INDICAZIONI PER COMPORRE TESI E TESINE
Formato di pagina
Ogni pagina, o cartella, ha una lunghezza di 22 righe, a spaziatura doppia, e carattere
Garamond o Times New Roman (*) corpo 14. La lunghezza di 22 righe si intende per
una pagina senza note a piè di pagina.
Il testo va giustificato (allineato) sia a sinistra che a destra, e la stessa cosa vale per le note
a piè di pagina.
I margini consigliati sono: 4 cm a sinistra; 2.5 cm in alto, a destra e in basso.
Ogni pagina va numerata con numero arabo, centrato in basso. La pagina numero 1
inizia con l’inizio del testo (introduzione o primo capitolo).
(*) Il carattere Garamond è consigliato per eleganza e leggibilità. La scelta di caratteri alternativi è
possibile, tenendo ferma la formattazione e la lunghezza della pagina indicate.
Organizzazione del testo
Il testo si suddivide in: capitoli, eventuali sottocapitoli, paragrafi. Questi ultimi
rappresentano le unità minime dell’argomentazione, separano i successivi momenti del
discorso e vanno indicati con un capoverso e un rientro alla riga successiva (5 spazi).
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I capitoli hanno un numero (Capitolo 1…) e un titolo, centrati in alto nella pagina, e uno
sotto l’altro, con corpo maggiore rispetto a quello del testo. Il primo può essere scritto in
corsivo semplice, il titolo in tondo e grassetto.
I sottocapitoli avranno una numerazione romana che accompagna quella araba (es. 1.i;
1.ii; 1.iv), saranno in grassetto con lo stesso corpo del testo e giustificati a sinistra.
I sottocapitoli spezzano l’articolazione del discorso e vanno quindi usati con parsimonia,
solo se i capitoli sono molto lunghi.
Si avranno dunque in ordine: una pagina per il frontespizio; una pagina per l’indice; il
testo diviso in capitoli, eventualmente aperto da una introduzione; una o più eventuali
appendici; la bibliografia, divisa in bibliografia primaria e secondaria. Le pagine di testo
avranno le note a piè di pagina, con numerazione che riprende dalla nota 1 a ogni nuovo
capitolo.
Se un capitolo o sottocapitolo è introdotto da un breve testo a mo’ di epigrafe, questa
andrà a occupare la metà destra della pagina, con lo stesso corpo delle citazioni nel testo
(v. sotto), spaziatura ridotta (v. sotto) e testo giustificato a destra. Un’ulteriore spazio
ridotto segnalerà nella riga sotto autore e titolo, con eventuale apice che rimanda a una
nota per gli estremi bibliografici completi, se necessari.
Citazione nel corpo del testo
Le citazioni dai testi che state commentando sono fondamentali per sostenere la vostra
argomentazione. Se la tesi è in letteratura inglese, le citazioni da originali inglesi vanno
fatte nella lingua originale.
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La citazione può essere di poche parole, e in questo caso verrà integrata con semplici
virgolette doppie all’interno del vostro testo. Se la citazione è una proposizione
grammaticalmente autonoma può essere introdotta da due punti e virgolette. L’apice di
nota va posto subito dopo la virgoletta di chiusura. Se la citazione è lunga almeno
quattro righe va separata dal corpo del testo con le seguenti regole: separazione con
doppio spazio sia sopra che sotto la citazione stessa; centrata nella pagina; spaziatura
singola; giustificata. In questo caso NON vanno usate virgolette. L’apice di nota va
posto dopo il segno di punteggiatura conclusivo.
Se la citazione inizia o finisce in mezzo a un periodo, la cesura da voi operata andrà
indicata con questo segno: […]
Traduzione delle citazioni
Le citazioni in lingua inglese (qualora non siano di poche parole) e relative ai testi primari
discussi dalla tesi o tesina vanno citate nell’originale, e tradotte in nota. Per testi primari
si intendono tutti i testi che non siano di critica o commento di altri testi. Il testo
tradotto segue l’indicazione bibliografica in nota ed è posto fra parentesi quadre e
virgolette doppie, in questo modo: [“…………”].
Note a piè di pagina
Fanno riferimento ai numeri in apice della pagina corrispondente. Gli apici vanno
generalmente posti subito dopo il termine o nome a cui si riferiscono, oppure alla fine
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della proposizione, se riferiti a un concetto più generale. E’ bene accorpare note vicine in
uno stesso paragrafo in un’unica nota complessiva, per ragioni di economia e leggibilità.
Gli apici non sono mai posti all’esterno di un segno di punteggiatura diverso dalle
virgolette di citazione; quindi vanno posti prima di una virgola, di un punto ecc.
Le note a piè di pagina hanno tre funzioni principali: a) danno gli estremi bibliografici di
una citazione nel corpo del testo, e ne offrono eventualmente la vostra traduzione; b)
suggeriscono ulteriori fonti bibliografiche rispetto all’argomento di cui si sta discutendo
(in questo caso sono utili abbreviazioni quali Cfr. o V. che consigliano altri testi sullo
stesso argomento); c) offrono brevi commenti e digressioni che, poste nel corpo del
testo, porterebbero troppo fuori tema. L’apparato delle note è una caratteristica
fondamentale di un testo saggistico come la tesi ed è garanzia di documentazione da
parte di chi scrive, nonché servizio per chi legge, il quale potrà controllare le vostre
affermazioni e avere accesso ad altri titoli consigliati.
Gli estremi bibliografici in nota vanno indicati con le seguenti regole:
a) per i volumi (monografie) valga questo esempio:
Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, Feltrinelli, Milano 1999
b) per le curatele (monografie con saggi di più autori, curate da uno o più studiosi) valga
questo esempio:
Ethel Porzio Serravalle (a c. di), Saperi e libertà. Maschile e femminile nei libri, nella scuola e nella
vita, Guerini, Milano 2000 (se i curatori sono più di uno, separerete i nomi con un
trattino breve).
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c) per i saggi o articoli in volumi è necessario indicare non solo il numero di pagina della
vostra citazione, ma anche i numeri di pagina di inizio e fine del saggio. Ad esempio:
Sandro Bellassai, “Il maschile, l’invisibile parzialità”, in Ethel Porzio Serravalle (a c. di),
Saperi e libertà. Maschile e femminile nei libri, nella scuola e nella vita, Guerini, Milano 2000, pp.
17-37: 20 (dove il numero 20 sta a indicare la pagina da cui avete tratto la citazione nel
testo, e 17-37 i numeri di pagina che indicano l’estensione complessiva del saggio).
d) per i saggi o articoli da riviste o giornali valga questo esempio:
Silvana Coltella, “Mission impossible. A proposito del valore in letteratura”, Nuova Corrente
44 (1997), pp. 349-76 (44 sta a indicare il volume annuale; se la rivista esce più volte
all’anno troverete oltre al numero del volume anche un numero di fascicolo, che
indicherete così: 44/2, seguito da parentesi tonda con l’anno, la stagione, o il mese di
pubblicazione).
Da notare che vanno indicati per esteso sia il nome che il cognome degli autori o
curatori.
Questi sono gli estremi bibliografici completi (che verranno ripetuti e ordinati
alfabeticamente per autore nella bibliografia finale). Tali dati devono comparire solo la
prima volta che un saggio o volume sia citato in nota. Per tutte le volte successive si
userà una citazione abbreviata con: nome e cognome, titolo eventualmente abbreviato e
senza sottotitoli, e l’indicazione cit. (sta per “citato”) preceduta da una virgola. Seguirà il
numero di pagina della vostra citazione, così: Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, cit., p.
211.
Se più note consecutive fanno riferimento allo stesso saggio o volume si userà una
ulteriore abbreviazione; ad esempio se la nota precedente era Pierre Bourdieu, Il dominio
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maschile, cit., p. 211, e la nota successiva è ancora sul medesimo testo ma da un’altra
pagina:
Ivi, p. 209.
Se la nota successiva è sul medesimo testo e dalla stessa pagina:
Ibidem. [Ibidem significa “nello stesso luogo” in latino, e va in corsivo].
Il testo delle note a piè di pagina è preceduto dal numero di nota, seguito da uno spazio,
e dal testo in Garamond corpo 12, con spaziatura singola, giustificato sia a destra che a
sinistra; ogni nota termina sempre con un punto fermo.
Citare dal web
Seguite queste regole se volete citare da fonti online, essendovi accertati della loro serietà
scientifica, accademica o giornalistica:
Steve Waters, “The truth behind the facts”, http://www.guardian.co.uk/arts/features
/story/0,11710,1145870,00.html (data di accesso: 21-9-2005).
La data di accesso indica la data più recente in cui avete potuto verificare la disponibilità
online del testo. E’ bene in ogni caso salvare una copia sul vostro HD di tutto il materiale
citato dalla rete.
Bibliografia finale
La bibliografia finale raccoglie le indicazioni bibliografiche di tutti i testi utili letti per la
stesura della ricerca (e che avranno trovato il loro debito spazio nelle note a piè di pagina
del testo).
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E’ divisa in:
a) Bibliografia primaria, che raccoglie i testi degli autori su cui verte la tesi, e degli altri
eventuali autori discussi in relazione ai primi;
b) Bibliografia secondaria, che raccoglie tutto il materiale critico, storiografico, teoricometodologico, e di commento agli autori e testi indicati nella bibliografia primaria.
Può essere aggiunta una terza sezione dedicata ai siti web consultati, già indicati nelle
note.
La lista bibliografica è ordinata alfabeticamente per cognome e presenta gli estremi
bibliografici completi già apparsi nella prima citazione dei testi in nota. A ogni nuova
voce della lista corrisponde un capoverso.
Il corpo tipografico è lo stesso del testo, Garamond 14. Per evidenziare i nomi degli
autori si può usare il grassetto, o altre disposizioni tipografiche (es. un rientro del testo
nei casi in cui la citazione bibliografica prosegua in una seconda riga).
Note grammaticali e di stile
Scrivete la tesi con un vocabolario di italiano a portata di mano per evitare ogni dubbio
in materia di lessico e di ortografia. Per gli studenti di letteratura inglese che abbiano
consultato materiale in lingua straniera è forte la tentazione di introdurre calchi
dall’inglese sia nel lessico che nella sintassi, consapevolmente (quando nel tentativo di
parafrasare un testo lo si traduce “copiando” le espressioni) o inconsapevolmente. Il
risultato è una lingua ibrida che è da evitare con ogni mezzo. Il vostro elaborato va
scritto in italiano.
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Fate attenzione agli accenti, se acuti o gravi (ad es. “perché” con accento acuto, ma “è”
con accento grave), se presenti o assenti (ad es. “dà” voce del verbo con l’accento, “da”
preposizione, senza, ecc.).
Fate uso della punteggiatura appropriata, distinguendo bene l’uso delle virgole e dei
punti e virgola. In particolare, la virgola non va mai usata fra soggetto e verbo, se non
quando interviene una proposizione incidentale o parentetica; due proposizioni
principali sono generalmente separate da un punto e virgola, se non da un punto fermo.
Le citazioni lunghe centrate nella pagina sono generalmente introdotte da due punti.
Termini in corsivo
Oltre ai titoli di monografie, di riviste e giornali, vanno in corsivo i termini stranieri non
entrati ancora nell’uso comune della lingua italiana; inoltre i titoli di film, opere, quadri,
ma non di singole poesie o di racconti all’interno di raccolte più ampie, che vanno
indicati in tondo fra virgolette doppie.
Uso di maiuscole
I nomi dei popoli vanno in maiuscolo, ma non le lingue e gli aggettivi di nazionalità;
altresì in maiuscolo i termini iniziali di enti, associazioni, gruppi e compagnie artistiche,
partiti ecc. Generalmente in maiuscolo anche i secoli (Ottocento, Novecento…), i
decenni (anni Trenta), i movimenti artistici o politici (Rinascimento, Rivoluzione
francese…), i punti cardinali (Oriente, Occidente…), i nomi geografici (Mar Rosso,
Canale della Manica…), le sigle e gli acronimi.
Per le citazioni bibliografiche di titoli di saggi stranieri dovete fare riferimento alle
convenzioni delle singole lingue per quanto riguarda l’uso di maiuscole o minuscole
all’inizio di parola. In inglese è consuetudine mettere in maiuscolo la prima lettera di ogni
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termine nei titoli, tranne le preposizioni e gli articoli. Verificate attentamente l’uso delle
maiuscole nei titoli stranieri.
Numerali
Si esprimono ordinariamente in lettere, se non sono troppo estesi (ad es. 1525, piuttosto
che millecinquecentoventicinque). Nel caso dei decenni e dei secoli usate l’iniziale
maiuscola (per i secoli è possibile l’alternativa dei numeri romani: l’Ottocento, oppure il
secolo XIX). Si esprimono in cifre i numeri che si riferiscono a una misura o a numeri
di pagine, capitoli ecc. Oltre le quattro cifre vanno indicate con un punto le migliaia
(50.000, ma potete scrivere 4000 senza punto); nel caso di milioni e miliardi scrivete 600
milioni, 500 miliardi ecc.
Uso dell’apostrofo
Seguite le regole correnti della lingua italiana per quanto riguarda “un” e “una” seguite da
vocale. Inoltre le parole tronche vogliono l’apostrofo, non l’accento (ad es. “po’”, “mo’”;
gli imperativi dei verbi, “va’”, “fa’”). “Qual è” non vuole l’apostrofo.
Si può usare l’apostrofo nelle indicazioni di data per sostituire il millennio o il secolo,
quando questi siano evidenti dal contesto: “nel ‘55” (invece che “nel 1955”).
La “d” eufonica
Evitate la “d” eufonica in “ed”, “od”, tranne quando “e” e “o” sono seguite da una
parola che inizia con la medesima vocale.
Uso dei trattini brevi e lunghi
I trattini lunghi servono per staccare gli incisi (al posto delle parentesi tonde) o per
introdurre citazioni di brani dialogati (ad es. brani di letteratura drammatica).
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I trattini brevi servono per legare parole composte: “nord-occidentale”, “piccoloborghese”, “latino-americano”). E’ buona norma consultare in questi casi un vocabolario
autorevole.
Lo stile di una tesi
La tesi o tesina appartiene a un genere di scrittura ben preciso: il saggio scientifico o
argomentativo. In quanto tale va utilizzato uno stile adeguato, che dovrebbe in linea di
massima evitare lo stile retorico ed enfatico, il registro colloquiale e lo stile giornalistico.
Ogni argomento va prima introdotto, poi sviluppato con il sostegno di citazioni sia
primarie (dai testi primari) che secondarie (dai testi secondari), accompagnato da un
vostro punto di vista argomentato (che tenga conto sia delle citazioni primarie sia dei
punti di vista espressi dalla critica), e concluso. Nessun punto di vista critico va assunto
come assoluto; è sempre preferibile riferire opinioni alternative e discuterne il merito,
dopo di che potrete esprimere la vostra posizione.
E’ fondamentale distinguere sempre le opinioni riferite dalle proprie, ed entrambe dalle
affermazioni fattuali. Per fare ciò non soltanto userete espressioni quali “XYZ sostiene”,
“secondo XYZ”, “come scrive XYZ” e altre, ma anche modi verbali della possibilità e
ipotesi (ad es. il condizionale presente per indicare un’interpretazione ipotizzata da un
critico o commentatore).
Evitate le ripetizioni, variando il lessico con sinonimi o termini analoghi, e abbiate cura
che la proporzione nella struttura del capitolo sia mantenuta, evitando ad esempio
introduzioni o conclusioni prolisse, e assegnando un giusto spazio a ogni momento
distinto della presentazione e discussione centrale. L’uso delle citazioni non serve per
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chiudere il discorso ma per aprirlo; perciò ogni citazione dovrebbe essere lo spunto per
un commento o una discussione.
Il destinatario ideale della vostra tesi è un lettore di buona cultura generale ma non
specializzato. Immaginate tipicamente i membri della futura commissione di tesi che non
siano della vostra disciplina.
Introduzione e conclusione
L’utilità dell’introduzione non è quella di riassumere un generico background storico o
culturale, ma di introdurre specificamente l’argomento della tesi e condurre il lettore
all’inizio del primo capitolo. Deve essere dunque già focalizzata sui problemi e i temi dei
capitoli seguenti, magari anticipando le questioni e inserendole in un quadro più ampio e
interdisciplinare, ma non generico.
La conclusione serve a raccogliere il filo del discorso che nel frattempo si è dipanato nel
corso dei capitoli. Si lega all’introduzione in quanto, laddove quella apriva un campo di
problemi, questa riassume una serie di risposte o meglio delle ipotesi di risposta a quei
problemi, e inoltre rilancia verso successive domande o altre ricerche possibili: la
conclusione mette quindi solo un punto temporaneo alla discussione, e possibilmente
indica nuove aperture e nuove domande.
L’uso dei tempi verbali
Fate attenzione alla consecutio temporum della vostra scrittura. Distinguete con attenzione
l’uso del passato prossimo dal passato remoto, e ricordate che il presente è utile come
presente descrittivo, ad esempio nel riassunto di una trama, del contenuto di un testo e
delle tesi di un autore. Evitate di saltare da tempi passati a tempi presenti e usate la tutta
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gamma espressiva dei vari tipi di passato, incluso l’imperfetto. Per un corretto uso dei
tempi verbali nell’italiano scritto fate riferimento a una grammatica.
L’italiano scritto prevede l’uso del congiuntivo, talvolta obbligatorio altre volte
opzionale, per indicare possibilità, eventualità, ipotesi, soggettività. E’ utile ad esempio
per introdurre le interrogative indirette.
La scrittura della tesi in buono stile implica la padronanza dell’uso dell’italiano scritto, sia
lessicale che sintattico, ivi compreso l’uso dei tempi e degli aspetti verbali. Non esitate a
consultare una grammatica o il docente in caso di dubbio, prima della scrittura.
Naturalmente la consuetudine di leggere testi di genere saggistico consolida la
competenza, inizialmente passiva, degli stili di italiano scritto adeguati al genere.
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