Allegato A alla Relazione Finale

annuncio pubblicitario
Allegato A alla Relazione Finale
Allegato A alla Relazione Finale
CANDIDATO: Enzo Vinicio Alliegro
Giudizi individuali:
Commissario prof. Massimo Squillacciotti Massimo
Gli interessi scientifico disciplinari di Enzo Vinicio Alliegro, oltre alla loro ampiezza tematica,
configurano una produzione scientifica rigorosa ed attenta tale da conformare una figura di studioso da
prendere in attenta considerazione per le discipline del settore M-Dea/01.
Commissario prof. Paolo Apolito
Il candidato presenta un complesso di titoli e pubblicazioni che testimoniano la sua buona capacità di
indagini d’archivio, di configurazione di apparati documentari e anche una discreta disponibilità alla
ricerca sul campo. La scelta dei temi si muove tra la realtà meridionale e in particolare lucana e la storia
degli studi. La sua scrittura è spesso scorrevole, l’intelligenza di rappresentazione degna di nota. Nel
complesso è uno studioso puntuale e intensamente dedicato alle sue ricerche.
Commissario Marino Niola
Il candidato presenta numerose pubblicazioni. Tra i libri alcuni sono curatele (come Don Francesco
Romagnano, 2003; come Progetto museo delle tradizioni locali, 2004 e come Eco-sviluppo. Identità,
linguaggi e politiche, 2007), altri sono a sola firma del candidato. È il caso de la terra del Cristo, 2005,
di Storie di musica, musicanti, musicisti e liutai, 2007 e de L’arpa perduta). Tra i numerosi saggi si
segnalano quelli dedicati all’opera di Ernesto De Martino e in generale a temi demartiniani. Si citano
fra gli altri L’opera di Ernesto de Martino (in “Basilicata Regione” 1995; Fatture, incantesimi e
scongiuri, (in L’identità sommersa, a cura del candidato medesimo, 1997); Feste tradizionali lucane (in
“Basilicata Regione” 1997); Processi di trasformazione di pratiche religiose popolari (in “Bollettino
Storico della Basilicata”, 2001).
Altri lavori hanno sono di argomento etnomusicologico. Fra questi si segnalano Il flautista magico (in
Mélanges de l’Ecole Française de Rome”, 2003) e Les voyages des musiciens de rue (in Les musiciens
et ses voyages, 2003). Un altro filone della produzione di Allegro riguarda l’intreccio tra demologia,
saperi scientifici e politiche nell’Itaia post-unitaria. È il caso de L’uomo e la bestia (in Chiarelli-Pasini,
Paolo Mantegazza. Medico, antropologo, viaggiatore, 2002), di Emigrazione postunitaria e dinamiche
di mutamento e di persistenza culturale (in “Quaderno di Servizio Migranti 2002) e, dello stesso anno,
Sapere demologico e inchieste parlamentari nell’Italia post-unitaria (in “Bollettino storico della
Basilicata”).
Altri lavori sono dedicati all’antropologia visuale e all’antropologia sociale e politica del Mezzogiorno.
La produzione scientifica del candidato si caratterizza nel suo insieme per l’ampiezza degli interessi
riconducibili tuttavia all’articolazione generale sopra delineata. I lavori di Allegro si fondano sempre su
una informazione minuziosa e rigorosa oltre che per una accentuata sensibilità idiografica. Rigore
metodologico, continuità temporale e congruenza con le disipline M-DEA/01 contribuiscono a
delineare un buon profilo di studioso, serio e documentato, inj grado di fornire utili contributi alla
disciplina.
I
Allegato A alla Relazione Finale
Commissario Paolo Domenico Maria Palmeri
Enzo Vinicio Allegro è nato nel 1967. Nel 1994 si è laureato in Sociologia con 110/110 e lode alla
Federico II di Napoli. 1995: perfezionamento in Scienze Demoetnoantropologiche, Facoltà di Lettere La
sapienza. I997: DEA presso l’EHESS di Parigi. 2002: Dottorato di ricerca i antropologia storica presso
European University di Firenze. Dal 2005 è Ricercatore Universitario presso la facoltà di Sociologia della
Federico II di Napoli. Ha un’ampia esperienza didattica acquista presso la Federico II di Napoli lungo un
percorso durato otto anni. Ha insegnato: Metodi di ricerca demoantropologica, Storia della ricerca
antropologica, Antropologia dello sviluppo locale, Storia, oggetto e metodo delle tradizioni popolari. Ha
svolto numerose missioni di ricerca presso istituzioni nazionali ed europee.
La su attività di ricerca si focalizza su tre settori:
a- Storia e storiografia degli studi demoetnoantropologici
b- B-Antropologia dei processi identitari
c- Antropologia dello sviluppo locale.
Per il presente concorso il candidato presenta sei volumi, di cui tre curatele e 17 saggi che rappresentano
coerentemente i campi di ricerca sopra descritti.
Le esperienze d’analisi e di ricerca del candidato sono molto ampie avendo affrontato temi complessi e
centrali legati alle tradizioni popolari. Ha approfondito in modo originale e interessante temi demartiniani,
temi critici sulle emigrazione, prospettive contemporanee sulla museologia e sulle pratiche religiose. Da
quanto analizzato si deduce che la produzione scientifica del candidato, rimanendo nell’ambito dei filoni
classici della disciplina, presenta una certa originalità che si evidenzia proprio nell’importante rilevanza
scientifica dei titoli presentati. In conclusione ci si trova di fronte ad uno studioso serio le cui competenze
approfondite spaziano sui settori più importanti della nostra disciplina.
Commissario prof. Vito Teti
L’ambito di ricerca e di interesse privilegiati sono molteplici: la demologia, la museografia, le feste tradizionali
con particolare attenzione alla Basilicata. Altri interessi: l’emigrazione, le fonti scritte, le fonti orali e
iconografiche, la tradizione musicale, che Alliegro, in maniera problematica, interpreta con una capacità di
cogliere il senso delle persistenze e delle trasformazioni socio-culturali. Il candidato rivela una buona
conoscenza della storia degli studi demo antropologici e una notevole capacità di rapportarsi con il territorio
indagato. Un percorso serio e coerente di ricerca a cui si accompagna una sensibilità divulgativa, legata alle più
recenti acquisizioni in ambito antropologico. Il candidato presenta un curriculum e titoli per essere valutato
positivamente.
Giudizio collegiale:
Il candidato si fa apprezzare per l’ampiezza della documentazione, che si esprime in una produzione
scientifica rigorosa ed attenta tale da configurare una figura di studioso da prendere in attenta
considerazione per la comparazione finale.
CANDIDATA: Laura Bonato
Giudizi individuali:
II
Allegato A alla Relazione Finale
Commissario prof. Massimo Squillacciotti Massimo
La produzione scientifica di Laura Bonato rivela originalità e sistematicità di interessi, capacità
d’analisi dei dati sia testuali che documentari, con un costante impegno didattico e divulgativo di tutto
rispetto. Il profilo di studiosa che ne emerge consente di formulare un giudizio di apprezzamento.
Commissario prof. Paolo Apolito
La candidata presenta pubblicazioni frutto di un puntuale lavoro di riflessione su temi di trasformazione
contemporanea dei contesti tradizionali. Esse mostrano prova da una parte dello sforzo di sviluppare
analisi di riattualizzazione e ricontestualizzazione , dall’altra di ampliare il perimetro di inclusione
normalmente limitato a fenomeni considerati appartenenti al passato a una più ampia fenomenologia di
“cultura popolare” che ammette fenomeni generalmente oggetto degli studi di “popular culture”.
Commissario Marino Niola
La candidata presenta 16 pubblicazioni di cui due monografie e sei curatele. Nei due volumi Festa viva
(2005 e 2006), a cura della Bonato, vengono analizzate le pratiche simboliche che, in ogni società,
interrompono e scandiscono il tempo delle attività economiche e sociali quotidiane. Il contributo della
candidata al primo volume (la presentazione) si focalizza sulla continuità e la rifunzionalizzazione della
“danza delle spade” nel panorama del sistema cerimoniale italiano. Nel contributo al secondo volume,
la candidata invece, pone la sua attenzione sulla “questua delle uova” nel Piemonte meridionale. La
candidata continua l’analisi antropologica della festa e delle sue trasformazioni nel nostro Paese nel
libro Tutti in festa (2006) che abbhraccia un arco temporale compreso tra agli anni ’70 del secolo
scorso e oggi. Nel libro Trapianti, sesso, angosce la candidata esamina la ripetitività dei motivi
narrativi delle leggende metropolitane odierne. Nella curatela Memoria riciclata (2008) viene posto
l’accento sulla memoria collettiva quale costruzione di un passato condiviso attraverso la festa quale
“messa in scena” della tradizione. Partendo dal presupposto che ogni territorio è un patrimonio che
include memorie, fatti, relazioni, valori, la candidata pone l’accento, nel contributo alla curatela
Immaterialità e paesaggio (2008), sulle attività da compiere nell’ottica di una strategia di promozione
e sviluppo del patrimonio locale. Nell’articolo presente ne Il corpo e la festa (2004), la Bonato affronta
il tema del corpo e la festa nelle leggende metropolitane mentre negli articoli “Dimmi cosa mangi…”
(2005) e “Leggende metropolitane: la conservazione del presente” (in Strategie del cibo), la candidata
analizza diversi aspetti riguardanti lo statuto antropologico delle leggende metropolitane.
Altri lavori della candidata sono ascrivibili a un filone di studi demologici variamente aggiornato e
rimodulato. È il caso della curatela La complessità della tradizione (2005), dell’articolo “Archivio
multimediale della ritualità piemontese tradizionale e riproposta” (2004) de “Il corpo della masca”
(2008, in Strategie del corpo.
Altri lavori sono di argomento vario, dal’articolo “Le seduzioni del seno” (2007) a Letteratura
popolare: il fotoromanzo (2006) fino al lavoro sulla planchette, lo strumento inventato nella seconda
metà dell’800 per contattare lo spirito dei defunti, (2006) e a quello su Harry Potter (La magica poesia
di Harry Potter, 2006)
La produzione della candidata ampia e variegata appare spesso al confine con la sociologia dei processi
culturali. Il suo lavoro, ancorché non sempre di eguale profondità, appare spesso interessante per la
scelta dei temi, a conferma di una spiccata attitudine narrativa. Bonato rivela una conoscenza sicura e
documentata delle questioni demologiche sottese ai fenomeni della festa e della patrimonializzazione.
Nel complesso si tratta di una studiosa di buon profilo.
III
Allegato A alla Relazione Finale
Commissario Paolo Domenico Maria Palmeri
Laura Bonato nata nel 1960. Si è laureata in pedagogia con una tesi sul folklore nel 1989, segue il
corso di perfezionamento in antropologia sociale nel 1991. Dottore di ricerca in Scienze
Antropologiche, oggi è Ricercatore alla Facoltà di Lingue dell’Università di Torino. Dal 1994 svolge
attività didattica presso la cattedra di Antropologia Culturale del Prof Bravo, svolgendo cicli di lezioni,
seminari, ricerche sul terreno.
I temi di ricerca che la candidata affronta e approfondisce nelle sue esperienze di terreno sono legati
alla metodologia di ricerca e alla elaborazione di mappe che riflettano la memoria del territorio nelle
sue molteplici sfaccettature della contemporaneità e delle leggende metropolitane.
Per il concorso presenta una selezione di 16 contributi a stampa, costituita da: due volumi, quattro
curatele di volume (con contributo), 10 articoli e saggi in volumi. Le pubblicazioni della candidata
sono il prodotto di un ampio lavoro di ricerca e di riflessione sui temi della contemporaneità legati ad
aspetti della cultura popolare e del folklore.
Il curriculum della candidata e le sue pubblicazioni dimostrano che ci si trova di fronte ad una studiosa
la cui produzione è caratterizzata da maturità e da notevole originalità, coerenza scientifica e serietà
metodologica. Ci presenta ricerche sulle modalità e sugli sviluppi dell’apparato cerimoniale, sul
mondo della contemporaneità così come su fenomeni considerati appartenenti al passato e che tuttavia
rivivono ancora al giorno d’oggi nel folklore locale. La candidata ha una lunga esperienza didattica e di
ricerca che la ha portata a raffinare gli aspetti metodologici e a presentare una produzione scientifica
rigorosa e allo stesso tempo innovativa. Analizzando la produzione scientifica presentata si nota una
congruenza tra le sue attività di ricerca e gli approfondimenti teorici. Il giudizio complessivo è piuttosto
buono.
Commissario prof. Vito Teti
Della candidata bisogna segnalare i suoi studi demo-antropologici sulla festa, sul cibo, sul corpo, nei quali rivela
una puntuale conoscenza della letteratura sugli argomenti trattati. I suoi interessi più recenti l’hanno porata
all’analisi del romanzo di appendice e a riflessioni sul cinema e recenti produzioni mediatiche. .
La produzione della candidata è, di fatto, ampia e interessante: e buona è la sua conoscenza delle complesse
dinamiche della festa e delle logiche della patrimonializzazione, soprattutto in riferimento alle questioni
demologiche. La profondità delle sue ricerche conosce una significativa maturazione nel corso degli anni. Si
tratta di una studiosa seria, attenta e di buon profilo da prendere in considerazione ai fini della presente
valutazione.
Giudizio collegiale:
La candidata si caratterizza per originalità nonché ampiezza degli interessi, capacità d’analisi dei
contesti etnografici indagati, e costante impegno didattico e divulgativo di tutto rispetto. In particolare
si segnalano i suoi studi sulle complesse dinamiche della festa e della sua patrimonializzazione.
Francesca Declich
Giudizi individuali:
Commissario prof. Massimo Squillacciotti Massimo
La candidata Francesca Declich rivela, nelle pubblicazioni come nello studio di settore, sistematicità di
interessi e capacità d’analisi dei dati sia testuali che documentari, con una maturità scientifica
IV
Allegato A alla Relazione Finale
apprezzabile per il suo rigore, al di là di alcuni limiti per l’assenza di riferimenti bibliografici pur
presenti sull’area dei suoi interessi. La valutazione ai fini del presente giudizio è positiva.
Commissario prof. Paolo Apolito
La candidata Francesca Declich presenta un insieme di titoli e pubblicazioni quasi esclusivamente
dedicato alle sue lunghe ricerche etnografiche dedicate alle popolazioni somali vicine al fiume Giuba,
tra le quali ha svolto negli anni Ottanta il lavoro di campo per il dottorato e tra le quali è tornata nei
contesti dei campi profughi post-bellici. Data la lunga durata del suo rapporto conoscitivo con tali
popolazioni, essa ha avuto modo di testare sul campo concetti e temi antropologici da forme classiche a
revisioni contemporanee inserite in alcuni dei più recenti dibattiti. Si tratta di candidata seria,
scrupolosa, di buona professionalità e rigore scientifici.
Commissario Marino Niola
Presenta 2 monografie, 2 curatele e 6 tra saggi e articoli. Il libro I Bantu della Somalia (2002) è uno
studio sui processi di costruzione delle identità dei popoli fuggiti dai territori di origine a seguito dello
schiavismo; il testo sviluppa un’indagine peculiare degli elementi culturali dei popoli di lingua bantu
presenti in Somalia.
Quando il silenzio è memoria (2006) è un libro che riprendendo in parte gli argomenti trattati nel
precedente testo, indaga sulle dinamiche identitarie dei popoli della Somalia del sud attraverso la
ricostruzione della memoria collettiva plasmata e stratificata da avvenimenti quali migrazioni forzate e
schiavitù. Nel 1993 e nel 2001 cura due volumi, il primo dal titolo Gender Planning and Development.
Theory, Practice and Training, tradotto in italiano nel 199a6, in cui si indagano le dinamiche di genere
in relazione ai processi di sviluppo nei paesi cosiddetti del Terzo Mondo; il secondo, dal titolo Sul
genere dei diritti umani…Perché Leonardo lo fece maschio? Riflessioni sull’impunità dei crimini
contro le donne: il ruolo della Corte Criminale Internazionale, è un testo in cui si discute sulle
prospettive offerte dalla costituzione della Corte Criminale Internazionale (CCI) quale organismo in
grado di porre fine all’impunità per i crimini commessi contro le donne. Il 2001 è anche l’anno di
pubblicazione - nel volume Anthropology of Violence and Conflict - del saggio When silence makes
history: gender and memories of war violence from Somalia, un’indagine sul carattere di genere della
violenza perpetrata nel contesto bellico e sulle strategie di elaborazione del lutto.
Nel 2007, nel volume Resisting bondage in Indian Ocean Africa and Asia la candidata pubblica un
saggio sul lavoro forzato e la resistenza presso la comunità Zigula in Somalia durante il periodo
coloniale.
Gli articoli presentati, dal 1995 al 2000, partono dalla costruzione delle identità tra varie popolazioni
presenti sul territorio somalo sia in una prospettiva “etnica”, sia in un’ottica di genere, con particolare
riferimento al ruolo della costruzione della memoria collettiva, che rielabora continuamente le
categorie, nei casi di migrazioni forzate.
Il profilo della candidata si caratterizza per una assoluta coerenza e continuità di interessi. Notevole
appare la conoscenza della letteratura antropologica relativa ai temi della sua ricerca. Declich si fa
apprezzare anche per la consapevolezza teorico-metodologica nonché per la sobria lucidità
dell’argomentazione che non perde mai di vista la delimitazione del campo. Nell’insieme una studiosa
di buon profilo.
Commissario Paolo Domenico Maria Palmeri
Francesca Declich è nata nel 1963, è laureata in Lettere/etnologia con 110e lode. Ha seguito due corsi
di perfezionamento, un Master alla London School of Economics ed è dottore di ricerca in
V
Allegato A alla Relazione Finale
antropologia all’Orientale di Napoli. Attualmente è ricercatore universitario confermato SSD
MDEA/01 alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Urbino, dove insegna Antropologia
Culturale. E’ stata visiting professor alla Northwestern University di Evanston, ed ha svariate
esperienze di docenza in istituzioni universitarie e non. Dal 1988 al 1998 è stata vincitrice di otto borse
di studio. Ha svariate esperienze di ricerca in Africa e soprattutto in Somalia; ha organizzato eventi,
seminari e workshops sull’antropologia dello sviluppo e temi correlati. Ha pubblicato più di una
cinquantina di saggi su questioni di metodo, questioni africane, su temi relativi all’America Latina e al
genere.
Per il presente concorso la candidata presenta 2 monografie sulla Somalia, 2 curatele e 6 articoli tutti
pubblicati in inglese. Dalle sue pubblicazioni si può dedurre che la candidata ha una elevata
competenza sui temi da lei trattati, aiutata in ciò dalla sua notevole esperienza di campo.
La candidata dimostra coerenza e continuità nei sui interessi di ricerca. I sui lavori dimostrano un
rigore metodologico molto apprezzabile con il risultato che il suo apporto può essere considerato
innovativo e scientificamente molto rilevante. Il lavoro della candidata è conosciuto in Italia e
all’estero, con particolare riferimento al mondo anglosassone.
Nel complesso la candidata appare avere un maturità scientifica considerevole dovuta al rigore del suo
approccio scientifico e metodologico. Data la qualità del lavoro e delle esperienze scientifiche della
candidata, la valutazione ai fini del presente concorso è buona.
Commissario prof. Vito Teti
La candidata propone uno studio sulle dinamiche identitarie dei popoli fuggiti dai territori di origine a
seguito dello schiavismo; in particolare i popoli di lingua bantu presenti in Somalia, dove “ritorna” a
più riprese. L’altro filone di studi è quello teso a indagare le dinamiche di genere in relazione ai
processi di sviluppo nei paesi cosiddetti del Terzo Mondo
Il profilo della candidata si caratterizza per una notevole coerenza e pera continuità nelle sue indagini e
la continua messa a punto dei criteri interpretativi. Notevole appare la conoscenza della letteratura
etnologica e antropologica, che esplicita con una sobria lucidità nell’argomentare senza perdere mai di
vista la pertinenza disciplinare. Nell’insieme una studiosa rigorosa, attenta, di buon profilo da prendere
in considerazione ai fini della valutazione
Giudizio collegiale:
La candidata dimostra coerenza e continuità nei suoi interessi di ricerca. I suoi lavori dimostrano un
apprezzabile rigore metodologico con risultati scientificamente interessanti. In particolare si segnalano
le sue lunghe ricerche etnografiche dedicate alle popolazioni somale vicine al fiume Giuba.
CANDIDATA: Michela Fusaschi
Giudizi individuali:
Commissario prof. Massimo Squillacciotti Massimo
Dai titoli come dalle pubblicazioni e dalle esperienze di ricerca sul campo, si evince un quadro
complessivo di Michela Fusaschi di sistematicità e continuità di interessi che consente di formulare un
giudizio di apprezzamento, non solo per i risultati ottenuti, ma anche per lo spirito e il metodo che
sostengono i suoi programmi di ricerca: serietà scientifica e professionale, socializzazione degli
VI
Allegato A alla Relazione Finale
interessi e dei problemi emersi nella ricerca sia nella didattica che nella pubblicistica. Negli ultimi
lavori la candidata mostra una più matura consapevolezza critica e metodologica degna di attenzione.
Commissario prof. Paolo Apolito
La candidata Fusaschi ha sviluppato nel corso degli anni due filoni di ricerche, per certi versi
indipendenti per altri coincidenti, acquisendo grazie ad essi significative competenze, su un versante
attraverso l’approfondimento degli aspetti antropologici della guerra civile in Rwanda e delle sue
conseguenze tuttora profondamente presenti nella società ruandese e africana contemporanee, e
sull’altro alle questioni del corpo, della sua dimensione personale, culturale e politica nelle forme in cui
si posiziona nella contemporaneità e che trovano nelle pratiche di modificazione indotta da interventi
volontari esterni un significativo campo di applicazione espressiva e riflessiva. L’indiscutibile acume
con cui la candidata affronta le sue riflessioni e ricerche trova vantaggio dalla prospettiva di genere da
cui la candidata si pone. Si tratta di studiosa seria e matura.
Commissario Marino Niola
Presenta 3 monografie e 13 tra saggi e articoli. Il primo libro, pubblicato nel 2000 e intitolato HutuTutsi. Alle radici del genocidio rwandese, è un’analisi peculiare dell’origine del tragico conflitto del
1994 effettuata attraverso l’indagine sui dispositivi sociale simbolici di costruzione della presunta
diversità razziale tra le due principali comunità presenti nel territorio rwandese. Il libro I segni sul
corpo. Per un’antropologia delle modificazioni genitali femminili (2003) è uno studio sul fenomeno
delle MGF non soltanto nei paesi cosiddetti in via di sviluppo in cui vengono praticate, ma anche tra le
comunità immigrate, e sulla conseguente opportunità di costruzione di spazi di mediazione culturale.
Corporalmente corretto (2008) è un libro in cui si analizza il corpo contemporaneo quale oggetto
privilegiato per un’ indagine sul concetto di società del consumo, in cui anche il corpo diviene un
prodotto da manipolare attraverso la creazione di modelli culturali che sembrano liberarlo ma che in
realtà lo imprigionano in un modo nuovo e diverso.
In collaborazione con Francesco Pompeo, la candidata nel 2008 è autrice dell’introduzione all’edizione
italiana del volume L’invenzione dell’etnia, di J.L. Amselle e E. M’Boloko e, nello stesso anno, scrive
un articolo sul fenomeno migratorio analizzato alla luce della categoria della “doppia assenza”
elaborata da Sayad, nonché in relazione al ruolo del corpo del migrante nelle dinamiche di percezione e
di costruzione della diversità e della discriminazione. Il saggio Verso un multiculturalismo all’italiana.
La “legge speciale” e il dibattito sull’infibulazione (2007) riprende queste tematiche riflettendo sulle
difficoltà di comprensione della diversità culturale in Italia e sul tortuoso percorso giuridicoistituzionale che i migranti devono affrontare per tutelare i loro diritti culturali.
Dello stesso anno è l’articolo Nominare l’innominabile: parole per un jenoside, un’indagine e insieme
una riformulazione del termine genocidio e dei vocaboli ad esso annessi, prendendo in esame la guerra
del 1994 in Rwanda.
Nel 2006 pubblica due articoli. Il primo, dal titolo Sanità meticcia o creolizzazione della sanità, indaga
sulla necessità del contributo antropologico nell’analisi del concetto di malattia quale fenomeno
dipendente e almeno in parte effetto di una interpretazione e di classificazione culturali mentre il
secondo, dal titolo Noi, le altre e il “tempo” che passa. Sguardi incrociati sull’età critica,
approfondisce la tematica del femminile dal punto di vista della costruzione del ruolo della donna sulla
base delle logiche riproduttive.
Il corpo torna ad essere elemento centrale nel saggio Taglia, cuci e ricama. Il corpo tra nature e
couture (2005), un’analisi dei processi di costruzione, de-costruzione e ri-costruzione del corpo che nel
VII
Allegato A alla Relazione Finale
mondo contemporaneo viene “creato” e “lavorato” come fosse un abito, cambiando velocemente forma
e aspetto per definire, attraverso la rappresentazione, la presenza.
Dal 2003 al 2005 scrive diversi articoli sulla costruzione dell’identità etnica in Rwanda, sulle radici del
conflitto e sull’elaborazione del lutto nella ricostruzione della memoria collettiva.
La produzione della candidata si caratterizza per continuità, ampiezza di interessi e vivacità concettuale
ed espositiva. La sua scrittura si fonda su una spiccata sensibilità riflessiva oltre che su una notevole
consapevolezza teorico-metodologica non disgiunte da una notevole conoscenza della letteratura
antropologica riguardante le questioni oggetto del suo lavoro. Nel complesso si tratta di una candidata
da prendere in considerazione ai fini della presente valutazione.
Commissario Paolo Domenico Maria Palmeri
Fusaschi Michela, nata ad Alessandria il 26 Agosto del 1969, laureata in Filosofia all’Università di
Torino nell’AA 1998-99. Nel 2000 ottiene un Diplome d’Etudes Approfondies in Antropologia Sociale
presso l’EHESS, Parigi. Ha collaborato con il Centre d’Etudes Africaines. Nel 2005 è vincitrice di un
concorso per ricercatore, SSD MDEA01.UNIROMA3, Facoltà di Lettere.
Svolge attività didattica continuativa dal 2004 (in Ruanda) e dal 2005 a Roma tenendo i corsi per
affidamento, di Antropologia sociale e Antropologia Culturale.
I suoi interessi di ricerca sono nei campi della antropologia del corpo e dei gender studies, Mutilazioni
genitali femminili, conflitti etnici e identità etnica (in particolare Rwanda), problemi relativi alle
migrazioni,politiche dell’incontro e mediazione culturale.
La candidata presenta 16 pubblicazioni tra cui
un saggio come introduzione a: Rwanda: etnografie del post genocidio,
un volume dal titolo Hutu.Tutsi. Alle radici del genocidio rwandese
un volume dal titolo I segni sul corpo
un volume dal titolo Corporalmente corretto
oltre a dodici altre pubblicazioni, tutte su temi coerenti con le linee di studio e ricerche della
candiadata
Dal curriculum presentato si desume che a candidata ha una vasta produzione scientifica: 3 volumi, 3
curatele, 23 tra articoli e saggi, 2 recensioni, 3 traduzioni. Le pubblicazioni esaminate rivelano tutte
coerenza e rigore metodologico. I temi trattati denotano originalità. sistematicità e continuità di
interessi. L’attività del candidato è sempre congruente con le discipline MDEA01 proponendo molto
spesso approcci metodologici e di ricerca innovativi. Da notare che la candidata ha pubblicato sempre
con case editrici di rilevanza nazionale consentendo al suo lavoro di avere una risonanza
ragguardevole all’interno della comunità scientifica.
La candidata Michela Fusaschi dimostra di avere buone capacità di ricerca sul campo, sia dal punto di
vista metodologico sia nella sistematizzazione e interpretazione dei dati raccolti. Nelle sue esperienze
di studio, di ricerca e didattiche dimostra inoltre una ragguardevole coerenza e capacità di focalizzare i
sui interventi su temi oggi centrali nel discorso antropologico quali i gender studies e le problematiche
legate ai fenomeni migratori e all’intercultura. Dalla sua produzione scientifica, nel suo complesso, si
deduce che la candidata dimostra maturità, autonomia e rigore metodologico tutte qualità riscontrabili
nell’insieme delle sue pubblicazioni che raggiungono un livello d’elevata rilevanza scientifica, di
originalità.
Commissario prof. Vito Teti
La candidata analizza, tra l’altro, il fenomeno delle modificazioni genitali femminili, tanto nei paesi emergenti
che nelle comunità immigrate, e si interroga sull’opportunità e sui modi di costruzione di spazi di mediazione
VIII
Allegato A alla Relazione Finale
culturale. Di particolare interesse anche gli studi sul corpo come prodotto da manipolare, sul fenomeno
emigratorio, e sull’invenzione dell’etnia e sulle immagini del corpo femminile nella società attuale. La
produzione della candidata (3 monografie e 13 tra saggi e articoli) è sempre coerente, ed è caratterizzata da
rigore concettuale. I suoi scritti sono sempre sorvegliati nel metodo e anche a livello teorico. Notevole la sua
capacità di “divulgare”. È una buona candidata, quindi da prendere in considerazione ai fini della presente
valutazione.
Giudizio collegiale:
La candidata si caratterizza per sistematicità e continuità di interessi che consentono di formulare una
valutazione positiva non solo per i risultati ottenuti, ma anche per il metodo che sostiene i suoi
programmi di ricerca scientifica. Su tali considerazioni la candidata appare meritevole di attenzione
nella valutazione comparativa.
CANDIDATO: Fulvio Librandi
Giudizi individuali:
Commissario prof. Massimo Squillacciotti
Il curriculum scientifico e la produzione pubblicistica di Fulvio Librandi mostrano un profilo di
studioso maturo con originalità, sistematicità ed innovatività. La sua consapevolezza teorica nelle
ricerche etnografiche di terreno risulta supportata da altrettanta competenza nella ricerca documentaria
tale da costituire, il suo, un apporto significativo nel settore M-Dea/01.
Commissario prof. Paolo Apolito
Il candidato presenta una produzione scientifica originale ancorchè non copiosa, intorno a temi
originali e categorie relative alla mostruosità, sui quali torna con insistenza, manifestando competenza
e rilevanza scientifica. Attento alla metodologia e capace di buona scrittura si rivela studioso serio e
rigoroso.
Commissario Marino Niola
Presenta otto lavori, di cui una monografia. Il libro Corpi mostruosi. Costruzioni simboliche su un
margine della vita (2008) analizza la categoria di mostruosità nonché la natura e le forme del limen
spazio-temporale in cui vengono collocate le persone che lo incarnano. L’indagine del candidato
approfondisce il rapporto tra le rappresentazioni della mostruosità, le concezioni dell’ ordine e del
disordine in quanto fattori cognitivi e tassonomici, nonché la forma sociale assunta dalle risposte
simboliche alla deformità fisica.
Il saggio pubblicato nel 2002 nel volume collettaneo “Mangiare Meridiano” - dal titolo Stimanze. Il
dono del cibo nelle culture folkloriche - indaga i alcuni dispositivi della costruzione dell’identità
meridionale in relazione all’analisi della cultura del dono, con particolare riferimento allo scambio del
cibo quale indicatore i legami sociali e affettivi. Il saggio dal titolo Licantropia e rabbia. Su alcune
immagini della sete nel Meridione d’Italia (2003) è uno studio sulle implicazioni sociali e simboliche
esistenti tra il simbolismo dell’acqua e quello del sangue nell’indagine sulla licantropia nel
Mezzogiorno d’Italia per mostrare come entrambi gli elementi si configurino, per ragioni di diverso
ordine simbolico – il primo naturale, il secondo culturale -, quale rimedio alla “crisi” provocata dal mal
IX
Allegato A alla Relazione Finale
di luna. Nel 2007 il candidato pubblica il saggio La pienezza del tempo. La figura di Maria e la pietà
popolare, in cui si indaga la differenza e l’antagonismo tra la l’immagine evangelica di Maria e alcuni
esempi della costruzione della forma delle funzioni e degli attributi della figura mariana nella
religiosità popolare, dove la Vergine si pone come funzione simbolica che presiede all’acquisizione
della cognizione del mondo attraverso l’ordine del dolore.
La produzione del candidato si caratterizza soprattutto per la buona qualità della scrittura, oltre che per
la profondità e l’ampiezza degli interessi nonché per l’apertura a terreni disciplinari di confine. Il
lavoro di Librandi è sempre sostenuto da una avvertita consapevolezza teorico-metodologica e da un
fondato apparato di documentazione. Nel complesso si tratta di una figura di studioso di alto profilo,
originale e innovativa, che fornisce un ottimo contributo al settore disciplinare M_DEA/01.
Commissario Paolo Domenico Maria Palmeri
Il candidato Fulvio Librandi è nato nel 1965. Si laurea in lettere nel 1991 all’università di Roma. Dal
1992 al 1993 frequenta i seminari del doctorat de l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e nel
1994 segue i corsi DEA a Tolosa presso EHESS. Nel 2002 consegue il dottorato in etno antropologia e
nel 2005 vince il concorso per ricercatore universitario. Dal 2005 insegna etnologia delle culture
mediterranee; ha insegnato inoltre storia della cultura dell’alimemtazione. E’ ideatore e responsabile
del progetto Museo della Ndrangheta.
Presenta nove pubblicazioni tra cui un libro dal titolo Corpi mostruosi. Le altre otto pubblicazioni
riguardano: il corpo del mostro, il corpo impossibile, processi di antropoiesi, licantropia e rabbia, le
cadenze temporali dell’alimentazione e infine un buon progetto sul Museo della ndrangheta. Una parte
importante delle sue pubblicazioni è dedicata all’analisi della mostruosità e ai casi particolai
interpretabili come limen spazio-temporale in cui vengono collocate le persone che incarnano la
mostruosità.
Il curriculum del candidato e le sue pubblicazioni scientifiche dimostrano sicuramente una notevole
originalità e innovazione nel percorso di ricerca. Il rigore metodologico è sempre rispettato così come
la rilevanza scientifica delle sue pubblicazione è documentata. Se ne può dedurre il profilo di uno
studioso che, seppur ancora alla ricerca di un consolidamento teorico, presenta delle caratteristiche
scientifiche e metodologiche di grande spessore così com’è documentato dalle sue pubblicazioni che si
presentano scritte molto bene, documentate e metodologicamente molto ben costruite. Nel suo
complesso Librandi dà l’immagine di uno studioso di buona stoffa che se posto in una posizione
favorevole, potrà dare dei contributi importanti per la discilplina. Il giudizio è buono.
Commissario prof. Vito Teti
Il volume “Corpi mostruosi”, si caratterizza per l’originalità dell’impianto e per il
tentativo di far dialogare prospettive di studio diverse. L’idea foucaultiana secondo la quale
il mostro infrange contemporaneamente le leggi della natura e le leggi del diritto offre la
possibilità di cogliere alcune dinamiche costanti del rapporto tra diritto e violenza. Figura
del limite, il nato terribilmente deforme indica sempre il punto iniziale della cogenza della
legge, evidenziando un margine in cui la possibilità di inosservarla è spesso fondata
culturalmente. Le altre pubblicazioni constano in articoli che riguardano ancora il corpo
mostruoso, a conferma dell’interesse di lunga durata del candidato per l’argomento, e saggi
relativi quasi tutti al folklore dell’Italia meridionale. Il progetto “Museo della ndrangheta”,
che ha coinvolto Università e istituzioni del territorio, è un’iniziativa che si è rivelata in
grado di suscitare interesse e aprire l’ateneo calabrese a un territorio non facile.
L’approccio innovativo del candidato alle principali tematiche disciplinari del settore, la
sua costante attività di ricerca, forti e continui tratti di originalità in essa riscontrabili,
X
Allegato A alla Relazione Finale
inducono a ritenerne la complessiva maturità sotto il profilo scientifico e pienamente idonea
al ruolo concorsuale oggetto della presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale:
Il curriculum scientifico e la produzione saggistica del candidato mostrano un profilo di studioso
maturo con originalità, sistematicità ed innovatività. La produzione del candidato si caratterizza anche
per la qualità della scrittura, oltre che per la profondità e l’ampiezza degli interessi.
CANDIDATO: Francesco Marano
Giudizi individuali:
Commissario prof. Massimo Squillacciotti Massimo
Sia per l’impegno didattico che per il numero e la qualità delle opere presentate e frutto di ricerca
etnografica, Francesco Marano si distingue per sistematicità, originalità, serietà di impegno di studioso,
per la buona conoscenza delle letteratura che qualifica proficuamente i suoi interessi di studio. Capacità
e iniziativa di ricerca etnografica, di riflessione e problematizzazione, non meno che di capacità
espositiva, evidenziano una personalità scientifica avanzata, tale da consentire una valutazione molto
positiva.
Commissario prof. Paolo Apolito
Il candidato, impegnato soprattutto nel campo dell’antropologia visuale, presenta un complesso di titoli
in cui elabora le sue tematiche preferite secondo ottiche diverse, che vanno da puntuali ricostruzioni
storiografiche del dibattito e dei risultati del campo antropologico-visuale, a sondaggi in territori diversi
da quelli consueti, ricostruiti intorno all’originale categoria di autoetnografia, che pur prendendo spunto
da noti studi sugli “antropologi nativi”, elabora nuovi, interessanti percorsi che sviluppano tematiche di
autorappresentazione e autoidentificazione dei soggetti tra i quali egli svolge la ricerca. Su questo
terreno, il candidato articola percorsi etnografici e di riflessione teorica sulle storie di vita, sulle feste,
sulle performance sociali. In complesso, il candidato appare studioso serio e maturo.
Commissario Marino Niola
Francesco Marano presenta 15 pubblicazioni, di cui una curatela e cinque monografie. Il candidato
inizia la sua ricerca con un articolo “Ex voto fotografici ad Avigliano” (1993), all’interno della rivista
“Lares”, in cui analizza la pratica della donazione degli ex voto offerti alla Madonna del Carmine,
come testimonianza di gratitudine, che vengono riferiti alla categoria frazeriana della magia imitativa,.
Nell’articolo “Autoetnografie. Auto rappresentazioni della cultura tradizionale” (1995), apparso in
“Ossimori”, il candidato prende in esame alcuni documenti di tipo assai diverso tra loro (materiali
scritti, materiali fotografici, materiali oggettuali), prodotti all’interno di comunità lucane caratterizzzate
da recenti quanto forti dinamiche di mutamento economico, sociale e culturale. “Writing experience.
Remarks on a fieldwork” (1996), pubblicato in Communicating experience, è dedicato ad un lavoro di
ricerca sul campo in Basilicata volto a ricostruire le dinamiche esperienziali che inscrivono un
soggetto nella sua cultura. Nel testo “La Uglia. Riti di attraversamento del fuoco in Lucania” (1997) la
processione della Guglia diventa l’occasione per mettere alla prova alcune teorie della festa e del rito,
focalizzando l’indagine sull’uso che i partecipanti fanno dei simboli. In “Credere per vedere.
XI
Allegato A alla Relazione Finale
Etnografia di un fotomontaggio di famiglia” (2000), presente in “Archivio di etnografia” è analizzato,
anche alla luce di fonti orali oltre che di un ampio repertorio documentario, un documento etnografico
visivo. Il libro Etnografia con una persona (2001) riprende il lavoro di ricerca compiuto insieme ad
Angelo Lopardo, informatore, ma anche “auto etnografo” . L’attenzione è posta sulla scrittura
autobiografica e su di un documento visuale: un documentario realizzato in occasione della lavorazione
del maiale, presso una famiglia della contrada monte Pezzafarina, di cui lo stesso Angelo è stato
protagonista. La curatela Diario storico di Antonio Figliuolo (2001) tratta della produzione auto
etnografica di Antonio Figliuolo (Basilicata). Nel suo catalogo sono presenti le tavole lignee
rappresentanti tutte le attività ordinarie e cerimoniali che scandivano la vita tradizionale dei contadini.
Non mancano alcuni momenti cerimoniali, come la richiesta di fidanzamento. Ne “La mietitura: Video
between imagined community and auto-ethnografy” (2001), pubblicato in “Visual Anthropolgy”,
Marano analizza dei campioni video-etnografici prodotti da un gruppo di contadini di Acerenza, in
Basilicata, focalizzando in particolare l’attenzione sulle connessioni tra la storia e la memoria,
l’esperienza e le sue rappresentazioni. Il contributo “Memorie in museo. Collezionisti etnografici fra
passione e ragione” (2003), presente in Musei e collezioni etnografiche in Basilicata, è una riflessione
sulla storia del collezionismo etnografico che parte con le wunderkammern e le campagne di raccolta
dirette dagli antropologi. In “Venturing identity: performing ecstasy in the rite of the Guglia” (2004), il
candidato riprende il discorso sul rituale della Guglia, diffusi nell’area che va dal Vallo di Diano al
nord della Basilicata. Nel lavoro si sottolinea l’analogia tra la recente iconografia del simulacro e le
macchine scenica barocche. La monografia Anni Cinquanta e coccinelle che volano (2005) affronta il
tema dei cambiamenti nelle forme e modalità di costruzione dell’identità culturale, alla luce delle
innovazioni tecnologiche nel campo della registrazione audiovisiva. L’articolo “Memoria” (2006), in
“Antropologia museale” riflette sul legame tra memoria e museo, con particolare attenzione alle
modificazioni indotte dall’avvento della fotografia e del cinema che tra fine ‘800 e inizio ‘900
entrarono a far parte dei “beni museali” a pieno titolo. Nel volume Il film etnografico in Italia (2007) il
candidato presenta una ricostruzione dello sviluppo storico dei rapporti fra etnografia e film in Italia,
dentro e fuori l’accademia. Il testo Camera etnografica (2007) fornisce un quadro storico nonché
teorico-metodologico delle ricerche e degli interessi dell’antropologia visuale su scala internazionale
con una ricognizione sui metodi d’uso delle immagini nella ricerca etnografica. L’articolo “Les
émotions entre film ethnographique et hypérmedia” (2007), pubblicato nella rivista “Antropologia
visual e hipermedia”, analizza le potenzialità dei mezzi multimediali, fotografia e film, con riferimento
particolare all’ espressione delle “emozioni”.
La produzione scientifica del candidato si caratterizza per una notevole continuità di temi e di interessi
che si collocano tra demologia e ant6ropologia visuale. Di entrambi i campi vengono esplorati sia il
versante storico-ricostruttivo sia quello riflessivo. Il supporto documentario e l’apparato bibliografico
appaiono sempre ampi e adeguati e le ipotesi avanzate si fondano sempre su una notevole conoscenza
teorico-metodologica. Nel complesso il dott. Marano appare uno studioso di buon libello in grado di
fornire, in futuro, un ottimo contributo allo sviluppo delle discipline M-DEA/01.
Commissario Paolo Domenico Maria Palmeri
Francesco Marano si è laureato al DAMS di Bologna con 110 e lode. Ha iniziato la sua attività come
tecnico dell’Archivio Demo Antropologico dell’Università della Basilicata,collaborando a ricerche sul
campo promosse dalla cattedra di antropologia culturale e altre cattedre dello stesso SSD. In questo suo
ruolo ha prodotto documentari etnografici. Nel 2005 diventa Ricercatore Universitario Confermato nel
SSD MDEA/01.
La sua attività scientifica si sviluppa seguendo tre principali campi di indagine: L’antropologia visuale,
le feste religiose, le storie di vita. In questi tre settori ha svolto svariati lavori di consulenza presso
Musei di etnografia nel meridione. Inoltre ha prodotto una decina di documentari etnografici.
XII
Allegato A alla Relazione Finale
E’ autore di un nutrito numero di ricerche antropologiche nel campo delle feste religiose, delle storie di
vita e dell’antropologia visiva. Dal complesso dei suoi lavori si può desumere che è uno studioso che
applica sempre rigorosamente i dettami del metodo scientifico, che ha lavorato con sistematicità e
persistenza nei tre settori individuati e che la sua produzione presenta un certogrado di originalità
all’interno degli studi sul folklore e le tradizioni popolari del meridione.
Per questa valutazione comparativa il candidato presenta cinque volumi; quattro saggi e articoli in
inglese e francese; quattro articoli su riviste italiane specifiche del settore disciplinare, la curatela di un
volume e un intervento in un catalogo, per un totale di quindici pubblicazioni selezionate su più di
settanta titoli prodotti finora durante la sua carriera.
Dalla produzione scientifica e dalle esperienze didattiche e di ricerca si deduce che Francesco Marano è
uno studioso impegnato che ha prodotto materiale visuale di alta qualità e ha elaborato capacità
didattiche e divulgative sperimentate durante seminari e workshop tenuti in numerose università
italiane e straniere. E’ uno studioso sistematico e originale dotato di un’alta conoscenza delle
possibilità tecniche del settore visuale. Gli aspetti teorici dell’antropologia visuale, delle feste religiose
e delle storie di vita sono affrontati con una certa competenza così da poter dare una valutazione
complessivamente positiva.
Commissario prof. Vito Teti
Il candidato si occupa, con felicità e puntualità, di antropologia visuale, etnofotografia, antropologia museale.
Interessante il riferimento all’autoetnografie (e al fattore emozionale che entra in gioco nella pratica etnografica )
e a prospetti che tendono a considerare le costruzioni identitarie locali. La produzione scientifica del candidato si
caratterizza per coerenza tematica e per l’approccio metodologico sempre corretto. In particolare, i suoi studi di
antropologia visiva, sempre sostenuti da corpose e ponderate bibliografie e sono in grado di ricostruire con
efficacia le novità legate all’introduzione nei vari contesti sociali, e nell’antropologia, dei nuovi mezzi di
comunicazione di massa. Il dott. Marano appare uno studioso serio, costante e continuo nella sua attività di
ricerca e di divulgazione e pertanto capace di fornire un notevole contributo
Giudizio collegiale:
Il candidato, impegnato soprattutto nel campo dell’antropologia visuale, presenta un complesso di titoli
in cui si distingue per sistematicità, originalità, serietà di impegno di studioso, per la buona conoscenza
delle letteratura di settore che qualifica proficuamente i suoi interessi di studio. È da prendere in
considerazione ai fini della valutazione comparativa.
La Commissione:
Prof. Massimo SQUILLACCIOTTI – presidente
__________________________________________
Prof. Paolo APOLITO - membro eletto
____________________________________________
Prof. Marino NIOLA - membro eletto
XIII
Allegato A alla Relazione Finale
___________________________________________
Prof. Vito TETI - membro designato
______________________________________________
Prof. Paolo Domenico Maria PALMERI – segretario
______________________________________________________
XIV
Scarica