso nel mondo, dove la sua grazia, la sua gentilezza d’animo, la sua magnanimità, avrebbero dovuto patire l’ingiuria del male fin dall’infanzia più tenera. Assente, nella sua vita, fu la madre, forse morta nel darlo alla luce in quel di Ginevra Enfant prodige suo malgrado – a soli otto anni dominava nel 1822 – e da lui più tardi sostituita con la perfettamente la chitarra – poetessa Felicia Dorothea Hemans Browne, Giulio Regondi venne cresciuto incontrata però troppo tardi, già ammalata e dal padre, vero o putativo, che lo sottopose ad un feroce prossima a spegnersi – e presente invece, con regime di studio per farne la sua incombenza di spietato mentore e aguzuno strumento di guadagno. zino, fu un padre – non sappiamo se vero o putativo – che lo sottopose a un regime feroce, per farne un enfant prodige. Ci riuscì, il professor Regondi, insegnante di italiano a Lione, grazie al talento davvero prodigioso del piccolo orfano, che egli rinchiudeva a chiave in una stanza, in compagnia della sola chitarra, obbligandolo a una disciplina da caserma, e ci riuscì non per amore del bimbo, ma per fare di lui uno strumento di guadagno, da esibire presso le corti e i salotti d’Europa al fine di trarne profitto per sé: era uno scialacquatore che, poco più tardi, avrebbe derubato il figlio di tutti i suoi averi, abbandonandolo in Inghilterra nel rischio di morire di fame. Che non si trattasse di un fenomeno circense, ma della precoce manifestazione di un autentico talento musicale, è provato dal coro di elogi che, nella stampa di Parigi e di Londra, accolse i primi concerti del bambino 148 Andrés Segovia (Linares, 1893 – Madrid, 1987) Anche se il suo apporto come compositore fu modesto – e da lui stesso tenuto in scarsissima considerazione – Andrés Segovia, il più grande chitarrista del Novecento, esercitò un possente influsso nella formazione di un nuovo repertorio di musiche originali per chitarra: una descrizione del lavoro che egli svolse in quest’area è premessa imprescindibile per la comprensione delle origini di quella che, non senza motivo, è stata chiamata la rinascita della chitarra. Andrés Segovia nacque il 21 febbraio 1893 a Linares, cittadina della provincia andalusa di Jaén. In nessuno dei suoi scritti autobiografici si trova il minimo accenno alla figura paterna, completamente rimossa, mentre la madre è ricordata perché, quando il piccolo aveva cinque anni, lo affidò agli zii. Con questi, abitò dapprima a Villacarrillo e poi a Granada. Nell’infanzia, imparò a suonare la chitarra flamenca. Ebbe la rivelazione della chitarra “classica” intorno ai dieci-dodici anni, ascoltando un dilettante granaAndrés Segovia (1893-1987) dino. Da quel momento, la sua vita fu il più grande chitarrista del Novecento. Interprete, dunque, fu segnata da un unico ideale e, non ma anche trascrittore e compositore. potendo ­contare su un’istruzione muIl suo pezzo più bello e famoso sicale regolare (allora la chitarra non è Estudio sin Luz, una malinconica canzone in Si minore. era inclusa nei programmi delle scuole di musica) si formò come autodidatta. Com’egli amava ripetere negli anni della gloria: «Fui maestro e allievo di me stesso e, grazie agli sforzi di entrambi, nessuno dei due fu scontento dell’altro». Esordì con un concerto al Centro Artistico di Granada nel 1909, lo stesso anno in cui Francisco Tárrega lasciava questo mondo. Cercò contatti con gli allievi del maestro valenciano, che però gli opposero i loro ottusi pregiudizi. 181 essenzialmente nelle composizioni per chitarra sola e per due chitarre, il genere nel quale riuscì a esprimersi più congenialmente. La sua biografia – scritta dal musicologo britannico Brian Jeffery e validamente integrata dagli apporti di altri musicologi quali Josep María Mangado, Richard Long, Emili Olcina, Matanya Ophee – ci rivela un uomo dal carattere difficile e finanche conflittuale, affetto – almeno per quanto riguarda la sua presenza nel mondo della chitarra, allora fittamente popolato – dal complesso del primo della classe e acribiosamente impegnato nel dimostrare al mondo la propria superiorità. Questa era di per sé evidente nelle pagine per chitarra che egli andava scrivendo e non avrebbe avuto bisogno di alcun sostegno polemico: l’osservazione si rende necessaria di fronte al fatto che una considerevole parte della Méthode pour la Guitare, pubblicata a Parigi nel 1830, è spesa da Sor nel difendersi dalle sciocche insinuazioni di chitarristi suoi coevi, dei quali non sapremmo nulla, se non fosse lui stesso a informarci della loro insignificante esistenza. Sor era figlio di una famiglia delFernando Sor (1778-1839) è stato la borghesia catalana ed era perciò il più importante chitarrista-compositore spagnolo della prima metà dell’Ottocento. destinato alla carriera nella pubbliSi cimentò anche in altri generi come ca amministrazione o nell’esercito. l’opera, il balletto, la musica corale, Il padre, un impiegato, non incoorchestrale e per pianoforte. raggiò, ma tollerò il suo spontaneo avvicinamento alla musica e, fin dall’infanzia, lo portò ad assistere alle rappresentazioni operistiche, quasi tutte di autori italiani. Alla prematura morte del genitore, il fanciullo, che cantava spontaneamente arie da opera, aveva ricevuto qualche lezione di violino e suonava la chitarra di suo, fu portato all’Abbazia di Montserrat, dove prosperava una famosa schola cantorum. L’istruzione musicale di Sor ebbe quindi anche un’impronta polifonica, che più tardi si rivelerà chiaramente nella sua musica per chitarra. 185 Indice Prefazione di Emilia de Segovia. Introduzione.. . . . . . . . . . Ringraziamenti. . . . . . . . . Dionisio Aguado.. . . . . . . . Isaac Albéniz.. . . . . . . . . . Anonimo.. . . . . . . . . . . . Boris Asafiev.. . . . . . . . . . Vicente Asencio. . . . . . . . . Salvador Bacarisse. . . . . . . . Johann Sebastian Bach.. . . . . Agustín Barrios (Mangoré).. . . Luciano Berio. . . . . . . . . . Lennox Berkeley.. . . . . . . . Bruno Bettinelli. . . . . . . . . Dusan Bogdanovic.. . . . . . . Benjamin Britten.. . . . . . . . Leo Brouwer.. . . . . . . . . . Elliott Carter.. . . . . . . . . . Mario Castelnuovo-Tedesco. . . Carlos Chávez. . . . . . . . . . Napoléon Coste. . . . . . . . . Manuel de Falla. . . . . . . . . Ettore Desderi. . . . . . . . . . Stephen Dodgson. . . . . . . . John W. Duarte. . . . . . . . . Ferenc Farkas.. . . . . . . . . . Roberto Gerhard.. . . . . . . . Giorgio Federico Ghedini. . . . Alberto Ginastera. . . . . . . . Mauro Giuliani. . . . . . . . . Enrique Granados. . . . . . . . Carlos Guastavino. . . . . . . . Ernesto Halffter. . . . . . . . . Hans Haug.. . . . . . . . . . . Hans Werner Henze. . . . . . . 236 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 5 7 9 11 14 16 18 19 20 28 33 34 36 37 38 40 42 43 54 56 60 62 64 67 70 73 74 75 77 85 86 86 87 89 André Jolivet.. . . . . . . . Antonio José.. . . . . . . . Ernst Krenek.. . . . . . . . Antonio Lauro.. . . . . . . Luigi Legnani. . . . . . . . Miguel Llobet. . . . . . . . Gian Francesco Malipiero. . Joan Manén. . . . . . . . . Joaquín Malats.. . . . . . . Frank Martin.. . . . . . . . Johann Kaspar Mertz.. . . . Darius Milhaud. . . . . . . Federico Mompou.. . . . . Federico Moreno-Torroba. . Maurice Ohana. . . . . . . Nicolò Paganini. . . . . . . Carlos Pedrell. . . . . . . . Goffredo Petrassi.. . . . . . Astor Piazzolla.. . . . . . . Manuel María Ponce.. . . . Francis Poulenc. . . . . . . Giulio Regondi.. . . . . . . Ottorino Respighi. . . . . . Joaquín Rodrigo. . . . . . . Albert Roussel. . . . . . . . Guido Santórsola.. . . . . . Domenico Scarlatti. . . . . Cyril Scott.. . . . . . . . . Andrés Segovia.. . . . . . . Fernando Sor.. . . . . . . . Germaine Tailleferre. . . . . Toru Takemitsu. . . . . . . Alexandre Tansman. . . . . Francisco Tárrega.. . . . . . Joaquín Turina.. . . . . . . Heitor Villa-Lobos.. . . . . Antonio Vivaldi. . . . . . . William Walton. . . . . . . Crediti fotografici. . . . . . Brani del CD. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 94 97 98 99 103 109 110 111 112 114 117 117 119 124 128 130 134 136 137 147 147 155 157 167 168 174 179 181 184 195 197 198 205 210 215 228 229 235 238 237