Corrispondenze da Atene - The Plakias Stone Age Project

Corrispondenze da Atene
di Valentina
Di Napoli
Quegli audaci navigatori
della preistoria
L’uomo del Paleolitico era in grado di
solcare le onde del Mediterraneo? Ecco
cosa sembrano suggerire le sensazionali
scoperte, nell’isola di Creta, di strumenti
in pietra risalenti a 130 mila anni fa…
reta è celebre per il suo passato
preistorico, legato alla fama
C
della civiltà minoica (vedi, in questo
numero, l’articolo alle pp. 56-65).
Eppure, i resti piú antichi finora
individuati sull’isola risalgono
all’età neolitica (7000-3000 a.C.),
documentata a Cnosso fin dalla
fase pre-ceramica, solo per citare
un esempio. Ma che cosa
accadeva nella terra di Minosse,
prima della comparsa dell’Homo
sapiens? Possiamo spingerci cosí
lontano nel tempo, dal momento
che Creta è un’isola da circa 5
milioni di anni? Una risposta
viene dall’équipe diretta da Thomas
F. Strasser (dell’American School of
Classical Studies at Athens e
Providence College, Rhode Island)
e da Eleni Panagopoulou
(della Soprintendenza di
Paleoantropologia-Speleologia
della Grecia meridionale), che, dal
2008, svolgono ricerche di
superficie nella zona tra Plakias e
Hagios Pavlos, nella Creta
meridionale, affacciata sul Mar
Libico. Due anni di ricognizioni
e di studi sono valsi a questo
team internazionale l’inclusione
nella «Top 10» delle scoperte
archeologiche dell’anno, una
classifica stilata dal mensile
Archaeology (la rivista ufficiale
dell’Archaeological Institute of
America). E a ragione: Strasser e la
Panagopoulou, coadiuvati da altri
archeologi, geologi e studenti,
20 A R C H E O
Mare di Creta
Iraklion
Plakias
Creta
Mar Mediterraneo
Bifacciale
(utensile appuntito
ottenuto lavorando
sulle facce
opposte un
ciottolo o una
scheggia)
in quarzo,
dalla gola di
Preveli (Creta
meridionale), area
in cui sono stati
individuati
9 siti riferibili
al Paleolitico
e databili fra
i 130 000 e i
70 000 anni fa.
hanno individuato non soltanto
20 siti risalenti al Mesolitico
(10 000-7000 a.C.), ma anche ben
9 insediamenti paleolitici; questi
ultimi si collocano principalmente
nella bellissima gola naturale di
Preveli e si datano tra i 130 000
e i 70 000 anni fa.
Al tempo dei primi antenati
Usando un modello già praticato
per rintracciare siti mesolitici sulla
terraferma greca, Strasser è andato
alla ricerca di aree di Creta che
presentassero caratteristiche
ambientali simili, tra cui l’accesso
all’acqua, nonché la presenza di
grotte e rifugi nella roccia che
potessero fungere da abitazioni.
La squadra ha raccolto oltre
1200 strumenti, realizzati in
quarzo e selce; di essi, centinaia
risalgono al Mesolitico (si tratta dei
cosiddetti «microliti», cioè di punte
e altri utensili che hanno
dimensioni non superiori ai 3 cm
I componenti della missione
internazionale che ha condotto le
ricerche nell’area di Plakias, sulla
costa meridionale dell’isola di Creta.
In alto: vedute da angolazioni diverse
di un bifacciale rinvenuto
in località Timeos Stavros.
circa), mentre altri sono ben piú
grandi e differiscono dal punto di
vista tecnologico e tipologico: si
tratta di bifacciali (utensili in pietra
ottenuti lavorando le due facce
opposte di un ciottolo o di una
scheggia, n.d.r.), asce, raschiatoi e
altre forme, chiaro segno della
presenza dei piú antichi antenati
dell’uomo, testimonianze che
rimandano alla tradizione della
cultura acheuleana, riferibile sia
all’Homo heidelbergensis, sia all’Homo
erectus. E, cosa molto importante,
questo survey ha il merito di aver
identificato, per la prima volta,
manufatti mesolitici e paleolitici
all’interno di contesti geologici
databili con precisione.
La prima colonizzazione
dell’Europa: una nuova
prospettiva
Le conseguenze delle scoperte
sono enormi, eThomas Strasser le
sottolinea: «Questi rinvenimenti
permettono di retrodatare di
ben 100 000 anni la storia della
navigazione marittima nel
Mediterraneo, con chiare
implicazioni sulla colonizzazione
dell’Europa da parte dei primi
pre-Homo sapiens africani, dei
nostri antenati, insomma». E
aggiunge: «Ciò significa anche
che va rivista la teoria,
ampiamente diffusa, secondo la
quale l’Europa e l’Asia furono
colonizzate esclusivamente via
terra». Insomma, dal momento
che, nel Paleolitico, Creta era già
un’isola, la scoperta di Strasser e
Panagopoulou rappresenta la piú
antica testimonianza di
spostamenti verso Creta dal
mondo circostante.
Sebbene il livello piú alto della
terraferma, in epoche cosí antiche,
comporti una minore distanza tra
Creta e il resto della Grecia, la
Turchia e l’Africa, non vi sono
dubbi: nel Paleolitico esistevano
uomini in grado di navigare in
mare aperto e di fare viaggi
ripetuti, decine di migliaia di anni
prima di quanto si credesse finora
(ricordiamo che, fino a oggi, la
prima testimonianza al mondo di
navigazione in mare aperto si
datava a 60 000 anni or sono, tra la
Thailandia e l’Australia).
Già per il 2011 sono previsti scavi,
oltre alla prosecuzione delle
indagini di superficie. E siamo in
attesa, naturalmente, di nuove
conferme del quadro delineato da
queste eccezionali scoperte.
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