LA RICERCA Carta e penna per ‘vincere’ gli incubi La tecnica che aiuta a riscrivere il sogno di Irma d'Aria Raccontare il brutto sogno, descrivendone i particolari su un quaderno, aiuta a combattere le 'parasonnie'. Un disturbo che colpisce una persona su dieci. Così, grazie all'imagery Rehearsal Therapy, i pazienti dicono addio al risveglio angoscioso Approfondimenti Un brutto sogno può capitare. Ma per una persona su dieci l'incubo è un problema ricorrente che può impattare sulla qualità della vita e trasformare l'appuntamento con Morfeo in una 'tortura' che inizia prima ancora di mettersi a letto. La parola incubo, in realtà, è utilizzata spesso in modo improprio perché sarebbe più corretto parlare di parasonnie, vale a dire fenomeni indesiderati che si verificano durante il sonno e che non necessariamente costituiscono un vero e proprio disturbo del sonno, a meno che non si presentino in maniera frequente e ricorrente. "Il pavor nocturnus o terrore del sonno, tipico dell’infanzia" spiega Maria Grazia Marciani, ordinario di Neurofisiopatologia all' università di Roma Tor Vergata, "è caratterizzato da un risveglio incompleto che si verifica durante una fase di sonno profondo e si accompagna a manifestazioni di intensa ansia o di vero panico. In questo caso il bambino si siede sul letto emettendo un grido strozzato con espressione terrorizzata, presenta pianto inconsolabile con intensa sudorazione ed aumento della frequenza cardiaca". Il corrispettivo del pavor nocturnus è rappresentato appunto dall'incubo che abbiamo da adulti e che ci fa svegliare con una sensazione di soffocamento, tachicardia e l'impellente bisogno di chiedere aiuto. "L’incubo ed il pavor" precisa la professoressa Marciani "vanno distinti dai sogni terrifici che sono invece fenomeni episodici collegati al sonno REM, ossia quella particolare fase del sonno prevalente nell’ultima parte della notte, durante la quale si sogna. Causano risvegli angosciosi e chi li vive è in grado di raccontare un sogno dettagliato, che appunto lo ha terrorizzato". I sogni terrifici sono propri di tutte le età e in alcuni individui tendono a ripetersi con una certa frequenza; nei bambini sono spesso legati ad avvenimenti per lo più traumatici, accaduti durante il giorno. Ma come si fa capire quando si tratta di incubi occasionali che abbiamo fatto magari perché siamo un po' stressati oppure se è il caso di rivolgersi ad un medico per farsi aiutare? "L’incubo può essere l’espressione di diversi stati psicopatologici come depressione, ansia e manifestazioni fobicoossessive", ci spiega la nostra esperta. In questo caso, occorre identificare e curare i disturbi psicopatologici che ne sono alla base. In ogni caso, va richiesto aiuto al medico se si presentano in maniera ricorrente e con una frequenza tale da determinare un disturbo che altera la continuità e la qualità del sonno notturno con ripercussioni nella vita sociale scolastica o lavorativa". Tra i vari approcci terapeutici per curare chi soffre di incubi ricorrenti c'è la Imagery Rehearsal Therapy o ripetizione immaginativa. Si tratta di una tecnica, scoperta in Australia dal dottor Barry James Krakow, che si utilizza prima di andare a dormire per cercare di condizionare i propri sogni. Vi ricorrono le persone che hanno incubi ricorrenti per tentare appunto di liberarsene. "E' un nuovo approccio psicoterapeutico cognitivo-comportamentale per il trattamento degli incubi e dell’insonnia", dichiara Marciani. "Nella IRT si incoraggia il paziente a cambiare l’incubo in qualsiasi modo egli desideri e poi a ripetere il nuovo sogno da sveglio". Il paziente sceglie un finale diverso e positivo rispetto all'incubo fatto e deve annotarlo su un quaderno. Poi viene invitato a riflettere e a "ripetere" mentalmente il nuovo finale per 5-20 minuti ogni giorno. Si tratta di una tecnica tanto più efficace, quanto più l'individuo è in grado di produrre immagini dettagliate e a fuoco ed è capace di rimanere concentrato quando le visualizza. I risultati della sperimentazione effettuata da Krakow sono stati eccellenti anche se alcuni ricercatori ritengono questa tecnica un po’ semplicistica perché non arriva alla radice del problema. "I risultati si basano sulla capacità di immaginare uno scenario positivo. Ripassare mentalmente il nuovo sogno ogni giorno" prosegue la professoressa "diminuisce gradualmente la frequenza dell’incubo liberando il paziente dalle sensazioni spiacevoli". (Giugno 24, 2010)