A passeggio per Napule - "A. Pacinotti" Foggia

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A passeggio per Napoli
San Lorenzo
Santa Chiara
San Domenico
La cappella San Severo
Napoli, città d'arte, si apre
a forma di anfiteatro sul
mare ed è delimitata dal
Vesuvio, dai Monti della
costa e dalle isole di Capri,
di Ischia e di Procida e dal
Capo Miseno.
Posta al centro del
Mediterraneo, capoluogo
della Regione Campania e
"Capitale" del
Mezzogiorno d'Italia, ha
una popolazione di circa
1.020.120 abitanti.
La sua storia è ormai provata; la prima colonizzazione del territorio risale al
IX a.C., quasi 3000 anni fa quando "mercanti e viaggiatori anatolici ed achei
si affacciarono nel golfo per dirigersi verso gli empori minerari dell'alto
Tirreno" e fondarono Partenope nell'area che include l'isolotto di Megaride
(l'attuale Castel dell'Ovo) e il Promontorio di Monte Echia (l'odierna Monte
di Dio e Pizzofalcone).
Successivamente, dopo gli eventi bellici, Partenope fu abbandonata e prese
il nome di "Palepolis"(città vecchia).
Nel 475 a.C. grazie agli abitanti di Cuma fu fondata Neapolis (città nuova)
nella parte orientale della città originaria.
Neapolis fu costruita secondo una pianta chiamata Ippodamea, detta "per
strigas", una rete di strade poste in modo ortogonale che sono tuttora
visibili nella città moderna.
Polis greca, fino al 326 a.C. (greci)
Roma, fino al 476 (romani)
Regno di Odoacre, fino al 493 (eruli ed altri)
Regno Ostrogoto, fino al 542 circa (ostrogoti)
Imp. Bizantino, fino al 763 (bizantini)
Ducato di Napoli, fino al 1137 (formalmente bizantino)
Regno di Sicilia, fino al 1197 (normanni)
Regno di Sicilia, fino al 1266 (svevi)
Regno di Sicilia, fino al 1302 (angioini)
Regno di Napoli, fino al 1442 (angioini, famiglia Durazzo)
Regno di Napoli, fino al 1501 (aragonesi)
Regno di Napoli, fino al 1646 (viceregno spagnolo)
Repubblica Napoletana, fino al 1647
Regno di Napoli, fino al 1713 (viceregno spagnolo)
Regno di Napoli, fino al 1734 (austriaci)
Regno di Napoli, fino al 1799 (dinastia borbonica, ma regno
autonomo)
Repubblica Partenopea, 1799
Regno di Napoli, fino al 1806 (dinastia borbonica, ma regno
autonomo)
Regno di Napoli, fino al 1815 (francesi)
Regno delle Due Sicilie, fino al 1860
Regno d'Italia, fino al 1946
Repubblica Italiana, attuale
Chiesa di San Lorenzo Maggiore
La Basilica di San Lorenzo
Maggiore è una tra le più antiche
chiese di Napoli.
Sorge nell'antica agorà romana, ora
piazza San Gaetano. Fu edificata
intorno al 1270-75 su un'antica
basilica paleocristiana del VI secolo
abbattuta per volere di re Carlo I
d'Angiò. Fu poi successivamente
rinnovata del tutto nel Seicento,
dopo i forti danneggiamenti subiti
da forti terremoti.
La chiesa di San Lorenzo
Maggiore è una delle più
belle e venerate del Trecento
(1270-75) fu edificata intorno
al 1270-75 su un'antica
basilica paleocristiana del VI
secolo abbattuta per volere
di re Carlo I d'Angiò.
Qui avvenne il famoso incontro
tra Giovanni Boccaccio e Maria
d'Aquino, figlia di re Roberto
d'Angiò, che ispirò poi lo
scrittore fiorentino nelle sue
opere, in particolare nel Filoloco
lo scrittore racconta l'incontro al
tempo con la sua Fiammetta.
L'interno della chiesa è a croce
latina con un unica navata,
cappelle laterali e archi ogivali.
Tramite la chiesa si può accedere anche ai resti della chiesa
paleocristiana e a varie costruzione di epoca romana, come
l'Aerarium, il Macellum, il Carcer, la Basilica, la Curia e
l'Acquedotto.
La chiesa di Santa Chiara
La basilica ha il suo ingresso su via Benedetto Croce, sorgendo sul lato nordorientale di piazza del Gesù Nuovo, di fronte alla chiesa omonima ed adiacente a
quella delle Clarisse, un tempo quest'ultima facente parte del complesso
monastico di Santa Chiara.
Si tratta della più grande
basilica gotica della città,
caratterizzata da un monastero
che comprende quattro chiostri
monumentali delle Clarisse, gli
scavi archeologici nell'area
circostante e diverse altre sale
nelle quali è ospitato
l'omonimo museo dell'Opera, il
quale include alla visita anche il
coro delle monache, con resti
di affreschi di Giotto, un grande
refettorio, la sacrestia ed altri
ambienti basilicali.
Il primo e più importante chiostro, accessibile dal cortile che si sviluppa sul fianco
sinistro della basilica, è quello maiolicato delle Clarisse, progettato da Domenico
Antonio Vaccaro e decorato con maioliche settecentesche di Giuseppe e Donato
Massa e da affreschi seicenteschi su Santi, Allegorie e Scene dell'Antico
Testamento.[3] Il chiostro scampò ai bombardamenti bellici e risulta essere quindi
una delle poche testimonianze barocche della basilica.
San Domenico maggiore
La chiesa di San Domenico Maggiore è una chiesa monumentale di Napoli, sita in
posizione pressoché centrale rispetto al decumano inferiore, nella piazza
omonima, esempio di gotico rimaneggiato.
Voluta da Carlo II d'Angiò
ed eretta tra il 1283 e il
1324, divenne la casa
madre dei domenicani[1]
nel regno di Napoli e
chiesa
della
nobiltà
aragonese.
La chiesa, assieme al suo
adiacente
convento,
costituisce uno dei più
grandi
e
importanti
complessi religiosi della
città, sia sotto il profilo
storico, che artistico, che
culturale.
Numerosi interventi succedutisi nei secoli ne hanno
alterato la struttura e le originarie forme gotiche: nel
periodo rinascimentale terremoti e incendi avviarono
i primi rifacimenti; nonostante tutto nel 1536 Carlo V
fu accolto nel tempio. Ancora più incisivi furono i
rifacimenti barocchi del Seicento, tra i quali spiccano
la sostituzione del pavimento (poi completato nel
XVIII secolo) con quello progettato da Domenico
Antonio Vaccaro.
Cappella San Severo
La cappella Sansevero (detta
anche chiesa di Santa Maria
della Pietà o Pietatella) è tra i
più importanti musei di Napoli.
Costruita nella fine del XVI
secolo, situata nelle vicinanze
della piazza San Domenico
Maggiore, questa chiesa, oggi
sconsacrata, è attigua al palazzo
di famiglia dei principi di
Sansevero, da questo separata
da un vicolo una volta
sormontato da un ponte
sospeso che consentiva ai
membri della famiglia di
accedere privatamente al luogo
di culto.[3]
La diceria più famosa riguarda infine nuovamente il Cristo Velato, affermando che il velo
fosse in origine un vero tessuto, trasformato in marmo da Raimondo per mezzo di un
qualche misterioso processo alchemico.
Sono certamente queste ultime statue il fulcro dell’originale
progetto iconografico del principe di Sansevero: esse
rappresentano infatti diverse Virtù, tappe di un cammino
iniziatico mirante alla conoscenza e al perfezionamento
interiore. Non meno importante nel contesto simbolico
complessivo è poi il pavimento con il motivo a labirinto,
ideato dal principe e realizzato da Francesco Celebrano:
segno antichissimo, il labirinto rappresenta la difficoltà del
percorso sapienziale.
La cappella ospita capolavori come il Cristo velato, conosciuto in tutto il mondo per il
suo velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo morto, la Pudicizia e il Disinganno,
ed è nel suo insieme un complesso singolare e carico di significati
Oltre ad essere stato concepito come luogo di culto, il mausoleo è soprattutto
un tempio massonico carico di simbologie, che riflette il genio e il carisma di
Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, committente e allo stesso
tempo ideatore dell'apparato artistico settecentesco della cappella.[3
Essa ospita anche numerose altre
opere di pregiata fattura o inusuali,
come le macchine anatomiche, due
corpi totalmente scarnificati dove è
possibile osservare, in modo molto
dettagliato, l'intero sistema
circolatorio.
Una delle macchine anatomiche; si
noti l'eccezionale conservazione e
verosimiglianza del sistema
circolatorio.
Alcune di queste leggende erano tutt'altro che lusinghiere: si dice, ad
esempio, che il Principe «fece uccidere due suoi servi» per «imbalsamarne
stranamente i corpi» (riferendosi alle macchine anatomiche); «ammazzò [...]
nientemeno che sette cardinali» utilizzando la loro pelle e le loro ossa per
realizzare delle sedie; accecò lo scultore Giuseppe Sanmartino per far sì che
non fosse in grado di riprodurre per altri un'opera straordinaria come il Cristo
velato; «entrava in mare con la sua carrozza e i suoi cavalli [...] senza bagnare
le ruote» e «riduceva in polvere marmi e metalli».
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