Suoli e paesaggi della provincia di Brescia

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Suoli e paesaggi
della provincia
di Brescia
Responsabilità e coordinamento del progetto:
Stefano Brenna
Realizzazione a cura di:
Dante Fasolini, Vanna Maria Sale
Contributi specifici:
Geologia e geomorfologia: Francesco Malucelli
Clima: Lorena Verdelli (testi), Valerio Marchetti (immagini), Marina Anelli (testi
Milano)
CD Rom, elaborazione dati: Marco Pastori, Luca Percich, Alberto Rocca, Silvia
Solaro
Schede suoli: Silvia Solaro
Armonizzazione pedologica:
Agristudio srl, Rea scarl, Timesis srl, Soil Network Italia soc. consortile arl
Analisi di laboratorio:
ERSAF, Ceres Varese, MAC Minoprio
Progetto grafico:
ES Studio S.r.l. – Milano
Illustrazione di copertina:
Immagini ERSAF
Fonti fotografiche:
ERSAF
Prima edizione:
Milano, febbraio 2004
Stampa:
Arti grafiche G. Vertemati Srl
Via Bergamo 2
20059 Vimercate (MI)
Copyright
C
2004 ERSAF
ERSAF
Ente Regionale per i
Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
Via Copernico, 38
20125 Milano
www.ersaf.lombardia.it
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La pianura della Lombardia è prima e più di tutto un territorio agricolo: e questo nonostante ospiti, contemporaneamente, gran parte dei 9 milioni di cittadini lombardi, degli
insediamenti produttivi e delle infrastrutture logistiche della regione.
Conoscere i suoli e conoscerli bene è dunque indispensabile, soprattutto qui da noi: per
preservare – come ci raccomanda l’Unione Europea – i terreni di grande valore agricolo
per la produzione alimentare a lungo termine, per valorizzare la tipicità e la qualità delle
nostre produzioni ed anche per salvaguardare l’ambiente e assolvere a quelle funzioni
di riqualificazione del paesaggio, attenuazione dell’impatto esercitato dalle attività
antropiche e mitigazione degli effetti del cambiamento del clima, che oggi al territorio
rurale sono richieste per assicurare uno sviluppo sostenibile.
ERSAF continua oggi – e porta ad un nuovo importante momento e strumento di diffusione - uno sforzo intrapreso ormai quasi 20 anni fa in Lombardia, per conoscere e far
conoscere i suoli della nostra regione, le loro caratteristiche, i loro comportamenti, le
loro attitudini - direi quasi - i loro segreti: i Quaderni di questa serie sono la testimonianza di questo impegno.
Francesco Mapelli
Presidente ERSAF
La conoscenza dell'ambiente e del territorio è un presupposto di base su cui fondare le
politiche e le scelte di governo del territorio: in questo senso la Direzione Generale
Territorio e Urbanistica è attivamente impegnata per sviluppare progetti di studio e
ricerca territoriale, i cui risultati sono di fondamentale importanza per attuare efficacemente le proprie funzioni di programmazione e per fornire agli enti territoriali strumenti
efficaci per il controllo e la gestione del territorio.
Tutti i dati, raccolti ed elaborati in modo coordinato ed integrato tra diversi soggetti preposti al governo del territorio, vanno a strutturare quell’architettura composita ed articolata rappresentata dal Sistema Informativo Territoriale, nel quale i contenuti informativi
relativi alle caratteristiche dei suoli ed alle unità morfologiche di paesaggio rappresentano uno dei numerosi ma fondamentali tasselli.
Nel sottolineare l’importanza della diffusione, dell’integrazione e della condivisione
delle conoscenze territoriali il Sistema Informativo Territoriale propone quest’opera realizzata in modo congiunto alla Direzione Generale Agricoltura ed all’ERSAF per rendere fruibili le informazioni ad un pubblico vasto, che potrà valorizzare i dati conoscitivi
attraverso i propri utilizzi a fini applicativi.
Alessandro Moneta
Assessore al Territorio e Urbanistica
Tre sono gli indispensabili elementi necessari alle pratiche agricole: la luce del sole, il
terreno, l’acqua. Al contrario della prima, le ultime due sono risorse esauribili, sempre
più scarse, per le quali l’agricoltura è in serrata competizione con tanti altri utilizzi ed
impieghi. Peraltro, l’agricoltura è l’unica forma di utilizzo del suolo capace di preservarne la consistenza e le caratteristiche anche per il futuro, al contrario di ciò che avviene
quando il terreno viene cementato, asfaltato, scavato.
Per queste ragioni, l’agricoltura è il settore produttivo più interessato alla tutela e gestione sostenibile delle caratteristiche qualitative e quantitative del terreno.
Questo quaderno è un contributo importante, utile e prezioso, che incrementa le conoscenze tecnico scientifiche sui terreni della Lombardia.
Viviana Beccalossi
Vicepresidente della Giunta Regionale
Lombarda
Assessore all’Agricoltura
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Indice
Introduzione
3
Inquadramento geografico
5
Caratteri fisici del territorio
7
Clima
Geologia
Geomorfologia
Idrogeologia
Uso del Suolo
I pedopaesaggi della provincia
17
La classificazione del pedopaesaggio
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi
Piano montano
Piano basale
Fondivalle montani
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti rilevati sulla
pianura
Depositi morenici recenti
Depositi morenici e terrazzi antichi
Depositi morenici e terrazzi intermedi
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Media pianura idromorfa
Bassa pianura sabbiosa
Pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali
Piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti
I suoli della provincia
31
Funzione produttiva
Funzione protettiva
Funzione naturalistica
Schede dei suoli
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi
Scheda 1 Suoli Rifugio Maddalena argillosi, scarsamente ghiaiosi (RFM1)
Scheda 2 Suoli Botticino Mattina franco argillosi, ghiaiosi (BTI1)
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura
Scheda 3 Suoli Bettoni-Cazzago franchi, scarsamente ghiaiosi (CZO1)
Scheda 4 Suoli Desenzano franco limosi (DES1)
Scheda 5 Suoli Faloppi franco limosi, scarsamente ghiaiosi (FLO1)
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Scheda 6 Suoli Bruciati franchi, scarsamente ghiaiosi (BTU1)
Scheda 7 Suoli Sabbionera franchi, scarsamente ghiaiosi (SBN1)
Scheda 8 Suoli Verolanuova franchi (VEO1)
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Scheda 9 Suoli Martinenghe franco sabbiosi (MRH1)
Scheda 10 Suoli Fienil Lungo franco sabbiosi (FNU1)
Glossario
54
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Introduzione
Suolo, risorsa fondamentale
Questo volume fa parte di una serie di quaderni provinciali, che
descrivono suoli e paesaggi della pianura e collina lombarda.
Tali pubblicazioni sono rivolte a chiunque voglia conoscere
meglio questa importantissima risorsa della nostra regione, a
cominciare dai tecnici delle istituzioni e delle professioni e dagli
studenti.
Il suolo è per l’uomo una risorsa importante. Dalle sue caratteristiche dipende
ed è dipesa nel corso della storia la possibilità per l’umanità di alimentarsi; la sua
capacità di trattenere, filtrare e favorire la biodegradazione delle sostanze tossiche e inquinanti condiziona in modo rilevante la possibilità di avere acque pulite
e un ambiente sano.
Il suolo è anche un elemento fondamentale degli ecosistemi terrestri, conserva testimonianze della storia della terra e una parte consistente della biodiversità del pianeta, è uno dei più grandi “serbatoi” di carbonio esistenti in natura; svolge così funzioni determinanti negli equilibri ambientali, nella regolazione
dei flussi idrologici e nella modulazione del clima, assumendo un valore che è
non solo economico e ambientale, ma anche culturale.
Tuttavia, una piena coscienza dei “valori” di cui i suoli sono portatori non è
ancora abbastanza diffusa; non c’è in genere ancora piena consapevolezza del
fatto che esistono tanti diversi tipi di suolo, ognuno con proprietà, comportamenti, attitudini proprie, e che anche entro distanze modeste, come possono
essere quelle della pianura lombarda, possiamo incontrare suoli del tutto differenti l’uno dall’altro.
Il suolo non è esclusivamente una superficie, o uno spessore, e non è nemmeno
riconducibile a una semplice somma di proprietà chimiche o fisiche, ma piuttosto un vero e proprio corpo naturale vivente, risultato di lunghi e complessi
processi evolutivi, durati spesso migliaia e migliaia di anni.
Tali processi portano a una condizione di equilibrio dinamico, perché soggetto
all’interazione e all’influenza dell’ambiente e, nelle aree abitate, dell’uomo.
La cartografia è il primo e più immediato strumento figurativo di conoscenza
della risorsa suolo. Essa è infatti in grado di dirci quali suoli ci sono in una certa
area, e quindi quali proprietà, comportamenti funzionali ed attitudini essi
hanno, ma anche dove tali suoli sono localizzati e come sono distribuiti nello
spazio geografico. La cartografia dei suoli è diventata pertanto uno strumento indispensabile per programmare in modo consapevole e “sostenibile” l’uso
della risorsa suolo, preservandola da un consumo eccessivo e sconsiderato e
assicurando forme di gestione che non ne degradino la funzionalità.
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Introduzione
La produzione sistematica di conoscenze sui suoli ha avuto inizio in Lombardia
intorno alla metà degli anni ’80 con il Progetto Carta Pedologica, a scala di
semidettaglio, del territorio regionale di pianura e prima collina, realizzato
dall’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia - ERSAL.
Le carte dei suoli allestite in quel progetto sono state pubblicate in 37 volumi,
appartenenti a un’apposita collana (SSR), ciascuno relativo a una delle aree nelle
quali nel corso di una quindicina di anni si è svolto il programma di rilevamento e
cartografia.
La Regione Lombardia e l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
- ERSAF, che nel frattempo ha ereditato l’attività e le competenze in campo
pedologico dell’ERSAL, presentano le carte dei suoli in una nuova veste editoriale dedicata ai suoli ed ai paesaggi della pianura e della collina lombarda (14.000
km2 circa in tutto, che interessano il territorio di 10 province, ossia tutte quelle
lombarde esclusa Sondrio). Le cartografie e le conoscenze sono state aggiornate, ulteriormente approfondite e perfezionate rispetto al passato, sia per
contenuto informativo sia per coerenza e congruenza con gli altri tematismi del
Sistema Informativo Territoriale (SIT) regionale.
La serie è formata da 8 volumi, uno per provincia tranne che per le tre province
di Varese, Como e Lecco, presentate in un’unica monografia.
Ogni volume è formato da un fascicolo stampato e da un cd-rom. Il fascicolo,
con uno stile sintetico e semplice, per quanto possibile in un testo tecnico-scientifico, inquadra i suoli nel paesaggio e nell’ambiente in cui si sono formati e sono
ora collocati, evidenziando aspetti gestionali e problemi applicativi attraverso
una serie di “casi tipo”.
Nel cd-rom, mediante un navigatore cartografico, si possono consultare le carte
pedologiche integrali (formato immagine) e quelle rappresentative del comportamento funzionale e di alcune attitudini applicative dei suoli.
Queste carte, realizzate a scala di semidettaglio, forniscono un quadro
conoscitivo adeguato ad affrontare problematiche di uso e gestione dei suoli a
scala comunale e comprensoriale, e rappresentano un riferimento fondamentale
per gli approfondimenti che possono essere necessari quando invece si opera a
scala più dettagliata (es. a livello di azienda agricola).
Le conoscenze contenute nei volumi sono rivolte a molteplici destinatari: ai tecnici, innanzi tutto, in particolare a quelli che nelle istituzioni pubbliche o nella
professione si occupano di agricoltura, di ambiente e di pianificazione urbanistica, ma anche agli studenti e a tutti coloro che siano interessati o anche solo
curiosi di saperne di più sui suoli della nostra regione.
In questo volume vi raccontiamo i suoli ed i paesaggi della porzione pianeggiante e dei primi rilievi della Provincia di Brescia. In quest’area i paesaggi, ed i suoli,
si caratterizzano per l’estrema varietà nelle forme, in particolar modo negli ambiti prealpini e morenici, per il valore naturalistico dei suoli più antichi e per la presenza e l’influsso di due grandi laghi della Lombardia orientale (Garda e Iseo).
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Inquadramento geografico
Inquadramento territoriale
dell’area indagata (parte prov. Brescia)
La provincia di Brescia occupa il settore orientale della regione Lombardia.
L'area oggetto del presente studio è localizzata nella porzione meridionale del territorio provinciale e la sua fisiografia è prevalentemente pianeggiante, ad esclusione
della parte nord dove, al contatto con la parte montana della provincia, prevalgono
gli ambiti collinari e prealpini.
La fisiografia dell’area è particolarmente complessa per la presenza, nella parte
nord, dei grandi laghi lombardi orientali (Iseo e Garda), di zone collinari e prealpine
a rilievo pronunciato e della pianura nella parte centro meridionale.
La zona è segnata dalle valli dei fiumi Oglio e Mincio, che ne costituiscono rispettivamente i confini occidentali ed orientali, dalla presenza di altri corsi d’acqua minori
tra i quali il Chiese ed il Mella, e da una consistente rete di canali irrigui.
Degli oltre 202.380 ettari di superficie complessiva, ripartiti in 104 comuni, 41.070
sono costituiti dalle cosiddette “aree miste” (aree urbane, corpi d’acqua, cave,
discariche e altri tipi di utilizzo). I rimanenti 161.310 ettari (circa 79%) costituiscono
pertanto la superficie utile di suolo.
Si tratta di una zona ad alta densità abitativa ed industriale in prossimità del capoluogo
e lungo l’autostrada A 4 Milano – Venezia. Il settore agricolo ha una rilevanza particolarmente significativa dal punto di vista produttivo, soprattutto nelle aree pianeggianti coltivate a seminativo, con aziende ad indirizzo cerealicolo zootecnico e nelle
zone della Franciacorta e del morenico gardesano, dove tradizionalmente si sono
sviluppate la coltivazione della vite e dell’olivo; inoltre nella parte collinare l’aspetto
di salvaguardia del territorio e di sviluppo del turismo agrario (agricolo, verde) sta
assumendo sempre di più un ruolo centrale dal punto di vista economico e dello sviluppo.
Le vie di comunicazione principali, autostradali e ferroviarie, attraversano la provincia da ovest ad est lungo la direttrice Milano - Venezia. Dal capoluogo provinciale
partono in senso radiale diverse vie di comunicazione verso le valli bresciane, i luoghi di villeggiatura dei laghi ed i maggiori centri situati nella pianura.
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Caratteri fisici del territorio
Clima
1
Dati forniti dall’Ufficio Idrografico e
Mareografico di Parma, Bacino del Po.
1
L’analisi dei dati di temperatura e piovosità riferiti all’intera provincia evidenzia un elemento di variabilità legato alla topografia, con un gradiente termico decrescente
in direzione nord. Il clima nel territorio di pianura è caratterizzato da inverni freddi,
con temperatura media 3,5°C, ed estati calde e afose con temperatura media 22,5°C.
Il mese più freddo è gennaio con temperatura media 2,4°C, quello più caldo luglio
con temperatura media 23,4°C.
1
1Temperatura media annua della provincia
di Brescia (pianura e montagna)
2Precipitazioni medie annue - pioggia e neve
fusa - periodo 1951-86
2
Riguardo alle precipitazioni medie annue - pioggia e neve fusa - si può osservare dall’analisi dei dati una maggiore piovosità nella parte centro-settentrionale della
provincia, con un incremento che va dagli 800 mm nella parte meridionale, confinante con la provincia di Mantova, ai 1600 mm in quella centrale.
Geologia
Il territorio provinciale oggetto del presente lavoro, interessa la pianura e la parte
meridionale dell’area prealpina.
I rilevi montuosi dell’area cartografata hanno avuto origine dall’orogenesi alpina,
che ha coinvolto rocce preesistenti e rocce in via di formazione durante la fase di sollevamento della catena. Essi sono formati da rocce sedimentarie, principalmente
calcari e dolomie mesozoici la cui deposizione è avvenuta durante un lungo intervallo
di tempo tra il Giurassico e il Cretaceo (circa 205 – 65 milioni di anni - in seguito
abbreviati in MA), noti anche per la loro qualità nell’impiego come materiale lapideo.
Nella porzione orientale al limite tra la pianura ed i primi rilievi, a Monte Orfano,
affiorano conglomerati la cui età è attribuita al Miocene Superiore (11 – 5 MA).
Nei fondivalle montani e nella parte medio bassa dei versanti vi sono esigue coper-
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
NORTHEN
EUROPE
THE
NETHERLANDS
BRITISH
ISLES
EUROPEAN
RUSSIA
NORTHEN
ALPS
NORTH
AMERICA
COLD
TEMPERATURE
MARINE OXIGEN
SOTOPE STRAGES
1
Holocene
Holocene
Flandrian
Holocene
Holocene
Holocene
T
2-4d
Weichselian
Weichselian
Devensian
Devensian
Würm
Wisconsinan
C
5e
Eemian
Eemian
Ipswchian
Mikulino
Warthe
Riss-Wûrm
Penultimate Glacial
Late Riss ?
Sangamon
6
7
Saale/Drenthe
8
Drenthe
0.01
0.13
0.19
0.25
0.30
0.34
9
10
0.35
11
0.43
0.56
0.63
0.69
“Wolstonian”
Elster 1/2
14
Elster 1
15
Cromerian IV
16
Glacial C
17
Interglacial III
Glacial C
Interglacial III
(Rosmalen)
18
Glacial B
Glacial B
19
Interglacial II
Interglacial II
(Westerhoven)
20
Helme (Glacial A)
21
Astern Interglacial I
Glacial A
Interglacial I
(Waardenburg)
0.78
Pronya
Anglian
Early
Cromerian
Bavelian
T
T
Periodo interglaciale, caldo umido,
formazione di suoli lisciviati e idromorfi
C
Pianura fluviale, deposito di sedimenti sabbiosi ed argillosi
Late Mindel ?
/ Donau
B
C
Early Mindel ?
/ Donau
C
C
D
C
E
C
F
C
G
C
T
T
T
Early Gunz ?
T
Leerdam
T
Linge
C
Bavel
T
T/C
Menapian
T
Waalian
C
H
T/C
I
C
T
Beestonian
Tiglian
1.65
C5-6
Pastonian
T
C-4c
Pre-Pastonian/
Baventian
C
CI-4b
Bramertonian/Antian
B
Thurnian
103
104
A
T
J
C
Ludhamian
T
Praetigian
Pre-Ludhamian
C
Pilocene
Pliocene
2.60
Lungo periodo glaciale, con alternanze di
periodi freddi e temperati (interstadiali)
C
T
Eburonian
Periodo interglaciale, caldo umido, formazione della plintite
C
T
Dorst
Post glaciale
Ultima glaciazione, deposito del Loess e successiva
formazione dell’orizzonte pedologico Fragipan
Pre-Illinoian A
Cromerian IV
(Noordbergum)
0.97
T
EVENTI
CLIMATICI GEOLOGICI E
PEDOLOGICI
NELLA PIANURA LOMBARDA
Pre-Riss ?
Oka
Elster
22
0.90
Illinoian
Antepenultimate glac.
Early Riss/Mindel?
Lichvin
13
0.72
Late
Romny
Hoxnian
Elster 1
0.79
Odintsovo
Dneipr
12
0.48
O.51
Domnitz
(Wacken)
Fuhne
(Mehleck)
Holsteinian
(Muldsberg)
Moscow
Dneipr Glaciation
0.08
Holsteinian
Interglacial
Quadro sintetico delle oscillazioni
climatiche quaternarie in riferimento
all’areale padano (da J.J. Lowe and
M.J.C. Walken 1997 modificata).
TIMESCALO
MA. BP
ture costituite da depositi quaternari di origine gravitativa (falde detritiche), colluviale ed alluvionale.
La pianura ha avuto origine dalle complesse vicende intervenute durante l’era quaternaria; la sua genesi si deve, infatti, prima alla dinamica glaciale e fluvioglaciale durante il Pleistocene (circa 1,7 - 0,01 MA), poi a quella fluviale durante
l’Olocene (a partire da 0,01 MA).
Nell’area interessata da questo lavoro, l’assetto geologico è caratterizzato nella
parte settentrionale, rispettivamente ad occidente e ad oriente, dalle colline moreniche del Garda e del lago d’Iseo, costruite dai grandi ghiacciai alpini durante le ultime glaciazioni.
A sud di questi depositi è presente la piana proglaciale würmiana, nota come
Livello Fondamentale della Pianura (LFdP), formatasi al termine dell’ultima glaciazione quaternaria. Il LfdP è fiancheggiato, lungo il limite occidentale e meridionale della provincia, dalla valle del fiume Oglio, mentre le valli di altri corsi d’acqua
minori, quali i fiumi Mella e Chiese, lo attraversano in direzione nord-sud. I depositi
alluvionali presenti entro queste valli sono tutti di età olocenica.
Relativamente alla datazione cronologica delle superfici, le attuali conoscenze, ottenute attraverso lo studio dei rapporti isotopici del carbonio in carote di sedimenti
oceanici, indicano che sono molti gli episodi glaciali che hanno interessato il pianeta
dal Pliocene superiore ai giorni nostri: molti più dei 4 generalmente riconosciuti nei
sedimenti continentali della zona circostante le alpi (Würm, Riss, Mindel e Gunz).
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Caratteri fisici del territorio
Mentre è consolidata l’attribuzione “glaciale Würm” per designare il periodo con
clima freddo e umido che ha caratterizzato le vicende alpine nell’intervallo tra
0,10/0,08 e 0,01 MA, e al cui termine si colloca l’inizio dell’Olocene, è più incerta
quella di “glaciale Riss” per l’intervallo compreso tra 0,34/0,30 e 0,13 MA, durante
il quale si sono alternati più volte episodi a clima freddo e caldo; precedente e con
datazioni meno precise, è la cronologia degli episodi glaciali anteriori (Mindel e Gunz).
In questo volume viene utilizzata la nomenclatura tradizionale, così come riportata
nella Carta Geologica della Lombardia in scala 1:250.000 (Servizio Geologico
Nazionale, Regione Lombardia e altri, 1990), avvalendosi, per l’attribuzione dell’età
delle superfici, di criteri basati sull’alterazione dei suoli e sulla posizione fisiografica
delle superfici più antiche.
Geomorfologia
Il territorio provinciale indagato può essere suddiviso dal punto di vista geomorfologico in due ambiti principali: gli anfiteatri morenici (gardesano e sebino) ed il livello
fondamentale della pianura, ed in altri due, minori per estensione, le prealpi e le
valli fluviali, di seguito descritti.
Ambiti geomorfologici, progetto basi
informative ambientali di pianura, Regione
Lombardia.
1) Prealpi
Tra il Lago di Garda ed il Lago d’Iseo, immediatamente a nord della pianura, è presente la fascia prealpina. Si tratta di una zona collinare con rilievi, nell’area cartogra-
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
fata, che mediamente non superano gli 800 m s.l.m., i versanti sono spesso ripidi
con pendenze comprese tra il 25 ed il 60%. Le colline sono formate da rocce sedimentarie, principalmente calcari, nelle aree più meridionali; dolomie ed arenarie
nell’area più settentrionale. Nei fondovalle ed ai piedi dei versanti sono presenti
depositi alluvionali e colluvi deposti durante il quaternario.
2) Anfiteatri morenici
Le colline moreniche lombarde sono il prodotto dell’attività dei ghiacciai quaternari;
nella provincia bresciana gli anfiteatri morenici sono presenti in due aree distinte, la
parte nord orientale nei pressi del Lago di Garda e quella nord occidentale in prossimità del Lago d’Iseo. In entrambe le aree sono individuabili cordoni morenici risalenti alle glaciazioni rissiana e würmiana.
Nella zona gardesana le colline sono disposte su cordoni concentrici, ritenuti essere
di età rissiana i cordoni più esterni, e würmiana quelli più interni. Secondo studi più
recenti (Cremaschi, 1988, 1990a, 1990b) le cerchie rissiane potrebbero essere ritenute di età würmiana, ma tale ipotesi non è universalmente accettata. Esiste inoltre,
nella parte più settentrionale del cordone rissiano, una superficie parzialmente
frammentata ritenuta essere un lembo residuo di cordone morenico ancora più antico (mindel).
Anche nell'anfiteatro sebino possono essere individuate numerose cerchie, non
sempre ben separate, alle quali sono state attribuite età diverse, anche qui i cordoni
morenici più esterni vengono in genere ritenuti di età più antiche.
Le forme e l'energia di rilievo dei cordoni cambiano decisamente, in funzione dell'età; infatti le morene più recenti sono meglio individuate, caratterizzate da maggiori pendenze e forme più nette; queste divengono molto più blande ed arrotondate nei cordoni più antichi, che appaiono quasi “afflosciati”. Ciò è da collegare sia
alla prolungata erosione cui sono state esposte le superfici, sia alla dissoluzione di
una parte dei ciottoli e della matrice calcarea che costituivano le morene, che ne ha
causato la riduzione delle dimensioni.
La morfologia del territorio in esame è caratterizzata da una topografia estremamente variabile. Le aree rilevate presentano pendii fortemente inclinati e scoscesi e
sono fiancheggiate da aree a pendenza più moderata, che fanno da raccordo con
gli avvallamenti e le piane intermoreniche. In queste piane sono prevalenti i depositi
fluvioglaciali ghiaiosi, mentre depositi più recenti e a granulometria più fine caratterizzano gli avvallamenti formati dall’azione erosiva dei torrenti glaciali.
Le aree a morfologia infossata corrispondono invece ad antiche conche lacustri, tuttora soggette a fenomeni di ristagno idrico nelle parti più depresse.
L’anfiteatro morenico gardesano è delimitato a nord dal Lago di Garda e dalle prealpi del basso Mella-Chiese mentre a sud è addossato al LFdP.
Le colline moreniche sebine sono delimitate a nord dal Lago d’Iseo, dalle prealpi del
basso Mella-Chiese e dalle prealpi bergamasche, mentre a sud sono addossate al
LFdP e al colle di Monte Orfano, un isolato rilievo prealpino che emerge dalla pianura.
3) Livello fondamentale della pianura
Questo ambito fisiografico occupa la maggior parte della superficie provinciale cartografata. Al suo interno è possibile distinguere tre diverse porzioni, ascrivibili a
quelle che sono definite come “alta”, “media” e “bassa” pianura.
La quota varia tra i circa 200-250 m s.l.m. nella sua porzione più settentrionale nei
pressi del Lago di Garda, a poco meno di 40 al limite meridionale, mentre la granulometria passa dalla dominanza ghiaioso-sabbiosa nell’area prospiciente le morene
gardesane e sebine a quella limoso-sabbiosa verso sud.
L’attuale carattere pianeggiante del livello fondamentale è il risultato dell’applicazione
di intense tecniche di livellamento su una morfologia in origine leggermente più ondulata. Indice di questa attività sono le particelle agricole spesso separate da gradini.
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Caratteri fisici del territorio
L’alta pianura è presente nella parte settentrionale della provincia, si presenta con
superfici debolmente ondulate che, come rivela l’analisi dei loro caratteri morfometrici, sono le conoidi pedemontane, costruite in passato dagli apporti dei torrenti
fluvioglaciali e successivamente rimodellate dai corsi d’acqua. Questo tratto di pianura ha composizione prevalentemente ghiaiosa o ghiaioso sabbiosa e pendenza
media compresa tra 0,8-0,4%.
La media pianura è presente in due lembi, uno occidentale ed uno orientale, nella
parte centrale della provincia. La porzione occidentale compresa tra i corsi dell’Oglio
e del Mella, ha composizione sabbioso ghiaiosa ed è caratterizzata dalla diffusa presenza di risorgive. La porzione orientale è meno ghiaiosa della precedente e i fontanili seppur presenti, sono meno diffusi. La pendenza media è compresa tra 0,40,15%.
La bassa pianura si sviluppa nella metà meridionale della provincia tra i corsi d’acqua dell’Oglio e del Chiese. Ha una superficie leggermente ondulata, soprattutto
nella parte nord, ed incisa dal fiume Mella e da corsi d’acqua minori a sud. È costituita da sedimenti a composizione limoso-sabbiosa ed ha una acclività media compresa tra 0,25-0,11%.
Elementi lineari geomorfologici, progetto
basi informative ambientali di pianura,
Regione Lombardia.
4) Valli fluviali
I principali corsi d’acqua della pianura bresciana sono l’Oglio, il Mella e il Chiese; tra
questi l’Oglio ha inciso maggiormente i territori attraversati formando una valle di
ampie dimensioni.
L’Oglio, scorre nella parte occidentale e meridionale della provincia, ha una valle
ampia e terrazzata che può raggiungere i 5 km di larghezza ed ha inciso profondamente il livello fondamentale della pianura, con un fondovalle posto ad una profondità che varia dai 2 ai 15 metri rispetto alle aree circostanti. Il corso d’acqua è arginato con ampi meandri e tratti rettificati. La pendenza media è compresa tra 0,2 e
0,05%.
La valle del Fiume Mella si presente, invece, generalmente assai meno incassata e,
in particolare nel tratto settentrionale fino ad Azzano Mella, scorre in un letto poco
Legenda
Alveo torrentizio in erosione o incassato
Arco di cordone morenico
Orlo di terrazzo di erosione fluviotorrentizia evidente
Orlo di terrazzo di erosione fluviotorrentizia smussato
Paleoalvei
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
depresso rispetto alla pianura ed arginato artificialmente. Sono presenti lungo la
valle piccoli terrazzi formatisi durante l’Olocene.
Il Fiume Chiese, analogamente al precedente, ha una valle poco incassata con piccoli terrazzi, il suo corso in pianura è di tipo meandriforme.
Idrogeologia
Idrografia superficiale, dati Sistema
Informativo Territoriale (SIT), Regione
Lombardia
La pianura bresciana, come tutta la Pianura Padana, è interessata dalla circolazione
di flussi idrici nel sottosuolo che, attraversando litotipi diversi per natura e permeabilità, assumono caratteri differenti.
L’alta permeabilità dei terreni presenti nell’area settentrionale e centrale, nonché
l’abbondante alimentazione idrica, determinano la presenza di una considerevole
circolazione idrica sotterranea. Questa ha luogo all'interno di una potente coltre
alluvionale le cui caratteristiche litologiche e il cui assetto strutturale favoriscono la
formazione di un acquifero multistrato, costituito cioè da più falde acquifere
sovrapposte interdipendenti tra loro.
Per ciò che riguarda l’area montana e collinare, la circolazione delle acque sotterranee è funzionale alla permeabilità dei litotipi presenti ed alle forme morfologiche.
Dal punto di vista idrogeologico possiamo descrivere la presenza di acqua nelle provincia di Brescia secondo due tipologie: l’acqua nel suolo e l’acqua di falda.
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Caratteri fisici del territorio
L’acqua nel suolo
La presenza di acqua nel suolo, o comunque, entro 2-3 metri di profondità dalla
superficie del terreno, può essere dovuta alla presenza di orizzonti poco permeabili, oppure alla influenza di una vera falda freatica a profondità ridotta.
Nel primo caso si formano orizzonti di suolo frequentemente saturi d’acqua, per
ristagno interno, ed eventualmente piccole falde sospese. Ciò accade nei terreni più
antichi, che hanno orizzonti limoso-argillosi e compatti, come talvolta è stato riscontrato sui terrazzi antichi ed intermedi, in suoli con granulometria medio-fine soggetti a forte interferenza idrica (vicinanza di canali irrigui, aree morfologicamente
depresse, ecc.).
Una falda idrica a profondità ridotta è invece riscontrabile in alcune porzioni dell’area in esame, in particolare in prossimità delle depressioni nell’area pedemontana o
in quella morenica, in cui si trovano terreni poco permeabili che in passato hanno
dato origine a piccoli bacini lacustri ed in cui è possibile tuttora che la falda affiori in
superficie.
In tutti questi casi, per fattori interni o esterni al suolo, il drenaggio è molto rallentato, con sensibili influenze sui caratteri pedologici.
Alvei storici, progetto basi informative
ambientali di pianura, Regione Lombardia
L’acqua di falda
L’acquifero superficiale, sede della falda freatica e ad alimentazione meteorica e fluviale, è costituito da depositi grossolani (morene), ghiaie e sabbie alternate a
discontinui livelli argillosi (terrazzi e livello fondamentale della pianura). Nei
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
depositi quaternari più antichi si riscontra talvolta una falda semiconfinata collegata
alla freatica (terrazzi).
La fascia morenica ed i corsi d’acqua, a causa della loro alta permeabilità, rappresentano aree di ricarico degli acquiferi freatici che si rinvengono a profondità generalmente di alcune decine di metri. Nell’alta pianura la falda ha una profondità varia
tra i 5 ed i 50 m, per risalire a meno di un metro nell’area delle risorgive.
Uso del suolo
2
Foto aeree realizzate da CGR, Compagnia
Generale Ripreseaeree.
Classi d’uso del suolo della porzione di pianura della provincia di Brescia, progetto DUSAF,
Regione Lombardia
Dall’analisi dei risultati ottenuti dal progetto Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e
2
Forestali (DUSAF) sulle ortofoto IT2000, la porzione oggetto del presente studio
della provincia di Brescia, si caratterizza per l’uso a seminativo e a bosco preponderanti rispetto alle altre forme di utilizzo del territorio, con una superficie pari a circa il
72% dell’area provinciale in esame.
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Caratteri fisici del territorio
Particolare classi uso del suolo e siepi – filari,
progetto DUSAF, Regione Lombardia
Filari e siepi continui
Filari e siepi discontinui
I seminativi si localizzano prevalentemente nella porzione di pianura mentre il bosco
caratterizza la parte rilevata dell’area indagata.
Tra le colture presenti riconducibili alla componente seminativo troviamo cereali
autunno-vernini, colture industriali e colture foraggere.
Le aree ad urbanizzato occupano circa il 16% del territorio indagato e costituiscono
in ordine di occupazione la seconda classe d’uso del suolo.
Le legnose agrarie (4.800 ha tra pioppeti, vigneti, oliveti e frutteti) si localizzano
principalmente nella pianura (pioppeti) e nella zone delle colline in prossimità dei
due grandi laghi (Garda e Iseo) della provincia per quanto riguarda i vigneti e gli oliveti, con la presenza più significativa di questa coltura in termini areali a livello lombardo.
Le siepi e filari costituiscono una fitta ragnatela, omogeneamente distribuita nelle
aree più prettamente agricole dell’area, che ha un’estensione complessiva superiore
ai 5.000 km lineari. Tale rete, attraverso i corridoi ecologici tra differenti aree naturali in cui si “muovono” la fauna e la flora spontanea, si comporta come una riserva
di biodiversità.
Per questo motivo, e per il suo valore come elemento del paesaggio agrario, la sua
importanza è stata rivalutata enormemente negli ultimi anni.
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I pedopaesaggi della provincia
La classificazione del pedopaesaggio
Il paesaggio costituisce il modo, personale e soggettivo, in cui ognuno di noi percepisce
l’ambiente che lo circonda, in funzione della propria sensibilità e formazione.
Tra le sue molteplici componenti, assume grande rilievo la struttura fisica del territorio,
di cui il suolo costituisce un elemento significativo. Il suolo e il paesaggio in cui si trova
formano un’entità inscindibile e tale deve essere considerata.
Il paesaggio fisico come noi lo percepiamo è la risultante dell’interazione degli stessi
fattori che determinano le caratteristiche e le proprietà dei suoli: clima, topografia,
geologia, organismi viventi. Pertanto la sua analisi non può prescindere dal considerare i suoli che ne sono parte.
Si parla così di “pedopaesaggio”, cioè di una chiave di lettura che permette di capire,
collocare e classificare i suoli in relazione all’ambiente nel quale si trovano e si
sono evoluti.
La provincia di Brescia è costituita da cinque grandi pedopaesaggi, che di seguito
descriviamo, articolati in altri più specifici in dipendenza della variabilità ambientale:
1) pedopaesaggio dei rilievi montuosi (P)
2) pedopaesaggio degli anfiteatri morenici (M) e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura (R)
3) pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura (L)
4) pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici (V)
Pedopaesaggio dei rilievi montani (P)
Si tratta di un pedopaesaggio presente al limite settentrionale del territorio cartografato. È costituito dai rilievi montuosi delle Alpi meridionali, caratterizzati da una
elevata variabilità litologica e morfologica.
In provincia di Brescia questo pedopaesaggio è rappresentato dal solo piano basale,
definito in funzione della quota dei rilievi e caratterizzato dalla fascia fitoclimatica
del Castanetum, e dalle aree di fondovalle, costituite da depositi alluvio-colluviali.
Rilievi montani (P), provincia Brescia, base
informativa suolo, ERSAF.
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
Piano basale (PB)
Questo ambito territoriale ha una diffusione del 5% circa, è situato a quote indicativamente comprese fra 100 e 800 m s.l.m. (fascia fitoclimatica del Castanetum, (quota
media circa 350 m), con vegetazione costituita in prevalenza da boschi cedui di latifoglie eliofile (Querce, Castagni).
Si tratta di un pedopaesaggio in cui dominano i versanti con pendenze da moderatamente elevate a molto elevate (pendenza media superiore al 40%), alternati a versanti
meno pendenti, superfici cacuminali blandamente convesse e crinali, in cui sono diffusi boschi cedui di latifoglie termofile o mesofile, più o meno degradati, alternati a
pascoli.
Le caratteristiche dei suoli sono da porre in relazione diretta con la variabilità litologica;
in funzione della differente erodibilità e composizione mineralogica si hanno suoli differenti per profondità, tessitura, reazione e saturazione; prevalgono in genere i suoli
non calcarei o parzialmente decarbonatati, subacidi o neutri, in cui si tende al crescere
del pH e del calcare con la profondità, con saturazione media o elevata, tessitura
media o più fine e quasi sempre senza apprezzabili quantità di scheletro. Il substrato
litoide, principale limitazione alla profondità, interviene frequentemente entro 100 cm.
L’evoluzione pedogenetica esprime per lo più processi di alterazione e brunificazione,
mentre è sporadica la migrazione illuviale di argille in profondità..
Fondivalle montani (PV)
Questo pedopaesaggio, che ha un’incidenza poco superiore all’1% del territorio indagato, rappresenta le aree pedemontane, costituite da depositi colluviali, di raccordo
con i pedopaesaggi situati a quote più basse.
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I pedopaesaggi della provincia
Sono superfici con pendenza da nulla a moderata, situate a quote comprese all’incirca tra 100 e 400 m; i processi della dinamica di versante vi sono ancora attivi ma in
forma attenuata e con trasporto di materiali medio-fini, carattere che avvicina i suoli
presenti su queste superfici a quelli originati dai processi alluvionali.
Tali suoli sono generalmente profondi o molto profondi, talora più sottili per la presenza della roccia, con tessitura media o moderatamente fine, spesso con scheletro; sono
da calcarei a molto calcarei, alcalini e con saturazione in basi e capacità di scambio
medio alta.
Sono suoli in cui è presente molto spesso un orizzonte d’alterazione, talvolta con evidenze d’idromorfia anche se la falda è raramente presente entro il primo metro, spesso in graduale transizione con il materiale inalterato. Possono essere talvolta presenti
orizzonti ad illuviazione d’argilla, o a concentrazione di carbonati secondari.
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici (M) e dei terrazzi subpianeggianti rilevati sulla pianura (R)
L’insieme degli anfiteatri morenici e dei terrazzi rilevati sulla pianura presenta una
moderata estensione in provincia di Brescia (circa il 20% del territorio indagato),
caratterizzata dall’imponente apparato benacense ma anche, in minor misura, da
quello sebino.
Si tratta di un pedopaesaggio molto articolato caratterizzato dal succedersi di
morfologie di varia genesi e di età diverse, dalle più recenti a quelle più antiche man
mano che si procede da nord verso sud, che di seguito descriviamo secondo tale ordine.
Depositi morenici recenti (MR)
Gli anfiteatri morenici recenti, attribuiti al glaciale würm (0,08-0,01 milioni di anni),
costituiscono l’apparato glaciale più settentrionale (o più interno) presente in
Lombardia, moderatamente diffusi in provincia di Brescia (circa il 15% del territorio
Anfiteatri morenici (M) e terrazzi antichi e
intermedi (R), provincia di Brescia, base
informativa suolo, ERSAF.
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
indagato). Si tratta di un paesaggio composito, costituito dall’alternanza in una successione articolata di forme eterogenee. I cordoni morenici, connotati da una
morfologia più o meno aspra ed acclive, sono alternati a piane intermoreniche con
superficie debolmente ondulata, talvolta sede di laghi e paludi.
Alla eterogeneità del paesaggio corrisponde un’elevata variabilità pedologica,
con suoli da poco a moderatamente profondi (soprattutto sui rilievi collinari, a causa
dei processi di erosione) sino a molto profondi (aree di accumulo colluviale e piane
fluvioglaciali), a volte pietrosi, con tessitura media o moderatamente grossolana e
spesso scheletrici.
L’evoluzione pedogenetica è perlopiù scarsa o moderata ed esprime orizzonti di
alterazione e/o di accumulo di carbonati secondari con una decarbonatazione parziale degli orizzonti superficiali; in situazioni di maggiore stabilità, non molto frequenti nel contesto ma diffuse più nei depositi dell’apparato sebino che di quello
gardesano, i suoli sono completamente decarbonatati per una discreta profondità
ed hanno orizzonti profondi ad illuviazione d’argilla entro la porzione non calcarea.
Si registrano alcune differenze tra i suoli delle morene sebine e di quelle gardesane: i
primi sono profondi o molto profondi mentre i secondi sono di solito poco o moderatamente profondi; dal punto di vista chimico alla maggiore uniformità dei suoli
gardesani, alcalini o molto alcalini, si oppone una certa diversificazione in quelli
sebini, in cui la reazione è con una certa frequenza neutra o subacida in superficie,
con un graduale aumento del pH in profondità. Entrambi hanno invece una elevata
saturazione basica ed una capacità di scambio medio-bassa.
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I pedopaesaggi della provincia
Depositi morenici antichi (MA) e terrazzi antichi (RA)
I depositi morenici antichi si caratterizzano per avere un’elevata maturità, con prevalenza di morfologie collinari a profilo dolce e pendenze relativamente
basse anche lungo i cordoni morenici; i pianalti (o terrazzi antichi), addossati al margine meridionale dei corrispondenti depositi morenici quando questi ultimi sono
conservati, costituiscono tra i terrazzi pleistocenici le superfici altimetricamente più
rilevate, a morfologia da subpianeggiante a ondulata e da poco a moderatamente
pendenti. In provincia di Brescia hanno una diffusione congiunta prossima all’1%.
Tanto gli anfiteatri morenici quanto i terrazzi sono spesso ricoperti da depositi
limosi di probabile origine eolica (loess), a tratti di origine colluviale, che ha condizionato la successiva pedogenesi.
Numerose convergenze di alterazione chimico-fisica e di pedogenesi fanno
supporre una correlazione tra i depositi morenici più antichi e i pianalti, che si ritiene
costituissero la piana fluvioglaciale coeva all’avanzata glaciale. Analogamente, i
depositi morenici intermedi sono correlabili con i terrazzi intermedi, con lo stesso
tipo di relazione evidenziato nelle forme più antiche.
I suoli presenti in questi paesaggi riflettono le evidenze di una lunga esposizione a processi pedogenetici avvenuti sotto condizioni climatiche mutate più volte, da quelle tipiche di ambienti subtropicali a quelle tipiche di ambienti glaciali e periglaciali. Il
clima subtropicale fu attivo nell’areale padano durante il lungo interglaciale mindel-riss
(circa 0,43-0,3 MA) e durante il più breve interglaciale riss-würm (circa 0,13-0,08 MA),
mentre durante i restanti periodi si ebbe l’alternanza di climi freddi e temperati.
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
I suoli hanno pertanto un carattere composito, dovuto al succedersi di ripetuti cicli
erosivi e pedogenetici dei quali portano le tracce. Essi hanno avuto origine da depositi limosi, talvolta sovraconsolidati se trattasi di till glaciale, che hanno ricoperto
depositi a granulometria grossolana, hanno tessitura media o moderatamente fine
con scheletro da scarso a frequente sui depositi morenici, moderatamente fine o
fine sui terrazzi, reazione neutra o subacida in superficie con aumento del pH in
profondità e saturazione medio alta.
Tali suoli mostrano orizzonti molto alterati, spesso compattati (orizzonti a fragipan)
e arrossati per l’accentuata ossidazione dei minerali primari. Caratteristica comune a
tutti è la presenza di orizzonti argillici molto ben espressi, con figure (screziature, lingue, noduli e pisoliti) piuttosto evidenti e a forte contrasto dalla matrice, dovute alla
persistenza in passato di condizioni redox favorite dalla riduzione della permeabilità
connessa all’accumulo dell’argilla o alla compattazione nel caso degli orizzonti a fragipan, i quali possono sostenere piccole falde sospese temporanee.
Nel loro complesso sono aree con una forte suscettibilità al ruscellamento superficiale, e conseguente erosione idrica, anche in presenza di deboli pendenze.
Depositi morenici intermedi (MI) e terrazzi intermedi (RI)
Gli anfiteatri morenici e i terrazzi fluvioglaciali di età intermedia (Riss), sono collocati
geograficamente e altimetricamente in posizione intermedia fra le corrispondenti
superfici antiche (MA e RA) e quelle più recenti (MR-LFdP). La loro diffusione nel bresciano è pari al 2%.
Essi hanno caratteristiche intermedie di evoluzione morfologica e pedogenetica.
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I pedopaesaggi della provincia
Le pendenze nell’area morenica sono mediamente superiori a quelle del morenico
antico; mentre nei terrazzi le differenze rispetto a quelli più antichi consistono nella
maggiore conservazione delle forme e nel prevalere di morfologie subpianeggianti.
I suoli presenti evidenziano analogie con le condizioni di pedogenesi delle superfici
antiche. Anche qui i suoli sono molto profondi su orizzonti molto alterati, e talvolta
compattati (fragipan), rubefatti e lisciviati, con differenze soprattutto nel grado di
espressione e di contrasto delle figure pedogenetiche (screziature, noduli e pisoliti) e
in parte nella tessitura, che, soprattutto sulle superfici moreniche, è in prevalenza
media o moderatamente grossolana.
Nel complesso si osservano condizioni ossidoriducenti meno pronunciate, anche per
effetto di una migliore permeabilità dei suoli.
In provincia di Brescia i suoli sono in genere profondi o molto profondi, raramente
limitati da orizzonti compatti, con tessitura media o più fine, con scheletro da comune a frequente, neutri o più alcalini e con elevata saturazione basica.
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura (L)
3
Competenza delle acque: trasporto di detriti
delle massime dimensioni compatibili con la
velocità.
Livello fondamentale della pianura (L),
provincia Brescia, base informativa suolo,
ERSAF.
Questo pedopaesaggio, che caratterizza oltre la metà del territorio indagato (circa
60%), costituisce la pianura formata per colmamento fluviale nella fase finale della
glaciazione würmiana, all'esterno della cerchia morenica, tramite deposizione ed
accumulo del carico grossolano trasportato dai corsi d'acqua alimentati dalle acque
di fusione dei ghiacciai.
I sedimenti hanno una granulometria variabile e decrescente man mano che si pro3
cede in direzione sud, in relazione alla riduzione della velocità e competenza delle acque.
Proprio in funzione della granulometria dei sedimenti, nonché dell'idrologia superficiale e profonda, vengono individuati entro il livello fondamentale della pianura tre
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
principali ambienti che si susseguono da nord verso sud; l’alta pianura ghiaiosa, la
media pianura idromorfia e la bassa pianura sabbiosa.
Alta pianura ghiaiosa (LG)
È un ambiente costituito dai conoidi ghiaiosi, coalescenti, che formano una superficie debolmente inclinata a morfologia subpianeggiante, solcata da corsi d'acqua a
canali intrecciati soggetti a grande variabilità di portata e con elevata torbidità delle acque.
Questo particolare regime fluviale (“braided”), in riferimento al momento di formazione, ha originato depositi eterometrici con elevate percentuali di ghiaie e sabbie e
grande variabilità granulometrica verticale e orizzontale, e caratterizza attualmente
un ambiente estremamente vulnerabile e da preservare, in quanto attualmente
coincide in larga parte con l’area di ricarica degli acquiferi profondi. Circa il 30% del
territorio indagato è costituito da questo tipo di depositi.
Sulle superfici stabili e permeabili dell’alta pianura i processi pedogenetici prevalenti
sono l’alterazione dei minerali primari delle rocce, l’ossidazione, la decarbonatazione e, successivamente a questa, la lisciviazione delle argille e il loro accumulo in
profondità. A seguito di tali processi si sono formati suoli bruni, parzialmente lisciviati, con orizzonte argillico e, al di sotto di questo, con orizzonte ad accumulo di
carbonati.
Questo trend si è senz’altro verificato ed almeno in parte lo si riscontra tuttora,
anche se la situazione attuale è resa molto più varia dai disturbi, molti di origine
antropica, intervenuti successivamente in tempi medio-recenti.
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I pedopaesaggi della provincia
I suoli sono da moderatamente profondi a profondi, con tessitura media o moderatamente grossolana, frequentemente scheletrici nel profilo e pietrosi in superficie,
non o poco calcarei in superficie e da poco a molto calcarei in profondità.
Hanno reazione da neutra a più alcalina con tendenza al crescere del pH in profondità, saturazione medio alta e capacità di scambio medio bassa (a causa della scarsa
quantità di argilla di solito presente nei suoli).
Media pianura idromorfa (LQ)
La media pianura idromorfa, che caratterizza circa il 13% del territorio bresciano
indagato, costituisce l’ambiente in cui, a causa della diminuzione di permeabilità
dovuta alla riduzione granulometrica dei sedimenti, la falda freatica emerge alla
superficie del suolo o permane a scarsa profondità. Chiamata anche zona delle
risorgive, è delimitata a nord dalla linea ideale che congiunge i primi fontanili e a
sud dal loro organizzarsi in corsi d'acqua permanenti, strutturati secondo un reticolo idrografico di tipo meandriforme.
In questo ambiente la pedogenesi è condizionata dai processi di rideposizione dovuti alle acque correnti o stagnanti e, soprattutto, dalla saturazione idrica del suolo a
diverse profondità e per periodi più o meno lunghi (la falda è presente quasi sempre
entro il primo metro, spesso alla base dell’orizzonte lavorato).
L’idromorfia è più evidente presso le depressioni corrispondenti alle testate dei fontanili, mentre assume un minor rilievo nelle superfici subpianeggianti e relativamente stabili che costituiscono il corpo principale di questo ambito morfologico.
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
I suoli presenti hanno tessitura media o più grossolana, con scheletro da comune ad
abbondante, con reazione tipicamente da neutra ad alcalina ed elevata saturazione
basica. Il contenuto di carbonati tipicamente aumenta con la profondità ma frequentemente assume un andamento irregolare a causa delle interferenze legate
all’oscillazione della falda.
Bassa pianura sabbiosa (LF)
La bassa pianura sabbiosa caratterizza il 15% del territorio bresciano indagato; il
suo limite settentrionale coincide con la zona in cui le acque di risorgiva si organizzano in un reticolo fluviale a meandri, il quale diviene sempre più inciso nei terreni
circostanti man mano che ci si avvicina alla piana di divagazione del Po, suo limite
meridionale, esterna alla provincia. Questo paesaggio è ubicato nella parte sudoccidentale della provincia, principalmente tra le valli dell’Oglio e del Mella ed in
misura minore tra quest’ultimo corso d’acqua ed il Chiese.
Si tratta di un ambiente stabile che ha consentito una prolungata pedogenesi sui materiali d'origine, con diffusa presenza di orizzonti di illuviazione d’argilla in profondità.
I carbonati, presenti nei materiali di partenza, sono stato lisciviati ma in molti casi
non del tutto rimossi dal suolo; si assiste pertanto alla diffusa presenza negli orizzonti profondi di carbonati secondari, in quantità anche elevata, in forma di masse
soffici, patine ed anche concentrazioni.
È possibile riscontrare una differenza apprezzabile tra la bassa pianura situata a
ovest del corso del Gambara e quella situata ed est, molto più simile alla bassa pia-
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I pedopaesaggi della provincia
nura mantovana. Nel primo caso la lisciviazione delle argille e loro illuviazione negli
orizzonti profondi del suolo, preceduta dalla completa decarbonatazione del profilo, è diffusamente presente e riconoscibile nonostante la parziale ricarbonatazione
intervenuta successivamente; nel secondo caso invece, a causa forse di una quantità
maggiore di carbonati o di una loro differente dinamica nel suolo, il processo più
diffuso è legato proprio al movimento dei carbonati nel suolo ed alla formazione di
orizzonti a forte concentrazione di carbonati secondari; nel complesso l’andamento
dei carbonati lungo il profilo è più irregolare ed essi sono presenti in maggiore
quantità anche negli orizzonti superficiali.
I sedimenti che costituiscono la bassa pianura sono generalmente sabbioso-limosi; i
suoli sono fertili, ben drenati o con fenomeni di idromorfia di lieve o moderata
entità, equilibrati nelle proprietà chimico-fisiche. Essi hanno perlopiù tessitura
media o moderatamente fine, con falda raramente riscontrata entro il primo metro
di profondità. Hanno inoltre reazione neutra o più alcalina ed elevata saturazione in
basi (con pH più elevato e saturazione maggiore in sinistra Gambara).
Pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici (V)
Questo ambiente descrive i piani di divagazione dei principali corsi d'acqua, attivi o
fossili, e le loro superfici terrazzate, situate a quote maggiori rispetto al fiume ed
affrancate dalle acque. In provincia di Brescia circa il 15% del territorio di pianura è
caratterizzato soprattutto dai depositi alluvionali dei fiumi Oglio, Mella e Chiese, e con
un’incidenza minore, del fiume Gambara e altri piccoli corsi d’acqua attualmente non
attivi o regimati, che costituiscono il reticolo minore e la cui origine si deve all’organizzazione delle acque di risorgiva.
L’origine delle valli è dovuta all’incisione dei corsi d’acqua del reticolo idrografico
Valli fluviali (V), provincia Brescia, base
informativa suolo, ERSAF.
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
attuale o recente; molti di essi, attivi già nel Pleistocene, continuano a incidere o a
sovralluvionare i propri depositi.
Nelle valli oloceniche si distinguono il sottosistema delle superfici terrazzate e quello
delle piane alluvionali inondabili.
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali (VT)
Questo pedopaesaggio, che caratterizza poco meno del 10% del territorio considerato, comprende i terrazzi fluviali dell’Olocene antico, situati a quote maggiori rispetto al
corso d’acqua, dal quale sono separate mediante scarpate erosive, e non più inondabili.
Essi rappresentano precedenti alvei fluviali, abbandonati in seguito a una fase erosiva
che ne ha provocato l’approfondimento.
La genesi dei terrazzi è riconducibile all’alternanza in età olocenica di fasi deposizionali
ed erosive, innescate dalle variazioni di portata dei corsi d’acqua e dalle ripetute variazioni del livello medio del mare. Poiché i corsi d’acqua olocenici hanno avuto una dinamica in prevalenza erosiva, essi hanno inciso le proprie valli nella piana fluvioglaciale e
fluviale, lasciando vari ordini di terrazzi, di età proporzionale alla quota sul corso d’acqua, ciascuno dei quali testimonia una precisa fase di stazionamento e di successiva
incisione fluviale.
I processi pedogenetici dominanti non si discostano molto da quelli dell’alta pianura
ed esprimono suoli mediamente evoluti, caratterizzati dalla presenza dell’orizzonte di
alterazione, a tessitura media o moderatamente grossolana, raramente più fine, quasi
sempre da subalcalini a più alcalini e con elevata saturazione basica. Essi sono spesso
pietrosi in superficie e scheletrici nel profilo, raramente hanno l’orizzonte argillico o
calcico (arricchito in modo consistente da carbonati secondari) e altrettanto raramente
presentano la falda entro il profilo.
*3c- I pedopaesaggiBS
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I pedopaesaggi della provincia
Pedopaesaggio delle piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti (VA)
Questo pedopaesaggio descrive le piane alluvionali laterali ed alla stessa quota del
corso d’acqua, costruite a seguito di una dinamica prevalentemente deposizionale, le
quali costituiscono la piana di tracimazione in occasione degli eventi di piena.
Nella provincia di Brescia hanno una diffusione pari a circa il 6% del territorio indagato, uniforme lungo tutti i corsi d’acqua attivi.
In genere in ambienti fluviali di origine recente la pedogenesi è poco espressa, sia
per la frequenza di episodi erosivi e deposizionali, sia perché queste superfici sono
spesso sommerse, dal corso d’acqua stesso durante gli eventi di piena o dalla risalita di
falde di subalveo. I suoli sono quindi poco differenziati dal materiale di partenza, riflettendo le particolari caratteristiche dei sedimenti sui quali si sono formati. In generale
denotano da lievi a forti problemi di idromorfia, frequentemente con presenza della
falda entro il suolo, la quale può permanere presso la superficie anche per lunghi
periodi di tempo.
I suoli hanno profondità variabile, in funzione della falda, del substrato sabbiosoghiaioso o della quantità di carbonati; hanno tessitura da moderatamente grossolana
a grossolana, spesso con scheletro abbondante, e sono tendenzialmente alcalini e
saturati. Sono suoli calcarei senza apprezzabili evidenze del movimento dei carbonati
lungo il profilo; il contenuto di questi è quasi sempre elevato, spesso tanto elevato da
costituire una limitazione chimica all’approfondimento radicale delle specie vegetali
più sensibili.
*4- Suoli della provinciaBS
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I SUOLI DELLA PROVINCIA
I suoli della provincia
Schede descrittive di alcuni suoli
Scheda 1
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi
Piano basale
Suoli Rifugio Maddalena argillosi, scarsamente ghiaiosi (RFM1)
Scheda 2
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi
Fondivalle montani
Suoli Botticino Mattina franco argillosi, ghiaiosi (BTI1)
Scheda 3
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti
rilevati sulla pianura
Depositi morenici intermedi
Suoli Bettoni-Cazzago franchi, scarsamente ghiaiosi (CZO1)
Scheda 4
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti
rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
Suoli Desenzano franco limosi (DES1)
Scheda 5
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti
rilevati sulla pianura
Terrazzi antichi
Suoli Faloppi franco limosi, scarsamente ghiaiosi (FLO1)
Scheda 6
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Suoli Bruciati franchi, scarsamente ghiaiosi (BTU1)
Scheda 7
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli Sabbionera franchi, scarsamente ghiaiosi (SBN1)
Scheda 8
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Bassa pianura sabbiosa
Suoli Verolanuova franchi (VEO1)
Scheda 9
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali
Suoli Martinenghe franco sabbiosi (MRH1)
Scheda 10
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Piane alluvionali (inondabili) attuali e recenti
Suoli Fienil Lungo franco sabbiosi (FNU1)
*4- Suoli della provinciaBS
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I suoli della provincia
I suoli differiscono per caratteristiche legate al paesaggio (clima, quota, pendenza
etc…), oppure per caratteri chimico fisici loro propri (profondità, espressione degli
orizzonti, tessitura, reazione etc…).
La valutazione integrata di tali caratteri consente di attribuire le potenzialità dei suoli
con riferimento alle tre funzioni (produttiva, protettiva e naturalistica) che i suoli
principalmente svolgono negli ecosistemi terrestri.
In provincia di Brescia sono stati identificati, cartografati e descritti 193 tipi di suolo
(fasi di serie), organizzati in 169 unità cartografiche, entro ciascuna delle quali può
aversi la distribuzione omogenea di un solo tipo di suolo prevalente (consociazioni),
oppure l’associazione di due tipi di suolo alternati secondo un modello di distribuzione conosciuto (unità complesse: complessi, associazioni e gruppi indifferenziati).
In una visione d’insieme delle funzioni applicative dei suoli, la provincia può essere
descritta nel seguente modo:
Funzione produttiva
Estratto da Capacità d’uso dei suoli della provincia di Brescia, base informativa suolo,
ERSAF
La maggior parte dei suoli provinciali dell’area indagata, con riferimento alla possibilità di utilizzo produttivo (Land Capability Classification o LCC), ben si presta per un
uso di tipo agricolo: circa l'80% dei suoli della provincia ricade nelle classi I, II e III
della LCC e tale percentuale sale al 90% se si considerano anche quelle in classe IV.
Le limitazioni di questi suoli sono di varia entità e natura e possono interferire imponendo una riduzione delle possibilità di scelta colturale oppure l’adozione di specifiche pratiche di gestione; tali restrizioni sono legate soprattutto alla profondità utile
limitata, al drenaggio rallentato (per tessitura fine e/o falda poco profonda), alla
bassa capacità di ritenzione idrica e alla pendenza (e quindi al rischio di erosione).
I suoli che non sono adatti all’uso agricolo ricadono soprattutto in classe VII; hanno
come limitazione più severa la pendenza e, di conseguenza, il rischio di erosione e di
dissesto e sono concentrati sui versanti prealpini e sui cordoni morenici più acclivi. I
suoli di classe V, limitati dal possibile rischio di inondazione, sono concentrati accanto al tratto settentrionale del fiume Chiese e nel tratto a monte del fiume Oglio.
*4- Suoli della provinciaBS
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Suoli e paesaggi della provincia di Brescia
Funzione protettiva
Quasi un quarto dei suoli cartografati può essere considerata adatta senza limitazioni
all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, nel rispetto della buona pratica
agricola, mentre oltre la metà (circa 60%) si può considerare adatta, a patto che sia programmata un’accurata gestione delle pratiche agricole (epoca di distribuzione, adeguati stoccaggi in azienda, quantitativi e struttura del refluo, ecc.), che possono variare a
seconda delle limitazioni presenti, ed una attenta valutazione delle esigenze colturali e
dell’epoca di semina. Le principali limitazioni sono dovute principalmente alla tessitura
grossolana o scheletrica e, secondariamente, alla falda poco profonda e alla permeabilità.
I suoli nei quali si sconsiglia l’uso agronomico dei reflui (circa il 15% del totale) sono collocati prevalentemente nelle aree collinari e nella zona dei fontanili (comuni di Ghedi e
di Leno), e devono le loro limitazioni nel primo caso alla pendenza troppo elevata, nel
secondo alla falda molto superficiale.
Riguardo all’utilizzazione dei fanghi di depurazione urbana, circa tre quarti dei suoli
provinciali sono da considerare adatti; meno del 20% di essi non presenta limitazioni in
tal senso. Il 60% circa dei suoli bresciani presenta infatti da lievi a forti limitazioni che
richiedono una gestione molto attenta alle implicazioni ambientali. Le principali limitazioni sono di natura chimica (bassa CSC o basso pH) o anche fisica (granulometria grossolana o scheletrica). I suoli adatti e moderatamente adatti sono concentrati nel livello
fondamentale, con alcune eccezioni, e nelle valli, mentre quelli non adatti (il restante
25%) come nel caso dei reflui, sono concentrati nella porzione settentrionale, dove la
limitazione principale è la pendenza troppo elevata.
Approssimativamente un terzo dei suoli provinciali, prevalentemente nella parte sud,
lungo il corso dei fiumi Oglio e Mella, ma anche nella parte centrale nelle zone dei fontanili, ha una scarsa capacità protettiva per le acque sotterranee per l’elevata permeabilità. Dei suoli restanti, la maggior parte ha una capacità protettiva moderata riguardo
tale funzione e solo una parte esigua (poco più del 15%), localizzata soprattutto sui
rilievi e sulle superfici più stabili, presenta una capacità protettiva elevata.
Circa un terzo dei suoli bresciani consente la veloce infiltrazione delle acque sottraendole allo scorrimento superficiale, ed ha pertanto una elevata capacità protettiva nei
riguardi delle acque superficiali. Meno del 15% dei suoli, situati nella parte settentrionale e nella zona dei fontanili, presenta invece criticità in tal senso, a causa soprattutto
della permeabilità moderatamente bassa che, anche in presenza di pendenze non significative, può innescare fenomeni di scorrimento superficiale e di rapido afflusso delle
acque verso la rete idrografica.
Funzione naturalistica
Tale funzione è correlata a caratteri particolari che i suoli possono presentare e che possono concorrere nel determinare le caratteristiche degli habitat naturali, nel proteggere
la biodiversità e nel conservare importanti patrimoni culturali per l'umanità.
Nella provincia di Brescia questi caratteri sono essenzialmente di due tipi: da una parte
ci sono i suoli più antichi, situati sui terrazzi pleistocenici, che presentano delle particolarità di interesse pedologico e sono da considerare con un occhio di particolare riguardo (alto valore naturalistico). Un moderato interesse naturalistico è da attribuire ai suoli
con caratteri spinti di idromorfia, indotti dal ristagno prolungato di acqua all'interno del
profilo (presenti nelle zone dei fontanili e lungo i corsi d’acqua) ed ai Vertisuoli.
Nelle pagine seguenti sono descritti 10 suoli rappresentativi della provincia, scelti fra quelli
più diffusi.
Ogni suolo è raccontato in modo schematico: ambiente, principali caratteristiche chimico
fisiche, caratteri funzionali, proprietà applicative dal punto di vista produttivo e di sostenibilità ambientale, indicazioni gestionali volte all’ottimizzazione delle produzioni ma anche alla
protezione delle falde.
Immediatamente sotto il nome del suolo, e prima della sua descrizione, ne viene riportato
l’inquadramento tassonomico, esteso al livello della fase di serie, entro il sistema di classificazione elaborato dal Servizio per la Conservazione delle Risorse Naturali del Dipartimento
Agricoltura degli Stati Uniti d’America (“Keys to Soil Taxonomy”- ottava edizione, USDA 1998).
4
Ogni suolo è suddiviso verticalmente
in topsoil, ossia l’orizzonte superficiale,
subsoil, l’insieme degli orizzonti sottostanti
interessati dalla pedogenesi, e substrato,
il materiale inalterato sottostante.
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*5- Schede definitiveBS
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SCHEDA 1:
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi
Piano basale
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Suoli Rifugio Maddalena argillosi, scarsamente ghiaiosi (RFM1)
Lithic Hapludolls loamy, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Rifugio Maddalena argillosi, scarsamente ghiaiosi sono situati sui versanti settentrionali della provincia, con pendenze da elevate a estremamente elevate, con
soprassuolo a bosco di latifoglie termofile (occasionalmente mesofile) per la prevalente esposizione a meridione.
La pendenza è molto elevata (50%).
Si sono formati su rocce calcaree parzialmente alterate con depositi secondari di origine eluvio-colluviale.
Essi hanno una distribuzione omogenea entro l’unità cartografica e sono utilizzati
prevalentemente a bosco di latifoglie ed incolti produttivi.
Caratteri del suolo
Subsoil
I suoli RFM1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte A) spesso 20 cm, di colore bruno grigiastro molto scuro, tessitura fine con scheletro comune e molto piccolo, non calcareo con reazione subacida, CSC elevata, TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bw) spesso 20 cm, di colore bruno grigiastro scuro, tessitura
media e scheletro comune di medie dimensioni, con poche pellicole di argilla,
non calcareo con reazione neutra, CSC elevata, TSB alto.
• Substrato litoide coerente (R) a partire da 40 cm, costituito da rocce sedimentarie carbonatiche (dolomie).
Caratteri funzionali
Substrato
I suoli RFM1 sono sottili (profondità utile 40 cm), limitati da roccia coerente; hanno
drenaggio buono, permeabilità moderatamente bassa, bassa capacità di ritenzione
idrica e moderate limitazioni climatiche legate all’altitudine (quota media 396 m
s.l.m.)
Proprietà applicative
A causa della pendenza elevata i suoli RFM1 presentano limitazioni tali da limitarne
le possibilità applicative all’uso silvo pastorale o ricreativo, con un uso non intensivo
anche in questo ambito (sottoclasse LCC: VIIe), e da rendere non praticabile l’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici né quella dei fanghi di depurazione urbana
(sono non adatti ad entrambe le utilizzazioni).
La capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee è elevata mentre, a
causa della pendenza e quindi del runoff elevato, è bassa quella nei confronti delle
acque superficiali.
Questi suoli non presentano, infine, peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
A causa della suscettività all’erosione per dilavamento, che è cospicua soprattutto
sulle superfici a pendenza più elevata, la gestione dei suoli RCH1 richiede attenzioni
specifiche alla conservazione dei suoli.
Si potrebbe auspicare di finalizzare la destinazione di queste aree ad una utilizzazione di tipo naturalistico-ricreativo.
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SCHEDA 2:
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi
Fondivalle montani
*5- Schede definitiveBS
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Suoli Botticino Mattina franco argillosi, ghiaiosi (BTI1)
Typic Eutrudepts loamy skeletal, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Botticino Mattina franco argillosi, ghiaiosi sono situati nelle valli a fondo piatto
e nelle piane intermontane, con esposizione prevalentemente settentrionale e con
pendenze basse o nulle, spesso interessate da una falda sottosuperficiale.
La pendenza è debole (valore medio 1.5%).
Si sono formati a partire da ghiaie argillose e sabbie ghiaiose, deposte dai corsi d’acqua entro i fondivalle montani.
Essi hanno una distribuzione omogenea entro l’unità cartografica e sono utilizzati
prevalentemente a prati stabili o frutteti.
Caratteri del suolo
Subsoil
I suoli BTI1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 35 cm, di colore bruno, tessitura moderatamente
fine, scheletro piccolo e frequente, non calcareo con reazione alcalina, CSC
media, TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bw) spesso 45 cm, di colore bruno, scuro, tessitura moderatamente fine, scheletro piccolo e abbondante, moderatamente calcareo con reazione alcalina, CSC media, TSB alto.
• Substrato (orizzonti BC e C) a partire da circa 80 cm, di colore bruno giallastro
con comuni screziature bruno grigiastre, tessitura moderatamente fine, scheletro piccolo e abbondante, da medio a molto piccolo, moderatamente calcareo
con reazione alcalina, CSC media, TSB alto.
Caratteri funzionali
I suoli BTI1 sono molto profondi (profondità utile 160 cm) con una falda permanente a 160; hanno drenaggio buono, permeabilità moderata, scheletro abbondante a
partire da 35 cm e moderata capacità di ritenzione idrica a causa dell’abbondante
scheletro presente nel substrato.
Proprietà applicative
I suoli BTI1, a causa dell’abbondante contenuto di scheletro fin da 35 cm, presentano moderate limitazioni che restringono la gamma delle colture praticabili (sottoclasse LCC: IIs); essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici,
con lievi limitazioni dovute alla granulometria, e sono adatti a quella dei fanghi di
depurazione, con moderate limitazioni dovute sempre alla granulometria.
Questi suoli hanno una moderata capacità protettiva nei confronti sia delle acque
superficiali che di quelle sotterranee essenzialmente a causa della granulometria
grossolana.
Non presentano, infine, peculiarità ambientali di rilievo.
Substrato
Indicazioni gestionali
L’utilizzo agricolo dei suoli BTI1 richiede qualche cautela a causa di una moderata
vulnerabilità all’inquinamento delle acque (superficiali e sotterranee) con possibilità
di arrivo nella falda dei concimi e dei fitofarmaci.
Inoltre, vista l’abbondanza dello scheletro a scarsa profondità, si raccomanda di
contenere la profondità delle lavorazioni al fine di limitare l’usura degli strumenti.
*5- Schede definitiveBS
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SCHEDA 3:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura
Depositi morenici intermedi
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Suoli Bettoni-Cazzago franchi, scarsamente ghiaiosi (CZO1)
Typic Paleudalfs coarse loamy, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
I suoli Bettoni-Cazzago franchi, scarsamente ghiaiosi sono situati sui cordoni morenici principali e secondari dell’anfiteatro sebino, a morfologia collinosa.
La pendenza è moderatamente elevata (valore medio 23%).
Si sono formati su depositi morenici calcarei costituiti da ghiaie con sabbia e sabbie
ghiaiose.
Essi sono presenti in complesso, associati a suoli meno evoluti e più scheletrici,
molto profondi, con permeabilità e drenaggio moderatamente più rapidi (VBO1).
Sono utilizzati prevalentemente a vigneti e seminativi.
Topsoil
Caratteri del suolo
I suoli CZO1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 65 cm, di colore bruno, tessitura media e scheletro
comune molto piccolo, non calcareo con reazione neutra, CSC bassa, TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bt) spesso 70 cm, di colore bruno con screziature bruno intenso, tessitura media e scheletro frequente di medie dimensioni, non calcareo con
reazione subalcalina, CSC bassa, TSB alto.
• Substrato (orizzonti BC e C) a partire da 135 cm, di colore da bruno a bruno oliva
scuro con screziature rosso pallido nella parte superiore e bruno grigiastro nella
parte inferiore, tessitura media e scheletro piccolo e frequente, scarsamente calcareo con reazione subalcalina, CSC bassa, TSB alto.
Caratteri funzionali
I suoli CZO1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm), con pietrosità superficiale comune costituita da pietre di piccole e medie dimensioni; hanno drenaggio
buono e permeabilità moderata, alta capacità di ritenzione idrica, forte rischio di
incrostamento superficiale a causa della tessitura e lievi limitazioni climatiche.
Subsoil
Proprietà applicative
I suoli CZO1 presentano limitazioni molto severe a causa della pendenza, tali da
ridurre drasticamente la gamma delle colture praticabili e imporre accurate pratiche
di coltivazione (sottoclasse LCC: IVe); per lo stesso motivo questi suoli sono non
adatti all’utilizzazione agronomica sia dei reflui zootecnici che dei fanghi di depurazione (nel caso dei fanghi concorre anche la bassa CSC).
Essi hanno una capacità protettiva moderata nei confronti delle acque profonde ed
una capacità protettiva bassa nei confronti di quelle superficiali.
Da segnalare, infine, il moderato interesse naturalistico legato all’espressione di
caratteri riconducibili ad una evoluzione antica e prolungata, avvenuta in tempi in
cui il clima dell’area era di tipo subtropicale.
Indicazioni gestionali
Substrato
La gestione dei suoli CZO1 deve considerare la presenza di una pietrosità superficiale comune di piccole e medie dimensioni (inferiori a 7.5 cm), che crea problemi alla
meccanizzazione delle pratiche agronomiche ed usura degli utensili con una maggiore onerosità di gestione dei campi.
A causa della lieve suscettività all’erosione per dilavamento, non trascurabile sulle
pendenze considerate, sono richieste attenzioni specifiche alla conservazione dei
suoli, finalizzate anche a preservarne l’interesse naturalistico.
La moderata vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee impone, inoltre,
una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
*5- Schede definitiveBS
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SCHEDA 4:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
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Suoli Desenzano franco limosi (DES1)
Aquic Eutrudepts fine silty, carbonatic, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Desenzano franco limosi sono situati nelle piane retromoreniche ondulate e
mal drenate dell’anfiteatro morenico gardesano, costituite da depositi morenici di
fondo, nelle quali è presente una rete di fossi drenanti per favorire lo scolo delle
acque.
La pendenza è nulla (0.5%).
Si sono formati su sedimenti fini (argille e limi), addensati e calcarei, di deposizione
lacustre e di fondo glaciale.
Essi hanno una distribuzione omogenea entro l’unità cartografica e sono utilizzati
prevalentemente come seminativi.
Caratteri del suolo
I suoli DES1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonti Ap) con spessore totale di 60 cm, di colore bruno oliva chiaro,
tessitura media e scheletro scarso e molto piccolo, con poche concrezioni medie
di carbonato di calcio, molto calcareo con reazione alcalina, CSC elevata, TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bk) spesso 40 cm, di colore bruno giallastro chiaro con frequenti screziature di colore grigio brunastro chiaro, tessitura media e scheletro
scarso e molto piccolo, con poche concrezioni medie di carbonato di calcio, fortemente calcareo con reazione subalcalina, CSC media, TSB alto.
• Substrato (orizzonti Ck e Cg) a partire da 100 cm, di colore da bruno chiaro con
frequenti screziature di colore da grigio brunastro chiaro a giallo brunastro e grigio chiaro, tessitura media e scheletro scarso e molto piccolo, con poche concrezioni medie di carbonato di calcio, fortemente calcareo con reazione subalcalina,
CSC media, TSB alto.
Subsoil
Caratteri funzionali
I suoli DES1 sono poco profondi (profondità utile attorno a 60 cm), limitati dall’elevato contenuto di carbonati; inoltre presentano una falda permanente a 120 cm.
Hanno drenaggio mediocre, permeabilità moderatamente bassa, moderata capacità di ritenzione idrica e rischio di incrostamento elevato.
Proprietà applicative
Substrato
La scarsa profondità dei suoli DES1 costituisce la limitazione più severa, che restringe drasticamente la gamma delle colture praticabili e impone l’adozione di accurate
pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IIIs).
Essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, con moderate limitazioni dovute alla permeabilità, e sono adatti a quella dei fanghi di depurazione,
senza limitazioni purché nel rispetto della buona pratica agricola.
Hanno inoltre una elevata capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee
ed una bassa capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali, a causa della
permeabilità che ostacola l’infiltrazione e favorisce lo scorrimento superficiale dei
flussi idrici verso la rete idrografica.
I suoli DES1, infine, non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
In questi suoli il rischio di degrado fisico, legato alla formazione di croste superficiali
e conseguente alla “sigillatura” ed al collasso degli aggregati strutturali dopo piogge abbondanti, può innescare fenomeni di erosione e ruscellamento superficiale. La
stabilità degli aggregati strutturali e la fertilità del suolo possono essere migliorate
con apporti di sostanza organica e di concimi adatti.
La moderata vulnerabilità all’inquinamento delle acque superficiali impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 5:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura
Terrazzi antichi
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Suoli Faloppi franco limosi, scarsamente ghiaiosi (FLO1)
Rhodic Paleudalfs fine, mixed, semiactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Faloppi franco limosi, scarsamente ghiaiosi sono situati sulle superfici modali
e meglio conservate dei terrazzi antichi, principalmente nel comune di Castanedolo,
caratterizzate da una morfologia subpianeggiante o ondulata. La pendenza è bassa (6%).
Questi suoli si sono formati su depositi fluviali e fluvioglaciali alterati, non o debolmente calcarei (ghiaie argilloso-sabbiose).
Essi hanno una distribuzione omogenea entro l’unità cartografica e sono utilizzati
prevalentemente a seminativi avvicendati.
Caratteri del suolo
I suoli FLO1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30 cm, di colore bruno rossastro, con tessitura
media e scheletro molto piccolo e scarso, reazione neutra, CSC media, TSB alto.
• Subsoil (Bt) a partire da 30 cm e con spessore totale di oltre 200 cm, di colore
variabile tra bruno rossastro scuro e rosso scuro, con molte screziature di colore
giallo rossastro e bruno nella parte superiore, tessitura media e molte pellicole di
argilla in tutto lo spessore, scheletro molto piccolo e scarso nella parte superiore,
piccolo e frequente in quella inferiore, reazione da subalcalina a subacida, CSC
da media a elevata, TSB da medio ad alto.
• Substrato non osservato in profilo per l’elevato spessore del solum (insieme degli
orizzonti pedogenizzati).
Caratteri funzionali
Subsoil
I suoli FLO1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm); hanno drenaggio
lento, permeabilità bassa, elevata capacità di ritenzione idrica e moderato rischio di
incrostamento superficiale.
Proprietà applicative
Il drenaggio lento e la debole tendenza all’erosione dei suoli FLO1 comportano
severe limitazioni che restringono la gamma delle colture praticabili e richiedono
attenzioni gestionali specifiche (sottoclasse LCC: IIIew); essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici e dei fanghi di depurazione, con moderate
limitazioni dovute nel primo caso alla permeabilità e nel secondo alla bassa CSC.
La capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee è alta mentre è bassa
quella nei confronti delle acque superficiali a causa della permeabilità bassa e dell’elevata tendenza al ruscellamento superficiale.
Da segnalare, infine, il moderato interesse naturalistico legato all’espressione di
caratteri riconducibili ad una evoluzione antica e prolungata.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli FLO1 è necessario considerare la tendenza all’erosione e il
rischio di ruscellamento superficiale che ostacola l’infiltrazione idrica.
È presente infatti un moderato rischio di degrado fisico, legato alla formazione di
croste superficiali e conseguente alla “sigillatura” ed al collasso degli aggregati
strutturali dopo piogge abbondanti, che pone qualche limitazione alla percorribilità
e al quale si può ovviare migliorando, con apporti di sostanza organica e di concimi
adatti, la stabilità degli aggregati strutturali e la fertilità del suolo.
Occorre considerare inoltre la vulnerabilità che questi suoli manifestano nei confronti dell’inquinamento delle acque superficiali per assicurare una gestione attenta alle
problematiche ambientali.
Si segnala inoltre l’opportunità che essi vengano utilizzati in un’ottica conservativa
per preservare l’interesse naturalistico che tali suoli offrono come testimonianza di
processi evolutivi molto antichi.
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SCHEDA 6:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
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Suoli Bruciati franchi, scarsamente ghiaiosi (BTU1)
Typic Hapludalfs fine loamy over sandy or sandy-skeletal,
mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Bruciati franchi, scarsamente ghiaiosi sono situati su superfici dell’alta pianura
ghiaiosa a morfologia subpianeggiante, caratterizzate da una pietrosità superficiale
comune, di medie e piccole dimensioni, e con evidenze di paleoidrografia.
La pendenza è nulla (0.1%).
Si sono formati su depositi fluvioglaciali grossolani calcarei, costituiti da ghiaie con
sabbia.
Essi sono presenti sia con diffusione omogenea entro l’unità cartografica, che in
complesso, associati a suoli moderatamente profondi, con scheletro frequente, a
drenaggio buono e permeabilità moderatamente elevata (APO1); sono suoli utilizzati prevalentemente a seminativi avvicendati.
Caratteri del suolo
Subsoil
I suoli BTU1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30 cm, di colore bruno giallastro scuro, tessitura
media e scheletro molto piccolo e scarso, reazione subacida, CSC media e TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bt) con spessore totale di circa 50 cm, di colore da bruno a
bruno rossastro, tessitura da media a moderatamente fine, scheletro piccolo da
scarso a comune, molte pellicole di argilla e, nella parte superiore, comuni pellicole di Fe-Mn, reazione neutra, CSC da bassa a media, TSB alto.
• Substrato (orizzonti BC, C e Ck) a partire da circa 80 cm, tessitura da media a
grossolana, scheletro piccolo da comune a frequente, calcarei nella parte superiore e fortemente calcarei in quella inferiore con reazione da neutra ad alcalina,
CSC bassa, TSB alto.
Caratteri funzionali
I suoli BTU1 sono moderatamente profondi (profondità utile di 95 cm), limitati da
un orizzonte sabbioso ricco di scheletro; hanno drenaggio buono, permeabilità
moderata, capacità di ritenzione idrica alta e un moderato rischio di incrostamento
superficiale.
Proprietà applicative
Substrato
I suoli BTU1 sono adatti all’uso agricolo con moderate limitazioni legate alla profondità utile, che impone l'adozione di opportune pratiche conservative e una scelta
oculata delle colture da praticare (sottoclasse LCC: IIs); essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, con lievi limitazioni dovute alla tessitura tendenzialmente fine dell’orizzonte superficiale, e sono adatti a quella dei fanghi di
depurazione, con moderate limitazioni a causa della bassa CSC.
Hanno inoltre una capacità protettiva moderata, a causa della permeabilità, nei confronti delle acque sotterranee ed una capacità protettiva elevata nei confronti di
quelle superficiali.
Questi suoli non presentano, infine, peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
I suoli BTU1 non presentano limitazioni severe ed importanti e sono adatti all’utilizzo agricolo; nella loro gestione si deve considerare il moderato rischio di degrado
fisico per la possibilità di incrostamento superficiale che, dopo eventi piovosi di una
certa importanza può comportare la “sigillatura” e il collasso degli aggregati strutturali, e impone qualche restrizione alla percorribilità in campo.
Occorre considerare inoltre la lieve vulnerabilità che essi manifestano nei confronti
dell’inquinamento delle acque sotterranee che impone una specifica attenzione
nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci, nel rispetto dell’ambiente.
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SCHEDA 7:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
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Suoli Sabbionera franchi, scarsamente ghiaiosi (SBN1)
Aquic Hapludalfs fine loamy, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Sabbionera franchi, scarsamente ghiaiosi sono situati su superfici subpianeggianti, con difficoltà di drenaggio, interposte alle principali linee di flusso (nel caso
specifico i fiumi Oglio e Mella) e alle zone più stabili.
La pendenza è nulla.
Si sono formati su depositi alluvionali grossolani non calcarei costituiti da ghiaie con
sabbia.
Essi hanno una diffusione omogenea entro l’unità cartografica e sono utilizzati prevalentemente a seminativi avvicendati.
Caratteri del suolo
Subsoil
I suoli SBN1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonti Ap) spesso 40 cm, di colore bruno scuro, tessitura media, scheletro scarso e molto piccolo, poche pellicole di argilla nella parte inferiore, reazione da neutra a subacida, CSC bassa e TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Btg) spesso circa 30 cm, di colore bruno grigiastro, con comuni screziature di colore bruno grigiastro chiaro e giallo brunastro, tessitura moderatamente grossolana, scheletro molto piccolo frequente, comuni pellicole di
argilla, reazione subacida, CSC bassa e TSB alto.
• Substrato (orizzonti BCg e Cg) a partire da 90 cm, di colore da bruno grigiastro a
grigio scuro, con comuni screziature di colore giallo brunastro nella parte superiore e rosso giallastro in quella inferiore, tessitura moderatamente grossolana,
scheletro molto piccolo da frequente ad abbondante, reazione da subacida a
neutra, CSC bassa e TSB alto.
Caratteri funzionali
I suoli SBN1 sono moderatamente profondi (profondità utile di 100 cm) limitati dalla
presenza permanente della falda; hanno drenaggio mediocre, permeabilità moderata e alta capacità di ritenzione idrica.
Proprietà applicative
I suoli SBN1 sono adatti all’uso agricolo sebbene presentino severe limitazioni, a
causa della bassa CSC, che riducono la scelta colturale e impongono accurate pratiche di coltivazione (classe LCC: IIIs); essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei
reflui zootecnici, con moderate limitazioni dovute alla falda, e sono non adatti, a
causa della bassa CSC dell’orizzonte superficiale, a quella dei fanghi di depurazione.
La capacità protettiva nei confronti delle acque, sia sotterranee che superficiali è
moderata a causa della permeabilità.
Non presentano, infine, peculiarità ambientali di rilievo.
Substrato
Indicazioni gestionali
La presenza di limitazioni alla fertilità nei suoli SBN1, seppure non gravi, impone
l’uso di ammendanti e correttivi.
Essi richiedono un’attenta gestione nella somministrazione dei reflui zootecnici, con
la corretta valutazione dei carichi e dei tempi appropriati nel rispetto delle buone
pratiche agricole.
Si sconsiglia invece l’utilizzo dei fanghi di depurazione e si raccomanda una specifica
attenzione nell’impiego dei fitofarmaci per la moderata vulnerabilità all’inquinamento delle acque.
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SCHEDA 8:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Bassa pianura sabbiosa
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Suoli Verolanuova franchi (VEO1)
Typic Hapludalfs coarse loamy, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Verolanuova franchi sono situati su superfici stabili, pianeggianti o leggermente ondulate, comprese tra dossi e depressioni (conche e paleoalvei).
La pendenza è nulla (0.2%).
Si sono formati a partire da depositi fluvioglaciali medio-grossolani (sabbie non calcaree).
Hanno una distribuzione omogenea nell’unità cartografica e sono utilizzati prevalentemente a seminativi.
Caratteri del suolo
I suoli VEO1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 50 cm, di colore bruno giallastro, tessitura moderatamente grossolana, reazione neutra, CSC media e TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bt) spesso 70 cm, di colore bruno intenso, con poche screziature bruno rossastre, con poche pellicole di argilla e poche pellicole di Fe-Mn,
tessitura moderatamente grossolana, reazione neutra, CSC bassa e TSB alto.
• Substrato (orizzonte CB) a partire da 120 cm, di colore giallo brunastro, tessitura
grossolana, reazione subalcalina, CSC bassa e TSB alto.
Caratteri funzionali
Subsoil
I suoli VEO1 sono profondi (profondità utile 120 cm), limitati dalla presenza di orizzonti sabbiosi; hanno drenaggio moderatamente rapido, permeabilità moderatamente elevata, disponibilità idrica molto elevata e moderato rischio d’incrostamento
superficiale.
Proprietà applicative
I suoli VEO1, a causa del drenaggio rapido, presentano moderate limitazioni che
restringono la gamma delle colture praticabili (sottoclasse LCC: IIs); essi sono adatti
all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, con lievi limitazioni dovute alla
granulometria e alla permeabilità, e sono adatti a quella dei fanghi di depurazione,
con moderate limitazioni dovute alla bassa CSC.
Hanno una capacità protettiva elevata nei confronti delle acque superficiali, mentre
la capacità protettiva nei confronti di quelle sotterranee è bassa a causa della permeabilità.
Non presentano, infine, peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Substrato
I suoli VEO1 non presentano limitazioni severe ed importanti e sono adatti all’utilizzo agricolo; nella loro gestione si deve considerare il moderato rischio di degrado
fisico per la possibilità di incrostamento superficiale che, dopo eventi piovosi di una
certa importanza può comportare la “sigillatura” e il collasso degli aggregati strutturali, e impone qualche restrizione alla percorribilità in campo.
Specifiche attenzioni sono richieste nell’utilizzo dei reflui zootecnici e, soprattutto,
in quello dei fanghi di depurazione, così come, per l’elevata vulnerabilità che essi
manifestano nei confronti dell’inquinamento delle acque sotterranee, nelle pratiche
di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 9:
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Superfici terrazzate sospese sui corsi d’acqua attuali
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Suoli Martinenghe franco sabbiosi (MRH1)
Oxyaquic Eutrudepts corse loamy over sandy or sandy-skeletal,
mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Martinenghe franco sabbiosi sono situati sui terrazzi fluviali subpianeggianti
del fiume Oglio, su superfici pianeggianti e con difficoltà di drenaggio, dove occupano in preferenza posizioni riconducibili a paleoalvei, conche e depressioni.
La pendenza è nulla (0.4%).
Essi si sono formati su depositi alluvionali grossolani (sabbie limose con ghiaia).
Hanno una distribuzione omogenea nell’unità cartografica e sono utilizzati prevalentemente a seminativi di cereali tipo mais.
Caratteri del suolo
Subsoil
I suoli MRH1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso circa 40 cm, di colore bruno scuro, tessitura moderatamente grossolana e scheletro piccolo e frequente, reazione subacida, CSC
media e TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bw) spesso circa 30 cm, di colore da bruno intenso a bruno
oliva chiaro, tessitura da moderatamente grossolana a grossolana, scheletro piccolo e abbondante, moderatamente calcareo con reazione da neutra a subalcalina, CSC bassa e TSB alto.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 70 cm, di colore bruno grigiastro, tessitura
grossolana e scheletro piccolo e abbondante, moderatamente calcareo con reazione alcalina, CSC bassa, TSB alto.
Caratteri funzionali
I suoli MRH1 hanno una pietrosità superficiale comune, soprattutto di medie dimensioni (diametro dei ciottoli <7,5 cm); sono poco profondi (profondità utile 70 cm),
limitati dalla presenza di una falda permanente; lo scheletro è presente lungo tutto il
profilo; hanno drenaggio mediocre, permeabilità moderatamente elevata, bassa
capacità di ritenzione idrica e moderato rischio di incrostamento superficiale. Inoltre essi
presentano un lieve rischio di inondazione.
Proprietà applicative
Substrato
A causa della ridotta capacità di ritenzione idrica, i suoli MRH1 presentano limitazioni
severe che restringono la gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IIIs); essi sono adatti all’utilizzazione dei reflui zootecnici, con lievi limitazioni per la coesistenza di caratteri sfavorevoli dovuti alla falda,
all’inondabilità, alla granulometria e alla permeabilità, mentre sono adatti a quella dei
fanghi di depurazione, con moderate limitazioni dovute alla granulometria e alla CSC.
Hanno inoltre una capacità protettiva moderata nei confronti delle acque superficiali
ed una capacità protettiva bassa nei confronti di quelle sotterranee, a causa della permeabilità che non permette la trattenuta dei fitofarmaci nel suolo per un tempo sufficiente a ridurne il potenziale inquinante.
Non presentano, infine, peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli MRH1 si deve considerare il moderato rischio di degrado fisico
per la possibilità di incrostamento superficiale che, dopo eventi piovosi di una certa
importanza può comportare la “sigillatura” e il collasso degli aggregati strutturali, e
impone qualche restrizione alla percorribilità in campo.
Esistono inoltre limitazioni alla meccanizzazione delle pratiche agronomiche, che causano difficoltà di lavorazione e usura degli utensili e comportano una maggiore onerosità di gestione dei campi.
Inoltre, la lieve inondabilità e la moderata vulnerabilità all’inquinamento delle acque impongono una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 10:
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Piane alluvionali (inondabili) attuali e recenti
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Suoli Fienil Lungo franco sabbiosi (FNU1)
Oxyaquic Haplustepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
I suoli Fienil Lungo franco sabbiosi sono situati nella piana alluvionale dell’Oglio, su
superfici inondabili, comprese tra i terrazzi antichi e le aree limitrofe al fiume.
La pendenza è nulla (0.4%).
Si sono formati su depositi alluvionali calcarei costituiti da sabbie limose con ghiaia.
Essi hanno una distribuzione omogenea entro l’unità cartografica e sono utilizzati prevalentemente a seminativi e prati avvicendati o ad incolti produttivi.
Topsoil
Caratteri del suolo
I suoli FNU1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 40 cm, di colore bruno oliva, tessitura moderatamente grossolana e scheletro scarso e molto piccolo, scarsamente calcareo con
reazione alcalina, CSC media e TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bg) con spessore di 35 cm, di colore bruno oliva chiaro, con
comuni screziature di colore bruno oliva chiaro e poche di colore bruno grigiastro, tessitura moderatamente grossolana, comuni pellicole di materiale organico, scarsamente calcareo con reazione molto alcalina, CSC bassa e TSB alto.
• Substrato (orizzonte Cg) a partire da 75 cm, di colore grigio verdastro, con
comuni screziature di colore bruno giallastro scuro, tessitura media, comuni pellicole di materiale organico, reazione subacida, CSC e TSB medi.
Caratteri funzionali
Subsoil
I suoli FNU1 sono moderatamente profondi (profondità utile 75 cm), limitati dalla
presenza di una falda idrica permanente; hanno drenaggio lento, permeabilità
moderatamente elevata, capacità di ritenzione idrica bassa; presentano inoltre un
moderato rischio di incrostamento superficiale ed un moderato rischio d’inondazione.
Proprietà applicative
I suoli FNU1 hanno limitazioni severe che restringono la gamma delle colture praticabili (sottoclasse LCC: IIIw) a causa del drenaggio lento e della moderata inondabilità;
sono adatti sia all’utilizzazione dei reflui zootecnici che a quella dei fanghi di depurazione. Hanno però moderate limitazioni in entrambi i casi dovute, nel caso dei reflui
alla falda moderatamente profonda, nel caso dei fanghi alla falda ma anche alla
moderata inondabilità e alla bassa CSC.
La capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee è bassa a causa della permeabilità moderatamente elevata, mentre quella nei confronti delle acque superficiali è moderata per il comportamento idrologico.
Questi suoli non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Substrato
Nella gestione dei suoli FNU1 occorre considerare l’esistenza di una falda a bassa
profondità, che interferisce negativamente nelle scelte colturali e richiede l’adozione di pratiche per facilitare il drenaggio e garantire un franco sufficiente per l’ottimale sviluppo delle piante.
Esiste inoltre un moderato rischio di degrado fisico a causa della possibilità di incrostamento superficiale che, dopo eventi piovosi di una certa importanza, comporta la
“sigillatura” e il collasso degli aggregati strutturali, e impone qualche restrizione alla
percorribilità in campo.
La vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee, ed in minor misura di
quelle superficiali, impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e
di utilizzo dei fitofarmaci.
Infine, si deve tener presente il moderato rischio di inondazione di questi suoli, ossia
la possibilità che eventi di sommersione per esondazione fluviale, si susseguano con
cadenza circa quinquennale.
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Glossario sintetico
Si riporta di seguito la definizione sintetica di
alcuni termini tecnici contenuti nel testo. Per
una trattazione più esauriente si rimanda al
Glossario contenuto nel CD Rom allegato al
volume.
fragipan
argilla
idromorfia
Frazione minerale del suolo costituita da particelle di diametro inferiore a 2 µm.
argillico (orizzonte ≈)
Orizzonte diagnostico subsuperficiale del
suolo formato a seguito di processi di illuviazione di argilla.
brunificazione
Liberazione di ferro attivo dai minerali della
roccia madre e sua interposizione fra molecole di argilla e di humus, con formazione di
aggregati ferro-argillo-umici.
cambico (orizzonte ≈)
Orizzonte diagnostico subsuperficiale, formato a seguito di processi di alterazione del
materiale di partenza.
capacità di scambio cationico
(C.S.C.)
La somma totale dei cationi scambiabili (principalmente Ca++, Mg++, K+, Na+, H+,
Al+++) presenti nel suolo, espressa in
meq/100g di materiale.
concentrazione
accumulo secondario di sali in forma di
masse soffici, patine e rivestimenti, oppure di
noduli o conrezioni, di natura carbonatica,
gessosa, ferro-manganesifera, ferruginosa.
decarbonatazione
Dissoluzione chimica dei carbonati negli orizzonti del suolo e/o nelle rocce carbonatiche
sottostanti ad esso, per azione di acque
meteoriche ricche di CO2.
Orizzonte diagnostico subsuperficiale compattato, con drenaggio molto lento; costituisce una limitazione fisica all’approfondimento radicale.
Condizione del suolo derivante da drenaggio
insufficiente o impedito, che si evidenzia in
una dominanza di colorazioni grigie.
illuviazione
Movimento di sostanze diverse attraverso il
profilo pedologico , da un orizzonte soprastante, che ne risulta impoverito, ad uno sottostante, che ne viene arricchito.
limo
Frazione minerale del suolo costituita da granuli di dimensioni comprese fra 2 e 50 µm. Si
distingue in limo fine (da 2 a 20 µm) e limo
grossolano (da 20 a 50 µm).
lisciviazione
Processo di trasporto idrico nel suolo delle
particelle fini disperse (argille e ossidi di ferro
a queste legati), dagli orizzonti superiori eluviali agli orizzonti profondi illuviali.
loess
Deposito di origine eolica , caratteristico
degli ambienti steppici e composto da particelle a granulometria prevalentemente limosa e sabbioso fine.
pedogenesi
L’insieme dei processi chimici, fisici e biologici
che trasformano progressivamente una roccia in suolo.
permeabilità (≈ del suolo)
Maggiore o minore facilità con cui un suolo
lascia penetrare, attraverso i suoi orizzonti,
l’acqua di percolazione.
reazione (≈ del suolo)
discontinuità (≈ litologica)
Cambiamento brusco di granulometria e/o di
composizione mineralogica fra due orizzonti,
indicante la loro diversa origine geologica e/o
la loro differente età.
drenaggio (≈ interno)
Capacità del suolo di eliminare l’eccesso idrico al suo interno.
epipedon
Orizzonte diagnostico di superficie, più o
meno scurito dalla sostanza organica o dilavato.
falda (≈freatica o libera)
Corpo idrico sotterraneo, più vicino alla
superficie del terreno. La superficie superiore
della falda viene denominata superficie freatica o tavola d’acqua.
Grado di acidità o di alcalinità del suolo,
espresso quantitativamente dal valore numerico del pH.
ritenzione idrica (massima capacità di ≈)
Quantità d’acqua trattenuta da un suolo allo
stato di saturazione idrica.
rubefazione
Liberazione di ossidi di Fe che attraverso la
progressiva disidratazione formano ematite,
la quale conferisce vivaci colori rossi ai suoli,
in un ambiente chimico spesso saturo di ioni
calcio, ma privo di carbonati.
sabbia
Frazione minerale del suolo costituita da granuli di dimensioni comprese fra 50 µm e 2
mm, distinta usualmente per scopi pratici in
tre classi in base al diametro dei granuli: sab-
bia molto fine, sabbia fine, media e grossolana e sabbia molto grossolana.
saturazione basica (tasso di ≈)
Rapporto percentuale fra la somma dei cationi alcalini e alcalino-terrosi (Ca,Mg,Na,K) fissati sul complesso di adsorbimento, e la
capacità di scambio cationico, ossia la quantità massima di cationi che 100 g di suolo
possono adsorbire. È indicato con l’acronimo
TSB. Un suolo nel cui complesso di scambio
sono largamente predominanti i cationi alcalini e alcalino-terrosi viene definito saturo.
saturazione (≈ idrica)
Condizione fisica del suolo nel quale tutti i
vuoti sono occupati dall’acqua. Corrisponde
alla capacità idrica massima.
sesquiossidi
Ossidi e idrossidi di Fe e Al (più raramente di
Mn e Ti), costituenti, nei suoli, prodotti residuali dell’alterazione.
scheletro
Frammenti rocciosi e pietre, di diametro
superiore a 2 mm, contenuti nel profilo
pedologico.
screziatura
Porzioni degli orizzonti di suolo di colore differente rispetto a quello dominante. La genesi delle screziature è riconducibile ad alternanze stagionali di stati di inumidimento e di
disseccamento nel profilo.
serie (≈ di suoli)
Gruppo di suoli simili per genesi e con uguale
classificazione, i quali presentano orizzonti
simili per composizione, spessore e caratteristiche. Le serie vengono istituite per scopi
soprattutto pratici, che influenzano la gestione del suolo.
fase di serie
Suddivisione entro una serie di suoli che evidenzia peculiarità significative per la crescita
dei vegetali o per le lavorazioni agrarie. Le
fasi di serie sono i costituenti delle unità cartografiche.
tessitura (≈ del suolo)
Proporzione relativa nel suolo delle particelle
minerali di diametro inferiore a 2 mm, costituenti la cosiddetta “terra fine” (argilla, limo,
sabbia).
unità cartografica
L’insieme dei poligoni (di suolo) di una carta
pedologica, individuati attraverso il rilevamento, costituiti dalla dominanza di uno o
più fasi delle stesse serie di suolo. Possono
essere costituite da un solo tipo di suolo
(consociazioni), o da due o più suoli diversi
che si alternano nel paesaggio secondo un
modello noto (associazioni, complessi, gruppi indifferenziati).
*0- CopertinaBS
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Suoli e paesaggi
della provincia
di Brescia
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