sarzana - Calino

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SARZANA
Cenni Storici
Non si può parlare di Sarzana senza fare un cenno a Luni, città che dal 177 a. C. (anno della
fondazione come colonia romana) risulta essere l’insediamento storico, urbanistico e commerciale
più importante nella zona di confine tra l’Etruria e la Liguria.
La decadenza della vicina Luni, provocata dalle incessanti e devastanti incursioni dei Saraceni, fu
tra le cause della crescita di Sarzana. Papa Innocenzo III decretò il passaggio della sede vescovile,
nelle bolle del 7 marzo 1203 e del 25 marzo 1204, dalla oramai spopolata Luni, a Sarzana.
Intorno al 1240, a seguito delle vicende che portarono al consolidamento del potere imperiale di
Federico II in Toscana, il vescovo lunense Guglielmo fu costretto all'esilio nella guelfa Lucca ed al
suo posto prese il potere un vicario imperiale, il marchese Oberto II Pallavicino. Quest'ultimo con
l'aiuto delle forze ghibelline dei Malaspina e dei pisani conquistò il borgo di Lerici nel 1241.
Dopo la sconfitta di Federico II, il vescovo Guglielmo fece ritorno alla sua sede, trovando un altro
avversario più temibile: Nicolò Fieschi, il potente nipote genovese, di papa Innocenzo IV.
Nel 1270, con la presa del potere della parte ghibellina nella Repubblica genovese, cambiò il corso
delle cose e il Fieschi dovette cedere le terre in suo possesso proprio alla repubblica marinara.
Nel 1273 venne nominato successore del vescovo Guglielmo, Enrico da Fucecchio, il quale nel
1276, a seguito di episodi di "insubordinazione" al potere vescovile da parte dei burgensi
sarzanesi, li scomunicò a scopo intimidatorio, ma fu cacciato dalla città e costretto a rifugiarsi in
Lunigiana. Solo dopo l'intervento del Pontefice, Bonifacio VIII, i cittadini vennero costretti ad
accettare il successore di Enrico, Antonio Nuvolone da Camilla.
Il 6 ottobre del 1306, nell'antica Piazza della Calcandola, Dante Alighieri ricevette quella procura in
bianco dal marchese Franceschino Malaspina di Mulazzo in forza della quale egli poté recarsi, la
mattina stessa, in Castelnuovo Magra a siglare la pace con il vescovo-conte di Luni Antonio
Nuvolone da Camilla. Gli Atti originali della Pace di Castelnuovo, a rogito del notaro sarzanese
Giovanni di Parente di Stupio (custoditi in originale presso l'Archivio di Stato della Spezia), fanno di
Sarzana (e di Castelnuovo Magra) gli unici luoghi certi dell'intera biografia dantesca dell'esilio, in
compagnia della sola, fatale Ravenna.
La pace siglata da Dante segnò di fatto la fine del potere temporale dei vescovi in Lunigiana.
A partire dal 1320, Spinetta Malaspina il Grande, con l'aiuto dell'amico veronese Cangrande I della
Scala, riconquistò tutti i territori persi nella lotta contro Castruccio Castracani, ampliandosi anche
sulla Lunigiana orientale, la Garfagnana e impadronendosi, nel 1334, persino di Sarzana, su cui
avrebbe dominato fino al 1343.
Nel 1343 Sarzana tornò infatti sotto l'influenza dei Pisani, per passare successivamente sotto la
dominazione della Repubblica genovese (1438) e concludendosi con quella dei Medici.
Nel 1467, infatti, Gabriele Malaspina, fratello di Giacomo I Malaspina Marchese di Fosdinovo, aveva
convinto Lodovico Fregoso a vendere Sarzana e il resto della Signoria lunigianese a Firenze per la
somma di 35.000 fiorini, accendendo l'ira nella famiglia degli Sforza.
Nel 1487 viene combattuta la "guerra di Serrezzana" tra Firenze e i Fieschi e i Fregoso si erano
impossessati di Sarzana con le armi senza che Firenze, distratta dalla guerra sostenuta con i duchi
di Calabria e d'Urbino, avesse potuto rispondere efficacemente.
A causa della guerra, la fortezza Firmafede fu completamente distrutta, per poi esser riedificata e
denominata appunto Cittadella. Poco prima, nel 1469, fu insignita del titolo di Sigillum civitatis
Sarzane dall'Imperatore Federico III.
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Sarzana passò quindi ancora a Genova (1494) e da allora legò il suo destino, sino ai giorni nostri, a
quello di Genova che la elesse a sede del capitaneato omonimo.
Con la caduta della Repubblica di Genova (1796), sull'onda della rivoluzione francese e a seguito
della prima campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, Sarzana rientrò dal 2 dicembre 1797 nel
Dipartimento del Golfo di Venere, con capoluogo La Spezia, all'interno della Repubblica Ligure.
Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814,
non consentendo la ricostituzione della repubblica ligure, e successivamente nel Regno d'Italia dal
1861.
La creazione del nuovo capoluogo di provincia alla Spezia determinò lo spostamento degli uffici
pubblici (tribunale, sottoprefettura, ecc.) da Sarzana alla Spezia, nel 1929 anche la Cassa di
Risparmio e la Banca del Monte di Sarzana furono obbligate a confluire nella Cassa di Risparmio
della Spezia e, nello stesso anno, il vescovato fu spostato da Sarzana alla Spezia.
F ORTEZZA F IRMAFEDE
DI
S ARZANA
La Cittadella o Fortezza Firmafede (quest'ultima definizione è da considerarsi errata in quanti si
riferisce alla primitiva fortezza di città, eretta dai pisani e demolita in seguito per far posto alla
possente struttura militare che oggi ammiriamo); quindi la Firmafede fu la prima fortificazione
cittadina sarzanese e fu edificata nel 1249, con la cinta muraria della città, grazie all'aiuto dei
Pisani alleati della città.
Nel 1324 Castruccio Castracani apportò numerose e rilevanti modifiche ai sistemi difensivi e
successivamente il complesso fu distrutto dai Fiorentini, guidati da Lorenzo de' Medici, nel 1487
durante la "Guerra di Serrezzana". La Cittadella attuale fu realizzata sui ruderi della precedente per
ordine di Lorenzo de' Medici che si avvalse del lavoro dei migliori architetti militari fiorentini
dell'epoca come Giuliano da Sangallo, Francesco di Giovanni detto il Francione e Luca del Caprina.
Nel 1494 i Genovesi rientrarono in possesso di Sarzana, grazie alla vendita della stessa da parte di
Carlo VIII al Banco di San Giorgio, e completarono i lavori della cittadella, oggetto di ulteriori
modifiche e rafforzamenti nel XV secolo e XVI secolo. Nel secolo scorso il complesso venne
utilizzato come carcere, mentre oggi è utilizzata come sede di manifestazioni culturali e mostre.
Costituita da un corpo di fabbrica principale, di forma quadrilaterale regolare, con al suo interno un
maschio centrale, è circondata da un imponente sistema murario di difesa, a cui è frapposto un
ampio e profondo fossato. L'accesso principale avviene tramite un percorso che passa attraverso
un ponte in pietra che conduce al portone principale, il quale si apre un cortile interno molto
ampio, laterale al corpo centrale.
C ATTEDRALE
DI
S ANTA M ARIA A SSUNTA
La chiesa è situata nel centro storico della città, tra piazza Niccolò V e via Giuseppe Mazzini, ed è
sede della parrocchia omonima del vicariato di Sarzana della diocesi.
Cenni storici
Ubicata al centro del primitivo borgo medievale di Sarzana, l'odierna basilica-concattedrale è stata
edificata sull'area e sulle fondamenta dell'originaria pieve intitolata a san Basilio. Quest'ultimo
edificio religioso è citato in una bolla pontificia di Eugenio III risalente all'11 novembre del 1148.
Con l'accrescere dell'importanza sarzanese nel panorama spezzino e lunigianese, a spese
dell'antica città romana di Luni oramai in decadenza e in preda alla malaria, furono gli stessi
Canonici di Luni a chiedere ed ottenere da papa Innocenzo III - con bolla datata al 7 marzo 1203 il trasferimento presso la pieve di San Basilio. Sarà lo stesso pontefice, nel 1204, a trasferire
ufficialmente la sede episcopale - ma non il titolo - dalla città lunense a Sarzana con l'impegno,
preso dalla comunità sarzanaese, di costruire una nuova cattedrale e dimora vescovile.
Già alla metà del XIV secolo la nuova cattedrale di Sarzana poté considerarsi terminata o quasi. La
chiesa, improntata sugli stili architettonici tardo gotici toscani, si presenta a croce latina, divisa in
tre navate (separate da arcate e colonne), un'abside maggiore e due cappelle; la copertura, in
legno, era costituita da capriate a vista. La chiesa fu intitolata a santa Maria Assunta.
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Nuovi lavori di abbellimento, soprattutto legati alle nuove forme artistiche barocche, si compirono
nel XVII secolo interessando le aree delle navate laterali con la costruzione delle cappelle laterali
(ad opera di Francesco Antonio Milani ) e dell'abside. Successivamente alla conclusione dei lavori,
nel 1735 furono poste sulla facciata le statue di sant'Eutichiano al centro, di papa Sergio IV a
sinistra e di papa Niccolò V a destra.
Esterno - Facciata e campanile
La cattedrale presenta una facciata a capanna portata a compimento, nella parte sottostante il
portale, nel 1355; il definitivo rivestimento in marmo bianco, anche della zona superiore, e la
realizzazione del rosone dello scultore Lorenzo da Pietrasanta fu eseguito invece nel 1474 per
interessamento del cardinale di Bologna Filippo Calandrini.
Il portale, anch'esso realizzato nel 1355, è opera del maestro Michelino de Vivaldo così come reca
in calce l'iscrizione posta sull'architrave. La lunetta, realizzata con la tecnica del mosaico in epoca
moderna, raffigura l'evento biblico dell'Assunzione di Maria al cielo tra l'esultanza degli angeli.
Dell'antica e medievale pieve di San Basilio potrebbe essere memoria l'attiguo campanile,
leggermente arretrato rispetto alla facciata, composto da un'alta torre quadrata e corredato da una
merlatura alla guelfa e cuspide di forma piramidale. Su quest'ultima trova spazio la banderuola in
ferro battuto riproducente un angelo recante la reliquia del "Preziosissimo sangue" qui custodita e
venerata dai fedeli.
Interno
L'interno della chiesa è in stile barocco e mantiene la struttura originaria, visibile principalmente
nelle arcate delle navate.
L'aula è suddivisa in tre navate, con quella centrale leggermente più alta e priva di finestre, da
ampie arcate a tutto sesto poggianti su colonne ottagonali con capitelli scolpiti. Il soffitto è a
cassettoni in legno, intagliato da Pietro Giambelli tra il 1662 ed il 1670.
Lungo ciascuna delle navate laterali, si aprono quattro cappelle, con l'ultima di ogni navata più
profonda. Ciascuna cappella è delimitata da una balaustra ed accoglie un altare in marmi
policromi.
In fondo ad ognuna delle due navate laterali si apre un'ulteriore cappella: quella di destra è
dedicata al Santissimo Sacramento e al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo ed
ospita un pregevole tabernacolo marmoreo e la reliquia del Preziosissimo Sangue; nell'ancona
dell'altare della cappella di sinistra, invece, è custodita la croce di Mastro Guglielmo.
La navata centrale termina con la profonda abside semicircolare, interamente occupata dal
presbiterio; quest'ultimo è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed ospita al centro
l'altare maggiore marmoreo e lungo le pareti laterali il coro ligneo. Il soffitto è riccamente decorato
con stucchi e pitture, raffiguranti al centro la Colomba dello Spirito Santo.
Opere
Al suo interno sono custoditi dipinti di Francesco Solimena e di Domenico Fiasella, come la
Visitazione della Madonna a Santa Elisabetta, il Martirio di Sant'Andrea (1653) e La Strage degli
Innocenti, opere scultoree rinascimentali come l'ancona della Purificazione e l'altare
dell'Incoronazione, di Leonardo e Francesco Riccomanni, una terracotta della scuola di Luca della
Robbia e due busti in marmo di Giovanni Baratta.
L'absidale Gloria della Vergine, scenografica macchina barocca di berniniana memoria, e le sculture
della cappella di Sant'Agostino sono opere settecentesche dell'abate carrarese Giovanni Antonio
Cybei. La concattedrale sarzanese è conosciuta soprattutto perché ospita la più antica croce dipinta
italiana, opera del Maestro Guglielmo, datata al 1138 e definita opera fondamentale della pittura
romanica. Il crocifisso di Mastro Guglielmo, sebbene ridipinto nel corpo e nel volto nel XIV secolo,
segna un famoso esempio dall'iconografia del Christus triumphans prima dell'affermarsi
dell'iconografia del Christus patiens; vi è ritratto un Gesù con espressione più umana e sofferente,
tipica della spiritualità dell'epoca.
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La chiesa è famosa per la reliquia del sangue di Gesù Cristo, raccolto durante la crocefissione. La
reliquia, portata a Luni nel 742 e in seguito qui trasferita, è custodita nella cappella "del
preziosissimo sangue" a destra dell'altare maggiore.
La reliquia della mano e del braccio di Sant'Andrea si conservano al presente nella Cattedrale di
Sarzana. Nel sesto secolo infatti tale reliquia venne donata al vescovo Venanzio di Luni, dal papa
Gregorio Magno, suo grande amico. È tradizione che in tale tempo, e con l'occasione del dono, sia
stata costruita in Sarzana la chiesa di Sant'Andrea, che divenne, immediatamente, la dimora della
reliquia. Da quel giorno l'apostolo divenne il Patrono della città. La reliquia fu portata da
Costantinopoli a Roma da un certo Andrea, maggiordomo dell'imperatore Maurizio di
Costantinopoli.
L A P IEVE
DI
S AN A NDREA
La pieve di Sant'Andrea è un edificio religioso sito in via Giuseppe Mazzini nel centro storico di
Sarzana, in provincia della Spezia. La chiesa è il più antico edificio della città sarzanese. Si trova a
poca distanza dalla concattedrale di Santa Maria Assunta e la sua costruzione è databile intorno al
X secolo.
Le prime notizie sulla chiesa si hanno nel 1128 quando espressamente viene menzionato nel borgo
medievale di Sarzana un edificio religioso intitolato all'apostolo Andrea.
La chiesa di Sant'Andrea, inizialmente costruita sopra le fondamenta di un edificio medievale dalla
datazione incerta, ha subito numerosi restauri e modifiche, diventando dal 1200 il battistero della
città e la sede giurisdizionale del Comune (fino al XIV secolo).
Dopo i lavori del 1928-1929, in cui venne tolta una parte dell'intonaco, è possibile osservare
direttamente il paramento medievale dell'antica chiesa a tre navate.
La facciata odierna, più elevata rispetto a quella medievale, è costituita da un portone d'ingresso
abbellito con un portale cinquecentesco in marmo bianco di Carrara con stipiti ornati da due
cariatidi a seno scoperto, sormontato dalla stella ad otto punte, il sidus, simbolo degli Anziani del
comune di Sarzana.
Sempre ricavato in marmo è il basamento del fonte battesimale, all'interno del presbiterio, che fu
realizzato alla fine del XVI secolo da Giovanni Morelli, un artista carrarese, la stessa persona a cui
si attribuisce il fonte battesimale contenuto nella chiesa di Santa Maria a Vezzano Ligure.
All'interno si trovano sculture marmoree del XIV e XV secolo, raffiguranti il patrono di Sarzana,
sant'Andrea, ed i santi Pietro e Paolo. Tra i dipinti la Vocazione di Santi Giacomo e Giovanni di
Fiasella e un affresco anonimo della Madonna col Bambino.
Notevole sull'altare di sinistra la venerata immagine miracolosa della Madonna delle Grazie che nel
1480 "sembrò apparire dal nulla, quasi dipinta da una mano divina", sul muro fiancheggiante
l'antico convento di San Domenico, che sorgeva dove ora si trova il teatro degli Impavidi..
O RATORIO
DI
S AN G IROLAMO
L'oratorio di San Girolamo è un edificio religioso sito in via dietro il Teatro nel centro storico di
Sarzana, in provincia della Spezia.
Situato nella piazza ove trova ubicazione la concattedrale di Santa Maria Assunta, un primo
impianto religioso fu costruito nel 1473, a forma rettangolare, e con cappella intitolata alla
Santissima Trinità e a san Girolamo. Il terreno su cui sorge l'oratorio è il frutto di una concessione
dei Domenicani, trasferitesi nell'omonimo convento, alla Confraternita di San Girolamo che poté
così erigere un proprio edificio religioso all'interno della cittadella sarzanese.
Menzionato in diverse visite apostoliche - 1584, 1667, 1699 e 1710 - e già sede della confraternita
omonima, fondata nel 1470 e aggregata all'Arciconfraternita della Santissima Trinità di Roma, subì
una ricostruzione nel corso del XVIII secolo con una nuova forma ottagonale e cupola ellittica.
Quest'ultima presenta una notevole volta affrescata raffigurante la Gloria di Dio tra gli angeli,
opera di un anonimo pittore genovese; sull'altare una tela della Crocifissione. Tra le opere che qui
anticamente si conservarono vi fu una pala in terracotta policroma invetriata, forse opera di
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Benedetto Buglioni o di Giovanni della Robbia, commissionata nel Cinquecento per l'oratorio e
successivamente trasferita (dopo il 1903) nel transetto destro della concattedrale locale dopo un
restauro conservativo effettuato a Firenze.
L'oratorio è oggi sede della Confraternita del Preziosissimo Sangue.
P ALAZZO C OMUNALE
Sobrio e solenne edificio alla cui realizzazione posero mano più architetti.
Il primo progetto per un nuovo palazzo del Governo, per celebrare la qualifica di città riconosciuta
a Sarzana nel 1465, risale al 1466 ad opera di un certo Antonio da Lucca.
La costruzione iniziò nel 1466, ma non fu portata a termine.
Nel 1473 ebbero inizio i lavori per l’edificazione di un nuovo palazzo, ma anche questi furono
interrotti dalla conquista della città da parte di Genova.
L'impronta rinascimentale si deve al progetto di Giuliano da Maiano (1473) con cui proseguì la
costruzione ad opera dei Fiorentini.
Passata la città, agli inizi del '500, sotto il dominio del Banco di San Giorgio la costruzione venne
ultimata da Antonio Roderio che vi apportò modifiche sostanziali tali da echeggiare forme genovesi
(palazzo Doria), specialmente nel cortile, sulle cui pareti si trovano stemmi ed insegne dei Podestà
che hanno retto le sorti della città, insieme a memorie lapidee provenienti da vari edifici sarzanesi
distrutti.
Nel 1554 terminò la costruzione (come ricorda la scritta posta sull'architrave della porta che da
ingresso alla sala del Consiglio Comunale).
E, non a caso, proprio sul frontale della scalinata venne posto l'immagine marmorea di San Giorgio
che sconfigge il drago.
L'opera, originariamente, era posta nell'antica loggia della Dogana dove, del 1400, si trovava
l'unica porta della cinta muraria.
Nel 1800 fu aggiunto il portico prospiciente piazza Luni ed il terrazzo, sostenuto da due colonne,
verso piazza Matteotti, sovrastante la porta principale.
Questa immette in un ampio cortile quadrato, circondato da un colonnato in marmo che sorregge
le logge superiori.
Nel cortile sono conservati frammenti marmorei provenienti dall’antica città di Luni, stemmi di
famiglie patrizie sarzanesi e il sarcofago del giureconsulto Benedetto Celso.
Al piano superiore, a lato della porta d’ingresso della sala consigliare, è murato un bassorilievo del
XVI sec. raffigurante San Giorgio che uccide il drago e che, un tempo, era collocato nella "loggia
dei soldati", presso la porta principale della città.
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