RUOLO DELLE PIANTE NELLA MITIGAZIONE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO URBANO E DEL RISCALDAMENTO GLOBALE Paolo Ciccioli Istituto di Metodologie Chimiche del CNR Area della Ricerca del CNR di Roma 1 Monterotondo Scalo 00015 ITALIA Prima di parlare del ruolo delle piante nell’ambiente atmosferico è importante chiarire quali sono le specie chimiche potenzialmente tossiche e nocive che vengono usate per definire la qualità dell’aria, comunemente chiamati inquinanti atmosferici. Tali specie vanno assolutamente distinte da quelle che, pur non avendo un effetto tossico e nocivo sull’uomo, gli animali e le piante, sono però in grado di aumentare il riscaldamento globale e gli equilibri climatici della terra. Inquinanti atmosferici e composti rilevanti per il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici INQUINANTI ATMOSFERICI - Monossido di Carbonio (CO) - Anidride solforosa (SO2) - Biossido d’azoto (NO2) - Ozono (O3) - Particolato fine con diametro minore di 10 or 2.5 µm (PM 10 and PM 2.5) - Benzene (C6H6) - Idrocarburi policiclici aromatici come benzo (a) pyrene - Acido fluoridrico Legislazione nazionale ed europea. Protocollo di Ginevra che regola l’inquinamento transfrontaliero. Limiti applicati alle concentrazioni presenti in atmosfera. Azioni sulle emissioni basati sull’eccedenza dai limiti COMPOSTI RILEVANTI PER IL RISCALDAMENTO GLOBALE ED I CAMBIAMENTI CLIMATICI - Anidride Carbonica (CO2) - Protossido di azoto (N2O) - Metano (CH4) Protocollo Kyoto - Clorofluorocarburi (CFC) (gas serra e responsabili della distruzione dell’ozono stratoferico) Protocollo di Montreal - Polveri fine ed ultrafine (estinzione radiazione solare incidente e alterazione del ciclo idrologeologico con aumento del volume delle nubi). Limiti alle quantità emesse calcolate su base nazionale. Possibilità di acquistare crediti di per compensare l’eccesso per la CO emessa Inquinanti primari e secondari Gli inquinanti atmosferici possono essere sia primari che secondari: Primari= emessi direttamente da processi antropici (es. benzene ed NO) e/o naturali (es.SO2 geotermale) Secondari= formati per trasformazione chimica di inquinanti primari La più importante specie secondaria nell’atmosfera è l’ozono (O3), che è usato anche come indicatore dello smog fotochimico, principalmente perchè la sua alta concentrazione ne permette il monitoraggio in continuo. Tuttavia tale specie non è l’unica e neanche la più tossica formata in atmosfera, in quanto l’inquinamento fotochimico è anche responsabile dell’acidità dell’atmosfera sia secca che umida. L’ozono e gli ossidanti fotochimici si formano per reazioni di NOx (NO+NO2) con VOC in presenza della componente UV della radiazione solare [O3] = JNO2 K1 [NO2] [NO] VOC Equilibrio foto-stazionario Ciò avviene perché in presenza luce UV i VOC sono in grado di reagire con specie radicaliche (OH.) dando luogo alla produzione di specie perossidate in grado di convertire NO in NO2 in maniera rapida ed efficiente. Questo processo è facilmente comprensibile se si rappresentano le principali reazioni fotochimiche sotto forma di ciclo. SENZA VOC IN PRESENZA DI VOC +hν +hν NO2 NO2 O 3p NO O 3p NO O3 +hν+H2O OH. O3 +hν+H2O VOC RCHO R. OH. +O2 RO2. RO. +O2 HO2. Purtroppo la produzione di ozono non è lineare in quanto dipende sia: 1) Dalla concentrazione e reattività dei VOC verso i radicali OH, che è diversa da composto a composto. 2) Che dal rapporto VOC/NOx. La formazione di ozono e’ bassa sia quando : a) Il rapporto VOC/NOx è troppo alto (> 15 come in aree forestali, rurali e remote) b) che quando il rapportoVOC/NOx è troppo basso (< di 4 come in aree urbane fortemente inquinate da intenso traffico) E’ invece elevata quando 4<VOC/NOx<15 (ciò avviene in aree periurbane e suburbane poste sottovento ai grandi centri urbani) Data la non-linearità dei processi fotochimici, la previsione dei livelli di ozono in aria è molto problematica e richiede complessi modelli matematici che funzionano per specifiche scale temporali e spaziali. Le reazioni fotochimiche sono importanti perché insieme all’ozono si formano: - Carbonili ( formaldeide, acetaldeide, acetone ed acroleina) - Nitrati organici reattivi (PAN) - Acido nitrico (gassoso) e solforico (aerosol) - Particolato fine (PM 2.5) costituito da solfati e nitrati e aerosoli organici. In episodi di smog fotochimico, gli aerosoli aumentano a tal punto da ridurre la visibilità da 30-40 km a meno di 1 km. Questi inquinanti danno ragione di molti degli effetti avversi osservati sull’uomo, gli animali e le piante, che, erroneamente, vengono spesso attribuiti all’ozono Lo smog fotochimico è un grande problema ambientale in tutta l’area del Mediterraneo data la forte emissione di VOC ed NOx ed il persistere di lunghi periodi caratterizzati da elevata intensità della radiazione solare e della temperatura. Numero dei casi in cui il valore medio diurno di ozono eccede il limite prefissato Fout hν Diffusione Reazioni z Fin Avvezione Deposizione Emissione Fout Dato che i limiti di legge sull’inquinamento fanno riferimento alla concentrazione in aria ( cioè alla massa M di un inquinante X presente in un dato volume V di aria), è utile rappresentare la parte bassa dell’atmosfera (troposfera) come una serie di scatole (box) dove si stabilisce un equilibrio dinamico tra differenti processi. Mentre l’emissione degli inquinanti nell’atmosfera dipende dall’uomo, la loro rimozione per deposizione dipende dalla natura della superficie. Lo scambio di gas, l’altezza e lo stato reattività di ciascun box è funzione invece delle condizioni meteorologiche ed orografiche del sito. IL RUOLO PRIMARIO DELLE PIANTE NELLA TROPOSFERA CONSISTE NELLA RIMOZIONE SIA DI INQUINANTI CHE DI GAS SERRA ATTRAVERSO PROCESSI CHE FAVORISCONO LA LORO DEPOSIZIONE SULLA SUPERFICIE TERRESTRE CHE PUO’ ESSERE MISURATA SIA COME FLUSSO DI DEPOSIZIONE (O VELOCITA’ DI DEPOSIZIONE) O SEMPLICEMENTE COME QUANTITA’ ASSORBITA. La rimozione di inquinanti da parte delle piante può avvenire attraverso vari meccanismi Adsorbimento di Dissoluzione gas e ritenzione di di composti particelle solide organici nelle sulla superficie cere della cuticula Dissoluzione di gas, acidi e sali in goccioline di acqua depositate sopra la superficie delle foglie e successiva reazione dei composti disciolti in acqua Cuticola Epidermide C M P V Camera stomatica Stoma A causa di ciò, le foglie delle piante agiscono essenzialmente da collettori passivi di molte specie chimiche presenti nell’atmosfera Diffusione di gas attraverso gli stomi e loro rimozione per effetti metabolici (CO2) o chimici (ozono) Nelle piante, lo scambio gassoso (e conseguentemente la rimozione di inquinanti gassosi dall’atmosfera) è regolato dalla radiazione solare (la cui componente attiva per le piante è detta PAR). Essa determina infatti l’apertura degli stomi e l’attivazione di alcuni processi metabolici tra cui il più importante è la fotosintesi diurna, che trasforma la CO 2 in ossigeno e zuccheri tramite il ciclo di Calvin. In generale oltre il 95% del carbonio assimilato viene allocato per la crescita dei vari compartimenti di una pianta o riemesso come respirazione notturna. Questo comporta una rimozione di CO2 che è strettamente relazionata al ciclo diurno, allo stato fisiologico e fenologico della pianta ed alla densità di biomassa fogliare La Figura mostra l’andamento stagionale della rimozione di CO2 da parte di una foresta cedua di Faggio dell’Appennino. Essa mostra come la rimozione (indicata come un flusso negativo) avvenga soltanto quando si ha lo sviluppo e la crescita delle foglie. In inverno ed autunno, la foresta agisce invece come leggera sorgente di CO2. 6 emissione 4 2009 2008 -2 -1 NEEday (gC day m ) 2 0 -2 -4 -6 -8 rimozione -10 -12 1 31 61 91 121 151 181 211 Giorno dell'anno 241 271 301 331 361 Nel caso di piante sempreverdi, la rimozione avviene praticamente per tutto l’anno eccetto nei periodi molto freddi o nevosi, anche se è leggermente inferiore a quella di latigoglie. La Figura si riferisce ad una foresta di Pino nero della Sila. 6 4 2007 2008 151 181 -1 -2 NEEday (gC mday ) 0 -2 2 -4 -6 -8 -10 -12 -14 1 31 61 91 121 211 Giorno dell'anno 241 271 301 331 361 Come accade nell’uomo, le piante sono in grado di metabolizzare non solo la CO2 ma anche composti tossici, come l’ozono, la SO2, NO2 ed il PAN, che penetrano all’interno della pianta per diffusione attraverso gli stomi. Come per l’uomo, esiste però un soglia, al di là della quale, si ingenerano danni irreversibili nel metabolismo vegetale. Un eccesso di esposizione della pianta a livelli ripetuti e prolungati di ozono, o SO2, può dunque indurre danni tali da portare alla caduta ed al danneggiamento delle foglie. Per questo motivo, alcune specie vegetali particolarmente sensibili a danneggiamenti da ozono (come il Tabacco) vengono usate per monitorare i livelli di questo inquinante nell’atmosfera. Le velocità di deposizione misurate in una foresta dell’Asia, illustrano bene la capacità della vegetazione di rimuovere gli inquinanti atmosferici. Tuttavia questa capacità è variabile a seconda della stagione e del giorno e della notte. Velocità di deposizione dell’ozono stagione secca 0.37–0.39 cm s−1 (giorno) - 0.12–0.13 cm s−1 (notte) Stagione umida 0.62–0.65 cm s−1 (giorno)- 0.25–0.27 cm s−1 (notte) Velocità di deposizione di SO2 stagione secca 0.10–0.31 cm s−1 (giorno)- 0.08–0.11 cm s−1 (notte) Stagione umida 0.95–1.39 cm s−1 (daytime) and 0.26–0.42 cm s−1 (nighttime) in the wet season. Come avviene per la CO2, la capacità di rimozione degli inquinanti è proporzionale al grado di apertura degli stomi. Nel caso in cui esistano fattori limitanti della fotosintesi (come lo stress indotto da carenza di acqua) gli stomi si chiudono e la capacità di rimozione diminuisce. I dati mostrati si riferiscono ad macchia mista sulla spiaggia di Castelporziano, vicino Roma. Stato fisiologico normale Stato di stress idrico Tuttavia le piante non agiscono solo come elemento di rimozione di specie chimiche, ma anche come sorgenti di emissione di VOC capaci di produrre ozono ed inquinamento fotochimico. Isoprene Monoterpeni + altri VOC < 5% della CO2 assimilata CO2 Legno, foglie suolo (> 95 % della CO2 assimilata) Le specie emesse sono indicate come VOC biogenici (BVOC). Esse sono tante e diversi chimicamente. I più importanti sono gli isoprenoidi costituiti da…. OH I BVOC isoprenoidi mostrano però delle caratteristiche generali….. 1) le quantità emesse sono più elevate o comparabili rispetto ai VOC antropogenici (10:1 su scala globale, 1:1 in Italia) 2) Mostrano una reattività con i radicali OH a formare ozono (isoprene>> monoterpeni) più elevata dei composti antropogenici più reattivi 3) elevata reattività con l’ozono a formare Aereosoli Organici Secondari < 2.5 mm (monoterpeni>> isoprene) Variabilità nella produzione di ozono e particelle in funzione della struttura chimica In genere le piante possono emettere o solo isoprene o solo monoterpeni. Solo in rarissimi casi essi sono in grado di emettere ambedue i tipi di isoprenoidi. L’emissione può avvenire con due meccanismi differenti: a) L’emissione direttamente legata alla fotosintesi, dipende sia dalla luce (PAR) che dalla temperatura (meccanismo L+T) b) L’emissione svincolata dalla fotosintesi, dipende esponenzialmente solo dalla temperatura (meccanismo T) In passato si credeva che l’emissione dalle piante fosse facilmente stimabile in quanto si pensava che tutte le conifere emettessero monoterpeni con meccanismo T, mentre tutte le latifoglie emettessero isoprene con meccanismo L+T. A seguito di studi effettuati in molte specie mediterranee e tropicali, oggi sappiamo che ciò non è vero. Esistono infatti conifere (Abete rosso) in grado di emettere isoprene, ed esistono querce (Leccio) in grado di emettere monoterpeni con un meccanismo L+T. In molte piante questi due meccanismi di emissione di monoterpeni possono coesistere. E’ stato anche accertato che specie credute emettere grandi quantità di BVOC in realtà non sono in realtà emettitrici La Tabella illustra bene la complessità di prevedere l’emissione di BVOC dalle piante senza misure effettuate in condizioni controllate 30°C 1000 µE ε°max Mt (L+T) and T ε°max Iso (L+T) ug g(DW)-1h-1 ug g(DW)-1h-1 Quercus cerris <0.01 0.00 Castanea sativa 3.22 0.00 Fraxinus ornus 0.00 0.00 Quercus suber 37.86 0.00 Acer platanoides 0.14 0.03 Fagus sylvatica 11.19 0.06 Carpinus betulus 2.12 0.06 Fraxinus excelsior 0.27 0.00 Pinus pinaster 0.08 0.02 Specie E’ importante notare come l’emissione di BVOC, come del resto la rimozione di CO2, non sia costante perché dipende fortemente sia dallo stato fisiologico che dalla fenologia della pianta. La Figura mostra la grande variabilità stagionale ed annuale nell’emissione di monoterpeni da una foresta di leccio dell’Italia centrale. Others Limonene Myrcene beta-Pinene Sabinene alpha-Pinene 1000 ng m-2 s-1 800 600 400 200 0 5 9 13 17 21 25 29 33 37 41 45 49 5 9 13 17 21 25 29 33 37 41 45 Time (weeks) VOC carbon emitted \ GPPsim carbon fixed [%] Previsioni certe sono complicate dal fatto che la quantità di BVOC emessa nell’arco dell’anno non risulta proporzionale alla quantità di carbonio catturata dalle piante stesse. In altre parole la quantità di CO2 allocata per la produzione di BVOC non è costante durante l’anno. 3.0 2.0 1.0 0 100 200 Day of year 300 Considerata la complessità dei fattori in gioco, la scelta delle specie da inserire in un contesto urbano non è semplice, e richiede scelte oculate che tengano conto dei vantaggi e degli svantaggi in termini di rimozione di CO2 e produzione di ozono ed ossidanti fotochimici. Al momento non è stato ancora fatto un bilancio per stabilire se, ed in che misura, la rimozione di ozono ed inquinanti fotochimici vada a controbilanciare la loro produzione. In mancanza di questi dati si possono dare solo delle indicazioni generali sulla scelta delle specie, basate sulle informazioni disponibili. Certamente specie a crescita rapida, quali il pioppo, massimizzerebbero la rimozione di CO2 ma solo nel periodo in cui le foglie sono presenti, e proprio in questo periodo si avrebbero emissioni tali di isoprene (ε°=60-70 µg g h-1) da incrementare certamente lo smog fotochimico in aree periurbane . La scelta di conifere consentirebbe una rimozione continua, anche se minore di CO2, ed una minore produzione di ozono (ε°= 1-5 µg g h-1), ma aumenterebbe di certo il livello del PM10 e PM2.5. Piante come il cerro , l’ulivo o il frassino che sarebbero ideali per minimizzare la produzione di ozono in quanto non emettono praticamente BVOC (ε°<0.1 µg g h-1), potrebbero non essere vantaggiose per la rimozione di CO2, in quanto la crescita delle foglie e della massa legnosa è in queste specie assai modesta e lenta. Infine va ricordato che, dopo un certo periodo, le piante raggiungono comunque uno stato di equilibrio per cui la quantità di CO2 assorbita eccede solo di poco quella emessa L’introduzione di specie vegetali in aree urbane, se fatto con criteri adeguati, di certo rappresenta un passo importante per la riduzione di inquinanti e di gas serra nell’atmosfera. Tuttavia questa pratica diventa realmente efficace solo se combinata con sforzi analoghi volti a limitare l’emissione antropica sia di CO 2 che di VOC, particolato e, soprattutto NOx. Non può essere vista come una panacea in grado, da sola, di risolvere tutti i problemi delle aree urbane italiane.