STORIA MILITARE Il sorgere del potere marittimo nell’età moderna PROF. Il potere marittimo dalla metà del Cinquecento ai primi del Settecento A gli inizi del Cinquecento la Spagna, potenza navale dominante, fu intensamente coinvolta nella guerra degli Ottant’anni, anche detta d’indipendenza olandese. Il conflitto che durò dal 1558, interrotto nel 1609 da una tregua di 12 anni, riprese nel 1621 per terminare con il trattato di Westfalia, nel 1648, che sanzionava il riconoscimento internazionale delle Province Unite come paese indipendente e nuova potenza europea. L’Inghilterra partecipò in due riprese alla lotta antispagnola, dal 1587 al 1604, poi dal 1654 al 1659 insieme alla Francia che combattè sul mare dal 1635 al 1659. Così, nel 1659, con il trattato dei Pirenei, la Spagna fu vinta, anche se non completamente, riuscì a mantenere, bene o male, i suoi possedimenti translatantici e mediterranei. I conflitti sul mare ricominciarono nel 44 FRANCESCO FRASCA 1643 con la prima delle tre guerre dano-svedese dal 1643 al 1645) terminata con la pace di Brömsebro, le altre due seguirono dal 1657 al 1660, e dal 1675 al 1721. Parallelamente nel Mediterraneo Venezia con il sostegno di molte potenze europee combatteva la guerra di Candia contro i Turchi dal 1645 al 1669. L’ascesa dell’Olanda trovò nell’Inghilterra un formidabile avversario. Le guerre anglo-olandesi (la prima dal 1652 al 1654, la seconda dal 1664 al 1667, poi la terza dal 1672 al 1674, prolungata dalla fase francese, dal 1674 a 1679) determinarono il declino olandese come potenza marittima. Nel 1679 l’Olanda, anche se ottenne una vittoria diplomatica che gli permise di mantenere la propria indipendenza, sparì tra le principali potenze marittime europee. La lotta per la supremazia navale avvenne allora tra Francia e Inghilterra, durante la guerra della Lega d’Agusta (1688-1698), e quella di successione di Spagna (1702-1713). Quest’ultima STORIA MILITARE doveva decidere le sorti del suo immenso impero europeo e americano, dopo la morte dell’ultimo sovrano asburgico, Carlo II. La prospettiva che i possedimenti oltreoceano della Spagna potessero cadere in mani francesi, era inaccettabile sia dall’Inghilterra sia dall’Olanda, giacché avrebbe significato l’esclusione dei loro mercanti dal proficuo traffico illegale con l’America spagnola. Nella peggiore avrebbe portato alla creazione di un colossale impero francese nelle Americhe, e avrebbe incrementato con l’argento del Messico e del Perù la potenza militare della Francia. La guerra fu decisa e combattuta soprattutto in Europa, e, benché entrambe le parti compissero incursioni e attacchi nell’America del nord e nei Caraibi, le ostilità furono sempre contenute. Sul mare le navi della Marina francese furono ritirate dagli oceani, e il numero dei bastimenti corsari aumentò considerevolmente, nonostante le consistenti perdite, il commercio britannico non cessò di prosperare. Al contrario la marina mercantile francese spariva dagli oceani, dimostrando come la guerra corsara fosse lontana da surrogare l’azione di una Marina da guerra. La pace di Utrech, del 1713, sancì i primi consistenti riassestamenti territoriali e riconobbe ai vincitori i maggiori vantaggi che mai avessero fatto seguito a una guerra in Europa. Oltre a confermare il possesso britannico di Gibilterra e di Minorca - basi che rafforzavano la posizione di potenza mediterranea recentemente acquisito - il trattato mise fine, a vantaggio della Gran Bretagna, alle diatribe che si trascinavano per territori marginali, ma non per questo privi di valore all’interno dello scacchiere atlantico. La cessione di Terranova, dell’Acadia (Nuova Scozia), della Baia di Hudson e dell’isola di San Cristoforo (Saint Kitts) aveva irritato la Francia, che rappresentava l’avversario più serio della nascente potenza inglese. La sua popolazione, che raggiungeva i 13 o 16 milioni, era superiore a quella di Gran Bretagna, Spagna e Olanda messe insieme, e le sue risorse naturali erano sufficienti a soddisfarne i bisogni. La ripresa, dopo le sconfitte, fu alquanto rapida, benché legate da alleanza in Europa fino al 1731, Francia e Gran Bretagna nelle colonie rimasero tenaci avversari. La seconda si assicurò la supremazia sui mari, e l'esclusiva del commercio con l'impero coloniale della Spagna, oramai ridotta a potenza secondaria, con lo smembramento dei suoi possedimenti europei. La pace di Utrech, lasciando sostanzialmente intatto l’impero spagnolo delle Americhe, e i suoi monopoli commerciali, aveva cercato di instaurare un sistema politico internazionale stabile, basato sull’equilibrio delle forze. Si posero tuttavia le basi delle cause principali di un conflitto fra le potenze europee. In effetti, l’espansionismo oltremare continuò per tutto il XVIII secolo e portò a gravi scontri fra le potenze coloniali a causa dei monopoli commerciali instaurati, che avevano nel contrabbando una condizione di guerra economica perenne e generalizzata, soprattutto nelle colonie americane. Così lo sfruttamento delle concessioni che la Gran Bretagna aveva ottenuto era ostacolato dalle autorità spagnole, che non tolleravano i troppi traffici illegali degli Inglesi e non avevano assorbito la perdita di Gibilterra. Entrambe le potenze avanzavano lamentele più che motivate. Il governo britannico si dimostrava più permissivo degli altri nei confronti dei suoi sudditi, ma non era disposto a riconoscere il diritto degli Spagnoli ad intercettare vascelli stranieri basandosi su un semplice sospetto. Sotto la pressione dell’opinione pubblica inglese, i negoziati fallirono e, nell’ottobre del 1739, la fragile pace fu rotta quando sorse una divergenza con la Spagna, che riguardava i diritti commerciali britannici nelle acque ispano-americane. La Gran Bretagna inviò una spedizione navale a distruggere la base di Portobelo nell’attuale Panama, e a saccheggiare Paita in Perù e Acapulco in Messico. Oltre a questi conflitti, che videro impegnate principalmente le forze navali negli oceani, ve ne furono altri non meno sanguinosi, che si svolsero nei mari “ristretti”. Nel Mediterraneo in due periodi differenti. Il primo dal 1689 al 1698 coinvolse le marine della Repubblica di Venezia e dell’Impero ottomano. Il secondo dal 1717 al 1719 vide il tentativo di riscossa spagnola, con l’invasione della Sardegna prima, e della Sicilia poi. Ma la formazione della “Quadruplice alleanza” - Austria, Gran Bretagna, Olanda e Francia - determinò la sconfitta della Spagna nell’unica vera battaglia navale del conflitto, quella di Capo Passero (11 agosto 1718). 45 STORIA MILITARE Marina Veneta « Vascello Veneziano durante un combattimento con navi ottomane» (1750) R. Claudus, olio su tela, Livorno, Accademia Navale. Poi nel Baltico dove Danimarca e Svezia si affrontarono nella terribile guerra del Nord dal 1709 al 1721. Quest’ultima data segnò la fine delle guerre navali europee iniziate nel XVII secolo. A garantire la stabilità politica del Mediterraneo era intervenuta già da tempo l’Inghilterra. La sua marina, grazie alla politica di Cromwell, aveva ottenuto prima gli ancoraggi di Gibilterra, Orano, Tetuan o Buzema, poi aveva occupato: Tangeri, dal 1662 al 1683, Gibilterra dal 1704, Minorca dal 1708 al 1783. Era riuscita ad avere come base la Sardegna dal 1708 al 1714. Necessità di logistica navale determinarono una politica d’amicizia con il Portogallo, per ottenere l’uso di una base sul Tago; e l’opposizione del Parlamento inglese ad ogni proposta, avanzata da influenti ministri della Corona, per la restituzione di Gibilterra alla Spagna. Il controllo del Mediterraneo, mare ristretto, non fu che un aspetto delle lotte delle potenze marittime europee, che nel Settecento avevano come obiettivo l’acquisizione di zone d’influenza sui vasti territori delle Americhe e dell’Asia, tanto che restavano ben poche che potessero essere occupate e sfruttate senza problemi. Tutto ciò aveva drammaticamente allargato l’ambito delle attività europee oltreoceano ed aveva introdotto una competitività più aspra nell’antagonismo tra le nazioni. Si era 46 formata quell’economia transcontinentale e transoceanica, sul cui controllo l’Europa si avviò a stabilire la sua egemonia sulle terre e sui mari del mondo intero. Nei conflitti che ne derivarono durante il Settecento, emersero l’Inghilterra e la Francia come le due principali potenze navali, mentre cadde in declino la potenze mercantile dell’Olanda. Pur conservando i loro grandi possedimenti coloniali, Spagna e Portogallo manifestarono minor dinamismo con i loro commerci coloniali, sempre più minacciati dalla concorrenza inglese e francese. Il potere marittimo nel Settecento Agli inizi del Settecento il potere marittimo assunse sempre maggiore importanza, via via che le nazioni dell’Europa occidentale acquisivano colonie e sviluppavano il commercio oltreoceano. Le grandi potenze europee, il secolo precedente, avevano già avanzato le loro pretese su vasti territori nelle Americhe e in Asia, tanto che restavano ben poche zone che potessero essere occupate e sfruttate senza problemi; tuttavia dal 1721 al 1740, vi fu un periodo di quasi pace navale completa, fatto questo che non impedì che dal 1740 al 1780 si mettesse in moto un fenomeno di mondializzazione dell’antagonismo marittimo. Su sessantanove grandi battaglie navali combattute nel secolo, dodici si svolsero nel Baltico (17%), diciannove sulla costa atlantica dell’Europa (30%), tredici in America (17%), nove nell’Oceano Indiano e diciassette nel Mediterraneo (24%). Nel 1744 le ostilità anglo-spagnole confluirono nella guerra scoppiata tra Gran Bretagna e Francia (parte a sua volta di quella di Successione austriaca, che vide impegnata la Francia sul mare solamente dal 1744 al 1748). La guerra si rivelò per la Francia una prova difficile, ma non totalmente disastrosa. Per l’occasione, le operazioni navali si configurarono come una guerra di convogli. Essa ebbe in Atlantico due battaglie navali tra squadre francesi e britanniche, presso capo Finesterre il 3 maggio e il 14 STORIA MILITARE ottobre 1747, che ambedue terminarono con il sacrificio di buona parte dei vascelli francesi, per permettere la salvezza dei convogli. Oltre all’Atlantico, la guerra proseguì nell’Oceano indiano e nei Caraibi. In quell’area vi erano le prede più ambite: le isole francesi produttrici di zucchero. Queste avevano superato il raccolto delle isole britanniche e lo vendevano meglio, e la flotta spagnola carica di lingotti d’oro. I tentativi degli Inglesi di conquistare i territori spagnoli in terraferma e nelle maggiori isole caraibiche fallirono a causa delle malattie tropicali. Abbandonata l’idea di guerra di squadra, le ambizioni della Marina francese furono limitate alla protezione delle linee marittime della Francia con le sue colonie. Il bilancio fu pesante, con 23 vascelli francesi perduti contro solo 9 britannici. La guerra ebbe un debole sviluppo nel Mediterraneo con l’affare di Tolone (22 febbraio 1744), dove la squadra franco-spagnola dell’ammiraglio francese de Court La Bruyère, uscita in mare aperto fu attaccata da quella britannica comandata dall’ammiraglio Thomas Matthews, ma infine riuscì a rientrare in porto, essendosi concluso lo scontro con esito indeciso. Il trattato d’Aquisgrana del 1748 non risolse alcuno dei problemi sul tappeto e sotto la pressione delle contese coloniali, degli interessi mercantili e commerciali, la guerra ricominciò in Nordamerica e proseguì in Europa. La guerra dei Sette anni (1756-63) si sviluppò contemporaneamente in una serie di conflitti in Europa, Asia, America e Africa, mettendo in crisi il sistema d’equilibrio che aveva retto il quadro delle relazioni internazionali per oltre mezzo secolo. Le ostilità iniziarono già nel 1755 dalla Gran Bretagna che, senza dichiarazione di guerra, s’impadronì in alto mare di numerosi mercantili francesi. Le cause furono la rivalità economica e coloniale anglo-francese nell'America del Nord e in India, la volontà di Maria Teresa d'Austria di rientrare in possesso della Slesia, occupata da Federico II di Prussia dopo il 1740. Il conflitto rivelò le soglie critiche sulle quali si arresterà, sotto la Rivoluzione e l’Impero, la crescita della flotta francese. Se i primi due anni furono favorevoli alla Francia (con lo sbarco di sorpresa a Minorca, il 18 aprile 1756, fatto un corpo di spedizione francese, e la presa di Port Mahon nei mesi d’aprile-mag- gio 1756), ma ben presto gli Inglesi, grazie anche all'energica personalità del ministro degli esteri Willam Pitt “il vecchio”, riacquistarono la supremazia sul mare. Le operazioni navali britanniche, contro la Francia, fecero apparire l’evoluzione continua della strategia marittima. La Royal Navy inaugurò il blocco del porto di Brest, per impedire l’uscita delle squadre francesi, tattica poi seguita per tutte le guerre napoleoniche. Ciò permise di neutralizzare la sola arma offensiva del nemico, la sua flotta di linea, e di mantenere i Francesi in uno stato costante d’inferiorità in ciò che concerneva la manovra dei loro vascelli. Pitt fu il promotore di una nuova politica militare, che mirava a strappare al nemico le sue colonie per imporre il proprio dominio commerciale sugli oceani. Per ottenere questo la Royal Navy dovette assicurarsi il controllo delle linee di comunicazione, ossia delle rotte e cimentarsi in vere e proprie operazioni anfibie in lontani territori nemici. Fu così che una squadra britannica fu posta nel Mediterraneo, vicino alla rocca di Gibilterra, per impedire alla flotta di Tolone di ricongiungersi a quella francese dell’Atlantico; mentre il resto della Royal Navy sferrò un attacco contro le isole francesi delle Antille. Per la Royale (denominazione della marina da guerra della monarcha francese) la guerra sul mare, che fu combattuta dal 1755 al 1763, si concluse con una totale catastrofe. Essa non percepì il pericolo che derivava dal controllo dei mari, mantenendo il più possibile la flotta chiusa nei porti. Quando le circostanze la costringevano ad uscire in mare aperto, il suo obiettivo principale era quello di proteggere il naviglio mercantile, evitando ogni occasione di scontro. Se costretta a sostenere un combattimento, essa si poneva sempre in posizione di “sottovento”, utile alla difesa, che costringeva il nemico ad attaccare con tutti i rischi che ne derivavano. Così facendo, era di solito in grado di danneggiarlo durante il suo avvicinamento evitando scontri decisivi e preservando le proprie navi. Al contrario la Royal Navy, avendo sempre come obiettivo primario l’attacco e la distruzione del nemico, sceglieva di solito di navigare in “sopravvento”, al fine di spingere la propria flotta verso il nemico. Queste differenti concezioni di tattica navale riflettevano i due 47 STORIA MILITARE punti di vista sullo scopo della guerra navale. Per i Francesi essa era un elemento minore in rapporto alla guerra terrestre, dove “la marina non era più che una branca dell’esercito intervenendo su casi specifici, e doveva dunque essergli subordinata”. Per i Britannici, il “vero scopo” di una Marina da guerra era “la vittoria sulla marina nemica e il controllo dei mari, dove i bastimenti e le flotte nemiche sono i veri bersagli”. Nel corso della guerra, le colonie francesi nell'America del Nord rimasero isolate dalla madrepatria; e prive di aiuto finirono per soccombere una dopo l’altra. Nel 1758 una squadra francese di 6 vascelli e 4 fregate, inviata in soccorso nel Quebec, fu bloccata davanti alla fortezza di Louisbourg dalla flotta britannica comandata dall’ammiraglio Edward Boscawen, costituita da 22 vascelli con 12.000 a bordo. L’assedio durò dal giorno 8 giugno al 26 luglio, data della capitolazione. I coloni francesi furono così costretti ad evacuare la valle del San Lorenzo e successivamente la città di Quebec; infine, sconfitti dai Britannici nella battaglia combattuta sulle pianure d'Abraham (1759), dovettero pure abbandonare Montreal (1760). Nello scacchiere europeo, dopo la presa francese di Minorca, Luigi XIV pensò ad un piano di sbarco in Inghilterra, quindi ordinò la riunione nella Manica delle squadre di Tolone e di Brest. La manovra fu frustrata dall’ammiraglio Edward Boscawen, che inseguì la squadra di Tolone, fin dentro la baia di Lagos – infrangendo la neutralità del Portogallo - dove il 18 e il 19 agosto 1759 distrusse cinque vascelli dell’ammiraglio Sabran de La Clue, impedendogli di ricongiungersi con la flotta di Brest. Questa, il 20 novembre 1759, sfuggita durante una tempesta al blocco inglese di Brest e riparatasi nella baia di Quiberon, fu sconfitta dalla squadra inglese dell'ammiraglio Edward Hawke. I Britannici avendo così conseguito il controllo della Manica, ne approfittarono per effettuare delle operazioni anfibie, con sbarchi di truppe sul suolo francese a Cherbourg e a Saint-Malo nei mesi di agosto-settembre 1759. In India, la lotta anglo-francese ebbe inizio con la presa di Madras da parte di Joseph Dupleix, governatore di Pondicherry, nel 1746. Egli si servì delle proprie truppe per cercare di trasformare il Deccan e il Carnatico in stati fan- 48 toccio francesi. Nel 1750 scoppiò un conflitto coloniale con la Gran Bretagna, che aveva anch’essa grossi interessi in India. Anche in questo caso la potenza della Royal Navy si rilevò alla lunga il fattore decisivo. Dupleix fu bloccato a Trichinopoly nel 1752. Dopo la conquista del Bengala, i Britannici poterono rafforzare il loro controllo sul Carnatico. Dupleix, richiamato in patria nel 1754, fu sostituito dal comandante francese Lally, barone di Tollendal, che dopo aver cercato invano di attaccare il centro inglese di Madras, fu costretto a capitolare e a consegnare al nemico la principale piazza fortificata di Pondichéry (1761), ultimo baluardo della potenza francese in India. Per porre rimedio a queste sconfitte marittime e coloniali e ottenere l'appoggio della flotta spagnola, la Francia rinnovò l’esistente il “patto di Famiglia” con i Borbone di Spagna (1761), ma l'inferiorità tecnica della Marina spagnola impedì ogni successo, e gli Inglesi colsero inoltre l'occasione per impadronirsi della Florida e di Cuba. La pace di Parigi, firmata all’inizio del 1763, pose fine alla guerra, e fu la consacrazione dell’impero coloniale britannico. Si trattava di un accordo complesso e controverso, ferocemente criticato dal ministro degli esteri inglese William Pitt “il vecchio”, che si era dimesso dal suo incarico nel 1761. Vista la lunga lista delle conquiste inglesi oltreoceano, non potendo mantenerla per intero, si dovette decidere quali territori restituire alla Francia e alla Spagna. L'opinione pubblica britannica criticò il nuovo governo Pitt per aver lasciato alla Francia, oltre a parecchi privilegi commerciali, le “isole da zucchero”: la Guadalupa e la Martinica, conquistate dagli Inglesi rispettivamente nel 1759 e nel 1762. Mantenere nei negoziati di pace un atteggiamento implacabile, quanto la conduzione della guerra da parte di William Pitt “il vecchio”, o seguire l’orientamento del nuovo primo ministro John Stuart Bute, a favore di “una pace equa e onorevole” per i Francesi, questo fu il dilemma per il governo inglese. Le clausole definitive del trattato di pace confermarono la linea politica di Bute, sancendo la vittoria britannica in campo coloniale, senza umiliare i franco-spagnoli. Così la Francia cedeva alla Gran Bretagna: nell'America Settentrionale, il Canada, o Nuova Francia STORIA MILITARE (conservando però l'arcipelago di Saint-Pierre e Miquelon e il diritto di pesca a Terranova (importanti per il reclutamento dei marinai), i Paesi ad est del Mississippi, tranne Nuova Orleans, che passava alla Spagna; nel Mar Caraibico, le isole di Dominica, San Vincenzo, Tobago e Grenada; in Africa il Senegal (tranne Gorée). La Francia rinunciava inoltre ad ogni pretesa di dominio in India, dove conservava tuttavia cinque stabilimenti, e nel Mediterraneo restituiva alla Gran Bretagna Minorca, occupata nel 1756. La principale potenza marittima d’Europa. Questa lotta, combattuta a più Spagna cedeva alla Gran Bretagna la Florida, ma fu compensata dall'acquisizione della Louisiana occidentale francese, trasferitale col trattato segreto di Fontainebleau (3 novembre 1762). La guerra dei Sette anni e il trattato di Parigi avevano distrutto l'impero coloniale francese. Per la Gran Bretagna, quali che fossero le controversie emerse dalle clausole del trattato, si trattò di un notevole passo verso la sua ascesa a riprese fino al 1815, si dimostrò ben presto un duello fra Gran Bretagna e Francia per la supremazia mondiale. Le potenze borboniche (Francia e Spagna) furono sconfitte ma non annientate. Una fase del conflitto fu conclusa a favore della Gran Bretagna. Ma la volontà di rivincita portò la Francia a un nuovo programma di costruzioni navali che, dal 1761 al 1795, impegnò tutti cantieri navali. Così alla fine del regno di Luigi XVI si superarono i 65 vascelli e le 35 fregate, ma tutto ciò non eliminò le debolezze strutturali della Marina, che erano le difficoltà riscontrate nel reclutamento, le carenze dell’istruzione dei quadri e le difficoltà finanziarie dovute ai tagli di bilancio. Problemi che non si risolsero con il brillante recupero, che la Marina francese dimostrò durante la guerra d’Indipendenza americana, lungamente preparato, fra il 1763 e il 1778. La Gran Bretagna per tutta la durata della guerra d’Indipendenza americana fu costretta a una strategia difensiva. Dovette subire gli avvenimenti in America, nei Caraibi e in India, e far fronte a più di una minaccia d’invasione del proprio suolo senza avere, per la prima volta, un alleato continentale. Nel 1780 fu affrontata da una coalizione formata da Francia, Spagna e Olanda, e minacciata dalla cosiddetta “Lega armata dei neutri“ - costituita da Russia, Prussia, Austria, Svezia, Danimarca, Portogallo e Napoli – in più fu pure logorata dallo sforzo di difendere un impero che si estendeva dal Canada all’India. Serrata dagli eventi bellici la Gran Bretagna fu costretta a cedere il controllo delle acque nordamericane, mantenendo tuttavia quello dei Caraibi, grazie alla provvidenziale vittoria dell’ammiraglio George Brydges Rodney sulla squadra francese, comandata da François Joseph Paul marchese de Grasse, davanti all’isola dei Santi (Guadalupa), tra il 9 e il 12 aprile 1782. Vittoria che salvò i possedimenti britannici nelle Indie occidentali. La guerra ebbe degli sviluppi anche nel Marina Veneta - «Nave Veneziana» Anonimo, olio su tela, Venezia, Museo Civico Correr (foto Museo Correr). Mediterraneo, dove i franco-spagnoli tentarono la presa della piazzaforte di Gibilterra, per terra e per mare dal luglio 1779 al febbraio 1783. L’assedio, uno dei più memorabili della storia, venne alla fine tolto per la strenue resistenza degli Inglesi. Le colonie americane furono indipendenti nel momento in cui i Britannici abbandonarono la loro politica di bloccare la flotta francese a Brest, disperdendo le loro forze, per tentare di difendere i loro possedimenti nel Continente americano, nelle Indie occidentali e orientali. La Francia e i suoi allea- 49 STORIA MILITARE ti non seppero prendere al volo l’occasione di assicurarsi il controllo della Manica, ma preferirono conseguire il controllo delle acque americane, dove le operazioni di blocco effettuato dalla squadra navale francese ebbe un ruolo determinante per la decisiva sconfitta terrestre inglese a Yorktown. In questo villaggio della Virginia, a sud-est di Richmond e allo sbocco del fiume York nella baia di Chesapeake, nella fase finale della guerra d'Indipendenza americana il generale inglese Charles Cornwallis, ritiratosi nella città, fu assediato per terra e per mare dalle forze francesi (al comando del conte Jean-Baptiste de Rochambeau e dell'ammiraglio de Grasse) e americane (guidate da George Washington). Privi di rinforzi, gli Inglesi si arresero il 19 ottobre 1781, determinando a tutti gli effetti la fine della guerra in America. La rinascita del potere navale francese fu uno degli aspetti più allarmanti della sconfitta britannica, e fu causa di serie preoccupazioni per una nazione che tendeva a dare per scontato il proprio dominio dei mari. L’indipendenza fu concessa alle ex colonie americane nel novembre del 1782 e la pace con Francia e Spagna fu stipulata l’anno successivo, con il trattato di Versailles. La Francia risultò in apparenza soddisfatta aveva preso sulla sua rivale marittima la rivincita del trattato di Parigi del 1763, in gran parte grazie alla sua Marina, ma senza grande profitto materiale. Il trattato conservava alla Gran Bretagna il possesso dell’India, di Terranova e delle isole adiacenti, conferendo il diritto di pesca per la Francia in quelle acque e il possesso di Saint-Pierre e Miquelon, la reciproca restituzione delle isole delle Antille occupate durante la guerra, la restituzione alla Francia dei suoi stabilimenti in India e nel Senegal. La Gran Bretagna inoltre riconosceva alla Francia il diritto di fortificare Dunkerque, mentre la Spagna otteneva la restituzione di Minorca e della Florida, e restituiva a sua volta le isole di New Providence e delle Bahamas. La Gran Bretagna, anche dopo l’unica sua sconfitta in età moder- 50 na e contemporanea, aveva mantenuto la gran parte delle sue basi sulle rotte marittime. La decisione del suo Governo di mantenerle vitali ebbe conseguenze determinanti per la sua predominante posizione sul mare, che dipendeva non solo dalla grande forza materiale e dalle superiori dottrine strategiche della sua Marina, ma anche dal controllo dei “mari ristretti”. In questi mari, che si potevano controllare con relativa facilità a partire dalle coste, così importanti per la storia navale moderna - Manica, stretto di Gibilterra, canale di Sicilia, Dardanelli, Bosforo e Adriatico - la Gran Bretagna riuscì a costituire un numero d’avamposti navali che, grazie alla Royal Navy, le dettero, dopo la battaglia di Trafalgar (1805), il dominio incontrastato dell’est dell’Atlantico e del Mediterraneo fino a tutta la seconda guerra mondiale. Nel 1793 lo scoppio in Francia della guerra rivoluzionaria, e l’invasione di Napoleone Bonaparte dell’Italia, al quale non era sfuggita l’importanza del dominio delle rotte marittime per il successo delle sue operazioni, l’occupazione francese di Malta e dell’Egitto, costrinsero i Britannici a intervenire militarmente, confermando la tesi di come la sicurezza del Mediterraneo si realizzi nella storia solo quando l’esercizio dell’influenza e del sea control sull’intero bacino marittimo sia gestito da una sola potenza egemone: Roma nell’antichità, la Gran Bretagna nel periodo napoleonico, gli Stati Uniti attualmente. Marina Pontificia (1835) Particolare. M. Fonda, tempera su carta, Museo di Roma (Palazzo Braschi).