Goran Bregovic, madre serba, padre croato, moglie musulmana, era una rockstar già ai tempi di Tito. Oggi è un autore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Che, con sano realismo, non si fa illusioni sul potere Le mie trombe gitane per un mondo senza frontiere ARTI&MESTIERI a cura di Cristina Giuliano taumaturgico della musica, che è il primo linguaggio umano. Ma che crede anche nella possibilità di cambiare il mondo un po’ alla volta. In meglio un pezzo di storia del rock che sta per materializzarsi davanti ai tuoi occhi. Ma mentre lo aspetti, nella hall dell’albergo, non ne sei del tutto consapevole. Prima perché Goran Bregovic è soltanto un nome. Di quelli capaci, però, di aprirti nella testa un intero libro di sensazioni. Un misto di suono di trombe dai film di Emir Kusturica, rumore di angeli caduti in stile Iggy Pop, ritmo travolgente di una “Karmen” gitana, e ancora il frullare della celluloide, come sottofondo a mandolini, tamburelli e contrabbassi. Musica balcanica doc, dal carattere un po’ sfrontato, un po’ invadente. Ma il suo autore è tutto l’opposto. Puntuale, educato, gentile. Parla a voce bassa e in un ottimo italiano. Risponde a tutte le domande; non si fa interrompere dalle telefonate, che rimanda a dopo l’intervista. E parte senz’altro con la marcia giusta: quella della modestia. “Sono un compositore locale”, dice. “Soltanto cinquant’anni fa, sarei rimasto un anonimo”. È Scusi, ma lei è il signor Bregovic: lo stesso che era già una rock star ai tempi di Tito e che oggi manda in delirio il pubblico di Roma con la sua rivisitazione della Carmen. Diciamo che ho la fortuna di essere nato 100 in un periodo in cui la gente è curiosa e può soddisfare la propria curiosità. È anche strano, se vuole. Io non sono mai in televisione o alla radio. Però vendo dischi in Thailandia, Corea, Nuova Zelanda o in Islanda. Questo vuol dire che il mondo non è poi così “idiotizzato” come si può pensare quando si guarda la tv. L’uomo è curioso e ha voglia di scoprire compositori. Anche più strani di me. Una riflessione singolare. Il pensiero prevalente è una televisione che domina tutto? Domina, domina. Ma il mondo resiste. Non si può dominare al cento per cento. Rimangono dei buchi e per la prima volta le grandi culture iniziano a essere influenzate dalle piccole. E da questi piccoli bucherelli escono compositori come me. La sua produzione musicale è in continua evoluzione. Mi scatta una polaroid di questo momento creativo? Non so. Provengo da una regione di frontiera, forse cento anni indietro rispetto all’Europa. Tuttavia porto qualcosa di moderno. Sono come una macchina per scrivere, già fabbricata, sorpassata, se vuole, e tuttavia eclettica. Grazia Neri LE MIE TROMBE GITANE PER UN MONDO SENZA FRONTIERE Cento anni indietro è una sentenza pesante? La prima grammatica serba è stata scritta da Vuk Karadzic nel 1824, un filologo amico di Goethe. Questo significa che mentre l’Europa aveva il Faust e il problema ontologico a lui connesso, noi eravamo ancora alla stesura delle regole base. Quel gap culturale rimane anche oggi: forse perché i Balcani sono terra di frontiera. E le frontiere sono posti oscuri. Mica tanto. Voglio dire a livello musicale: si parla facilmente insieme. La musica è il primo linguaggio umano. Dopo abbiamo inventato il vero linguaggio umano, la parola. E quando si parla, comincia la vita complicata di questo mondo. Intendo: non è così facile comunicare con una religione giovane come l’Islam. È più giovane di 500 anni rispetto al Cristianesimo. E se ci immaginiamo come era la cristianità 500 anni fa… le streghe bruciate e tutto il È vero che ha detto: gli artisti non posso- resto. Allora non credo sia così semplice. Ci no cambiare le cose, soltanto la politica vuole tempo perchè l’Islam cresca. Loro sono può farlo? giovani, entusiasti, come era giovane ed entuIo vengo da un posto dove gli artisti non siasta il Cristianesimo allora. Loro sono a uno hanno queste belle illusioni. Sono nato in un stadio medioevale, con tutti i sintomi Paese comunista: si sapeva dove era il potere. dell’Europa medioevale. Questo non significa non fare le stesse cose degli artisti occidentali. Lungo il tuo cammiQual è lo strumento più adatto per far parno lasci piccole luci. Senza grandi illusioni. lare i Balcani? Ma la strada da illuminare è lunga e anche le I fiati di alcune orchestre gitane. Anche a piccole luci servono a rischiarare. livello allegorico, sono quelli che rappresentano meglio la regione. La tradizione deriva Complimenti per l’umiltà. Noi siamo abi- dalle guerre contro i turchi: non avevamo tuati a rock star molto impegnate. Grandi un’accademia musicale e l’unico modo per messaggi, grandi progetti. E ci si aspetta avere un’orchestra era comprare le trombe ai quasi che cambino il mondo. gitani, che potevano imparare qualsiasi struÈ un bell’entusiamo. Ma io sono un po’ mento in un pomeriggio. Così iniziarono a vecchio (ride, ndr). Comunque è già qualcosa suonare la musica militare, che in realtà non è lasciare un piccolo segnale nel tuo tempo. E mai stata una musica militare. Mai una marcomunque a fare cose importanti non sono cia. Sempre un misto tra marcia e ballabile. E soltanto gli artisti. La vita umana è prevista le trombe sono questo: uno strumento militaper questo. C’è chi fa scarpe, chi è professore re che fa ballare. o dottore. Ciascuno lascia il suo segno. E lei come ha imparato a parlare così Esistono due categorie della politica per bene l’italiano? alcuni sorpassate: sinistra o destra. Per Quando avevo 18 anni suonavo in un lei che valore hanno? locale a Napoli. Un signore mi aveva visto a Forse in politica non significano più Dubrovnik e mi portò in Italia, dove aveva nulla. Ma restano nella testa di ognuno di alcuni bar. Ma poi mi buttò fuori. noi: io sono a sinistra o io sono a destra. So che tutti i normali sono a sinistra… come si Perché? fa a essere a destra? (ride, ndr) Per gli eccessi: venivo da un Paese comunista ed ero troppo affamato di tutto. Allora Per Predrag Matveevich “una grande mi unii ad alcuni musicisti locali: ci esibivamo opportunità per il mondo occidentale è ai matrimoni. Poco tempo fa ho rivisto persilanciare un ponte verso l’oriente”. Ma al no uno che suonava con me. Ora fa il macchimelting pot balcanico, spesso l’Ovest nista sui treni. colto si avvicina per moda o per snobismo. Lei come la vede? Il tandem con Emir Kusturica è durato a Le cose non sono semplici, ma a livello lungo e ha prodotto colonne sonore indimusicale è tutto molto più facile. Ho compomenticabili per pellicole come Arizona sto una liturgia per tre religioni monoteistiDream o Underground. Perché ha smesso che: ho messo insieme ebrei, musulmani e di comporre per il cinema? cristiani. Facile. Perché la vita è corta. Quando sei giovane, 102 ARTI&MESTIERI credi di poter esplorare milioni di possibilità. Poi arrivi a cinquant’anni e cominci ad avere l’impressione di perdere tempo. Certo, ho avuto la fortuna di cadere su almeno 3 o 4 pellicole veramente buone. Neanche Ennio Morricone puo metterne più di dieci nella sua biografia: intendo non come musica, ma proprio come qualità del film. Ora non vedo perché dovrei continuare a farlo, però. E poi non sono un buon compositore per film. pensavo: musica buona, ma è l’opposto di quanto aveva bisogno. Grazia Neri Mi permetta l’ardire: parecchie persone non sarebbero d’accordo con lei e il signor Stone. Le cito qualche fatto: Train de Vie di Radu Mihaelanu, La Regina Margot di Patrice Chereau, Palma d'Oro 1994 al Festival di Cannes, Underground di Kusturica, Palma d'Oro 1995. Vuole che continui? Non si direbbe… Quelli a cui si riferisce sono registi che No, no, le assicuro. La mia musica è non hanno bisogno di un vero compositore. troppo aggressiva, poco illustrativa. Di Io non faccio illustrazioni. La mia musica è questo i film non hanno bisogno. Oliver troppo aggressiva, troppo melodica. E questo Stone prima di girare Alexander è venuto a non si fa (ride, ndr). un mio concerto a Londra, ha voluto vedermi e mi ha chiesto delle demo per il film. Sua madre era serba, suo padre croato: In genere non lo faccio, ma dissi di sì, perche cosa ha ereditato dall’una e dall’alché Stone mi è simpatico: ha le medaglie tro? della guerra del Vietnam, sa, e mi piace Mio papà era un colonnello. Ma noi dicecome persona. Gli ho mandato due pezzi vamo che se a casa c’era un colonnello, quello solidi: uno “per i delfini e l’orchestra di era mia mamma: aveva un carattere un po’ corde” e l’altro “per i cantanti indonesiani duro, forse proprio perché serba. Mentre mio e l’orchestra sinfonica”. Stone mi ha rispo- padre era calmo, pacato e non aveva bisogno sto, dicendo esattamente quello che anch’io di molto. In questo forse ho preso da lui. LE MIE TROMBE GITANE PER UN MONDO SENZA FRONTIERE A Davos i grandi della Terra hanno cominciato a parlare di povertà: crede ci sia un interesse reale in questo senso? Strano, quasi tutte le teorie di Marx sul capitalismo sono ancora vere: il capitalismo in se stesso porta la guerra; finché c’è la guerra, il sistema non si può fermare dall’interno; nella logica del capitalismo non c’è posto per i poveri. Però da un altro lato, la sensibilità delle persone è più scoperta oggi: non è più come prima; i poveri ora si vedono, basta accendere la tv. E dato che l’essere umano non è una macchina, ma qualcosa di più complesso… Ma lei vede davvero un cambiamento? Il mondo diventa migliore, certo. Secondo i media è tutto una catastrofe. Ma se pensa a cento anni fa, oggi i passi avanti compiuti sono moltissimi. Roma, non sarebbe facile. Qui esistono patrimoni culturali come San Pietro o il Colosseo, che tutti conoscono. Ma buttare bombe sui serbi, chi se ne frega: sono selvaggi nella foresta. O per i serbi bombardare gli albanesi: perché no? Perché non ne conosciamo la cultura. Ma quando inizi a scoprirla, capisci che siamo gli stessi. Anche se la musica è diversa. Anche se i pittori hanno un altro modo di dipingere e gli scrittori di scrivere. Come è iniziato il suo rapporto con la musica? Ho cominciato molto presto: a 16 anni suonavo rock&roll nei bar di strip tease. Allora per me c’erano le chitarre elettriche e il punk, come oggi i fiati militari: roba che ti da piacere fisico. Minorenne nei locali di strip tease: è buffo. Colpa anche dei giornalisti, catastrofisti di No, anzi io ero molto contento. Credo di professione? Ma l’informazione è una cosa che si deve aver visto più donne nude di qualsiasi ragazzino in Yugoslavia. vendere: è nella logica del capitalismo. E comunque il mondo va avanti ed è migliorato. E oggi, da compositore, come è la giornata tipo? Cosa voleva dire essere una rock star ai Lavoro otto ore al giorno come tutta la tempi di Tito? Esserlo in Paesi comunisti era più impor- gente normale. Soltanto faccio il compositore e tutti gli artisti che rispetto fanno come me. tante che qua in occidente dove c’erano già migliaia di possibilità per esprimere le proprie Non bisogna attendere che arrivi l’ispirazione: opinioni. Più importante non in senso musi- devi impegnarti. È un po’ come il dentifricio cale, ovviamente, ma nel contesto sociale: per- alla mattina: se non spremi, non esce nulla. ché il rock&roll come arte ti dava la piccola liberà di proporre un sistema di valori diverso da quello imposto dal regime. Attraverso la sua musica, lei ha parlato molto dei Balcani: cosa c’è ancora da raccontare? Non so. Lei me lo chiede proprio in Italia, poi, a cui appartiene metà della storia della musica: la cultura italiana fa “paura”. A volte faccio fatica a credere di avere un pubblico qua, o in Francia, Polonia o Gran Bretagna. Entrare al Santa Cecilia, per esempio, con la mia ultima opera è stato per me incredibile. Nel senso: puoi entrare e pagare il biglietto... ma essere lì a presentare la tua musica è strano. E dei Balcani non so: forse ci sono tante piccole cose da scoprire, per uno che è curioso. Esiste uno scrittore come Ivo Andric, premio Nobel nel 1961. Ma la nostra è la cultura di quelli che venivano considerati i selvaggi. Le dirò una banalità: se uno volesse bombardare 104 Chi è Bregovic Nato a Sarajevo nel 1950, crea i suoi primi gruppi rock a sedici anni, ma intanto prosegue gli studi di filosofia e sociologia. Goran diventerà l’idolo della gioventù jugoslava con il suo gruppo White Button e tredici album venduti in 6 miloni di copie. Alla fine degli anni ‘80, si ritira sulla costa adriatica. Qui compone le musiche del film di Emir Kusturica Il Tempo dei Gitani. A Parigi crea la colonna sonora di Arizona Dream, de La Regina Margot di Patrice Chereau, di Underground di Kusturica. Dopo le musiche del film Train de Vie di Radu Mihaelanu, si consacra all’interpretazione della propria musica e comincia una seconda carriera sulle scene europee e internazionali. Ultimo successo: La Carmen di Bregovic con Happy End, Carmen tzigana dagli accenti balcanici.