Poesia, ragazza mia

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Poesia, ragazza mia
Immagino ancora di essere là, sulla battigia, in un'estate calda e assolata, confortata dalla
brezza che soffia dal mare. Poesia, Ragazza mia è con me e mi fa compagnia in quelle
ore silenziose e offuscate dal velo salmastro.
Le pagine scorrono, anzi corrono animate da un susseguirsi di parole che liberano i
pensieri.
Non vi è prigione alcuna che possa trattenere un pensiero. E più la prigione è stretta ed
angusta,“Spazio spazio, io voglio, tanto spazio per dolcissima muovermi ferita...” invocava
dall'intimo del suo dolore Alda Merini, più le scintille sacre del pensiero prendono vita, si
rafforzano, si dividono e si moltiplicano, generandosi e rigenerandosi in quello spazio
anarchico in cui attecchisce e divampa il fuoco della parola.
“A qualcuno piace la poesia” scriveva Wislawa Szymborska“...ma cos'è mai la poesia?
/Più d'una risposta incerta è stata già data in proposito. /Ma io non lo so, non lo so e mi
aggrappo a questo/Come alla salvezza di un corrimano.”
Mi sovvengono alla mente poeti che furono divorati dal sacro fuoco, poeti anche estremi e
sregolati. Scriveva Arthur Rimbaud: «Il primo studio dell'uomo che voglia diventare poeta è
la conoscenza di sé, intera; egli cerca la sua anima, l'indaga, la tenta, l'apprende. Dal
momento che la conosce, deve coltivarla»... e poi ancora, arrivato all'ignoto, il poeta potrà
anche impazzire, ma non importa: altri «cominceranno dagli orizzonti» dove lui è caduto.
Le sue visioni saranno espresse nella lingua «dell'anima per l'anima», che riassumerà
tutto:«profumi, suoni, colori, pensiero che aggancia e tira il pensiero».
Il poeta, Elio Ria, non può e non vuole scampare all'incendio che alimenta il fascino
nascosto delle cose “ Ma io sento le fiamme sul corpo./ Se non è l'inferno è un rogo allora;/
oppure tutte e due le cose./ Lasciatemi credere che sia semplicemente poesia.”
Poesia, Ragazza mia ha gli occhi belli, profondi, perché scrutano e affondano nelle
cateratte dell'anima che invoca la bellezza del linguaggio e dello spirito; cristallini, perché
in essi brilla “l'oro prezioso dell'essere”, la filosofia, di cui l'autore dispensa frammenti
illuminati ed illuminanti e a cui lega i suoi versi personali, schegge di vita,“Tracce di poesia
nelle abbondanti consuetudini del vivere”
La leggerezza, con cui Elio Ria si muove tra le pagine del libro, rivela la curiosità fresca e
genuina, scevra da restrizioni legate a scuole di appartenenza e immune da ogni logica
ambiziosa che miri al potere e al successo, di una ricerca del linguaggio letterario
nell'immaginifico mondo poetico non disgiunto dal pungolante e speculativo mondo della
filosofia. Questo connubio, spirito e ragione, segna la rotta che l'autore segue per
raggiungere le sue“isole di tranquillità” dove regnano “le cose che non sono”,dove una
risposta (se c'è) non debba essere frutto di una domanda.“Lascia che le cose appaiono al
saggio/così come non sono/non affannarti a muovere le stelle a una a una.
Del fastidio di conoscenza rinuncia,/appaga se puoi urgenze di felicità.
La poesia, questa illustre e invisibile presenza che spesso va scovata,trovata e
conquistata sotto una pila di libri riposta nell'angolo dell'ultimo scaffale di una libreria,
come la principessa reclusa nella stanza più remota del castello o come lo scrigno magico
dimenticato nel cantuccio della memoria fanciullesca, favorisce quel vento di abbandono
che soffia sulle cose nascoste e agita le pieghe del tempo. “ Quando il tempo zoppica/
l'attesa è inutile nel luogo in cui si offre./ Quel frammento tardivo s'insinua nelle fenditure
del passato:/ lì si annienta per rinascere sospensione.”
La Ragazza dagli occhi belli anima le stagioni in cui si desta il sogno dei giorni del divenire
e ne contempla lo spazio, restituendo immagini suggestive di luoghi cari al poeta “Gallipoli
nel suo torpore autunnale è deliziosa...” ma ne è anche animata, perché la bellezza
naturale delle cose del mondo la pervade nell'intimo della sua essenza. “Nei giorni lunghi
di poesia il fulmine dell'estate è presagio d'amore./Non è errore di cielo sbadato./ Di
questo scompiglio sono spartito di musica e avrei concerto se sapessi suonare./Il respiro è
flebile. La ragione incerta si desta. Barcollo come un ubriaco fra i versi che del mattino
dagli occhi innocenti sono desunti. Il grembo degli specchi mi accoglie per darmi
immagine./ L'assenzio mi brucia. È dolce non mi dispiace. Lo giuro. Mi do illusione per
giocare da eroe./ Questa poesia non è trucco di una fata. E' giuramento. O qualcosa di
simile.”
E a questo punto sollevo lo sguardo dal libro e osservo il mare, in esso ritrovo quel senso
di infinito e di bellezza, di stupore e di meraviglia, di desideri illuminati dal sole d'agosto nel
guizzo chiaro dell'onda , di riflessi di luna celati nei solco bruno dell'Eterno Canto che ho
appena catturato e contemplato negli occhi belli di Poesia, Ragazza mia.
Claudia Petracca
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