Le guerre successive. Francia e Spagna in lotta per il dominio sulla

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Le guerre successive. Francia e Spagna in lotta per il dominio sulla
penisola italiana e l'egemonia europea
Quarta guerra del 1521–26
Dopo che la guerra della Lega di Cambrai aveva ristabilito gli Sforza a Milano (anche se sotto il protettorato degli
Svizzeri), nel 1515 il nuovo re di Francia Francesco I aveva ripreso la politica dei suoi predecessori, e dopo essere sceso
in Lombardia e sbaragliato, assieme ai Veneziani, gli svizzeri nella grande Battaglia di Marignano, aveva riconquistato il
Ducato di Milano (pace di Noyon). Nel frattempo però Carlo d'Asburgo, già succeduto al regno di Spagna al nonno
Ferdinando d'Aragona, entra in scena quale erede dell'Impero, alla morte del nonno materno, l'imperatore
Massimilano I. Carlo V d'Asburgo (che dunque era già dal 1508 Arciduca d'Austria, duca di Borgogna e signore dei
Paesi Bassi ed inoltre dal 1516 re di Spagna, Sicilia, Napoli e Sardegna), comprando la fedeltà dei principi elettori,
riesce a farsi elevare nel 1519, ad Imperatore del Sacro Romano Impero; il nuovo imperatore si trova perciò a
dominare su un vastissimo territorio, compresi anche tutti i nuovi possedimenti extraeuropei della Spagna. Una tale
concentrazione di forza nelle mani di un solo sovrano, prodotto, oltre che del caso, soprattutto da un'accurata politica
matrimoniale e dinastica, è la principale ragione che porta alla rottura dell'equilibrio imposto dalla pace di Noyon. Tra i
Valois di Francia e gli Asburgo di Spagna ed Austria persistevano infatti motivi di conflitto che la travolgente ascesa di
Carlo V non ha fatto altro che accrescere. In particolare questa situazione pone Francesco I in una situazione
complicata, ritrovandosi praticamente circondato da territori detenuti dalla dinastia d'Asburgo. Infatti Francesco I,
dopo aver vanamente conteso la corona imperiale a Carlo V, è preoccupato dall'eccessiva potenza raggiunta dal rivale
spagnolo, che con la sua elezione è quasi riuscito a saldare i domini imperiali con quelli mediterranei, in funzione
antifrancese. Non pago, il sovrano spagnolo avanza inoltre pretese dinastiche sulla Borgogna, che i francesi avevano
sottratto agli Asburgo nel 1477. Ma, ancora una volta, è l'Italia a rappresentare la maggior causa di conflitto; infatti la
Lombardia, in mano francese, impedisce la realizzazione di una maggiore continuità territoriale dei domini asburgici a
livello europeo, che dal Meridione italiano arrivano alle pianure delle Fiandre ed al cuore della Germania. Nel 1519
l'invasione spagnola della Navarra, un piccolo regno transpirenaico, detenuto da una dinastia d'origine francese, fa
precipitare la situazione. Perciò nel 1521 le armate francesi scendono ancora in Italia, con lo scopo di togliere almeno
il Regno di Napoli ai domini di Carlo V. Le armate francesi però vengono duramente sconfitte nella battaglia della
Bicocca, di Romagnano Sesia ed in quella di Pavia, nella quale lo stesso re di Francia viene preso prigioniero e portato
a Madrid, dove, con un trattato molto oneroso, è costretto a cedere Milano ed altre terre.
Quinta guerra del 1526-30 detta della lega di Cognac
La prima fase del conflitto tra i sovrani di Francia e gli Asburgo, durata fino al 1530, si era chiusa in maniera favorevole
ai secondi. Carlo V infatti, dopo aver sconfitto e fatto prigioniero Francesco I di Francia a Pavia, nel 1525 conquista la
Lombardia. Il re francese, per ottenere la propria liberazione è costretto a firmare una pace molto onerosa, la pace di
Madrid del 1526, che comporta la rinuncia a tutti i possedimenti francesi in Italia e in Borgogna. Gli stati italiani, nel
timore di un'eccessiva egemonia asburgica in seguito alla sconfitta dei francesi, si avvicinano a Francesco I che,
ottenuta la libertà dopo la cattività di Madrid, ha dichiarato nulla la pace stipulata con Carlo V. Nel 1526 il papa
Clemente VII della famiglia de Medici, anch'egli allarmato per la grande ascesa della potenza di Carlo V, si fa dunque
promotore della Lega di Cognac, assieme a Francesco I di Francia, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Firenze ed
altri stati italiani minori. Ma anche questo patto, che non riesce a essere uno strumento di pressione diplomatica e di
intervento militare, si dimostra un'alleanza fragile e precaria. Prima però che la guerra entri nel vivo, si verifica un
episodio clamoroso, destinato a scuotere tutta l'Europa. Nel maggio del 1527 i Lanzichenecchi, soldati imperiali, per la
maggior parte mercenari tedeschi di fede luterana, rimasti senza paga e poi senza comandante, riescono ad aggirare le
truppe della Lega, nell'Italia del nord, e decidono di attaccare Roma. Quindicimila lanzichenecchi riescono a penetrare
nell'Italia centrale, attaccano la città santa, penetrano nelle mura, compiendo il terribile Sacco di Roma (1527), nel
corso del quale, il papa stesso è costretto a rifugiarsi in Castel Sant'Angelo ed infine a fare pace con Carlo V. Di fronte
ad una tale disfatta il papa ottiene perlomeno dall'imperatore il restauro del dominio dei Medici a Firenze (dove nel
frattempo si era formata una repubblica antimedicea nel 1527-1530). Contemporaneamente l'esercito francese apre
le ostilità vere e proprie, sotto la guida del generale Lautrec che, dopo aver occupato per breve tempo la Lombardia, è
costretto nuovamente a ritirarsi. In questo frangente però, le comuni difficoltà finanziarie dei contendenti e il
minaccioso incalzare dei turchi, giunti vittoriosi fino in Ungheria e ormai prossimi ad attaccare i possedimenti asburgici
nel centro Europa, costringono Carlo V a firmare un accordo che per i francesi è meno svantaggioso del precedente. A
Cambrai, il 5 agosto 1529, viene stabilito che la Francia, pur rinunciando alle pretese sull'Italia, può rientrare in
possesso della Borgogna. La pace di Cambrai è detta anche pace delle due dame, poiché non viene negoziata
direttamente dai due sovrani, ma da Luisa di Savoia, madre di Francesco I, e da Margherita d'Austria, zia di Carlo V.
Con questo patto la Spagna ribadisce definitivamente il suo dominio sull'Italia, delle cui sorti Carlo V diviene unico e
incontrastato arbitro.
Sesta guerra del 1535-38
Dopo una tregua di alcuni anni, ha inizio una nuova fase dello scontro tra Carlo V e Francesco I. La causa occasionale
della ripresa delle ostilità è una nuova rottura dell'equilibrio concertato a Cambrai, rappresentata dalla morte nel
1535, dell'ultimo esponente degli Sforza (Francesco II Sforza), restaurati quali duchi di Milano. L'imperatore Carlo V
avocò a sé il territorio del ducato, investendone il proprio erede (il futuro Filippo II di Spagna). Ma la causa principale
in realtà è da ricercare nella spregiudicata azione diplomatica di Francesco I, che stabilisce relazioni diplomatiche e
alleanze con il sultano turco Solimano I il Magnifico e con i principi luterani in Germania. Ciò avviene in un momento in
cui l'Impero asburgico è minacciato, in Germania, dall'alleanza formata proprio dai principi luterani (riunitisi nella lega
di Smalcalda) e, a Est, da quei turchi con cui Francesco I si è alleato e che sono giunti ad assediare Vienna. Le sesta
guerra (la terza che vedeva coinvolti Carlo V e Francesco I di Francia) durò dal 1536 al 1538 e venne in pratica aperta
dal sovrano francese; Francesco I (alleato con Enrico VIII d'Inghilterra) rispose all'occupazione asburgica di Milano,
inviando truppe in Italia, che conquistarono Torino a buona parte del Piemonte Sabaudo, ma che non riuscirono a
riconquistare la Lombardia. La effimera Tregua di Nizza, mediata dal nuovo papa Paolo III (desideroso di riunificare le
forze cristiane contro il nemico turco), mise termine alle ostilità, lasciando in mano francese i territori piemontesi
occupati, ma senza altre significative modifiche tra gli stati Italiani.
Settima guerra del 1542-46
Nel 1542 Francesco I di Francia ruppe la tregua stabilita a Nizza alcuni anni addietro. Infatti il sovrano francese,
alleatosi con il sultano Ottomano Solimano I il Magnifico, riprese le ostilità, lanciando una flotta franco-ottomana
contro la città savoiarda di Nizza. Nel frattempo le truppe francesi, comandate dal conte di Enghien, sbaragliarono
quelle imperiali nella Battaglia di Ceresole, ma non riuscirono a penetrare ulteriormente in Lombardia. Carlo V rispose
a queste azioni alleandosi al re Enrico VIII d'Inghilterra ed invadendo la Francia da nord (Assedio di Boulogne (1544)). Il
resto della guerra si svolse quindi nei Paesi Bassi e nelle province orientali della Francia, ma non riuscì a risolversi in
una battaglia conclusiva, per l'una o per l'altra parte. Inoltre la mancanza di coordinamento tra le truppe inglesi e
quelle ispanico-imperiali ed il deterioramento della situazione nel Mediterraneo, con l'avanzata dei Turchi, portarono
Carlo V a chiedere la cessazione delle ostilità e la restaurazione della situazione precedente in Francia ed Italia. Nel
1544 i contendenti decisero perciò di firmare la pace di Crépy che, pur assegnando definitivamente la Lombardia agli
Asburgo ed i territori dei Savoia alla Francia, lasciò ancora una volta insolute le principali questioni e la possibilità di
nuove guerre.
Ottava guerra del 1551-59
La morte di Francesco I, nel 1547, dopo più di trenta anni di regno, non significò la fine delle ostilità tra Francia e
Asburgo. La politica antimperiale venne infatti proseguita dal nuovo sovrano francese Enrico II, che nel 1551 riprese le
ostilità contro la Casa d'Austria e Spagna. Contrariamente a suo padre però concentrò le sue mire verso i confini nord
orientali della Francia, anziché verso l'Italia, che comunque restò un teatro importante di operazioni. Inoltre, pur
essendo egli il re cristianissimo, non si fece problemi, come già il padre, ad allearsi con i protestanti tedeschi ed i
mussulmani turchi, per logorare gli avversari su più fronti. A partire dal 1552 Enrico II invase la Lorena e occupò i
vescovadi di Metz, Toul e Verdun, intrecciando abilmente questa terza e ultima fase delle guerre franco-asburgiche
cinquecentesche con il conflitto che, dal 1546, vedeva impegnato Carlo V contro i principi luterani tedeschi. Dopo tre
anni di sfiancante guerra di logoramento, la sovrapposizione dei conflitti e la simultanea presenza di due irriducibili
nemici, come l'esercito francese e quello dei principi tedeschi, indusse Carlo V a interrompere i conflitti. Perciò nel
1555, con la pace di Augusta (mediata dal fratello Ferdinando e molto importante anche dal punto di vista religioso),
Carlo V trovò un accordo con i protestanti, mentre strinse la tregua di Vaucelles con Enrico II. Ancora più
sorprendentemente, l'imperatore decise di abbandonare la scena politica e militare europea, che lo vedeva indiscusso
protagonista da più di un trentennio. Difatti Carlo V, ormai logorato dai continui impegni, abdicò dai suoi domini in
favore del figlio Filippo II in Spagna, Italia, Paesi Bassi e nei domini extraeuropei ed in favore di suo fratello Ferdinando
I nel Sacro Romano Impero, ritirandosi quindi in un convento in Spagna a terminare la sua vita nella preghiera. Il
conflitto continuò comunque con i successori. Infatti tra il 1557 e il 1559 riprese la lotta tra Enrico II, alleato con il
nuovo papa Paolo IV, e Filippo II di Spagna. Emanuele Filiberto di Savoia, al comando delle truppe spagnole, vinse
definitivamente i francesi nella battaglia di San Quintino nel 1557. Ma gli enormi costi della guerra, acuiti dalle
bancarotte subite dai due stati in quegli anni, costrinsero i contendenti a firmare una pace con contenuti più duraturi
delle precedenti. Perciò nonostante la sconfitta, nella Pace di Cateau-Cambresis i francesi riuscirono a tenere le tre
importanti piazzeforti in Lorena, recuperare Calais (tolta agli inglesi entrati brevemente nel conflitto) ed a mantenere
l'occupazione di Saluzzo in Piemonte. In questo periodo di tempo il conflitto continuò anche in Italia. La Repubblica di
Siena, tradizionalmente alleata dell'impero e degli asburgo, si ribellò alla sua (esosa e molesta) guarnigione spagnola.
Non fu possibile arrivare ad un compromesso, anche perché Siena si appoggiò alla Francia facendo entrare in città
truppe francesi, (poi si alleerà anche all'impero turco ottomano, che invierà, troppo tardi, una flotta nel mar Tirreno) e
agli esuli repubblicani fiorentini, tra cui anzi scelse il suo comandante militare, il marasciallo di Francia Piero Strozzi.
Anche la Spagna cercò di internazionalizzare il conflitto e si alleò alla tradizionale rivale di Siena, Firenze, ora retta in
Ducato dalla famiglia Medici e molto preoccupata per la presenza di esuli fiorentini filo repubblicani nell'esercito
sense. La città fu rapidamente messa d'assedio (in modo molto duro), dalle truppe alleate guidate dal mercenario
lombardo (e filo-spagnolo) Gian Giacomo de Medici,durante l'inverno 1554, mentre nell'estate di quel medesimo anno
(2 agosto 1554) le truppe franco-senesi furono travolte nella battaglia di Scannagallo. Siena si arrese alle truppe
Fiorentine e alleate, il 21 aprile 1555, anche se una parte dell'aristocrazia cittadina si rifugiò a Montalcino,
arrendendosi solo nel 1559, quando furono abbandonati dai francesi. La repubblica di Siena fu smebrata tra il Ducato
di Firenze (che da lì a poco, 1569, proprio per questo, fu rinominato Granducato di Toscana)e la corona di Napoli
(sottoposta alla Spagna) cui andò il così detto Presidii, ricavato da alcune fortezze, prevalentemente maremmane.
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