POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DEI SISTEMI EDILIZI E TERRITORIALI ANGELA POLETTI Professore Associato ANTONIO ACERBI Ingegnere CORSO GIS PER FUNZIONARI TECNICI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Primo volume Introduzione agli aspetti informatici dei GIS Presentazione I Geographic Information System sono uno strumento “globale” utile nella impostazione, definizione, restituzione, comunicazione di un piano o di un progetto. Possono contribuire alla costruzione di un “sistema informativo” nel senso di sistema di informazioni codificato, strutturato secondo un metodo, archiviato, ma interrogabile ed idoneo (in quanto aggiornabile) a dar conto in tempo reale delle trasformazioni dell’”ambiente” al quale viene riferito. INDICE Cos’è il GIS ? .......................................................................................................................................................... 1 Evoluzione delle tecnologie GIS............................................................................................................................. 1 Sviluppo delle metodologie................................................................................................................................. 2 Sviluppo delle tecnologie informatiche............................................................................................................... 2 Descrizione di un GIS ............................................................................................................................................. 3 Componenti del GIS............................................................................................................................................ 5 Hardware ......................................................................................................................................................... 5 Software .......................................................................................................................................................... 8 Definizione dei dati necessari al GIS e dei loro requisiti .............................................................................. 10 Personale ....................................................................................................................................................... 12 Metodologie .................................................................................................................................................. 12 Tecnologie GIS e tecnologie correlate .................................................................................................................. 13 Desktop Mapping .............................................................................................................................................. 13 Computer Aided Design and Drafting (CADD)................................................................................................ 13 Advanced Mapping/Facility Management (AM/FM) ....................................................................................... 14 DataBase Management System ......................................................................................................................... 14 Global Positionig System (GPS) ....................................................................................................................... 17 Document Imaging ............................................................................................................................................ 17 Multimedia ........................................................................................................................................................ 17 Acquisizione raster ............................................................................................................................................ 18 Georeferenziazione di cartografia ..................................................................................................................... 18 Geographic Information System (GIS) ................................................................................................................. 19 Dati spaziali....................................................................................................................................................... 20 Rappresentazione delle entità geografiche sulla cartografia. ........................................................................ 21 Proiezioni cartografiche ................................................................................................................................ 21 Topologia: definizione delle relazioni spaziali.............................................................................................. 23 Tabelle degli Attributi ................................................................................................................................... 26 Dati tabellari ...................................................................................................................................................... 31 Associazione fra attributi e dati spaziali........................................................................................................ 32 Rapporti tra record......................................................................................................................................... 33 Metodi di associazione .................................................................................................................................. 34 L’analisi spaziale............................................................................................................................................... 41 Le operazioni di analisi spaziale.................................................................................................................... 42 Interrogazioni o QUERY .................................................................................................................................. 58 Identificazione ............................................................................................................................................... 59 Query sugli attributi....................................................................................................................................... 60 Query spaziali................................................................................................................................................ 62 Cos’è il GIS ? Un GIS («Geographic Information System») è un insieme di tecnologie di informazione, dati e procedure utilizzabili per raccogliere, conservare, manipolare, analizzare e produrre mappe ed altri tipi di rappresentazioni in grado di fornire informazioni descrittive di elementi che esistono o di eventi che accadono sulla terra. La tecnologia GIS integra la capacità di effettuare operazioni sui database, come interrogazioni ed analisi statistiche, con gli straordinari benefici offerti dalla visualizzazione e dall’analisi geografica, caratteristici delle mappe. Queste capacità distinguono il GIS da altri sistemi informativi e lo rendono appetibile ad una gran quantità di soggetti come supporto alla spiegazione di avvenimenti, alla previsione di risultati ed alla pianificazione di strategie. Le possibilità di applicazione dei GIS ai vari settori della pianificazione, programmazione e gestione di territori e/o ambienti (esterni o confinati) ne fanno uno strumento globale. Il GIS applica i principi della geografia (intesa come studio ed unificazione di varie scienze in grado di portare ad una comprensione generale della natura dell’ambiente antropizzato) all’organizzazione ed all’uso dell’informazione, utilizzando lo spazio come campo d’azione per la risoluzione di problemi pratici. Il GIS, come la geografia, ha come punto focale la manipolazione e la analisi dei dati che riguardano elementi del mondo reale all’interno di una cornice spazio-temporale: gran parte delle procedure di manipolazione ed analisi dei dati (ad es. trasformazioni di coordinate, analisi di vicinanza e contiguità, aggregazione spaziale, sovrapposizione di poligoni, ecc.) sono comuni sia ai sistemi GIS che alla geografia. Questi concetti, quindi, non sono nuovi: è nuova l’applicazione della tecnologia dell’informazione. Nel passato i mezzi più comunemente utilizzati per contenere ed analizzare informazioni geografiche erano le mappe cartacee. L’interpretazione dei simboli rappresentanti i vari elementi e l’analisi delle relazioni esistenti tra di essi era svolta dall’uomo attraverso la lettura e l’interpretazione della mappa. Evoluzione delle tecnologie GIS Il raggiungimento dell’attuale livello di sviluppo dalle tecnologie GIS è stato possibile grazie ai progressi compiuti sia in campo metodologico sia nel campo delle tecnologie informatiche. 1 Sviluppo delle metodologie Negli anni ‘60 i concetti derivati dall’analisi attraverso mappe furono applicati a vari problemi di tipo ambientale e umano. Uno degli ostacoli incontrati era la difficoltà, se non l’impossibilità, dell’integrazione delle informazioni ricavabili da tante mappe con differenti temi: sebbene i temi condividessero uno spazio geografico comune, il supporto delle mappe rendeva difficile l’integrazione delle informazioni. I primi tentativi di integrazione utilizzarono la tecnica di sovrapporre copie trasparenti relative ai vari temi su un tavolo luminoso: il più famoso utilizzatore di questa tecnica fu Ian McHarg (1969). Howard Fisher lavorò su questi concetti base e sull’idea di applicare il computer a questo tipo di analisi, posizionando valori statistici all’interno di una griglia (quadrettatura): questo programma, chiamato SYMAP, può essere considerato il punto di partenza della tecnologia GIS. Da questi primi lavori e dai rapporti con l’applicazione dei principi della geografia alla manipolazione di dati geografici, derivò una scuola di pensiero che produsse approcci formalizzati alla combinazione di vari temi di informazioni geografiche. Questi approcci furono in seguito inseriti nei software che formano le basi della tecnologia GIS come la conosciamo oggi. I concetti ed i principi della geografia fondamentali all’implementazione dei GIS, sono: • Georeferenziazione: il processo di localizzazione di elementi all’interno di un modello della superficie terrestre; • Geocoding: il processo attraverso il quale si applica un riferimento geografico ad un dato non geografico; • Topologia: la branca della matematica che definisce le relazioni tra elementi. Questi concetti base, quando correttamente implementati, creano un modello del mondo reale che può essere manipolato ad analizzato allo scopo di ottenere informazioni utili per prendere decisioni su azioni di gestione del mondo reale. Sviluppo delle tecnologie informatiche Quando le tecnologie informatiche furono introdotte negli anni ’50 e ’60, vennero utilizzate con successo in applicazioni destinate ad automatizzare le procedure relative a processi che 2 esistevano da molti anni: contabilità, personale, ecc. In quegli anni la tecnologia dei computer veniva denominata «data processing». I sistemi di grafica computerizzata furono sviluppati per creare, modificare, immagazzinare, e recuperare le mappe, i disegni e i progetti usati da professionisti. Negli anni ’70 ed ’80, furono sviluppati ed implementati i sistemi di gestione dei database («database management system» DBMS) allo scopo di migliorare la gestione dei grossi database creati dai sistemi di «data processing». Questi nuovi sistemi, che facevano uso di software di gestione dei database, vennero conosciuti come «information systems» ed il loro ambito di utilizzo varcò ben presto il limite dei lavori quotidiani (svolti dal personale impiegatizio) relativi a compiti specifici, divenendo strumenti apprezzati anche da altri settori dell’organizzazione. Il nuovo disegno, un vasto database o un gruppo di database integrati a supporto di molte e differenti applicazioni utilizzate da più di una funzione nell’organizzazione, divenne ben presto conosciuto come «management information system» in quanto in grado di soddisfare l’esigenza, espressa dei manager dell’organizzazione, di disporre di informazioni ad alto livello. Questi sistemi di gestione dei database hanno permesso ai sistemi di grafica computerizzata della prima era di espandere le loro applicazioni e di svilupparsi, così come i sistemi di «data processing» erano evoluti nei sistemi di «management information». I database contenenti informazioni collegate a localizzazioni geografiche divennero ben presto parte dei software di computer grafica. La tecnologia risultante, definita «geografic information system», fornisce la capacità di combinare dati collegati a localizzazione con immagini digitali di mappe per un vasto spettro di applicazioni, a supporto delle informazioni geografiche richieste da pianificatori, amministratori, gestori, ecc., non essendo più di esclusivo dominio di disegnatori e progettisti. Descrizione di un GIS All’interno della definizione generale di GIS, sopra riportata, rientra una grande quantità di applicazioni ed utilizzi della corrispondente tecnologia, legati alle specifiche esigenze dei settori o organizzazioni all’interno delle quali sono impiegati. Prescindendo dalle singole caratterizzazioni si può affermare che un GIS è fondato su pochi concetti base: 3 1. gli elementi (detti «feature») del mondo reale sono referenziati rispetto ad un sistema di coordinate (o reticolo di mappa) che vengono registrate in un computer; analogamente vengono registrati i fattori descrittivi (attributi) relativi agli elementi. Il computer conserva le coordinate di questi elementi per mostrare dove essi sono, ed i loro attributi per mostrare cosa essi sono; 2. gli elementi di mappa possono essere visualizzati o stampati in qualsiasi combinazione ed in qualsiasi scala, rendendo la produzione di mappe computerizzata molto più flessibile da usare rispetto alle tradizionali mappe cartacee; 3. un GIS può analizzare le relazioni spaziali (legate cioè al posizionamento nello spazio) esistenti tra gli elementi di mappa. Per una corretta implementazione di un sistema GIS è indispensabile prendere in considerazione quattro elementi: • Il GIS: va inteso come metodologia concettuale finalizzata all’uso delle informazioni geografiche, in grado di fornire una base di riferimento e di convergenza per gli altri tre elementi; • Metodologie della gestione dei dati: sono intese come strutturazione logica e gestione di grandi database che contengono le mappe e gli altri dati, di interesse per l’organizzazione, che possono essere correlati alla geografia; • Tecnologia: l’effettiva combinazione di componenti hardware e software permette l’automazione di numerose funzioni di gestione dei dati geografici; • Modifiche organizzative: l’ambiente gestionale dell’organizzazione deve fornire risorse e rendere possibili i cambiamenti necessari per incorporare il GIS all’interno dell’organizzazione stessa. Questi quattro elementi sono interconnessi strettamente: è pertanto di fondamentale importanza la loro gestione comune al fine di assicurarne il reciproco allineamento e compatibilità. La metodologia GIS definisce come sono rappresentati e gestiti i dati geografici, determina la tecnologia richiesta per maneggiare tali dati e conseguentemente definisce le azioni richieste per ottenere una corretta implementazione. Tutti questi elementi sono legati fra loro: le decisioni che riguardano ciascuno di essi hanno influenza sugli altri. 4 Componenti del GIS Un GIS pienamente funzionale può essere considerato l’integrazione di cinque componenti base: l’hardware, il software, i dati, il personale e le metodologie. Hardware L’hardware è costituito dal computer sul quale il GIS opera. Oggi i software GIS funzionano su un gran numero di tipi di hardware dai server centralizzati ai desktop utilizzati «standalone» o in rete. La scelta dei componenti hardware necessari deve essere fatta dopo aver determinato i dati, le applicazioni ed il software del GIS. Le principali componenti possono essere raggruppate nelle seguenti categorie: • Computer e sistemi operativi • Reti e comunicazioni • Plotter • Digitalizzatori • Scanner Computer e sistemi operativi I progetti GIS sono in genere costituiti da dozzine di file le cui dimensioni, nel complesso, ammontano a centinaia di megabyte e richiedono di sviluppare parecchie operazioni che esigono una notevole potenza di calcolo, la necessità di gestire grandi quantità di dati e la possibilità di visualizzare sullo schermo disegni complessi e mappe Fino a pochi anni fa i comuni personal computer non erano in grado di rispondere a questi requisiti, pertanto i sistemi GIS venivano utilizzati principalmente su workstation professionali Negli ultimi anni l’impressionante sviluppo della potenza di calcolo dei personal computer e l’introduzione dei sistemi operativi a 32 bit ha portato alla nascita di quella che si potrebbero definire «personal workstation», un tipo di computer che è in grado di supportare sia applicazioni tecniche con alte necessità di calcolo sia applicazioni di ufficio. Essa offre prestazioni assimilabili a quelle delle workstation professionali, ma con costi e con la versatilità propria dei personal. 5 Analoga evoluzione si è avuta nei sistemi operativi attualmente caratterizzati da un’interfaccia utente di tipo «user friendly», introducendo menu «point and click» che rendono l’utilizzo dei programmi molto più facile ed intuitivo attraverso l’uso di finestre, icone, riquadri di dialogo e aiuti on-line. Reti e comunicazioni di dati In linea generale vi sono due tipologie di architettura dei sistemi tra le quali scegliere: • uno o più terminali connessi ad un computer centrale (microcomputer, minicomputer, o mainframe); • una workstation «intelligente», che è essa stessa un computer, e che è connessa ad altre workstation intelligenti e computer attraverso una rete. Dall’avvento dei sistemi commerciali di computer (anni ’60) fino ai primi anni ’80 i mainframe o i minicomputer erano alla base di tutti i sistemi di elaborazione dati e l’architettura dei sistemi era quella del primo tipo. La tendenza dominate in questi ultimi anni è l’evoluzione verso il «distributed computing» definita anche come architettura «clientserver» o, più semplicemente, «rete». Nei sistemi centralizzati del passato un computer centrale (definito «host») serviva una varietà di terminali e periferiche; tutti i software ed i file i dati erano immagazzinati nei dispositivi connessi direttamente al computer centrale il quale eseguiva le istruzioni, sviluppava i calcoli, controllava l’input, l’output ed il salvataggio dei dati, dirigendo anche il flusso di dati da e per gli utilizzatori. Oggi invece i vari elementi dei sistemi rispondono a criteri di standardizzazione industriali permettendo quindi di scegliere con la massima libertà la combinazione di soluzioni e di procedure in grado di soddisfare le singole esigenze (concetto di «open system»): attraverso la rete sarà poi possibile collegare operativamente tutti i vari sistemi esistenti. I vari elementi sono collegati in LAN («local area network») mediante cavi che interconnettono tutti i computer (personal, workstation professionali, minicomputer o mainframe) ed i dispositivi della rete (stampanti, plotter e scanner) permettendo il trasferimento di dati ad alta velocità. A loro volte varie LAN possono essere collegate fra loro (sia attraverso linee telefoniche normali o dedicate, che mediante cablatura) permettendo agli utenti di una LAN di accedere 6 ai dispositivi ed ai dati di altre LAN o di Internet. Ogni computer connesso alla rete può operare indipendentemente dagli altri con il proprio software, i propri dispositivi hardware e file di dati; comunque ogni computer può anche accedere ai file di dati, ai programmi software ed ai dispositivi hardware degli altri computer connessi alla rete, attraverso l’utilizzo di appositi protocolli: tale possibilità può essere modulata a seconda del livello di «condivisione delle risorse» voluto I computer collegati possono avere la funzione di stazioni di lavoro (dette «workstation») direttamente utilizzate dal singolo utente o di «server» cioè a servizio di tutti gli utenti della rete per determinati scopi specifici. Questo rende possibile formare un database comune di informazioni così come condividere software applicativo. La condivisione di un database comune è spesso molto importante in ambienti GIS: in tali casi nella rete è presente un «server» (o «file server»), dedicato esclusivamente all’immagazzinamento ed alla gestione del database a servizio di tutte le workstation della rete. In alcuni casi è possibile ottenere licenze d’uso dei programmi software che permettono ad un certo numero di workstation utenti (denominate «client»») di avere accesso al software che risiede sul server. Il principale vantaggio è che una sola copia del programma software deve essere installata e mantenuta, rendendo più semplice l’amministrazione del sistema. Plotter Il tipo di applicazioni delle quali è prevista l’implementazione sul sistema determinano il tipo ed il numero di dispositivi di stampa richiesti dal sistema. Poiché i plotter sono elementi ad alto costo, è importante pervenire ad un equilibrio tra il costo associato alle varie caratteristiche dei diversi plotter ed i bisogni di ciascuna applicazione. Le caratteristiche variabile dei plotter sono legate alla dimensione, alla qualità ed alla velocità di produzione, alle limitazioni connesse alla tipologia del formato dei dati (i plotter a penne possono stampare solo dati vettoriali), come pure alla possibilità o meno dell’uso del colore. Digitalizzatori Grossi tavoli di digitalizzazione sono necessari solo in alcune situazioni e per alcune applicazioni. Durante la creazione iniziale del database, può essere necessario usare tali strumenti se per costruire il database geografico vengono utilizzate le mappe cartacee esistenti. In seguito, dopo aver completato il database, questi grossi tavoli non sono più 7 necessari dato che gli aggiornamenti possono essere fatti direttamente sullo schermo delle workstation con piccole, poco costose tavolette di digitalizzazione. Scanner Analogo discorso può essere fatto per gli scanner: apparecchiature di grosse dimensioni (A0) possono essere utilizzate, al posto dei digitalizzatori, per l’acquisizione di cartografie esistenti da usare nel GIS sia direttamente in formato raster sia, dopo conversione, in formato vettoriale. Anche in questo caso dopo il completamento del database geografico possono essere sufficienti scanner di piccole dimensioni da destinare all’acquisizione di documenti. Software Il software GIS fornisce le funzioni e gli strumenti indispensabili per immagazzinare, analizzare e visualizzare informazioni geografiche. Genericamente parlando le capacità dei software GIS possono essere raggruppate in tre categorie funzionali: • Funzioni per la redazione automatizzata di mappe («automated mapping»); • Funzione di gestione dati; • Funzioni di analisi spaziale. Ciascuna applicazione prevista deve essere analizzata tenendo conto delle sue esigenze per questi tre tipi di funzioni. Funzioni per la redazione automatizzata di mappe Queste funzioni manipolano i record cartografici del GIS allo scopo di estrarre, aggiornare, creare e produrre mappe e disegni di alta qualità. Il punto focale costituito dallo stesso processo di redazione della mappa. Applicazioni che danno grande importanza alla produzione di mappe e disegni possono richiedere funzioni quali la trasformazioni e compensazioni di coordinate, conversioni di scala delle mappe, geometria delle coordinate (COGO o «coordinate geometry»), calcolo di aree, calcolo di lunghezze lineari, introduzione di testo, aggancio agli oggetti («snapping»), ecc. Funzioni di gestione dati Queste funzioni manipolano i dati non grafici contenuti nel database GIS. Esse creano ed aggiornano dati, ricercano e manipolano i record selezionati, producono «report» standard o creati ad hoc. 8 Funzioni di analisi spaziale Queste funzioni utilizzano sia i dati cartografici che i dati di tipo attributo per operare in un contesto spaziale, spesso con relazioni topologiche. Producono risultati di analisi in campo statistico e spesso creano nuove mappe e nuovi database. Applicazioni che richiedono capacità di analisi spaziali possono richiedere funzioni come analisi di prossimità, analisi delle reti («network analysis»), sovrapposizione di poligoni, punto su poligono, «buffering» e aggregazione spaziale. In aggiunta alle funzioni software menzionate, ve ne sono altre di natura più generale o che si riferiscono a situazioni particolari. Software di comunicazione Se i file di dati devono essere trasferiti tra postazioni di lavori o se software differenti sono richiesti da utenti differenti, può essere conveniente utilizzare i vantaggi dei software di comunicazione in ambienti di rete. Personalizzazione dei menu e di procedure Molti sofisticati sistemi commerciali offrono possibilità di personalizzare i menu (di tavoletta, di tastiera e di schermo) usati per fornire i comandi al sistema, in modo da adattarli alle necessità di una specifica applicazione per la postazione di lavoro di uno specifico utente. Programmare questi menu può anche permettere all’utilizzatore di selezionare certe opzioni in modo da utilizzare funzioni del sistema senza ricorrere all’uso di una serie di comandi individuali. Allo stesso modo sono previsti linguaggi di programmazione interni al (ad esempio Avenue o MapBasic) che permettono di creare procedure e funzioni personalizate. Creazione di simbologia Nel predisporre specifici elaborati di mappa, può essere necessario stabilire simboli standard, font di testo e tipi di linea. La maggior parte dei sistemi fornisce un assortimento di simboli predefiniti (detti «built-in»), fornendo tuttavia, in genere, la possibilità di creare simboli e font specifici che possono essere richiesti per una situazione o installazione particolari. Interfaccia con programmi esistenti Se specifici sistema di gestione dati sono correntemente in uso e contengono dati per il sistema, o se il sistema deve interfacciarsi direttamente con altri sistemi di uso particolare, allora queste esigenze devono essere identificate prima della scelta del software per il GIS. 9 Definizione dei dati necessari al GIS e dei loro requisiti Determinare quali dati sono necessari per essere processati nei GIS è di fondamentale importanza: dato che i costi di conversione dei dati in forma digitale possono superare di gran lunga i costi degli altri componenti del sistema è indispensabile verificare che ogni dato sia, nei fatti, essenziale al corretto funzionamento del sistema, senza limitarsi a compilare un elenco dei tipi di dato che i potenziali utilizzatori dicono di voler immagazzinare nel computer. Inoltre ogni elemento immagazzinato in un GIS deve essere tenuto aggiornato durante la fase di utilizzo del sistema: tale operazione (detta «data maintenance») ha, ovviamente un costo. Perciò la determinazione degli elementi costituenti i dati necessari al GIS, deve essere più che una «lista dei desideri» determinata in accordo tra tutti gli utilizzatori, dovendo comprendere uno studio sistematico che porti a stabilire quanto prezioso sia ciascun dato per ciascun utilizzatore. In seguito è inoltre importante determinare procedure e responsabilità nel «data maintenance» necessarie per conservare alle informazioni un livello di aggiornamento analogo a quello che possedevano al momento della conversione in forma digitale. Modelli di dati Un modello è un modo di descrivere qualcosa che non può essere direttamente osservato. Dato che tutti i fenomeni nel nostro ambiente non possono essere direttamente osservati in una volta, utilizziamo modelli per creare rappresentazioni semplificate della realtà. I modelli di dati comprendono due grosse categorie: entità spaziali, che sono rappresentazioni a computer di elementi della percezione strutturale (es. un lotto, un pozzo petrolifero), e dati descrittivi delle entità, comunemente definiti attributi. I modelli di dati descrivono le entità e gli attributi, le reciproche relazioni, i modi di utilizzo da parte della gente, i processi utilizzati per manipolarli ed il modo in cui si sono modificati durante l’uso. Un modello di dati non equivale ad un database. Tuttavia l’implementazione di un modello di dati richiede l’adozione di alcuni standard: come sono definiti i dati, come sono immagazzinati, come sono mossi attraverso sistemi ed applicazioni. Gli standard possono essere definiti al fine di ottimizzare il rapporto tra condivisione ed uso individuale dei dati: si può pensare ad una «piattaforma di dati comuni» alla quale ogni utilizzatore può aggiungere i propri specifici dati. Una volta definito, il modello dei dati è tradotto nella struttura di un database che può esser 10 implementato su un computer. Comune a tutte le strutture di dati geografici è il concetto che le mappe rappresentano un gruppo (detto «set») di entità spaziali o piani (detti «layer») contenenti elementi che, se combinati in modo appropriato, possono creare una mappa. Non ci sono mappe in quanto tali: la mappa è virtuale e consiste di elementi logici immagazzinati come rappresentazioni del computer e loro relazioni. Lo scopo è quello di incorporare nel computer la capacità di riunire ed analizzare le entità e gli attributi in modo da approssimare i processi mentali seguiti dall’uomo nella lettura della mappa. Una volta riusciti in questo, la varietà delle informazioni descrittive può essere immagazzinata in ciascuna entità e le informazioni possono essere recuperate in una varietà di modi. Un aspetto importante che riguarda la descrizione del mondo reale è la dinamicità dello stesso. I cambiamenti nel mondo reale devono riflettersi nei dati , affinché essi possano rimanere utili a fini decisionali. Pertanto una strategia di gestione dei dati («data management») deve fornire una serie di linee guida per strutturare la raccolta, la gestione, l’immagazzinamento e l’aggiornamento dei dati Formati dei dati geografici GIS I due tipi più utilizzati sono il formato vettoriale ed il formato raster. Entrambi questi modelli per l’immagazzinamento di dati geografici hanno vantaggi e svantaggi e, in generale, sono entrambi gestiti dai programmi GIS. Dati vettoriali Come detto precedentemente questo è il tipo di rappresentazione degli elementi di mappa utilizzato sia dal CADD che dai sistemi GIS. Una mappa vettoriale digitale è registrata come una serie di punti, linee (cioè serie di punti) ed aree (zone racchiuse da linee): le informazioni relative a punti, linee e poligoni sono conservate sotto forma di coordinate X, Y. Il modello vettoriale è più indicato per descrivere elementi discreti, come contorni di edifici, ma meno adatto a descrivere elementi variabili con continuità, come copertura vegetazionale dei terreni. Il modello vettoriale è inoltre in grado di fornire una più accurata descrizione della localizzazione degli elementi di mappa. 11 Dati raster I dati raster rappresentano elementi geografici dividendo il mondo in un numero discreto di celle quadrate, per ciascuna delle quali è memorizzato un valore, costituenti una griglia. La griglia usata nei GIS per questo tipo di modelli è un tipo particolare di raster dove il valore immagazzinato è costituito da un record in una tabella che contiene le informazioni descrittive addizionali per le celle. Questi file possono essere manipolati rapidamente dal computer ma sono generalmente meno dettagliati di quelli vettoriali. I vari elementi reali sono approssimati dalle celle: il grado di approssimazione è legato alle dimensioni delle celle stesse. Una griglia composta da piccole celle fornirà una approssimazione migliore, tuttavia la dimensione del file raster incrementerà parecchio. Dimezzando la dimensione delle celle quadruplica il numero di celle che deve essere manipolato, e maggiore è il volume dei dati da trattare più bassa è la velocità di elaborazione. Per queste ragioni, i modelli dati di tipo raster sono utilizzati in genere per modellizzare elementi di mappa variabili con continuità: permettendo così di rappresentare di fenomeni come l’andamento dell’altimetria o la distanza da un certo sito Immagini raster Un tipo differente di dati raster può essere utilizzato comprende fotografie, disegni, mappe cartacee ed altri documenti che possono essere acquisiti con uno scanner in formato digitale e collegati a dati o elementi spaziali, o costituire da “sfondo” alla rappresentazione dei dati vettoriali. Queste immagini raster sono principalmente di tre tipi: bianco e nero, scala di grigi e colori; passando dal primo all’ultimo crescono notevolmente le dimensioni del relativo file. Personale La tecnologia GIS è di valore limitato senza le persone in grado di gestire il sistema e di sviluppare piani per la sua applicazione a problemi del mondo reale. Gli utilizzatori del GIS vanno dagli specialisti tecnici che progettano e mantengono il sistema a quelli che lo usano per trovare un aiuto nel lavoro quotidiano. Metodologie Un GIS funzionale opera secondo piani e regole commerciali ben definite, che sono specifiche di ogni singola realtà. 12 Tecnologie GIS e tecnologie correlate I GIS sono strettamente collegati a molti altri tipi di sistemi informativi, ma la capacità di manipolare ed analizzare dati geografici rende i GIS una tecnologia a parte. Sebbene non ci siano regole certe per classificare i sistemi informativi, quanto esposto nel seguito aiuta a capire meglio le differenze e le peculiarità dei sistemi GIS rispetto alle altre tecnologie correlate ed a valutarne le possibili sinergie ed integrazioni. Desktop Mapping Il punto focale di questi sistemi è la creazione di mappe: la mappa è il database. La maggior parte di questi sistemi possiede limitate capacità di gestione dei dati, analisi spaziali e possibilità di personalizzazione. Operano su PC e piccole stazioni UNIX. Computer Aided Design and Drafting (CADD) I sistemi CADD sono stati originariamente sviluppati per disegnare e progettare edifici, macchinari ed infrastrutture in generale. Queste attività richiedono che una serie di componenti aventi determinate caratteristiche siano assemblati per creare l’intera struttura: il processo consiste sostanzialmente nella costruzione di disegni utilizzando operatori geometrici. Il risultato è un disegno CADD che incorpora i parametri di progetto: il disegno (in forma fisica o digitale) è quindi utilizzato per la fase di costruzione. I sistemi CADD possono essere utilizzati anche per la produzione di mappe digitali (processo detto «digital mapping») e costituiscono una valida alternativa al tradizionale processo cartografico manuale. Infatti tali sistemi includono tutti gli elementi grafici che servono a disegnare mappe: linee, polilinee, testi e simboli. Inoltre tutti gli elementi sono riferiti ad un sistema di coordinate, che può essere utilizzato per rappresentare un reticolo di mappa. I dati in un sistema CADD sono organizzati in piani (detti «layer») sovrapposti o sovrapponibili. I piani possono essere utilizzati per suddividere gli elementi di mappa per «temi» (ad esempio flussi piuttosto che strade) oppure per tipo di dato (ad esempio linee piuttosto che testo). Le stampe di mappe ottenute da CADD arrivano ad eguagliare in qualità e precisione i prodotti della cartografia tradizionale. Alcuni sistemi CADD sono stati estesi includendo capacità di analisi e di manipolazione di dati geografici per migliorare la rappresentazione, ma tuttavia presentano sempre dei limiti nella gestione ed analisi di grossi database geografici. 13 Il CADD non è adatto all’analisi dei dati di mappa: infatti sebbene gli elementi possano essere associati per temi, mediante l’uso dei piani, e siano tutti riferiti ad un comune sistema di coordinate geografiche, non sono tuttavia definite ulteriori relazioni tra i dati: un CADD non può rispondere a domande di analisi delle relazioni spaziali fra gli elementi in quanto tali relazioni non sono definite nella struttura dei dati. Advanced Mapping/Facility Management (AM/FM) Sono un insieme di software e procedure che assistono nella gestione di risorse geograficamente distribuite. Sono sistemi basati su tecnologia CADD e vengono utilizzati per realizzare mappature di tali risorse e per gestirne i dati di tipo attributo con riferimento alla loro localizzazione fisica. Per esempio in una azienda di distribuzione di energia elettrica possono essere utilizzati per immagazzinare la localizzazione e le caratteristiche delle linee elettriche, dei trasformatori e degli altri elementi infrastrutturali. Per rappresentare gli elementi di mappa vengono utilizzati dati grafici CADD che, similmente a quanto avviene in tali sistemi, sono referenziati rispetto ad un sistema di coordinate unico ed organizzati in piani che rappresentano i temi di mappa. I sistemi AM/FM fanno tuttavia un passo avanti permettendo la definizione di relazioni tra gli elementi. Queste relazioni di connessione sono in genere definite in un file di dati separato rispetto al database grafico. Un’altra importante caratteristica è che gli attributi sono anch’essi conservati in una tabella di dati separata: i relativi record sono collegati agli elementi grafici da un numero di identificazione unico per ogni elemento. Questi attributi descrivono le caratteristiche dell’elemento associato. DataBase Management System I sistemi di gestione dei database sono specializzati nell’immagazzinamento e nella gestione di tutti i tipi di dati, inclusi quelli geografici, ma non hanno gli strumenti di analisi e visualizzazione caratteristiche dei GIS. I DBMS sono ottimizzati per immagazzinare e recuperare dati: per questo motivo molti GIS fanno affidamento su di essi per questo scopo. I software GIS utilizzano in genere i sistemi di gestione dei database di tipo relazionale (RDBMS) per immagazzinare e gestire dati non grafici (attributi). In un database relazionale le informazioni vengono archiviate in una serie di tabelle ciascuna 14 delle quali contiene i dati relativi ad un argomento specifico. Le tabelle sono composte da righe (denominate “record”)e da colonne (denominate “campi” o “field”) e possono essere logicamente collegate fra loro attraverso la presenza di campi condivisi: è pertanto possibile utilizzare contemporaneamente informazioni contenute in più tabelle. Qualunque dato può essere infatti trovato conoscendo il nome della tabella, il nome della colonna ed il valore della chiave principale (cioè un attributo il cui valore identifica in modo univoco una riga della tabella). Supponiamo, ad esempio, di avere una tabella denominata CATASTO, contenente alcuni dati catastali (numero di mappa delle particelle, superficie dei mappali, rendite catastali, numero di mappa degli edifici, ecc.) ed un’altra tabella denominata EDILIZIA, contenente dati relativi agli edifici (zona di PRG, numero di mappa degli edifici, anno di costruzione, numero di piani, ecc.): in questo caso il campo “numero di mappa degli edifici” è condiviso dalle due tabelle. Unendo le informazioni delle due tabelle è possibile creare un report nel quale siano riportati le rendite catastali di tutti gli edifici di una certa zona di PRG costruiti in una certa epoca. Le due tabelle condividono un tipo di informazione, in questo caso il numero di mappa degli edifici, ma includono dati specifici e diversi (per esempio perché create e gestite da organizzazioni diverse). L’archiviazione mediante tabelle collegate consente di gestire i dati con maggiore efficienza, eliminando la necessità di memorizzare più volte gli stessi dati, diminuendo lo spazio sui sistemi di immagazzinamento ed incrementando la velocità di ricerca e recupero dei dati richiesti, permettendo di integrare e collegare dati destinati ad essere utilizzati da molteplici utilizzatori. Vi sono parecchi tipi di RDBMS supportati dai programmi GIS, i più diffusi sono: DB2, Informix, Ingres, Oracle e Sybase. Molti programmi GIS offrono interfacce per più di uno di essi, permettendo così di accedere a database distribuiti nella rete anche se essi sono supportati da diversi software. Impiegando architetture «open system» e interfacce relazionali aperte, una organizzazione può impiegare diverse piattaforme hardware e vari tipi di database per le diverse applicazioni o settori: gli utilizzatori non sono legati a nessun particolare modello di database o tecnologia hardware. La ricerca dei dati nelle tabelle di un database avviene per mezzo delle “query” o interrogazioni. Tramite le query è possibile porre domande specifiche sui dati memorizzati 15 nelle tabelle. Quando si esegue una query vengono visualizzati i dati di risposta alla domanda. Scopo della query è quello di estrarre i dati memorizzati in un’altra applicazione, all’esterno del programma che si sta utilizzando: l’estrazione può riguardare un intero set di dati o solo parte di esso. Per accedere ai dati contenuti nelle tabelle, è possibile utilizzare diverse “fonti dati”. Una fonte dati include: • i dati a cui si desidera accedere, • le informazioni necessarie per accedervi. Un esempio di fonte dati è rappresentato dal database SQL Server, dal server (inteso come hardware) su cui il database stesso risiede e dalla rete utilizzata per accedere a quel server. Un altro esempio è costituito dalla directory o dalla cartella contenente un set di file dBase. In genere i dati da estrarre devono essere in grado di rispondere ad una domanda specifica. Raramente è infatti necessario visualizzare tutti i dati di una tabella; in molti casi è sufficiente solo un sottoinsieme di quei dati: è quindi possibile limitare i dati che verranno estratti e visualizzati nel risultato della query, selezionando i campi necessari nell’elenco di quelli presenti nella tabella. E’ possibile inoltre limitare i dati che devono essere estratti e che costituiranno il risultato della query, specificando i criteri che i record devono soddisfare per essere estratti. L’estrazione di sottoinsiemi di record dal database viene effettuata mediante l’introduzione di criteri che vengono specificati tramite una espressione. L’espressione è una combinazione di: • operatori, che indicano al programma di eseguire una operazione. Possono essere aritmetici (quelli standard sono +, - *, /), di confronto (>, >=, <, =<, =, <>), logici (AND , OR, NOT), altri (es. BETWEEN determina se il valore è incluso in un determinato intervallo, IN determina se il valore è uguale ad alcuni dei valori in una lista, • identificatori, nome di campi così come definiti nella tabella di origine, • funzioni, restituiscono un valore in base ai risultati di un calcolo o di un’altra operazione: Le funzioni più comuni sono MEDIA (la media di un insieme di valori di un campo), CONTEGGIO (il numero di record selezionati), MAX (il valore massimo di un insieme di valori di un campo), MIN (il valore minimo di un insieme di valori di un campo), SOMMA (la somma di un insieme di valori di un campo), • valori letterali, numero, una data o testo che viene utilizzato esattamente nel modo in cui è 16 stato digitato. Global Positionig System (GPS) Si tratta di una tecnologia in grado di permettere misurazioni geodetiche, localizzazione di elementi, e digitalizzazione «on site» per 24 ore al giorno e con qualsiasi condizione di tempo. Il sistema si basa su tre elementi: 24 satelliti in orbita attorno alla terra, il ricevitore portatile e le stazioni di controllo sulla terra. I ricevitori portatili, quando sono attivati, captano i segnali inviati dai satelliti che si trovano al di sopra dell’orizzonte (ogni satellite ha una propria frequenza di trasmissione). Sottraendo l’ora trasmessa dal satellite nel segnale ricevuto da quella indicata dall’orologio interno, ricavano la distanza dal satellite. La precisione del metodo è legata ad una scelta (chiamata «disponibilità selettiva» e dovuta ad ovvie ragioni militari) del ministero delle Difesa americano: ogni satellite è programmato in modo da modificare le trasmissioni di ora e posizione in modo da essere meno preciso di quanto possibile in realtà. Ci sono due modi di utilizzare il GPS per trovare la posizione. La prima tecnica fornisce risultati istantanei con un solo ricevitore essendo tuttavia penalizzata nella precisione: ci si può aspettare che la posizione calcolata per un ricevitore singolo GPS si trovi entro un raggio di 100 m da quella reale. Volendo una precisione maggiore si può comparare il tempo di arrivo del segnale al ricevitore con quello del segnale ricevuto simultaneamente in un’altra postazione della quale sono note le esatte coordinate. Questa metodologia, conosciuta come «GPS differenziale», porta la precisione a 0,5-20 m. Document Imaging Si tratta della tecnologia per la conversione, conservazione e recupero di documenti acquisiti attraverso scanner. I documenti sono convertiti in formato raster ad alta risoluzione e sono immagazzinati come «bitmap» che possono essere visualizzati su dispositivi grafici. I documenti appaiono sullo schermo come «fotografie» del documento originale. Multimedia Si tratta di una tecnologia che facilita la fusione di dati di tipo statico e di tipo attivo all’interno di un singolo database. I dati possono essere: immagini, suoni, animazioni, video, testi, grafica e disegno e, anche se con alcune limitazioni, trasmissioni in tempo reale di suoni 17 ed immagini. Acquisizione raster Questa tecnologia permette di convertire mappe e disegni in formato digitale senza che l’operatore umano debba identificare ciascun elemento sulla mappa e immetterne manualmente le corrispondenti coordinate. Tuttavia l’acquisizione raster produce immagini delle mappe ma non i vettori richiesti dalla maggior parte delle applicazioni di «mapping». Sono quindi stati introdotti parecchi software in grado di effettuare la conversione rastervettore, che rappresenta tuttavia l’operazione più complessa di tutto il processo: questi software non sono infatti in grado di effettuare in modo automatico tutto il processo, e un considerevole intervento dell’operatore è ancora indispensabile. Georeferenziazione di cartografia I dati geografici in forma digitale costituiscono la base indispensabile per i GIS: oggi la cartografia raster sta assumendo sempre più importanza all’interno di questo ambito anche grazie allo sviluppo dei dispositivi hardware che ne consentono l’acquisizione. Una immagine raster rappresentante una carta geografica o una foto aerea, perché possa essere consultata come tale, è necessario che venga sempre georeferenziata: tale immagine deve passare da un sistema di riferimento locale, come quello dello scanner al momento dell’acquisizione (riga, colonna), ad un sistema di riferimento sul terreno. Dopo la georeferenziazione ogni pixel dell’immagine viene ad assumere una determinata coordinata terreno, vengono inoltre corretti tutti gli errori dovuti al supporto o al metodo di acquisizione (fase di geometrizzazione). Per le carte di tipo vettoriale attraverso punti di controllo con coordinate note, si opera sui vertici del disegno, correggendo le eventuali deformazioni dovute alla digitalizzazione; procedimenti analoghi permettono di passare da un sistema di riferimento ad un altro. Come detto la georeferenziazione e la geometrizzazione verranno applicate a tutti i pixel che compongono l’immagine raster ed a tutti i vertici presenti nella carta vettoriale. Dopo l’acquisizione dell’immagine o del disegno, attraverso l’archivio dei punti di controllo a terra vengono calcolati i parametri di trasformazione tra il sistema locale ed il sistema di riferimento terreno. Le tre fasi di cui è composta l’operazione sono: • acquisizione del dato in forma digitale nel sistema di riferimento locale (tavolo digitalizzatore o scanner) 18 • georeferenziazione del dato da riferimento locale e riferimento assoluto (terreno) o fra sistemi di riferimento geografici; • eliminazione delle distorsioni (geometrizzazione) provenienti o dall’originale o dalla fase di acquisizione. Vi sono parecchi metodi di georeferenziazione e geometrizzazione (traslazione, rototraslazione, bilineare, scarto quadratico medio, deformazione a maglia triangolare, ecc.), si sottoline tuttavia che,poichè i metodi richiedono un tempo di elaborazione (anche ore) crescente al crescere della precisione ottenibile,è bene accertarsi che non vi siano grossolani errori di acquisizione. Geographic Information System (GIS) Come detto si tratta di una particolare categoria di sistemi informativi ottimizzati per l’analisi di dati geografici: tale capacità è ottenuta attraverso la manipolazione di mappe digitali e delle informazioni geograficamente referenziate legate a tali mappe. Oltre ai dati grafici (definiti «spaziali») il GIS conserva anche dati di tipo attributo posti in un database separato rispetto a quello dei dati grafici.. Questi sono associati ai dati spaziali e forniscono ulteriori informazioni descrittive su di essi, I software GIS sono progettati per permettere l’esame contemporaneo sia dei dati spaziali che degli attributi: l’utente è quindi in grado di cercare un attributo e correlarlo al dato spaziale e viceversa. A differenza del CADD, il GIS combina capacità grafiche con potenti strumenti di concatenazione non grafica che permettono interrogazioni (dette «query»), complesse, sovrapposizioni di mappe (dette «overlay»), trattamento di poligoni, ed operazioni di modellazione spaziale. In un GIS i dati sono rappresentati in “temi” che rappresentano un’insieme di elementi geografici logicamente associati (ad esempio gli acquedotti vanno in unico tema, tutti i pali in elettrici in un altro). La funzione di un tema è integrare tutti gli elementi del “data set” GIS: nessun dato è fisicamente memorizzato in un tema. Tutti i dati vengono memorizzati in una copertura, in file di attributi e in un database di disegno. Ad ogni tema è associato un insieme di “link”: essi collegano le entità del disegno con gli altri elementi dei GIS. Puntando un’entità sul disegno si può accedere all’informazione relativa sull’elemento corrispondente 19 che si trova nella tabella degli attributi. La copertura è un “data set” del GIS usato per memorizzare le informazioni relative agli elementi geografici per un tema. Il modello dati della copertura gestisce efficacemente due tipi di dati geografici: i dati spaziali che descrivono la posizione di un elemento e gli attributi che ne descrivono le caratteristiche. La copertura è una directory costituita da più file contenenti le coordinate di un elemento geografico e gli attributi associati, e viene usata per raggruppare elementi geografici tematicamente simili ed i dati descrittivi a loro associati Ad ogni elemento della copertura è assegnato un identificatore unico che unisce i record dei file di coordinate spaziali con quelli degli attributi. Nel seguito vengono analizzati gli elementi e le procedure fondamentali dei GIS: • Dati spaziali • Dati tabellari • Analisi spaziale • Query e interrogazioni varie Data la grande varietà di software in commercio alcuni termini, procedure o metodologie possono subire variazioni a seconda del programma in uso: tuttavia i fondamenti concettuali sono analoghi per tutti. Dati spaziali Il GIS differisce dagli altri sistemi precedentemente discussi nel fatto che le relazioni spaziali tra i dati sono definite. Questa caratteristica, chiamata «topologia» dei dati, va oltre la mera descrizione della localizzazione e della geometria degli elementi di mappa. La topologia descrive, per esempio, come gli elementi di mappa di tipo «linea» siano connessi, oppure quali aree sono contornate e quali sono contigue. Per definire la topologia il GIS utilizza una speciale struttura di database: come in un sistema CADD tutti gli elementi di mappa sono referenziati ad un sistema di coordinate. A differenza dal CADD, che definisce gli elementi di mappa come linee o simboli, il GIS li definisce come «punti» (o «nodi»), «archi» (o «linee») e «poligoni» (o «aree»). 20 Rappresentazione delle entità geografiche sulla cartografia. Le entità geografiche vengono rappresentati mediante una combinazione tre elementi base: punti, linee ed aree. Punti. Elementi geografici che rappresentano la posizione di elementi che non hanno dimensione, oppure elementi che pur avendo un perimetro, questo non può essere rappresentato alla scala di lavoro; ad esempio al primo tipo appartengono i punti quotati, al secondo edifici molto piccoli da rappresentare in mappe a grande scala. Vengono rappresentate dal software come una singola posizione di coordinate x,y. Linee. Un gruppo di punti interconnessi che rappresentano elementi che non hanno larghezza o la cui larghezza non può essere rappresentata alla scala di lavoro. Essi localizzano e descrivono informazioni geografiche esistenti lungo il percorso formato dai punti connessi; per esempio: strade, corsi d’acqua e reti elettriche. Vengono rappresentate dal software come una linea di coordinate x,y connesse. Aree. Le aree sono elementi geografici che hanno caratteristiche omogenee all’interno di un confine; per esempio: zone censuarie, regioni, zone a rischio alluvionale. Vengono rappresentate dal software come un insieme di linee che circondano una regione omogenea. L’uso di diversi tipi di elementi per descrivere le varie entità geografiche dipende dalla scala o dalla risoluzione della carta: su una carta a grande scala edifici o città possono essere disegnati come poligoni mentre ad una scala inferiore questi elementi saranno rappresentati come punti. In molte applicazioni GIS la scelta del tipo di rappresentazione è legata all’uso che si intende fare del database: per esempio le strade possono essere rappresentate con la linea di mezzeria per applicazioni che riguardano studi sui percorsi oppure come aree per applicazioni che riguardano la manutenzione della pavimentazione stradale. Proiezioni cartografiche Una proiezione cartografica è una formula matematica che permette la rappresentazione della 21 superficie terrestre che è curva su una mappa che è piana. Nessuna rappresentazione piana può essere completamente accurata, per questo motivo sono stati sviluppati diversi tipi di proiezione, ciascuna adatta per particolari scopi. Le varie proiezioni differiscono nel modo in cui esse trattano superfici, forme, distanze e direzioni: nessuna può conservare tutte queste proprietà, sebbene alcune combinazioni possano essere conservate. Bisogna pertanto decidere quali di queste proprietà è più importante per le necessità del progetto e scegliere la proiezione che conservi queste proprietà. La prima cosa è determinare se i dati spaziali a disposizione siano memorizzati in gradi decimali di latitudine e longitudine (nel qual caso non sono proiettati) oppure no (nel qual caso sono già stati proiettati). Se i dati sono in gradi si può decidere se proiettarli o meno: i programmi in genere permettono di lavorare con dati non proiettati, trattando latitudine e longitudine come coordinate piane x e y. Se le applicazioni non richiedono un grande livello di precisione, se non interessano dati su distanze o coordinate di posizione, si può decidere di non utilizzare la proiezione. Come detto il problema della scelta del tipo di proiezione non si pone se i dati sono già proiettati: tuttavia in questo caso bisogna porre attenzione a che tutti i dati utilizzati siano stati ottenuti con lo stesso metodo di proiezione e gli stessi parametri. In caso contrario infatti i vari dati non saranno correttamente allineati, e si otterranno risultati errati quando verranno effettuate query ed analisi. Unica eccezione a questa regola sono i dati raster: essi infatti non vengono proiettati all’interno del programma. In questo modo i dati spaziali possono essere immessi in gradi decimali scegliendo poi la proiezione utilizzata dall’immagine raster. Le principali categorie di metodi di proiezione sono: ad eguale area (mantengono le superfici), conformi (mantengono le forme), equidistanti (mantengono le distanze) ed azimutali (mantegono le direzioni). Riassumendo bisogna porre particolare attenzione al fatto che i dati spaziali che costituiscono un tema siano: 1. memorizzati in gradi decimali di lat e long in modo da poterli proiettare all’interno del programma, 2. oppure memorizzati già nella stesso tipo di proiezione. In sostanza si può affermare che la scelta del metodo di proiezione da utilizzare è influenzata dai seguenti fattori: 22 • proprietà spaziale da conservare, • collocazione sulla terra dell’area di interesse (equatoriale, polare, ecc.), • forma ed orientamento dell’area di interesse, • dimensioni dell’area di interesse e scala a cui si deve operare. Topologia: definizione delle relazioni spaziali Un modello di dati GIS può supportare le analisi geografiche grazie alla sua struttura topologica. La topologia è la procedura matematica che determina le seguenti relazioni spaziali tra le tre categorie base di elementi viste sopra: • direzione di un arco o di una linea • connessione di archi o linee • adiacenza (contiguità) di poligoni La topologia crea le relazioni che definiscono le proprietà spaziali, così: • ogni arco ha un nodo iniziale ed uno finale Æ Lunghezza e direzione di un arco • gli archi si collegano tra loro nei nodi Æ Connessione • archi collegati formano il limite dei poligoni Æ Area e Perimetro di un poligono • archi hanno poligoni alla loro destra e sinistra Æ Adiacenza o contiguità La topologia è il più alto livello di generalizzazione al quale possono essere immagazzinati gli elementi geografici. Immagazzinando informazioni sulla localizzazione di un elemento rispetto agli altri elementi, la topologia fornisce le basi per molti tipi di analisi geografiche senza richiedere l’accesso alle localizzazioni assolute contenute nei file di coordinate (ad esempio le analisi di connessione, la ricerca dei percorsi e le analisi di contiguità sono tutte derivate attraverso la topologia). Topologia arco-nodo La topologia arco-nodo esprime la relazione tra archi e nodi, definendo la lunghezza, direzione e connessione tra gli archi: alcune analisi geografiche si fanno proprio in base a tali proprietà. “From node” e “to node” Il “from node” è il punto di inizio di un arco, il “to node” è il punto finale. Vengono determinati dal modo in cui sono digitalizzati gli archi: tuttavia la direzione con la 23 quale si digitalizza un arco è importante solo se l’applicazione richiede una modellizzazione direzionale in accordo con la direzione dell’arco (ad esempio per fiumi o flussi di traffico). La direzione di un arco è definita partendo dal “from node” e spostandosi al “to node”. Connessione. Gli archi si collegano se hanno in comune un nodo. Per definizione gli archi numerati 1, 2 e 3 nell’illustrazione sono connessi in quanto hanno in comune il nodo 3. La tabella mostra queste relazioni. Topologia poligono-arco La topologia poligono-arco esprime la relazione tra gli elementi lineari che costituiscono i poligoni. Alcune analisi geografiche si basano su queste proprietà. Definizione dell’area. Quando un arco o un insieme di archi si collegano per formare una figura chiusa, il margine definisce l’area di un poligono. Questo insieme di archi è memorizzato, in un elenco che rappresenta il contorno del poligono che tali archi costituiscono. In tale elenco un valore di ARCO# uguale a 0 indica che l’arco successivo dell’elenco rappresenta un “buco” o un poligono-dentro-un-poligono. Con riferimento alla figura si nota che il poligono 5 circonda un poligono isola (o buco o poligono in poligono) contraddistinto dal numero 6 e costituito dall’arco numero 7; nella tabella che elenca gli archi del poligono 5 si osserva come tale condizione viene espressa, nel record relativo al poligono 5, facendo precedere ARCO# 7 da uno 0. Le grandezze geometriche area e perimetro vengono in generale memorizzate a parte, spesso mediante l’uso del cosiddetto “punto etichetta” dell’elemento poligonale contenuto all’interno dell’area racchiusa dagli archi. Topologia poligono-arco 1 1 2 1 3 3 2 2 3 4 4 5 6 7 6 5 4 5 8 624 Database geometrico ARCO # 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ARCO # 1 2 3 4 5 6 7 8 9 POLY_SX 2 1 4 4 2 4 6 4 5 COPPIE COORDINATE X,Y Xf,Yf · · · · · · X,Y · · · · · · Xt,Yt POLY_DX 1 3 2 3 5 1 5 5 1 POLY # 1 2 3 4 5 6 ARCO # 2, 6, 9, 1 3, 5, 1 4, 2 3, 4, 6, 8 8, 9, 5, 0, 7 7 Database topologico Adiacenza. Due poligoni sono adiacenti se hanno in comune un arco. I poligoni sono numerati e memorizzati come poligoni di destra e di sinistra. Uno stesso poligono può essere poligono di destra per un arco e di sinistra per un altro; si può immaginare tale concetto immaginando di viaggiare lungo un arco (come guidando lungo una strada) dal punto di partenza (“from node”) al punto di destinazione (“to node”): l’area a destra è il poligono di destra e quella a sinistra quello di sinistra. Nell’esempio in figura si può notare che il poligono 2 è di destra per 25 l’arco 3 ma di sinistra per gli archi 1 e 5. Poligono universo. Quando viene costruita la topologia arco-poligono, viene sempre creato un poligono “universo” per rappresentare l’area che si trova all’esterno degli elementi del tema. Gli archi che definiscono il limite esterno del tema costituiscono il limite interno del poligono universo. Tabelle degli Attributi La creazione della topologia definisce in modo esplicito tutti i rapporti che legano i vari elementi lineari gli uni agli altri (topologia nodo-arco) e formano poligoni con un insieme di archi (topologia poligono-arco). In questo processo vengono creati molti file finalizzati alla registrazione delle coordinate degli elementi e dei rapporti spaziali fra archi ed elementi puntuali: fra questi uno dei più importanti è costituito dalla Tabella degli Attributi. Esso è un file speciale creato e mantenuto automaticamente dal programma per memorizzare i dati identificativi ed altri dati descrittivi relativi a ciascun elemento del tema. Ci sono fondamentalmente tre tabelle degli attributi: Tabella degli attributi dei punti (Point Attribute Table) Tabella degli attributi degli archi (Arc Attribute Table) Tabella degli attributi dei poligoni (Polygon Attribute Table) Le tabelle sono file di database. Ciascun elemento del tema ha un record corrispondente nella tabella degli attributi Il contenuto delle tabelle di attributi differisce a seconda della classe degli elementi; tuttavia le tabelle hanno le seguenti caratteristiche comuni: Il numero di record. Il programma di gestione del database assegna un numero unico ad ogni record della tabella. In generale il campo relativo non viene considerato parte della tabella. Il numero interno. Ogni record della tabella degli attributi contiene un numero identificativo unico assegnato dal programma GIS: esso è detto numero interno (“INTERNAL_ID”). Nelle tabelle degli attributi esiste una colonna nella quale per ogni record è riportato il valore del relativo numero: la numerazione è sequenziale, incominciando da 1 e l’assegnazione è gestita dal programma. In generale tale numero è uguale al numero di record. 26 Il numero utente. Ogni record nella tabella contiene anche un numero identificativo assegnato dall’utente (“USER_ID”) che è rappresentato nella tabella da un’altro campo. Alcuni programmi possono porre limitazioni all’utilizzo di più tabelle degli attributi per un singolo GIS data set: in tal caso, ad esempio, si possono avere solo attributi poligonali e lineari oppure solo puntuali e lineari, ma non puntuali e poligonali. Tabelle degli attributi Tema Puntuale Point Attribute Table ······ ······ ······ ······ Tema Lineare Arc Attribute Table ······ ······ ······ ······ Tema Poligonale Polygon Attribute Table ······ ······ ······ ······ 27 Tabella di attributi puntuali (PAT) La tabella di attributi puntuali è la tabella di attributi che viene creata quando la topologia viene costruita per un tema puntuale. Essa contiene campi standard di dati relativi ad attributi. Campi standard. Sono quattro: • Area. Sempre uguale a zero, i punti non hanno area • Perimetro. Sempre uguale a zero, i punti non hanno perimetro • Numero di identificazione interno. È l’”INTERNAL_ID” che viene assegnato a ciascun elemento puntuale, corrisponde (come visto precedentemente) sempre al numero di record e varia con esso quando vengono aggiunti o eliminati elementi puntuali. • Numero di identificazione utente. È lo “USER_ID” assegnato a ciascun elemento puntuale dall’utente; resta costante quando vengono aggiunti o eliminati dati e viene assegnato al momento della creazione dell’elemento puntuale. Tabella di attributi puntuali (PAT) 57 25 56 4 28 3 15 Tabella di attributi puntuali REC # AREA PERIMETRO INTERN_ID USER_ID 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 2 3 4 5 6 4 15 56 3 57 25 1 2 3 4 5 6 Tabella attributi lineari (AAT) La tabella di attributi lineari è la tabella di attributi che viene creata quando la topologia viene costruita per un tema lineare e contiene 7 campi standard. I 7 campi standard sono: • “From node”, numero interno del nodo di inizio dell’arco • “To node”, numero interno del nodo di fine dell’arco • “Left poly”, numero interno del poligono posto a sinistra dell’arco • “Right poly”, numero interno del poligono posto a destra dell’arco • Lunghezza, lunghezza dell’arco • Numero di identificazione interno, assegnato dal programma • Numero di identificazione utente, User ID assegnato dall’utente Notare che un tema lineare avrà sempre Lpoly e Rpoly nulli a meno che un tema poligonale non sia riferito allo stesso GIS data set. Tabella di attributi lineari (AAT) 5 2 15 13 8 11 14 17 3 1 12 6 16 29 Tabella di attributi lineari REC # DA_NODO A_NODO POLY_SX POLY_DX LUNGH. 1 2 3 4 5 6 7 1 3 3 3 5 6 6 3 2 4 6 6 7 8 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 50,33 20,57 53,65 50,29 25,68 32,43 45,35 INTERN_ID USER_ID 1 2 3 4 5 6 7 11 13 12 14 15 16 17 Tabella attributi poligonali (PAT) La tabella di attributi poligonali è la tabella di attributi che viene creata quando la topologia viene costruita per un tema poligonale e contiene 4 campi standard. I 4 campi standard sono: • Area, l’area di ciascun poligono • Perimetro, il perimetro di ciascun poligono • Numero di identificazione interno. Che viene assegnato a ciascun elemento poligonale, corrisponde sempre al numero di record e varia con esso quando vengono aggiunti o eliminati elementi poligonali. • Numero di identificazione utente. È lo User ID assegnato a ciascun elemento poligonale dall’utente; resta costante quando vengono aggiunti o eliminati dati e viene assegnato al momento della creazione dell’elemento poligonale al punto etichetta del poligono. Il primo record della PAT rappresenta il poligono universo (area all’esterno della copertura del tema) ed è caratterizzato da: • Area, riporta il valore negativo della somma di tutte le aree poligonali del tema 30 • Perimetro, è quello degli archi delimitanti il tema • Numero interno, sempre uguale a 1 (analogamente al numero di record) • Numero utente, sempre uguale a 0 Ciascun poligono deve avere un solo punto etichetta. Tabella di attributi poligonali (PAT) 0 1 1 2 23 3 6 2 3 4 4 5 6 5 8 16 7 7 6 8 9 Tabella di attributi poligonali REC # AREA PERIMETRO INTERN_ID USER_ID 1 2 3 4 5 6 -9180,05 2205,11 1986,30 2896,50 1328,75 763,39 495,60 195,28 202,68 295,30 386,25 169,36 1 2 3 4 5 6 0 6 23 8 7 16 Dati tabellari Gli elementi geografici dispongono di attributi descrittivi: ad esempio è possibile descrivere una particella per mezzo del suo proprio, della sua rendita catastale, del numero di mappa e dell’indirizzo, così come una strada può essere descritta con il nome, la larghezza, il numero di corsie ed il materiale con il quale è pavimentata. Le modalità per inserire dati di tipo tabellare in un GIS sono raggruppabili nelle seguenti: • Inserimento diretto nella tabella degli attributi. 31 E’ il modo più semplice: si tratta solo di aggiungere uno o più campi (colonne) nella tabella ed inserire direttamente i dati dalla tastiera. • Inserimento diretto in una tabella appositamente creata In questo caso si crea una tabella vuota che viene poi riempita inserendo manualmente i dati dalla tastiera; questa tabella potrà essere collegata (come si vedrà di seguito) a quella degli attributi. Creare una nuova tabella e quindi inserire i dati è molto più flessibile che inserire semplicemente i dati nella tabella degli attributi come nel caso precedente: infatti la tabella separata può essere manipolata indipendentemente dal tema, e può poi essere collegata a tutti i temi nella quale può essere necessaria. • Caricamento da file o database esterni esistenti. Se i dati esistono già in forma tabellare in un file o in un database, non è necessario inserirli manualmente: si possono caricare questi dati in una tabella. Questi dati possono essere aggiunti ad una mappa unendoli, mediante un’operazione di join, alla tabella degli attributi. Associazione fra attributi e dati spaziali Attraverso la relazione o l’unione di un database descrittivo alla tabella di attributi, è possibile associare agli elementi geografici, ulteriori attributi rispetto a quelli contenuti in tale tabella. Nella tabella degli attributi gli elementi sono associati ad altri database per mezzo di un campo che viene condiviso. Le funzioni di interrogazione del database accedono ai dati tabellari attraverso gli elementi visualizzati sullo schermo. Si può effettuare una semplice interrogazione selezionando un elemento con il cursore o con il mouse. Ad esempio, si può selezionare un condotto di una rete idrica ed ottenerne il diametro, il tipo e la portata. Stabilita l’associazione fra attributi ed elementi, è possibile visualizzare gli elementi geografici sulla base dei valori dei loro attributi: si possono, ad esempio, visualizzare particelle campite con diversi retini e colori in base alla loro destinazione. Molti comandi di costruzione del database usano attributi per determinare quali elementi saranno separati, accorpati, selezionati oppure eliminati dal database: ad esempio, si possono separare tutti i servizi che ricadono all’interno di un certo distretto amministrativo e si può creare un nuovo tema da essi. Molte funzioni di analisi spaziale fanno uso degli attributi esistenti per la creazione di nuovi elementi ed attributi: ad esempio, si possono selezionare tutti i pozzi con una profondità 32 maggiore di 25 metri e si può individuare la zone di rispetto attorno ad essi. Collegamento dati spaziali-attributi Dato spaziale Tabella degli attributi Ulteriori attributi ID ······ ······ ······ ······ ID ······ ······ Rapporti tra record Durante un’operazione di associazione, i record di un database vengono confrontati con quelli di un altro al fine di trovare valori corrispondenti. I due database possono avere lo stesso numero di record, ma questo è un evento che non si verifica spesso, più frequentemente non vi è corrispondenza tra il numero di record nei due database: sono quindi possibili tre tipi di rapporti: uno-a-uno, molti-a-uno, uno-a-molti. 33 Rapporto uno-a-uno. In un rapporto uno-a-uno i valori del campo comune identificano univocamente un record di entrambi i file: ad un record del database selezionato (input) ne corrisponde soltanto uno nel database collegato. Rapporto molti-a-uno. In un rapporto molti-a-uno, a molti record del database selezionato (input) corrisponde lo stesso record di quello collegato. Ad esempio si consideri una tabella (che potrebbe essere una tabella di attributi di un tema) relativa ad edifici avente un campo contenente il nominativo dei proprietari delle singole unità immobilari degli edifici ed un file di database relazionato, contenente soltanto l’identificativo dei singoli edifici e la corrispondente zona di PRG. Poiché più proprietari abitano nello stesso edificio, quando i file verranno posti in relazione al fine di accedere alla zona di PRG, molti record nella tabella di input corrisponderanno ad uno stesso record nel database relazionato. Rapporto uno-a-molti In un rapporto uno-a-molti, ad un record del database selezionato (input) corrispondono più record di quello collegato. Si consideri, ad esempio, una tabella (che potrebbe essere una tabella di attributi di un tema) relativa ad edifici avente un campo contenente le zone di PRG corrispondenti a ciascuno di essi ed un file di database relazionato, contenente oltre all’identificativo degli edifici il nominativo dei proprietari delle singole unità immobilari degli stessi. Poiché più proprietari abitano nello stesso edificio, quando i file verranno posti in relazione al fine di accedere alla zona di PRG, ad ogni record nella tabella di input corrisponderanno molti record nel database relazionato. Rapporti tra record UNO – A – UNO Tabella di input Tabella collegata 34 ······ ······ ······ ······ ID_EDIFICIO ID_EDIFICIO ZONA_PRG 250 380 216 250 380 216 B1 B3 C1 MOLTI – A – UNO Tabella di input ······ ······ ······ ······ ······ ······ Tabella collegata PROPRIETA ID_EDIFICIO ID_EDIFICIO ZONA_PRG BIANCHI ROSSI VERDI TIZIO CAIO 250 216 380 216 250 250 380 216 B1 B3 C1 UNO – A – MOLTI Tabella di input ······ ······ ······ ······ Tabella collegata ZONA_PRG ID_EDIFICIO ID_EDIFICIO PROPRIETA B1 B3 C1 250 216 380 250 216 380 216 250 BIANCHI ROSSI VERDI TIZIO CAIO Metodi di associazione La possibilità di creare unioni o relazioni fra temi permette l’accesso ad una grande quantità di dati associati ad un tema, senza doverli ogni volta introdurre o registrare nello stesso file. Vi sono due metodi per realizzare queste associazioni: UNIONE (JOIN) o RELAZIONE (LINK). 35 UNIONE Quando si esegue un’operazione di JOIN tutti i campi di una tabella vengono aggiunti ad un’altra tabella: le due tabelle vengono fisicamente unite in una. In generale bisognerà indicare: il nome del tema di input (cioè la tabella A CUI viene agiunta l’altra), del tema di unione (cioè la tabella CHE VIENE aggiunta all’altra), del tema di output (cioè del risultante), del campo di relazione (comune ad entrambi), del campo del tema di input dopo il quale vanno inseriti i nuovi campi provenienti dal tema di unione, del metodo di unione da usare per trovare record uguali. Notare che se il tema di input è una tabella di attributi, il nome del tema di output deve corrispondere a quello di input (cioè della tabella stessa). Ad esempio supponiamo di voler realizzare una mappa rappresentante alcune caratteristiche di edifici. In una vista è presente un tema rappresentante gli edifici. Le ulteriori caratteristiche (in base alle quali si vuole effettuare la rappresentazione) sono contenute in un file esterno in formato tabellare che può quindi essere caricato nel programma come dato di tabella. Per rappresentare gli edifici in base ad una qualunque delle caratteristiche contenute nella tabella esterna bisogna eseguire un join tra la tabella degli attributi e quella dei dati ulteriori. Per fare questo ci deve esser un campo comune, ad esempio il numero di mappa degli edifici. Eseguendo l’operazione di join i dati ulteriori vengono aggiunti alla tabella degli attributi. Poiché l’operazione di join tra tabelle non coinvolge fisicamente i rispettivi file, non è necessario possedere l’autorizzazione alla scrittura sui file per effettuare un’operazione di join ed è quindi possibile utilizzare dati di sola lettura. Quando si effettua un join tra tabelle, si stabilisce una relazione uno-a-uno o molti-a-uno tra la tabella di destinazione (ad es. una tabella di attributi di un tema) e la tabella sorgente (ad es. la tabella contenente le informazioni che si vogliono aggiungere alla tabella di attributi del tema). Nell’esempio fatto sopra la relazione tra le tabelle è di tipo uno-a-uno, in quanto ciascun record nella tabella di attributi corrisponde ad un record nella tabella dei dati demografici. Unione (JOIN) fra tabelle (uno-a-uno) 135 167 234 36 Tabella degli Attributi ······ ······ ······ ······ SUP_CAT 250 380 216 RENDITA 1250 1760 185 N_MAPPA 135 167 234 Tabella di input Tabella di unione Ulteriori attributi N_MAPPA 135 167 234 A_COSTR 1953 1957 1968 N_PIANI 2 4 3 Z_PRG B1 B1 B1 Tabella di output Tabella degli Attributi ······ ······ ······ ······ SUP_CAT 250 380 216 RENDITA 1250 1760 185 N_MAPPA 135 167 234 A_COSTR 1953 1957 1968 N_PIANI 2 4 3 Z_PRG B1 B1 C1 37 Unione (JOIN) fra tabelle (molti-a-uno) 135 234 Tabella degli Attributi ······ ······ ······ ······ ······ SUP_CAT 250 216 250 216 PROPRIETA BIANCHI ROSSI VERDI TIZIO N_MAPPA 135 234 135 234 Tabella di input Tabella di unione Ulteriori attributi N_MAPPA 135 234 A_COSTR 1953 1968 N_PIANI 2 3 Z_PRG B1 C1 Tabella di output Tabella degli Attributi ······ ······ ······ ······ ······ SUP_CAT 250 216 250 216 PROPRIETA BIANCHI ROSSI VERDI TIZIO N_MAPPA 135 234 135 234 A_COSTR 1953 1968 1953 1968 N_PIANI 2 3 2 3 Z_PRG B1 C1 B1 C1 38 In altre parole, c’è un solo record di dati demografici nella tabella sorgente per ogni stato (nella tabella destinazione). Un esempio di relazione molti-a-uno. Supponiamo di avere il precedente tema nel quale però è presente un campo contenente i nomi dei proprietari delle singole unità immobiliari di cisacun edificio. La descrizione della ulteriori caratteristiche degli edifici è memorizzata in un file separato. Volendo rappresentare gli edifici in base ad uno dei campi del seconda tabella bisognerà eseguire un join tra le due tabelle utilizzando il campo del numero di mappa come elemento comune. Questo join stabilisce una relazione molti-a-uno tra le due tabelle in quanto a molti record della tabella di destinazione (la tabella degli attributi dei poligoni) può essere assegnato lo stesso record della tabella sorgente. In altre parole ad uno o più edifici può essere assegnata la stessa informazione di classificazione dalla tabella sorgente. RELAZIONE La relazione fra temi è simile alla loro unione, a parte il fatto che i due temi vengono mantenuti in due file separati e non vengono uniti (fusi) come avviene con UNIONE (JOIN). Quando due tabelle sono collegate con un link nessuna delle due tabelle subisce cambiamenti: esse sono solo collegate una all’altra. L’accesso ai dati nel tema relazionato viene creato per mezzo della definizione di una relazione fra i due temi ed il confronto fra i valori dei campi specificati. Il campo di relazione è il campo comune per mezzo del quale i due temi saranno messi in relazione: il campo di relazione di ciascun file deve essere definito uguale a quello dell’altro. Abbiamo visto sopra che l’operazione di join stabilisce delle relazioni di tipo uno-a-uno oppure molti-a-uno tra la tabella di destinazione e quella di origine. Como visto però nell’esempio precedente l’operazione di join non è utilizzabile nel caso del rimanente tipo di relazione: uno-a-molti. Un esempio di relazione di questo tipo è l’occupazione di un edificio. Un edificio può essere occupato da molti proprietari, ciascuno per la propria unità immobiliare contenuta nell’edificio. Si vuole collegare la tabella sorgente degli affittuari a quella degli attributi rappresentanti l’edificio. Come visto precedentemente effettuando un’operazione di join tra le due tabelle si otterrebbe l’aggiunta dei soli attributi del primo proprietario, mentre tutti gli altri verrebbero ignorati. 39 Relazione (LINK) fra tabelle (uno-a-molti) 250 216 380 Tabella degli attributi A_COSTR 1953 1957 1968 ······ ······ ······ ······ N_PIANI 2 4 3 N_MAPPA 250 216 380 Z_PRG B1 B3 C1 Tabella di input Ulteriori attributi Tabella di relazione N_MAPPA 250 216 380 216 250 N_SUB 1 1 1 2 2 PIANO 1 2 1 2 2 PROPRIETA BIANCHI ROSSI VERDI TIZIO CAIO Tabelle relazionate Tabella degli Attributi Tabella relazionata ····· ZONA_PRG B1 N_MAPPA 250 N_MAPPA 250 ···· PROPRIETA BIANCHI ····· B3 216 216 ···· ROSSI ····· C1 380 380 ···· VERDI 216 ···· TIZIO 250 ···· CAIO ····· ···· 40 In questo caso bisogna effettuare un’operazione di LINK: effettuata l’operazione selezionando un record nella tabella di destinazione si selezioneranno automaticamente tutti i record correlati nella tabella di origine. Tuttavia non è possibile l’inverso, se si seleziona un record nella tabella di origine non verrà selezionato il record della tabella di destinazione in quanto il link esiste solo nella tabella di destinazione. Tornando all’esempio precedente dopo aver effettuato un link tra la tabella degli attributi dell’edificio e quella degli affittuari, selezionando l’edificio nella vista si selezioneranno il corrispondente record nella tabella degli attributi e tutti i record degli affittuari. L’analisi spaziale La capacità di un GIS di fare delle analisi spaziali è ciò che distingue la tecnologia GIS da quella CADD, dalla cartografia automatizzata, dai programmi che legano la grafica agli attributi, ma non supportano un modello dati topologico. L’analisi spaziale permette la sintesi e la combinazione di dati spaziali ed attributi esistenti per creare nuovi dati di entrambi i tipi. La sintesi e l’aggregazione dei dati rappresentano un metodo per raggruppare e sommare informazioni in modo da rendere i dati più facili da interpretare e gestire. Ad esempio, prendendo elementi puntuali, lineari e poligonali di un tema è possibile raggruppandone i loro attributi in base al fatto di essere compresi all’interno di un elemento poligonale di un altro tema. Effettuare un’operazione di JOIN si possono aggiungere questi attributi a quelli degli elementi poligonali del secondo tema in modo che questi ultimi possano essere poi rappresentati ed interrogati basandosi sui nuovi dati aggiunti. L’uso più frequente si ha per aggregare i dati che relativi ad elementi puntuali alle aree amministrative nelle quali essi sono localizzati. Un altro modo di aggregare è quello di fondere elementi che hanno le stesso valore di un certo attributo. Il programma rimuove automaticamente i confini tra poligono adiacenti che hanno lo stesso valore per quell’attributo, permettendo di ottenere aree contigue caratterizzate dal medesimo uso del suolo; si possono quindi ottenere statistiche sugli elementi che sono stati fusi. Questa procedura è particolarmente utilizzata se si lavora con temi contenenti un grande numero di elementi e si vuole rendere più facile la comprensione della distribuzione spaziale complessiva e dello sviluppo dei dati. 41 Le operazioni di analisi spaziale Gli strumenti principalmente utilizzati, in vari modi e differenti combinazioni, per supportare le fasi dell’analisi spaziale preordinata sono (la denominazione può variare a secoda del programma in uso): • EXTRACT che crea un nuovo tema dal set di elementi selezionati • DISSOLVE, unisce i poligoni adiacenti di un tema che abbiano un identico valore in uno o più campi, creando un nuovo tema • BUFFER, che svolge analisi di vicinanza, creando un nuovo tema con le zone o i corridoi intorno agli elementi. • le funzioni di OVERLAY, come UNION, IDENTITY ed INTERSECT, consentono di combinare i dati spaziali e gli attributi di due temi e svolgere analisi sulle nuove relazioni tra i dati. Viene infine descritta l’operazione di JOIN SPAZIALE. EXTRACT Si usa per creare un nuovo tema, a partire da un tema esistente, che comprenda solo gli elementi che hanno certi attributi. Ridefinire i dati spaziali in questo modo accorcia i tempi di elaborazione. Tutte le ulteriori informazioni necessarie a portare a termine l’analisi vengono svolte solo sugli elementi che interessano, invece che sull’intero database: verrà creato un nuovo tema formato solo dal set di elementi del tema di partenza selezionati. DISSOLVE Si usa per eliminare gli archi comuni a poligoni adiacenti, che hanno (i poligoni) valori uguali in un campo specifico. L’uso è molto utile per creare temi separati, ciascuno con un solo campo, da un tema con molti campi. BUFFER Crea temi poligonali, generando zone di rispetto intorno agli elementi del tema di input (poligoni, linee o punti). I temi di input possono essere puntuali, lineari o poligonali, i temi di output sono sempre poligonali. EXTRACT 42 5 2 1 3 4 Tabella degli attributi 0 1 2 3 4 5 ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ SUPERFICIE ······ 300 1050 1540 1620 2300 Usando SUPERFICIE > 1250 5 3 4 Tabella degli attributi 0 3 4 5 ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ SUPERFICIE ······ 1540 1620 2300 DISSOLVE 43 2b 1a 1b Attributi di lotti e zone ID 0 1 2 3 4 5 6 Usando il campo LOTTI LOTTI ZONE 1 1 2 2 3 3 a b a b a b Usando il campo ZONE 1 a 2 3 b Attributi dei lotti Attributi delle zone ID 0 LOTTI ID 0 ZONE 1 1 1 a 2 2 2 b 3 3 BUFFER 44 Su tema PUNTUALE Tabella di attributi AREA PERIM INTERN_ID USER_ID INSIDE ···· ···· ···· ······ ······ ······ 1 2 3 0 1 2 1 100 100 Su tema LINEARE Tabella di attributi AREA PERIM INTERN_ID USER_ID INSIDE ···· ···· ···· ······ ······ ······ 1 2 3 0 1 2 1 100 1 Su tema POLIGONALE Tabella di attributi AREA PERIM INTERN_ID USER_ID INSIDE ···· ······ 1 0 1 ···· ······ 2 1 100 OVERLAY E’ un’operazione spaziale che sovrappone un tema (detto di INPUT) ad un altro (detto di 45 OVERLAY) per crearne uno nuovo (detto di OUTPUT). Gli attributi di un set di elementi vengono uniti a quelli dell’elemento cui si sovrappone. L’operazione di overlay può essere effettuata, in genere, su due temi alla volta, ma non ci sono limiti al numero di temi che si possono combinare. Viene creata una nuova tabella degli attributi che contiene le informazioni relative ad ogni nuovo elemento. Il tema di input può essere di qualunque classe mentre quello di overlay è sempre poligonale, sono così consentite analisi di poligono-su-poligono, punto-su-poligono, linea-su-poligono. Anche se le visualizzazioni in un sistema GIS e in un sistema CADD possono apparire molto simili nel prodotto cartografico finale, la caratteristiche topologiche dei GIS permettono di ottenere tramite il processso di Overlay un database integrato necessario come base per le interrogazioni, i report e l’analisi geografiche, Overlay grafico Un overlay grafico di layer è utile per fornire un confronto visivo dei layer stessi: si possono confrontare visivamente e far contrastare gli elementi di ciascun layer. Un disegno di CADD è principalmente una “pila” di layer grafici con gli attributi relativi alle loro entità. Non ci sono limiti al numero di layer che si possono sovrapporre (se non quelli legati alle possibilità di comprensione di chi li guarda): tuttavia l’overlay grafico è solo uno strumento visivo. Non vengono cioè create associazioni tra gli attributi ed i dati spaziali del database: l’interpretazione e le relative conclusioni vengono fatte dalla mente dell’utilizzatore. Overlay topologico Al contrario un overlay di questo tipo è effettuato nel database ed unisce i dati provenienti da “data set” separati per creare nuovi elementi geografici e relazioni tra essi. Le operazioni di overlay possono essere usate per eseguire analisi spaziali e tabellari su dati provenienti da più database. Overlay poligono su poligono E’ un’operazione spaziale che sovrappone un tema poligonale ad un altro per crearne uno nuovo. I temi vengono intersecati topologicamente e gli attributi di ogni nuovo poligono sono una combinazione di quelli dei poligoni originari sovrapposti. Overlay grafico e topologico 1 46 a 2 3 Attributi dei lotti LOTTI 1 Attributi delle zone ······ ZONE a ······ 2 ······ b ······ 3 ······ 2b 1 a 1b b 2 3 Attributi dei lotti LOTTI 1 2 3 1a ······ ······ ······ Attributi delle zone ZONE A ······ B ······ 2a 3a 3b Attributi di lotti e zone LOTTI 1 1 2 2 3 3 ZONE a b a b a b ······ ······ ······ ······ ······ ······ Overlay punto su poligono E’ un’operazione spaziale che sovrappone un tema puntuale ad uno poligonale, per creare un nuovo tema puntuale. Gli attributi di ciascun elemento puntuale vengono uniti con quelli del 47 poligono in cui ricadono. Non vengono creati nuovi elementi puntuali da un overlay di questo tipo, durante l’operazione non vengono copiati nel tema di output gli archi che descrivono i poligoni (se necessario tali elementi possono comunque visualizzati dal tema poligonale originario). Overlay linea su poligono E’ un’operazione spaziale che sovrappone un tema lineare ad uno poligonale, per creare un nuovo tema lineare. Gli elementi lineari vengono divisi in corrispondenza di tutti i limiti dei poligono. Quindi gli attributi di ciascun arco vengono uniti con quelli del poligono in cui ricadono. Vengono creati nuovi elementi lineari da un overlay di questo tipo (cioè viene costruita una nuova topologia arco-nodo), durante l’operazione non vengono copiati nel tema di output gli archi che descrivono i poligoni (se necessario tali elementi possono comunque visualizzati dal tema poligonale originario). Operatori di overlay topologico Sono: • UNION, che unisce tutti gli elementi di entrambi i temi • INTERSECT, che combina gli elementi di entrambi i temi che cadono in un’area comune o sovrapposta. Tutti i dati che si trovano al di fuori dell’area in comune non vengono registrati nel tema di output. • IDENTITY, unisce gli elementi di entrambi i temi che cadono all’interno dell’estensione grafica del tema di input. Tutti i temi al di fuori di tale estensione vengono cancellati (“CLIPPED”) dal tema di output. Questa è l’unica operazione di overlay in cui l’ordine dei temi produce un differente output. Tutti creano una nuova topologia e nuove tabelle di attributi, ma ciascuno registra un diverso set di elementi spaziali nel tema di output. Overlay PUNTO-SU-POLIGONO Tema di INPUT 2 1 48 Tema di OVERLAY a b c Tema di OUTPUT 1a 2b 4c 3c Overlay LINEA-SU-POLIGONO Tema di INPUT 1 49 2 3 Tema di OVERLAY a b c Tema di OUTPUT 1b 2b 1a 2c 1c 3c Overlay POLIGONO-SU-POLIGONO Tema di INPUT 50 1 2 Tema di OVERLAY a b c Tema di OUTPUT 2a 2b 1a 1b 1c 2c Overlay con UNION Divide i poligoni del tema di input nelle intersezioni con i poligoni di quello di union per creare nuovi elementi poligonali nel tema di output. Sovrappone solo temi poligonali 51 Registra tutti gli elementi nel tema di output. La tabella degli attributi del tema di output contiene gli item delle tabelle del tema di input e di quello di union. Durante la fusione tra gli elementi dei due temi, non viene scartato nessun riferimento. Viene ricostruita la topologia del tema di output. Overlay con INTERSECT Calcola le intersezioni geometriche di due temi. Il tema di output contiene solo quegli elementi che sono della stessa classe del tema di input e che ricadono nelle aree dove si sovrappongono entrambi. Il tema di input può essere poligonale, lineare o puntuale Il tema di intersect deve essere poligonale Il tema di output è sempre dello stesso tipo di quello di input Gli archi del tema di input vengono divisi nelle intersezioni con i poligoni del tema di intesect Viene ricostruita la topologia del tema di output Overlay con IDENTITY Esegue lo stesso tipo di intersezione geometrica di INTESECT. In questo caso però il tema di output comprende tutti gli elementi all’interno dell’estensione del tema di input. Nel grafico della figura le linee tratteggiate indicano gli elementi che non esistono nel tema di output. Il tema di input può essere poligonale, puntuale o lineare Il tema di identity deve essere poligonale L’ordine del tema di input ed identity può influenzare l’estensione del tema di output, se non è la stessa per entrambi i temi. Viene ricostruita la topologia del tema di output Overlay con UNION Solo per temi POLIGONALI Tema di INPUT 52 Tema di UNION Tema di OUTPUT Overlay con INTERSECT Tema di INPUT 53 Tema di INTERSECT (Sempre POLIGONALE) Tema di OUTPUT (Tipo di tema uguale a quello di Input) Overlay con IDENTITY (1) Tema di INPUT 54 Tema di IDENTITY (Sempre POLIGONALE) Tema di OUTPUT (Tipo di tema uguale a quello di Input) 55 Overlay con IDENTITY (2) Tema di INPUT Tema di IDENTITY (Sempre POLIGONALE) Tema di OUTPUT (Tipo di tema uguale a quello di Input) 56 JOIN SPAZIALE Consiste nell’effettuare un’operazione di JOIN tra le tabelle degli attributi di due temi utilizzando come campo comune quello del tipo di elemento (SHAPE): ciascun tema basto su dati vettoriali ha un campo che descrive il tipo di elemento (punto, linea o poligono) nella tabella degli attributi (questo campo è generato e gestito automaticamente dal programma); questa operazione di JOIN è definita spaziale in quanto interessa la tabella degli attributi degli elementi. Nel caso di elementi puntuali e lineari quando i campi della tabella degli attributi del tema A vengono aggiunti a quelli del tema B, il programma: • trova quale elemento del tema A sia il più vicino a ciascun elemento del tema B; • calcola la distanza tra questi elementi ed aggiunge alla tabella degli attributi del tema B un nuovo campo contenente tali distanze; • aggiunge tutti gli attributi della tabella del tema A in quella del tema B in modo tale che a ciascun elemento nel tema B vengano associati gli attributi del più vicino elemento del tema A. In questo modo è possibile: • trovare gli elementi puntuali di un tema più vicini agli elementi puntuali di un altro tema • trovare gli elementi puntuali di un tema più vicini agli elementi lineari di un altro tema • trovare gli elementi lineari di un tema più vicini agli elementi puntuali di un altro tema ottenendo sempre come risultato la fusione (come sopra spiegato) delle relative tabelle degli attributi. Diverso è il discorso con gli elementi poligonali, in questo caso quando i campi della tabella degli attributi del tema A vengono aggiunti a quelli del tema B, il programma: • trova in quale poligono del tema A ciascun elemento del tema B è interamente compreso; • aggiunge tutti gli attributi della tabella del tema A in quella del tema B in modo tale che a ciascun elemento nel tema B vengano associati gli attributi del poligono del tema A all’interno del quale è interamente compreso; se per un elemento del tema B non esiste alcun poligono del tema A che lo comprende interamente non vengono aggiunti attributi al record corrispondente. In questo modo è possibile: • trovare gli elementi puntuali di un tema che cadono all’interno di elementi poligonali di un altro tema 57 • trovare gli elementi lineari di un tema che cadono all’interno di elementi poligonali di un altro tema • trovare gli elementi poligonali di un tema che cadono all’interno di elementi poligonali di un altro tema ottenendo sempre come risultato la fusione (come sopra spiegato) delle relative tabelle degli attributi. Interrogazioni o QUERY La capacità di interrogare e selezionare elementi del database è una parte importante di qualsiasi applicazione GIS. Le operazioni di interrogazione e selezione sono operazioni comuni nell’analisi del database GIS: sono presenti sia tecniche per le selezioni spaziali sia per quelle degli attributi. La selezione da un disegno di elementi rispondenti a certi criteri è importante nella creazione di mappe, nella generazione di report e nell’effettuazione di analisi geografiche. In generale un GIS può eseguire questi tipi di analisi su tutti i dati spaziali: punti, linee, aree. Il risultato di una query, chiamato “query set”, è la selezione di un gruppo di elementi che soddisfano determinati criteri, posti a base della query. Tale risultato può essere utilizzato per generare rapporti, visualizzazioni grafiche e nuovi file di mappa. Le principali tipologie di possibili interrogazioni sono quattro. • Identificazione Si visualizzano gli attributi per un elemento selezionato di un tema. In generale i comandi di identificazione non creano un set di elementi selezionati, per fare questo bisogna ricorrere ai comandi di selezione, che prevedono inoltre dei comandi per aggiungere, modificare, eliminare elementi dal set di elementi precedentemente selezionati • Query e selezione per attributi Questo tipo di interrogazione viene usato quando si hanno delle informazioni descrittive e si desiderano trovare tutti gli elementi che corrispondono a quelle descrizioni indipendentemente da dove siano collocati. • Query e selezione per posizione (spaziale) Questo tipo di interrogazione viene usato quando è possibile specificare l’area di interesse. In questo modo si individuano tutti gli elementi che esistono in quell’area, indipendentemente dalla loro descrizione. 58 Statistiche • Questo tipo di interrogazione viene usato per riassumere le condizioni e per la generazione di statistiche Una volta compiuta una selezione, sia mediante una query sia mediante un selezione diretta, è possibile eseguire una nuova query solo sugli elementi selezionati in modo da restringere la selezione oppure aggiungere ad essa nuovi elementi. In generale sono possibili tre alternative: creare un nuovo gruppo di selezione, aggiungere ad un gruppo di selezione esistente, selezionare da un gruppo di selezione esistente. • Crea un nuovo gruppo. Gli elementi che soddisfano all’espressione di query costituiscono il nuovo gruppo di selezione e tutti gli elementi eventualmente già selezionati vengono deselezionati. • Aggiungi al gruppo. Gli elementi selezionati dalla query vengono aggiunti al gruppo di selezione già esistente: evidentemente in questo modo la selezione si amplia, e se non esistono elementi già selezionati si ottiene lo stesso risultato del caso precedente. • Seleziona da gruppo Applica l’espressione di query solo agli elementi che erano già precedentemente selezionati (da un’altra query o mediante uno degli altri metodi di selezione). Tutti gli elementi selezionati che non soddisfano alla query vengono deselezionati: questo metodo riduce la selezione. Identificazione L’identificazione è la forma più semplice di interrogazione e consiste nella ricerca degli attributi associati ai vari elementi di mappa o viceversa: è possibile cioè selezionare gli elementi sullo schermo e ricavare dal database gli attributi connessi oppure, al contrario, selezionare nel database gli attributi ed evidenziare sullo schermo gli elementi di mappa connessi. Nel primo caso la selezione può essere fatta mediante il mouse ed è possibile selezionare più elementi contemporaneamente sia puntando con il mouse un determinato elemento sia specificando una finestra su un gruppo di elementi: verranno selezionati tutti gli elementi che sono compresi totalmente o in parte in tale finestra. A questo punto il programma evidenzierà nella tabella degli attributi ed in tutte le tabelle collegate (mediante operazioni di JOIN o 59 LINK) i record corrispondenti. Come detto è anche possibile il procedimento inverso: selezionando nella tabella degli attributi uno o più record il programma evidenzierà nella mappa gli elementi ad essi associati. Come detto questo comando non crea un set selezionato ma serve solo a visualizzare gli attributi. Query sugli attributi Come detto un GIS conserva sia elementi di mappa geometrici (dati spaziali) che attributi dei tali elementi. Usando questo tipo di interrogazione si crea un’espressione che fa uso di nomi dei campi e valori per indicare una condizione o un insieme di condizioni. Viene poi effettuata una ricerca sul database per trovare tutti gli elementi interessati da queste condizioni. Tali elementi possono poi essere elencati e/o evidenziati sullo schermo. I comandi richiedono la formulazione di un’espressione logica o di una equazione: ciascun record viene poi confrontato con l’espressione per vedere se esiste una corrispondenza. L’espressione di query è la precisa definizione di cosa si vuole selezionare: costruire una espressione di query è un metodo molto potente per selezionare elementi in quanto essa può contenere molteplici attributi, operatori e calcoli. In generale la creazione della espressione di query avviene in modo interattivo attraverso una finestra nella quale sono riportati tutti i campi presenti nella tabella su cui si vuole eseguire la query ed i valori corrispondenti trovati nel campo selezionato. Mediante l’introduzione di operatori aritmetici (=, >, >=, <, <=, <>, e parentesi) e logici (AND, OR, NOT) è possibile costruire espressioni complesse sia scrivendole direttamente nella apposita finestra sia costruendole puntando con il mouse i vari elementi. Completata l’espressione è possibile eseguire la query: il risultato sarà la selezione dei record del database e dei corrispondenti elementi della mappa che soddisfano alle condizioni poste dall’espressione della query. In questo modo il GIS, interrogando il database sopra ipotizzato, può rispondere a domande del tipo “Quali particelle sono libere, azzonate in zona commerciale, più grosse di un ettaro e dove sono localizzate sulla mappa?”. Il GIS dapprima costruirà e invierà l’espressione della query al DBMS, che cercherà nel database gli attributi che soddisfano i criteri; il DBMS ne restituirà il numero di mappa al GIS. Il GIS cercherà nel suo database dei dati spaziali quelle particelle e le rispettive coordinate ed infine le evidenzierà sulla schermata della mappa Selezione per attributi 60 Tabella degli attributi ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ SUPERFICIE 300 1620 1540 1050 2300 QUERY: selezionare tutte le aree con superficie > 1.250 Tabella degli attributi ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ ······ SUPERFICIE 300 1620 1540 1050 2300 catastale. Viceversa l’utilizzatore può individuare un’area sulla mappa catastale e chiedere al GIS di 61 ricercare i record degli attributi di tutte le particelle contenute in quell’area. Quest’area può essere rettangolare, circolare o di forma irregolare. Operatori logici possono ancora essere usati per restringere la ricerca o per specificare quali attributi ricercare Come detto il risultato di una query è la selezione di un gruppo di elementi che può essere utilizzata per generare report, visualizzazioni e nuovi file di mappa. Query spaziali Un GIS può anche creare “query set” basati sulle relazioni spaziali fra elementi di mappa. Gli operatori spaziali in una espressione di query definiscono le relazioni spaziali che esistono fra elementi di mappa. Anche in questo caso gli operatori possono essere combinati per formulare espressioni complesse. PROSSIMITA’ Con questa operazione i dati vengono interrogati per trovare elementi basandosi sul concetto di vicinanza ad altri elementi. In generale il concetto di vicinanza è definita in senso geografico: ci si basa cioè sulla distanza in linea retta tra due elementi. Vi sono tuttavia applicazioni nelle quali quello che conta è la distanza reale tra i due elementi più che quella geografica; ciò succede in particolare per tutti i problemi che riguardano aspetti legati alla viabilità, al traffico ed alle reti in generale. Esistono applicazioni specifiche che permettono l’analisi di rete: si può così tener conto sia del concetto di connessione tra due elementi sia di altri fattori quali condizioni delle strade, limiti di velocità, sensi unici ed altre limitazioni legate al concetto di rete. Schematicamente si possono considerare due grosse categorie di query spaziali implicanti il concetto di prossimità: la ricerca di elementi che cadono entro una certa distanza da un particolare punto e la ricerca di elementi che cadono entro una certa distanza oppure che sono adiacenti ad altri elementi. Nel primo caso si tratta di disegnare un cerchio di raggio voluto nel punto di interesse e far ricercare quindi il programma gli elementi che cadono all’interno del cerchio. Anche in questo caso il risultato sarà la creazione di un gruppo di selezione che comprende tutti gli elementi che soddisfano la condizione. Nel secondo caso si tratta di utilizzare vere e proprie query (“select by theme”) utilizzando l’operatore “Within the distance of” ed indicando la distanza voluta, maggiore di zero nel caso di vicinanza o nulla nel caso di adiacenza. PUNTO/LINEA/POLIGONO IN POLIGONO 62 Con questa operazione i dati vengono interrogati per trovare elementi basandosi sul fatto che essi cadano all’interno di elementi poligonali. Si può quindi trovare quali punti, linee o poligoni in un tema cadono all’interno di poligoni di un altro tema (ad es. quanti e quali edifici sono contenuti all’interno di un certo gruppo di lotti selezionati); viceversa si può trovare quali poligoni di un tema contengono completamente un gruppo di punti, linee o poligoni di un altro tema (ad es. in quali lotti sono compresi un gruppo di edifici selezionati). Anche in questo caso il poligono può essere disegnato direttamente oppure può trattarsi di uno o più poligoni appartenenti ad un altro tema. INTERSEZIONE Con questa operazione i dati vengono interrogati per trovare elementi basandosi sul fatto che essi intersechino o si sovrappongono altri elementi. Si possono così trovare linee intersecate da elementi lineari (es. strade intersecate da un fiume), poligoni intersecati da elementi lineari (es. lotti interessati da una nuova strada), linee intersecate da elementi poligonali (es. strade che attraversano zone a particolare destinazione), poligoni che si sovrappongono ad altri poligoni (es. lotti parzialmente o totalmente compresi in zone di alluvione). Anche in questo caso la linea o il poligono intersecanti possono essere disegnati direttamente oppure può trattarsi di linee o poligono appartenenti ad un tema. Selezione per posizione Selezionare tutte le aree che cadono all’interno del poligono 63 Selezionare tutte le aree che intersecano il poligono Selezionare tutte le linee che intersecano il poligono Selezionare all’interno tutti del i punti cerchio 64 POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DEI SISTEMI EDILIZI E TERRITORIALI ANGELA POLETTI Professore Associato CORSO GIS PER FUNZIONARI TECNICI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Secondo volume I GIS per la Pubblica Amministrazione 65 Presentazione I Geographic Information System sono uno strumento “globale” utile nel processo decisionale. Le Pubbliche Amministrazioni devono peraltro considerare che gli aspetti da affrontare per la loro predisposizione passano attraverso il dialogo e la comprensione tra i differenti livelli degli operatori territoriali, le volontà e capacità organizzativo-gestionali, l’ipotesi di evoluzione verso scenari al futuro nei quali la tecnologia e la scienza possono offrire contributi sostanziali alla costruzione del processo decisionale. 66 INDICE Sistemi Informativi Territoriali per le Amministrazioni Locali .......................................................................... 657 Aspetti gestionali................................................................................................................................................... 72 GIS e strumenti di supporto alle decisioni ............................................................................................................ 79 Sistemi di Supporto alle Decisioni .................................................................................................................... 79 Problemi decisionali e loro classificazione ................................................................................................... 80 Metodo di soluzione dei problemi basato sull’ingegneria dei sistemi........................................................... 83 Fase di formulazione ................................................................................................................................. 83 Fase di analisi ............................................................................................................................................ 85 Fase di interpretazione............................................................................................................................... 85 Componenti fondamentali di un DSS............................................................................................................ 86 Data Base Management System ................................................................................................................ 86 Model Base Management System ............................................................................................................. 87 Dialog Generation and Management System ............................................................................................ 87 67 Sistemi Informativi Territoriali per le Amministrazioni Locali Il S.I.T. 1 può essere significativamente considerato un sistema per la gestione di informazioni concernenti il territorio ed avente come componenti: • DATI • PERSONE • ELEMENTI ORGANIZZATIVI • STRUMENTI TECNOLOGICI Tali elementi costitutivi hanno in sé ricchezza e problematiche. DATI: rappresentano un elemento critico, in quanto, qualora siano disponibili, possono essere privi di elementi conoscitivi (metadato) che ne possono indicare la possibilità corretta d’uso (se non si conosce, ed esempio, l’errore associato non è significativa l’applicazione neppure a tematiche di scala territoriale) PERSONE: vanno intese in senso completo a partire dalla componente informatica (specialisti in grado di gestire il sistema), alla componente utenza (urbanisti, geologi, esperti della gestione del territorio, ecc. ...) che estraggono dati dagli strumenti informatici, trasformandoli in informazione attraverso la loro competenza professionale. ELEMENTI ORGANIZZATIVI: il S.I.T. richiede un coordinamento delle risorse tecniche, delle persone, dei loro compiti, implica capacità di gestire elementi umani e psicologici, obbliga a coordinare un singolo ente con competenze simili e spesso, in parte, sovrapponentisi (caso essenziale è legato alla necessità di mantenere aggiornato il sistema di dati, compito precipuo, ma poco gratificante; tipico esempio negativo, nel passato, le analisi per il Piano, svolte una tantum e non più aggiornate fino alla revisione, con il sistema reale in continua evoluzione). STRUMENTI TECNOLOGICI: è l’elemento di minor criticità, in grado di aumentare 1 Sistema evidenzia l’integrazione di varie componenti Informativo evidenzia l’aspetto interpretativo proprio dell’uomo Territoriale sottolinea la specificità dei dati trattati 68 l’efficienza 2 della struttura, laddove gli altri elementi funzionino, e di farne notare l’assenza laddove manchi, già prima, la funzionalità. Nell’ambito di una Pubblica Amministrazione occorre distinguere tra settorialità e globalità del SIT. Per settorialità (o basso livello di globalità) si intende affrontare un problema e risolverlo con un’ottica estremamente settoriale; man mano che l’apertura degli orizzonti fa emergere la possibilità di utilizzo dei dati anche per altre applicazioni, si passa ad una maggiore globalità. La globalità di un GIS si può distinguere in: • globalità tematica caratterizzata dall’uso condiviso dei dati del SIT da parte di più Enti che operano in settori tematicamente diversi (ad esempio diversi uffici di uno stesso Ente, come la Regione, la Provincia, il Comune); • globalità organizzativa caratterizzata dall’uso condiviso dei dati del SIT da parte di più Enti operanti nello stesso settore tematico, alla stessa scala o a scale differenti (ad esempio il settore trasporti del Ministero, Regioni, Provincie, ecc...). A seconda dei due approcci (globale e settoriale) si può intelligere il contenuto dei dati; l’approccio settoriale presuppone una conoscenza del territorio articolata su tematismi, ciascuno proveniente da un Ente diverso ed a tale Ente confinato. Naturalmente, ciascun tema, in virtù della georeferenziazione dei singoli elementi che lo compongono, è confrontabile con gli altri temi, permettendo analisi più complesse ed efficaci, basate sulla scelta dei livelli informativi necessari, tra tutti quelli disponibili, e sul confronto dei loro contenuti. L’esigenza tecnica dell’integrazione dei dati, per gli operatori del territorio, consente di fare emergere la logica del S.I.T. come organizzazione che collega tutti gli Enti che operano sul territorio, mediante l’interscambio dei dati. Il S.I.T. può essere visto nell’ottica di globalità di uno strumento per la conoscenza che rispecchia l’esigenza di unità del territorio e, nello stesso tempo, la sua specialità e l’articolazione complessa dei soggetti diversi che su esso operano. Dal punto di vista dell’Ente locale occorre evidenziare una serie di scelte strutturali: • il comune di piccole/medie dimensioni non ha, solitamente, a disposizione un ufficio tecnico ed un ufficio urbanistica in grado di svolgere attività complementari rispetto alle competenze attribuite, quali la predisposizione di un S.I.T. o G.I.S. locale; d’altro canto queste sono situazioni nelle quali la dotazione ed implementazione di sistemi informatizzati possono aiutare pesantemente la realizzazione dei compiti istituzionali, senza consegnare scelte interne all’amministrazione a consulenze esterne; I G.I.S. non portano però ritorni immediati, né in termini “politici” né in termini reali; 2 EFFICIENZA di un SIT è legata prevalentemente agli strumenti informatici EFFICACIA di un SIT è funzione della disponibilità e qualità dei dati della competenza delle persone e della capacità organizzativa dell’Ente nel suo complesso. 69 • la scelta di realizzare un S.I.T. di tipo informatico è più facile se si fa in modo indipendente ad altri Enti, perché si può agire con tempi propri, costi comunque più contenuti(data la minore potenza richiesta dal sistema) e più rapida soddisfazione delle proprie esigenze. Inoltre la scelta, che non necessita di acquisire nuovi interlocutori, consente di agire con un “gruppo entusiasta” senza dover vincere le resistenze di avvio in settori che non hanno sentito o capito l’esigenza del cambiamento; • la scelta di un sistema indipendente è, per contro, tale da consentire disponibilità di minor numero di dati e da non garantire, a priori, integrazione a tutti i diversi livelli territoriali. Dal punto di vista della scelta di chi deve collaborare alla definizione del progetto si possono far rimarcare le seguenti considerazioni, sulla scelta del decisore: • decisore tecnologico, l’unico responsabile del S.I.T. è il dirigente di un apposito dipartimento informatico; • decisore funzionale, non esiste un responsabile unico ma i dirigenti dei diversi dipartimenti o servizi operativi interni si riuniscono in un apposito comitato degli utenti che collegialmente fissa le politiche di sviluppo; • decisore strategico, le politiche di sviluppo sono fissate dalla direzione dell’amministrazione. Come per i decisori anche gli utenti possono essere suddivisi in tre classi cui corrispondono ben determinate esigenze e capacità: • utenti tecnologici, tecnici informatici con elevato grado di preparazione tecnica senza compiti specifici se non quello di far funzionare al meglio il sistema; • utenti funzionali, operatori di settore che devono assolvere ai diversi compiti operativi dell’amministrazione, hanno esperienza di settore o operativa ma, in generale, non hanno esperienza nel campo informatico; • utenti strategici, responsabili amministrativi e dirigenti d’azienda cui interessano informazioni al massimo grado di aggregazione per fare scelte strategiche, richiedono tempi di risposta brevissimi anche su domande non previste a priori. Intersecando i tipi di decisore con le classi di utenti otteniamo il seguente modello (URBIS). 70 DECISORE TECNOLOGICO FUNZIONALE STRATEGICO U T TECNOLOGICI PRESIDIO TECNOLOGICO PRESIDIO MISTO PRESIDIO MISTO E N FUNZIONALI PRESIDIO MISTO PRESIDIO FUNZIONALE PRESIDIO MISTO T I STRATEGICI PRESIDIO MISTO PRESIDIO MISTO PRESIDIO STRATEGICO In questo schema si evidenziano quattro situazioni, o presidii, differenti, cui corrispondono Sistemi Informativi con caratteristiche e funzionalità molto diverse. • Presidio tecnologico: il SI sarà molto costoso, tecnicamente sofisticato e dotato di SW e HW sempre all’avanguardia. Solo gli utenti con elevata preparazione ed esperienza ne consentono l’uso. In definitiva i bisogni operativi dell’amministrazione sono secondari e vengono in genere trascurati di fronte alla possibilità di compiere un virtuosismo tecnologico. Normalmente questi sistemi servono quasi esclusivamente a dare lustro all’amministrazione. Sopravvivono solo fintanto che essa ha fondi sufficienti a sostenere questa struttura per certi versi inutile. • Presidio funzionale: il SIT sarà distribuito e diffuso nei settori operativi. Sarà basato su HW e SW anche molto differenti per meglio adattarsi alle esigenze dei diversi operatori. Progettato per assistere gli utenti finali nei diversi uffici sarà semplice da usare anche per utenti inesperti. I bisogni dell’utente finale hanno la massima priorità rendendo l’amministrazione operativamente più efficiente. Grazie ai vantaggi operativi apportati all’amministrazione questi sistemi saranno molto resilienti e dotati degli ingenti fondi necessari al loro mantenimento. • Presidio strategico: il sistema sarà strumento strategico per la dirigenza e quindi sufficientemente semplice, veloce, compatto e flessibile da esaudirne le richieste in qualsiasi momento. I fondi necessari saranno limitati ma costanti nel tempo dato che il sistema assolve bene ai propri compiti. Benchè il presidio tecnologico sia altamente inefficiente, tutte le tre situazioni finora presentate sono percorribili e conducono a Sistemi Informativi funzionanti. Si sono classificate tutte le altre combinazioni di tipo di decisore e di classe di utenti sotto 71 un’unica definizione poichè i risultati del progetto di informatizzazione saranno sempre fallimentari: • Presidio misto: il SIT non è progettato da chi lo utilizzerà e ne trarrà beneficio e quindi sarà in larga misura inutilizzabile. Il sistema avrà spesso politiche di utilizzo contrastanti che ne limiteranno l’uso. Il sistema sarà di volta in volta troppo o troppo poco potente, complesso, veloce. Nel caso in cui un’amministrazione non riesca a creare al proprio interno una situazione diversa da quella di presidio misto è consigliabile ritardare gli investimenti in un Sistema Informativo fintanto che non siano risolte le incongruenze organizzative. Inutile dire che il sistema migliore è quello in cui le necessità di tutti gli operatori, siano essi tecnologici, funzionali o strategici, sono gestite al meglio e senza sprechi. Quello che si può facilmente prefigurare è un sistema unitario al quale i singoli operatori accedono con interfacce e modalità specifiche per ogni funzione distinta. I dirigenti, per avere informazioni ed analisi di tipo strategico, accedono ai dati generati al livello funzionale-amministrativo con strumenti dedicati. La manutenzione di un sistema così articolato è naturalmente affidata ad operatori esperti. Benché una configurazione di questo tipo sia tecnologicamente ed economicamente fattibile rimangono insoluti i problemi legati alle dinamiche sociali che caratterizzano il complesso dell’organizzazione in esame. Ogni organizzazione infatti si basa su più o meno precari equilibri di forze fissati da competenze e responsabilità; è impensabile quindi sperare di poter ridefinire il quadro organizzativo interno senza incontrare resistenze da parte di quegli individui che, con l’innovazione, vedono diminuire il proprio potere o prestigio. Proprio in queste resistenze, a volte dichiarate ma spesso dissimulate, vanno ricercate le cause del fallimento di più del 40% di 500 progetti di informatizzazione iniziati negli Stati Uniti, a partire dal 1977. Aspetti gestionali Si segnalano soltanto due elementi significativi sui quali si può ragionare concretamente in termini di esperienza: evoluzione organizzativa e standardizzazione. Entrando più nel dettaglio nella struttura evolutiva di un S.I.T. possiamo verificarne gli elementi dell’evoluzione organizzativa. 72 Globalità organizzativa (crescente) B D A C Globalità tematica (crescente) TEMATICAMENTE SETTORIALE = SIT = SIT = SIT = SIT ORGANIZZATIVAMENTE SETTORIALE A TEMATICAMENTE SETTORIALE ORGANIZZATIVAMENTE GLOBALE B TEMATICAMENTE GLOBALE ORGANIZZATIVAMENTE SETTORIALE C TEMATICAMENTE GLOBALE D ORGANIZZATIVAMENTE GLOBALE Il PROCESSO EVOLUTIVO porta da A a D passando per B o passando per C a seconda del tipo di Ente. Nello schema seguente sono riassunte le principali caratteristiche del processo. A VANTAGGI SVANTAGGI Concretezza e facilità di valutare rapporto costi/benefici. Tempi brevi per l’operatività (stesso Ente). Non sfrutta la potenzialità di incrocio con dati relativi ad altri temi, duplica dati con altre esperienze diverse sia gerarchicamente che tematicamente. 73 B C D Enti con competenze Ci si appoggia ad uffici periferici o ad Non sfrutta la potenzialità di incrocio con dati relativi ad altri temi, duplica specifiche in un certo altri enti. Concretezza ed operatività dati con altre esperienze diverse sia settore gerarchicamente che tematicamente. Non duplicazione del dato. Difficoltà di avvio dovuto all’onere per Enti con vasto spettro Potenzialità dell’incrocio. il DataBase iniziale, necessita di di competenze (livello coordinamento all’interno dell’Ente e intermedio Enti di assorbire un tempo lungo in cui il locali) rapporto costi/benefici è negativo. Duplicazione dati con Enti gerarchicamente diversi. Ideale ma UTOPICO Vantaggi di tipo tecnico ed economico Difficoltà per il coordinamento delle dovuti a una razionale organizzazione. strutture con diversa vocazione tematica e operanti a livelli gerarchici e tematici diversi. Scarsa operatività, difficoltà di avvio e costi elevati. Nell’ambito della Pubblica Amministrazione un problema importante che nasce è quello relativo allo standard in particolare quello di PORTING (= trasferimento) tra differenti utilizzatori, soprattutto di livello diverso: es. Comune nei confronti della Regione che sta producendo il S.I.T. di livello regionale. In relazione alla standardizzazione si devono perseguire almeno due obiettivi: Obiettivo n.1 ⇒ muovere dati tra due macchine dotate dello stesso software applicativo operativo su hardware diversi. Si tratta di un PROBLEMA TECNICO che può essere risolto a livello informatico. Obiettivo n.2 =⇒ trasportare dati tra macchine diverse in cui sono operativi software applicativi diversi operanti sullo stesso tema e allo stesso livello di scala. Per l’UTENTE ciò significa stessa modellazione del dato; per l’INFORMATICO questo non è vero (in quanto la diversa progettazione del sistema porta ad una modellazione informatica diversa del dato) 74 Geo database DONATORE Programma di interfaccia SMONTAGGIO Standard di trasferimento Geo database RICEVENTE Programma di interfaccia RICOSTRUZIONE Infine si presenta una terza necessità: due applicazioni operano su dati DIVERSAMENTE MODELLATI. Il problema, in questo caso, non è informatico, ma legato all’applicazione. Caso a) Diversa modellazione del dato legata a diversità di applicazione 3 Caso b) Diversa modellazione del dato legata all’operatività su scale differenti (con stessa applicazione) 4 Nel primo caso si tratta di un problema di semantica; nel secondo di codifica grafica, risolvibili con una corretta applicazione. Nelle pagine seguenti è riportato lo schema di un SIT utilizzato a supporto della redazione di un piano per il Recupero Microambientale del rione Esquilino a Roma, grossa porzione del centro storico di Roma a ridosso della Stazione Termini (esperienza presentata nel corso di GISItinera 1997). L’utilizzo del SIT ha permesso di eseguire le analisi spaziali e le modellizzazioni multicriteri che sono state di supporto alle decisioni relative alla elaborazione del piano urbanistico di attuazione. 3 Diversi esperti operano sullo stesso dato (urbanisti, geologi, forestali..) 4 Stesso settore tematico, ma livelli di scala diversi; la variazione di scala comporta problemi tecnici diversi (es. diversa modellazione grafica del dato). 75 Banca Dati Alfanumerici DECISIONI Altre fonti Banca Dati Geografici SIT Modelli ELABORATI DI PROGETTO NORMATIVA Viste e tabelle Decisioni SIT Ulteriori analisi in corso d’opera Altro Gestione economica del progetto Descrizione della banca dati 76 Strada Edificio • • - topologia poligonale: tipo pavimentazione superficie perimetro larghezza media bacino visuale sezione censimento - topologia lineare lunghezza flusso di traffico inquinamento acustico inquinamento chimico sensibilità • - topologia poligonale: superficie perimetro sup. di facciata numero piani altezza volume stato di conservazione proprietà anno di edificazione uso prevalente presenze commerciali al p.t. sezione di censimento densità residenziale su superficie coperta Parcheggi Verde Alberature • topologia poligonale: - superficie - tipo …… Rudere Mura Aureliane 77 EDIFICI STRADA Parametri microambientali OTTIMIZZAZIONE PERCORSI STRADALI Ipotesi di progetto VERDE Lunghezza Rallentamenti Densità residenziale su superficie coperta Sensibilità ORG.VISUALE Bacini visuali POPOLAZIONE EDIFICI Parametri microambientali STRADA AREA PER PARCHEGGI Ipotesi di progetto VERDE Proprietà ORG.VISUALE Uso Stato manutenzione Altezza Punti notevoli Anno edificazione Densità residenziale su superficie coperta POPOLAZIONE 78 GIS e strumenti di supporto alle decisioni L’ipotesi che la disponibilità di un G.I.S. (inteso nella totalità delle sue componenti: hardware, software, fattore umano ed organizzazione) possa costituire un aiuto alla decisione è implicito nel concetto di conoscenza che consente una migliore facilità ad effettuare scelte. Così la trasformazione delle conoscenze in informazioni nelle loro espressioni figurative (cartografiche, grafiche, ecc.) oltre che numeriche, e la scomposizione dell’ambiente in studio in componenti, per poi ricomporre il tutto in una visione unitaria, la definizione della qualità del dato (e più in generale del metadato) aiutano il decisore, ai vari livelli, alla definizione del problema territoriale e, con essa, alla sua risoluzione. Analogamente i G.I.S. hanno un loro ruolo nella conoscenza delle variabili topologicospaziali dei fenomeni territoriali che si ripercuote sulla valutazione e sulla progettazione del territorio. Si possono porre pertanto come “modelli” parziali per l’integrazione di dati e di informazioni di natura diversa e per la strutturazione iniziale della conoscenza coinvolta nella risoluzione di un problema. Dal punto di vista più correttamente disciplinare i D.S.S (Sistemi di Supporto alla Decisione) sono un’altra cosa; se ne darà, di seguito, indicazione dei componenti e del funzionamento. Sistemi di Supporto alle Decisioni Lo scopo di un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS) è quello di aiutare gli esseri umani nello svolgere compiti, in campo tecnico e gestionale, che richiedono decisioni, giudizi e scelte. Un DSS è, in termini estremamente generali, un sistema in grado di fornire ai soggetti decisori un supporto che permetta di incrementare l’efficacia del processo di formulazione delle decisioni. Poiché, in genere, l’uso dei DSS è previsto più in contesti tattico-strategici che non in quelli operativi, l’efficienza (misurata in termini di tempo necessario a pervenire alla decisione), sebbene importante, è normalmente ritenuta di secondaria importanza rispetto all’efficacia. Le prestazione offerte da questi sistemi vanno dall’assistenza nella valutazione delle situazioni, all’identificazione di scenari alternativi di azioni, alla formulazione di contesti decisionali, alla strutturazione ed analisi di tali contesti, fino all’interpretazione dei risultati dell’analisi delle alternative in funzione di una scala di valori proposta del decisore. 79 Tutto ciò comporta la formulazione di alternative, l’analisi dei loro impatti, l’interpretazione e la selezione di appropriate opzioni per l’attuazione; questi tre passi sono, come si vedrà meglio in seguito, fondamentali nella struttura di un DSS. Le aree nelle quali l’uso dei DSS appare promettente sono molte: in sintesi si può affermare che i DSS possono trovare utile applicazione in tutti i campi nei quali gli amministratori debbono prendere decisioni per fronteggiare situazioni che presentano, inizialmente, una strutturazione non familiare. Un DSS può essere considerato formato da tre componenti principali: • Data-Base Management System (DBMS) • Model-Base Management System (MBMS) • Dialog Generation and Management System (DGMS) Ambiente decisionale Decisore Dialog Generation & M Data Base tS t Model Base Figura 1 - Componenti di un Sistema di Supporto alle Decisioni La Figura 1 illustra le interconnessioni tra questi tre componenti e mostra come l’interazione del decisore con il sistema avvenga attraverso il DGMS. Problemi decisionali e loro classificazione Lo sviluppo dei DSS è reso possibile grazie al contributo di numerose aree disciplinari. L’informatica fornisce l’hardware ed il software necessari ad implementarne gli schemi; di 80 fondamentale importanza sono il progetto dei Data-Base e gli strumenti di programmazione di supporto. Le scienze gestionali e la ricerca operativa forniscono la base teorica ai processi di analisi delle decisioni necessari per sviluppare utili ed importanti metodi di approccio alla formulazione delle scelte; tali metodi risultano fondamentali per quanto concerne l’analisi dei sistemi ed il Model Base Management. La scienza che studia i comportamenti ed i processi cognitivi fornisce una ricca fonte di notizie sulle metodologie seguite dall’uomo o dalle organizzazioni nel trattamento delle informazioni e nella formulazione di giudizi; indicazioni in questi campi sono indispensabili nel progetto dei sistemi di Dialog Generation and Management. Sono state avanzate varie proposte di classificazione delle decisioni a seconda della loro tipologia. Una delle più interessanti è quella formulata da R.N. Antony, che prevede quattro tipi di decisioni: 1) Decisioni per la pianificazione strategica: decisioni che hanno per oggetto politiche ed obiettivi ad alto livello, nonché l’allocazione delle risorse ad essi collegate. 2) Decisioni per il controllo della gestione: decisioni prese allo scopo di assicurare efficacia nell’acquisizione e nell’utilizzo delle risorse. 3) Decisioni per il controllo delle azioni: decisioni prese allo scopo di assicurare efficacia nella fase di svolgimento delle azioni. 4) Decisioni per l’attuazione delle azioni: decisioni quotidiane prese durante lo svolgimento delle azioni. La Figura 2 illustra il modo in cui queste decisioni sono correlate ed il modo in cui esse influenzano l’apprendimento: tale apprendimento è necessario in quanto, altrimenti, non vi è possibilità di miglioramento nel futuro. Decisioni per il controllo della requenza delle decisioni ENDIMENTO Decisioni per portanza delle decisioni la pianificazione 81 Figura 2 - Schema decisionale Si nota come le decisioni strategiche sono associate a conseguenze di più alto impatto, comportano verosimilmente rischi più significativi e devono essere prese fondandosi su informazioni molto meno precise di quelle disponibili per le decisioni di controllo ed attuazione delle azioni. Queste ultime due categorie si riferiscono, in genere, a compiti specifici e possono essere definite come decisioni di controllo di tali compiti. Una decisione può essere definita “strutturata” nel caso in cui il processo di formulazione della decisione possa essere compiutamente ed esplicitamente descritto prima dell’istante in cui è necessario prendere la decisione stessa. In caso contrario si hanno decisioni non strutturate o parzialmente strutturate. In genere le decisioni appartenenti alle ultime due categorie della classificazione sopra riportata sono decisioni di tipo strutturato, mentre è verosimile che ciò non accada per quelle di livello strategico. Perciò i Sistemi Esperti (che fanno uso intensivo di quello che può essere definito “ragionamento basato su regole”), possono essere ritenuti idonei per questo tipo di decisioni; viceversa l’uso dei DSS è più appropriato nelle decisioni di tipo strategico e di controllo gestionale che non in quelle per il controllo e l’attuazione di azioni. In generale si può ritenere che non vi sia necessità di alcun supporto in caso di decisioni ben strutturate; in queste circostanze potrebbe essere desiderabile realizzare una automazione del processo decisionale, sollevando in tal modo il decisore dall’onere di compiere operazioni di routine, incrementando in tal modo il tempo disponibile per le attività di decisione più significative. In alternativa si può demandare lo svolgimento del compito a soggetti che non ne abbiano specifica conoscenza attraverso l’uso di un Sistema Esperto in grado, per questo tipo di decisioni, di assisterli. 82 Metodo di soluzione dei problemi basato sull’ingegneria dei sistemi L’ingegneria dei sistemi fornisce una serie di linee guida e di metodologie utili per assistere gli utenti nella risoluzione dei problemi. Come visto precedentemente le tre parti fondamentali in cui può essere scomposto il processo di supporto alle decisioni sono costituite dalla formulazione, dall’analisi e dall’interpretazione. Nel seguito verranno esposte alcune brevi considerazioni su questa metodologia il cui schema operativo è rappresentato in Figura 3. Fase di formulazione In questa prima fase il DSS deve essere in grado di assistere il decisore nella formulazione del contesto della decisione permettendo di individuare le esigenze, di identificare appropriati obiettivi (il cui livello di soddisfazione permette di valutare il grado di risoluzione di un problema), e di generare scenari alternativi di azioni da intraprendere, potenzialmente accettabili (che riescano a soddisfare le esigenze ed a perseguire gli obiettivi). Il primo passo nella formulazione di un problema comprende l’identificazione degli elementi e delle caratteristiche del problema stesso e porta alla definizione del quesito che deve essere risolto. La definizione del problema implica, in genere, una serie di iterazioni che comportano successive riformulazioni dello stesso, allorché si viene a modificare la rappresentazione di quello che originariamente era stato pensato essere il problema. Quest’attività è generalmente di gruppo, coinvolgendo tutti gli individui che hanno familiarità con il problema o sono interessati dallo stesso. Oltre alla individuazione di esigenze, vincoli e variabili e delle relative interrelazioni, è di fondamentale importanza l’identificazione e la strutturazione degli obiettivi per le politiche o le alternative che dovranno essere scelte alla fine del processo. L’ultimo passo prevede la generazione di opzioni o la identificazione di alternative e, spesso, rappresenta una parte trascurata del processo di soluzione dei problemi. 83 Risoluzione di un problema OR 1 - FORMULAZIONE del problema • • • • • Identificazione delle esigenze, vincoli e variabili Identificazione degli obiettivi Identificazione dei requisiti di informazione Identificazione di scenari alternativi di azioni Strutturazione preliminare del problema NO Formulazione corretta? SI OR 2 - ANALISI del problema • • Valutazione (previsione) degli impatti delle alternative Perfezionamento delle alternative No, l’analisi è carente No, la formulazione è carente Analisi corretta? SI OR 3 - INTERPRETAZIONE del problema • • • Valutazione e confronto delle alternative Selezione delle alternative preferibili Pianificazione per l’implementazione No, interpretazione carente No, analisi carente No, formulazione carente SI Interpretazione corretta? Implementazione dell’alternativa prescelta Figura 3 - Schema di approccio alla risoluzione di problemi. 84 Fase di analisi In questa seconda fase il DSS deve essere in grado di consentire un miglioramento delle capacità di analisi del decisore, permettendo la valutazione dei possibili impatti degli scenari alternativi di azioni sulle esigenze. La fase di analisi è costituita tipicamente da due passi. Nel primo, le opzioni o le alternative definite nella fase di formulazione del problema sono analizzate al fine di valutarne gli impatti attesi sulle esigenze e sugli obiettivi. Nel secondo, si procede con azioni di perfezionamento o di ottimizzazione delle alternative: ciò viene fatto agendo sui parametri in gioco all’interno delle varie alternative, in modo da ottenere la massima prestazione in termini di soddisfacimento delle esigenze, nel rispetto dei vincoli dati. I metodi utilizzati in questa fase sono basati sulla simulazione e la creazione di modelli, cioè sulla concettualizzazione e sull’uso di un modello che abbia buone possibilità di agire con un comportamento simile a quello del sistema reale. L’uso di questi modelli permette di studiare gli impatti degli scenari alternativi di azioni, cosa ben difficilmente fattibile nel sistema reale, dovendo procedere attraverso la sperimentazione. Fase di interpretazione In questa terza fase il DSS deve essere in grado di consentire un miglioramento dell’abilità del decisore a pervenire ad una interpretazione degli impatti in termini di perseguimento di obiettivi: infatti la capacità di interpretazione conduce alla valutazione delle alternative ed alla selezione di quella preferibile. Questa fase inizia con la valutazione e la comparazione delle alternative, utilizzando le informazioni ottenute dalla fase di analisi. A seguito di ciò diventa possibile la selezione di una o più alternative, permettendo quindi di passare alla fase di pianificazione della implementazione. Vale la pena di sottolineare la notevole differenza esistente tra il perfezionamento di singole alternative (step di ottimizzazione nella fase di analisi) e la valutazione di gruppi di alternative ottimizzate. In alcuni casi, il perfezionamento o ottimizzazione di alternative nella fase di analisi può non essere necessario; al contrario, la valutazione delle alternative è sempre necessaria, in quanto se è presente solo un’alternativa allora, in realtà, non vi sono alternative. 85 Componenti fondamentali di un DSS Come visto precedentemente un DSS è costituito da tre componenti principali: un Data Base Management System, un Model Base Management System ed un Dialog Generation & Management System. Nel seguito verranno esposte alcune brevi considerazioni su tali componenti. Data Base Management System Un DBMS può essere considerato come l’unione di un Data-Base (archivio) con il relativo sistema di gestione. Un DBMS deve essere in grado di lavorare sia con i dati interni all’organizzazione che con quelli esterni; inoltre in tutti i casi in cui vi siano più decisori vi sarà la necessità di operare con archivi a livello personale, locale o di organizzazione. Vi può essere inoltre la necessità di far fronte a strutture di dati diverse, in modo da essere in grado di riconoscere e trattare dati probabilistici, dati incompleti ed imprecisi, dati non ufficiali, dati personali, ecc. Il sistema dovrebbe anche esser in grado di informare l’utente sui tipi di dati disponibile e su come accedervi. Le tre principali caratteristiche presentate da un DBMS, e che lo differenziano da un comune sistema di gestione di archivi, sono: l’indipendenza del dato, la riduzione della ridondanza dei dati, ed il controllo delle risorse dei dati. L’indipendenza del dato permette di rendere indipendente il trattamento dei dati dalle applicazioni che utilizzano il DBMS; in tal caso gli sviluppatori delle applicazioni non devono necessariamente conoscere nei dettagli l’organizzazione dei dati o le modalità di accesso pur potendo trattare le informazioni (un tipico esempio è costituito dall’esecuzione di operazioni di query). L’eliminazione o la riduzione della ridondanza dei dati è utile nel minimizzare l’impegno necessario in caso si vogliano introdurre modifiche nei dati contenuti nel data-base. Può anche essere molto utile nell’eliminare i problemi che si generano qualora, aggiornando i dati in una parte del data-base, ci si dimentichi (non intenzionalmente) di aggiornare gli stessi dati presenti, a causa della ridondanza, in altri parti dello stesso. Il controllo della risorsa è indispensabile poiché molte persone usano potenzialmente lo stesso data-base. Per costruire un data-base si deve, per prima cosa, individuare il modello dei dati. Il modello è 86 costituito da un insieme di strutture di dati, di operazioni che possono essere eseguite su tali strutture e di regole che sono usate per limitare o rendere ammissibili i valori dei dati. Il relativo sistema di gestione comprende il software in grado di permettere la creazione, l’accesso, il mantenimento e l’aggiornamento del data-base. Model Base Management System Attraverso l’utilizzo di un MBMS i sistemi DSS sono in grado di sviluppare analisi sofisticate e possedere capacità di interpretazione. La più importante caratteristica di questo componente è quella di permettere al decisore di esplorare le possibili soluzioni attraverso l’uso di procedure di algoritmi e di protocolli di gestione di modelli. In generale è possibile l’utilizzo di più modelli in modo da assecondare con flessibilità le richieste ed i desideri del decisore. In questo caso la parola modello è da interpretarsi come una generalizzazione astratta di un qualunque oggetto o sistema atto a questi scopi: ogni insieme di regole od altre relazioni in grado di descrivere qualche cosa è un modello in grado di rappresentare la stessa. Quando si rappresentano dei sistemi mediante modelli, si è in grado di potenziare la capacità di comprenderne le sfumature, di capirne le reciproche interrelazioni e le relazioni con essi. Si potrà quindi esaminare un problema da diversi punti di vista ed in diverse prospettive (ad esempio economica, tecnica, politica od ambientale). In generale i MBMS forniscono una serie di modelli preconfezionati che sono stati trovati utili nel passato, nonché le procedure per l’utilizzo di tali modelli; accanto a questi vengono forniti una serie di strumenti che permettono lo sviluppo di ulteriori modelli creati dall’utente. Dialog Generation and Management System Questo componente è stato progettato per soddisfare le necessità di rappresentazione delle informazioni e di controllo ed interfaccia con l’utilizzatore: in sostanza il DGMS è il tramite attraverso il quale l’utilizzatore dialoga con il sistema. È infatti il DGMS che si rende responsabile della produzione delle rappresentazioni degli output del DSS, che si incarica di rappresentare le informazioni fornite dal DBMS e dal MBMS al decisore e, viceversa, che si incarica di acquisire e trasmettere i suoi input al DBMS ed al MBMS, rendendo così possibile il dialogo. Vi sono molteplici tipi di DGMS, a seconda della forma di rappresentazione utilizzata dal DBMS e dal MBMS. Menù, linguaggi di comando e interfacce di manipolazione diretta sono alcuni dei formati utilizzati, anche contemporaneamente, dai DGMS che devono comunque essere “user friendly” data la loro funzione di interfaccia. 87 88