Massimizzazione del Profitto e offerta concorrenziale G. Pignataro Microeconomia SPOSI 1 Mercati perfettamente concorrenziali 1. Price taking Poiché ogni impresa vende una porzione relativamente piccola della produzione complessiva del mercato, le sue scelte non hanno effetto sul prezzo di mercato. 2. Omogeneità del prodotto Quando i prodotti di tutte le imprese di un mercato sono perfettamente sostituibili gli uni con gli altri (omogenei), nessuna delle imprese può aumentare il prezzo del proprio prodotto al di sopra di quello praticato dalle altre senza perdere buona parte o la totalità dei propri clienti. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 2 3. Libertà di entrata e uscita Situazione nella quale non vi sono costi particolari che rendano difficile l’entrata di un’impresa in una determinata industria, o la sua uscita da essa. Con libertà di entrata e uscita, gli acquirenti possono facilmente passare da un produttore all’altro, e i produttori possono facilmente entrare in un mercato o uscirne. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 3 Come si verifica il grado di concorrenzialità? Molti mercati sono altamente concorrenziali, nel senso che le imprese affrontano curve di domanda ad alta elasticità e hanno la possibilità di entrare e uscire dal mercato con relativa facilità. Ma non esiste una semplice regola empirica per stabilire se un mercato sia vicino alla condizione di perfetta concorrenza. Dal momento che le imprese possono accordarsi tra loro, apertamente o meno, per stabilire i prezzi, la presenza di molte imprese non è sufficiente a garantire che il mercato si avvicini alle condizioni di perfetta concorrenza. D’altro canto, il fatto che le imprese siano poche non esclude che esse si comportino in modo concorrenziale. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 4 Perchè massimizzare il profitto? L’ipotesi della massimizzazione del profitto viene utilizzata frequentemente in microeconomia, perché consente di prevedere il comportamento delle imprese in modo ragionevolmente preciso e di evitare superflue complicazioni analitiche. Le imprese massimizzano sempre il profitto? Nel caso delle piccole imprese gestite direttamente dai proprietari, è probabile che il profitto guidi quasi tutte le scelte. Nelle imprese più grandi, invece, i manager incaricati delle scelte quotidiane di solito hanno pochi contatti con i proprietari. È improbabile che le imprese che non perseguono la massimizzazione del profitto sopravvivano, in particolare quelle che operano in mercato concorrenziali. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 5 MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO (per qualunque tipo di mercato) Profitto Differenza tra ricavo totale e costo totale. π(q) = R(q) − C(q) Un’impresa sceglie di produrre q* per massimizzare il profitto, ovvero la differenza AB tra il ricavo R e il costo C. A questo livello di produzione, il ricavo marginale (la pendenza della curva di ricavo) è uguale al costo marginale (la pendenza della curva di costo). G. Pignataro Microeconomia SPOSI 6 Massimizzazione del profitto (per qualunque tipo di mercato) R’(q) = C’(q) G. Pignataro Microeconomia SPOSI 7 Curva di domanda vista da una impresa price-taker in concorrenza perfetta In (b) la curva di domanda con cui l’impresa si confronta è perfettamente elastica, nonostante la curva di domanda di mercato, in (a), abbia pendenza negativa. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 8 La scelta di produzione di breve periodo in concorrenza perfetta Nel breve periodo, l’impresa concorrenziale massimizza il proprio profitto scegliendo un livello di produzione q* in corrispondenza del quale il costo marginale C’ è uguale al prezzo P (o al ricavo marginale R’) del suo prodotto.) Il profitto dell’impresa è misurato dal rettangolo ABCD. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 9 Schema dei Potenziali Profitti per una impresa in concorrenza perfetta G. Pignataro Microeconomia SPOSI 10 L’impresa deve chiudere? Quando? L’impresa nel breve periodo non deve necessariamente realizzare profitti positivi. Perché? G. Pignataro Microeconomia SPOSI 11 La curva di offerta di breve periodo per un’impresa in concorrenza perfetta Essa è la porzione della curva del costo marginale nel tratto in cui il costo marginale è superiore al costo medio variabile. Nel breve periodo, l’impresa sceglie il livello di produzione in corrispondenza del quale il costo marginale C’ è uguale al prezzo, a patto che sia in grado di coprire il costo medio variabile. La curva di offerta di breve periodo è data dalla porzione della curva del costo marginale evidenziata in rosso. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 12 Caso reale: Offerta di una impresa di generazione elettrica in concorrenza perfetta Al crescere del costo marginale cresce anche il prezzo richiesto per la fornitura. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 13 Reazione dell’impresa alla variazione del prezzo di un fattore produttivo Quando il costo marginale della produzione aumenta (da C’1 a C’2), la quantità di prodotto che massimizza il profitto diminuisce (da q1 a q2). G. Pignataro Microeconomia SPOSI 14 Surplus del produttore nel breve periodo Somma delle differenze tra il prezzo di mercato di un bene e il costo marginale di ciascuna unità prodotta. Il surplus del produttore per un’impresa è misurato dall’area in grigio al di sotto della retta del prezzo di mercato e al di sopra della curva del costo marginale, tra il livello di produzione zero e quello che massimizza il profitto, q*. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 15 Surplus del produttore nel breve periodo: un confronto Il SP è anche uguale anche all’area del rettangolo ABCD, perché la somma di tutti i costi marginali, fino al livello q*, è uguale al costo variabile della produzione di q*. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 16 Surplus di tutti i produttori nel mercato G. Pignataro Microeconomia SPOSI 17 Surplus del produttore e profitto nel breve periodo Profitto = π = R − CV − CF Surplus del produttore = SP = R − CV G. Pignataro Microeconomia SPOSI 18 Scelta di produzione confronto tra breve e lungo periodo L’impresa massimizza il profitto scegliendo il livello di produzione in corrispondenza del quale il prezzo è uguale al costo marginale di lungo periodo C’LP. Nel grafico, l’impresa accresce il proprio profitto da ABCD a EFGD incrementando la produzione nel lungo periodo. Il livello di produzione di lungo periodo di un’impresa concorrenziale che massimizza il profitto è individuato dal punto in cui il costo marginale di lungo periodo è uguale al prezzo. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 19 La curva di offerta di mercato di breve periodo La curva di offerta di breve periodo dell’industria è la somma delle curve di offerta delle singole imprese. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 20 Equilibrio concorrenziale di lungo periodo Profitto contabile e profitto economico Nel calcolo del profitto economico vengono presi in considerazione anche i costi opportunità. Un tale costo opportunità è il rendimento che un’impresa potrebbe ottenere investendo il proprio capitale altrove. Il profitto contabile è dato dalla differenza tra il ricavo R e il costo del lavoro wL, che è positivo. Il profitto economico è dato, invece, dalla differenza tra il ricavo R e la somma del costo del lavoro wL e del costo del capitale rK: πContabile = R − wL − rK G. Pignataro Microeconomia SPOSI 21 Equilibrio concorrenziale di lungo periodo Profitto economico nullo Situazione nella quale gli investimenti dell’impresa hanno un rendimento normale; l’impresa ottiene risultati altrettanto buoni di quelli che otterrebbe investendo altrove. Entrata e uscita In un mercato caratterizzato da libertà di entrata e di uscita, le imprese entrano quando esiste la possibilità di realizzare un profitto di lungo periodo positivo ed escono quando si prospettano perdite di lungo periodo G. Pignataro Microeconomia SPOSI 22 Equilibrio concorrenziale di lungo periodo Inizialmente il prezzo di equilibrio di lungo periodo di un prodotto è €40, corrispondente in (b) all’intersezione tra la curva di domanda D e la curva di offerta O1. In (a) le imprese ottengono profitti positivi perché il livello minimo del costo medio di lungo periodo è €30 (in q2). Il profitto positivo favorisce l’ingresso di nuove imprese e fa sì che la curva di offerta trasli verso destra, in O2, come mostrato in (b). L’equilibrio di lungo periodo si realizza al prezzo di €30, come mostrato in (a), dove ciascuna impresa ottiene un profitto nullo e non esistono incentivi all’entrata né all’uscita. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 23 Equilibrio concorrenziale di lungo periodo L’equilibrio concorrenziale di lungo periodo si realizza quando sono soddisfatte tre condizioni: 1. Tutte le imprese dell’industria massimizzano il profitto. 2. Nessuna impresa è incentivata a entrare nell’industria o a uscirne, perché ognuna realizza un profitto economico nullo. 3. Il prezzo del prodotto è tale da rendere uguali la quantità offerta dall’industria e la quantità domandata dai consumatori. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 24 In (a), una squadra di calcio di una città di media grandezza vende un numero di biglietti tale per cui il prezzo (€7) è uguale al costo marginale e al costo medio. In (b), la domanda è maggiore, quindi è possibile vendere i biglietti a €10. La squadra incrementa le vendite fino al punto in cui la somma del costo medio di produzione e della rendita economica media è uguale al prezzo del biglietto Quando si prende in considerazione il costo opportunità associato al contratto esclusivo, il profitto economico della squadra è nullo. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 25 La curva di offerta di lungo periodo dell’industria e ruolo dei fattori produttivi Industrie a costi costanti Quando la domanda aumenta, provocando inizialmente un aumento del prezzo, l’impresa incrementa la propria produzione portandola da q1 a q2, come mostrato in (a). L’ingresso di nuove imprese provoca però uno spostamento verso destra dell’offerta di mercato. Dal momento che i prezzi dei fattori non sono influenzati dall’aumento della produzione complessiva, l’ingresso di nuove imprese nell’industria prosegue fino quando il prezzo non torna al livello originale (punto B in (b)). G. Pignataro Microeconomia SPOSI 26 La curva di offerta di lungo periodo dell’industria Industrie a costi crescenti Quando la domanda aumenta, provocando inizialmente un aumento del prezzo, le singole imprese incrementano i rispettivi livelli di produzione da q1 a q2, come mostrato in (a). L’entrata di nuove imprese provoca uno spostamento verso destra dell’offerta, da O1 a O2. Dato che i prezzi dei fattori aumentano di conseguenza, il nuovo equilibrio di lungo periodo si realizza a un prezzo maggiore di quello dell’equilibrio iniziale. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 27 Industrie a costi decrescenti Industria per cui la curva di offerta di lungo periodo ha inclinazione negativa. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 28 Esempi di industrie a costi costanti, crescenti o decrescenti L’offerta di caffè è estremamente elastica nel lungo periodo perchè il terreno disponibile per la coltivazione del caffè è molto, mentre il costo della coltivazione rimane costante al crescere della quantità di caffè prodotta. Quella del caffè è perciò un’industria a costi costanti. L’industria petrolifera presenta costi crescenti, perché la disponibilità di giacimenti petroliferi facilmente accessibili e di grandi dimensioni è limitata. Infine, un’industria a costi decrescenti: nell’industria delle automobili esistono dei vantaggi rispetto ai costi poichè determinati fattori produttivi diventano più economici quando se ne acquistano volumi maggiori all’aumentare della produzione. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 29 Effetti di un’imposta Un’imposta sulla produzione fa traslare verso l’alto la curva del costo marginale dell’impresa in misura pari all’ammontare dell’imposta di questione. L’impresa riduce la produzione fino al punto in cui la somma del costo marginale e dell’imposta è uguale al prezzo del prodotto. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 30 EFFETTO DI UN’IMPOSTA SULLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA Un’imposta sulla produzione applicata a tutte le imprese di un mercato concorrenziale fa traslare verso l’alto la curva di offerta di mercato in misura pari all’ammontare dell’imposta stessa. Questa traslazione determina l’aumento del prezzo di mercato e la diminuzione dell’offerta complessiva. G. Pignataro Microeconomia SPOSI 31