MUSEO POLDI PEZZOLI- SERVIZI EDUCATIVI Fiori al Museo NELLA SECONDA SALETTA DEI LOMBARDI Giovanni Antonio Boltraffio fu uno dei primi e più interessanti allievi di Leonardo da Vinci, dopo che questi giunse a Milano nel 1482. La formazione di Boltraffio presso la bottega di Leonardo è particolarmente evidente in questa tavola, forse basata su disegni del maestro. La rosa rossa sul manto di Maria è simbolo della Passione e della morte di Cristo, così come del dolore della Vergine per la sofferenza del Figlio. Il fiore dal lungo stelo nel vaso è stato identificato come un gelsomino, un fiore d’angelo o una crocifera. Giovanni Antonio Boltraffio Madonna con il Bambino. Madonna della Rosa. c.1487-90 NELLA SECONDA SALETTA DEI LOMBARDI Bernardo Zenale fu uno dei protagonisti della pittura milanese tra Quattro e Cinquecento. Sant’Antonio da Padova è riconoscibile dal saio dell’ordine francescano, dalla tonsura e dal giglio: simbolo di purezza e di fede senza dubbi. NELLA PRIMA SALETTA DEI LOMBARDI Bernardo Zenale Sant’Antonio da Padova 1502-1507 L’arcangelo Gabriele, il messaggero di Dio, nella scena dell’Annunciazione spesso tiene in mano un giglio. Il giglio è simbolo di purezza, ma anche rimando al bastone di Mercurio, il messaggero dell’Olimpo. A volte il bastone diventa uno scettro. NELLA SALA NERA Gottardo Scotti Trittico 1460-1480 A volte nell’Annunciazione il giglio è in un vaso, come nel Polittico attribuito al Maestro di San Giovanni Evangelista. L’attribuzione è ancora incerta. Il nome dell’artista è infatti il nome convenzionale di un pittore anonimo, autore di tavole con storie del Santo, oggi a Palazzo Bianco a Genova. Maestro di San Giovanni Evangelista Annunciazione c. 1490-1500 NELLA SALETTA DEI TRECENTESCHI Elisabetta d’Ungheria era una principessa: sposata a 14 anni al principe di Turingia e rimasta vedova a 20, seguì l’esempio di San Francesco, donando i suoi beni ai poveri e curando gli ammalati. Dopo la sua morte, a soli 24 anni, diventò un simbolo di carità cristiana. Secondo la leggenda, mentre portava del pane ai poveri incontrò il marito che le chiese che cosa stesse portando. «Rose», rispose. E poiché egli insisteva per vederle, miracolosamente il mantello di Elisabetta si riempì di rose. Il dipinto era collocato nella parte superiore di un grande polittico composto da almeno quattordici pannelli oggi in varie collezioni. Lippo Memmi Sant’Elisabetta d’Ungheria 1340-1350 NELLA SALA DEL PERUGINO Accanto alla Madonna con il Bambino un angelo tiene nella veste e in un vaso alcune rose bianche, rosse e rosa. Questi fiori sono legati al culto della Vergine, chiamata “rosa mistica” e “rosa senza spine” con allusione alla sua natura immacolata. La rosa bianca allude alla verginità di Maria e all’amore eterno e puro, ma è anche un simbolo di morte. La rosa rossa simboleggia il sangue versato da Cristo per la redenzione dell’umanità e l’amore che sopravvive alla morte. La rosa rosa rappresenta la serenità ispirata dall’amore per Cristo e per la Vergine. La premonizione della Passione di Cristo è suggerita anche dall’espressione malinconica dei tre personaggi. Biagio d’Antonio Madonna con il Bambino e un angelo 1480-1485 NELLA SALA DEL PERUGINO I fiori nelle mani di Maria e di Gesù sono stati identificati con una varietà di convolvolo, il vilucchio, simbolo di umiltà. La tavola, tagliata in alto lungo il margine, faceva probabilmente parte di un polittico. Il punto di vista molto ribassato fa supporre che il dipinto fosse destinato alla parte superiore di una pala d’altare. Cristoforo Caselli Madonna con il Bambino e angeli musicanti 1507-1510 A cura di Maria Teresa Balboni Brizza e Marina Sambuy, Milano 2012