Università degli studi "Roma Tre" Dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere Area Slavistica Appunti di grammatica paleoslava per i corsi di Filologia slava (LT e LM) tenuti dal prof. Krassimir Stantchev Anno accademico 2014/2015 2 2 3 1. F O N E T I C A 1.1.VOCALISMO 1.1.1. Dal protoindoeuropeo al protoslavo L'indoeuropeo (i.-e. ) è l'ipotetica protolingua preistorica ricostruita che si ritiene comunemente essere l'origine delle parlate diffusesi in una consistente parte dell'Europa, dell'India e dell'altopiano iranico, nonché di alcune regioni dell'Anatolia, dell'Asia centrale e della Cina occidentale. Mediante il confronto delle attestazioni più antiche delle lingue indoeuropee si evince la presenza di cinque timbri vocalici fondamentali e la loro distinzione in brevi e lunghe: ă, ĕ, ĭ, ŏ, ŭ — ā, ē, ī, ō, ū. Dalle vocali fondamentali l'indoeuropeo formava dittonghi brevi (ăi, ĕi, ŏi; ău, ĕu, ŏu) e dittonghi lunghi (con la prima vocale a grado allungato). Sono attestate, inoltre, le semivocali: j palatale e w labiovelare. Nelle lingue indoeuropee storiche si rinvengono anche tracce e sopravvivenze delle cosiddette sonanti, usate come nuclei sillabici (nella letteratura specializzata vengono segnate tramite un cerchietto sotto la lettera per distinguerle dalle corrispettive consonanti): l̥ , r̥ , m̥ , n̥ . Le sonanti in posizione sillabica potevano richiamare alcunе vocali d'appoggio (ĭ, ī; ŭ, ū) generando così dittonghi del tipo ĭm, īm, ĭn, īn ecc. N.B. Nella letteratura specialistica le forme ipotetiche, frutto di ricostruzione, vengono indicate con un asterisco messo prima del segno grafico, per es. *ă, *ăi ecc., che qui viene ommesso per ragioni puramente pratiche (ma solo nel § 1.1.1.). Gli esiti protoslavi che si conservano anche nello slavo antico vengono trasmessi in cirillico antico. Trasformazioni nel passaggio verso il protoslavo 1/ Trasformazione delle 5 coppie di vocali: ā e ō si trasformano in > a ăeŏ>o ĕ>e ē > ѣ [detta "jat"], una vocale la cui pronuncia nelle diverse aree slave variava da [ᴂ] a [ja] ī > и, ї ĭ > ь, l'attuale segno molle in russo che nello slavo antico era una vocale anteriore di solito definita "ridotta" (che non e del tutto esatto); non si è conservata in nessuna lingua slava moderna ŭ > ъ, l'attuale segno duro in russo, un'altra vocale "ridotta", posteriore [əә, simile a una a atona e chiusa], conservatasi fino a oggi nella lingua bulgara (cfr. България, български език, бъдеще време) ū > ъи, ы [y] dinanzi a consonante o in fine parola / > ъв [əәv] dinanzi ad un'altra vocale (perciò nello slavo antico si ha црькы ma црькъви, oggi in russo, dopo ulteriori trasformazioni, abbiamo церковь, chiesa). N.B. Nel processo di formazione della lingua protoslava s'impone il principio della sonorità crescente e di conseguenza entra in vigore la cosidetta legge della sillaba aperta secondo la quale: a) Una sillaba può terminare solo in vocale o sonante (sillaba aperta). L’ultima sillaba (e quindi la parola) può terminare solo in vocale. Una sillaba non può essere chiusa (cioè terminare per consonante). b) Le consonanti che seguono la vocale finale di parola cadono (con o senza tracce). c) Le consonanti che si trovano alla fine della sillaba nel corpo della parola passano alla sillaba successiva. 3 4 d) La vocale può essere preceduta da un massimo di 4 consonanti di cui l’ultima può essere solo j (detta "jod/jot", русск."йот"). e) Non esistono consonanti doppie. 2/ Monottongazione dei dittonghi Poiché una sequenza "vocale + semivocale" contrasta con il principio della sonorità crescente, i dittonghi con secondo elemento i oppure u (v. sopra) che si erano trasformati in semivocali (j, w), subiscono la monottongazione dando vita a nuove vocali o gruppi: aj (<āi, ōi) > ѣ 2 ej, oj (<ăi, ŏi) > и 2 N.B. La ѣ e la и di origine dittongale vengono segnate con l'indice 2 per distinguerle da quelle generate dalle trasformazioni delle *ē e *ī poiché la formazione delle ѣ 2 e и 2 determina il processo della seconda palatalizzazione (v. Consonantismo). aw (<*āu, ōu), ow (<*ău, *ŏu) > оу [u] dinanzi a consonante o in fine parola / > ав, ов dinanzi ad un'altra vocale; ew > ю [ju] dinanzi a consonante o in fine parola / > eв dinanzi ad un'altra vocale. I dittonghi con seconda componente le nasali m, n hanno dato origine delle vocali nasali protoslave e anticoslave: on, om (< anche da *ăn, *ăm) > ѫ, ѭ (on, jon) en, em (< anche da *in, *im) > ѧ, ѩ (en, jen). 3/ Le sonanti l̥ , l̥ ', r̥ , r̥ ' nel passaggio verso il protoslavo e poi verso lo slavo antico creano i gruppi лъ/ъл, ль/ьл; ръ/ър, рь/ьр, però la posizione variable delle vocali ъ, ь viene a indicare che la funzione sillabica rimane legata alle r, l. Nelle parlate dell'area serbo-croata la r̥ conserva la sua funzione sillabica, mentre la l̥ si trasforma in [u] – v.gli esempi più avanti. 4/ I gruppi *or, *ol; *er, *el in posizione tra due consonanti (le consonanti convenzionalmente vengono rappresentate da una t, perciò si parla di gruppi tort, tolt, tert, telt) si trasformano in ра, ла; рѣ, лѣ che poi hanno sviluppo diverso nelle diverse lingue slave (v. gli esempi più avanti). 1.1.2. Il sistema vocalico dello slavo antico (paleoslavo) e i risultati del suo sviluppo in alcune lingue moderne dell'area slavio-ortodossa 1. Vocali che si sono conservate, oppure la cui grafia rispecchia comunque l'etimologia: slavo antico bulgaro russo serbo а а а а е е е (ё, је, э) е, је и, ї и и и о о ò (о>а) о оу, ю у, ю у, ю у, ју 4 5 2. Vocali che hanno subito variazioni sostanziali nello sviluppo storico delle singole lingue: slavo antico bulgaro russo serbo ъи, ы и ы и ъ ъ о а, е ь ъ, е е (ё) а, е ѫ, ѭ ъ у у ѧ, ѩ е я e, je ѣ я/е е е, је 3. La sorte delle sonanti l̥ , l̥ ', r̥ , r̥ ': slavo antico bulgaro russo serbo лъ/ъл, ль/ьл ъл/лъ ол, ёл у слънце слънце солнце сунце жльтъ жълт жёлтый жут ръ/ър, рь/ьр ър/ръ ор, ер р скръбь скръб скорбь скрб врьхъ връх верх врх 4. Gruppi *or, *ol; *er, *el tra due consonanti: slavo antico bulgaro russo serbo ра, ла; рѣ, лѣ оро, оло; ере, оло* (pleofonia, полногласие) город** ра, лa; ре, ле градъ < *gordъ ра, ла ря/ре, ля/ле град глава <*golva глава голова глава брѣгъ <*bergъ бря̀г/бреговѐ берег брег млѣко <*melko мля̀ко/млека̀ молоко* млеко град *La L nell'area russa è diventata dura già nel periodo medioevale e come tale ha richiamato la O invece che la E, perciò da –лѣ- abbiamo la forma pleofonica –оло- e non l'aspettata –еле-. **Nei toponimi del tipo Волгоград, Ленинград e.a. la seconda componente (-град) proviene dalla tradizione slavo-ecclesiastica (quindi risale allo slavo antico), mentre nelle parlate popolari slavo-orientali troviamo sempre la forma pleofonica "-город" (Новгород, Ужгород). 5 6 1.2. CONSONANTISMO Il processo più caratteristico nel corso della formazione del protoslavo è la nascita dell'opposizione fonologica "dura-molle" nell'ambito delle consonanti quindi la palatalizzazione delle consonanti indoeuropee che porta alla formazione delle consonanti slave molli in modi diversi: tramite la nascita di nuovi fonemi oppure tramite l'ammollimento di consonanti già esistenti. 1.2.1. Le palatalizzazioni dei consonanti velari e la formazione di nuovi fonemi palatali 1a palatalizzazione: (regressiva) cfr. К>Ч 2a palatalizzazione: (regressiva) cfr. К>Ц Г>Ж Х>Ш dinanzi alle vocali anteriori е, и (< *ī ), ѣ (<*ē ), ь, ѧ, ю. рекѫ могѫ тихъ речеши можеши тишина Le conseguenze di questo processo sono presenti finora in tutte le lingue slave. (Un parallelo italiano: ga, go, gu vs. ge, gi; ca, co, cu [c=k] vs. ce, ci). Alla 1a palatalizzazione appartengono anche i cambiamenti кт, гт, (хт) > шт (щ) nella stessa posizione, cfr. *rekti > решти (рекѫ, речеши); *mogti>мошти (могѫ, можеши, in russo, dove шт>ч, è diventato мочь – могу, можешь). Come risultato della 1° palatalizzazione, nelle parlate slave compaiono le consonanti ж (inizialmente дж), ч, ш che non esistevano nella protolingua i.-e. Г>Ѕ (>З) Х>С dinanzi a и2 e ѣ2 (dopo la monottong. dei dittonghi) рѫка нога доухъ рѫцѣ ноѕѣ доуси Alla 2a palatalizzazione appartengono per tipologia anche i cambiamenti, realizzatisi successivamente nelle lingue slave orientali e meridionali: кв, гв > цв, ѕв (зв) dinanzi la ѣ2, cfr.: *kvoit > цвѣтъ (rus. цвет, bg. цвят/цвете, polac. kwiaty), *gvoizda > ѕвѣзда (rus. e bg. звезда, polac. gwiazda) хв > св dinanzi la и2 (cfr. влъхвъ > влъсви) à quest’ultimo cambiamento è norma soltanto nello slavo antico (cfr. nel bulgaro moderno влъхва – влъхви). N.B. Le conseguenze della 2° palatalizzazione sono regolarmente presenti in tutte le lingue slave moderne con l’eccezione del russo e dello slovacco. In russo troviamo regolarmente il passaggio dei gruppi кв, гв in цв, ѕв/зв (cfr. цвет, звезда) e i risultati della 2a palatalizzazione in sillabe radicali (цѣлый, цѣна), mentre nelle altre posizioni si sono sviluppate le correlazioni к-к’, г-г’, х-х’, (cfr. рука-руки, нога-ноги, дух-дýхи). 3a palatalizzazione: (progressiva) cfr. К>Ц Г > Ѕ (>З) Х>С [rarissimo] нарекѫ нарицаѭ кънѧгыни кънѧѕь dopo le vocali anteriori ь, ѧ, и e se non seguite da consonante o dalle vocali ы, оу, ъ (con delle eccezioni riguardo alla ъ). La 3a palatalizzazione non si è realizzata in modo sistematico e uniforme – cfr. le differenze nel comportamento della k suffissale dinanzi alla ъ finale nei sostantivi maschili con suffisso i.-e. *-ik(secondo le regole nel оученикъ, источникъ ma irregolare nel отьць<*ătĭkъ dove si osserva palatalizzazione dinanzi alla ъ; sono invece del tutto regolari le forme femminili e neutri – cfr. овьца<*ăvĭkā, срьдьце <sьrdĭko). 6 7 NB La cronologia di questa palatalizzazione non è comunemente riconosciuta: secondo alcuni studiosi essa non è stata terza in ordine, ma si sarebbe realizzata molto prima delle altre due. 1.2.2. Palatalizzazione delle altre consonanti (cons. + j) 2.1. *t+j, *d+j *i.-e. / prsl.> slavo antico > area bulgara area russa area serbo/cr. *tj *svētja *dj *medja ч свеча ж (<дж’) межа ħ (=ч’) свеħа ђ (=дж’) међа щ (шт) свѣща жд межда щ свещ жд межда area slava occidentale (polacco/ceco) с (=ц) swieca/svice dz; z miedza/meze 1.2.2. Altre consonanti + j: к, г, х + j > ч, ж, ш: плакати – плачь, лъгати – лъжа (рус. ложь), соухъ – соуша NB: Non confondere con la 1° palatalizzazione – le condizioni sono diverse! с, з + j > ш, ж: носити – ношѫ (< nosjǫ; рус. носить – ношу); возити – вожѫ (< vozjǫ) ск, ст + j > щ (шт): искати – ищѫ; поустити – поущѫ (рус. искать – ищу; пустить – пущу) (зг), зд + j > жд: пригвоздити – пригвождѫ (‘inchiodare’) л, р, н + j > л’, р’, н’ б, в, м, п + j > бл’, вл’, мл’, пл’ La L epentetica successivamente si perde in bulgaro e nelle lingue slave occidentali, cfr.: любити - люблѭ (рус. люблю, болг. любя); ловити - ловлѭ (рус. ловлю, болг. ловя); кръмити - кръмлѭ (рус. кормлю, болг. кърмя); коупити - коуплѭ (рус. куплю, болг. купя). 1.2.3. Alcuni altri problemi del consonantismo: 1/ La provenienza della consonante X: x < *kh (K aspirata) x < *s (cfr. lat. mŭsos ‘muschio’ – мъхъ, болг. мъх, рус. мох). 2/ La F mancava nel protoslavo; è entrata dal greco o dal latino; in russo anche θ (th) > ф (cfr. gr. Θεόδωρος, slavo antico e slavo eccles. Θеодоръ, russo Фёдор, però in bulgaro Тодор). 7 8 2. M O R F O L O G I A 2.1. IL SISTEMA NOMINALE Il sistema nominale slavo antico comprende i nomi (i sostantivi), i pronomi, gli aggettivi e i numerali (definibili come ‘nomi numerali’ oppure come ‘aggettivi numerali’). Per alcune loro caratteristiche (genere, flessione casuale) al sostema nominale sono legati anche i participi (a volte definiti ‘aggettivi verbali’), appartenenti però per principio al sistema verbale. 2.1.1. Caratteristiche generali: - genere: maschile, femminile, neutro (i tre generi si sono conservati in tutte le lingue slave); - numero: singolare, plurale, duale (il duale è scomparso nella maggior parte delle lingue slave e oggi è presente soltanto nello sloveno e nelle lingue lusazione); - flessione casuale – sette casi: Nominativo, Genetivo, Dativo, Accusativo, Strumentale, Locativo e Vocativo.* *NB: Già nell’epoca protoslava è scomparso l’Ablativo le cui funzioni sono passate al Genitivo. Successivamente il Genitivo possessivo è stato gradualmente sostituito dal Dat. possessivo. All’Ablativo assoluto del latino e al Genitivo assoluto del greco, nello Slavo antico corrisponde il Dativo assoluto. - Le forme vocative esistevano prima della fomazione della declinazione indoeuropea e non sono un caso nel senso stretto del termine (si usano soltanto in sing. masc. e fem. quando si tratta di persone o delle cose personificabili). Esse sono ancora presenti nella maggior parte delle lingue slave (con eccezione del russo, bielorusso, sloveno e lusaziano inferiore), comprese quelle bulgara e macedone che hanno perso la flessione casuale. 2.1.2. I NOMI SOSTANTIVI. Flessione nominale Le classi di declinazione nello slavo antico vengono definite secondo la vocale o la consonante in cui si conclude (o si concludeva nel protoslavo) il tema del nome. 2.1.2.1. Temi in vocale Temi in *a, *ja, *’a La maggior parte dei sostantivi femminili e un limitato numero di sostantivi maschili appartengono alla a/ja declinazione, caratterizzata nello slavo antico dalle desinenze - a dopo consonante dura: жен-а, -ы, вод-а, -ы; владык-а, -ы; - ꙗ dopo consonante palatalizzata (cioè dopo ч, ж, ш, шт, жд, е ц che hanno assorbito la -j nel processo della palatalizzazione): доуш-а, ѧ, оубииц-а, ѧ. Questa declinazione, con alcuni mutamenti (tendenti a generalizzare le desinenze del tipo -a), è finora la principale declinazione dei nomi femminili (comprendente anche alcuni maschili) nella lingua russa (cfr. f.: жена, -ы; судья, -и). Esempi: Venturini, pp. 90-93. Temi in *o, *jo, *’o La maggior parte dei sostantivi maschili e neutri appartengono alla *o/jo declinazione. Nella protolingua indoeuropea i nomi maschili con precedente consonante dura terminavano in –os e quelli neutri in –om (tema -o-), mentre dopo consonante palatale oppure dopo j il tema si trasformava in -jo-. Nello slavo antico alla variante dura (o) appartengono i maschili che terminano in -ъ e i neutri in -o in Nom. sg., cui desinenza in Gen. sg. è -a: град-ъ, -а; лѣт-о, -а. Alla variante molle (*-jo) o ammollita (-’o) appartengono i maschili che terminano in -ь o in -и e i neutri in -е o in -и(ѥ) in Nom.sg., cui desinenza in Gen. sg. è -ꙗ, ’а :кон-ь, кон-ꙗ, кра-и, кра-ꙗ; лиц-е, лиц-а; полѥ, пол-ꙗ. 8 9 Questa declinazione, con alcuni mutamenti, è finora la principale declinazione dei nomi maschili e neutri nella lingua russa (cfr. город, -а; лето, -а; конь, -я). Esempi: Venturini, pp. 93-98. Temi in *ĭ (i breve) La *ĭ declinazione comprende i nomi femminili ( tipo двьрь, кость, нощь, памѧть, пещь, рѣчь, скръбь, тварь ecc.) e alcuni nomi maschili (tipo гость, пѫть, ѫгль ecc.) che terminano in -ь in Nom. sg. e in Gen. sg. hanno la desinenza -и: кост-ь, и (f.); гост-ь, -и (m.). Nel russo moderno i femminili di questa declinazione e, tra i maschili, unicamente путь (<пѫть) costituiscono la terza declinazione (cfr. кость, кости, кости, кость, костью, кости). NB: Non confondere con i nomi maschili della *jo declinazione (tipo кон-ь, ma Gen. кон-ꙗ)! Esempi: Venturini, pp. 98-100. Temi in *ŭ (u breve) Nella protolingua indoeuropea la -u- breve declinazione comprendeva sostantivi maschili e femminili che terminavano in -us e neutri in -u. Nel tardo protoslavo la declinazione si è disgregata, influenzando però fortemente le forme della -o- declinazione in cui è confluita. Nello slavo antico solo il sostantivo сынъ (<sūnŭ-s) presenta più frequentamente forme della u-breve declinazione ma più spesso lo si può trovare declinato secondo il tipo –o (сын-ъ, сын-а, сын-оу… invece di сын-ъ, сын-оу, сын-ови… come richiederebbe la ŭ declinazione), al quale è passato successivamente assieme ad alcuni altri sostantivi maschili storicamente appartenenti alla u-declinazione (волъ, врьхъ, домъ, медъ, полъ, рѧдъ, чинъ). 2.1.2.2. Temi in consonante: Temi in *ū (u lunga) Comprende un limitato numero di nomi femminili. Come conseguenza del cambiamento fonetico *ū> ы/ъв la i.-e. declinazione in ū si è trasformata in una declinazione consonante con tema ъв: црьк-ы, црьк-ъв-е…; боук-ы, боук-ъв-е… Le forme di questa declinazione spesso subiscono l’influenza della *i declinazione: люб-ы, люб-ъв-и (al posto di люб-ъв-е), cfr. in russo moderno любовь, любви. Il tema -ъв- (in russo moderno trasformato in -ов-, -в-) con il tempo si è imposto anche in N e A, cfr. церковь, любовь, буква… Esempi: Venturini, p. 107. Temi in *n ed in *en Di questa declinazione fa parte un limitato numero di nomi maschili del tipo дьнь – дьне, камы (камень) – камене ecc. e neutri del tipo имѧ – имене, врѣмѧ – врѣмене ecc. A loro si aggiungono, ma solo in plurale (!), le forme dei nomi etnici con suffisso -ꙗн- e dei nomina agentis con suffissi -ан-, -ар-, -тел-, cfr. слов-ꙗне, гражд-ан-е, мыт-ар-е, дѣла-тел-е. Come è noto, anche in russo moderno i nomi di questi tipo conservano il suffisso -ен- in tutti i casi con l’eccezione del N e A (cfr. время – времени, имя – имени, племя – племени есс.). Esempi: Venturini, pp. 102-103 e 105 prima colonna (имѧ). Temi in *-nt- > -ѧт- ed -esDella -nt- declinazione fanno parte i sostantivi neutri che denominano i piccoli dell’uomo protoslavo (отрочѧ - отрочѧте) e del suo bestiame domestico: агнѧ – агнѧте, телѧ – телѧте ecc. (cfr. in russo moderno ребёнок - ребята, телёнок – телята есс.). La -es- declinazione comprende un limitato numero di sostantivi neutri del tipo дрѣво – дрѣвесе, небо – небесе, слово – словесе, тѣло - тѣлесе (ma spesso тѣла) ed alcuni altri. La presenza della stessa desinenza –o in N induce alla confusione con i neutri della *o declinazione nella quale poi confluiscono quasi tutti i nomi della -es- declinazione (cfr. in russo moderno дерево-дерева; слово-слова, raramente словеса; телотела, raramente e con una specifica impronta stilistica телеса; però sempre небо-небеса). Esempi: Venturini, p. 105 (colonne II e III). 9 10 Temi in -erNello slavo antico questa declinazione riguarda soltanto due sostantivi femminili: мати-матере, дъштидъштере (oppure дъщи-дъщере), cfr. in russo moderno мать-матери, дочь-дочери (con шт (щ) > ч ma in bulgaro moderno “дъщеря”). Esempi: Venturini, p. 106. 2.1.3. I PRONOMI Particolarità: - storicamente i pronomi personali avevano forme solo per 1a e 2a persona sg. e pl., per la 3a persona le diverse lingue slave hanno adottato diversi pronomi dimostrativi (онъ>он, тъ>той); - i pronomi personali, compreso il personale riflessivo, e i pronomi interrogativi къто, чьто (e i loro derivati) non hanno genere grammatico. Tra i pronomi dimostrativi è di particolare importanza la declinazione del pronome con tema molle detto “anaforico” le cui forme per N non sono registrate nei manoscritti*. Le forme per gli altri casi più tardi si sono imposte come forme per la 3a persona nel paradigma dei pronomi personali (cfr. il russo: он, его, ему…) e inoltre si usano per creare le forme lunghe degli aggettivi (v.). Declinazione del pronome anaforico sg. N G D A S L masc.+neutro [*и] [*ѥ] ѥго ѥмоу и/нь ѥ имь ѥмь pl. fem. [*ꙗ] ѥѩ ѥи ѭ ѥѭ ѥи masc.+neutro+fem. [*ꙗ] [*ѩ] ихъ имъ ѩ ꙗ ѩ ими ихъ [*и] duale [*ꙗ] masc.+neutro+fem. [*и] [*и] ѥю има =N =D =G *Le forme nominative del pronome anaforico vengono ricostruite sulla base dei pronomi relativi иже, ѥже, ꙗже ecc., dove sono presenti come prima componente. Per tutte le altre forme e particolarità dei pronomi si veda Venturini, pp. 123-130 (pronomi personali: p.127.) 2.1.4. GLI AGGETTIVI Gli aggettivi anticoslavi hanno due forme: breve, detta anche “nominale” (è la forma più antica), e lunga o “pronominale”. 2.1.4.1. Gli aggettivi brevi maschili e neutri vengono declinati come i sostantivi con il tema in *o/jo (новъ/ново – нова – новоу ecc.) mentre quelli femminili – come i sostantivi in *a/ja (нова – новы - новѣ). Esempi: Venturini, pp. 110-115. 2.1.4.2. La forma lunga degli aggettivi in qualche modo determina l’aggettivo e il sostantivo ad esso legato, perciò di solito viene usata in posizioni nelle quali in greco si userebbe aggettivo con l’articolo (determinativo). Inoltre, in via di principio proprio gli aggettivi in forma lunga vengono usati anche in funzione di sostantivati. Gli aggettivi lunghi vengono formati allegando alla forma breve il pronome anaforico (v. sopra) messo nel rispettivo genere, numero e caso. Le due parti della nuova forma vengono declinate ciascuna secondo il proprio modello (declinazione nominale + declinazione pronominale), ma l’anaforico provoca alcuni 10 11 cambiamenti fonetici sulle desinenze delle forme brevi (assimilazioni e successive contrazioni), cfr. новъ> новы-и (N), нова-ѥго> нова-аго > нова-го (G). Esempi: Venturini, pp. 116-119. 2.1.4.3. Gli aggettivi formano il grado comparativo con il suffisso -ьш- derivato dal protoslavo *jьs (masc. e fem.) e *jes (neutri), cfr. il latino –ius (maius). Esso si aggiunge alla forma breve (nominale) dell’aggettivo in due modi: 1/ La forma più antica (protoslava, non più produttiva nell’epoca anticoslava) è quella ottenuta tramite l’aggiunta del suffisso -ьш- direttamente alla radice, per es. драг-а → драж-ьш-и. Se l’aggettivo contiene dei suffissi, essi si perdono: выс-ок-а → выш-ьш-и. NB: Gli esempi qui sopra sono riportati in femminile perché le forme masc. e neutre in Nominativo hanno subito ulteriori cambiamenti fonetici che hanno reso il suffisso -ьш- irriconoscibile (in tutti gli altri casi è regolarmente presente). Esempi: Venturini, pp. 120-121. 2/ La forma più recente è quella ottenuta sempre tramite l’aggiunta del suffisso -ьш- , ma preceduto della vocale ѣ (dopo consonanti palatalizzate: а), come risultato la ь si è trasformata in и e praticamente si è creato un nuovo suffisso: -ѣиш (-аиш), per es. нов-а → нов-ѣиш-и. Questo suffisso va aggiunto al tema dell'aggettivo, cioè gli eventuali altri suffissi vengono conservati: выс-ок-а → выс-оч-аиш-и. Esempi: Venturini, p. 121. Aggiundendo alle forme comparative così ottenute il pronome anaforico si creano le forme comparative degli aggettivi lunghi (pronominali): вышьши-и, вышьша-ѥго, вышьшоу-ѥмоу oppure высочаи, высочаишаѥго, высочаишоу-ѥмоу. Esempi: Venturini, pp. 121-122. 2.1.4.4. Il grado superlativo non ha forme morfologiche proprie. Viene creato in diversi modi: 1/ Il grado superlativo come risultato di comparazione (“il più ... di tutti”) può essere espresso inserendo dinanzi alla forma comparativa dell’aggettivo il pronome вьсь in Gen. pl.: вьсѣхь вышии (il più alto di tutti) oppure la particella наи usata come prefisso: наипаче (più di tutto, soprattutto), наискорѣе (il più veloce). Le forme con наи , però, inizialmente si usavano solo con gli avverbi e solo più tardi cominciarono ad essere applicati anche agli aggettivi. 2/ Il grado superlativo assoluto (tipo “bellissima”) viene espresso aggiungendo all’aggettivo gli avverbi ѕѣло oppure вельми (tutte e due significano ‘molto’, ‘troppo’). Nella stessa funzione viene usato anche il prefisso прѣ- (‘uper, super) particolarmente adatto ad esprimere concetti trascendentali, cfr. мѫдръ (saggio) e прѣмѫдръ (sapiente, dotato della Sapienza divina). 2.1.5. I NUMERALI. Il valore numerico delle lettere Il Medioevo slavo (così come quello bizantino) non conosce le cifre come segni specifici per i numeri ma si serve delle lettere sormontate da un trattino orizzontale (come nei casi delle abbreviazioni, ma i trattini di solito avevano diverso disegno, cfr. бг҃ъ = богъ е г͆і=13). Qui in seguito vengono presentati i numeri, cardinali e ordinali, preceduti dalla cifra araba attuale e dalla lettera-cifra in cirillico antico. NB: Ricordarsi che il valore numerico delle lettere cirilliche corrisponde a quello delle lettere greche, mentre il glagolitico segue il proprio ordine alfabetico attribuendo valore numerico anche alle lettere slave inesistenti in greco, perciò lì а = 1, б = 2=, в 3 ecc. 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 .а͆. .в͆. .г͆. .д͆. .е͆. .ѕ͆. .з͆. .и͆. .ѳ͆. .і͆. ѥдин-ъ (-а, -о) дъва, оба (m); дъвѣ, обѣ (f, n) триѥ (m), три (f, n) четыре (m), четыри (f, n) пѧть шесть седмь осмь девѧть десѧть ѥдинъ на десѧте .аі͆. ... 20 30 40 50 60 70 80 90 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 10.000 .к͆. .л͆. .м͆. .н͆. .ѯ͆. .о͆. .п͆. .ч͆. [ϟ] .р͆. .с͆. .т͆. .оу͆./.¨±. .ф͆. .x͆. ѱ͆ ѡ͆ ѧ͆ [ϡ] .҂а͆. .҂҂а͆. дъва десѧти (lo stesso modello) четыре десѧте, четыри десѧти (!) пѧть десѧтъ (lo stesso modello: десѧтъ è in Gen. pl.) (lo stesso modello) (lo stesso modello) девѧть десѧтъ (!) съто дъвѣ сътѣ три съта четыри съта пѧть сътъ шесть сътъ седмь сътъ осмь сътъ девѧть сътъ тысѧщ-и (-а) / тысѫщ-и (-а) десѧть тысѫщь (тъма) прьв-ыи (-аꙗ, - оѥ) вътор-ыи (-аꙗ, - оѥ) трет-ии (-иꙗ, иѥ) четврьт-ыи (-аꙗ, -оѥ) пѧт-ыи (-аꙗ, -оѥ) шест-ыи (-аꙗ, -оѥ) седм-ыи (-аꙗ, -оѥ) осм-ыи (-аꙗ, -оѥ) девѧт-ыи (-аꙗ, -оѥ) десѧт-ыи (-аꙗ, -оѥ) прьв-ыи (-аꙗ, -оѥ) на десѧте oppure più tardi: ѥдинонадесѧтыи (-аꙗ, -оѥ) I II III IV V VI VII VIII IX X дъвадесѧтьныи (-аꙗ, -оѥ) (lo stesso modello) четыредесѧтьныи ( - ˮ - ) пѧтьдесѧтьныи (-аꙗ, -оѥ) (lo stesso modello) XX (lo stesso modello) (lo stesso modello) девѧтьдесѧтьныи (-аꙗ, -оѥ) сътьныи (-аꙗ, -оѥ) дъвѣсътьныи (-аꙗ, -оѥ) (lo stesso modello) (lo stesso modello) пѧтьсътьныи (-аꙗ, -оѥ) шестьсътьныи (-аꙗ, -оѥ) седмьсътьныи (-аꙗ, -оѥ) осмьсътьныи (-аꙗ, -оѥ) девѧтьсътьныи (-аꙗ, -оѥ) тысѧщьныи / тысѫщныи Десѧтьтысѫщьныи XI XL L XC C CC CCC CD D DC DCC DCCC CM M I numerali cardinali da 1 a 4 sono degli aggettivi perciò concordano in genere con i nomi cui si riferiscono. Per la loro declinazione v. Venturini, p. 133. NB: 1/ La voce ѥдин-ъ (-а, -о), oltre il significato numerico (1), funge anche da pronome indefinito (= “uno”, “un tale”, “uno qualisiasi”, “qualcuno”) e in questa sua funzione può avere il plurale (per es. ѥдини глаголѭтъ = “alcuni dicono”) ed è sinonimo al pronome ѥтеръ (-а, -о, -и). 2/ Il 2 (дъва, оба - maschile; дъвѣ, обѣ fem. e neutro) e i nomi da esso accompagnati vengono declinati in duale. I numerali cardinali da 5 a 9 sono dei sostantivi feminili e vengono declinati solo in singolare secondo la *i-breve declinazione (пѧть, пѧти, пѧти, пѧть, пѧтиѭ, пѧти). 12 13 Il 10 è un sostantivo in via di principio maschile che viene declinato in singolare, plurale e duale con una declinazione mista tra quella con tema a consonante e quella in *i-breve (v. la declinazione in Venturini, p. 134). Nel uso dei numerali dall’11 al 19 viene declinata solo la prima parte (per es. ѥдинъ на десѧте, ѥдиного на десѧте, ѥдиномоу на десѧте). Lo stesso vale anche per i numerali da 50 a 90 (cfr. пѧть десѧтъ, пѧти десѧтъ, пѧти десѧтъ ecc.), mentre in quelli da 20 a 40 vengono declinate entrambe le parti (дъва десѧти, дъвоу десѧтоу, дъвѣма десѧтьма ecc.), v. Venturini, p. 135. Il 100 (съто) è un neutro e va declinato secondo la *o-declinazione (come лѣто). Nei numerali da 200 a 400 si declinano le due parti (come da 20 a 40), mentre da 500 a 900 solo la prima, come nei quelli da 50 a 90 (per es. пѧть сътъ, пѧти сътъ ecc.). Il 1000 è un nome feminile che va declinato secondo la *ja-declinazione. I numerali ordinali sono degli aggettivi, possono avere forme sia brevi (nominali) che lunghe (pronominali) e vengono declinati secondo i rispettivi modelli, per esempio: прьвъ, пръва, пръвоу… oppure пръвыи, пръваѥго, пръвоуѥмоу... Nei numerali ordinali composti vengono declinate tutte e due le parti, per esempio: въ седмьдесѧтьноѥ и девѧтоѥ лѣто. Crittografia numerica Il valore numerico delle lettere veniva usato per comporre testi, di solito brevi (postille, firme), criptati. Il modo più diffuso era quello di sostituire una lettera con quella che, intesa come numero, la completava fino a 10, 100 o 1000, per esempio: ПОПЪ ИВАНЪ ПИСА ("IL POPE IVAN SCRISSE") verrebbe presentato crittograficamente nel modo seguente (tenendo conto che in via di principio non venivano sostituite le lettere senza un valore numerico, mentre quele con valore 50 [н] e 500 [ф] o rimanevano intatte, oppure venivano sostituite l'una con l'altra): КЛКЪ ВИѲНЪ [oppure ВИѲФЪ] КВѠѲ Le sostituzioni vanno fatte così (in entrambe le direzioni): К (20) / П (80) poiché 20+80 = 100 Л (30) / О (70) à 30+70 = 100 Ъ rimane al suo posto В (2) / И (8) à 2+8 = 10 А (1) / Ѳ (9) à 1+9 = 10 Н (50) o rimane al suo posto, oppure viene sostituita con la Ф (500) e viceversa С (200) / Ѡ (800) 13 14 2.2. IL SISTEMA VERBALE 2.2.1. Caratterisitiche generali: - numero: singolare, plurale, duale; - persona: 1a, 2a,3a; - modi definiti (forme coniugabili): indicativo (con sette tempi), imperativo (senza tempi), condizionale (senza tempi) - modi indefiniti (forme non coniugabili): infinito (desinenza -ти), supino, participi. - aspetto: perfettivo e imperfettivo. L’aspetto è l’innovazione più distintiva del sistema verbale slavo nel quadro delle lingue indoeuropee. Il verbo anticoslavo ha due temi [tema = radice + suffissi lessicalizzati]: - Tema del Presente (TP) dal quale vengono create le forme del presente, dell'imperativo e i participi presenti (attivo e passivo); - Tema dell’Infinito (TI, detto anche “tema del passato”) dal quale vengono creati l’infonito, il supino, i tempi passati semplici (aoristo e imperfetto) e i participi passati. Esistono, inoltre, dei verbi atematici che aggiungono la desinenza direttamente alla radice. Secondo il tema del presente (TP) i verbi tematici vengono classificati in 4 coniugazioni, ognuna delle quali viene suddivsa in 2 classi secondo il tema dell’infinito (TI). In alcune grammatiche questa suddivisione è più dettagliata, mentre in altre si parla di due sole coniugazioni, 1a con suffisso -е- e 2a con suffisso -i- , distinguendo però nella 1a tre gruppi (cioè le prime tre coniugazioni elencate qui sotto). Le coniugazioni sono caratterizzate dei seguenti suffissi (eccezione fatta per le forme di I sing. e III pl.): I: Suffisso -е-: I.1 TI in consonante: нес-ти > нес-ѫ, нес-е-ши (cfr. in russo: нести - несёшь); alcuni verbi di questa classe nel TI hanno la vocale della radice con lunghezza normale, mentre nel TP essa è ridotta: мрѣ-ти > мьрѫ, мьр-е-ши (cfr. умереть > умру, умрёшь); I.2 TI in vocale –a: зъва-ти > зов-ѫ, зов-е-ши (cfr. звать > зову, зовёшь). II: Suffisso -не- composto da due suffissi autonomi (н+е); il TI di questi verbi ha il suffisso –нѫ- e le due classi si distinguono così: II.1. consonante dinanzi alla -н- : навык-нѫ-ти > навык-н-ѫ, навык-не-ши (cfr. привыкнуть > привыкну, привыкнешь); II.2. vocale dinanzi alla -н- : ми-нѫ-ти > ми-н-ѫ, ми-не-ши (cfr. минуть > минешь). III: Suffisso - ’е – (dopo consonante molle o ammollita) oppure - ѥ – (dopo vocale): III.1. TI senza vocale tematica, le desinenze vengono aggiunte direttamente alla radice: пи-ти > пи- ѭ, пиѥ-ши oppure зна-ти > зна- ѭ, зна-ѥ-ши (cfr. знать > знаю, знаешь). III.2. TI con la voc. tematica а: глагол-а-ти > глагол-ѭ, глагол-ѥ-ши; вѣров-а-ти > вѣроу-ѭ, вѣроуѥ-ши (cfr.: веровать > верую, веруешь); non confondere con i verbi con radice alla а del tipo знати! IV: Suffisso - и -: IV.1.TI con la vocale tematica и: ход-и-ти > хожд-ѫ, ход-и-ши (cfr. ходить > хожу, ходишь). IV.2. TI con la vocale tematica ѣ : вид-ѣ-ти > ви-жд-ѫ, вид-и-ши (cfr. in russo: видеть > вижу, видишь). NB: ricordare che *dj > жд (in russo ж). V. Una particolare coniugazione (per motivi pratici a volte viene chiamata quinta), contraddistinta dalla desinenza - мь per la 1° persona sg., unisce i quattro verbi atematici быти/ѥсмь (‘essere’), дати (‘dare’), 14 15 ꙗсти (‘mangiare’), вѣдѣти (‘sapere’) e i loro derivanti. Ad essi si aggiunge il verbo имѣти (avere): l’unico verbo anticoslavo con suffisso - а - in TP (esso è diventato il modello della III coniugazione nel bulgaro moderno). 2.2.2. Forme verbali create dal tema del presente (TP) 2.2.2.1. Il presente dei verbi tematici viene creato con le seguenti desinenze: singolare -ѫ/-ѭ -ши -тъ plurale duale -мъ -те -вѣ -та -те -ѫтъ/-ѭтъ* * -ѧтъ per i verbi della IV coniugazione. Esempi di coniugazione: Venturini, pp. 145-148. Il presente dei verbi atematici: verbo быти (‘essere’, TP: ѥс- , forma negativa: нѣс- ) singolare 1 2 3 ѥсмь, нѣсмь ѥси, нѣси ѥстъ, нѣстъ plurale duale ѥсмъ, нѣсмъ ѥсте, нѣсте сѫтъ, не сѫтъ ѥсвѣ, нѣсвѣ ѥста, нѣста ѥсте, нѣсте Verbo дати: дамь, даси, дастъ; дамъ, дасте, дадѧтъ; давѣ, даста, дасте. Nello stesso modo vanno coniugati i verbi ꙗсти e вѣдѣти . Verbo имѣти: имамь, имаши, иматъ; имамъ, имате, имѫтъ; имавѣ, имата, имате. 2.2.2.2. L’imperativo presenta un paradigma completo solo nel caso del verbo быти (‘essere’), gli altri verbi hanno forme soltanto per 2a e 3a persona sing. e 1a e 2a pl., cfr.: любити (‘amare’) 1 2 3 быти sg. pl. duale sg. pl. duale люби люби любимъ любите - любивѣ любита - бѫдѣмь бѫди бѫди бѫдѣмъ бѫдѣте бѫдѫ бѫдѣвѣ бѫдѣта бѫдѣте I verbi atematici con TP in -д- creano forme particolari dell'imperativo singolare, dove д > жд: дати (дад-) à даждь, ꙗсти (ꙗд-) à ꙗждь, вѣдѣти (вѣд-) à вѣждь. Le forme imperative del verbo имѣти sono имѣи, имѣи; имѣиmъ, имѣите; имѣива, имѣита. 2.2.2.3. Il participio presente attivo viene creato dal TP, togliendo la vocale tematica e aggiungendo i seguenti suffissi: -ѫщ- (ѫшт), -ѭщ (-ѭшт) per i verbi di I, II, III e V coniugazione; - ѧщ- (ѧшт) per i verbi della IV coniugazione (cfr. in russo: -ущ-, -ющ, -ящ-: идущий, читающий, смотрящий). Questi suffissi mancano soltanto nelle forme brevi (nominali) in Nominativo sing. maschile e neutro, dove per I, II e V coniug. (verbi con radice in consonante dura) al TP si aggiunge -ы , mentre per III e IV coniug. (verbi con radice in cons. molle o in vocale) si aggiunge -ѧ (ѩ). Le desinenze degli altri casi sono come per i 15 16 sostantivi della *o/*jo declinazione per masc. e neutro e della *ja declinazione per feminile (con alcune eccezioni). Esempi: verbo нес-ти con radice in cons. dura: (suffisso -ѫщ-) Sing. N G D A S L Plur. N G D A S L Duale N,A G,L D,S a/ verbo мол-и-ти con radice in cons. molle: (suffisso -ѧщ-) masc.+ neutro feminile masc.+ neutro feminile несы несѫща несѫщоу (-ю) несѫщь несѫще несѫщемь несѫщи несѫщи несѫщѧ несѫщи несѫщѫ несѫщеѭ несѫщи молѧ молѧща молѧщоу (-ю) молѧщь молѧще молѧщемь молѧщи молѧщи молѧщѧ молѧщи молѧщѫ молѧщеѭ молѧщи несѫще несѫщѧ несѫ несѫщамъ несѫщѧ несѫщами несѫщахъ молѧще молѧща молащь молѧщемъ молѧщѧ молѧща молѧщи молѧщихъ молѧщѧ молѧщь молѧщамъ молѧщѧ молѧщами молѧщахъ несѫща несѫщи несѫща несѫщь несѫщемъ несѫщѧ несѫща несѫщи несѫщихъ несѫщи несѫщоу (-ю) несѫщема несѫщама молѧща молѧщи молѧщоу (-ю) молѧщема молѧщи молѧщама b/ verbo зна-ти con radice in vocale (tipo III.1: (suffisso -ѭщ-) знаѩ знаѭща знаѭщи знаѭщѧ e cosi via. Le forme lunghe vengono create e declinate come quelle dei rispettivi aggettivi, per esempio: несыи – несѫщаѥго; молѧи - молѧщаѥго e così via. La funzione sintattica del participio presente attivo può essere attributiva, nominativa (participi sostantivati) e predicativa (creando un secondo centro predicativo nella frase, vicino per funzione al gerundio che nel paleoslavo non esiste). 2.2.2.4. Il participio presente passivo viene creato aggiungendo al TP (con la vocale tematica dei verbi della I e della II coniugazione cambia in -o- ) dei verbi imperfettivi il suffisso -м-. Praticamente vengono applicati i seguenti modelli: I, II e V coniug.: III coniug.: IV coniug.: -омъ -ѥмъ, 'емъ -имъ несомъ, -а, -о; двигномъ, -а, -о; ведомъ, -а, о дѣлаѥмъ, -а, -о; глагол'емъ, -а, -о любимъ, -а, о; видимъ, -а, -о. La declinazione delle forme semplici è come quella dei sostantivi con tema in *o e in *a; le forme allungate vengono create e declinate come quelle dei rispettivi aggettivi con tema duro. 16 17 La funzione sintattica del participio presente passivo può essere attributiva, nominativa e predicativa. Questo participio non è più produttivo nelle lingue slave moderne, i suoi residui di solito vengono trattati come aggettivi (cfr. in russo любимый, -ая, ое; видимый, -ая, -ое). 2.2.3. Forme verbali create dal tema dell’infinito (TI): 2.2.3.1. L’infinito nello slavo antico ha la desinenza –ти (in russo moderno -ть, raramente -ти; nelle altre lingue slave -ти e/o -ть a volte con variazione della consonante). Il tema del infinito (TI) può terminare in vocale (suffissi –а-/-ꙗ-, -ѣ-, -и-, -нѫ-) o in consonante. I verbi con TI in consonante subiscono alcune variazioni della consonante dinanzi alla desinenza –ти: - la б e la п dinanzi alla –ти si perdono: - д, т, з > с: - к, г, х > ш: - vocale + н, м à ѧ: *greb-ti: гре-ти / гребѫ, гребеши; *pad-ti: пасти / падѫ, падеши; *vez-ti: вести / везѫ, везеши *rek-ti: решти/ рекѫ, речеши; *mog-ti: мошти / могѫ, можеши; *vъzem-ti: възѧти / възьмѫ, възьмеши - *or, ol, er, el > ра, ла, рѣ, лѣ (v. Fonetica); - alternanza оу, ю / ов, ев (v. Fonetica). I verbi atematici (con il suffisso zero) aggiungono la desinenza –ти direttamente alla vocale della radice che può essere - а-/-ꙗ-, -ѣ-, -оу-/-ю-, -и-, -ы-, cfr. да-ти, бы-ти ecc. 2.2.3.2. Il supino per forma e per funzione è simile all’infinito e viene creato aggiungendo al TI la desinenza –тъ. Per analogia con le forme dell’infinito, le consonanti к, г, х dinanzi la desinenza cambiano in ш e così si crea il gruppo шть graficamente spesso presente come щь. Il supino viene usato dopo verbi di movimento e richiede complemento in Gen. (es.: идѫ рыбъ ловитъ). Già nell’epoca anticoslava il supino veniva usato sempre meno e con il tempo esso fu sostituito dall’infinito. 2.2.3.3. L’aoristo viene creato dal TI o senza suffisso (aoristo semplice o “asigmatico”), o con l’aiuto dei suffissi -с- / -х- (aoristo sigmatico 1°, più antico, atematico) oppure -ос-/-ох-/-ош- (aoristo sigmatico 2°, nuovo, con la vocale tematica -о-). Nel periodo protoslavo l’aoristo semplice era molto produttivo, creando forme da tutti i verbi con TI in consonante. Nello slavo antico il suo uso viene già limitato e a sostituirlo vengono le forme dell’aoristo sigmatico (il nome è dovuto alla presenza del suffisso -с-identico a quello greco in s – “sigma”; si ricorda che nel protoslavo in certe circostanze с > х >ш). 2.2.3.3.1. Aoristo semplice (asigmatico). Viene creato dal TI in consonante (se non sonora) dei verbi di I.1 e II.1 coniugazioni, con le seguenti desinenze (formatesi a loro volta dalle vocali tematiche o/e e le cosiddette “antiche desinenze secondarie”, che in conseguenza hanno subito alcuni cambiamenti fonetici): 1° 2° 3° sg. pl. duale -ъ -е -е -омъ -ете -ѫ -овѣ -ета -ете падъ паде паде пасти (<пад-ти) падомъ падовѣ падете падета падѫ падете въздвигъ въздвиже въздвиже въздвиг-нѫ-ти въздвигомъ въздвиговѣ въздвижете въздвижета въздвигѫ въздвижете 2.2.3.3.2. L’aoristo sigmatico primo è di origine i.-e. Viene creato da qualsiasi TI con le seguenti desinenze (formatesi dal suffisso - c - e le sue variazioni - х - e - ш - + le desinenze “secondarie”): 17 18 1a 2a 3a sing. plur. duale -съ / -хъ -сомъ / -хомъ -совѣ / -ховѣ = TI oppure -e -сте -ста = TI oppure –e -сѧ -сте a a N.B. Nelle forme per la 2 e per la 3 persona sg. dei verbi delle coniugazioni I.1 e III.1 a volte si osserva l'aumento con la desinenza тъ (v. negli esempi eil verbo начѧ-ти). Esempi: a/ verbi con TI in vocale: ходи-ти ходихъ ходи ходи ходихомъ ходисте ходишѧ ходиховѣ ходиста ходисте начѧ-ти начѧсъ (начѧхъ) начѧ (начѧтъ) начѧ (начѧтъ) начѧсомъ/-хомъ начѧсте начѧсѧ/-шѧ начѧсовѣ/-ховѣ начѧста начѧсте b/ verbi con TI in consonante (con aumento della vocale nella radice e perdita della cons. del tema dinanzi c/х/ш): вести (<вед-ти) вѣсъ веде веде вѣсомъ вѣсте вѣсѧ вѣсовѣ вѣста вѣсте решти (<рек-ти) рѣхъ рече рече рѣхомъ рѣсте решѧ рѣховѣ рѣста рѣсте c/ verbi della V coniugazione: быти (essere), имѣти (avere) быхъ, имѣхъ быстъ/бы, имѣ быстъ/бы, имѣ быхомъ, имѣхомъ бысте, имѣсте бышѧ, имѣшѧ быховѣ, имѣховѣ быста, имѣста бысте, имѣсте 2.2.3.3.3. Come si vede, nelle forme del aoristo sigmatico 1° non si distinguono bene i TI in consonante. Per superare le confusioni che questo creava, si è sviluppato un altro modello produttivo, quello dell’aoristo sigmatico secondo, dove il TI viene aumentato con la vocale -o- (eccezione fatta per la 2° e la 3° sg.): решти (<рек-ти) рекохъ рече рече рекохомъ рекосте рекошѧ рекоховѣ рекоста рекосте Nei più antichi manoscritti paleoslavi (glagolitici) l’aoristo sigmatico secondo si incontra raramente, mentre in quelli più recenti ha sostituito quasi tutte le forme degli altri due aoristi. Esso rimane l’unico tipo produttivo nelle “redazioni” mediobulgara, russa ecc. Con alcune modifiche viene conservato finora nella lingua bulgara (cfr.рекох, рече, рече; рекохме, рекохте, рекоха). L’aoristo esprime un’azione interamente compiuta nel passato senza indicazioni di un suo legame con il presente. In italiano di solito viene reso con passato remoto. 2.2.3.4. L’imperfetto paleoslavo non è erede dell'imperfetto i.-e.; le sue forme risalgono all’epoca protoslava. Viene creato dal TI (prevalentamente dei verbi imperfettivi) che subisce modifiche per concludere sempre in -а, -ѣ, -ꙗ (se la vocale tematica è diversa o si tratta di TI in consonante). Alcuni verbi formano l’imperfetto dal TP. Le desinenze che si aggiungono al tema in -а, -ѣ, -ꙗ sono: 18 19 -ахъ -аше -аше -ахомъ -ашете -ахѫ -аховѣ -ашета -ашете plur. несѣахомъ зъваахомъ молꙗахомъ имѣахомъ duale несѣаховѣ… зъвааховѣ… молꙗаховѣ… имѣаховѣ… бѣахомъ / бѣхом бѣашете / бѣсте бѣахѫ / бѣшѧ бѣаховѣ / бѣховѣ бѣашета / бѣста бѣашете / бѣсте Esempi: 1/ Forme standart (imperfetto dal TI): sing. нес-ѣ-ахъ зъва-ахъ мол-ꙗ-ахъ имѣ-ахъ нести зъвати мол-и-ти имѣ-ти 2/ Imperfetto dal TP (verbi con TP in е, ѥ, не): пѣ-ти (ТР: по-ѥ-ши) > по-ꙗ-ахъ… двиг-нѫ-ти (двиг-не-ши) > двиг-нѣ-ахъ… 3/ Verbo быти (essere): бы-ти бѣ-ахъ / бѣхъ бѣ-аше / бѣ бѣ-аше / бѣ NB: Le seconde forme hanno le desinenze dell’aoristo (cfr. быхъ – быхомъ - быховѣ )! Con il tempo le forme dell’imperfetto si ristrinsero (пьсаахъ>пьсахъ = aoristo) e così nei casi di TI in -а, -ѣ andarono a coincidere con le forme dell’aoristo (in 1° persona sg., pl. e duale). Questo processo è stato una delle principali ragioni per la formazione del nuovo imperfetto che viene creato dal TP, cfr. зъва-ти – зовѫ, зовеши (presente) – зъваахъ (impf. standart) > зъвахъ (impf. ristretto = aor.) > зовѣахъ (nuovo impf. dal TP) > зовѣхъ (nuovo impf. ristretto, cfr. in bulgaro moderno: зовяхъ, зовяше). L’imperfetto esprime un’azione che nel momento del passato in questione non era compiuta, continuava. Per questo motivo viene creato prevalentamente (ma non esclusivamente!) da verbi imperfettivi. 2.2.3.5. I participi passati sono tre: participio passato attivo 1° (usato anche in funzione attributiva e perciò declinabile), participio passato passivo (predicativo, attributivo e sostantivato, declinabile) e participio passato attivo 2° (soltanto predicativo, non declinabile). 2.2.3.5.1. Il participio passato attivo 1° viene creato dal TI con i suffissi -ъш- /- ̕ьш dopo TI in consonante e -въш- dopo TI in vocale (cfr. il part. pas. att. in russo con i suffissi -ш-, -вш-: несший, писавший). In Nom.sg. m. e n. il suffisso manca, si aggiungono direttamente le desinenze -ъ /-ь oppure -въ . Le forme brevi vengono declinate come i sostantivi in *jo/*ja. Esempio (il verbo нес-ти). Sing. masc. + neutro N G D A S L несъ несъша несъшоу (-ю) несъшь несъше несъшемь несъши Pl. fem. несъши несъшѧ несъши несъшѫ несъшеѭ несъши masc. + neutro несъше несъша несъшь несъшемъ несъшѧ несъша несъши несъшихъ fem. несъшѧ несъшь несъшамъ несъшѧ несъшами несъшахъ 19 20 Duale: Neutro (+) Masc (+) N+A G+L D+S несъша Fem. несъши несъшоу (-ю) несъшема несъшма Altri verbi: зна-ти: знавъ, знавъши; бы-ти: бывъ, бывъши; ходи-ти: хождь, хождьши (ходи-въ, ходи-вши). Le forme allungate vengono create e declinate come quelle dei rispettivi aggettivi: несыи, несъшаѥго; бывыи, бывъшаѥго. 2.2.3.5.2. Il participio passato passivo viene creato dal TI con l'aiuto degli suffissi - н - (- ен -, - овен -) oppure - т - e le rispettive desinenze per m., f. e n. Le forme brevi vengono declinate come quelle degli aggettivi brevi ovvero come i sostantivi in *o / *a, mentre le forme allungatе – come gli aggettivi di forma lunga (cfr. qui sopra §§ 2.1.4.1-2). Esempi: съказа-ти: съказа-н-ъ (-а, -о) / съказаныи, съказанаѥго (cfr. in russo "сказанный", "detto"); начѧ-ти: начѧ-т- ъ (-а, -о) / начѧтыи, начѧтаѥго (cfr. in russo "начатый", "iniziato"). 2.2.3.5.3. Il participio passato attivo 2° (perfettivo) viene creato dal TI con l'aiuto del suffisso -l- e le desinenze per N dei sostantivi in *o/*a. Esempio (il verbo видѣ-ти “vedere”): masc. fem. sg. видѣлъ видѣла pl. видѣли видѣлы duale видѣла видѣлѣ neutro видѣло видѣла видѣлѣ NB: Il verbo ити (идѫ, идеши) e i suoi derivati creano dei participi passati dal tema supplementare шьд(cfr. “andare-vado” che ha lo stesso significato), oggi in russo идти – шёл, шла, шли: infinito ити (andare) вънити (entrare) part. pass. attivo 1° part. pass. attivo 2° шьдъ, шьдъши; шьдъши въшьдъ, въшьдъши; въшьдъше шьлъ, шьла, шьло; шьли въшьлъ, въшьла, въшьло; въшьли Dalle forme del participio passato attivo secondo + il verbo ausiliare быти (ѥсмь, ѥси) vengono creati il perfetto (≈ passato prossimo), il piuccheperfetto (= passato anteriore), il futuro anteriore (futurum exactum) e il modo condizionale: 1/ Perfetto: part. pas. attivo 2° + il presente del verbo ausiliare: далъ, -а, -о ѥсмь / нѣсмь (≈ ho [non ho] dato) далъ, -а, -о ѥси / нѣси (≈ hai [non hai] dato) ... 2/ Piuccheperfetto: part. pas. attivo 2° + l’imperfetto del verbo ausiliare: далъ, -а, -о бѣахъ/ бѣхъ (≈ avevo dato) далъ, -а, -о бѣаше / бѣ (≈avevi dato) ... 3/ Futuro anteriore: il futuro del verbo ausiliare + il part. pas. attivo 2°: бѫдѫ далъ, -а, -о бѫдеши далъ, -а, -о бѫдетъ далъ, -а, -о бѫдемъ дали, -ы, -а бѫдете дали, -ы, -а бѫдѫтъ дали, -ы, -а 20 21 4/ Condizionale: participio passato attivo 2° + una forma speciale del verbo ausiliare (le forme registrate sono soltanto per sg. e pl.): далъ, -а, -о бимь далъ, -а, -о би далъ, -а, -о би дали, -ы, -а бимъ дали, -ы, -а бисте дали, -ы, -а бѫ Già nel periodo anticobulgaro comincia la sostituzione di queste forme del condizionale con nuove forme, dove viene usato l’aoristo del verbo ausiliare: быхъ далъ, -а, -о бы далъ, -а, -о бы далъ, -а, -о быхомъ / бихомъ дали, -ы, -а бысте дали, -ы, -а бышѧ / бишѧ дали, -ы, -а NB: L’ordine dei componenti nelle forme in considerazione dipende dalla struttura della frase, cfr.: приложили сѫть двоглaсьныхъ аї҃ ↔ ꙗко нѣсть оустроилъ добрѣ oppure къто вы ѥстъ писмена сътворилъ. 2.2.4. Il futuro 2.2.4.1. Futuro semplice: le forme del presente dei verbi (sia perfettivi, sia imperfettivi!) possono esprimere anche un’azione futura: въставъ, идѫ [imprt.] къ о(ть)цю и рекѫ [pft.] ѥмоу [Asseman., X-XI sec.] (russo: Встав, пойду к отцу и скажу ему). NB: Su questo punto non tutte le grammatiche paleoslave concordano; spesso si ritiene che la situazione già nel paleoslavo fosse come nel russo (antico e moderno): forme imperfettive per il presente, forme perfettive per il futuro. In realtà, nell’epoca cirillometodiana si trattava solo di una tendenza, non ancora di una regola. Cfr.: «В старославянском языке глаголы как совершенного, так и несовершенного вида в форме настоящего времени могли иметь и значение настоящего, и значение будущего времени: это зависело от контекста, от временного плана высказывания (повествования) в целом. …Однако глаголы совершенного вида в форме настоящего времени чаще употреблялись в значение будущего.» Г.А. Хабургаев, Старославянский язык, Москва. 1974, рр. 264-265, esempi: p. 265). 2.2.4.2. Futuro composto: viene creato dalle forme del presente dei verbi хотѣти, начѧти, имѣти (‘volere’, ‘iniziare’, ‘avere’ – solo in questo caso usati in funzione ausiliare) + l’infinito del verbo principale: хощѫ (начьнѫ, имамь) писати хощеши (начьнеши, имаши) писати есс. NB: Nella lingua bulgara (e in conseguenza in quella macedone) dal verbo хотѣти – хощѫ, хощеши, хощетъ, abbreviato in ща, щеш, ще (sempre con significato ‘volere’), si è sviluppata la particella ще (ќе in macedone) che, anteposta al verbo in presente, crea la forma del futuro: ще пиша, ще пишеш, ще пише; ще пишем, ще пишете, ще пишат (mac. ќе пишам, ќе пишеш…). 3. Futuro anteriore – v. sopra (бѫдѫ далъ, -а, -о). ☞ⰍⰑⰐⰠⰜⰠ✍ 21