Aggiornamento coppie 2012-2013
Scheda sul quadro di Van Gogh
I TEMPI DEL MATRIMONIO: LA NOTTE, L’AURORA E IL GIORNO
Leggiamo il quadro che ci accompagna in questo percorso:
“Notte stellata sul Rodano”
di Vincent Van Gogh
(Arles, 1888. Olio su tela, 73 x 92 cm),
conservata al Musée d’Orsay a Parigi
La sfida della pittura di notte ha sempre incuriosito Van Gogh. Il punto di vista scelto per “Notte stellata
sul Rodano” (qui sopra è fotografato lo scorcio di Arles1 dipinto dal pittore) gli ha permesso di catturare i
riflessi dell’illuminazione a gas ad Arles attraverso l’acqua blu scintillante del fiume. In primo piano, due
amanti, in ombra, passeggiano sulla riva. Dipingere il colore è stato di grande importanza per Van Gogh,
nelle lettere al fratello Theo, Van Gogh ha spesso descritto gli oggetti dei suoi dipinti in termini di colore.
Questo lavoro sottolinea l’importanza che mise nel catturare i colori scintillanti del cielo notturno e
l’illuminazione artificiale, nuova per questo periodo.
Scriveva il pittore: «...guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che
rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non
possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia?»2.
Le stelle indicano una strada, un orientamento. E come, nella vita, è necessario leggere e interpretare i
segni che ci indicano il percorso, così possiamo cercare nelle virtù teologali le indicazioni utili per il
nostro cammino oggi.
Le virtù teologali sono di suo sponsali, cioé uniscono, anzi coniugano cielo e terra, Dio e uomo, in una
trasformazione di comunione che deve entrare nel vissuto e nei tempi quotidiani degli sposi.
1
Arles si trova vicino alla selvaggia Camargue, una zona paludosa sul delta del Rodano, dove si trovano allevamenti di cavalli,
tori, e stormi di fenicotteri rosa. Insomma dei luoghi da visitare per chi ama la sinergia tra cultura e natura.
2
Queste parole, scritte da Vincent Van Gogh in una delle famose lettere al fratello Theo, sono un’ulteriore conferma del
fascino che quei “puntini luminosi” esercitavano sul pittore, ma basta guardare le sue opere per capirlo.
Molti dei suoi quadri sono costellati di “puntini luminosi” sospesi nel blu e nel nero della notte che all’occhio inesperto e
intento a soffermarsi sui dettagli possono anche sembrare messi lì a caso dalla fantasia dell’artista, ma non a quello di un
esperto più avvezzo a guardare l’insieme. I “puntini luminosi” che Van Gogh vorrebbe ancor “più accessibili” sono stati
infatti oggetto di un attento studio da parte sua che oggi a distanza di decenni suscita l’interesse degli scienziati.
Quando iniziò a lavorarci nel 1888, cioè prima di incontrare Paul Gauguin, Van Gogh si trovava già nella città di Arles, dove
tra le sponde del fiume Rodano scoprì un punto adatto per rappresentare un soggetto che lo rende particolarmente felice. «Sto
lavorando [...] a uno studio del Rodano, della città illuminata dai lampioni a gas riflessi nel fiume blu. In alto il cielo stellato
con il Gran Carro, un luccichio di rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo stellato, laddove le luci della città e i suoi
crudeli riflessi sono oro rosso e verde bronzeo...», scrive infatti il pittore.
Dettagli come questi attirano sempre l’attenzione di critici e curiosi che amano mettersi alla caccia del luogo e dell’esatto
punto di osservazione da cui un artista realizzò un suo dipinto. Nel mondo dell’arte uno dei dibattiti più accesi in questo senso
riguarda, ad esempio, il luogo in cui posò Monna Lisa quando Leonardo la ritrasse nel celebre dipinto. Tuttavia, nel caso dei
cieli stellati di Van Gogh a interessare, oltre alle coordinate spaziali, sono anche quelle temporali.
La fede, la speranza e la carità sono allora come luci che attirano, ma che spesso vengono oscurate o
sviate da altre, e siamo chiamati a riconoscerle e a lasciarle vivere in noi, a permettere che si riflettano nel
nostro cuore e nella nostra relazione di coppia. Anche l’acqua del fiume potrebbe rappresentare e dire
qualcosa della vicenda degli sposi, del suo scorrere non sempre placido, ma fecondo…
Il quadro può essere visivamente diviso in tre fasce a partire dall’alto:
a. La zona del cielo buio illuminato dalle stelle che forniscono un orientamento.
Infatti tra queste riconosciamo bene l’Orsa maggiore o Gran carro, sempre utile per identificare di notte la
stella polare, quella che orienta nella navigazione. Le stelle indicano una pista solo a chi sa alzare lo
sguardo con fiducia, a partire da qualunque situazione si trovi a vivere, invitano ad uscire da sé per
affidarci…
b) La zona della sponda del fiume illuminata dalle lampade a gas3. Quelle luci artificiali che
illuminano la vita dell’uomo possono rappresentare le suggestioni e le proposte che spesso brillano e
attirano, sembrano bastare. Sanno attirare lo sguardo e creare una certa meraviglia; sono belli i riflessi che
creano sulle onde increspate della nostra vita, ma sono relative, temporanee. Possono spegnersi e lasciare
al buio e dispersi, come anche possono confondere con la loro lucentezza: infatti il loro riflesso si
mescola con quelle che si rispecchiano dal cielo sull’acqua e disorientare chi cerca in esse orientamento.
c) Nella zona bassa una coppia è illuminata dalla luce
proveniente da tre barche che galleggiano sull’acqua del
Rodano. Ci è facile fare un accostamento con le virtù
teologali che non sono lontane dall’uomo, anzi sono nella sua
vita e legano al cielo, permettendo di muoversi o forse di
navigare nelle acque incerte del fiume della vita. Ma non
bisogna mai pe rdere il riferimento al cielo…. Loro ci
permettono di continuare la navigazione… Attenzione che
talora ci potrebbero bastare le luci delle nostre lampade
mentre siamo chiamati ad alzare sempre lo sguardo.
A quella coppia vorremmo rivolgere l’invito a salire su quelle
barche, a lasciarsi riscaldare dal calore, a navigare nel loro
percorso di coppia, ma sempre con una direzione… quella luce è nel nostro cuore, è capace di indicarci il
cammino della fiducia, della speranza, dell’amore.
Il dipinto mostra una scena notturna. La notte esprime sia la fatica, il non vedere, la ricerca della luce (tutti elementi
propri della vita di coppia e di relazione), ma anche il mistero nuziale in rapporto alla fede. Quante volte è chiesta
la fede nella relazione di coppia e nei suoi tempi. Ma come
ogni notte vive nell’attesa concreta e già in gestazione
dell’aurora che indica attesa, sguardo di ricerca, passaggio
dalla notte alla luce, il non fermarsi ai tempi di oscurità, la
speranza senza la quale non c’è eternità né autentica
fedeltà. Infine il giorno è il tempo della vita, del vedere, del
riconoscere, dell’amore fatto di sguardo e di incontro senza
nascondersi, è il tempo del dono e del cammino o della
navigazione. E’ questo il tempo dell’amore concreto e
fattivo. Quella delle virtù teologali é una tematica che apre
a molti approfondimenti. Occorrerà chiarire cosa sono le
virtù teologali (lo faremo con una scheda apposita),
riconoscerle, collegarle alla vita della coppia per imparare a
vivere di fede, speranza e carità!
3
Van Gogh pone la sua attenzione soprattutto sulle luci a gas dei lampioni e sul loro modo di “poggiarsi” sulle cose, alla cui
artificialità il maestro contrappone proprio lo scintillare delle stelle, nel nostro dipinto il cielo è il protagonista, proprio
l’elemento che suscita nell’autore le emozioni più forti. Nell’aprile del 1888 aveva scritto a Bernard: “Un cielo stellato, ad
esempio. Questa è una cosa che mi piacerebbe provare a fare. […]. Ma come posso farlo se non a casa mia, con la mia
immaginazione?”. Evidentemente solo più tardi aveva deciso di cogliere la scena dal vivo, spinto dal desiderio di confrontarsi
con i relativi problemi, come si legge in una lettera al fratello del settembre 1888. Anche qui l’artista si appassiona al contrasto
tra la luce delle stelle e quella, violenta, delle lampade a gas che si riflette sulle acque del fiume, ma il cielo ha un ruolo
centrale, motivato probabilmente proprio dalla conoscenza del soggetto astronomico presente e dal desiderio di dipingere una
notte di stelle che leggevamo nella lettera a Bernard di alcuni mesi prima