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t
con il patrocinio di
Inchiostro
d’Amore
Parole, emozioni e passioni dai carteggi di celebri coppie
Graphics and Printing: EDIZIONI GR srl - Besana in Brianza
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Le Associazioni
Fryederyk Chopin e George Sand
Città di CESANO MADERNO
Sabato 2 Aprile 2011 ore 17.30
Cesano Maderno, Palazzo Arese-Borromeo - via Borromeo 12
Voci recitanti: Lorenzo Marangon e Paola Perfetti
Pianoforte: Elena Maiullari
Napoleone Bonaparte e Giuseppina de Beauharnais
Città di LIMBIATE
Sabato 9 Aprile 2011 ore 17.30
Limbiate, Villa Mella - via Dante 38
Voci recitanti: Alessandro Baito e Elisabetta Spaini
Violoncello: Vanessa Petrò
Vittorio Emanuele di Savoia e Elena di Montenegro
Sabato 16 Aprile 2011 ore 17.30
Monza, Sala Maddalena - via Santa Maddalena 7
Voci recitanti: Dario Merlini e Paola Perfetti
Giacomo Puccini e Elvira Bonturi
Sabato 30 Aprile 2011 ore 17.30
Arcore, Le Scuderie di Villa Borromeo D’Adda - largo Vincenzo Vela 1
Voci recitanti: Alessandro Baito – Paola Perfetti
Città di ARCORE
Filippo Tommaso Marinetti e Benedetta Cappa
Sabato 7 Maggio 2011 ore 17.30
Villasanta, Villa Camperio - via Federico Confalonieri 55
Voci recitanti: Dario Merlini e Deborah Bossi Migliavacca
Città di VILLASANTA
Alcide De Gasperi e Francesca Romani
Sabato 21 Maggio 2011 ore 17.30
Muggiò, Sala Civica di Palazzo Isimbardi - piazza Matteotti 5
Voci recitanti: Ivan Ottaviani e Deborah Bossi Migliavacca
Arpa: Alessandra De Stefano
Città di MUGGIÒ
Testi a cura di Ettore Radice
Ingresso libero
Fryederyk Chopin incontrò George Sand a Parigi nel 1838, in occasione di un ricevimento
volto ad una raccolta fondi per la causa dell’indipendenza polacca. Il loro fu un intenso, affascinante e complicato rapporto: prima amici e poi amanti. Due personalità molto diverse. Chopin,
allora ventiseienne, che con il suo straordinario talento aveva già conquistato il pubblico dell’intera Europa, si definiva “un uomo d’ordine”; Aurore Dupin, il vero nome della scrittrice George
Sand, di sei anni più grande, era una donna indipendente, separata dal marito, con alle spalle numerose relazioni e di tendenze repubblicane e rivoluzionarie. Si innamorarono perdutamente e
fu il loro un amore libero e scandalosissimo per il tempo. Lui era afflitto da tubercolosi e nel
tentativo vano di guarirlo George affittò una casa sull’isola di Majorca in cui trascorsero un intero anno. Tornati in Francia, alla fine del 1839, i due amanti si trasferirono in campagna a Nohant , dove furono raggiunti dai due figli di George, Maurice e Solange. Nei primi anni vissero la
loro storia d’amore ardentemente, poi lei nutrì, per il musicista “una sorte di adorazione materna”. Il loro legame finì nel 1847, due anni prima della morte del grande compositore.
Napoleone Bonaparte sposò Giuseppina de Beauharnais civilmente il 9 marzo 1796
e tre giorni dopo partì per raggiungere l’Armata d’Italia il cui comando gli era stato affidato dal
Direttorio il 2 marzo precedente. Follemente innamorato della sua sposa che aveva sei anni più
di lui, scriveva quotidianamente a Giuseppina dai campi di battaglia per comunicarle tutto l’ardore dei suoi sensi. Giuseppina, dal canto suo, frivola e leggera, quasi indifferente alle lettere
dello sposo, non rinunciava a tradirlo proprio con il bellissimo e focoso ufficiale incaricato di recapitare le missive dell’ingenuo innamorato. Napoleone ricambiò prendendo come amante la
moglie di un giovane ufficiale. A dispetto delle numerose relazioni extraconiugali di entrambi, fu
un’unione che si consolidò sempre più con il passare degli anni. Nel 1804, dopo un veloce matrimonio religioso, la coppia salì al trono imperiale di Francia. Il 18 maggio 1805 Napoleone si incoronò con la corona Ferrea a Milano re d’Italia e nominò quale viceré il figlio di Giuseppina,
Eugenio. Napoleone nel 1797 aveva scelto Villa Pusterla Arconati Crivelli di Limbiate come sede
del suo quartier generale e della corte, e qui il 14 giugno di quello stesso anno fu celebrato il duplice matrimonio di Paolina ed Elisa, sorelle di Napoleone, rispettivamente con il generale Leclerc
e Felice Baciocchi.
Vittorio Emanuele di Savoia conobbe Elena di Montenegro durante un concerto
alla Fenice di Venezia nell’aprile del 1895. La rincontrò l’anno successivo in Russia per l’incoronazione dello zar Nicola II e comprese che quella ragazza sana e florida poteva andargli bene
come moglie. Il primo di giugno 1896 Vittorio Emanuele, ventisettenne, scriveva nel suo diario,
in lingua inglese: We met! Ci siamo incontrati. E ci metteva un bel punto esclamativo. Il 5 giugno
notava, sempre in inglese: I decide, mi decido. Il 6 giugno postillava: The photo, la fotografia. In
sei parole di cui tre articoli, riassumeva tutta la sua storia d’amore. Ciò era molto in linea con il
suo temperamento e con i suoi gusti. Elena aveva 23 anni, era una delle figlie del re di Montenegro. Il 18 agosto 1896, da Cettigne, in Montenegro, venne dato ufficialmente l’annuncio del fidanzamento. Il 24 ottobre, a Roma divennero marito e moglie. Stabilitisi nel palazzo reale di
Napoli, passavano gran parte dell’anno in lunghi viaggi, lontano dagli occhi pubblici. Nell’estate
del 1900, durante una crociera nel Mediterraneo, seppero dell’uccisione di Umberto I a Monza.
Davanti alla salma del re, entrambi si resero conto delle enormi responsabilità che li stavano attendendo. Così diversi per origine e temperamento furono saldamente uniti per oltre 50 anni, sino
ai giorni tristi dell’esilio dopo la tragedia della seconda guerra mondiale.
Giacomo Puccini condusse Elvira Bonturi, il suo primo grande amore, a Monza nell’autunno del 1886, pochi mesi prima della nascita del loro unico figlio Antonio. Elvira, sposata con
due figli ad un commerciante lucchese, lasciò il marito per seguire il compositore portando con
sé la figlioletta minore. L’amore tra i due era sbocciato due anni prima, quando Puccini impartiva ad Elvira, di due anni più giovane, lezioni di pianoforte.
La fuga d’amore fece grande scandalo a Lucca. Il matrimonio venne celebrato solo nel 1904 dopo
una convivenza durata quasi venti anni.
Puccini ebbe con Elvira un rapporto ambivalente: da una parte la tradì ben presto, cercando relazioni con donne di diverso temperamento, dall’altro rimase legato a lei fino alla fine, nonostante le crisi violente ed il suo carattere difficile e possessivo. Tutte le protagoniste delle opere
pucciniane si riassumono e si rispecchiano sempre e solo nella moglie, che sarebbe stata l’unica
figura femminile capace di dare all’artista ispirazione.
Filippo Tommaso Marinetti conobbe Benedetta Cappa, nel dicembre 1919 a Roma,
nello studio di Giacomo Balla, di cui era allieva. Erano trascorsi dieci anni da quella mattina del
20 febbraio 1909, quando su “Le Figaro” comparve un articolo dal titolo Le Futurisme: era l’inizio del Futurismo, il primo movimento culturale globale in cui sarebbero confluiti artisti di ogni
specie (pittori, scultori, architetti, poeti e musicisti). I futuristi amavano il volo, la velocità e il progresso. Al momento dell’incontro con Benedetta, Marinetti, che aveva appena compiuto quarantatrè anni, aveva trascorso la propria vita in un attivismo frenetico e avvertiva che era giunto
il momento di concedere qualcosa anche a se stesso, quel piacere di assaporare i propri sentimenti in un ozioso e tenero ingannare il tempo con la persona amata. Il nemico giurato dei romanticismi, che credeva solo nei rapporti fisici molteplici, rapidi e disinvolti, senza vincoli troppo
emotivi, capitolava, innamorandosi di una ragazza di ventun anni più giovane, attratto dalla sua
bellezza e dalla sua intelligenza. Benedetta divenne così la donna della sua vita. Si sposeranno
nell’allora Monza, oggi Villasanta, con una cerimonia semplice e riservata, nel 1923. Dalla loro
unione nacquero tre figlie: Vittoria, Ala e Luce.
Alcide De Gasperi vide Francesca Romani, per la prima volta, alla stazione di Borgo Valsugana nell’estate del 1914. Come Francesca poi raccontò, quel giovanotto magro e con gli occhiali, più vecchio di tredici anni, non la impressionò più di tanto. Poi andando ad un suo comizio,
a Cortina, nel 1921, ne fu attratta: De Gasperi, che era già un tenace avversario di Mussolini e si
presentava nelle file del Partito Popolare di don Sturzo, la colpì “per le sue parole, per quel suo
ragionare semplice e chiaro, per il suo rifiuto dei compromessi”. Si sposarono il 14 giugno 1922
a Borgo Valsugana e per il viaggio di nozze, a Roma e a Capri, De Gasperi si consentì il primo lusso
della sua vita: alcuni giorni lontano dalla politica. Nacquero quattro figlie: Maria Romana, Lucia,
Cecilia e Paola. Nel 1927 vennero entrambi arrestati. Francesca rimase in carcere undici giorni,
il marito fu processato e condannato dal tribunale fascista a due anni e sei mesi di reclusione.
Francesca condivise con lui momenti difficili come quando, sempre sotto il fascismo, De Gasperi
guadagnava poche lire al mese lavorando in Vaticano. Finita la guerra, a quasi sessantacinque
anni, De Gasperi, divenuto Presidente del Consiglio, avviò la ricostruzione del Paese e Francesca
gli fu accanto anche in questo gravoso impegno.