UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SALERNO FACOLTA DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI CORSO DI LAUREA IN FISICA TESI DI LAUREA IN ASTROFISICA STELLE NEL PARSEC CENTRALE DELLA GALASSIA Relatore Candidata Prof. Gaetano Scarpetta Rachele Ferrone matr. 0510600126 Correlatore Dott. Valerio Bozza ANNO ACCADEMICO 2009-2010 1 2 Indice Cap. 1: Introduzione …………………………………………………………… 5 1.1 Il Centro Galattico …………………………………………………….... 6 Cap. 2: L’ammasso stellare centrale ………………………………………… 10 2.1 Distribuzione di massa nell’ammasso centrale ………………………... 12 2.2 Distribuzione delle diverse componenti stellari ……………………….. 15 2.3 La presenza di dischi intorno a Sgr A* e la loro struttura ……………... 22 2.4 La distanza dal Centro Galattico ………………………………………. 28 Cap. 3: Sgr A* è un buco nero? ……………………………………………… 33 3.1 Prove per l’esistenza di una massa centrale compatta derivate dal moto dei gas ………………………………………………. 33 3.2 Moti stellari e relativi vincoli ………………………………………….. 35 3.3 Proprietà di Sgr A* ……………………………………………………. 38 3.4 Ipotesi alternative alla configurazione di un buco nero ……………….. 40 Cap. 4: Paradosso della gioventù ………..…………………………………… 42 4.1 Formazione in situ ……………………………………………………... 44 4.2 Formazione extra-situ …………………………………………………. 47 Cap. 5 Conclusioni ……………………………………………………………. 48 Bibliografia ………….………………………………………………………… 50 3 4 Cap. 1: Introduzione La Via Lattea è la galassia alla quale appartiene il nostro sistema solare. In base agli studi più recenti la Galassia è, da un punto di vista strettamente morfologico, una Galassia a spirale composta da un nucleo centrale attraversato da una struttura a forma di barra, dalla quale si dipartono i bracci a spirale. Guardando il cielo notturno, si osserva una debole banda luminosa e biancastra, dall'aspetto lattiginoso, che attraversa diagonalmente la sfera celeste: la Via Lattea. In direzione della costellazione del Sagittario si trova il Centro Galattico, non visibile nella banda ottica a causa dell'assorbimento della luce dovuto dalla presenza di dense polveri in quella direzione. Il Centro della Via Lattea si trova a circa R0=8.3±0.5 kpc dalla Terra. Questa parte della Galassia è rimasta misteriosa per molto tempo e solo recenti osservazioni, rese possibili dai grandi telescopi, hanno confermato ciò che si ipotizzava da tempo: che al centro della Via Lattea (e forse di tutte le galassie) ci sia un buco nero1. In questa tesi analizzeremo le proprietà degli ammassi stellari che circondano in buco nero massiccio centrale Sgr A*. Focalizzeremo la nostra analisi sulla sorgente radio Sgr A* e, tramite uno studio delle orbite stellari, proveremo che tale sorgente è proprio un buco nero massiccio di circa 4.4x106 M. Tratteremo anche l’evoluzione di questi ammassi stellari intorno al buco nero, ponendo in evidenza il fatto sorprendente della presenza di stelle ‘giovani’ (S2, S14 e S31), nelle immediate vicinanze di Sgr A*, il cosiddetto paradosso della gioventù, non ancora del tutto compreso. 1 Nella relatività generale si definisce buco nero un corpo celeste estremamente denso, dotato di un'attrazione gravitazionale talmente elevata da non permettere l'allontanamento di alcunché dalla propria superficie. Questa condizione si ottiene classicamente quando la velocità di fuga dalla sua superficie è superiore alla velocità della luce. 5 1.1 Il Centro Galattico I pochi parsec centrali della nostra Via Lattea contengono un denso e luminoso ammasso di stelle oltre a gas neutro e gas ionizzato ed estremamente caldo. Nella parte centrale vi è una regione definita HII Srg A Ovest. (Baganoff et al. 2001, 2003; Muno et al. 2004). Sgr A Ovest ha l'aspetto di una spirale a tre bracci, e per questa ragione è conosciuta col nome di "Minispirale". Tuttavia, sia l'aspetto che il soprannome possono trarre in inganno: infatti, la vera struttura tridimensionale dell'oggetto non ha l'aspetto di una spirale. Sgr Ovest è formata da polveri e nubi interstellari, attratte da Sgr A*, nella quale precipitano ad una velocità di circa 1000 km/s. I gas di Sgr A Ovest sono fortemente ionizzati, grazie alla presenza di una popolazione stelle OB (circa 100) poste nelle vicinanze. Sgr A Ovest è inoltre circondata da gas molecolare più freddo, il "Disco Circum-Nucleare" (‘circumnuclear disk’, CND ) con R ~ 1.5-4 pc (Becklin et al. 1982, Gusten et al. 1987, Jackson et al. 1993, Christopher et al. 2005). Il bordo più esterno del CND confina con i resti di una giovane supernova, Srg A Est, ed è circondato da dense nubi molecolari su scale di 5 - 100 pc (Gusten & Downes 1980; Mezger, Duschl & Zylka 1996). La densità stellare di Sgr A Ovest sale verso il centro (Becklin & Neugebauer 1968, Catchpole, Whitelock & Glass 1990) ed è proprio nel centro della struttura spiraliforme che abbiamo la presenza di una potente sorgente radio, Sgr A* (Figure 1.1, Balick & Brown 1974, Lo et al. 1985, Yusef-Zadeh et al. 1986). Le osservazioni VLBI, su scale centimetriche e millimetriche, hanno dimostrato che la misura intrinseca di tale sorgente radio è soltanto 3-10 minuti luce (Krichbaum et al. 1993, Rogers et al. 1994, Doeleman et al. 2001, 2008, Bower et al. 2004, Shen et al. 2005). Ciò implica che Sgr A* è la miglior candidata ad essere un buco nero. Ma v’è un problema: Sgr A* è debole in tutte le 6 bande, eccetto che nelle bande radio sub-millimetriche (Falcke et al. 1998). Proprio per questa ragione, molti consideravano l’idea di un buco nero massiccio nel Centro Galattico, poco convincente (e.g. Rees 1982, Allen & Sanders 1986). Oggi abbiamo a disposizione informazioni precise sulle orbite di circa 30 stelle nelle immediate vicinanze di Sgr A*, per una delle quali (S2) conosciamo un’orbita completa. Tali stelle orbitano intorno a Sgr A* entro una decina di ore luce, muovendosi con una velocità di circa 103 km/s. Queste misure favoriscono una prova solida e convincente che Srg A* deve essere un buco nero massiccio di circa 4 milioni di masse solari. Il forte progresso della nostra conoscenza del centro galattico, durante il ventennio passato, è una diretta conseguenza dello sviluppo di nuovi strumenti e tecniche d’osservazione nell’intera gamma dello spettro elettromagnetico. Molti dei primi risultati sono descritti nell’articolo di Oort (1977). In esso troviamo i primi dettagli ottenuti utilizzando le onde radio, le mappe all’infrarosso, la scoperta di Sgr A*, le proprietà dei gas molecolari ionizzati e le stelle su scala da 1 pc ad 1 Kpc. Dieci anni dopo Genzel & Townes (1987) concentrarono il loro studio nei pochi parsec centrali e discussero le nuove prove dinamiche a favore di un buco nero massiccio. Successivamente Blitz et al. (1993) mostrarono che il bulge centrale della Via Lattea era in realtà a forma di barra. Genzel, Hollenbach & Townes (1994) riassunsero le scoperte riguardanti un giovane ammasso stellare nel parsec centrale, misero in evidenza l’importanza dei venti stellari e aggiornarono le misure della distribuzione di massa. Mezger, Duschl & Zylka (1996) discussero l’influenza di Srg A*, della cavità centrale ionizzata e dell’ammasso stellare sulla densa e massiccia nube molecolare nei 10 parsec centrali. Melia & Falcke (2001) enfatizzarono l’importanza 7 dell’accrescimento del buco nero e della debole emissione (non ancora capita) di Sgr A* a diverse lunghezze d’onda. Alexander (2005) e Merritt (2006) hanno discusso l’importanza fisica degli ammassi stellari in prossimità di massicci buchi neri. Infine Reid (2009) ha dato una concisa presentazione delle diverse prove dell’esistenza di un buco nero centrale, SgrA*. Questo lavoro di tesi si basa essenzialmente sulla recente review di Reinhard Genzel, Frank Eisenhauer & Stefan Gillessen. 8 Figura 1.1.1 Panoramica generale a diverse lunghezze d'onda dei primi parsec centrali della Via Lattea. Tutte le tre immagini in alto sono sulla stessa scala (alla distanza del Centro Galattico (8,3 Kpc) 1'= 2,41 pc). Le croci indicano la posizione della sorgente radio Sgr A *. In alto a sinistra: consideriamo varie emissioni: emissione radio a 6 cm (blu), emissione HCN 1-0 (rossa) ed emissione di raggi X (verde). In alto al centro: immagine radio dal VLA a 6 cm (rosa), emissione HCN (verde) e immagine a 2,2 micron (in banda K) (blu). In alto a destra: Copia della figura centrale con le strutture chiave. In basso: zoom nella regione centrale. In basso a sinistra:è un’immagine di ottica adattiva nell’ IR(blu: in banda H a 1,6 micron; la verde: in banda L a 3,8 micron; rossa: emissione radio continua a1,3 cm VLA) In basso al centro: Banda K(bianca), derivati dall’ estinzione di polveri (rossa-gialla) ed emissione di raggi X (verde). In basso a destra: Copia del pannello di sinistra con i nomi 'IRS' delle stelle, assieme ad alcune delle strutture interstellari. 9 Cap. 2 L’ammasso stellare centrale In astronomia, un ammasso stellare è un gruppo di stelle molto denso. Generalmente, il termine ammasso implica anche che queste stelle siano nate (più o meno) tutte insieme dalla stessa nebulosa, e che abbiano quindi la stessa età e composizione chimica. Negli ultimi anni, grazie all’avvento di nuove tecnologie, l’esplorazione di tali nuclei centrali è notevolmente migliorata. Però ci sono comunque dei limiti, uno di questi è dato dalla confusione e dall’affollamento all’interno dei 10 arcosecondi centrali (Genzel et al. 2003a, Schodel et al. 2007a, Ghez et al. 2005a, 2008, Gillessen et al. 2009b, Fritz et al.2010a). Nel momento in cui si andarono ad effettuare osservazioni sull’ammasso che circonda Sgr A*, vennero fuori proprietà e caratteristiche al quanto sorprendenti. La prima riguardava la forte presenza di stelle brillanti, molte delle quali erano già state scoperte precedentemente da Becklin & Neugebauer (1975). Le osservazioni fatte utilizzando la spettroscopia infrarossa mostrano che molte di queste stelle sono in realtà giganti rosse, supergiganti o stelle sul ramo asintotico (AGB). Successivamente, a partire dalla scoperta della stella ‘Allen-Forrest’ (AF), sono state rivelate stelle early-type2 e stelle late-type3 (Krabbe et al. 1991, 1995, Tamblyn & Rieke 1993, Blum et al. 1995, Libonate et al. 1995, Tamblyn et al. 1996, Genzel et al. 1996, Paumard et al. 2001, 2003, 2006, Tanner et al. 2006). 2 Stelle early-type: sono stelle giovani, spesso identificate dal colore blu, alla cui classe appartengono stelle O/B. Stelle late-type: sono stelle più vecchie, spesso identificate dal colore rosso/arancio, alla cui classe appartengono stelle K/M. 3 10 Un’altra importante caratteristica è data dalla forte presenza di stelle O/WR4 nella regione IRS 13. Inoltre abbiamo anche la presenza di stelle B5, in particolare una forte concentrazione di tali stelle viene chiamata “ammasso di stelle S” (S-star cluster) e si trova nell’arcosecondo centrale, centrato su Sgr A*. Figura 2.1.1: Magnitudine della banda K6 in funzione della massa stellare: in nero le stelle della classe di luminosità (V) (sequenza principale), in blu le giganti (III), in rosso le supergiganti (I), in ciano varie stelle WR. La curva grigia, mostra la durata della vita di una sequenza principale in funzione della massa. 4 Stelle O: 30.000 - 60.000 K sono molto calde e luminose, mostrando un colore decisamente blu. Stelle Wolf-Rayet (WR) sono estremamente calde (25.000 - 50.000 K) e massicce (oltre 20 M☉), con venti stellari molto forti, con velocità superiori a 2000 km/s, e caratterizzati da una forte emissione di polveri. 5 Stelle B: 10.000 - 30.000 K stelle blu-bianche 6 Banda centrata sulla lunghezza d’onda 2.2 µm (nel vicino infrarosso). 11 Dalle recenti osservazioni delle stelle situate nel parsec7 centrale della galassia, si osserva che circa il 96% sono stelle vecchie late-type e stelle che bruciano elio, con masse medio-basse (m ~ 0.5 − 4 M) e temperature di ~ 3500-3700 K. In aggiunta ci sono poche dozzine di stelle giganti del ramo asintotico(AGB)8, molto brillanti ed estremamente fredde (T ~ 2700 K). Inoltre è stata rivelata anche la presenza di supergiganti rosse, due delle quali sono situate a distanza R ≤0.5 pc, e 15 entro 2.5 pc (Blum et al. 2003). Attualmente sono disponibili ricostruzioni delle orbite in due (e tre) dimensioni, per ~6000 (660) delle stelle appena elencate (Trippe et al. 2008,Schodel et al. 2009). 2.1 Distribuzione di massa nell’ammasso centrale Ci accingiamo ora a riassumere brevemente ciò che conosciamo sulla distribuzione di massa all’interno dell’ammasso centrale nel raggio di influenza del buco nero (~3pc). In questa regione la distribuzione di massa è dominata da stelle e “remnant” stellari; molto probabilmente non ci sono contributi significativi da parte di gas e materia oscura9. La figura 2.1.2 mostra la miglior stima di massa, ottenuta in modo diretto, in un raggio di ~6 pc. Le misure più recenti mostrano che il buco nero massiccio domina completamente la distribuzione di massa fino a ~0,5 pc. Un'insignificante massa estesa è rilevata dalle orbite delle stelle S su una scala minore di 0,02 pc 7 Il parsec (abbreviato in pc) è un'unità di lunghezza usata in astronomia. Significa "parallasse di un secondo d'arco" ed è definito come la distanza dalla Terra (o dal Sole) di una stella che ha una parallasse annua di 1 secondo d'arco. 8 Il Ramo asintotico delle Giganti (AGB,) è una regione del diagramma H-R popolata da stelle di dimensioni mediopiccole (0,5-10 masse solari) che bruciano elio ed idrogeno 9 il termine materia oscura indica quella componente di materia che si manifesta attraverso i suoi effetti gravitazionali, ma non è direttamente osservabile. 12 (Ghez et al. 2008, Gillessen et al. 2009b), o dal disco in moto orario a ~ 0,1-0,2 pc. Trippe et al. (2008) e Schodel et al. (2009) hanno ottenuto misure precise (δυ ~ 3 − 10 km/s) per un gran numero di stelle late-type (~ 6000) in tutta la regione centrale a ~1pc. Trippe et al. (2008) inoltre ottennero velocità radiali per circa 660 di queste stelle. Dopo l’eliminazione delle stelle early-type, determinarono la distribuzione di massa dell’ammasso centrale. In prima analisi scomposero i movimenti delle stelle late-type in una componente casuale e una rotazione nel piano della Via Lattea, e quindi usarono il modello di Jeans per implementare il moto rotazionale e casuale nel modello di massa. Schodel et al. non eliminarono la componente rotazionale e applicarono entrambi i modelli isotropi ed anisotropi, per osservare la distribuzione della velocità di dispersione. I risultati dei due studi erano e sono tutt’ora in buon accordo l'uno con l'atro. La massa dinamica, dedotta all'interno del parsec centrale, è Mdin ~ 5.4±0.4×106 M, mentre Mcluster ~ 1 ± 0.4 × 106 M, all’interno di un raggio minore o uguale ad 1 pc. All’interno di 0,1 pc e 10 pc troviamo ulteriori vincoli dati dalla presenza del gas molecolare ionizzato (Serabyn & Lacy 1985, Serabyn et al. 1988, Lacy, Achtermann & Serabyn 1991, Herbst et al. 1993, Gusten et al. 1987, Jackson et al. 1993, Roberts, Yusef-Zadeh & Goss 1996, Christopher et al. 2005, Zhao et al. 2009). Partendo dal presupposto che i vari filamenti di gas seguono orbite Kepleriane e che le velocità del gas non sono fortemente influenzate dalle altre forze di gravità, le masse dinamiche derivate sono in ragionevole accordo con quelle derivate dalla dinamica stellare (e.g. Zhao et al. 2009). La massa estesa a grandi raggi, ovviamente dipende dalla pendenza γ della distribuzione di densità stellare (M(≤R) ~ R3−γ). Per un confronto mostriamo in Figura 2.1.2 le masse dei 13 diversi resti e componenti stellari entro 0,01 e 0,1 pc nelle simulazioni di Freitag et al. (2006), che si basano sulla legge di potenza, con una pendenza γ~1.3. Figura 2.1.2. Distribuzione di massa nel parsec centrale della galassia a R0 = 8.3 kpc. Tale distribuzione è basata sui dai dell’orbita della stella S2 (blu), sulle stelle O/WR del disco in senso orario, sui modelli dei moti propri, su quelli delle velocità radiali e sulla luce delle stelle late-type. In aggiunta ad una massa centrale, la curva grigia include un ammasso stellare con una legge di distribuzione di densità a potenza. Questo è il miglior fit dell’ammasso di stelle S e dell’ammasso di stelle di tardo tipo. A 0.01 e 0.1 pc, grazie alla simulazione di Freitag, otteniamo un limite superiore per ogni massa all’interno dell’orbita S2, una stima della massa delle stelle nella sequenza principale (MS), buchi neri stellari (SBH), nane bianche (WD) e stelle di neutroni (NS). 14 2.2 Distribuzione delle diverse componenti stellari La distribuzione delle stelle in funzione della distanza dal centro del bulge dipende dal tipo stellare. La frazione di stelle luminose aumenta in modo significativo ad un paio di parsec dal centro (Rieke & Rieke 1988), mentre le stelle di piccola massa dominano il cluster esterno; in aggiunta abbiamo enormi stelle early-type nella zona centrale di pochi arco secondi (Figura 2.2.1, Krabbe et al. 1991, Burton & Allen, 1992). Sellgren et al. (1990), Allen & Burton (1994), Genzel et al. (1996) e Haller et al. (1996) mostrarono che andando verso il centro la luminosità superficiale dovuta alle giganti rosse diminuisce notevolmente. A questo punto sorge spontaneo chiedersi se questa diminuzione di stelle late-type è un vero effetto fisico, o se è solo il risultato del forte aumento della densità delle stelle early-type. Le recenti immagini ad alta risoluzione angolare tendono ora a dimostrare che tale effetto è causato dal forte aumento della densità e quindi della luminosità relativa di stelle brillanti eatly-type (ad esempio, al Genzel et al. 2003a , Eisenhauer et al. 2005, al Schodel et al. 2007a). Questa conclusione è convalidata qualitativamente dalla Figura 2.2.1, che mostra la distribuzione spaziale delle stelle early e late type, di colore blu e rosso, rispettivamente. La densità superficiale delle stelle O e di Wolf-Rayet, che rappresenta la componente più massiccia dell'ammasso stellare, sale ripidamente (ΣO/WR ~n−1.4±0.2 per le stelle del disco in moto orario) da ~ 15" a pochi arcosecondi. Tali stelle non sono state scoperte al di fuori di ~ 13" (0,5 pc, Paumard et al. 2006, Lu et al. 2009, Bartko et al. 2009, 2010), ed inoltre si nota un taglio netto in regioni minori o uguali ad 1". Un simile andamento è dato anche dalle stelle B (14 ≤ K ≤ 15.5), 15 infatti si nota che la densità superficiale aumenta dall'esterno, con una pendenza simile a quella delle stelle O/WR (ΣB ~ n−1.5 ± 0.2 ). Tuttavia, tutte queste stelle early-type hanno un'età molto inferiore della scala di tempo di rilassamento del cluster centrale. Figura 2.2.1. Distribuzione delle stelle di early (blu) e late (arancione/rosso) type, ottenute da immagine spettroscopiche nella zona centrale ~ 1 pc (sinistra) e ~ 0.08 pc (destra). La zona scura, nell’immagine a sinistra, è data dalla presenza della supergigante rossa IRS 7. 16 Figura 2.2.2. Distribuzione della densità delle differenti componenti stellari del centro galattico, in funzione di Sgr A*. I cerchi (pieni) neri ed i quadrati con croci verdi, indicano la distribuzione di stelle O/WR nel disco orario ed antiorario. I cerchi blu (vuoti e pieni) indicano le stelle B. I cerchi (pieni) rossi e i quadrati di color ciano, identificano la distribuzione di stelle di tardo tipo. In fine i triangoli marroni (pieni) rappresentano la distribuzione di tutte le stelle a K ≤ 17. 17 Mentre le stelle O/WR sembrano soggiornare in una o due strutture planari di nonequilibrio, riflettendo ancora il loro processo di formazione di qualche milione di anni fa, le stelle B sono un pò più leggere (~ 3.5 − 20 M) e potenzialmente più anziane, ma soprattutto tracciano una distribuzione molto diversa. Tra le stelle che risiedono a distanze minori o uguali a 1" intorno a Sgr A* , 16 (ovvero il 52%) sono stelle B, tre sono stelle O e dodici sono stelle late-type. Le tre stelle O si trovano a distanze minori o uguali di 0.9" e sono i membri più interni del disco in senso orario. Una statistica più robusta, può essere fatta per le 28 stelle, per le quali Gillessen et al. (2009b) ottennero orbite individuali. 19 stelle sono caratterizzate da un semiasse a≤ 1”. 16 di queste (cioè l’84%) sono stelle B e solo 3 (16%) sono stelle late-type. Chiaramente, i membri più brillanti della cuspide centrale sono stelle B. Figure 2.2.4. Proprietà spettrali della stella S2 (la più brillante stella di tipo B nel cluster intorno a Sgr A*). Il pannello di sinistra rappresenta lo spettro ottenuto tra il 2004 e 2007 in banda H-K. A destra il χ2 in funzione della gravità superficiale g ottenuto dal fit della forma delle righe. 18 Dagli studi di Schodel et al. (2003), Ghez et al. (2005b), Eisenhauer et al. (2005) e Gillessen et al. (2009b) è ora possibile determinare i parametri orbitali delle stelle B. Il pannello superiore della Figura 2.2.5. fornisce gli orientamenti dei vettori del momento angolare di tutte le stelle S di cui è stata determinata l’orbita. Se sono considerate solo le 22 stelle B e le stelle late-type al di fuori del disco in moto orario, la distribuzione di densità di probabilità dei momenti angolari è in ottimo accordo con una distribuzione isotropa. Consideriamo ora l’eccentricità delle orbite di tali stelle. Il pannello inferiore della Figura 2.2.5 mostra la distribuzione cumulativa dell'eccentricità delle stelle B. La migliore distribuzione differenziale, in forma di eccentricità è n(e)de ~ e 2.6 ± 0.9 de. Ciò favorisce eccentricità leggermente superiori, ma è ancora marginalmente compatibile con una distribuzione termica isotropa: n(e) de~e de (Schodel et al 2003, Alexander 2005). Il fatto che la distribuzione di eccentricità mostra una percentuale maggiore di orbite molto eccentriche che in una distribuzione termica rilassata, può dare un primo interessante suggerimento sull'origine delle stelle S. 19 Figura 2.2.5 Mostra le proprietà delle orbite S nella cuspide centrale intorno a Sgr A*. In alto mostriamo le orientazioni dei piani orbitali delle stelle S, con determinazione delle orbite individuali. Le orientazioni delle orbite sono descritte da un vettore del momento angolare. Stelle con una inclinazione ambigua, sono state tracciate nella loro posizione più probabile. Le stelle S66, S67, S83, S87, S96 e S97, si pensava facessero parte del disco in moto orario, ma in realtà si trovano solo molto vicino ad esso. Quest'ultimo è caratterizzato dai punti blu e dalle linee tratteggiate, che indicano un disco di spessore di 14 ° ± 4 °. I punti rossi rappresentano le stelle late-type, i punti verdi indicano le stelle B e quelli blu le stelle O. Le orbite delle altre stelle sono orientate in modo casuale. In basso: mostriamo la distribuzione di probabilità per l'eccentricità delle stelle early-type e stelle B. Le due curve corrispondono ai due modi per tracciare un grafico cumulativo, con valori compresi tra 0 a (N - 1)/N o da 1/N a 1. La distribuzione è solo marginalmente compatibile con una distribuzione termica ed isotropa n(e)~e (linea tratteggiata), la soluzione migliore è n (e) ~ e 2,6 ± 0,9. 20 A meno che non ci siano perturbatori supplementari o processi di rilassamento ancora più veloci, queste considerazioni suggeriscono che l’attuale distribuzione di eccentricità rifletta la distribuzione iniziale di eccentricità. Figura 2.2.6. Scale temporali nel parsec centrale della Galassia. Le linee tratteggiate nere indicano il raggio gravitazionale del buco nero centrale (verticale) e l'età della Galassia. La banda nera tratteggiata(orizzontale), indica l'età e l'estensione radiale dei dischi di stelle O/WR. La linea nera obliqua, in basso a destra, mostra il tempo orbitale. Le linee magenta mostrano i tempi di precessione, dovuti al termine di Schwarzschild della Relatività Generale (GR) e alla precessione retrograda (newtoniana), dovuta al cluster stellare (N). La curva tratteggiata magenta sottile indica il tempo combinato precessione (ωGR + ωN) -1. La linea azzurra inclinata fino a destra, mostra il tempo di precessione Lense-Thirring, dovuto al trascinamento delle orbite circolari intorno ad un buco nero massimamente rotante. La linea rossa indica il tempo di rilassamento a due corpi per il cluster stellare per una massa media stellare di 1 M. La linea magenta, che scende verso il basso, mostra il tempo di rilassamento a due corpi all'interno del disco, ipotizzando una media di massa stellare di 20 M e un disco di massa di 5000 M. The cyan and green, dotted lines show the scalar (T sRR) and vector (T vRR) resonant relaxation time-scales, for 20 Mstars. Le linee continue blu indicano il tempo di collisione nel cluster stellare per stelle di massa m= 1 M e raggio r⋆=1 R e nel disco per m = 20 M e raggio r = 10 R. Infine, la linea tratteggiata nera (obliqua) indica il tempo di precessione dovuto al CND, se si utilizza la stima di una massa di 106 M . 21 2.3 La presenza di dischi intorno a Sgr A* e la loro struttura Verso la fine del XX secolo venne introdotto un modello con un disco inclinato in rotazione kepleriana intorno a Sgr A* (Genzel et al. 2000). Paumard et al. (2006) riuscirono ad individuare, per la prima volta, anche 40 stelle di sequenze principale10 e stelle giganti O (attraverso linee di assorbimento). Tab 2.3.1 Orientamenti delle strutture planari nel parsec centrale 10 La sequenza principale è una fase di stabilità durante la quale le stelle fondono l'idrogeno del proprio nucleo in elio a temperatura e pressione elevate; le stelle trascorrono in questa fase circa il 90% della propria esistenza. 22 Lu et al. (2006, 2009) effettuarono un’analisi Monte Carlo11 per le orbite delle stelle O/WR. A causa della mancanza di informazioni sulle accelerazioni, questa tecnica non produce orbite individuali, ma definisce le distribuzioni di probabilità dei parametri orbitali. Il grafico a sinistra nella Figura 2.3.1 mostra la distribuzione globale del momento angolare proiettato sul cielo derivato da Lu et al. (2009) per tutte le stelle O/WR del loro campione esteso. Figura 2.3.1. Distribuzione dei vettori normali delle orbite nel cielo di stelle O/WR nel cluster centrale. In alto: distribuzione dei vettori normali per il campione esteso di Lu et al. (2009), di cui 73 stelle con raggi da 0,8 "a 12". Le densità sono indicate con una scala di colori ed il picco indica una sovra densità di stelle con piani orbitali simili. In nero indichiamo i piani orbitali, proposti da Levin & Beloborodov (2003) e Genzel et al. (2003a) con i valori aggiornati di Paumard et al. (2006) per il piano del vettore normale, le incertezze (nera) e lo spessore del disco (nera tratteggiata) indicato come angolo solido di 0,05 e 0,09 sr per i dischi in senso orario e antiorario, rispettivamente. Proiezione della distribuzione (25 apertura °) per 82 stelle dei primi tipi (Ks <14) con distanze previste tra 3,5''e 15''. Le posizioni del disco di Paumard et al. (2006) sono contrassegnate con cerchi neri. Ci sono due eccessi per le stelle visibili in senso orario e antiorario, con due massimi a 8.2σ e 7.1σ, rispettivamente. Il cerchio nero in alto nel pannello inferiore corrisponde al picco del pannello superiore 11 Il Metodo Monte Carlo fa parte della famiglia dei metodi statistici e non parametrici. È usato per ottenere stime attraverso simulazioni. Si basa su un algoritmo che genera una serie di numeri tra loro non correlati, che seguono la distribuzione di probabilità che si suppone abbia il fenomeno da indagare. La simulazione Monte Carlo calcola una serie di realizzazioni possibili del fenomeno in esame. 23 Anche Bartko et al. (2009, 2010) effettuarono un’analoga analisi Monte Carlo basata su una serie più numerosa di dati per circa 150 stelle early-type, identificate con moti propri e velocità radiali, tra cui oltre 30 nane B. Per le stelle in moto orario, i loro risultati furono in buon accordo con quelli di Lu et al. e confermando l’esistenza di questo sistema in moto orario, costituito da circa il 55 - 60% di tutte le stelle O/WR del parsec centrale. Bartko et al. (2009) inoltre trovarono che la posizione del vettore normale del disco in senso orario cambia con la distanza da di Sgr A*. Per quanto riguarda la distribuzione delle varie componenti stellari, notiamo che la posizione delle stelle O nel diagramma di Hertzsprung-Russell12 ed il numero di diversi sotto-tipi di stelle di Wolf-Rayet mostrano che la maggior parte delle stelle O/WR nel centro di R ≤ 0,5 pc sono coeve. Le stelle massicce sembrano essersi formate in un episodio di formazione ben definito, di breve durata (tOW ~ 6 ± 2 Myr, Paumard et al. 2006). Inoltre si nota che non esiste un’età differente tra stelle che orbitano in senso orario o antiorario, né per stelle a diversa distanza da Sgr A* (Bartko et al. 2009). La distribuzione superficiale della densità stellare, delle stelle appartenenti al disco in moto orario, è piuttosto ripida e va come Σ(R)~R−β, con β che varia da 1.5 a 2.3 nell'analisi di Paumard et al. (2006), Lu et al. (2009) e Bartko et al. (2009, 2010). 12 Il diagramma Hertzsprung-Russell è un potente "strumento" teorico che mette in relazione la temperatura effettiva (riportata in ascissa) e la luminosità (riportata in ordinata) delle stelle. 24 Figura 2.3.2. A sinistra: proiezione cilindrica della direzione media del momento angolare per stelle orarie in funzione della distanza. I momenti angolari medi per le stelle più interne, sono in buon accordo anche con l'orientamento del disco in senso orario (indicato dal cerchio nero). L'asterisco indica il polo Galattico, il diamante indica il vettore normale al braccio settentrionale della mini spirale, il triangolo indica il vettore normale al bar della mini spirale, il quadrato mostra l'asse di rotazione del CND. I cerchi rossi indicano la posizione del vettore momento angolare dell'orbita di IRS 13E se si trova nella barra, a circa 10 "dietro il piano del cielo. In alto a destra: proiezione ortogonale della mappa del cielo nell'intervallo di distanze proiettato 0.8 "- 3.5". Tutte queste stelle ci appaiono come membri di un unico sistema in moto orario. Eppure i momenti orbitali di tutte queste stelle, sono fuori dalla direzione locale del momento angolare del sistema in moto orario a un livello di confidenza al 90%. In basso a destra: consideriamo l'eccentricità in funzione della distanza prevista per 30 stelle O/WR che si muovono in senso orario (punti blu), che hanno una distanza angolare minima sotto i 10 ° dalla direzione media del momento angolare del sistema in moto orario. I cerchi rossi indicano le sei stelle dei primi tipi S66, S67, S83, S87, S96 e S97. Le barre di errore indicano la RMS dell' eccentricità ricostruita (adattata da Bartko et al. 2009). 25 Dai lavori più recenti, emerge che in media le orbite stellari non sono circolari. Infatti Beloborodov et al. (2006) trovano un’ eccentricità media di 0,3. Lu et al. (2009) concludono che un buon numero di stelle ha un’eccentricità di almeno 0,2. L'eccentricità media dedotta da al Bartko et al.(2009) è 0,37, con una incertezza sulla media di ± 0,07 (in basso a destra del riquadro Figura 2.2.2). L'eccentricità media di sei stelle con orbite individuali (Gillessen et al. 2009b) è 0,36 (in basso a destra del riquadro Figura 2.3.2). Questa significativa eccentricità delle orbite, prevede forti vincoli per i processi di formazione stellare e per le condizioni iniziali delle orbite. La maggior parte delle stelle luminose vicino Sgr A* sono nel cluster IRS 16 situato a 1"- 2" a est di Sgr A* (Figura 1.1). La maggior parte di queste stelle sono membri del disco in moto orario. In aggiunta sembra che vi sia un'estinzione più alta a ovest di Sgr A *, rispetto a est di Sgr A * (riquadro in basso centrale di Figura 1.1, Schodel et al. 2007a). Le analisi di Lu et al. (2009) e Bartko et al. (2009) mostrarono che solo poco più della metà delle stelle fa parte del disco in moto orario. Bisogna chiedersi se l’altro gruppo di stelle (~40-45%) può trovarsi su di un secondo disco, come proposto da Genzel et al. (2003a) e Paumard et al. (2006), o se è distribuito più isotropicamente. Lu et al. (2009) non trovano una seconda significativa sovra densità, quindi concludono che vi è un solo disco di stelle giovani. Tuttavia Bartko et al. (2009, 2010) analizzando il contributo di nuove stelle O/WR e stelle B nel range di 5” ≤ p ≤ 15” , trovano un picco nella distribuzione del momento angolare delle stelle in senso antiorario (pannello di destra Figura 2.3.1). La differenza nelle conclusioni di Lu et al. e Bartko et al. può essere plausibilmente capita dal fatto che lo studio precedente si concentrava sui pochi arcosecondi più interni, caratterizzati da poche stelle in moto antiorario, mentre il secondo (in 26 particolare Bartko et al. 2010) contiene molte più stelle in p>5". Sembra quindi probabile che ci sia effettivamente un secondo sistema in moto antiorario, coevo con il disco di stelle in moto orario, ma orientato quasi ortogonalmente ad esso. Inoltre Bartko et al. (2009, 2010) mostrano la presenza di un notevole cambiamento di direzione (50° − 70°) al variare della distanza di Sgr A*. Inoltre, forse il 20% delle stelle O/WR e la maggior parte delle stelle B più deboli, entrambe in moto antiorario, sembrano essere distribuite più isotropicamente, come proposto da Lu et al. (2009). La crescente complessità delle dinamiche di ~200 stelle earl-type nel parsec centrale, può condurre alla conclusione che il modello a due dischi è solo un' approssimativa descrizione semplificata. In realtà la distribuzione stellare può essere molto più irregolare (Kocsis & Tremaine in prep.). Un altro tema importante, che è stato analizzato a fondo, riguarda l'abbondanza di stelle binarie nel parsec centrale. Per le stelle O/WR che risiedono nei dischi, la binarietà potrebbe aprire una nuova via per indagare sulle modalità di formazione stellare che si sono verificate ~ 6 Myrs fa. Più di recente, Hopman (2009) ha rivisitato la questione; egli ritiene che la frazione binaria può essere di qualche punto percentuale al di fuori 0.1 pc, e che all'interno di tale raggio, le stelle binarie possono esistere solo su orbite molto eccentriche. Il numero delle stelle O/WR studiate finora è ~ 15, mentre per le stelle B, non è stata segnalata nessuna prova di binarietà. 27 2.4 La distanza dal Centro Galattico La distanza dal Centro Galattico (R0) è uno dei parametri fondamentali per tutti i modelli della Via Lattea, infatti il suo valore ha un forte impatto sulle distanze e sulle stime di massa di tutti gli oggetti nella Via Lattea. Numerose campagne osservative sono state seseguite su questo argomento (de Vaucouleurs 1983, Kerr & Lynden-Bell 1986, Reid 1989, 1993, Nikiforov 2004); il valore attualmente condiviso è di 8.3±0.5 kpc. Esistono vari metodi per stimare R0, che possono essere suddivisi in 1) stime dirette; 2) stime indirette; 3) stime basate su modelli; Una stima diretta confronta una dimensione angolare con una scala assoluta (ad esempio, una velocità radiale o un tempo di percorrenza della luce). Misure indirette si basano su alcune tarature secondarie: un esempio è la relazione periodo-luminosità. Infine la stima basata su modelli è un approccio più globale, in cui un modello della Via Lattea è adattato ai dati ed R0 è uno dei parametri del modello. 28 Stime dirette Il modo più diretto per ottenere una distanza è quello di misurare la parallasse13 trigonometrica orbitale indotta dal moto della Terra intorno al Sole. La parallasse attesa di Sgr A*, di fronte al background extragalattico è ≈ 100 µas. La precisione delle osservazioni VLBI ha raggiunto il regime di 10 µas (Pradel, Charlot e Lestrade 2006) ed in linea di principio si potrebbe sperare in una determinazione di R0 da osservazioni radio. La determinazione delle orbite stellari in tre dimensioni, intorno a Sgr A*, (Schodel et al. 2002, Eisenhauer et al. 2003, Ghez et al. 2005, Eisenhauer et al. 2005, Ghez et al. 2008, Gillessen et al. 2009a, b) produce un'altra stima diretta di R0. Questa misurazione si basa sulla conoscenza delle velocità radiali e moti propri di singole stelle che orbitano intorno al buco nero (Salim & Gould 1999). La difficoltà è data dal grande numero di parametri che devono essere determinati dagli stessi dati, vale a dire gli elementi orbitali di ogni stella, cosi come i parametri del sistema di coordinate. La prima stima fu presentata da Eisenhauer et al. (2003), i quali ottennero R0 = 7.94 ± 0.38|stat ± 0.16|sys kpc. Per questo lavoro utilizzarono i dati orbitali di una sola stella (S2), che orbita intorno a Sgr A* con un periodo di 16 anni. 13 La parallasse è il fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione. 29 Stime indirette L'alone sferico di ammassi globulari14 intorno al centro dinamico della Via Lattea, permette di determinare la posizione del Centro Galattico misurando la distribuzione tridimensionale degli ammassi globulari. In totale, sono attualmente noti 154 ammassi globulari galattici. Il metodo è indiretto poiché la misura delle distanze tra i singoli ammassi richiede un ulteriore passaggio di calibrazione incrociato. I risultati ottenuti dipendono principalmente dal sottoinsieme di ammassi presi in esame e dalla scelta della calibrazione secondaria. Le stelle RR Lyrae sono stelle variabili, con una magnitudine caratteristica di M(RR)≈0.75. Esse sono abbondanti in tutta la Galassia e tracciano la densità stellare. La posizione del centro galattico può quindi essere trovata come il centro della popolazione delle stelle galattiche RR Lyrae. Stime basate su modelli Si può determinare la distanza geometrica utilizzando osservazioni VLBI di maser H2O. Combinato con un modello cinematico della Via Lattea, un tale approccio pone vincoli seri su R0. Genzel et al. (1981) e Schneps et al. (1981) presentarono i primi tentativi per questo tipo di stime e determinarono la distanza della regione maser W51. Purtroppo tale fonte si trova in una direzione sfavorevole per vincolare R0 (Reid et al. 1988). W49 era più adatta, infatti Gwinn, Moran e Reid (1992) ottennero R0 = 8.1 ± 1.1 kpc. Recentemente, Reid et al. (2009a), hanno misurato le parallassi trigonometriche di 18 maser (metanolo, H20 e SiO), insieme con moto proprio e velocità radiale. Le loro parallassi hanno errori piccoli di circa 14 Un ammasso globulare è un insieme sferoidale di stelle vecchie che orbita come un satellite intorno al centro di una galassia. Gli ammassi globulari sono sorretti al loro interno da una forte gravità, che dà loro il tipico aspetto sferico e mantiene al loro centro una densità di stelle relativamente elevata. 30 10 µas e gli errori di moto proprio sono di pochi km/s. Essi ottennero R0 = 8.4 ± 0.36 ± 0.5 kpc. Combinazioni delle stime migliori Reid (1993) determinò una media ponderata di R0 per i dati disponibili fino al 1992 e ottenne R0 = 8.0 ± 0.5 kpc. La figura 2.4.1 e la rispettiva tabella, mostrano una compilazione completa dei valori pubblicati per R0. Per quanto riguarda i metodi indiretti, si nota che le diverse calibrazioni continuano ad essere una fonte di grave errore, mentre i metodi diretti continuano a migliorare gradualmente. Di conseguenza, probabilmente tra qualche anno, diventerà inutile la stima di R0 in modo indiretto. 31 Tab 2.4.1: Valori di R0, calcolati da una media ponderata. La tabella indica gli autori, l’anno della pubblicazione ed il metodo adoperato per calcolare R. Gli errori riportati sono dati dal quadrato della somma di errori statistici e sistematici. Figure 2.4.1: Rappresenta, in forma grafica, tutte le pubblicazioni relative ai valori di R0. Le date di pubblicazione sono state leggermente adattate in modo che la sovrapposizione tra le varie barre di errore è ridotta al minimo. L'asse del tempo prima del 1970 dispone di tre lacune 1920-1938, 1940-1950 e 1960-1970, indicate con linee verticali e tratteggiate. 32 Cap.3: Sgr A*è un buco nero? Attualmente sappiamo che la distribuzione di massa nella zona centrale su scala di pochi parsec è descritta da una massa centrale compatta, associata a Sgr A*, da un ammasso stellare e dal disco centrale. (c.f. Genzel & Townes 1987, Genzel, Hollenbach & Townes 1994,Mezger, Duschl & Zylka 1996, Melia & Falcke & 2001, Reid 2009). Nel seguito analizzeremo le prove che Richistone D. et al. (Nature 395, A14)(1998) addussero per affermare l’esistenza di un buco nero al centro della Via Lattea. Nel par 3.2 analizzeremo più in dettaglio le caratteristiche di Sgr A*, le diverse orbite stellari ed enunciamo alcune ipotesi proposte in alternativa alla presenza del buco nero. 3.1 Prove per l’esistenza di una massa centrale compatta, derivate dal moto dei gas Tra il 1970 ed il 1980, il gruppo di C.H. Townes presso l’Università della California portò la prima prova dinamica dell’esistenza di una massa centrale compatta. Studiando le velocità radiali del gas ionizzato, essi scoprirono che tali velocità aumentavano di alcune centinaia di km/s nel parsec centrale della nostra Via Lattea (al Wollman et al. 1.977 , Figura 3.1.1). L’analisi viriale del sistema suggerisce la presenza di una concentrazione di massa di 2-4 milioni di masse solari nel parsec centrale. Successivamente il gruppo di Berkeley concluse che tale concentrazione poteva essere un buco nero massiccio, molto probabilmente associato alla sorgente radio Sgr A* (Lacy et al. 1980, Lacy, Townes & Hollenbach 1982). 33 Figura 3.1.1. Mappa nel continuo del parces centrale a 3.6 cm nel radio (destra, Roberts & Goss 1993), e linee di profilo a 12.8 µm [NeII] da Wollman et al. (1977, a sinistra). L'emissione radio delinea filamenti di gas ionizzato (il 'mini spirale') in orbita intorno alla sorgente radio Sgr A *. Negli anni successivi tale assunzione fu ulteriormente provata grazie a misurazioni più precise e dettagliate del gas ionizzato nel parsec centrale (Serabyn & Lacy 1985, Crawford et al. 1985, Mezger & Wink 1986, Serabyn et al. 1988, Gusten et al. 1987, Schwarz, Bregman & van Gorkom 1989, Lacy, Achtermann & Serabyn 1991, Jackson et al. 1993, Herbst et al. 1993, Roberts, Yusef-Zadeh & Goss 1996). Ma non tutti erano della stessa opinione, infatti molti non consideravano convincente la presenza di tale massa, soprattutto perchè non vi era alcuna rilevazione di una controparte alle misure a raggi infrarossi o a raggi X (Rees 1982, Allen & Sanders 1986, Kormendy & Richstone 1995). 34 3.2 Moti stellari e relativi vincoli Negli anni seguenti, furono realizzati nuove campagne osservative; una tra le più importanti consisteva nella rilevazione del moto proprio delle stelle a pochi arco secondi da Sgr A*, con particolare attenzione ai moti propri delle stelle S all’interno di 1" da Sgr A*. Ghez et al. (1998) trovarono che le stelle seguono orbite Kepleriane intorno alla massa compatta, su scale di circa 0.01 pc. Successivamente osservazioni sempre più accurate riuscirono ad ottenere dati più precisi ed in maggior numero relativi ai moti propri dell’ammasso di stelle S. Figura 3.2.1. Il moto stellare nelle immediate vicinanze di Sgr A*. Nel pannello di sinistra, mostriamo la velocità di dispersione in funzione della separazione di Sgr A*. I cerchi indicano i dati derivati dal moto proprio, quadrati con croci indicano le componenti lungo la linea di vista. Il pannello a destra indica le accelerazioni orbitali delle stelle S1 (S01), S2 (S02) e S8 (S04). 35 In seguito molti studiosi si concentrarono sulla rivelazione delle accelerazioni per tre stelle S (Ghez et al. 2000, pannello di destra della figura 3.2.1) ed in questo modo riuscirono ad ottenere la prima orbita completa, relativa alla stella S2 (S02, Schodel et al. 2002 , Ghez et al. 2003). Tra i vari studi ricordiamo quello dell’ MPE e dell’ ULCA, i quali ottennero i seguenti risultati: 4.1 × 106 M (Schödel et al. 2002) e 4.6 × 106 M (Ghez et al. 2003, entrambi re-scalati a R0 = 8.3 kpc). Com’è possibile notare, essi sono in buon accordo l’uno con l’altro all’interno delle rispettive incertezze. Con lo sviluppo di tecnologie più avanzate, le misure sono state via via migliorate. Tutto ciò ha portato all’eliminazione di una serie di incertezze sistematiche, ma soprattutto alla conoscenza di circa 30 orbite di stelle S (Gillessen et al. 2009b), con particolar rilievo per l’orbita della stella S2, della quale possediamo ora l’informazione sulla sua orbita completa (Gillessen et al. 2009a). 36 Figure 3.2.2. Un riassunto grafico delle orbite di 20 delle circa 30 stellle S, ottenute dale analisi più recent di Gillessen et al. (2009b). 37 3.3 Proprietà di Sgr A* In una prima analisi si cercò di capire se Sgr A* fosse dotata di un orizzonte degli eventi. Broderick et al. (2009a) mostrano che la presunta fotosfera infrarossa deve essere all'interno della regione millimetrica di emissione rilevata dal VLBI, e quindi avere un raggio minore di 10 GM•/c2. Un corpo nero di tali dimensioni avrebbe la sua massima emissione nel vicino infrarosso. Prendendo in considerazione il limite della densità di flusso nel vicino e medio infrarosso, l'emissione consentita dalla superficie considerata può essere calcolata in funzione del raggio R della fotosfera effettiva del corpo nero. La Figura 3.3.1 mostra che i valori derivati al disopra del limite del rapporto di emissione fotosferiche (o percentuale di accrescimento di massa) per emissione osservate (~ 1036 erg/s) sono notevolmente al di sotto dell'unita. La conclusione e che Sgr A * non può avere un raggio maggiore del raggio di Schwrzschild. Negli studi precedenti si avevano informazioni non proprio corrette sulle dimensioni di Sgr A*, a causa dalla presenza di plasma. Infatti l’interazione dei fotoni emessi dalla sorgente con il plasma dà luogo ad un processo di diffusione dei fotoni, con l’effetto di formare un’immagine più grande rispetto all’effettiva grandezza della sorgente. Successivamente con le osservazioni VLBI, si ottenne una migliore risoluzione della zona centrale della Via Lattea che permise di porre vincoli aggiuntivi alle proprietà di Sgr A*. Il pannello di sinistra della Figura 3.3.2. mostra i dati migliori sulla dimensione intrinseca della sorgente radio in funzione della lunghezza d'onda, nelle bande centrimetriche e millimetriche, ottenute da Bower et al. (2004, 2006), Shen et al. (2005) e Doeleman et al. (2008). L’analisi dei vari dati ottenuti, mostrava che la dimensione intrinseca di Srg A* 38 diminuiva con il decremento della lunghezza d’onda. Infatti a piccole lunghezze d’onda (1.3 mm, Krichbaum et al. 1998, Doeleman et al. 2008) la dimensione della sorgente era 37 (+16, -10) (3σ) µas. Figure 3.3.2. Misure della dimensione intrinseca (sinistra) e del moto (destra) di Sgr A*, ottenute con osservazioni VLBI. Sinistra: mostriamo la dimensione intrinseca di Sgr A* in funzione della lunghezza d’onda. I cerchi rossi indicano i dati relativi alla dimensione osservata. La linea nera è il miglior fit di λ2. Destra: moto apparente della sorgente radio Sgr A* relativa ad un quasar distante (J1745–283). La linea tratteggiata rappresenta i migliori dati relativi al moto apparente di Sgr A*. La linea intera rappresenta l’orientazione del piano galattico. Si nota che la differenza tra le due linee è molto piccola, ovvero il residuo moto intrinseco di Sgr A* perpendicolare al piano galattico è molto piccolo −0.4 ± 0.9 km s−1, e dato che l’incertezza è maggiore della misura, possiamo considerare quasi nullo tale moto. 39 Dal 1981, il monitoraggio della posizione di Sgr A*, inizialmente con il VLA (1981-1998, Backer & Sramek 1999) e più recentemente con il VLBA (19952007, Reid & Brunthaler 2004, Reid 2009), ha stabilito che la sorgente radio è ferma rispetto al riferimento Galattico, una volta corretto per il moto solare. Il movimento residuo di Sgr A* in questo riferimento è −7.2 ± 8.5 km/s e −0.4 ± 0.9 km/s, perpendicolare al piano galattico (Reid & Brunthaler 2004, Reid et al. 2009a). Il fatto che il moto di Sgr A* è ~ 100 - 3000 volte più lento delle circostanti stelle S (con masse di ~ 10 − 15 M) implica che la sorgente radio deve contenere una frazione significativa della massa dinamica dedotta dalle orbite stellari. 3.4 Ipotesi alternative alla configurazione di un buco nero Accenniamo brevemente le ipotesi diverse dal buco nero proposte negli anni seguenti. Viollier, Trautmann & Tupper (1993) proposero che le concentrazioni di materia oscura nei nuclei galattici potevano esser dovute a compatte "palle di fermioni" di neutrini massivi. In questo scenario si ha che la più grande massa centrale osservata in una galassia ellittica, a circa 109 M, rappresenta il limite relativistico di palle di fermioni, assumendo la massa del neutrino pari a circa 17 keV/c2. Con tale massa, una palla di fermioni, nel centro galattico, avrebbe un raggio di circa 15 giorni luce (Munyaneza, Tsiklauri & Viollier 1998). Inoltre sarebbe 36 volte più grande della distanza dal centro del periastro delle stelle S2 e S14. Questo è ovviamente escluso dai dati orbitali. Tuttavia in questo modo vediamo che un neutrino dovrebbe avere una massa dell’ordine di 40 − 3 1 − R peri 8 g 4 M• m f ≈ 70keVc −2 6 10ore luce 2 4.4 × 10 M ⊕ − 1 8 dove g è il fattore di degenerazione di spin dei fermioni. Un simile neutrino sarebbe 2×105 volte più massiccio di quanto consentito dal limite superiore alla massa del neutrino stabile fornito dal modello standard del Big Bang (Goobar et al. 2006). Quindi avremo che la massa Oppenheimer-Volkoff sarebbe ~ 108 M, cosa che esclude l’ipotesi alternativa di Viollier, Trautmann & Tupper (1993). Un’altra ipotesi alternativa fu data da Torres et al. (2000), e consisteva in una "stella di bosoni". Ma una stella di bosoni non si estende molto oltre il suo orizzonte degli eventi ed è altamente relativistica. Inoltre non possiede una singolarità, un orizzonte o una superficie dura. Dal momento che un tale oggetto è costituito da particelle debolmente interagenti possiamo facilmente concludere che lo scenario di stella di bosoni è molto improbabile. Ne deriva che le prove addotte al fatto che Sgr A* sia un buco nero massiccio sono fortemente convincenti, purchè la relatività generale sia valida. 41 Cap.4: Paradosso della gioventù Accenniamo brevemente alla formazione stellare. Sappiamo che le stelle si formano per frammentazione di nubi di gas e polveri e per successiva contrazione gravitazionale dei frammenti. Il processo di condensazione di grandi quantità di materia, a partire da piccoli addensamenti casuali, può procedere solo se questi possiedono già una massa sufficientemente grande. La contrazione di una nube dipende anche dalla temperatura del gas presente in essa e dalla sua densità centrale: quanto più bassa è la temperatura e quanto più alta è la densità, tanto minore è la quantità di massa necessaria perché possa avvenire un processo di contrazione. Analizzando il parsec centrale, si nota che al suo interno non ci sono nubi e polveri tali da poter generare nuove stelle, ma nonostante ciò sono state rivelate ~200 giovani stelle massicce al suo interno. Questo è molto sorprendente. Se c'e davvero un buco nero centrale associato a Sgr A*, la presenza di così tante stelle giovani nelle sue immediate vicinanze è inaspettata (Allen & Sanders 1986, Morris 1993, Ghez et al. 2003, Alexander 2005). A causa del collasso gravitazionale, che si verifica in presenza della distorsione mareale dovuta alla massa centrale, le nubi di gas devono superare di diversi ordini di grandezza la densità dei gas attualmente registrati nella regione centrale (~ 103 a 108 cm−3, Jackson et al. 1993, Christopher et al. 2005, Montero-Castano et al. 2009). Da analisi spettroscopiche risulta che la maggior parte delle stelle più brillanti entro 0,5 "di Sgr A * sembrano essere normali stelle di sequenza principale di tipo B (Ghez et al. 2003, Eisenhauer et al. 2005, Martins et al. 2008b, Gillessen et al. 2009b). 42 Per spiegare tale paradosso, sono state sviluppate varie teorie; tra le più importanti e convincenti abbiamo: la formazione in situ di un denso disco di accrescimento che può superare le forze mareali (Levin & Beloborodov 2003). Si suppone che un denso gas cadde nel nucleo circa 6 Myrs fa e formò un disco di accrescimento intorno al buco nero. Successivamente un forte episodio di compressione e raffreddamento guidò il disco in un episodio di formazione stellare (Morris 1993,Genzel et al. 1996, Levin & Beloborodov 2003). L’ipotesi alternativa, consiste nella formazione di una spirale, costituita da un ammasso compatto di stelle massicce, formatasi al di fuori della regione centrale (Gerhard 2001) e dal successivo ringiovanimento delle stelle più vecchie, a causa di successive collisioni o dalla loro capacità di strappare gas da altre stelle e nubi circostanti (Lee 1987, Genzel et al. 2003a, Davies & King 2005). Negli ultimi due paragrafi analizzeremo meglio tali ipotesi. 43 4.1 Formazione in situ I dischi di gas, situati intorno al buco nero, possano diventare auto gravitanti, provocando la formazione di stelle (Paczynski 1978, Kolykhalov & Sunyaev 1980, Lin & Pringle 1987, Shlosman & Begelman 1989, Collin & Zahn 1999, Goodman 2003). Un disco di gas auto-gravitante, di massa Mdisk attorno a un buco nero di massa M, diventa instabile se il parametro Q di Toomre (1964) scende al di sotto dell'unita, Q= cs Ω h M • ≈ z πGΣ disk R M disk ≤ 1 dove cs è la velocità del suono efficace, hz è il parametro di scala lungo l’asse z, Ω=υ/R è la frequenza angolare orbitale del disco, e Σdisk è la sua densità superficiale. Si nota che nel Centro Galattico, i dischi stellari sono caratterizzati da un rapporto M/Md di 102 ed hz/R~0.1 tale da ottenere Q>> 1. Affinchè si sia verificata la formazione stellare negli ultimi 6 Myrs, il disco iniziale doveva essere molto più sottile di quanto non lo sia ora, l’efficienza della formazione stellare doveva essere molto più bassa del 10%, oppure entrambe le cose. In seguito furono studiate varie simulazioni numeriche che esplorarono tale evento più nel dettaglio. Uno dei primi studi fu effettuato da Sanders (1998), il quale considerava il destino di una nube molecolare, con basso momento angolare, che penetrava all’interno della regione del parsec centrale. Egli calcolo l’evoluzione di questa nube, su 44 orbite differenti, ottenendo come caratteristica generale la formazione di un 'anello di dispersione' (pannello in alto a destra della Figura 4.1.1). In quest’analisi, la nube veniva stirata in un lungo filamento, e quando la parte superiore raggiungeva il peri-centro, si generavano varie collisioni, le quali portavano ad una perdita di momento angolare. In questo modo il gas orbitava su orbite circolari o ellittiche, e attraverso collisioni si ottenevano effetti dissipativi e quindi un rapido raffreddamento del disco, portando così alla formazione di stelle. A differenza di Sanders, Hobbs & Nayakshin (2009) studiarono un fenomeno più complesso, ovvero la caduta contemporanea di due nuvole nel parsec centrale, e la loro successiva collisione. Hobbs & Nayakshin motivarono tale studio affermando che il loro scopo era quello di tener conto della presenza di giovani stelle in senso orario ed antiorario. In quest’analisi, le nuvole di massa differente vengono iniettate in un raggio di circa ~ 1 pc, con orbite poco ellittiche e a grandi angoli gli uni rispetto agli altri. Nella prima collisione, viene a generarsi un gas con un basso momento angolare, che si deposita a ~ 0.04 pc dando vita alla formazione di un piccolo disco molto denso, capace di formare delle stelle caratterizzate da una grande massa. Successivamente abbiamo la presenza di un gas con un momento angolare superiore, caratterizzato da un’instabilità iniziale. Ciò provoca, all’interno dei vari filamenti esterni, una formazione stellare con una massa leggermente inferiore rispetto alle stelle precedenti. Per una migliore comprensione, mostriamo la distribuzione del momento angolare dei gas e delle stelle di massa diversa, ottenuta alla fine delle simulazioni, per una durata di ~ 105 anni (Figura 5.2.1). Le orientazioni del momento angolare del disco interno e dei filamenti stellari esterni, riflettono ancora le condizioni iniziali delle due nuvole. 45 Figura 4.1.1. Simulazione della formazione stellare vicino al buco nero. In alto a destra: immagini dei vettori velocità del gas allungato, di una nube di gas che sta cominciando a ripiegarsi su se stessa e che poi forma un 'anello di dispersione'. In alto a sinistra: mostra la densita del gas (rosso) e la recente formazione di stelle in un tempo di t ~ 105 anni dopo la collisione di due nubi di gas con massa differente su orbite ellittiche in un raggio di R ~ 1 pc. Stelle con massa ≤ 1M sono rappresentate in verde, 1 - 10 M, > 10 M stelle blu e > 150 M stelle magenta. La linea di vista si trova lungo la direzione z. In basso a sinistra: Posizione nel cielo di stelle (colori) e particelle di gas (grigio). Questa è la simulazione di Hobbs & Nayakshin (2009). In basso a destra: La risultante di una simulazione di una nube molecolare di 105 M che si immergersi in prossimità di un buco nero. Dopo la compressione e la dissipazione, si forma un eccentrico e disco interno a R ~ 0,1-0,2 pc nel quale abbiamo una rapida formazione stellare. 46 4.2 Formazione extra-situ Tale ipotesi fu proposta da Gerhard (2001), il quale affermava che un massiccio ammasso di stelle poteva essersi formato poco al di fuori del parsec centrale, che poi collassava in una spirale a causa dell’attrito dinamico, depositando le sue stelle in un disco vicino al centro. Nel momento in cui si considera tale formazione, ci sono vari requisiti che devono essere soddisfatti. Uno di questi è che il cluster deve essere perturbato e che il raggio in cui ciò avviene, deve essere paragonabile con il raggio finale in cui le stelle sono depositate. Tutto ciò pone un limite inferiore alla densità dell’ammasso stellare, data da −3 ρ R ≈ 10 M •4.4 disk M ⊗ pc −3 0.4 pc 7.5 disk Tale criterio è molto forte a raggi di ~ 0,4 pc (10 ") figuriamoci a raggi più piccoli. Il meccanismo a spirale affronta cosi la sfida combinata nel richiedere un cluster insolitamente massiccio e denso, rispetto ai già osservati ammassi stellari circum-nucleari. Simulazioni numeriche hanno mostrato che l'ipotesi di un collasso a spirale può essere soddisfatta solo con un'assunzione abbastanza estrema (ad esempio Kim & Morris, 2003). Portegies Zwart, McMillan e Gerhard (2003) trovano che con opportune combinazioni di raggi viriali, valori iniziali di massa e raggio del centro galattico, il cluster subisce un collasso del nucleo nella fase di spirale, e quindi può sopravvivere con un raggio finale più piccolo, dando così solide basi per l’ipotesi di formazione stellare extra-situ. 47 Cap. 7 Conclusioni Negli ultimi due decenni, i vari progressi nella ricerca sulla composizione del Centro Galattico sono stati e continuano ad essere molto sorprendenti, con grandi scoperte e risultati fondamentali. Molti dei fenomeni studiati nel parsec centrale della Via Lattea possono essere estesi anche ad altri nuclei galattici. Questo enorme successo è dato principalmente dai rapidi progressi ottenuti in ambito tecnologico e dalle simulazioni computerizzate degli ammassi stellari. Inoltre l’esistenza di un massiccio buco nero centrale, di circa 4 milioni di masse solari, è stata resa convincente grazie alle precise misurazioni delle orbite centrali e dall’ analisi di Sgr A*. Il denso ammasso stellare, in prossimità del buco nero, ha proprietà sorprendenti, la maggior parte delle quali non erano immaginabili. Massicce stelle O/WR si sono formate lì di recente. Con una certa probabilità, la formazione di stelle vicino al buco nero, si è verificata di volta in volta in tutta l'evoluzione del Centro Galattico (~ 10 Gyr). Un piccolo gruppo di stelle B è centrato sul buco nero, con orbite orientate in modo casuale su una scala del sistema solare. In verità, tramite il confronto con i dati sperimentali ed i risultati teorici, si è notato che la distribuzione spaziale delle stelle O/WR e B è più complesso di quanto si potesse immaginare. Il buco nero massiccio svolge un ruolo significativo nel guidare questi processi. Ci sono prove che Sgr A * è stata molto più brillante nel recente passato (quindi l’accrescimento del Centro Galattico può essere variabile, caotico e controllato da processi locali in prossimità del buco nero). Questo è vero per la maggior parte delle altre galassie con un buco nero centrale? Supponendo che gli studi sulle orbite stellari continuino con lo stesso, il progresso costante del numero e della 48 qualità delle determinazioni orbitali del cluster centrale dovrebbe fornire prove concrete dei vari scenari di formazione ed evoluzione del disco di stelle e dell’ammasso centrale delle stelle S che abbiamo discusso in questa tesi. 49 Bibliografia Aitken et al. (2000), Detection of Polarized Millimeter and Submillimeter Emission from Sagittarius A*. ApJ (2000) vol. 534 pp. L173 Alexander (2005), Stellar processes near the massive black hole in the Galactic center [review article]. 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