È il senso del limite che ci fa prendere contatto con la realtà

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Norberto Bobbio: la storia
È il senso del limite
che ci fa prendere contatto con la realtà
A cura di Eleonora Senese
N
orberto Bobbio nasce a Torino il 18 ottobre del
1909 da una famiglia abbastanza agiata che gli
consente di studiare. Dopo il conseguimento
del diploma al Liceo classico “Massimo D’Azeglio”,
nel 1928 si iscrive al Partito Nazionale Fascista, pur
non essendo vicino a quell’ideologia. Si iscrive
all’Università ove diviene allievo di due importanti
professori, Gioele Solari e Luigi Einaudi e, dove consegue la laura con lode in Giurisprudenza nel luglio del
1931, esponendo una tesi sulla “Filosofia e dogmatica
del Diritto”. Successivamente si trova a studiare in
Germania dove si avvicina alla filosofia di Jaspers e
all’esistenzialismo, laureandosi poco dopo anche in
Filosofia con una tesi riguardante la fenomenologia di
Husserl. Circa un anno dopo ottiene la cattedra
all’Università di Siena e a Padova, iniziando così la sua
carriera universitaria.
La sua avversione per il Fascismo gli procura un arresto a Torino e poco dopo un’intimidazione per la quale
scrive un esposto direttamente a Benito Mussolini. Nel
testo si discolpa delle accuse rivoltegli, riuscendo ad
ottenere addirittura la cattedra di Filosofia del diritto
all’Università di Camerino proprio grazie all’intervento dello stesso Mussolini.
Negli anni giura ancora fedeltà al Regime, per poter
riaccedere alle cattedre dell’Università di Siena e di
Padova e, per questo motivo, fu oggetto di aspre
critiche.
Negli anni ’40 del Novecento aderisce al movimento
liberal-socialista e per l’attività clandestina viene incarcerato per tre mesi. Riottenuta la libertà intraprende
una critica all’esistenzialismo, tornando alla contemplazione delle teorie illuministe. In quegli anni si sposa
con Valeria Cova dalla quale ha tre figli: Marco,
Andrea e Luigi.
I suoi studi politico-sociali si incentrano, poi, sulla tesi
di un federalismo inteso come unione di stati diversi
che, però, è da considerarsi ormai superata dopo l’unificazione nazionale. È la “Teorica della libertà”.
Dopo aver lasciato l’incarico a Padova, occupa la
Cattedra di Filosofia del diritto a Torino, riscontrando
un notevole successo in merito ai suoi corsi fino al
1961. Dall’anno successivo fino al 1971, insegna presso la facoltà di Scienze Politiche della quale fu fondatore a Torino e che gli consente di ottenere la cattedra
di Filosofia politica.
Proprio nel 1971 è tra i firmatari della lettera sul caso
Pirelli pubblicata da L’Espresso Il figlio Luigi milita
nel frattempo in Lotta Continua. Durante quegli anni
diviene Presidente della Facoltà e la politica diventa
punto cardine del suo percorso intellettuale, tant’è che
di notevole rilievo è un testo del 1972 indirizzato a
Guido Fassò, nel quale si scaglia contro l’ingiustizia e
la corruzione che si nasconde sotto l’insegna della
Democrazia. Dice nel libro: “La democrazia non è soltanto metodo, ma è anche un ideale: è l’ideale egualitario…”.
Per i suoi numerosi lavori diventa socio dell’Accademia dei Lincei e della British Academy, collaborando,
inoltre, con l’amico Aldo Capitini all’opera I problemi
della guerra e le vie della pace del 1979, anno in cui è
nominato Professore emerito all’Università di Torino.
Cinque anni dopo, ottiene la carica di Senatore a vita
dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini e, dal
1996, si iscrive al gruppo parlamentare del Partito
Democratico della Sinistra.
Grazie al suo contributo non solo accademico, Bobbio
riceve lauree honoria, vincendo il Premio Balzan nel
1994 e il Premio Agnelli nel 1995.
Pubblica la sua autobiografia alla fine degli anni ’90,
ma poco più tardi, dopo la scomparsa della moglie
Valeria, inizia a ritirarsi a vita privata, pur continuando
sporadicamente ad esporre le sue osservazioni critiche
sulla politica del tempo.
Nell’anno 2003 è onorato del “Sigillo Civico” per i
suoi contributi alla città di Torino, in cui muore il 9
gennaio del 2004.
Norberto Bobbio ha sempre ricercato i principi fonda2
Temi Romana
Norberto Bobbio: la storia
mentali che consentono lo sviluppo di una democrazia
giusta ed equa. Pur ritenendo fallimentare l’esperienza
marxista-leninista Bobbio ha tuttavia creduto in una
contrattazione delle parti che si allarghi a tutto il
mondo, che comprenda la fratellanza tra gli uomini e
che non concepisca la violenza come mezzo per raggiungere tale obiettivo.
Nell’ambito della teoria generale del diritto ha sostenuto e abbracciato la critica al giusnaturalismo e ha creduto nella costruzione di una scienza giuridica come
sistema coerente.
Considerato come “più occupato a seminare dubbi che
a raccogliere consensi”, ha fondato la propria filosofia
nel cercare appunto di trovare falle in quei sistemi che
tanto si reputano sani ed incrollabili, incarnando in sé,
l’ideale della concezione critica e militante del pensiero. È il padre della filosofia analitica italiana e reputa
Temi Romana
che per far evolvere questa democrazia sia necessario
far progredire innanzitutto la civiltà nella quale essa
deve avere luogo.
Famose sono le sue parole: “Mi ritengo un uomo del
dubbio e del dialogo. Del dubbio perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina, quasi
sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte,
o ponendo ancora un’altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so, e
quello che so lo metto alla prova continuamente con
coloro che presumo che ne sappiano più di me”.
Tra i numerosi scritti che ci ha lasciato, occorre ricordare: L’indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale
e giuridica (Torino, 1934); La consuetudine come fatto
normativo (Padova, 1942); Stati Uniti d’Italia (1945);
Saggi sulla scienza politica in Italia (Torino, 1969);
Liberalismo e Democrazia (Milano, 1985).
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