Una dieta ricca di flavonoidi aumenta i livelli di omega

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Ultimo aggiornamento: giovedì 10.02.2011 ore 15:43
Oggi, 9:55 • Campobasso • Benessere
Una dieta ricca di flavonoidi aumenta i livelli di omega-3. La ricerca è a firma
del team di scienziati europei del progetto Flora
Il mare e la campagna trovano un inaspettato punto di incontro in una ricerca portata avanti da scienziati
francesi ed italiani all'interno di una collaborazione internazionale nata sotto l'egida del VI Programma Quadro
dell'Unione europea. L'anello di collegamento è rappresentato dall'interazione tra gli ormai celebri omega-3 ed
un tipo particolare di antiossidanti, i flavonoidi.
Gli omega-3 sono ormai entrati di diritto nel patrimonio nutrizionale per via della loro capacità di ridurre alcuni
fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Quelli "marini" si chiamano così perché si trovano
principalmente nel pesce, di cui gli esperti raccomandano un consumo maggiore da preferire largamente alla
carne, che invece sembra tenere banco sulla tavola degli italiani più del necessario. Diversi studi epidemiologici
hanno dimostrato che un consumo regolare di questi acidi grassi riesce a tenere a bada il rischio cardiaco, ecco
perché aumentarne l'assunzione è di fondamentale importanza.
I ricercatori del progetto Flora, lo studio finanziato dalla Comunità europea, si sono subito interessati agli
omega-3, cercando di capire se vi fossero delle combinazioni vincenti tra diversi alimenti in grado di aumentare
la disponibilità di questi grassi nell'organismo. Uno studio dell'Università Cattolica di Campobasso aveva già
dimostrato che i polifenoli contenuti nel vino rosso interagiscono con i grassi omega-3 aumentandone la
concentrazione nel sangue.
Ora il team francese guidato da Michel de Lorgeril - ricercatore dell'Università di Grenoble, balzato agli
onori della cronaca scientifica negli anni '80 per il suo contributo alla teoria del "paradosso francese", ha voluto
vedere se anche i flavonoidi antiossidanti contenuti in frutta e verdura fossero in grado di interagire con gli
omega-3.
Il gruppo transalpino si è concentrato su un particolare componente della famiglia dei flavonoidi: le
antocianine, che tra l'altro conferiscono un caratteristico colore blu agli alimenti in cui sono presenti. Per
verificare la sua ipotesi, de Lorgeril ha somministrato ad un gruppo di ratti di laboratorio una dieta a base di
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mais blu, ricco di antocianine, mentre l'altro gruppo ha seguito un'alimentazione normale. Al termine della
sperimentazione, i ricercatori hanno misurato i livelli plasmatici di diversi tipi di grassi scoprendo che quelli di
omega-3 erano molto più alti nel plasma dei ratti che avevano seguito la dieta ricca di antocianine.
Il mais blu è stato sviluppato nell'ambito del progetto Flora dal gruppo di Chiara Tonelli dell'Università di
Milano ed aveva già dato prova di ridurre il rischio di infarto, sempre in esperimenti effettuati sui ratti.
"Abbiamo confrontato l'effetto della dieta arricchita con il nostro mais blu, ricco di antocianine, con quella a
base di mais giallo - spiega la Tonelli - Questo studio dimostra per la prima volta che il consumo giornaliero di
antocianine nella dieta induce un aumento dei livelli di omega-3 nel sangue che pensiamo possa essere spiegato
attraverso la stimolazione endogena di questi acidi grassi. Frutta e verdura ricche di antocianine potrebbero
quindi rappresentare un'ottima alternativa al pesce come fonte di omega 3, anche dal punto di vista
economico".
"Per la prima volta - commenta de Lorgeril, autore dello studio pubblicato sulla rivista americana Journal of
Nutrition - dati sperimentali mostrano che le antocianine derivate dalle piante sono in grado di modulare il
metabolismo degli omega-3 del tipo di quelli presenti nel pesce e aumentarne le concentrazioni plasmatiche".
Un meccanismo, quello osservato dai ricercatori, che però vale solo per gli omega-3 e non per altri tipi di grassi
polinsaturi che pure erano presenti in entrambe le diete somministrate ai ratti.
Insomma, una dieta ricca di flavonoidi e in particolare di antocianine aumenta i livelli di questi grassi
importantissimi per la salute. Una scoperta che potrebbe avere immediate ricadute anche per l'uomo.
"Cambiamenti simili, o persino di minore entità, nella quantità di omega-3 sono stati associati a una riduzione
significativa del rischio di malattie cardiovascolari e delle relative complicanze anche nell'uomo - spiega Maria
Benedetta Donati, coordinatore scientifico dei Laboratori di ricerca della Cattolica di Campobasso e
responsabile degli studi umani effettuati nell'ambito del progetto Flora - Identificare solide associazioni tra
flavonoidi presenti nella dieta e aumento dei livelli degli omega-3 di origine ittica è di certo uno strumento in
più per aumentare la presenza nel nostro organismo di questi grassi salutari".
È innegabile però che ai tempi d'oggi seguire buone abitudini alimentari è davvero un'impresa non da poco.
Ecco perché gli scienziati stanno battendo sentieri alternativi con l'obiettivo di sfruttare al meglio gli effetti
benefici dei cibi che la gente mangia ogni giorno. "Sulla scia di questi risultati - conclude de Lorgeril - frutta e
verdura possono rappresentare una valida alternativa quando le persone non sono in grado di mangiare
adeguate quantità di pesce".
Il Progetto FLORA
Finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del VI Programma Quadro, il progetto FLORA nasce con
l'obiettivo di approfondire le dinamiche attivate dagli antiossidanti, con lo scopo di istituire in Europa un
gruppo all'avanguardia per lo studio delle correlazioni tra questi preziosi elementi e malattie
cardiovascolari, infarto e tumori. Promuovere la salute attraverso un'alimentazione corretta ed equilibrata,
nel rispetto delle tradizioni alimentari dei diversi Paesi europei, rappresenta la missione di Flora. Al Progetto
partecipano Centri di ricerca italiani e di altri Paesi Europei.
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