Francesco Antonio Picchiatti. Il Pio Monte della

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Francesco Antonio
Picchiatti. Il Pio Monte
della Misericordia. La
concezione
architettonica della
fabbrica è del Picchiatti,
la parte decorativa di
Cosimo Fanzago.
S. Maria dell’Aiuto
S. Maria dell’Aiuto può ritenersi una delle prime sperimentazioni della
pianta centrale, più articolata rispetto al Pio Monte, e preludio alle più
complesse ricerche del Guglielmelli nell’Egiziaca e nel S. Michele
Arcangelo ad Anacapri, nelle quali l’apertura di cappelle in
corrispondenza degli assi diagonali testimonia una ricerca spaziale tesa
a rinnovare, in un continuo divenire , gli invcasi architettonici per
concretizzare il senso dell’infinito.
Possiamo considerare la chiesa uno dei pochi esempi nei quali il Lazzari
riesce a conferire all’invaso nuove valenze . Le sue fabbriche precedenti ,
invasi semplici caratterizzati da impianto ad aula unica, sormontati da
volta a botte, prive in alcuni casi anche del transetto , testimoniano il
disinteresse per richerche spaziali innovative e l’attenzione alle
decorazioni parietali, nella tradizione fanzaghiana.
S. Maria delle Grazie a
piazzetta Mondragone
S. Maria delle grazie va inserita nel novero delle chiese più significative
dell’architettura tardo barocca napoletana. Il tracciato planimetrico pur
ispirato al tracciato del Tesoro di San Gennaro , presenta significative
innovazioni anche per gli oggetti di arredo da ascrivere ai più abili artisti del
Settecento napoletano.
S. Maria egiziaca a
Pizzofalcone
S. Maria egiziaca a Pizzofalcone
La paternità della chiesa è stata oggetto di numerose
dispute da parte della letteratura artistica.
L’icnografia della chiesa inusuale nel repertorio di
Cosimo Fanzago sembra invece legata alla ricerca sulla
pianta centrale portata avanti da Guglielmelli più volte
citato nelle fonti documetarie.
S. Michele Arcangelo ad Anacapri.
La chiesa sembra di immediata derivazione dalla chiesa dell’Egiziaca . Le analogie dei due episodi
relativamente all’impianto planimetrico sembrano evidenti: in entrambi l’uso della colonna sottolinea la matrice
geometrica ottogonale della base del tracciato , anche se la rinuncia al tamburo nella chiesa anacaprese realizza
una unità compositiva dell quale è priva la chiesa a Pizzofalcone.
L’apparato decorativo della chiesa e il disegno del pregevole pavimento maiolicato si deve a Domenico Antonio
Vaccaro.
S. Chiara. Il chiostro delle clarisse.
La fantasia e l’nventiva di Vaccaro consentirono la realizzazione del chiostro maiolicato
realizzato nella bottega dei Massa. I pilastri sono avvolti dai vitigni in una sorta di spirale
che tende a mimetizzare gli elementi che sostengono la pergola con la natura circostante.
Arcangelo Guglielmelli (…. 1723). Il Rosariello a porta San
Gennaro.
Nella pianta il Guglielmelli pur dovendo fare i conti con la cappella
originaria delle monachei nserisce un ordine di colonne scanalate e
appoggiate su un alto basamento in una pianta longitudinale alla
quale conferisce con l’inserimento della cupola e l’ampliamento delle
cappelle laterali un evidente accento di centralità.
Arcangelo Guglielmelli (…. 1723). Il Rosariello a porta San Gennaro.
Il tema della doppia facciata è ricorrente nell’architettura napoletana a partire dal primo esempio del Gesù delle
monache realizzato nel 1580. Il rosariello è preceduto da un atrio che racchiude due rampe di scale come a S.
Giuseppe a Pontecorvo, ma di dimensioni molto più ridotte e di forma curva.
S. Bernardo e Margherita alla Costigliola.
La chiesa realizzata a partire dal 1725 con il progetto di Giovan
Battista Nauclerio è caratterizzata dalla pianta centrale sulla quale si
innesta una ampia cupola che ,conclusa da un pittoresco cupolino, con i
suoi otto finestroni invade di luce l’invaso. Caratteristica planimetrica
è l’arrotondamento degli angoli nelle absidi che, unitamente alla
nicchie semicircolari inserite in ogni braccio della croce, conferisce una
straordinaria dinamicità all’interno, accentuandone la centralità. La
trabeazione curva delle absidi era già stata sperimentata dal Nauclerio
nella chiesa di Maria delle dame monache a Capua.
La croce greca alla base della pianta è caratterizzata dai quattro bracci
della croce greca di uguale profondità che dilatano anche grazie alle
nicchie il quadrato centrale esaltato dalle’ordine gigante di lesene.
SS. Bernardo e Margherita alla Costigliola
S. Maria delle dame monache a Capua.
S. Michele Arcangelo al Mercatello
S. Maria delle dame monache a Capua.
Annessa in origine a un monastero di benedettine , aveva
inizialmente l’ingresso sul lato opposto. Ristrutturata nel
Settecento con l’intervento di Giovan Battista Nauclerio
che aggiunse la cupola all’originario e creò una sorta di
transetto nella parte mediana. Originale anche la
soluzione del portico per il quale l’architetto utilizzò
colonne della fabbrica medioevale
Domenico Antonio
Vaccaro. La Concezione
a Montecalario
Opera paradigmatica della
sua originalità poetica in
ambito architettonico la
chiesa è conformata come
dimostrativa ‘opera d’arte
totale’ nella quale Vaccaro
ideò non solo l’architettura,
ma dipinse con le sue mani i
quadri, plasmò le strutture di
stucco, disegnò il pavimento
di riggiole e tutti i decori
dell’interno. La facciata che si
vede di scorcio dalla via
Toledo è inquadrata
nell’angusto vicoletto
prospciente.
All’interno la composizione spaziale è il risultato dell’incastro tra la croce greca e un ottagono coniugando la
tipologia canonica ecclesiale con un ideale di centralità rimarcato ulteriormente dal corridoio anulare. La planimetria
è tuttavia una ulteriore elaborazione della pianta centrale utilizzata negli anni precedenti resa ancor più complessa
dal corridoio anulare, reminiscenza delle fabbriche medioevali , rivisitato in chiave barocca. Gli ornati di stucco
furono dipinti in bianco con il chiaro intento di contrastare i colorati intarsi marmorei
Gesù delle monache
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