I.P.C.L. “Ninni Cassarà” (Terrasini) \ Classe V A \ Gli spettri GLI SPETTRI Prof. Erasmo Modica [email protected] www.galois.it LA RIFRAZIONE Quando si guarda un bastone immerso in una vasca piena d’acqua si ha la percezione che questo bastone sia spezzato. Tale fenomeno è legato a quello della rifrazione della luce. Definizione: Dicesi rifrazione quel fenomeno per cui i raggi luminosi, passando da un mezzo all’altro, subiscono una deviazione della loro traiettoria. Se il raggio luminoso passa dall’aria all’acqua, allora si avvicina alla normale alla superficie. Se il raggio luminoso passa dall’acqua all’aria, allora si allontana dalla normale alla superficie. LA DISPERSIONE DELLA LUCE Se un raggio di luce bianca incide obliquamente sulla parete di un prisma di vetro trasparente, esso viene suddiviso in diversi raggi di luce di vari colori. Il raggio subisce due successive rifrazioni, delle quali la seconda amplifica la decomposizione nel vari colori. Se tali raggi colorati incidono su uno schermo, è possibile notare lo spettro continuo della luce visibile. In questo specchio si possono distinguere i seguenti colori: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Inoltre, la radiazione rossa risulta meno deviata di quella violetta. Prof. E. Modica www.galois.it A.S. 2010/2011 I.P.C.L. “Ninni Cassarà” (Terrasini) \ Classe V A \ Gli spettri Tale fenomeno prende il nome di dispersione della luce, definita come il fenomeno della separazione di un raggio di luce in raggi di diversi colori, che si verifica quando esso attraversa un mezzo rifrangente. Un esempio di fenomeno naturale dovuto alla dispersione della luce è l’arcobaleno: i raggi solari incontrano le goccioline di pioggia e vengono dispersi. La dispersione della luce permette di studiare la natura dei corpi che la emettono. I dispositivi utilizzati per questo scopo sono i cosiddetti spettroscopi. Tali strumenti sono tali da far sì che la luce possa essere dispersa da un prisma e proiettata su uno schermo sul quale si faranno le misurazioni opportune. È possibile notare come i corpi riscaldati emettano una luce il cui spettro è spostato verso il rosso e si può ricavare una legge, detta legge di Wien, secondo la quale la frequenza della massima intensità di emissione di una sorgente è direttamente proporzionale alla temperatura assoluta della sorgente, in formule: dove . La legge vale nel caso in cui le sorgenti emettono luce in seguito alla variazione della loro temperatura ed è utilizzata per stimare la temperatura delle stelle. GLI SPETTRI DI EMISSIONE E DI ASSORBIMENTO Spettri di emissione I solidi e i liquidi, portati all’incandescenza, emettono delle onde luminose il cui spettro è continuo. Questo è dovuto al fatto che le loro molecole sono ravvicinate e si influenzano reciprocamente. Se consideriamo una lampada a idrogeno gassoso, è possibile osservare uno spettro costituito da quattro righe ben distinte su uno sfondo nero. Prof. E. Modica www.galois.it A.S. 2010/2011 I.P.C.L. “Ninni Cassarà” (Terrasini) \ Classe V A \ Gli spettri Se viene utilizzato un altro gas, variano sia la posizione di tali righe, che il colore e la lunghezza d’onda. La motivazione dipende dal fatto che le molecole dei gas sono libere di muoversi, di conseguenza tali sostanze emettono onde luminose che producono uno spettro a righe. Quindi, ogni elemento gassoso è caratterizzato da un proprio spettro di emissione. Spettri di assorbimento Data una sorgente di luce bianca, se si interpone tra di essa e uno spettroscopio un gas a temperatura più bassa della sorgente stessa, sarà possibile vedere su uno schermo una serie di righe nere su uno sfondo continuo e colorato. Per esempio, nel caso dell’idrogeno, lo spettro di assorbimento è rappresentato nella seguente figura. Se si confrontano lo spettro di emissione e quello di assorbimento di una medesima sostanza, si nota che le righe colorate dello spettro di emissione corrispondono alle righe nere di quello di assorbimento. Di seguito è possibile vedere le righe gli spettri del sodio (figura a sinistra) e quelli dell’idrogeno (figura a destra). Da tale analisi è possibile concludere che tutte le sostanze assorbono le radiazioni luminose della stessa lunghezza d’onda e frequenza di quelle che sono capaci di emettere. SPETTRO DI EMISSIONE DELL’ATOMO DI IDROGENO SECONDO BOHR Con il suo modello proposto nel 1913 e che partiva da quello planetario di rutherford, Bohr riuscì a spiegare nella maniera seguente lo spettro di emissione degli atomi di idrogeno. Prof. E. Modica www.galois.it A.S. 2010/2011 I.P.C.L. “Ninni Cassarà” (Terrasini) \ Classe V A \ Gli spettri I ipotesi. L’elettrone dell’atomo di idrogeno si muove lungo orbite ben definite, dette stazionarie, aventi un raggio ben determinato e una determinata quantità di energia. Quando l’elettrone si trova in tali orbite non emette né assorbe energia. II ipotesi. L’elettrone emette energia solamente quando salta da un’orbita stazionaria a maggiore energia ad un’altra a minore energia. La frequenza della radiazione emessa è data dalla relazione: essendo la costante di Planck. Ad ogni salto dell’elettrone corrisponde una riga dello spettro e tali salti sono in numero limitato. SPETTRI STELLARI ED EFFETTO DOPPLER Abbiamo visto che gli spettri di emissione sono formate da bande con i vari colori che vanno dal rosso (luce a lunghezza d’onda maggiore e quindi a frequenza minore) al blu (luce a lunghezza d’onda minore e quindi a frequenza maggiore). È possibile risalire agli elementi che compongono una stella analizzando gli spettri di emissione della luce proveniente da essa o agli elementi che compongono le masse gassose attraversate dalla luce proveniente da una stella. Dalla legge di Wien segue che all’aumentare della temperatura, aumenta la frequenza e diminuisce la lunghezza d’onda, di conseguenza le stelle più calde sono quelle che presentano uno spettro in cui le bande occupano una frequenza maggiore. Le stelle vengono raggruppate in classi spettrali secondo valori decrescenti della temperatura. Esse sono indicate con le lettere ( O, B, A, F, G, K, M ), in cui alla classe O appartengono le stelle con temperatura superficiale più altra (colore bianco-azzurro), mentre alla classe M appartengono le stelle con temperatura superficiale più bassa (colore rosso). L’effetto Doppler è di fondamentale importanza in astronomia in quanto permette di valutare la velocità con la quale stelle e galassie si avvicinano o si allontanano da noi. Definizione: Si dice effetto Doppler, la variazione apparente della frequenza o della lunghezza d’onda di un suono emesso da una sorgente e percepita da un osservatore, per effetto del moto della sorgente stessa o dell’osservatore. Lo spettro elettromagnetico emesso dai corpi celesti non è uno spettro continuo, ma presenta delle linee spettrali a frequenze ben definite. L’effetto Doppler si riconosce facilmente quando le linee spettrali non si trovano alle frequenze ottenute in laboratorio mediante l’uso di una sorgente stazionaria. Grazie ad alcune formule, queste differenze di frequenze possono essere messe in relazione alla velocità. Quindi se una sorgente di luce, per esempio una stella, si muove allontanandosi da noi, è possibile registrare uno spostamento verso il rosso (redshift) delle linee spettrali. L’effetto è tanto maggiore, quanto più velocemente il corpo si allontana da noi. Prof. E. Modica www.galois.it A.S. 2010/2011