7 Regina del cielo e della terra

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Regina del cielo e della terra
L’Assunzione di Maria al cielo è per P. Ludovico Acernese è un mistero che viene contemplato a
due livelli: a livello antropologico, come il compimento della vita di Maria, e a livello
ecclesiologico, come il segno della sua potenza di intercessione nella Chiesa e nel mondo.
Nel primo livello l’assunzione di Maria assume un ruolo di esemplarità per l’intera umanità,
mostrando l’eschaton, il compimento di tutte le promesse divine e quindi del progetto di Dio per
l’uomo.
Con l’assunzione Maria, che, nella teologia di P. Ludovico Acernese è vista come il prototipo
dell’umanità pensato ab aeterno insieme a Cristo, porta a compimento il modello perfetto
dell’uomo redento e santificato dallo stesso Cristo, mostrandogli, nello stesso tempo, il suo futuro
escatologico già realizzato.
E tutto ciò non solo per i meriti speciali acquisiti dai suoi privilegi, come ritiene la teologia
tradizionale, ma anche e soprattutto per la santità che Maria ha saputo acquistare, collaborando
fedelmente e generosamente all’opera divina nella sua anima.
Per questo, la resurrezione gloriosa di Maria, sottolinea, a livello ecclesiologico, non solo la
santità del popolo di Dio, per cui è chiamata “immagine della Chiesa” anche nella Lumen Gentium,
ma anche la possibilità di intercessione che una creatura può assumere dinanzi a Dio per gli altri.
Maria assunta in cielo presenta, in tal modo, un modello di Chiesa in cammino verso il
compimento delle promesse divine, divenendo immagine della comunione e della fede che formano
l’unità del Corpo mistico di Cristo e irradiano su tutto il mondo la potenza della redenzione di
Cristo aprendo orizzonti infiniti all’uomo viatore sulla terra.
In questo senso l’assunzione al cielo e la gloriosa incoronazione rendono Maria mediatrice
eccelsa per l’intera umanità.
P. Ludovico insiste molto su questo nuovo compito di Maria Regina, che esplica la sua potenza
supplice fra Dio e il mondo, stabilendo così un legame ancora più forte fra la sua trascendenza e la
nostra creaturalità.
Per questo P. Ludovico concentra la sua riflessione teologica sull’assunzione di Maria sul suo
ruolo di maestra e di madre di misericordia per l’intera umanità, definendola “Arco dell’alleanza”
fra Dio e gli uomini, ponte che collega il cielo alla terra, legame potente fra la nostra debolezza e la
misericordia divina.
7.1. La gloria di Maria
Per P. Ludovico l’assunzione di Maria, sul piano antropologico, evidenzia allora lo stadio finale
e glorioso della creaturalità redenta e santificata da Cristo, il culmine delle possibilità e delle
speranze dell’intera umanità, il vertice del progetto divino per l’uomo.
Egli, come ho già detto prima, non fonda la gloria di Maria tanto sui privilegi eccezionali che
l’hanno adornata, quanto sulle virtù che costituiscono la santità di Maria e che ne accrescono la
gloria proprio grazie ai privilegi e al ruolo che il Signore le ha affidato sulla terra e, ora, in cielo,
accanto al suo Figlio Divino.
P. Ludovico è convinto, infatti, che l’assunzione di Maria in cielo non sia altro che il giusto
coronamento di una vita tutta intessuta nell’amore di Dio, di una vita tutta santa e immacolata, fin
dal suo primo istante, e perciò di una vita completamente immersa in Dio da poter godere subito
della grazia della risurrezione.
Per questo, “come in mare rientrano tutte le acque dei fiumi, così tutte le grazie riposarono in
Maria e mare di grazie la resero”, perché “tutti i doni, i carismi, le illustrazioni, i privilegi, gli effetti
più sensibili dell'Amore divino furono in Maria in grado sublimissimo” 1 .
La gloria di Maria è il culmine della ricchezza di grazia che ha avuto dal primo istante del suo
concepimento: “Maria, sin da che fu concepita, ebbe più grazie, che tutt'insieme i nove Cori degli
Angeli non ebbero. Ma ciò è poco. Maria ebbe più grazie, che tutt'insieme il genere umano. Ma ciò
non basta. Maria è tanto ricca, quanto lo è il Paradiso. O Dio delle grazie, io mi smarrisco e mi
confondo! Ella è la Regina augusta dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri, dei
Confessori, delle Vergini, dei Santi tutti. Ella è Colei di cui la Scrittura disse: "Vidi una Donna
ammantata di Sole, con la Luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle" (AP. 12).
Contiamo queste stelle: come sono belle! Innanzi tutte le stelle rifulge la Stella di Madre e di
Vergine. La seconda stella è quella che in Lei accenna la Madre del Dio-Uomo Gesù Cristo. La
terza è quella che rivela in Lei la Figlia prediletta dell'Eterno Padre. La quarta è quella onde in Lei
si adora la Sposa dello Spirito Paraclito. La quinta è la Stella di Corredentrice del mondo. La sesta
Stella è la Stella di Regina del Cielo e delle terra. La settima Stella è la Stella del mare che fissa
nell'arco della terra è guida fedele ai naviganti. L'ottava Stella è la Stella dell'Arco del firmamento.
La nona Stella è la Stella che appalesa il suo trionfo contro l'indifferentismo religioso. La decima
Stella è la Stella che sgombra gli errori del comunismo. L'undicesima Stella è la Stella del migliore
avvenire di tutti i popoli credenti. E la stella dodicesima è la Stella della sua particolare protezione
sovra i suoi devoti” 2 .
1
L. ACERNESE, Per l'Incoronata di Pietradefusi, Benevento 1888, 22.
2.Ibidem.
Anzi, la gloria di Maria è così grande che le tre Persone Divine quasi si identificano in Lei, come
afferma San Bernardo: “Maria - scrive infatti P. Ludovico - è la Figlia del Genitore eterno, Madre
del divino Unigenito, Sposa dello Spirito Santo; ma Figlia Madre e Sposa sì eccelsa, che, al parer di
Bernardo, le tre Ipostasi quasi identificarono in Essa le perfezioni divine: Identificarunt sibi
Virginem” 3 .
Maria allora è Colei che, più di tutti, magnifica eternamente Dio per le meraviglie che ha
compiuto in Lei: “Maria Immacolata è Colei che, a mente del magno Basilio, accresce le glorie del
Padre pel quale divenuta Madre di Prole increata, vien resa Madre di un Dio umiliato nella natura
dell’uomo: Maria magnificat Patrem. Maria, prosegue lo stesso Santo Dottore, è Colei che dilata le
glorie del Figlio, poiché nel proprio sangue il mezzo a Lui porge per lacerare tra le mani si Satana il
chirografo antico e riamicare la terra col cielo: Maria magnificat Filium. Finalmente è Colei che
discopre la virtù dello Spirito Santo, il quale divenuto a Lei Sposo, acquista una fecondità
prodigiosa; e se prima era sterile ed infecondo, per lei Vergine ed Immacolata verrà a manifestarsi
simile al Padre, poiché soprannaturale origine diviene, e principio ad extra di un Essere infinito, di
un Dio; appartenendosi a Lui conduce nel sen virgineo il Verbo del Padre, dovendo essere opera sua
onnipossente formare dal sangue di Maria il Corpo del Verbo in strettissima e personale unione:
Maria magnificat Spiritum Sanctum” 4 .
Insomma la gloria di Maria è tanto grande e tanto magnifica che supera ogni umana
immaginazione. P. Ludovico osserva che, “quantunque Dio potrebbe creare altri infiniti mondi, non
potrà mai più eguagliare la gloria che diede a Maria perché l’ha costituita così in alto che
nessun’altra creatura potrà mai vantare quello che Maria ha avuto: l’essere stata concepita
immacolata, l’essere stata chiamata a diventare Madre di Dio, l’essere diventata Corredentrice del
genere umano, e, infine, l’essere stata assunta in cielo” 5 .
E aggiunge, in un altro stupendo brano: “Vaso di elezione fu detta da S. Cipriano, Opra del
Divino Consiglio da Agostino, e Lavoro di tutti i secoli appellata dal Damasceno. Maria potè
asserire di sé: Io la possessione dei tesori celesti, in me si stabilì il principio ed il compimento
degl’immortali destini. Col fecondo intelletto generò il Padre il suo Verbo, e Questi rimase
eternamente congiunto al suo principio: a mezzo dell’unione fu l’Eterno Paraclito Coluic he nel
tempo dovea rendermi sua Sposa e nell’amore di Lui io parimenti fui amore della Triade: Dominus
possedit me in initio viarum suarum antequam quid quam faceret a principio. Di chi si poté meglio
ripetere come di Maria nel Suo nascere: Chi è mai Costei che sorge come l’Aurora, bella come la
Luna, eletta come il Sole, terribile come esercito accampato? Sfidiamo la Ragione della Grazia
trionfatrice in tutti gli Eroi e le Eroine, in tutti i Santi ed in tutte le Menti celestiali, e chi di essi poté
mai lodarsi di grandezza, di dignità e di gloria somigliante a quella a cui fu elevata Maria?” 6 .
Prose, 110.
Ibidem.
5 Ibidem.
6 Discorsi, 46-47.
3
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7.2 Un esempio per noi
La santità di Maria è un modello per noi, perché ci indica il compimento del nostro cammino
cristiano, dal suo concepimento al suo eschaton.
In Lei ciò che ci attende dopo la morte è diventato realtà, in Lei abbiamo allora già tracciata la
strada maestra per arrivare a Dio e per godere con Lui la stessa gloria che Maria e i santi già
godono.
Per questo motivo P. Ludovico mette in luce gli aspetti della santità di Maria, per far
comprendere come la sua speciale vocazione e i suoi privilegi non siano altro che una strada verso
la piena realizzazione del suo essere, mentre le virtù che lei ha vissuto risplendono come modello di
quanto anche noi possiamo realizzare nella nostra vita, ognuno secondo i talenti ricevuti da Dio e la
vocazione specifica del proprio stato.
In Maria, figlia prediletta del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito Santo, P. Ludovico
vede l’immagine più eccelsa della santità a cui ognuno è chiamato: “il frutto più perfetto,
complemento e risposta all’amore del Padre e del Verbo Incarnato, così come nell’eternità lo Spirito
Santo è il purissimo frutto, complemento e risposta all’amore del Padre e del Figlio” 7 .
Ogni anima, come Maria, è infatti figlia di Dio, amata da Lui e da Lui chiamata alla pienezza
della comunione trinitaria. Ogni anima può dirsi sposa dello Spirito Santo se veramente diventa sua
dimora e suo tempio, vivendo quella purezza e quella carità che hanno reso Maria vergine e madre
della Chiesa.
Ogni anima sarà incoronata in cielo come Maria se, al pari di Lei, sarà fedele alla grazia, seguirà
il Signore nelle sue vie, si identificherà a Lui in pienezza trasformando la propria vita in un dono
per gli altri fino a consumarsi d’amore per Dio e per il prossimo.
Non a caso P. Ludovico crea un parallelo fra la prima rivelazione della regalità di Maria sotto la
croce e la seconda, dopo l’assunzione. Egli vuol mettere in luce che la seconda è conseguenza della
prima e che, cioè, Maria viene colmata di tanta gloria da essere incoronata regina del cielo e della
terra perché si è dimostrata veramente regina ai piedi della croce, con la sua immolazione incruenta
insieme con Cristo.
Ecco perché afferma: “Perché nella gloria dei dolori scaturigine di glorie per Maria e di grazie e
misericordia per noi, non dimentichiamo, andiamo alla casa del dolore e del pianto, andiamo
dall'Addolorata Maria, siamo forti in mezzo alle sventure, combattiamo i nemici dell'anima nostra,
ogni giorno aggiungiam con le mani, sieno ancora cruenti per le spine, un fiore che debba curare la
I. PYFFEROEN - O. VAN ASSELDONK, Maria santissima e lo Spirito Santo in San Francesco d’Assisi, in
Laurentianum 16 (1975), 452.
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nostra chioma in Paradiso. Colà i figli tutti, che combattono e sperano, lo dico con le parole
dell'Innografo Lombardo, saranno coronati. E la Madre addolorata sarà quella che insieme col suo
Figlio Uomo-Dio chiamerà ogni figlio di tutti e due: vieni, hai combattuto; ha combattuto il divin
Figlio ed io; vieni, tu ancora hai combattuto: vieni, vieni: veni coronaberis.
Per essere incoronati in cielo, nella milizia della vita "militia est vita hominis super terram"
seguitiamo a combattere, cantiam le glorie de' dolori e della fortezza di Maria, rinnoviamo i nostri
cuori per confortare coll'esempio di tanta fortezza la nostra debolezza” 8 .
7.3. La regalità di Maria
Con la sua assunzione in cielo e la solenne incoronazione da parte di Dio, Maria viene acclamata
regina del cielo e della terra.
Cosa significa teologicamente questo? P. Ludovico risponde che l’incoronazione di Maria indica
non solo la gloria che le è riservata per i meriti acquistati in terra e per le sue divine prerogative, ma
anche e soprattutto il ruolo che Maria Regina assume nell’economia salvifica per l’intera umanità.
Dire Maria Regina vuol dire, infatti, per Padre Acernese, riconoscere la grandezza di Maria, così
come l’ha riconosciuta Dio stesso, assumendola in cielo subito dopo la sua morte, o soltanto dopo la
sua “dormitio”, come una certa tradizione tramanda.
Avendo trionfato sul peccato e sulla morte, ora in cielo Maria viene glorificata dalle tre Persone
Divine, dai santi e dagli angeli come la “Donna trionfatrice”, la “Donna vestita di sole” che
“compare coronata cogli allori di svariate vittorie”, ma, ora, “a maggiore onoranza e decoro le vien
posto sull'adorabile Capo il più glorioso Diadema che mai si possa immaginare, il trionfo, cioè, sul
Cuore stesso di Dio. Mentre, infatti, non essendo che pura creatura, Maria trionfa del Creatore. Ma
chi può mai vincere l'Invincibile e trionfare dell'Onnipotente? E' l'Amore, unicamente l'Amore. Lo
spiega S. Bernardo: Triumphat de Deo Amor” 9 .
E P. Ludovico aggiunge: “Simbolo della Carità è il Sole, e Maria nella sua Concezione ne fu
veduta maestosamente ammantata: ‘Donna vestita di Sole’ (Ap 12). Sovraccolma, sovrappiena,
divinamente infiammata di Carità, Maria esordì il suo vivere con un Amore sovrano di Dio
mediante il quale Amore si disciolse in tenerezze ineffabili, congiunte ad un fervor tale e tanto da
riuscire a far dolcissima violenza al Cuore di Dio nel pregarlo per l'umana riparazione, fino a che
Dio ebbe a dichiararsene, sarei per dire, espugnato” 10 .
Ibidem, 73.
Prose, 133-134.
10 Ibidem.
8
9
La regalità di Maria è quindi una regalità d’amore, non di potenza.
P. Ludovico precisa, infatti, che Maria viene vista da tutto il genere umano come l’avvocata
potente, la madre, la consolatrice e quindi la mediatrice più accreditata per intercedere presso il
cuore di Dio, anzi la Madre di misericordia 11 .
D’altra parte, egli spiega anche che, come per Gesù, anche per Maria il suo regno si trova
principalmente nelle anime dei suoi fedeli, nel cuore di ogni cristiano che le permette di regnare in
lui e di portarvi la vita di Gesù, la grazia, la salvezza allontanando tutto ciò che è contrario al regno
di Dio, cioè il peccato, il male, il demonio, “principe di questo mondo”.
Per questo Maria splende come astro fulgente sul cammino della Chiesa e la guida nel suo stare
nel mondo.
11
Discorsi, 41.
L’Assunta
In un giorno, stupore de’ secoli,
Sulle penne raggianti d’Amor
S’innalzava, volava all’Empireo
La gran Madre del Dio Redentor.
I destini concordi brillarono
Ne la Madre e nel caro Figiuol,
Onde, d’Essa con patto santissimo,
Non si sciolga il bel frale nel suol.
Sorridente, cantata da gli Angioli,
Par che dorma tre notti e tre dì
Ne la terra con sorte consimile
Al Figliuolo che giacque quaggiù.
Troppo belli, vezzosi indiavano
Al passaggio que’ candidi piè:
Stupefatte le schiere addimandansi:
Chi è Costei che si appoggia al suo Re?
Oh la festa, la gioia ed i cantici
Quando a Cristo dinanzi sen va
La Regina dei cieli santissima,
Tutta ornata di nuova beltà!
Sembra aurora, che vedi già sorgere
Da le linfe serene del mar:
E del Sole più eletta e più fulgida,
De la Luna più candida appar.
De l’Empireo le porte dischiudonsi
Va Maria sul suo trono a seder
Presso il soglio del Trino e de l’Unico,
Ch’è la fonte d’eterno goder.
In un tratto s’affretta la Triade
A largirle di grazie il tesor,
Il poter di Regina e l’altissima
Sapienza Le infonde nel cor.
D’Alleluia, d’Osanna di applausi,
Dell’Empireo le volte echeggiar;
E Patriarchi, Veggenti ed Apostoli
Il festoso Trisagio intonar.
A costoro si uniscono i Martiri,
Confessori, e l’eletta Tribù
D’esultanti vaghissime Vergini
Che l’amaro cotanto quaggiù.
Oh! Risuona d’immenso tripudio
Tuttaquanta l’eterna Magion:
Gaudio nuovo, novella letizia,
Armonie di nuova canzon.
Madre Assunta, se’ bella nel gaudio,
Ma più bella, più vaga di Te
Chi mai fora, se allieti noi miseri
Supplicanti nel pianto mercè?
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